Tecnologie e cultura digitale

Tecnologie e cultura digitale

 

 

 

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Tecnologie e cultura digitale

Rev. Prof. Dr Mariusz Kuciński
Centro Studi Ratzinger/KPSW Bydgoszcz

IL RISPETTO PER LA VITA NELLA CULTURA DIGITALE

  1. Come definire la cultura digitale

 

La vita quotidiana di ciascuno di noi vede la presenza sempre più pervasiva di informazioni, contenuti e servizi distribuiti attraverso la rete internet e fruiti in ogni momento della nostra giornata: a casa, in ufficio e in mobilità. L’incessante sviluppo dei social media – Facebook e Twitter in primis – ci consente di estendere le nostre relazioni oltre i confini dei territori nei quali siamo fisicamente presenti, di produrre e condividere contenuti online e di scaricare applicazioni per i nostri smartphone. Possiamo utilizzare Internet come una grande nuvola di dati che contiene i nostri file e ci consente di lavorare a prescindere dal luogo nel quale ci troviamo e dallo strumento che utilizziamo per collegarci online. E ancora, le possibilità di collaborazione offerte dalla capacità di networking della Rete favoriscono la creazione di gruppi di lavoro, stimolano la creatività e l’innovazione, generano nuovi modelli di business e di partecipazione sociale alla vita pubblica, spingono alla creazione di startup che propongono nuovi servizi e prodotti, incentivando a loro volta la ricchezza della Rete.
Il nostro ricco e fragile pianeta ospita sette miliardi di persone; 2 miliardi di queste sono collegati a internet; il 90% della popolazione mondiale ha già oggi la possibilità di accesso alle reti mobili.1 I Paesi dove Internet cresce più velocemente sono quelli del secondo mondo, dove le giovani generazioni costituiscono la fetta più grande della popolazione locale. E oltre mezzo miliardo di abitanti del Globo ha un account su Facebook.
E’ evidente, dunque, che Internet amplia inevitabilmente le opportunità e gli orizzonti della comunicazione umana, contribuendo alla ridefinizione di parte della geografia del nostro pianeta. La Rete non è solo il risultato di una lunga serie di ricerche scientifiche e invenzioni tecnologiche: è l’asse portante della network society nella quale viviamo, e permea con le sue peculiarità lo sviluppo culturale della Società.
Che cos’è la cultura digitale? Quali sono i suoi valori fondanti? In che modo l’uso della Rete influenza lo sviluppo della nostra società, e quali sono le sue caratteristiche cruciali?
Alla complessità di questo approccio non si vuole certamente rispondere nelle poche minuti di questo intervento, ma dare una prova di indicazioni per caratterizzare che cosa sia la cultura digitale.

            Definire cosa sia la cultura digitale non è affatto semplice. Essere abili a utilizzare le nuove tecnologie, a scrivere righe di codice, a fare una ricerca su Wikipedia o a postare un nuovo album fotografico nel proprio profilo Facebook non è sufficiente a definire una persona come digital-addicted.
Si tratta di una operazione complessa perché deve necessariamente prendere in considerazione un approccio esteso che comprenda non solo le azioni della nostra quotidianità, ma anche le caratteristiche e il funzionamento dell’ambiente nel quale l’essere umano opera e si realizza. E non mi riferisco al solo ambiente tecnologico ma, bensì, all’intero ecosistema nel quale viviamo.
Per parlare di cultura digitale occorre anzitutto definire cos’è la cultura, per poi vedere in che modo questo concetto può applicarsi alle tecnologie digitali e, di conseguenza, all’utilizzo che di esse ne fa l’uomo.
Nel significato che si riferisce alla formazione della singola persona umana, la parola cultura corrisponde ancora oggi a ciò che i Greci chiamavano padèia e che i Latini, al tempo di Cicerone e di Varrone, indicavano con la parola humanitas: cioè l’educazione dovuta a quelle “buone arti” che sono proprie dell’uomo e lo differenziano da tutti gli altri animali, come ad esempio: la poesia, l’eloquenza, la filosofia.

            Il concetto classico di cultura si basa su due caratteri costitutivi:
- La stretta connessione con la filosofia: l’uomo non può realizzarsi come tale se non attraverso la conoscenza di se stesso e di tutti i domini che lo interessano;
- la stretta connessione con la vita della polis, cioè della comunità nella quale vive.
Ritengo che queste due riflessioni siano valide ancora oggi: nessuno di noi può realizzarsi davvero senza conoscere le peculiarità del contesto sociale nel quale viviamo quotidianamente, e questo vale anche per gli utenti di internet.
Quindi: che cos’è la cultura? Come può essere definita, in un modo che sia funzionale alla nostra riflessione? Proviamo ad avanzare una definizione: la cultura è tutto ciò che eleva l’uomo dal suo stato di natura, e fornisce la misura del grado di civiltà di un popolo. E la civiltà è l’insieme del patrimonio cognitivo di una società umana in un determinato momento storico.
Vediamo ora in che modo la tecnologia, e in particolare quella digitale, è parte integrante della cultura dell’uomo e contribuisce, di conseguenza, al suo sviluppo.
Il termine tecnologia è una parola composta che deriva dalla parola greca τεχνολογία (tékhno-loghìa), letteralmente "discorso (o ragionamento) sull'arte", dove con arte si intendeva sino al secolo XVIII il saper fare, cioè quello che oggi indichiamo con il termine tecnica.
Nel corso dei secoli l’uomo ha raffinato l’uso delle tecniche attraverso la pratica quotidiana e il ricorso alla sperimentazione: ogni “invenzione” si è così configurata come un’opera dell’ingegno utile a stabilire un punto di riferimento – e una ulteriore base di partenza – per tutte le generazioni a seguire. Lo sviluppo della tecnologia, di conseguenza, è il risultato di un processo di evoluzione culturale che prosegue ancora ai giorni nostri. E in effetti, ancora oggi gli sviluppatori di applicazioni web scrivono righe di codice sperimentando la loro applicazione online.
La tecnica consiste dunque nell’uso della conoscenza per stabilire delle procedure volte a conseguire un certo risultato in una forma riproducibile.
I sistemi tecnologici sono dunque una produzione sociale, la quale è modellata a sua volta dalla cultura. La tecnologia ha sempre influenzato in modo determinante lo sviluppo delle società umane, e a sua volta la struttura sociale ha spesso influito sullo sviluppo della tecnica.

  1. Tecnologia digitale

 

            La società industriale nel secolo scorso ha posto le basi allo sviluppo delle reti di telecomunicazione, alla nascita dei circuiti integrati e dei microprocessori, allo sviluppo dei protocolli di comunicazione digitale e, infine, all’avvento di internet (come infrastruttura di telecomunicazioni) e del Web (come ragnatela di contenuti digitali legati tra loro attraverso collegamenti ipertestuali).
E’ così emersa la network society come forma dominante di organizzazione socio-economica della nostra epoca.
Perché oggi viviamo nella network society? Quali sono le sue caratteristiche peculiari?
In primo luogo, dal punto di vista economico, la new economy si basa sui network. I mercati finanziari globali, posti alla base degli investimenti, delle valutazioni e delle speculazioni, sono costruiti su network informativi che eseguono elaborazioni informatiche. Anche l’economia delle relazioni tra le aziende è costruita intorno ai network collaborativi di produzione e management: le aziende lavorano all’interno di molteplici mercati-network collegati tra loro. Le aziende più grandi sono decentralizzate in network interni, mentre le PMI, come spesso anche i singoli professionisti, formano network cooperativi mantenendo così la loro flessibilità e al contempo condividendo risorse e costi. Questa forma di organizzazione determina anche il fatto che il territorio, le unità economiche e le persone che non si adattano con rapidità alle caratteristiche liquide di questa economia e che non presentano un potenziale interesse per gli altri componenti del network tendono ad essere tagliate fuori, allo stesso modo in cui territori, unità economiche e persone considerate come risorse interessanti e/o utili allo sviluppo del network tendono a venirne incluse al loro interno.
In secondo luogo, dal punto di vista prettamente comunicativo, il recente sviluppo dei social media favorisce la diffusione e la ri-produzione in tempo reale della comunicazione e della creatività umana. I contenuti online diffusi dagli utenti sono collegati attraverso ipertesti e piattaforme che ne favoriscono e incentivano la produzione, la diffusione, la fruizione e la modifica da parte degli altri utenti del network, generando la produzione continua di una coda lunga di user generated contents, ciascuno dei quali dispone di una propria audience teoricamente ampliabile fino ai sei gradi di separazione. La flessibilità di questo sistema mediatico facilita l’assorbimento delle espressioni più disparate e la personalizzazione nella distribuzione dei messaggi.
Si viene così a costituire una virtualità reale fatta di contenuti generati e fruiti online ma che riguardano sempre di più la nostra vita quotidiana, influenzandola in modo tangibile e reale.
Ovviamente non tutto il pianeta è assoggettato al nuovo paradigma della network society, in quanto le infrastrutture di telecomunicazione digitale non si sono ancora estese a tutto il globo. Esistono ancora oggi regioni del nostro pianeta c’è un forte problema di divide: esso consiste nella impossibilità di accesso a internet per la fruizione e la produzione di informazioni e contenuti digitali.

  1. L’Internet e le sue culture

 

            Oggi viviamo nella società dell’informazione, e internet è la sua infrastruttura portante. Capire in che modo si è sviluppata la network society ci consente di comprendere i valori di base che alimentano il paradigma della cultura digitale.
La network society si è sviluppata a partire dall’ultimo quarto del Novecento di pari passo con l’evoluzione tecnologica delle reti di telecomunicazione.
Tale evoluzione è stata resa possibile grazie all’impegno e l’entusiasmo di gruppi di persone che hanno sviluppato le caratteristiche di base di Internet, concepito fin dalle sue origini come uno strumento in grado di facilitare la collaborazione, l’interazione e lo scambio di informazioni tra individui impegnati nello sviluppo di progetti accademici e di ricerca.
Vorrei subito evidenziare come la collaborazione, l’interazione e lo scambio siano ancora oggi i tre fattori chiave nello sviluppo di internet e, in particolare, costituiscono il motivo prevalente di utilizzo delle piattaforme Web 2.0 che stanno indiscutibilmente favorendo l’alfabetizzazione digitale di persone che, fino a poco tempo fa, non sentivano ancora la necessità di essere online.
La cultura di Internet si è generata anzitutto come il risultato della combinazione delle peculiarità culturali dei suoi creatori, che hanno vissuto in prima persona il periodo storico accennato qui sopra. Tutti gli sviluppi tecnologici che a partire dagli anni Sessanta hanno originato la nascita di internet hanno trovato il proprio terreno di coltura all’interno di enti governativi, grandi università e centri di ricerca. Internet non è nata nel mondo dell’impresa: si trattava, all’epoca, di una tecnologia troppo coraggiosa, di un progetto troppo costoso e di una iniziativa troppo rischiosa per essere fatta propria da organizzazioni orientate al profitto. E fu solo a partire dal 1994 che, in pratica, iniziarono a nascere i primi progetti commerciali legati al Web.
Quanto descritto finora ci aiuta a capire come la tecnologia sia una dimensione fondamentale del cambiamento sociale. Le società si evolvono e si trasformano attraverso una complessa interazione di fattori culturali, economici, politici e tecnologici. E se è vero che la produzione sociale è modellata dalla cultura, la cultura dei produttori di internet ne plasma il mezzo.

            Internet così “rappresenta una nuova forma di libertà di esprimersi ed è strumento di organizzazione, azione collettiva e costruzione di significato”.

- Quello imprenditoriale: lo sviluppo di internet dalla ristretta cerchia dei tecnologi e dalle esperienze della vita comunitaria alla società in generale è stata promossa dagli imprenditori delle grandi aziende soltanto negli anni Novanta. Internet, per le caratteristiche accennate proprio poco fa, favorisce lo sviluppo delle idee; queste tuttavia, per poter essere trasformate in prodotti o servizi realmente commercializzabili, necessitano ovviamente di capitali di investimento.
- Quello hacker: l’etica hacker ha svolto – e svolge tuttora – un ruolo determinante nello sviluppo della cultura digitale.

  1. Il raporto tecnologia – cultura

 

            Abbiamo finora visto quanto di bello ci può essere nello sviluppo della tecnologia e, in particolare, nello sviluppo di Internet. Tuttavia non mancano le critiche a questo modello; esse possono essere ricondotte a due filoni principali.

- Da una parte i pericoli derivanti da un uso distorto e/o malvagio della rete da parte dei suoi stessi utilizzatori. Si tratta di critiche che vogliono mettere in guardia gli utenti dai pericoli più gravi. Esse vedono internet come lo strumento ideale per compiere una vasta serie di crimini come ad esempio: attacchi informatici, phishing, furti di identità online e di denaro, atti di violazione della privacy, reati di pedofilia di istigazione all’odio razziale e di terrorismo;
- Dall’altra i pericoli legati alla compromissione dei principi fondanti del Web a causa delle attività svolte da aziende e istituzioni pubbliche, che possono mettere in pericolo la net neutrality e il diritto di accesso a internet: un pericolo denunciato dallo stesso Tim Berners-Lee – il padre del World Wide Web – nel 2011. A comprometterne l’integrità sono alcuni degli abitanti del web, che “hanno iniziato a comprometterne alcuni principi». «I social network di ampia portata hanno iniziato a condividere le informazioni postate dagli utenti con il resto del Web. I provider Internet Wireless stanno provando a rallentare il traffico verso siti con i quali non hanno stretto accordi. I Governi, sia totalitari che democratici, stanno monitorando le abitudini online degli utenti, infrangendo importanti diritti umani».

            Questa riflessione ci offre lo spunto per fare alcune importanti osservazioni.  
Anzitutto, la storia ci ha insegnato finora che lo sviluppo delle nuove tecnologie è inevitabile e non può essere fermata dall’uomo, ma il carattere di ciascuna di esse dipende da noi, perché i sistemi tecnologici sono una produzione sociale. La risposta più adeguata a una tecnologia spregevole non è fermare o smettere di produrre quella tecnologia, ma svilupparne una migliore, che corrisponda in modo più adeguato ai bisogni delle persone che l’hanno creata o richiesta, che non leda i diritti universali di ciascun essere vivente e contribuisca a mantenere intatto l’ecosistema nel quale viviamo.
Da questo punto di vista Kevin Kelly nel libro Quello che vuole la tecnologia, analizzando in maniera ampia le caratteristiche dei sistemi tecnologici, evidenzia come il termine cultura non riesca, da solo, a trasmettere il fondamentale impeto autopropellente che alimenta la tecnologia; egli afferma che anche il termine tecnologia, di per sé, è riduttivo perché può riferirsi a specifici metodi o meccanismi, come nel caso di biotecnologia, tecnologia digitale. Per questo motivo egli conia il termine technium: esso descrive un concetto che va oltre l’hardware e le macchine e include la cultura, l’arte, le istituzioni sociali e le creazioni intellettuali di ogni genere. Comprende le entità intangibili come il software, le leggi e i concetti filosofici. E, cosa ancora più importante, comprende gli impulsi generativi delle nostre invenzioni che stimolano ulteriori produzioni di strumenti, ulteriori invenzioni tecnologiche, ulteriori connessioni autoaccrescenti.
Egli afferma che qualsiasi sviluppo tecnologico – internet compreso – deve basarsi sul principio della convivialità, volto al mantenimento di caratteristiche compatibili con lo sviluppo della vita.
Qualsiasi tecnologia deve essere conviviale. Occorre tenere presente che la convivialità non risiede tanto nella natura di una particolare tecnologia, quanto nella funzione che le è assegnata dall’uomo. La manifestazione conviviale di una tecnologia è basata su sei principi fondamentali:

1. Cooperazione: promette collaborazione tra individui e istituzioni;
2. Trasparenza: le sue origini e la sua proprietà sono chiare. Il suo funzionamento è comprensibile ai non esperti. Non esistono vantaggi asimmetrici di conoscenza per nessuno dei suoi utilizzatori;
3. Decentralizzazione: la proprietà, la produzione e il controllo sono distribuiti. Il suo utilizzo non è monopolizzata da una élite professionale;
4. Flessibilità: per gli utilizzatori è facile modificarne, adattarne, migliorarne o ispezionarne il nucleo interno. I singoli individui possono liberamente scegliere di usarla o di farne a meno;
5. Ridondanza: la tecnologia in oggetto non è l’unica soluzione, né un monopolio, ma una tra le tante opzioni disponibili;
6. Efficienza: essa minimizza l’impatto sugli ecosistemi. Ha un’alta efficienza in termini di energia e di materiali, ed è facile da riciclare.

            L’elencazione di questi sei punti fondanti della tecnologia conviviale ha avuto origine dall’identificazione di caratteristiche comuni tra gli organismi viventi e gli ecosistemi che li ospitano: essi sono infatti caratterizzati da un alto grado di collaborazione, trasparenza nelle funzioni, decentralizzazione, flessibilità e adattabilità, ridondanza dei ruoli ed efficienza naturale; tutti tratti che rendono la biologia qualcosa di utile per noi, e sono la ragione per cui la vita può sostenere all’infinito la propria evoluzione. Più noi educhiamo la tecnologia a essere simile alla vita, più conviviale essa diventa per noi, e più il technium sarà sostenibile sul lungo termine.
E se è vero che alcune tecnologie hanno una maggiore inclinazione verso determinate caratteristiche piuttosto che altre, è anche vero che qualsiasi tecnologia, internet compreso, può essere indirizzata verso una maggiore trasparenza, collaborazione, flessibilità e apertura.
E’ lo stesso Tim Berners Lee a fornirci le due indicazioni fondamentali per affrontare i pericoli di internet: esse sono universalità e standard aperti.

- Universalità: chiunque deve poter accedere ad Internet indipendentemente dal livello culturale, dalla condizione socio-economica, dalla posizione geografica, dallo stato psico-fisico e da ogni elemento che possa rappresentare un ostacolo per chi voglia essere online.
- Standard aperti: per avere universalità, spiega Berners-Lee, c’è bisogno di standard aperti, grazie ai quali qualunque persona con le dovute conoscenze può collaborare utilizzando strumenti disponibili gratuitamente sul Web.

            Si tratta di due indicazioni assolutamente in linea con le caratteristiche fondanti di Internet, e che rispondono anche a quella esigenza di convivialità che può garantirne la sopravvivenza nel tempo. L’evoluzione della Rete è inevitabile, ma le peculiarità di questa evoluzione dipendono da noi e, in particolare, dallo sviluppo di una adeguata cultura digitale che possa affermarsi tra i suoi utilizzatori, a qualsiasi livello essi operino.

  1. Etica

            Quanto detto finora ci aiuta ad intuire che le attività di ricerca scientifica e tecnologica, l’utilizzo degli Open Data così come lo sviluppo di nuovi prodotti, servizi e modelli di business possa contribuire allo sviluppo culturale della nostra società e, più in generale, al progresso umano. E’ ovvio tuttavia che dietro ogni innovazione si nasconde il pericolo di un utilizzo contrastante con il principio di convivialità già spiegato.
Affinché l’innovazione tecnologica o imprenditoriale generi un progresso reale (in grado, cioè, di generare benefici distribuiti e condivisibili per la collettività), è necessario che tale processo segua necessariamente un percorso ispirato ai principi dell’etica. Anche in questo caso la storia di come è nato e si è sviluppato internet può ispirare princìpi e valori esportabili ad ogni settore di attività umana.
L’Internet Society, che sostiene la diffusione della Rete e l’insegnamento delle competenze del network a tutti coloro che sono stati tagliati fuori dallo sviluppo, dalle imprese e dai governi, ci insegna come non debba esistere nessuna discriminazione nell’uso di internet sulla base di razza, colore, genere sessuale, linguaggio, religione, opinioni politiche o di altro tipo, origini nazionali o sociali, proprietà, censo o altre condizioni sociali; E’ evidente come questo principio sia corrispondente ai principi base della cultura hacker. Esso, considerato in un’ottica ancora più ampia, afferma gli stessi principi contenuti nella dichiarazione universale dei diritti umani.
Tutto ciò rende evidente che le forme di esclusione sociale, politica o economica generano effetti in contrasto con lo sviluppo convivale della società. Da qui emerge la necessità di abbattere tutte le barriere che si frappongono allo sviluppo dell’attività umana generata in ogni sua forma, e di promuovere iniziative basate sull’etica dell’apertura e della partecipazione ispirate da quegli stessi principi che hanno finora assicurato lo sviluppo di Internet come infrastruttura portante della network society.
            L’etica diventa parte integrante della cultura digitale di una società nel momento in cui i suoi principi ispirano, non solo online, il comportamento responsabile di ciascun individuo che ne fa parte. Essa si realizza in molteplici forme: dai codici etici di enti e organizzazioni pubbliche e private, ai programmi di responsabilità sociale promosse dalle aziende, fino alle netiquette condivise all’interno delle community online.

  1. Una risposta della Chiesa

            Tutto questo ci mette davanti a una domanda Come vivere da cristiani nel mondo virtuale delle tecnologie digitali? Già Papa Benedetto ci ha dato tre direttive precise: nel rispetto della persona umana, nel dialogo, e nell’amicizia.
Dov’è Dio nel mondo di Internet? Il Catechismo Internet, se già esistesse, risponderebbe: “Dio è in cielo e in terra, e in ogni sito”. L’anno scorso il Papa, nel messaggio per la Giornata della Comunicazione sociale, ha suggerito ai cristiani come vivere da discepoli del Signore nel mondo digitale. Che è un mondo virtuale, ma in sostanza è solo un’appendice del complesso mondo reale: possiamo dire il suo ultimo sviluppo, nella storia dell’evoluzione umana. Uno sviluppo pieno di fascino e di avvenire.

- Benedetto XVI ha aperto il suo messaggio con l’elogio incondizionato delle nuove tecnologie digitali. Esse “stanno determinando cambiamenti fondamentali nei modelli di comunicazione e nei rapporti umani... L’accessibilità di cellulari e computer, unita alla portata globale e alla capillarità di internet, ha creato una molteplicità di vie attraverso le quali è possibile inviare, in modo istantaneo, parole e immagini ai più lontani e isolati angoli del mondo...”. E così succede che: “i giovani utilizzano (i nuovi mezzi) per comunicare con i propri amici, per incontrarne di nuovi, per creare comunità e reti, per cercare informazioni e notizie, per condividere le proprie idee e opinioni... le famiglie possono restare in contatto anche se divise da enormi distanze... gli studenti e i ricercatori hanno un accesso più facile e immediato ai documenti, alle fonti e alle scoperte scientifiche”.
- Le nuove tecnologie secondo il Papa “sono un vero dono per l’umanità. Dobbiamo perciò far sì che i vantaggi che esse offrono siano messi al servizio di tutti gli uomini e di tutte le comunità, soprattutto di chi è bisognoso e vulnerabile”. Perciò l’invito: “desidero incoraggiare tutte le persone di buona volontà, attive nel mondo emergente della comunicazione digitale, perché si impegnino nel promuovere una cultura del rispetto, del dialogo, dell’amicizia”. Sono tre obiettivi da raggiungere, e il Papa ha detto come.
- Rispetto della persona. “Coloro che operano nel settore (dei mass media) non possono non sentirsi impegnati al rispetto della dignità e del valore della persona umana. Se le nuove tecnologie devono servire al bene dei singoli e della società, quanti ne usano devono evitare la condivisione di parole e immagini degradanti per l’essere umano, ed escludere ciò che alimenta l’odio e l’intolleranza, svilisce la bellezza e l’intimità della sessualità umana, sfrutta i deboli e gli indifesi”. Invece, quanta spazzatura avvilente in certi programmi tv (si veda Grande Fratello), e nei siti dell’erotismo e della pedofilia. La filosofia cristiana ha elaborato lo stupendo concetto di persona, qualcosa di nobile e spirituale, degno di Dio. In quei siti e programmi la persona si degrada a istinto, allusioni, morbosità, istigazione.
- Il dialogo. Ricorda il Papa: “La nuova arena digitale, il cosiddetto cyberspace, permette di incontrarsi e di conoscere i valori e le tradizioni degli altri. Simili incontri, tuttavia, per essere fecondi, richiedono forme oneste e corrette di espressione, insieme a un ascolto attento e rispettoso”. Perciò: “Il dialogo dev’essere radicato in una ricerca sincera e reciproca della verità. La vita... è ricerca del vero, del bene e del bello. Proprio per tale fine compiamo le nostre scelte, esercitiamo la nostra libertà e nella verità, nel bene e nel bello, troviamo felicità e gioia”.
- L’amicizia. Osserva il Papa: “Il concetto di amicizia ha goduto di un rinnovato rilancio nel vocabolario delle reti sociali digitali emerse negli ultimi anni. Tale concetto è una delle più nobili conquiste della cultura umana. Nelle nostre amicizie e attraverso di esse cresciamo e ci sviluppiamo come esseri umani”. E allora? “Occorre essere attenti a non banalizzare il concetto e l’esperienza dell’amicizia... Sarebbe triste se il nostro desiderio di sostenere e sviluppare on-line le amicizie si realizzasse a spese della disponibilità per la famiglia, per i vicini e per coloro che si incontrano nella realtà di ogni giorno, sul posto di lavoro, a scuola, nel tempo libero. Quando il desiderio di connessione virtuale diventa ossessivo, la conseguenza è che la persona si isola, interrompendo la reale interazione sociale”. In positivo: “L’amicizia è un grande bene umano... È gratificante vedere l’emergere di nuove reti digitali che cercano di promuovere la solidarietà umana, il rispetto per la vita e il bene della creazione. Queste reti possono facilitare forme di cooperazione tra popoli di diversi contesti geografici e culturali”.
- In conclusione Benedetto XVI ha rivolto un invito ai giovani. “Carissimi, sentitevi impegnati a introdurre nella cultura di questo nuovo ambiente comunicativo e informativo i valori su cui poggia la vostra vita! Nei primi tempi della Chiesa, gli Apostoli e i loro discepoli hanno portato la Buona Novella di Gesù nel mondo greco romano... A voi, giovani, che quasi spontaneamente vi trovate in sintonia con questi nuovi mezzi di comunicazione, spetta in particolare il compito della evangelizzazione di questo «continente digitale». Sappiate farvi carico con entusiasmo dell’annuncio del Vangelo ai vostri coetanei!”.

Il Messaggio del Papa Francesco per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2013 si ha focalizzato sui social network e la sua preoccupazione consiste nell’invitare le persone ad apprezzare il potenziale di queste reti per contribuire alla promozione dello sviluppo umano e della solidarietà. Egli delinea alcuni degli atteggiamenti fondamentali e degli impegni che saranno richiesti a coloro che sono attivi nei social network, se si vuole che sviluppino questo potenziale. Inoltre si rivolge ai credenti impegnati nelle reti sociali e chiede loro di riflettere su come la loro presenza può contribuire a far conoscere il messaggio evangelico dell'amore di Dio per tutti gli uomini.
Il Papa dà per scontata l'importanza dell'ambiente digitale come una realtà nella vita di molte persone. Non si tratta di una sorta di mondo parallelo, o solo virtuale, ma di un ambiente esistenziale in cui le persone vivono e si muovono. Si tratta di un 'continente' in cui la Chiesa deve essere presente e dove i credenti, se vogliono risultare autentici nella loro presenza, dovranno cercare di condividere con gli altri la fonte più profonda della loro gioia e della loro speranza, Gesù Cristo. Il forum creato dai social network ci permette di condividere la verità che il Signore ha trasmesso alla sua Chiesa, di ascoltare gli altri, di conoscere i loro interessi e le loro preoccupazioni, di capire chi sono e che cosa stanno cercando.
Il Papa individua alcune delle sfide che dobbiamo affrontare se vogliamo che la nostra presenza risulti efficace. Dobbiamo migliorare la nostra conoscenza del linguaggio dei social network, un linguaggio che nasce da una convergenza di testo, immagini e suoni, un linguaggio che si caratterizza per la sua brevità e che mira a coinvolgere i cuori e le menti, ma anche l'intelletto. A questo proposito, il Papa ci esorta ad attingere al nostro patrimonio cristiano, che è ricco di segni, simboli ed espressioni artistiche. Abbiamo bisogno di ricordare una verità fondamentale della comunicazione: la nostra testimonianza - le nostre azioni e i nostri modelli di comportamento - è spesso più eloquente delle nostre parole e dichiarazioni per esprimere chi siamo e ciò in cui crediamo. In ambito digitale, il Papa suggerisce che la nostra volontà di coinvolgerci con pazienza e rispetto nelle domande e nei dubbi di coloro che incontriamo nelle reti può costituire una potente espressione della nostra attenzione e sollecitudine nei loro confronti. Nonostante le sfide, dobbiamo sempre sperare. Ricordiamo la „forza propria della Parola di Dio di toccare i cuori, prima ancora di ogni nostro sforzo”..
L’ultimo Il Messaggio del Papa Francesco per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali ha per titolo “Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro”. Il testo afferma alcuni punti centrali del modo proprio di Papa Francesco di vivere e comprendere la capacità dell’uomo di comunicare in maniera autentica. Collocandosi in continuità con i messaggi di Benedetto XVI scritti per la medesima occasione, esprime anche una profonda maturazione della consapevolezza della Chiesa sulle questioni che riguardano la comunicazione al tempo delle reti digitali.
Come punti fondamentali del messaggio possiamo evidenziare.

1. Internet esprime la “profezia” di un mondo nuovo
Papa Francesco avvia il suo discorso con una sorta di contemplazione del mondo in cui viviamo. Il mondo sta diventando sempre più piccolo, e noi siamo sempre più vicini gli uni agli altri. I miei amici sui social network, al di là del fatto che vivano in Brasile o in Italia, in India o in Australia, sono sempre alla distanza di un click. Tutti siamo più connessi e interdipendenti. E tuttavia questa comunicazione globale non è sufficiente per superare le divisioni. Anzi: il mondo, oggi unito dalle reti, vive il paradosso di essere diviso. Ecco: per il Papa la cultura della comunicazione non può convivere con quella dello scarto; queste due culture rimangono antitetiche. Le reti, che ci uniscono e ci collegano, devono spingerci alla visione di un mondo differente da quello pieno di divisioni, che abbiano davanti. Si tratta di una sorta di appello a che la gift culture, la cultura del dono sia il centro verso cui gli scambi convergono, in una rete nella quale la condivisione delle risorse risulta sempre  più facile e spontanea. La rete, dunque, può contribuire a plasmare una mentalità di condivisione aperta, In un certo senso, dunque, internet esprime la “profezia” di un mondo nuovo, perché può offrire maggiori possibilità di incontro e di solidarietà. Proprio qui entra in gioco la “prossimità”: i media possono aiutarci ad avvertire il senso di solidarietà e il desiderio di lottare per i diritti umani, risvegliandone la nostra consapevolezza, contro la logica dello “scarto”.
2. Internet: una rete di persone, non di fili
La rete non è un mero assemblaggio di materiali e strumenti elettrici ed elettronici: “la rete digitale può essere un luogo ricco di umanità, non una rete di fili, ma di persone”, scrive il Papa. La rete Internet insomma non è affatto come la rete idrica, o di quella del gas. Invece è vero che la nostra vita è già una rete, anche senza i computer, i tablet e gli smartphones. Però queste tecnologie della comunicazione possono potenziare e aiutare a vivere la nostra esperienza di vita come rete; se dunque non fossero in grado di spingerci ad una maggiore accoglienza reciproca, o far maturare la nostra personale umanità e la nostra reciproca comprensione, non risponderebbero alla loro vocazione. Perché, se la comunicazione non ci rende più «prossimi» gli uni altri altri, se non ci fa vivere la vicinanza, allora non risponde alla sua vocazione umana e cristiana. Papa Francesco scrive chiaramente: “Internet può offrire maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti, e questa è una cosa buona, è un dono di Dio”. Il Papa sembra leggere nella rete il segno di un dono e di una vocazione dell’umanità ad essere unita, connessa. Rivive, grazie alle nuove tecnologie della comunicazione, “la sfida di scoprire e trasmettere la “mistica” di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio” (Evangelii Gaudium, 87).
3. Chi è il mio “prossimo” nell’ambiente digitale? Le “reti di prossimità”.
Dato che la rete è una rete di persone, tutte le domande su internet e, in generale, sulla comunicazione sono riconducibili all’unica domanda evangelica: “chi è il mio prossimo?” (Lc 10,29). Occorre comprendere bene come il significato stesso di “prossimo” si evolva proprio a causa della rete che abbatte le barriere dello spazio e del tempo. Come si manifesta l’essere prossimo nel nuovo ambiente creato dalle tecnologie digitali? Papa Francesco, parlando ai comunicatori, aveva scelto la parabola del buon samaritano, come immagine di riferimento del comunicatore. Il concetto di comunicazione di cui egli parla fa perno non sul messaggio né, tanto meno, sulle tecniche, ma sulle persone che comunicano. Comunicare, dunque, significa condividere un messaggio all’interno di reti di prossimità; significa coinvolgersi, testimoniare ciò che si comunica, facendosi carico di chi ci sta accanto. Significa toccare l’altra persona, essendo consapevoli del contatto. Significa, in definitiva, prendere consapevolezza del sostanziale significato dell’essere uomini e figli di Dio. È vero, d’altra parte, che oggi la comunicazione tende alla manipolazione e al consumismo, aggredisce come i banditi che ridussero in fin di vita l’uomo soccorso dal buon samaritano. È la sensazione che spesso proviamo, quando siamo bersagliati da raffiche di immagini seducenti o sconsolanti. Il buon samaritano oggi passa non solamente per le strade di città e villaggi, ma anche per le “strade” digitali”.
La rete, dunque, può essere anche intesa come una peculiare “periferia esistenziale”, affollata di una umanità che cerca una salvezza o una speranza.
4. Una Chiesa “accidentata”, ma dalle porte aperte anche in rete
Dunque, se ci chiedessimo perché, in definitiva, la Chiesa e i cristiani devono essere presenti nell’ambiente digitale, la risposta sarebbe semplice: perché la Chiesa è chiamata ad essere dove sono gli uomini. E oggi gli uomini vivono anche nell’ambiente digitale. La comunità ecclesiale non può dunque sottrarsi a questa nuova chiamata, proprio per la sua vocazione missionaria fondamentale: Lo ripeto spesso: tra una Chiesa accidentata che esce per strada, e una Chiesa ammalata di autoreferenzialità, non ho dubbi nel preferire la prima. E le strade sono quelle del mondo dove la gente vive, dove è raggiungibile effettivamente e affettivamente. Tra queste strade ci sono anche quelle digitali.
Se il Papa parla spesso di una Chiesa dalle porte aperte, nel suo messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni, afferma chiaramente che aprire le porte delle chiese, significa anche aprirle nell’ambiente digitale.
 5. Per una comunicazione non “di massa” ma popolare
Il Papa, proponendo l’immagine del buon samaritano, in realtà, propone una immagine della comunicazione che taglia fuori l’onnipresenza mediatrice del mercato. La comunicazione non è marketing persuasivo, né tantomeno espressione del mercato, ma istanza fondamentale dell’essere umano, che riconosce se stesso nel momento in cui si avvicina agli altri. Essa, per il Papa, tende a coincidere con la prossimità. Per questo, nel suo ambito, occorre “saper discernere e riuscire a smascherare la presenza di interessi politici ed economici”. Come detto in precedenza, uno degli obiettivi della comunicazione mediatica, è al contrario quello di dar voce a chi non ce l’ha, di “rendere visibili volti altrimenti invisibili”. Da qui discende una radicale distinzione tra la comunicazione e la cultura di massa e la comunicazione e la cultura popolare che andrebbe maggiormente approfondita. Da qui discende una radicale distinzione tra la comunicazione e la cultura di massa e la comunicazione e la cultura popolare che andrebbe maggiormente approfondita.
6. Dialogo e rapporto tra Ecclesia e Agorà
Il Papa conclude il suo messaggio con un appello: siamo davanti non a problemi dell’informazione ma a una grande e appassionante sfida, che richiede energie fresche e un’immaginazione nuova. “Non abbiate timore di farvi cittadini dell’ambiente digitale”, scrive Francesco. Il termine non è nuovo, ma sappiamo bene che il termine “cittadino” ha per lui un significato rilevante. Aveva scritto tempo fa che esserlo significa «convocato ad associarsi in vista del ben comune», al fine di un progetto comune. Le nuove tecnologie digitali hanno dato origine ad un vero e proprio nuovo spazio sociale, i cui legami sono in grado di influire nella società e sulla cultura.  Il Papa pone dunque il tema del rapporto tra ecclesia e agorà che va rimodulato di continuo a vari livelli. Quello della comunicazione digitale è un livello oggi molto sensibile. L’obiettivo resta il bene comune. Il Papa ha molto a cuore il dialogo quotidiano con tutti coloro che ci stanno accanto, il dialogo della condivisione pratica. L’atteggiamento necessario da questo tipo di dialogo è per il Papa “l’essere convinti che l’altro abbia qualcosa di buono da dire, fare spazio al suo punto di vista, alle sue proposte”. Tutto ciò che è «idea» personale, opinione, adesione partitica oppure tradizione, linguaggio, modo di fare non può essere considerato un assoluto, scrive Papa Francesco. Aveva già detto Benedetto XVI che per dialogare occorre “imparare ad accettare l’altro nel suo essere e pensare in modo diverso”. Questa è la premessa per un dialogo autentico.
Gli sforzi di comprensione diventano dunque un processo in cui, mediante l’ascolto dell’altro, ambedue le parti possono trovare purificazione e arricchimento. Anche quando le scelte di fondo non devono essere cambiate  – la fede, ad esempio – questi sforzi hanno “il significato di passi comuni verso l’unica verità” (ivi). E’ dunque necessario, scrive Papa Francesco, “sapersi inserire nel dialogo con gli uomini e le donne di oggi, per comprenderne le attese, i dubbi, le speranze”.

 

  1. Una carta dei diritti per Internet

            Una delle proposte concrete è stata presentata dai 27 parlamentari europei italiani a Roma - la Carta dei diritti di Internet. La bozza, composta da quattordici articoli, si pone l'obiettivo di tutelare i diritti dei cittadini, facendo luce su temi fondamentali quali la neutralità della rete, la privacy e la possibilità di accesso al web
In tal senso, essa rappresenta la prima proposta di "Magna Charta " da parte di un Parlamento nazionale, progetto che pone l'Italia all'avanguardia in materia di ridefinizione giuridica dei rapporti tra cittadinanza e web. Punto di partenza della carta è che Internet costituisce ormai uno spazio pubblico - dati alla mano popolato da circa tre miliardi di persone - caratterizzato da equilibri economico-sociali altamente strutturati e tali ormai da richiedere una crescente attenzione giuridica (.
La proposta della Commissione sarà dal 27 ottobre oggetto di una consultazione pubblica.

Nel dettaglio, ecco i 14 punti contenuti nella dichiarazione dei diritti di Internet:

1. RICONOSCIMENTO E GARANZIA DEI DIRITTI Sono garantiti in Internet i diritti fondamentali di ogni persona riconosciuti dai documenti internazionali, dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, dalle costituzioni e dalle leggi. Tali diritti devono essere interpretati in modo da assicurarne l'effettività nella dimensione della rete. Il riconoscimento dei diritti in Internet deve essere fondato sul pieno rispetto della dignità, della libertà, dell'eguaglianza e della diversità di ogni persona, che costituiscono i principi in base ai quali si effettua il bilanciamento con altri diritti.

2. DIRITTO DI ACCESSO Ogni persona ha eguale diritto di accedere a Internet in condizioni di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e aggiornate che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale. Il diritto fondamentale di accesso a Internet deve essere assicurato nei suoi presupposti sostanziali e non solo come possibilità di collegamento alla Rete. L'accesso comprende la libertà di scelta per quanto riguarda sistemi operativi, software e applicazioni. L'effettiva tutela del diritto di accesso esige adeguati interventi pubblici per il superamento di ogni forma di divario digitale - culturale, infrastrutturale, economico - con particolare riferimento all'accessibilità delle persone con disabilità.

3. NEUTRALITA' DELLA RETE Ogni persona ha il diritto che i dati che trasmette e riceve in Internet non subiscano discriminazioni, restrizioni o interferenze in relazione al mittente, ricevente, tipo o contenuto dei dati, dispositivo utilizzato, applicazioni o, in generale, legittime scelte delle persone. La neutralità della Rete, fissa e mobile, e il diritto di accesso sono condizioni necessarie per l'effettività dei diritti fondamentali della persona. Garantiscono il mantenimento della capacità generativa di Internet anche in riferimento alla produzione di innovazione. Assicurano ai messaggi e alle loro applicazioni di viaggiare online senza discriminazioni per i loro contenuti e per le loro funzioni.

4. TUTELA DEI DATI PERSONALI Ogni persona ha diritto alla protezione dei dati che la riguardano, per garantire il rispetto della sua dignità, identità e riservatezza. I dati personali sono quelli che consentono di risalire all'identità di una persona e comprendono anche i dati identificativi dei dispositivi e le loro ulteriori elaborazioni, come quelle legate alla produzione di profili. I dati devono essere trattati rispettando i principi di necessità, finalità, pertinenza, proporzionalità e, in ogni caso, prevale il diritto di ogni persona all'autodeterminazione informativa. I dati possono essere raccolti e trattati solo con il consenso effettivamente informato della persona interessata o in base a altro fondamento legittimo previsto dalla legge. Il consenso è in via di principio revocabile. Per il trattamento di dati sensibili la legge può prevedere che il consenso della persona interessata debba essere accompagnato da specifiche autorizzazioni. Il consenso non può costituire una base legale per il trattamento quando vi sia un significativo squilibrio di potere tra la persona interessata e il soggetto che effettua il trattamento. Sono vietati l'accesso e il trattamento dei dati personali con finalità anche indirettamente discriminatorie.

5. DIRITTO ALL'AUTODETERMINAZIONE INFORMATIVA Ogni persona ha diritto di accedere ai propri dati, quale che sia il soggetto che li detiene e il luogo dove sono conservati, per chiederne l'integrazione, la rettifica, la cancellazione secondo le modalità previste dalla legge. Ogni persona ha diritto di conoscere le modalità tecniche di trattamento dei dati che la riguardano. Le raccolte di massa di dati personali possono essere effettuate solo nel rispetto dei principi e dei diritti fondamentali. La conservazione dei dati deve essere limitata al tempo necessario, tenendo conto del principio di finalità e del diritto all'autodeterminazione della persona interessata. 

6. INVIOLABILITÀ DEI SISTEMI E DOMICILI INFORMATICI Senza l'autorizzazione dell'autorità giudiziaria, nei soli casi e modi previsti dalla legge, è vietato l'accesso ai dati della persona che si trovino su dispositivi personali, su elaboratori remoti accessibili tramite credenziali da qualsiasi elaboratore connesso a Internet o simultaneamente su dispositivi personali e, in copia, su elaboratori remoti, nonché l'intercettazione di qualsiasi forma di comunicazione elettronica.

7. TRATTAMENTI AUTOMATIZZATI Nessun atto, provvedimento giudiziario o amministrativo, decisione comunque destinata ad incidere in maniera significativa nella sfera delle persone possono essere fondati unicamente su un trattamento automatizzato di dati personali volto a definire il profilo o la personalità dell'interessato.

8. DIRITTO ALL'IDENTITÀ Ogni persona ha diritto alla rappresentazione integrale e aggiornata della propria identità. La sua definizione riguarda la libera costruzione della personalità e non può essere sottratta all'intervento e alla conoscenza dell'interessato. L'uso di algoritmi e di tecniche probabilistiche deve essere portato a conoscenza delle persone interessate, che in ogni caso possono opporsi alla costruzione e alla diffusione di profili che le riguardano. Ogni persona ha diritto di fornire solo i dati strettamente necessari per l'adempimento di obblighi previsti dalla legge, per la fornitura di beni e servizi, per l'accesso alle piattaforme che operano in Internet. La definizione di un'identità in Internet da parte dell'amministrazione pubblica deve essere accompagnata da adeguate garanzie.

9. ANONIMATO Ogni persona può comunicare elettronicamente in forma anonima per esercitare le libertà civili e politiche senza subire discriminazioni o censure. Limitazioni possono essere previste solo quando siano giustificate dall'esigenza di tutelare un interesse pubblico e risultino necessarie, proporzionate, fondate sulla legge e nel rispetto dei caratteri propri di una società democratica. Nei casi previsti dalla legge e con provvedimento motivato dell'autorità giudiziaria l'autore di una comunicazione può essere identificato quando sia necessario per garantire la dignità e i diritti di altre persone.

10. DIRITTO ALL'OBLIO Ogni persona ha diritto di ottenere la cancellazione dagli indici dei motori di ricerca dei dati che, per il loro contenuto o per il tempo trascorso dal momento della loro raccolta, non abbiano più rilevanza. Il diritto all'oblio non può limitare la libertà di ricerca e il diritto dell'opinione pubblica a essere informata, che costituiscono condizioni necessarie per il funzionamento di una società democratica. Tale diritto può essere esercitato dalle persone note o alle quali sono affidate funzioni pubbliche solo se i dati che le riguardano non hanno alcun rilievo in relazione all'attività svolta o alle funzioni pubbliche esercitate. Se la richiesta di cancellazione dagli indici dei motori di ricerca dei dati è stata accolta, chiunque ha diritto di conoscere tali casi e di impugnare la decisione davanti all'autorità giudiziaria per garantire l'interesse pubblico all'informazione.

11. DIRITTI E GARANZIE DELLE PERSONE SULLE PIATTAFORME I responsabili delle piattaforme digitali sono tenuti a comportarsi con lealtà e correttezza nei confronti di utenti, fornitori e concorrenti. Ogni persona ha il diritto di ricevere informazioni chiare e semplificate sul funzionamento della piattaforma, a non veder modificate in modo arbitrario le condizioni contrattuali, a non subire comportamenti che possono determinare difficoltà o discriminazioni nell'accesso. Ogni persona deve in ogni caso essere informata del mutamento delle condizioni contrattuali. In questo caso ha diritto di interrompere il rapporto, di avere copia dei dati che la riguardano in forma interoperabile, di ottenere la cancellazione dalla piattaforma dei dati che la riguardano. Le piattaforme che operano in Internet, qualora si presentino come servizi essenziali per la vita e l'attività delle persone, favoriscono, nel rispetto del principio di concorrenza, condizioni per una adeguata interoperabilità, in presenza di parità di condizioni contrattuali, delle loro principali tecnologie, funzioni e dati verso altre piattaforme.

12. SICUREZZA IN RETE La sicurezza in rete deve essere garantita come interesse pubblico, attraverso l'integrità delle infrastrutture e la loro tutela da attacchi esterni, e come interesse delle singole persone. Non sono ammesse limitazioni della libertà di manifestazione del pensiero; deve essere garantita la tutela della dignità delle persone da abusi connessi a comportamenti negativi, quali l'incitamento all'odio, alla discriminazione e alla violenza. Qui si riecheggia il triste fenomeno dell'hate speech e degli hate crimes. I siti dell'odio che inneggiano alla discriminazione sessuale, razziale, religiosa o che sono veicoli di pregiudizio anti-ebreo, anti-rom, anti-arabo, anti-africano.

13. DIRITTO ALL'EDUCAZIONE Ogni persona ha diritto di acquisire le capacità necessarie per utilizzare Internet in modo consapevole e attivo. La dimensione culturale ed educativa di Internet costituisce infatti elemento essenziale per garantire l'effettività del diritto di accesso e della tutela delle persone. Le istituzioni pubbliche promuovono attività educative rivolte alle persone, al sistema scolastico e alle imprese, con specifico riferimento alla dimensione intergenerazionale. Il diritto all'uso consapevole di Internet è fondamentale perché possano essere concretamente garantiti lo sviluppo di uguali possibilità di crescita individuale e collettiva; il riequilibrio democratico delle differenze di potere sulla Rete tra attori economici, istituzioni e cittadini; la prevenzione delle discriminazioni e dei comportamenti a rischio e di quelli lesivi delle libertà altrui.

14. CRITERI PER IL GOVERNO DELLA RETE Ogni persona ha diritto di vedere riconosciuti i propri diritti sia a livello nazionale che internazionale. Internet richiede regole conformi alla sua dimensione universale e sovranazionale, volte alla piena attuazione dei principi e diritti prima indicati, per garantire il suo carattere aperto e democratico, impedire ogni forma di discriminazione e evitare che la sua disciplina dipenda dal potere esercitato da soggetti dotati di maggiore forza economica. La costruzione di un sistema di regole deve tenere conto dei diversi livelli territoriali (sovranazionale, nazionale, regionale), delle opportunità offerte da forme di autoregolamentazione conformi ai principi indicati, della necessità di salvaguardare la capacità di innovazione, della molteplicità di soggetti che operano in Rete, promuovendone il coinvolgimento in forme che garantiscano la partecipazione diffusa di tutti gli interessati. Le istituzioni pubbliche adottano strumenti adeguati per garantire questa forma di partecipazione. In ogni caso, l'innovazione normativa in materia di Internet è sottoposta a valutazione di impatto sull'ecosistema digitale. La gestione della Rete deve assicurare il rispetto del principio di trasparenza, la responsabilità delle decisioni, l'accessibilità alle informazioni pubbliche, la rappresentanza dei soggetti interessati. L'accesso ed il riutilizzo dei dati generati e detenuti dal settore pubblico debbono essere garantiti e potenziati. La costituzione di autorità nazionali e sovranazionali è indispensabile per garantire effettivamente il rispetto dei criteri indicati, anche attraverso una valutazione di conformità delle nuove norme ai principi di questa Dichiarazione.

 

 



BIBLIOGRAFIA

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AA. VV., (2014), Sociologia dei new media, Novara
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Fonte: http://www.fondazioneratzinger.va/content/dam/fondazioneratzinger/interventi%20Medellin/Il%20rispetto%20per%20la%20vita%20nella%20cultura%20digitale%20Present.%20-%20kucinski.docx

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