Diario di viaggio organizzato a Creta

Diario di viaggio organizzato a Creta

 

 

 

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Diario di viaggio organizzato a Creta

 

CRETA.

08.11.99 - 14.11.99 - Tour organizzato da TOURVISA ITALIA.

 

5.1  LA TERRA E LA STORIA.

 

Creta è per estensione la quinta isola del Mediterraneo subito dopo Cipro; è lunga circa 260 km, larga al massimo 60 ma si riduce a solo 12 km a oriente nell’istmo di Ierapetra, e si trova sotto l’Egeo a sud-est del Peloponneso. La sua superficie è di circa 8500 kmq (Cipro è di 9280 kmq), ha tre complessi montuosi, quello centrale che culmina con il monte Ida (2456 m), quello occidentale più accidentato che culmina con la vetta Hagios Theodoros (2410 m) ed il complesso dei monti Lassithi a est con la vetta del Dikte (2185 m). A sud di Creta si trova la zona di subduzione della placca africana che si avvicina a quella europea ad una velocità di circa 4 cm l’anno. Si spiegano così le differenze fra la morfologia delle coste meridionali, alte e scarse di approdi, e quelle settentrionali, più frastagliate e basse dove si trovano le città ed i porti più importanti.

Creta, popolata dal VII millennio a.C., diventa il centro della civiltà minoica dal 2700 a.C. e questa durerà 15 secoli fino al 1200 a.C.. Il primo palazzo di Cnosso viene costruito verso il 1900 a.C. e con questa data si fa iniziare il periodo Protopalaziale testimoniato da centri amministrativi con architetture simili scoperti anche a Festo, Malia, Zakros e Agia Triada. Creta era già nota nel Mediterraneo come potenza marittima e commerciale primaria. Intorno al 1570 a.C. i primi palazzi vengono distrutti da un catastrofico terremoto. I palazzi vengono in breve ricostruiti e, fino al 1450, si assiste ad un nuovo e più importante sviluppo detto del periodo Neopalaziale durante il quale la popolazione aumenta e le città si moltiplicano, compare la prima scrittura detta “lineare A” non ancora decifrata e l’influenza politica dell’isola si estende all’Egeo ed al Peloponneso. La mitologia greca ne fece il regno di Minosse, figlio di Zeus ed Europa, e teatro della leggenda del Minotauro, del labirinto e di Teseo ed Arianna. Intorno al 1450 a.C. una nuova catastrofe cancella la civiltà minoica. L’eruzione del vulcano Thera (Santorini), avvenuta nel 1449 a.C., con un maremoto e una pioggia di ceneri devastò l’isola. Seguì probabilmente l’occupazione dell’isola da parte dei micenei, altri incendi e distruzioni. L’invasione dei Dori che interessò la Grecia continentale alla fine del XII secolo raggiunse Creta nel 1100 e fece fiorire una nuova civiltà. Ma, fra il 700 ed il 330 a.C., Creta rimase al margine della civiltà greca classica ed allacciò rapporti con Libia e Cirenaica poi, dopo la morte di Alessandro Magno, con i Tolomei, venne in parte inglobata nel regno d’Egitto ma si creò una situazione confusa e l’isola divenne un centro di pirateria del Mediterraneo. Nel 67 a.C. i Romani con Quinto Cecilio Metello occupano l’isola e Gortina diviene la sua capitale e poi anche della provincia della Cirenaica. Nel 56 d.C. vi passa S. Paolo e vi introduce il cristianesimo; nel 330, con la divisione fra impero di occidente e di oriente, Creta passa ai Bizantini e vi rimane fino all’824 quando è occupata dai Saraceni che fondano sulla costa nord la città di El Quandia, oggi Iraklion; l’isola diventa una spina nel fianco dei Bizantini che la riconquistano nel 961 al tempo dell’imperatore bizantino Niceforo Foca, ristabiliscono la chiesa ortodossa e ridanno impulso ai commerci. Con la quarta crociata, nel 1204, e l’occupazione di Costantinopoli i Veneziani si impadroniscono dell’isola, ne fanno una colonia legata strettamente alla madre patria ed impongono la chiesa di Roma. La capitale è sempre la stessa ma ribattezzata Candia, altre città e porti fortificati sono La Canea (Hania) e Rethimno. Fino a tutto il 1400 l’isola è scossa da tumulti e rivolte della popolazione insofferente dell’amministrazione veneziana troppo fiscale ed oppressiva, poi la crescente minaccia ottomana mitiga i rapporti e vengono concesse ai nativi maggiori libertà anche religiose. Gli Ottomani intanto hanno conquistato Costantinopoli (1453) poi Eubea e Rodi, infine Cipro nel 1566-74; la sconfitta della flotta turca a Lepanto nel 1571 da un certo respiro ma nel 1645 Creta viene invasa, prima viene occupata La Canea e poi tutta la parte occidentale dell’isola, Candia subisce un lungo assedio durato 21 anni ed infine Francesco Morosini capitola nel 1669. La dominazione turca durerà fino al 1898. L’isola vede il diffondersi della coltivazione dell’ulivo, i cretesi si ritirano nelle campagne, la gerarchia ortodossa si ritira nei monasteri che vengono tollerati ed hanno una certa autonomia ottenendo il diritto di possesso delle loro terre. Una sommossa scoppia nel 1770 durante la guerra turco russa e viene repressa. Nel 1821, con l’inizio della guerra di indipendenza greca, anche Creta si ribella ma, quando nel 1827 la Grecia ottiene l’indipendenza, l’isola è posta sotto la sovranità del pascià d’Egitto per ritornare provincia ottomana nel 1840. Seguirono altre sanguinose rivolte fra cui quella del 1866 nel monastero di Arkadi. Finalmente Creta ottiene l’autonomia nel 1898 sotto un alto commissario, ma l’aspirazione all’unione con la Grecia, l’Enosis, è il prossimo obiettivo. Compare nella scena Elefthérios Venizélos (1864-1936), politico cretese che prima governa l’isola in nome del re di Grecia quindi si fa eleggere dal parlamento di Atene a capo del governo greco; nel 1912 la Grecia è coinvolta nelle guerre balcaniche contro i Turchi e finalmente con il trattato di Londra del 1913 Creta viene annessa alla Grecia. Con la prima guerra mondiale la Grecia è di nuovo contro la Turchia e la guerra continua fino al 1923 con la reazione del nuovo governo kemalista ai tentativi dei greci di annessione in Asia Minore; si finisce con l’esodo dei Turchi da Creta sostituiti dai Greci scacciati dall’Asia Minore. Ultimo atto della travagliata storia di Creta è quello della seconda guerra mondiale; con la Grecia invasa dai Tedeschi; Creta diventa l’ultima sponda libera protetta dalla flotta inglese, ma viene soggetta a pesanti bombardamenti ed infine occupata nel 1941. La resistenza dei Cretesi rimane però attiva fino alla liberazione nel 1944.

 

5.2  IRAKLION.

 

Con il nome di Heraclium Strabone indicava il porto di Cnosso e questo nome rimase nell’antichità fino alla conquista dei saraceni nell’824 che vi costruirono la città fortificata el Quandia (il vallo) detta poi dai Bizantini Handak e trasformata dai veneziani in Candia. Le antiche memorie della città si trovano solo nei musei, il Museo Storico, sul lato nord vicino al mare ed il Museo Archeologico che è il più grande dell’isola e raccoglie i reperti principali della civiltà minoica. Il nucleo della città ha profonde tracce del periodo veneziano a cominciare dalle fortificazioni. Su uno scoglio che chiude il porto, collegato alla terra dal molo, sorge il Castello a Mare, la fortezza veneziana costruita nel 1523-40 all’epoca di Solimano il Magnifico su un precedente castello; è stato recentemente restaurato dopo i danni subiti nella seconda guerra mondiale. L’antico porto, ora porto delle barche, mostra ancora i resti imponenti degli Arsenali veneziani che servono ancora da magazzini. Lasciando il porto, verso il centro sulla 25 Agosto, si incontra la chiesa Agios Titos, patrono e primo vescovo di Creta, nelle forme venete della sua ricostruzione dopo l’incendio del 1544. La chiesa era stata trasformata in moschea dai Turchi ed era stato aggiunto un minareto poi demolito. A piazza Kalergon si trova la fontana del Morosini con al centro 4 leoni dalle cui bocche sgorga l’acqua che sorreggono una tazza su cui una volta si trovava una statua di Poseidone; sotto c’è una grande vasca ad 8 lobi con bassorilievi di divinità marine. All’inizio della piazza si trova la Loggia, edificio in stile palladiano fatto costruire dal Morosini nel 1600, luogo di ritrovo dei nobili veneziani ed oggi adibito a spettacoli e mostre; è stata ricostruita dopo i gravi danni subiti durante l’ultima guerra. Proseguendo fino alla piazza Kornarou, vicina al mercato, si trova una fontana chiosco costruita dai Turchi per le abluzioni prima della preghiera ed oggi trasformata in caffè. Vicino si trova la fontana Bembo costruita nel 1558 dal governatore veneziano Giovanni Bembo con un sarcofago ed una statua acefala romane provenienti da Ierapetra, nella costa meridionale. Più ad ovest si trova piazza S. Caterina dominata dalla Cattedrale di Iraklion, Agios Minas, sede anche del metropolita di Creta, in stile neo-rinascimentale, con una massiccia cupola e due campanili. La chiesa fu finita entro il 1895, prima dell’autonomia di Creta quando l’intervento dei paesi europei aveva indotto il governo turco a molte concessioni alla chiesa ortodossa. L’interno a croce greca è splendidamente decorato. Sulla stessa piazza si trova la chiesa di Agia Ekaterini (S. Caterina) del 1555 con il monastero annesso;  fu sede di un collegio dove studiarono uomini famosi fra cui Dominikos Theotokopoulos detto El Greco nato a Iraklion nel 1541 e finito poi in Spagna alla corte di Filippo II. Oggi la chiesa è adibita a esposizioni di arte sacra ed ha una collezione di icone.

L’11 novembre si celebra a Iraklion la festa del  patrono S. Minas, le manifestazioni iniziano già la sera prima con la benedizione e distribuzione del pane, la mattina dell’11 si tiene una lunga cerimonia religiosa nelle cattedrale e poco dopo le 11:00 esce in processione tutto il Capitolo con il Metropolita, gli stendardi e l’icona del Santo rappresentato come militare a cavallo. La processione percorre le vie della città e quindi ritorna nella cattedrale.

I resti veneziani più imponenti della città sono quelli della cinta di fortificazioni a forma di stella, lunga 3 km, con mura a terrapieno rinforzate da 8 bastioni poligonali, fu innalzata tra il 1550 ed il 1560 dall’architetto veneziano Michele Sanmicheli per difendere la città dal lato di terra. Porte e valichi sono stati ormai aperti nella cinta per permettere l’ingresso del traffico veicolare  nella città vecchia, molte parti sono in cattivo stato ed alcune in restauro. Il bastione più grande è quello sul vertice sud della cinta detto di Martinengo oggi circondato da giardini ed alberi. Sulla sommità vi sono dei campi sportivi ed al centro un ridotto più elevato dove si trova la semplice tomba di Nikos Kazantzakis, lo scrittore poeta nato ad Iraklion nel 1883, noto come autore di Zorba il Greco e di L’ultima Tentazione di Cristo, fu anche viaggiatore instancabile e uomo politico; morto a Friburgo nel 1957 fu sepolto ad Iraklion. Un altro grande bastione, sul lato est, è quello di Vituri ancora in stato di abbandono ma sempre imponente.

All’interno delle mura, dove inizia il lato nord del bastione di Vituri, si trova la grande piazza Venizelos alberata e circondata da alberghi, ristoranti e negozi, è il punto più animato della città. Sul lato nord si trova il Museo Archeologico che espone la ricchissima collezione di oggetti archeologici raccolti negli scavi dell’isola datati dal periodo neolitico (5700 a.C.) al periodo greco-romano. Al piano terreno in 13 sale sono esposte figurine di marmo, alabastro, steatite ed avorio di epoca neolitica e ceramiche minoiche sempre più complesse con decorazioni policrome ed a rilievo di diverse provenienza; del periodo protopalaziale, e datato 1700-1600 a.C., è il disco di Festo in terracotta con geroglifici scritti a spirale dal centro verso il bordo non ancora decifrati; vi sono poi asce bipenni di grandi dimensioni, simbolo dei sacrifici dette “labris” da cui viene la parola “labirinto”. Del periodo postpalaziale sono figure di dee con le mani alzate (oranti), infine una raccolta di sarcofagi minoici a vasca da bagno dal XIV al XII sec a.C.. Le sale al secondo piano che raccolgono gli affreschi salvati dai palazzi minoici sono al momento chiuse per lavori.

 

5.3  I SITI ARCHEOLOGICI A SUD DI IRAKLION.

 

Da Iraklion alla costa sud, attraversando l’isola, si trovano le più importanti aree archeologiche di Creta: Cnosso, Gortina e Festo. Mentre Cnosso è vicina a Iraklion, per arrivare a Gortina si attraversa la zona montagnosa, con a occidente il massiccio del monte Ida, e si giunge alla vasta pianura che prosegue fino al golfo di Messarà sulla costa sud di Creta. Gortina si trova a 46 km da Iraklion e Festo a 60 km.

 

5.3.1  CNOSSO.

 

La zona archeologica più importante di Creta e più vicina ad Iraklion è Cnosso; si trova nell’interno, un po’ a sud-est, su una collina circondata da altre colline con la valle del fiume Keratos, una volta fiume della capitale e oggi quasi asciutto. Qui sono avvenuti i primi ritrovamenti del palazzo nel 1873, poi, dal 1900, sir Arthur Evans, appassionato di archeologia e ammiratore di Schliemann, acquistato il terreno dal pascià turco, iniziò gli scavi completandoli praticamente nel 1906 e pubblicò le sue scoperte nel libro “Palace of Minos”. Evans identificò il posto come la reggia del mitico re Creta Minosse e chiamò questa civiltà “minoica”. Il Palazzo è una città residenziale del re sacerdote e della sua corte con una planimetria standard che si ritrova simile in tutti gli altri palazzi coevi di Creta. Vi sono 4 porte ai 4 punti cardinali, la sezione ovest è occupata da edifici religiosi e da magazzini, nella parte orientale, sulle pendici della collina, vi sono gli appartamenti privati ed i laboratori artigiani. Diversi corridoi separano le varie parti funzionali ed un grande cortile centrale divide le due ali orientale ed occidentale. La ricostruzione operata da Evans con molta fantasia ed utilizzando cemento armato è stata molto discussa.

L’ingresso principale è a ovest su un vasto cortile, si gira poi a sud lungo un corridoio e si sale ai propilei sud ricostruiti da Evans, i portici sono sorretti da pilastri o colonne che in origine erano di legno a forma di cipresso capovolto generalmente dipinte di rosso; vi si trovano copie di dipinti rappresentanti una processione di offerte; gli originali si trovano nel Museo Archeologico di Iraklion. Intorno vi è la zona templare dove sono stati trovati numerosi affreschi, ora tutti nel museo di Iraklion, che sono la più antica testimonianza di pittura della Grecia¸ fra questi il “Principe dei gigli”, le “Dame azzurre” e la “Processione”. La religione minoica adorava la madre Terra ed il figlio e sposo, dio della vegetazione, che muore ogni autunno e rinasce in primavera; a lui si sacrificava il toro usando l’ascia bipenne, simbolo del bene e del male, detta “labris”. Il santuario della Madre Terra si trovava sulla cima di un monte a sud di Cnosso, ben distinguibile dalla zona degli scavi per la sua forma a cono.

Salendo verso nord si trova l’area dei Magazzini con vasti ambienti rettangolari contenenti grandi giare per la conservazione delle derrate. Qui è stato trovato un vero tesoro di tavolette di argilla essiccata che si sono conservate fino a noi perché cotte da un incendio; vi si trovano incise iscrizioni con caratteri formati da combinazioni di linee. Un gruppo di tavolette con iscrizioni più semplici fu datato fra il 1750 ed il 1450 a.C. e la scrittura fu denominata “lineare A”, un altro gruppo, con iscrizioni più perfezionate, fu datato fra il 1450 ed il 1375, e la scrittura detta “lineare B”; solo quest’ultima è stata poi decifrata nel 1952 perché ad essa era associata una lingua greca arcaica, preomerica, indice del nuovo dominio miceneo; dietro la lineare A si nasconde invece l’antica lingua minoica estinta e perduta. Molte tavolette contenevano elenchi e rappresentavano l’archivio del magazzino reale documentando l’economia del tempo.

Sul lato ovest del grande cortile centrale si affaccia il fronte della reggia con pilastri ed all’interno la sala del Trono con un piccolo trono in pietra, una fila di panche alle pareti ed un bacino lustrale al centro. Le pareti sono affrescate con motivi floreali e la raffigurazione di grifoni, mostri mitologici dalla testa di aquila, il corpo di leone e la coda di serpente.

Sul lato est del grande cortile si trovano gli appartamenti reali privati e gli ambienti denominati convenzionalmente sala del re e sala della Regina, quest’ultimo con splendidi affreschi ed un locale a livello inferiore in fondo ad una scala forse con funzione di bagno. Gli ambienti erano dotati di numerose porte con battenti in legno aperte su diversi orientamenti la cui apertura e chiusura assicurava una ventilazione ottimale e quindi un condizionamento naturale d’estate. Più a nord si trovano ambienti riconosciuti come laboratori di vasai e tagliatori di pietra. Sul lato nord, verso la porta settentrionale, c’è un bastione a veranda ricostruito, con tre colonne.

Ritornando verso l’uscita dal lato nord, si attraversa l’area del teatro con gradinate, dove si tenevano rappresentazioni di carattere religioso; questo teatro può essere considerato il più antico del mondo.

 

5.3.2  GORTINA.

 

Gortina, in origine villaggio minoico, si sviluppò solo con l’arrivo dei Dori nel secolo XI. In epoca classica, nel V secolo a.C., fu la città meglio amministrata di tutta la Grecia antica per avere il primo codice conosciuto di diritto scritto, detto “leggi di Gortina”, che si è conservato fino a noi. Dopo il 67 a.C. i Romani ne fecero la capitale di Creta e Cirenaica (Gortys) e Strabone dice che contava circa 250000 abitanti. Gortina continuò ad essere importante fino all’epoca bizantina ma poi fu distrutta dai Saraceni nell’824 e perse ogni influenza. Oggi è sorto vicino il villaggio di Agii Deka.

Gli scavi hanno portato alla luce la Gortina romana ed il ritrovamento più importante è un Odeion del I-II secolo d.C. destinato alla musica. In uno dei muri dell’edificio ellenistico originario si trovava l’iscrizione su pietra delle “leggi di Gortina” che i Romani hanno conservato ed oggi si trova sotto un portico coperto in fondo all’Odeion. Le iscrizioni sono bustofeliche, cioè scritte alternativamente da destra a sinistra e viceversa e sono state tradotte per la prima volta nel 1953 dalla Guardicci. La legislazione proteggeva i diritti delle donne, dei ragazzi e degli schiavi e puniva l’uomo libero più dello schiavo; Platone, lodandola, diceva che era la più vicina al suo ideale di democrazia.

Del periodo Bizantino sono rimaste le rovine dalla basilica di Agios Titos costruita sotto Giustiniano nel 527-565 a croce greca e dedicata a S. Tito, primo vescovo della chiesa cretese e contemporaneo di S. Paolo. Della chiesa rimane soprattutto un’abside, resti del perimetro e di colonne con capitelli corinzi.

Nell’area si trovano due platani, uno, di almeno 800 anni, è della specie orientalis babilonensis e la tradizione vuole che qui, sotto un albero della stessa specie, venne Giove con Europa e generò Minosse; un secondo platano, di una specie locale ha almeno 250 anni.

 

5.3.3  FESTO.

 

Festo era una città palaziale minoica come Cnosso e ad essa coeva. Il primo palazzo è dell’inizio del secondo millennio a. C. e fu distrutto nel 1700 a.C.; un nuovo palazzo fu costruito in epoca neopalaziale e, secondo la tradizione, vi regnò Radamante, fratello di Minosse; anche questo fu distrutto nel 1450 circa da un sisma. Il sito fu occupato poi dai Micenei e quindi dai Dori nel secolo VIII. Vi sono anche resti del periodo ellenistico e cristiano. Gli scavi sono stati eseguiti da una missione italiana all’inizio del secolo.

Anche qui come a Cnosso vi sono le stesse tipologie di edifici, anche se con disposizione diversa: edifici con funzioni religiose, per immagazzinaggio, destinati ad abitazione e per le attività artigiane; c’è anche un grande cortile centrale lastricato circondato da un portico. Un altro cortile si trova ad ovest dove arrivava la via delle processioni ed una gradinata per gli spettatori indica che vi si tenevano delle cerimonie. Sul lato opposto alla gradinata si trovano delle costruzioni, circolari: cisterne o silos per il grano; vicino sono conservate delle grandi giare di epoca protopalaziale ed altre di epoca neopalaziale. Verso est, con una grande gradinata, si va verso la zona residenziale dell’antico palazzo: un grande peristilio e la cosiddetta camera della Regina. A nord-est vi è un quartiere protopalaziale dove è stato trovato il famoso disco di Festo, esempio di scrittura geroglifica cretese, certo influenzata dalla scrittura egizia, ora al museo Archeologico di Iraklion.

 

5.4  DA IRAKLION A HANIA.

 

La metà dell’isola a occidente di Iraklion è povera di resti minoici importanti ma ha luoghi e città con rilevanti testimonianze storiche del periodo veneziano e della lotta di liberazione dal dominio turco. Questa è anche la parte più montuosa dell’isola con il monte Ida e la vetta Hagios Theodoros.

 

5.4.1  IL MONASTERO ARKADI.

 

Numerosi sono i monasteri ortodossi sparsi nell’isola in gran parte fondati per volere dei Veneziani nel XVI secolo per meglio coinvolgere la popolazione nella lotta contro il pericolo turco. Durante l’occupazione turca i monasteri mantennero vivo lo spirito religioso e di indipendenza della popolazione e furono anche gli unici centri economici indipendenti perché ebbero dal governo turco il diritto di possesso delle loro terre, diritto negato a tutti gli altri privati; i monasteri così si arricchirono con le donazioni e divennero il rifugio delle comunità greche ortodosse. Il più famoso di questi monasteri è quello di Arkadi, vicino a Rethimno ma all’interno, esempio tipico del Rinascimento cretese influenzato dallo stile degli architetti veneziani Serlio e Palladio. Costruito nel 1538, forse sul luogo di un antico monastero del secondo periodo bizantino, divenne subito un centro culturale importante dove i monaci conservavano antichi manoscritti. La chiesa dedicata a S. Arkadio ha elementi romanici e barocchi. Il monastero divenne noto per le numerose rivolte di cui fu focolaio per cui fu attaccato dai Turchi tre volte: nel 1645, nel 1823 ed infine nel 1866 quando monaci e rifugiati, piuttosto che arrendersi, preferirono dare fuoco alle polveri. Il fatto ebbe risonanza mondiale e l’indipendenza cretese acquistò numerosi sostenitori fra cui Garibaldi e Victor Hugo. Gli edifici del monastero, quasi distrutti dall’esplosione, sono stati ricostruiti ed il complesso è diventato santuario nazionale; la ricorrenza del sacrificio si celebra ogni anno il giorno 8 novembre.

 

5.4.2  RETHIMNO.

 

La città di Rethimno è molto antica ma rimase poco nota fino alla sua distruzione da parte dei Saraceni nell’824. Fu ricostruita dall’imperatore bizantino Niceforo Foca, dopo la riconquista dell’isola nel 961, e con i Veneziani divenne la terza città di Creta dopo Candia e La Canea. Nel 1573-83 i Veneziani costruirono un’imponente fortezza sul promontorio a nord della città, sito dell’antica città greca e bizantina. La fortezza aveva un perimetro di 1300 m circa ed aveva quattro possenti bastioni, nell’interno c’erano caserme, depositi ed uffici amministrativi ed un quartiere abitativo; ma nel 1646 gli Ottomani, dopo aver preso La Canea, conquistarono anche Rethimno. Sotto i Turchi Rethimno conobbe periodi di pace inframmezzati da rivolte e rappresaglie e solo con l’indipendenza divenne completamente greca.

L’architettura della città è tipicamente veneziana con le case di stile rinascimentale con bei portali e decorazioni ma vi sono molti resti del periodo ottomano, specie moschee e minareti. La moschea di Nerantzés, trasformata nel 1600 da una chiesa veneziana con l’aggiunta di un alto minareto, era la più importante; ora è utilizzata come sala da concerto. Il quartiere a sud-ovest del porto è la parte più antica della città; le case venete e turche con i balconi chiusi in legno conservano un loro fascino pittoresco. L’antico porto è chiuso da un alto molo e da un faro.

 

5.4.3  HANIA.

 

Da Rethimno ad Hania, lungo la strada nazionale, si costeggia per un lungo tratto quindi si arriva nel lungo golfo di Souda protetto dalla grande penisola di  Akrotiri; in fondo al golfo si trova il moderno porto di Souda, base navale greca, più protetto di quello di Hania. A nord di Souda, nella parte più stretta della penisola di Akrotiri, sulla collina di Profitis Ilias da dove si domina il panorama di Hania, si trova in un parco la tomba di Elefthérios Venizélos con una semplice lapide ed una croce; vicina è la statua al patriota cretese con la bandiera della libertà. Nel parco è anche la piccola chiesa ortodossa di S. Nicola con la sua iconostasi. Dalla Profitis Ilias si scende dopo circa 6 km alla città di Hania, antica Kydonia luogo abitato fin dal neolitico e poi dai minoici. I Veneziani la chiamarono La Canea e la fortificarono. Nel 1645 è la prima città dell’isola ad essere attaccata dalle forze ottomane al comando di Yussuf Pascià, viene conquistata dopo 57 giorni di assedio e prende il nome di Hania. Come Candia e Rethimno diventa sede di un pascià ma nel 1850 diviene la capitale dell’isola. Con l’indipendenza del 1898 rimane ancora capitale e con l’Enosis del 1913 è capoluogo amministrativo fino al 1971 quando viene sostituita da Iraklion.

Anche a La Canea, come a Rethimno, le antiche case sono un misto di influenze veneziane ed ottomane. La moschea del porto, detta anche dei Giannizzeri, è l’unica rimasta, a pianta quadrata con una cupola sferica rinforzata da quattro archi rampanti. Il porto è chiuso da un lungo molo che termina con un faro; lungo il fronte sorgono ancora buona parte degli antichi Arsenali veneziani davanti a cui ormeggiavano le galere; sono ben conservati ad ancora utilizzati. La città ha un importante museo archeologico nella vecchia chiesa di S. Francesco poi trasformata in moschea; vi sono raccolti oggetti trovati nel distretto di Hania.

 

5.5  DA IRAKLION ALL’ESTREMO EST DELL’IS0LA.

 

La metà dell’isola a oriente di Iraklion presenta molti aspetti diversi, archeologici, storici e naturistici. I siti archeologici più importanti sono quelli di Malia, Gournia e Zakros, quest’ultima all’estremo est; Agios Nikolaos è il centro turistico più importante con le sue spiagge nel golfo di Mirabello, e più ad ovest Sitia dove finisce la strada nazionale, piccolo centro caratteristico ricco di storia. Ancora più ad est il monastero fortezza di Toplou ed il palmeto sulla spiaggia sono altri due gioielli del percorso.

 

5.5.1  MALIA.

 

Malia, a 34 km ad est di Iraklion, è la terza importante città palaziale dopo Cnosso e Festo. Anche Malia presenta i resti di un primo palazzo costruito verso il 1900 e distrutto verso il 1700 e quindi quelli di un secondo palazzo rimasto in piedi fino al 1450. La pianta è simile a quella delle altre due città ma circa 1/3 come estensione. La tradizione fa re di Malia Sarpidone, fratello di Minosse e di Radamante e quindi anche lui figlio di Zeus ed Europa. Gli scavi furono iniziati nel 1915 da Georgios Hadzidakis, continuati dalla scuola archeologica francese e proseguono ancora oggi. Sono stati trovati oggetto preziosi come il bellissimo “pendente delle api” in oro, uno scettro di ardesia a forma di pantera tutto decorato e la cosiddetta spada dell’acrobata la cui elsa laminata d’oro rappresenta un acrobata dal corpo arcuato la cui testa tocca i piedi.

 

5.5.2  AGIOS NIKOLAOS E LA COSTA NORD EST.

 

Agios Nikolaos è una cittadina che si trova sul golfo di Mirabello e il cui nome risale all’epoca bizantina quando fu costruita una cappella in onore di S. Nicola; era a quel tempo un semplice villaggio di pescatori che si sviluppò successivamente in epoca veneziana per la sua posizione privilegiata sul golfo e per le colline che circondano ad anfiteatro l’abitato. La collina che da sul mare, dove si trovava una volta l’acropoli dorica, fu occupata in epoca veneziana dal castello di Mirabello da cui prese il nome il golfo e la regione ma di cui oggi non rimane più traccia. La città è oggi un centro turistico primario detta la Saint Tropez cretese per le sue belle spiagge lungo il golfo di Mirabello. Dietro il piccolo porto, collegato da un canale scavato nel 1870, si trova il lago di Voulismeni nato dalla sorgente di un fiume sotterraneo; intorno al lago si trova il centro turistico cittadino con caffè, ristoranti e negozi.

Agios Nikolaos è il punto di partenza per la visita dei centri archeologici minoici di Gournia, Sitia e Zakros e della penisola orientale dal suo inizio nel punto più stretto dell’isola, l’istmo di Ierapetra largo circa 12 km, fino al golfo di Palekastro che è l’estremo est. La strada nazionale costeggia prima il golfo di Mirabello, passa per Gournia e Pahia Amos, segue poi un percorso più interno fino a Sitia sulla baia omonima dove finisce. Sulla catena di monti all’interno si possono vedere le numerose centrali eoliche qui installate. Sitia, nei cui dintorni è stata trovata una necropoli minoica, ha un museo archeologico che raccoglie gli oggetti provenienti da tutta l’area orientale di Creta. Proseguendo lungo la costa nord orientale, su una collina, si trova il Moni Toplou, o monastero dei cannoni perché in epoca veneziana era una delle fortezza di Creta. Il monastero ha origine nel XIV secolo e di questo è rimasto il nucleo costituito dalla chiesa decorata con affreschi ora rovinati dall’umidità e con una famosa icona datata 1770 del pittore cretese Ioannis Kornaros con scene tratte dai Vangeli. Nel 1500 il monastero fu fortificato con bastioni alti 10 m.

A circa 8 km a nord-est del monastero, vicino a Vai, si trova una delle più belle spiagge di Creta con un palmeto selvatico molto antico della famiglia delle palme da datteri. Il palmeto è stato descritto nel III secolo a.C. da Teofrasto, fondatore della botanica. Spiaggia e palmeto sono proprietà del monastero di Toplou.

Si attraversa la penisola fino alla costa sud passando per il villaggio di Palekastro vicino ad un altro sito minoico ed ellenistico, e si arriva a Kato Zakros (Zakros basso) sul mare, villaggio pittoresco con spiaggia ma aspro e roccioso intorno, vicino al sito archeologico di Zakros.

 

5.5.3  GOURNIA.

 

Il sito minoico di Gournia si trova a 19 km a sud di Agois Nikolaos sulle pendici di una collina vicina al mare. L’abitato è stato sistematicamente scavato a partire dal 1901 e risale al periodo protopalaziale, all’inizio del II millennio a.C., Gournia ebbe il suo periodo aureo fra il 1600 ed il 1450 a.C. quando fu distrutta al crollo dell’impero minoico. La sommità della collina è occupata da una piazza e vi sono i resti del palazzo del governatore locale. L’abitato ha un piano regolatore con strade lastricate che seguono le curve di livello ed altre che si arrampicano sul pendio della collina a gradinate; altre stradine portano direttamente all’ingresso delle case e c’è anche una rete di distribuzione dell’acqua con piccoli abbeveratoi davanti alle case.

 

5.5.4  ZAKROS.

 

Zakros è il sito minoico più importante della parte orientale di Creta sulla costa sud. Scoperto alla fine del 1800, gli scavi proseguono ancora oggi; è stato rinvenuto un palazzo che in grandezza viene solo dopo quelli di Cnosso, Festo e Malia, intorno c’era una grande città con un porto. Il palazzo di circa 6500 mq è un labirinto di ambienti intorno ad un cortile centrale con funzioni divise fra appartamenti reali, luoghi di culto, magazzini e laboratori artigiani. Le costruzioni avevano due o tre piani. Da Zakros provengono molti oggetti di valore come un’ascia bipenne e molti vasi ed anfore.

Si entra da sud sul lato del grande cortile. I locali più grandi si trovano sul lato ovest del cortile e sono quelli a carattere sacro con una grande sala delle cerimonie per manifestazioni civili e religiose; più ad ovest c’erano gli archivi dove sono state trovate tavolette in lineare A. Ad est del cortile si trovano gli appartamenti reali, le sale dette del re e della regina ed una cisterna di 7 m di diametro, esempio unico, per la raccolta delle acque o luogo di culto. La città si arrampica sulla collina con isolati ed un reticolo di vie. Sul lato est si apre una strada lastricata che era l’ingresso principale est al palazzo e che conduceva al porto.

 

Fonte: http://www.travelphotoblog.org/ArchivioPersonale/Eurotour.doc

Sito web: da visitare: http://www.travelphotoblog.org

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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