Diario di viaggio organizzato Aquisgrana e le Fiandre

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Diario di viaggio organizzato Aquisgrana e le Fiandre

 

AQUISGRANA E LE FIANDRE.


11-21.08.2001 - Tour organizzato da Palladio.

Il viaggio si è svolto in prevalenza nell’attuale Belgio percorrendo i centri di cultura e tradizione fiamminga ma ha avuto anche una puntata in Germania nella città di Aquisgrana, capitale di Carlo Magno e del Sacro Romano Impero a cui anche le Fiandre appartennero, con lo scopo di visitare la Cappella Palatina. In Belgio si sono visitate le città di Bruxelles, di Anversa ed altre città dell’antico Brabante, e quelle di Gand e Brugge cuore della Fiandra propriamente detta.

9.1 IL BELGIO E LA CULTURA FIAMMINGA.


9.1.1 LA STORIA.

Quando nel 57 a.C. Cesare si affacciò su queste terre le trovò abitate da tribù di Belgi distinti dalle popolazioni limitrofe dei Celti e dei Galli da cui derivavano. Augusto creò la Provincia della Gallia Belgica e le legioni romane vi rimasero fino alla fine del IV secolo quando si ritirarono dal Reno e lasciarono posto alle migrazioni dall’est dei popoli germanici, Franchi e Sassoni che in parte assimilarono la lingua e la cultura romana ed in parte mantennero lingua e cultura germanica creando le basi dell’attuale divisione linguistica di tutta la regione nota poi come Paesi Bassi e comprendente Belgio e Olanda. La regione passò sotto l’influenza dei regni franchi merovingi e carolingi e Carlo Magno la organizzò in contee con i loro tribunali di scabini e ci fu una fioritura di attività economiche e commerciali. Con la divisione dell’impero dopo Carlo Magno la regione soffrì per le incursioni dei pirati normanni che risalivano i fiumi saccheggiando le città e finirono con l’assoggettare le regioni più settentrionali (Frisia). Fu in questo periodo che si costituì il marchesato di Fiandra con Baldovino I detto Braccio di Ferro e capitale Brugge. Il marchesato si andò ingrandendo ad ovest incorporando l’Artois con Arras, pur rimanendo in linea di principio vassallo del re di Francia, e a nord e a est nei territori della Lotaringia dipendenti dalla Germania, approfittando della lotta delle investiture. Furono i feudatari della Lotaringia, come Goffredo di Buglione, ad iniziare l’avventura delle crociate e Baldovino IX, conte di Fiandra, divenne nel 1204, con la Quarta crociata, imperatore di Costantinopoli. Le crociate aprirono al commercio le vie dell’oriente. Nel corso del X fino al XII secolo si affermarono le economie delle città con le loro corporazioni e l’industria dei drappi di Fiandra che importava la lana dall’Inghilterra e li esportava, attraverso i marinai scandinavi, nel nord Europa e, ad opera dei mercanti genovesi, in Italia. Nel secolo XI si svilupparono anche le città del Brabante, Anversa, Bruxelles e Lovanio, più vicine a Colonia ed alla Germania; poi, con un secolo di ritardo, si affacciarono le città olandesi di Leida e Haarlem e, solo alla fine del XIII secolo, Rotterdam ed Amsterdam. Nel 1369, con il matrimonio di Margherita, figlia del conte di Fiandra con Filippo l’Ardito duca di Borgogna, questi ed i suoi successori iniziano il processo di unificazione del Paesi Bassi nello stato borgognone poi, con la morte di Carlo il Temerario sotto Nancy nel 1477, combattendo contro la Francia di Luigi XI, la Borgogna fu annessa alla Francia mentre i Paesi Bassi passarono a Massimiliano di Asburgo che aveva sposato la figlia di Carlo il Temerario, Maria. Sarà Carlo, il giovane nipote di Massimiliano nato nel 1500 a Gand nelle Fiandre, figlio di Filippo di Asburgo e di Giovanna la Pazza erede del trono di Spagna, a riunire sotto di sé nel 1519 la corona imperiale d’Austria, quella di Spagna ed i possedimenti dei Paesi Bassi con il nome di Carlo V. Ma con il figlio Filippo II i Paesi Bassi si staccano dalla Germania e passano alla Spagna mentre si diffonde la Riforma protestante; l’occupazione spagnola e la feroce inquisizione provocano la sollevazione delle 7 province riformate del nord corrispondenti all’attuale Olanda; queste si separano nel 1579 passando sotto l’orbita della Germania con Guglielmo d’Orange, mentre le 10 provincie cattoliche del sud rimangono sotto la Spagna. I Paesi Bassi spagnoli, che cominciano a essere indicati con il nome di Province belghe, diventano nel 1600 un campo di battaglia contesi fra la Francia ed i Borboni d’Austria, prima nell’ultimo periodo della guerra dei Trent’anni, 1635-48, poi durante la Lega di Augusta, 1688-97, quando i Francesi invadono il Belgio e bombardarono Bruxelles. Con la pace di Westfalia del 1648 che aveva sancito l’indipendenza dell’Olanda, questa aveva avuto il diritto di chiudere la Schelda alle navi provenienti da Anversa e ciò aveva messo in crisi l’economia delle Province belghe. Nel 1700 la guerra di Successione spagnola (1701-13) trasferì con il trattato di Utrecht dalla Spagna all’Austria la sovranità delle Province belghe. Anche la guerra di Successione austriaca, 1740-48, si svolse in gran parte in territorio belga conteso dalla Francia ma, con la pace di Aquisgrana, nel 1748 tutto tornò come prima. Da questo momento l’economia rifiorisce ed un canale collega Anversa al mare. Con la Rivoluzione francese, nel 1794 si ha l’invasione e l’annessione delle Province belghe alla Francia; l’amministrazione napoleonica da una parte favorì le industrie ed introdusse molte innovazioni ma il blocco continentale e l’arruolamento forzato la resero impopolare. Dopo Waterloo il Congresso di Vienna creava il Regno dei Paesi Bassi unificando Belgio, Olanda e Lussemburgo e veniva designato come re Guglielmo I di Orange-Nassau. L’unione non fu felice, le differenze etniche, di tradizioni e religione erano profonde ed il deficit dell’Olanda veniva fatto gravare sul Belgio. Il 21 agosto 1830 a Bruxelles scoppiò la rivolta con la richiesta dell’indipendenza e dopo un lungo periodo di torbidi e contrasti fra le nazioni europee, il 4 giugno del 1831 saliva al trono belga Leopoldo di Sassonia-Coburgo-Gotha. Da allora seguì un lungo periodo di prosperità con l’espansione economica e coloniale. Recenti e più note sono le drammatiche vicende nel corso delle due guerre mondiali e la ripresa nel dopoguerra che ha visto l’inserimento del Belgio e di tutti i Paesi Bassi negli organismi internazionali e nel Mercato Comune europeo.

9.1.2 L’ARTE FIAMMINGA.

L’arte fiamminga non è solo quella delle Fiandre, di Brugge e Gand, ma è quella che ha unificato e si è diffusa in tutti i Paesi Bassi irradiandosi anche nell’Europa settentrionale. Nata sotto l’influenza francese, è andata acquistando poi una sua fisionomia con lo sviluppo economico della contea delle Fiandre dal 1300 al 1500. L’architettura gotica assume una sua fisionomia regionale spinta dalle necessità di affermazione di una classe borghese che fa degli edifici pubblici il simbolo della propria indipendenza e della propria ricchezza Il gotico fiammingo e brabantino con la sua ricchezza di decorazioni, integrato con le forme classiche rinascimentali italiane, e gli stili dell’architettura civile derivati da quelli tedeschi delle città anseatiche vengono mantenuti nei secoli pur attraverso ricostruzioni e rifacimenti come simbolo di identità nazionale.
La pittura fiamminga è però l’espressione d’arte più originale. Non ci sono corti fastose e grandi committenti e le arti figurative sono al servizio della ricca borghesia mercantile, delle corporazioni e delle amministrazioni dei comuni, gli artisti sono più liberi di esprimersi e lo fanno con più spontaneità. L’arte figurativa fiamminga è fondamentalmente diversa da quella italiana e Michelangelo fu il primo a sottolinearlo nei suoi scritti, dice infatti che si tratta di un’arte descrittiva che non narra e istruisce, attrae i devoti, le donne ed i borghesi ma manca di simmetria e di arte. Dal XV al XVI secolo i pittori fiamminghi dipingevano nelle loro botteghe e vendevano le loro opere a privati per funzioni di abbellimento. I soggetti religiosi erano tratti da una pubblicazione a quel tempo di grande successo: la Imitatio vita Christi; naturalmente vesti e paesaggi erano qualli del tempo e delle regioni fiamminghe ed olandesi e questo tipo di arte influenzò anche la pittura italiana con Antonello da Messina. I creatori della scuola pittorica nelle Fiandre detta dei Primitivi furono i fratelli Hubert e Jan van Eyck nel 1400; essi introdussero due innovazioni importanti, una tecnica ed una stilistica. Dal punto di vista tecnico perfezionarono la pittura ad olio dandole luminosità e splendore e facendola preferire a quella a tempera. L’affresco non era diffuso per il clima umido che non favoriva la sua conservazione. Dal punto di vista stilistico danno rilievo ai personaggi con la luce e le ombre e li inseriscono in un paesaggio che da più realismo alle scene. Non sempre si riesce a distinguere fra la mano di Hubert e quella di Jan ma Jan, il più giovane, è considerato autore delle opere più belle. Dopo i fratelli van Eyck venne Roger van der Weyden che fu anche in Italia nel 1450, poi Hugo van der Goes che accentuò il realismo. A Brugge dominò Hans Memling seguito da Gérard David che lavorò poi ad Anversa ed a Genova in Italia e fu l’iniziatore della corrente paesaggistica. Il realismo di Van der Goes ebbe poi continuatori in Hieronymus van Aeken, detto Bosch (1450-1516) e Pieter Brueghel il Vecchio (1568-1625). La pittura dei Paesi Bassi del 1600 viene poi rinnovata da Pietro Paolo Rubens (1577-1640) con la sua scuola barocca e da Anthonis van Dyck (1599-1641).
Un’altra importante forma di artigianato artistico diffusa nelle Fiandre fu quella dei tessuti istoriati o arazzi. Gli arazzi servivano per tappezzare le pareti delle stanze e nei castelli o per creare pannelli divisori, isolavano e proteggevano dal freddo e naturalmente avevano anche funzione estetica. Nel 1300 a Parigi, Brugge e Anversa sorgono delle fabbriche e c’è una grande richiesta di panni istoriati. I Francesi parlano di tapisseries e gli inglesi di tapestry, il nome di arazzo derivò dalla città di Arras dove si producavano fili pregiati per questi tessuti detti “fin fil d’Arras” da cui arazzo. L’arazzo era un oggetto mobile che veniva smontato e portato nelle diverse residenze dei signori come i mobili e gli effetti personali. Nelle chiese gli arazzi sostituivano gli affreschi che non si conservavano e si usavano nel coro per tenere caldo ed evitare correnti d’aria ai cantori.

9.2 AQUISGRANA.


Aquisgrana è nata come colonia romana con il nome di Aquae Granni per le numerose sorgenti termali e dal nome di una divinità celtica, Grano, assimilata dai Romani a Mercurio. La città mantenne la sua importanza strategica anche dopo la caduta dell’impero romano ed entrò nell’orbita dei Franchi con i Carolingi; Pipino il Breve vi soggiornò ma fu Carlo Magno a farne la sua residenza ufficiale nel 789 e quindi capitale del Sacro Romano Impero dopo la sua incoronazione a Roma da parte di Leone III (Natale 800). Da allora la città e la sua cattedrale divenne il luogo di incoronazione di imperatori e re germanici, da Ottone I (936) a Ferdinando I (1531) e fu città simbolo del regno germanico.
Carlo Magno costruì in Aquisgrana il suo Palazzo, cittadella del potere, sull’altura che era stata il centro della colonia romana, comprendente la sua residenza, trasformata nel 1334 nello Stadhuis o Rathaus (Municipio), centro del nuovo potere comunale, la cui facciata principale da sulla piazza del Markt. Il Palazzo era un complesso di edifici di cui è rimasto poco e la Cappella Palatina è il nucleo della cattedrale di cui si vede un modello all’esterno. La Cappella fu consacrata nell’811 da papa Leone III e fu la prima importante chiesa del nord Europa, la parte centrale è a pianta ottagonale ma con deambulatorio a 16 lati, ispirata alla chiesa di S. Vitale di Ravenna, l’esterno era ispirato alla S. Pietro costantiniana di Roma. Il nucleo ottagonale ha una doppia loggia, con archi bicolori originali e colonne, usata dall’imperatore e dalla corte mentre il popolo stava in basso. Sopra è la cupola ad 8 spicchi tutta in muratura. Le volte sono decorate a mosaici di stile bizantino ravennate, tutti copie degli originali perduti o rovinati nelle modifiche successive. Al centro dell’ottagono pende un lampadario a forma di corona con 16 torrette che simboleggia la città di Gerusalemme: fu donato da Federico Barbarossa nel 1160. L’ingresso della cappella aveva un nartece poi demolito e di originale sulla facciata è rimasta una grande nicchia con arco a tutto sesto, i piloni laterali e la porta con battenti in bronzo perfettamente conservati e due protomi leonine. Davanti c’era ancora un quadriportico come quello della S. Pietro costaniniana poi demolito. Nel 1350 fu sopraelevata una torre sopra l’ingresso, poi ancora modificata nel 1800. Nel 1414 fu completato dietro l’ottagono lo splendido coro gotico destinato a reliquario; ispirato alla Ste. Chapelle di Parigi. Il coro ha affreschi di maestranze italiane del 1600 e contiene il reliquario delle ceneri di Carlo Magno dietro l’altare, un reliquario della Vergine al centro ed un pulpito in oro e pietre preziose. Carlo Magno fu fatto canonizzare da Federico Barbarossa con il consenso dell’antipapa Pasquale III e l’atto fu riconfermato da papa Alessandro III nella pace di Venezia del 1177 segnando la riconciliazione fra papato ed impero dopo la battaglia di Legnano (1176). Intorno alla cattedrale furono aggiunte in seguito cappelle periferiche: S. Anna e S. Mattia a destra e, a sinistra, quella di S. Nicola in gotico fiammeggiante del 1400, che comunicava in origine con la residenza dell’imperatore, e la cappella di S. Ubaldo dove si dice che Carlo Magno vegliasse la notte prima della consacrazione.
L’edificio a sinistra della cattedrale è anche del periodo di Carlo Magno ed è sede ora del Tesoro del Duomo. Vi si trovano tra l’altro un sarcofago romano con il ratto di Proserpina che fu per 400 anni la tomba dell’imperatore fino alla sua canonizzazione e la preziosa Croce di Lotario, figlio di Carlo Magno, della fine del X secolo, croce da processione in oro e pietre preziose e filigrana con al centro un cammeo raffigurante Augusto, il primo imperatore. C’è anche un busto di Carlo Magno in oro donato da Carlo IV nel 1349 ed un braccio d’oro reliquario che contiene il radio e l’ulna dell’imperatore, dono di Luigi IX.

9.3 BRUXELLES.


Bruxelles, Brussel in fiammingo, fu in origine centro di un mercato medievale in una valle atttraversata da un ramo della Senne ed il suo nome significava “abitato della palude”. Le vie d’acqua erano strade di comunicazioni per i commerci che contribuirono allo sviluppo della città prima come tramite fra i centri economici delle Fiandre ed i mercati del Reno (Colonia), poi con una propria industria dei drappi. Il centro del mercato fu l’attuale Grand Place ed intorno si sviluppò la città bassa, poi si andò espandendo sui rilievi vicini con la città alta. Per la sua posizione strategica, fra le Fiandre ed il Reno, fu scelta come dimora dei duchi di Brabante e quindi dei duchi di Borgogna; Carlo V ne fece la capitale dei Paesi Bassi nel 1515 poi, sotto FilippoII, iniziarono torbidi e repressioni. Dopo la separazione dall’Olanda mantenne il ruolo di capitale dei Paesi Bassi cattolici. Fu bombardata dai Francesi di Luigi XIV nel 1695, la Grand Place fu distrutta, ma in 4 anni viene ricostruita con il contributo delle corporazioni secondo gli antichi modelli ma con impronta neoclassica.

9.3.1 LA CITTÀ MONUMENTALE.

La Grand Place o Grote Markt è il cuore della città bassa, centro cittadino, politico e commerciale, un grande rettangolo regolare 110 x 68 circondato da edifici di epoche diverse ispirati a linee rinascimentali italiane ma integrati nello stile gotico brabantino ed arricchiti da motivi ornamentali barocchi ed eclettici. Dopo le distruzioni del 1695 tutti gli edifici sono stati rifatti o restaurati. Sul lato sud è il grandioso Hotel de Ville (Municipio), costruito in origine fra il 1402 ed il 1444 e poi completato con il Beffroi, la torre centrale gotico fiammeggiante alta 96 m con alla sommità l’Arcangelo Michele patrono della città; la facciata è rinascimentale nel porticato e nelle due file di finestre guelfe ma arricchita da statue e decorazioni nello stile fiorito brabantino. Il tetto è fortemente spiovente coperto con lastre di ardesia ed affollato di abbaini, agli angoli torrette a tutta altezza terminate a guglie. Al centro del lato nord è la Maison du Roi, il palazzo voluto da Carlo V come sede dei governatori delle Fiandre, oggi sede del museo comunale, con elegante facciata in tardo gotico brabantino, doppio loggiato e balconata ed una delicata torre centrale. A destra ed a sinistra della Maison du Roi, come anche sul lato ovest della piazza, si trovano le case delle corporazioni, affiancate, strette ed alte e terminate con caratteristici timpani barocchi. Sul lato est è il palazzo dei duchi di Brabante neoclassico, eretto dopo il bombardamento del 1695 e sul frontone ha un grande rilievo con il Carro dell’Abbondanza.
A sud-ovest della piazza, su rue de l’Etuve, all’angolo con rue de Chêne, si trova in una nicchia la famosa statuetta del Manneken-Pis scolpita nel 1619, divenuta il simbolo della città; al bambino nudo è invalso l’uso di regalare ricchi corredi di vestiti ora raccolti nel Museo Comunale. A nord-est della piazza si trovano le Galeries Royales de St.Hubert, lungo passaggio pedonale coperto in ferro e vetro fra facciate neorinascimentali, luogo di ritrovo con eleganti negozi; furono costruite nel 1846 ed è stata la prima galleria in Europa.
Proseguendo ad est della Grand Place si sale verso la città alta ed a metà percorso si incontra la Cattedrale dei Ss. Michele e Godula, seconda nel Brabante solo alla cattedrale di Anversa. Fu iniziata nel 1200 partendo dal coro nello stile gotico francese, poi proseguita con le navate in stile brabantino, infine fu costruita la facciata e le due torri gemelle nel XV secolo. L’interno a tre navate è grandioso, illuminato da grandi polifore a vetrate e grandi statue addossate ai pilastri. In controfacciata è da notare la vetrata della grande finestra sopra il portale con la rappresentazione del Giudizio Finale del 1566.
Dietro la cattedrale si incontra la Rue Royal, la lunga arteria che attraversa la città alta ed i quartieri ufficiali. Nel tratto nord, sulla Place du Congrès, si alza la colonna del Congresso alta 47 m e sormontata della statua di Leopoldo I, primo re del Belgio ed alla base la tomba del Milite ignoto. Percorrendo la Rue Royale in direzione sud, si ha a sinistra il Palais Royale, sede delle Camere ed il Parc de Bruxelles, poi a destra il Palais des Beaux-Arts, progetto di Victor Horta degli anni 1923-38 nel nuovo stile Art Nuveau. Più avanti a sinistra si apre la Place des Palais con la grande facciata del Palazzo Reale, neoclassico che prende a modello il Louvre; costruito nel 1700 come sede dei governatori dei Paesi Bassi austriaci è ora sede ufficiale dei reali belgi. La facciata ha tre padiglioni con due corpi che li collegano, altri due padiglioni più piccoli si trovano alle estremità in posizione avanzata collegati alla parte centrale da ali semicircolari. Il padiglione centrale ha una fronte con colonnato esastilo e timpano triangolare. Le sale del Palazzo reale sono visitabili quando non ci sono i Reali per motivi ufficiali. All’interno sono notevoli lo scalone Venezia con le vedute di questa città, la sala del Trono e la sala degli Specchi.
Rue Royale finisce a place Royal e prosegue con rue de la Régence piegando a sud-ovest; si incontrano il Musée Royale des Beaux Arts e la chiesa di Notre Dame du Sablon del XV secolo in stile gotico fiammeggiante che si è conservata con poche modifiche. In fondo alla strada è l’enorme Palazzo di Giustizia classicheggiante della seconda metà del 1800.

9.3.2 IL MUSEO REALE DELLE BELLE ARTI.

Questo museo è uno dei più importanti del mondo come il Louvre di Parigi, il Metropolitan di New York e gli Uffizi di Firenze ed è fondamentale per le raccolte di arte fiamminga primitiva e olandese. Fu istituito alla fine del 1700 e vi furono raccolte le opere razziate da Napoleone e poi lasciate nella ritirata, si andò arricchendo nel tempo ed è diventato il museo principale del Belgio; gli ultimi restauri sono di 5 anni fa. All’ingresso è una grande aula a doppia altezza con statue e rilievi. La visita si limita alle opere più significative dell’arte fiamminga e belga qui raccolte.
Le sale del XV e XVI secolo, al primo piano, sono dedicate ai primitivi fiamminghi; c’è una Deposizione di Petrus Christus, di Roger van der Weyden è il ritratto di Antonio di Borgogna in stile rinascimentale ed il trittico Sforza coi i committenti della famiglia Sforza dipinti in basso ed una Crocefissione senza proporzioni ed armonia, con figure sproporzionate al paesaggio ed estranee al contesto. Di Hieronymus van Aeken, detto Bosch (1450-1516), sono Le tentazioni di S. Antonio, una delle sue composizioni fantastiche estranee all’iconografia classica, popolata da mostri grotteschi ispirati dalle credenze popolari ed a supestizioni da incubo. Di Cranach è la Venere e Cupido, dipinto visto da Tiziano che a cui si ispirò per la sua Venere di Urbino. Una sala è dedicata a Brueghel il Vecchio (1568-1625), seguace di Bosch ed il più grande pittore fiammingo del 1500; vi si può ammirare La caduta degli Angeli ribelli che richiama Bosch con in basso figure mostruose a forma di grilli che, una volta porta fortuna, erano diventati simboli del male. La Caduta di Icaro è invece intriso del simbolismo delle sette Alchemiche che aspiravano alla conoscenza assoluta. C’è il sole, il mare, un uomo che ara, uno scorpione e la piccola scena della caduta di Icaro. Sullo stesso piano altre stanze sono dedicate a Rubens, una raccolta proveniente da donazioni di collezionisti privati. Con Rubens (1577-1640) inizia un nuovo periodo con avvicinamento all’arte italiana. Rubens da anche l’avvio ad una nuova corrente di naturalismo descrittivo con le nature morte. Nel 1601 viene in Italia ed a Mantova, diviene pittore di corte, poi va a Roma per misurarsi con l’arte classica ed a S. Maria Nuova (La Vallicella) dipinge le tre tavole con cui si inizia la corrente barocca. Nel museo è esposto il Trionfo dell’Eucaristia portata su un carro come in una processsione religiosa con la scenografia classica di un tempio a colonne e trabeazione. Allievo di Rubens nella sua bottega fu van Dyck (pron.: van Deik) da Anversa (1599-1641) autore di molti ritratti dove è evidente l’introspezione psicologica nei personaggi. Il ritratto dello scultore classicista Duquesnoy, qui esposto, fu fatto a Roma dove il pittore venne nel 1621. Come in Rubens i dipinti di van Dyck hanno contorni meno nitidi, quasi sfilacciati, e lo stesso si ritrova nelle opere dell’olandese Rembrandt van Rijn (1606-1669), unico autore di cultura ebraica, che da più importanza alle emozioni nei personaggi e nelle scene. Con un salto di 150 anni si passa alla sezione dell’Arte moderna XIX secolo (livello +1) e si può ammirare La morte di Marat di Jaques-Louis David (1748-1825); opera del 1793, rappresenta Marat morente immerso nel bagno, dove curava una malattia della pelle, con il tavolo da lavoro vicino e con in mano una lettera di Carlotta Corday, la sua assassina. Il fondo nero e la luce che emana da Marat ne fanno una scena simbolo; sotto è la dedica: “A Marat - David”. Dopo Rubens non ci sono più importanti pittori belgi e l’ultimo grande è René Magritte (1898-1967) nato a Briga a cui è dedicato tutto il livello -3 nella sezione XX secolo. Magritte offre una visione surrealistica della realtà associamdo oggetti e figure in modo antinaturalistico in una visione onirica che si rifà alla psicanalisi di Freud. Magritte richiama il fantastico e l’immaginario di Bosch e Brueghel.

9.3.3 L’ARCHITETTURA DELL’ART NUVEAU A BRUXELLES.

Bruxelles offre molti interessanti esempi di edifici nello stile dell’Art Nuveau costruiti nei primi decenni del 1900 ed il maggiore rappresentante di questa corrente fu l’architetto barone Victor Horta (1861-1947). L’Art Nuveau è un movimento che reagendo alla standardizzazione del mondo modermo che svilisce l’inventiva e l’arte vuole reintrodurla negli oggetti della vita comune e nelle abitazioni civili rivalutando l’artigianato; inizia con la scuola di Glasgow di Art and Craft fondata dall’architetto scozzese Mackintosh (1868-1928) e creò uno stile lineare arricchito da decorazioni con motivi floreali e curvilinei in ferro battuto. Lo stile si diffuse in tutta Europa e fu detto Art Nuveau nei paesi di lingua francese, Liberty in Italia, Secessione in Austria. Le facciate delle abitazioni si riconoscono per la fantasia delle decorazioni e l’uso di strutture portanti in ferro e ghisa ma anche la planimetria interna è rivoluzionaria con l’uso dei nuovi materiali che sfruttano meglio gli spazi e la creazione di livelli sfalzati sullo stesso piano, e persino l’arredamento, mobili, oggetti di uso comune, decorazioni, fino ai dettagli come le maniglie delle porte, in linea ai dettami del nuovo stile che vuole portare il bello e l’arte nella vita di ogni giorno. A Bruxelles Victor Horta progettò il Palais des Beaux Arts e, appoggiato a questo sul lato sud, i grandi magazzini Old England la cui facciata in ferro e vetro è un elegante esempio di questo stile. Oggi l’edificio è sede del Museo degli strimenti musicali (MIM). Nei quartieri meridionali, in rue Américaine n. 25, si trova la casa museo di Victor Horta costruita come propria abitazione nel 1898, due piani con mansardina ed un giardino posteriore; la facciata ha i balconi retti da colonnine di ghisa e mensole in ferro e pietra, ringhiere a pezzo unico con motivi vegetali curvilinei. L’interno è pieno di sorprese con le stanze di ogni piano su tre livelli diversi, una scala a pozzo con ringhiera in ferro e lucernaio a vetri in alto, pareti con maiolichette a forma di mattoni, mobili e particolari decorativi su disegno poprio. Un’altra opera di Horta, sfortunatamente demolita negli anni ‘30, fu la Casa del Popolo, vasta aula luogo di incontro dei Socialisti costruita con pannelli prefabbricati, vetro e strutture portanti in ghisa. Altri esempi di abitazioni in Art Nuveau si trovano nel quartiere orientale intorno a square Ambiorix (quartiere degli squares). Una di queste è la casa privata di Sait Cyr dell’architetto Gustav Stauvry allievo di Horta, stretta fra due ediffici vicini e sviluppata in altezza e profondità, 4 piani ed un seminterrato. Il primo piano è rialzato e scala frontale, il secondo e terzo piano hanno balconi collegati da colonnine portanti di ghisa che partono da due mensole in pietra, vetrate continue sulle facciate e balaustre in ferro battuto. Il quarto piano ha un grande occhio in pietra arenaria. Altre case si trovano in boulevard Clovis e nella perpendicolare rue des Gravelines con esempi di bow windows. Di Victor Horta sono le due case affiancate di rue Palmerstron costruite negli anni 1895-1901, la prima in metallo e vetro, ora ambasciata di Giordania, in pietra quella in angolo ora Hotel van Betveld.

9.3.4 L’ATOMIUM NEL PARCO DE LAEKEN.

Nei quartieri nord della città si trova il grande parco di Laeken di 160 ha, creato nel 1850 da re Leopoldo II, dove si trova l’attuale residenza reale. A nord-est, fuori dal parco, si trova l’Atomium costruito nel 1958 in occasione dell’Esposizione Universale per la mostra dell’utilizzazione pacifica dell’energia nucleare. Si tratta di 9 sfere di 18 m di diametro, con struttura reticolare a triangoli in acciaio, rivestite di alluminio e collegate fra di loro da tubi di acciaio del diametro di 3 m. Riproduce in scala molto ingrandita il reticolo cristallino del ferro. Il tutto è sorretto da tre piloni in acciaio; un ascensore porta alla sfera più alta posta a circa 100 m di altezza da cui si può osservare il panorama. Si può osservare da qui il Parco della piccola Europa con le riproduzioni in scala ridotta dei monumenti delle più importanti città d’Europa. Una scala mobile porta anche dalla prima sfera ad un’altra sfera laterale. All’interno tutte le strutture metalliche, cavi e tubazioni di servizio, sono a vista.

9.3.5 DINTORNI DI BRUXELLES: WATERLOO.

La cittadina di Waterloo, 18 km a sud di Bruxelles, conserva il ricordo della famosa battaglia del 18 giugno 1815 che segnò la definitiva disfatta di Napoleone. Al centro dei luoghi della battaglia è stata eretta una collinetta conica alta 45 m sulla cui sommità è stato posto su un piedistallo un grande leone di ghisa che guarda verso la Francia. Si sale sulla collinetta da una scala con 225 gradini e dall’alto si ha il panorama a giro d’orizzonte dei campi coltivati senza più tracce apparenti della storica giornata. Ai piedi della collina si trova un edificio circolare detto il Panorama della battaglia nel cui interno è stata riprodotta la scena della battaglia con fondali dipinti e riproduzioni degli episodi salienti degli eserciti in campo. Sparsi nei dintorni vi sono ancora molti luoghi che ricordano la presenza dei protagonisti della battaglia: Napoleone, Wellington, von Blücher, e dei loro eserciti, vi è ricordato anche Victor Hugo che qui scrisse nel 1861 la descrizione epica della battaglia per il suo libro dei Miserabili. Oggi tutto è solo attrazione turistica.

9.4 CITTADINE DEL BRABANTE.


Si fa sosta in una serie di cittadine intorno a Bruxelles che storicamente facevano parte del ducato del Brabante anche se oggi alcune sono fuori dai confini amministrativi dell’attuale provincia del Brabante.

9.4.1 NIVELLES.

Nivelles si trova a 31 km a sud di Bruxelles, è un piccolo centro nato nel VII secolo intorno alla Collegiata di S. Geltrude, una principessa carolingia figlia di Pipino I qui sepolta. Al tempo della santa c’era una chiesa merovingia, ed un’abbazia poi una chiesa carolingia. Con le donazioni l’abbazia divenne proprietaria di vasti territori del Brabante meridionale. Dall’inizio del 1000, sotto i re di Germania, fu costruita la nuova chiesa secondo i canoni del romanico renano di cui è oggi una delle più impotanti testimonianze. La chiesa è bicefala con due transetti e due cori alle due estremità. Il primo ad essere costruito fu il transetto occidentale, poi la navata, il transetto ed il coro orientale. Nel XII secolo fu costruito il coro occidentale con un alto avancorpo abbellito da due torrette laterali. Nel 1600 fu aggiunta all’avancorpo una torre tardogotica rifatta dopo le distruzioni dell’ultima guerra. L’interno, romanico, è a tre navate con archi a tutto sesto e pilastri quadrati; statue, pulpito ed altare sono aggiunte barocche. Sotto il coro orientale si scende nella cripta dove si trovano i resti delle chiese precedenti e la tomba di S. Geltrude. Sul lato nord c’è il grande chiostro ed il monastero.

9.4.2 LOVANIO.

Sulla riva sinistra della Dyle che attraversa la città di Lovanio, 23 km ad est di Bruxelles, sorse nel IX secolo un accampamento normanno ma la città si sviluppò nel secolo XII essendo, come Bruxelles, nella via di comunicazione che collegava le Fiandre a Colonia. Dal XIII secolo fiorì la tessitura e l’industria dei panni, la popolazione si accrebbe e vennero create le corporazioni che acquistarono sempre maggiore indipendenza amministrativa rispetto al duca di Brabante. Nel 1400 la città subì una profonda trasformazione, fu creata l’università, che fino ad oggi è una delle più importanti del Belgio, ebbe una cinta di mura, il cui tracciato è oggi indicato dai grandi viali di circumvallazione, e furono eretti i suoi più importanti monumenti cioè la chiesa di S. Pietro e lo Stadhuis (Municipio). La chiesa di S. Pietro (Sint-Pieter) fu costruita nel 1425 sostituendo una cattedrale del 1100, tipica architettura brabantina tardo gotico fiorito, il transetto si trova a metà della navata ed il coro è molto profondo e luminoso per le grandi finestre. All’interno una gigantesca croce pende sospesa sull’altare, l’abside ha un giro di cappelle laterali fra i contrafforti esterni; il pulpito in legno è del 1700. Lo Stadhuis fu iniziato nel 1439 e finito nel 1463, sorto sul luogo del palazzo arcivescovile, doveva competere con il municipio di Bruxelles; è stato ristrutturato alla fine del 1800 ed è rimasto indenne dalle due guerre mondiali. La facciata che da sulla piazza del Grote Markt ha tre ordini di finestre crociate con una profusione di nicchie, statue, pinnacoli e decorazioni nello stile brabantino. Le statue raffigurano artisti, scienziati, papi, uomini politici e rappresenntanti delle corporazioni, monarchi stranieri e nazionali che ebbero influenza su questa città. Entrando al primo livello c’è la vasta sala di attesa con soffitto a travi di legno, statue del 1800, targhe commemorative ed un gran numero di bandiere, in testa quelle del Belgio, del Brabante e della Comunità fiamminga, sul lato della facciata le bandiere delle sette famiglie patrizie e sul lato opposto le bandiere dalla città e dei comuni associati. Seguono una sala riunioni con ritrati di borgomastri e la sala dei matrimoni, antica sala del tribunale, ricca di affreschi e decorazioni. Una scala porta ai piani superiori; al secondo livello c’è la grande Sala gotica, sala di ricevimenti dove si tiene il consiglio comunale con un camino neogotico e grandi quadri di personaggi della città. Accanto si trova la piccola sala gotica con soffitto ligneo scolpito a volte pensili. Al terzo livello ci sono gli Archivi.
Un quartiere caratteristici di Lovanio è quello del Groot Begijnhof, o Gran Beghinaggio, a sud del centro monumentale; era questo il quartiere dell’antica comunità delle beghine congregazioni sorte e diffusasi, prima a Liegi e nelle Fiandre e poi anche in Francia e Germania, al tempo delle crociate per accogliere le donne rimaste sole o vedove in ambienti semiconventuali ma senza obbligo di pronunziare voti e sempre libere di tornare alla vita normale. Le beghine seguivano pratiche religiose, indossavano un loro costume e si dedicavano a lavori di ricamo (tombolo) che rappresentavano la loro attività economica principale ma molte beghine provenivano da famiglie facoltose e portavano doti cospicue. Nei Paesi Bassi il beghinaggio è rimasto fino al 1700 mantenendo più a lungo lo spirito originario mentre altrove fu spesso perseguitato dalle autorità religiose e le congregazioni furono soppresse durante la riforma. Il Beghinaggio di Lovanio è costituito da circa 70 case a schiera costruite fra il 1400 ed il 1700 e da una chiesa del 1300 dedicata a S. Giovanni; il tutto è recintato ed attraversato dai canali della Dyle. Oggi il complesso è adibito a residence dell’università di Lovanio.

9.4.3 SINT TRUIDEN.

Sint Truiden è una cittadina di lingua fiamminga a 63 km a est di Bruxelles; appartiene oggi alla provincia di Limburgo (capitale Hasselt), caratteristica è la grande piazza con al centro lo Stadhuis del 1700 ed il beffroi rinascimentale del 1600. In fondo alla piazza è la collegiata di Nostra Signora, chiesa del 1300-1400 con alta torre sulla facciata rifatta nel 1800, sulla sinistra la torre normanna in pietra calcarea di un’antica abbazia benedettina, unica parte originale rimasta del 1100. Fuori dal centro, in direzione nord, sorge un antico Begijnhof riconosciuto da Innocenzo III nel 1116 e la chiesa consacrata nel 1258 e ricostruita a metà del 1500 durante le guerre di religione; questa è l’unica a conservare affreschi del 1200-1300 in verità abbastanza mutili. I più antichi sono quelli del coro fra le finestre, un altro, su un pilastro della navata centrale, rappresenta la Dormitio Virginis.

9.4.4 MAASEIK.

Anche Maaseik è una cittadina di lingua fiamminga, si trova sulla riva sinistra della Mosa che segna il confine con l’Olanda a 42 km da Hasselt, capitale del Limburgo. La città è ritenuta il luogo di nascita dei fratelli Hubert e Jan van Eyck i due più grandi rappresentanti della pittura fiamminga primitiva e fra gli iniziatori di quella moderna, vi si trovano inoltre un gran numero di abitazioni rinascimentali con ancora le loro coperture lignee. Nella chiesa di S. Caterina sono conservati un evangeliario del secolo VIII che è il più antico manoscritto esistente in Belgio. Caratteristico è il Museactron dove si trovano un’antica farmacia della fine del 1500 che, dopo la morte dell’ultimo proprietario nel novembre del 1959, ha costituito il primo nucleo del museo fondato nel 1962. Questo comprende anche un’antica panetteria nel piano sotterraneo ed il museo regionale archeologico al piano superiore; all’ingresso del museo si trova un tronco con un antico conio per monete. La Chiesa di Nostra Signora dei Crociati, oggi in stile rococò del 1700 ed in corso di restauro, ha sull’altare una pala di van Dyck rappresentante una Deposizione, una delle poche opere di carattere religioso dell’artista. Van Dyk era stato già a Roma dove aveva tratto ispirazione dalle opere di Domenichino, Reni e Rubens ed un raffronto si può fare con il celebre Crocifisso di Reni sull’altare di S. Lorenzo in Lucina a Roma. Qui il Cristo guarda in alto come a chiedere al Padre perché lo abbia abbandonato, a destra è la figura del frate committente.

9.4.5 MECHELEN.

Mechelen si trova 20 km a sud di Anversa e fu capitale dei Paesi Bassi borgognoni nel 1493 sotto Margherita d’Austria, figlia di Massimiliano d’Austria e di Maria di Borgogna. La città si era sviluppata nel X secolo con la fondazione dell’abbazia di S. Romualdo, un monaco irlandese che qui si era ritirato ed a cui erano stati attribuiti molti miracoli da intercessione. La cattedrale, appunto dedicata a S. Romualdo (Sint Rombout), è oggi la sede vescovile più importante del Belgio; la costruzione fu iniziata nel 1217 e durò circa tre secoli, fu iniziata come sempre dal coro orientato ad est in gotico brabantino, poi furono costruiti il transetto e le navate e, ultima, l’imponente torre sulla facciata alta 97 m, una delle più grandi del Belgio. L’interno è a tre navate e a croce latina, cappelle laterali solo sulla navata di sinistra ed altre intorno al deambulatorio del coro. Sono tipiche brabantine le statue di santi ed evangelisti sui pilastri cilindrici della navata centrale e le gallerie cieche in alto. Nel transetto destro si trova la Crocefissione di van Dyck, suo capolavoro con la luce che illumina il Cristo e la Maddalena. A sud della cattedrale si apre la grande piazza del mercato (Grote Markt) con al centro la statua di Margherita d’Austria, alle sue spalle sta lo Stadhuis con la parte destra del 1300, sobria come una fortezza, ed a sinistra la nuova facciata gotico fiammeggiante fatta costruira da Carlo V nel 1521. Dalla piazza si dipartono tutte le strade principali, a sud-est si attraversa la Dijle e sulla sua riva sinistra si trovano alcune antiche case caratteristiche come la casa dei Diavoli sulla cui facciata sono scolpite figure in legno con gambe da caproni e la casa del paradiso con le figure di Adamo ed Eva. Smpre in direzione sud-est, sulla grande circonvallazione moderna, antico tracciato delle mura, si trova la Porta di Brussel, unico resto delle fortificazioni del 1500 con due torri cilindriche a copertura conica.
Oltre ad un interessante museo di carillon, testimonianza di un antico artigianato, Mehelen è nota per l’arte della tessitura degli arazzi la cui antica tradizione si mantiene ancora nella Manifattura De Witt che ha sede in un edificio del 1400 vicino al museo diocesano. La tessitura degli arazzi è fatta ancora con metodi manuali usando telai orizzontali o verticali. Oggi vi lavorano 15 persone che si dedicano anche al restauro di arazzi antichi. Un arazzo nuovo richiede circa 10 mesi di lavoro di una persona ed il costo orientativo è di 12,5 milioni di lire (italiane) al mq. L’ordito è fatto di fili di lana o di cotone, oggi preferito perché più resistente, per la trama, che riproduce il disegno, si usano fili di lana colorati. L’arazzo è fatto da una parte centrale dove è raffigurata una storia fornita con un disegno da un artista e da una bordatura che è caratteristica di ogni manifattura e quindi per gli arazzi antichi dal bordo si può risalire alla bottega. Il restauro di un arazzo antico comincia sempre con un lavaggio a pioggia con acqua tiepida e detersivo che attraversa l’arazzo aspirata da una camera a vuoto sottostante. L’operazione di restauro si può fare con il metodo classico che ricostruisce trama ed ordito ma non è preferito perché non si può più rifare e con il tempo si rende sempre più evidente nei colori, oppure con il metodo di conservazione che consiste nell’applicare posteriormente un tessuto di conservazione con colore neutro, se però la zona da restaurare è ampia si ricostruisce la trama ma sempre sul tessuto di conservazione. La visita alla Manifattura inizia da alcune sale dove sono esposti antichi arazzi con soggetti storici (crociate) provenienti dalla Francia ed altri con paesaggi fatti a Bruxelles nel 1600, si passa quindi alla sala del telaio con un arazzo in lavorazione e quindi al laboratorio di restauro al piano superiore.

9.5 ANVERSA.


Anversa (Antwerpen) è la seconda città del Belgio, posta a 88 km dal mare sulla riva destra della Schelda ha un porto che per importanza è il terzo del mondo dopo Rotterdam e New York. Al tempo dei Romani era una zona paludosa e scarse sono le testimonianze della presenza romana; si è tramandata solo la leggenda del legionario Silvius Bravo che uccise un feroce gigante e ne gettò la mano nel fiume da cui ha origine del nome della città: hand-werpen (la mano gettata). Le prime notizie sicure della città sono del VII secolo quando S. Amand fondò la prima chiesa e chiamò dei monaci benedettini irlandesi per evangelizzare le popolazioni e bonificare la zona. Del secolo XI è la prima cerchia di mura, cosa che testimonia uno sviluppo economico e la necessità di una difesa contro i Normanni. Nel XIII secolo i conti di Brabante fanno allargare la cerchia di mura; nel 1400 sotto i duchi di Borgogna si sviluppano le corporazioni, nuove comunità con interessi commerciali acquistano la residenza specie quelle italiane con lombardi, toscani e le famiglie Spinola e Pallavicini di Genova; la prima Borsa nasce ad Anversa nel 1480, il porto di Anversa diviene l’emporio principale delle spezie e pietre preziose provenienti dalle Indie. Nel 1500 Anversa ha soppiantato Brugge e Bruxelles come centro economico e viene creata la terza cinta muraria opera di architetti italiani. A questo punto lo sviluppo della città si interrompe con lo scoppio delle guerre di religione, viene saccheggiata nel 1576 dagli Spagnoli, sottoposta al terrore dell’Inquisizione dal duca d’Alba ed infine occupata nel 1586 da Alessandro Farnese, generale di Carlo V. Il colpo di grazia lo riceve poi nel 1606 con l’indipendenza delle sette Provincie Unite del nord che bloccano il suo sbocco sul mare. Riavrà via libera dalla foce della Schelda solo con l’occupazione francese del 1795 ma nel frattempo aveva mantenuto il suo primato nell’architettura e specialmente nella pittura con Rubens e van Dyck.

9.5.1 LA CITTÀ MONUMENTALE.

Il Grote Markt è la piazza principale con il lato ovest occupato dallo Stadhuis (Municipio) capolavoro rinascimentale della metà del 1500, classico è il portico a bugne in basso e le grandi finestre crociate fra lesene ioniche e colonne, fiammingo è il corpo centrale con il frontone e due obelischi ai lati su cui è scritto SPQA (Senatus Populusque Anversanorum). Al centro della piazza una fontana con la statua a Silvius Bravo ricorda la leggenda che ha dato il nome alla città: il legionario in alto con la mano del gigante e questi che giace ai suoi piedi con l’acqua che spilla dalla ferita. Sul lato nord c’è una fila di antiche case delle corporazioni: la casa dei Bottai, della Balestra vecchia, della Balestra nuova (che è la più antica), dei Tessitori e dei Conciatori, tutte con i simboli dei mestieri.
La cattedrale di Nostra Signora è la più grande chiesa gotica del Belgio, iniziata nel 1352 a partire dal coro fu proseguita a 5 navate nel 1400 ed aggiunte altre due navate alla fine del secolo. Sulla facciata, a sinistra del portale, fu costruita nel 1500 la stupenda torre gorico fiammeggiante alta 123 m, la torre a destra invece è rimasta incompiuta; la cattedrale fu finita nel 1600. Il primo architetto, nel 1400, fu Jan Appelman di Boulogne e lo ricorda un gruppo di bronzo ai piedi della facciata. L’interno è grandioso con le sue 7 navate tutte della stessa altezza, secondo lo schema delle allenkirchen tedesche, divise da pilastri polistili. Profondo è il coro con altare barocco, sopra cui pende sospesa una grande croce, ed una pala, opera di Rubens del 1626, rappresentante l’Assunzione. Altre due opere di Rubens sono nel transetto:il trittico della Crocifissione del 1610 con a destra la cattura dei ladroni ed a sinistra la Madonna e la Maddalena ed il trittico della Deposizione del 1612 con a sinistra la Visitazione ed a destra la Presentazione al Tempio.
Di fronte alla cattedrale la Suiker Rui porta ad una terrazza sulla Schelda larga qui circa 400 m; non ci sono ponti che attraversano il fiume ma tre tunnel, uno pedonale, uno per le auto ed uno per la ferrovia. Dalla terrazza si vede da un lato il centro con la cattedrale e dall’altro la Schelda e, a valle sulla riva destra, il Castello (Stern), tutto in pietra calcarea, costruito nel XIII secolo ma più volte rifatto. Oggi è sede del Museo Nazionele delle Arti Navali con numerose sale; all’esterno dietro il castello, si trovano in mostra antiche nvi ed imbarcazioni.
Vicino al Castello ma più lontano dalla Schelda si trova un altro interessante edificio: il Vleeshuis o Casa della Carne, la sede della Corporazione dei Macellai, costruita all’inizio del 1500 con pietra bianca e ricorsi di mattoni rossi, tre piani, frontone e torrette d’angolo. Vi erano gli uffici amministrativi e le sale riunioni ma vi si poteva anche vendere la carne. Più ad est si trova la Oude Burs, la Vecchia Borsa del 1515, l’edificio di borsa più antico nel cui cortile a portici con archi lobati si riunivano due volte al giorno gli operatori divisi per gruppi nazionali, italiani, inglesi e fiamminghi per scambiarsi i titoli di carta inventati da un veneziano.
Poco più a nord si trova la chiesa domenicana di S. Paolo costruita nella prima metà del XVI secolo ma con un campanile del 1600. Fuori sulla destra c’è un antico cimitero ed un calvario del 1700 scolpito su un roccia su più livelli con una Pietà ed una Crocefissione in alto. L’interno è barocco e restaurato dopo l’incendio del 1968. Nel Transetto destro si trova una Disputa del Sacramento di Rubens e nella navata sinistra tavole con storie di Cristo una delle quali è di van Dyck.

9.5.2 LA CASA DI RUBENS.

Anversa è la patria adottiva di Pierre Paul Rubens, di Anversa erano i suoi genitori appartenenti ad un’antica famiglia ma il padre si era trasferito in Germania nel 1568 durante le guerre di religione per sfuggire alle persecuzioni del duca d’Alba e Pierre nacque a Sirgen in Westfalia nel 1577. Morto il padre, la madre cattolica ritorna ad Anversa nel 1587 e qui il giovane Pierre completò la sua educazione. Cominciò a dipingere tardi, a 15 anni, ebbe tre fiamminghi come maestri e cominciò ad apprezzare l’arte italiana che in quel periodo influenzava fortemente la pittura fiamminga. Nel 1600 decide di andare in Italia, a Venezia incontra Vincenzo Gonzaga che lo invita a Mantova e lo nomina pittore di corte ma Manntova non gli basta, va a Firenza per il matrimonio per procura di Maria dei Medici con Enrico IV, poi a Genova e infine Roma nel 1605 studiandone le opere d’arte; si ispirò a Mantegna, Tiziano, Domenichino e Caravaggio, lavorò a S. Croce ed alla Chiesa Nuova (la Vallicella) dove le sue opere segnarono l’inizio del barocco; ebbe anche missioni diplomatiche e tenne un vasto epistolario con le corti del tempo. Nel 1608, saputo della madre malata, parte per Anversa, un viaggio di 5 settimane, ma la madre è già morta e Rubens non tornerà più in Italia, anche se continuerà a viaggiare per le corti d’Europa, e morirà ad Anversa nel 1640. Ad Anversa inizia il periodo più fecondo della sua maturità, ha ordinazioni da ogni parte, un gran numero di allievi fra cui van Dyck, acquista una casa che trasforma e ne fa un omaggio all’arte italiana. La casa di Rubens ad Anversa è oggi un museo, restaurata dopo lungo abbandono nel 1946; è divisa in due ali, a sinitra quella tradizionale fiamminga che era il luogo di abitazione con mobili e suppellettili in gran parte originali, a destra il suo atelier in forme classiche. Dietro la casa è un piccolo giardino con portico, fontane, statue ed un padiglione con statua di Ercole. All’interno vi sono molti quadri ed oggetti da lui collezionati ed una sua Annunciazione.

9.6 GAND.


Gand, come Anversa, ebbe origine dall’evangelizzazione di S. Amand nel VII secolo quando, venuto dall’Aquitania, fondò qui due monasteri benedettini. A metà del IX secolo Baldovino Braccio di Ferro, conte di Fiandra, vi costruì un castello a difesa contro le scorrerie dei Normanni. La rete fluviale formata dalla confluenza della Leie (Lys) con la Schelda favorì il commercio con la creazione di un porto che collegava la città con i paesi nordici e l’Inghilterra e con la Germania. Dal XII al XIV secolo Gand raggiunse il massimo della sua floridezza economica con la tessitura dei drappi di lana ed il commercio. Nel 1382 cade sotto la dominazione dei duchi di Borgogna poi sotto la dominazione asburgica e della Spagna. Rivolte e guerre di religione bloccano lo sviluppo economico già compromesso dalla concorrenza di Bruxelles ed Anversa. La città si riprende solo nel 1800 con la costruzione di un canale verso il mare separato dalla Schelda e la creazione di nuove industrie.

9.6.1 IL CENTRO STORICO.

Centro della città e simbolo dell’indipendenza comunale è il Beffroi (Belfort) la poderosa torre quadrata del 1313-21 di puro stile gotico in pietra calcarea con quattro torrioncini angolari ed una guglia sormontata da una banderuola a forma di drago. Addossata alla torre è la Lakenhalle, la casa della lana o mercato dei tessuti, del 1426 in tardogotico bramantino, questa prospetta su una grande piazza di fronte alla cattedrale di S. Bavone (Sint Baafs) edificio gotico iniziato nel 1228 dal coro e dalle cappelle radiali, proseguito fino al 1500 con le navate, il transetto e la torre portico sulla facciata alta 82 m, e finita solo nel 1600. L’interno è a tre navate, profondo presbiterio e coro illuminati da grandi polifore, un altare barocco con la glorificazione di S. Bavone, stalli del coro in legno scolpito con scene del vecchio e nuovo Testamento. Nel transetto di destra sono esposti gli stemmi dei cavalieri del Toson d’oro, un ordine militare cavalleresco del 1559 che qui si riuniva. Nella navata centrale, a destra, è un grande pulpito in legno di quercia e marmo del 1700 con la statua della Verità che corregge l’Errore. La cattedrale possiede due importanti capolavori che ornavano due cappelle del coro: S. Bavone a Gand di Rubens (1624), ora esposto nel transetto sinistro, ed il grande polittico dell’Agnello mistico di Hubert e Jan van Eyck del 1432, ora sistemato nella cappella Villa, a sinistra dell’ingresso. L’opera di Rubens ha come modello il Tintoretto e il Veronese ma con ambientazione fiamminga ed architettura classica, rappresenta sotto S. Bavone che distribuisce cibo ai poveri e sopra davanti al vescovo. Il polittico dei fratelli van Eyck è il loro maggiore capolavoro e rappresenta una rivoluzione nella scuola pittorica fiamminga. L’opera ha avuto una storia travagliata, già nel 1500 andò perduta una predella, poi nel 1800, le due ante furono vendute e smembrate e finirono nei musei di Berlino e di Bruxelles; solo dopo la prima guerra mondiale le parti furono restituite e l’opera ricomposta, La scena principale è al centro in basso con l’adorazione dell’Agnello mistico da parte degli angeli e dei personaggi del vecchio e nuovo Testamento, nella parte superiore il Padreterno fra la Madonna e S. Giovanni Battista; nelle due ante aperte, in alto angeli, Adamo ed Eva, Caino ed Abele, in basso soldati e giudici, eremiti e pellegrini; sulle ante chiuse, in basso i coniugi Vydt committenti presentati da i due S. Giovanni ed in alto una bellissima Annunciazione sormontata da Profeti e Sibille. La cattedrale ha anche una cripta del 1150, resto dell’antica chiesa romanica ristrutturata nel XIV secolo, con 4 navate, colonnine e pilastri; vi è conservato il reliquario di S. Amand in argento a forma di casa e vi si trovano degli affreschi fra cui un trittico con una vista del castello dei conti di Fiandra nel 1600.
Dietro la cattedrale si trova il monumento ai fratelli van Eyck, omaggio della città ai due pittori eretto nel 1913. Al di là della Lakenhalle, dove sorge il Beffroi, c’è la piazza del mercato della lana e sul lato nord sorge la nuova facciata rinascimentale dello Stadhuis (1600), l’antica facciata del 1500 è invece quella opposta in gotico fiorito ricca di sculture e statue. Sul lato ovest della piazza è il coro della poderosa chiesa di S. Nicola (Sint Niklaas), gotico primitiva della prima metà del XIII secolo, con grande torre quadrata sulla crociera del transetto. La facciata di S. Nicola guarda verso la Leie ed il ponte di S. Michele che lo attraversa, dal ponte si ha verso est una magnifica vista del centro monumentale e, verso nord, dell’area dell’antico porto commerciale con le case più antiche; nello sfondo è il castello dei conti di Fiandra. Sulla spianata destra del porto, detta Graslei, si allineano le sedi delle corporazioni e quelle per la riscossione delle gabelle. La più antica è proprio la casa della Tappa (gabella) dei grani del XIII secolo di forme romaniche, bifore ed il frontone a gradoni fiammingo, a fianco è poi la piccola casa del Ricevitore di Tappa.
Il castello dei conti di Fiandra rimonta al periodo feudale, costruito da Baldovino Braccio di Ferro nel IX secolo, ricostruito nel XII secolo e restaurato alla fine del 1800. Il nucleo centrale è la parte più antica con appartamenti e sala di udienza ed un piccolo museo della tortura. Salendo al cammino di ronda si ha un superbo panorama della città con le sue torri.
Gand è stata la città natale di Carlo V ma del palazzo dove nacque è rimasto solo un ingresso ad arco sotto il quale passa la Prinsenhof a nord-est del centro. Vicino passava l’antica cerchia di mura e vi sorge isolato il Rabot, fortino a cavallo della Leie nel punto dove si trova una chiusa, rabot significa appunto chiusa in fiammingo. L’edificio è costituito da un corpo centrale con frontone a gradoni posto a cavallo del fiume e da due torrioni cilindrici a copertura conica molto accentuata.

9.7 BRUGGE.


La città sorse in origine all’estremità di una profonda insenatura, lo Zwin estuario del Rei, che ne faceva un porto sicuro a 13 km dal mare. Un castello vi fu costruito nell’865 dal conte di Fiandra Baldovino Braccio di Ferro e la città si sviluppò subito con i commerci. Nel XIII secolo fu fra le città fondatrici della Lega Anseatica con le città del Mare del Nord e nel XV secolo raggiunse il culmine della sua ricchezza e della sua fama come centro dell’architettura e della scuola pittorica fiamminga. Poi, alla fine del XV secolo, inizia la sua decadenza per l’insabbiamento dello Zwin, la concorrenza di Anversa ed a seguito della sua rivolta contro Massimiliano di Asburgo, erede dei Borgogna. Anche se nel 1500 ha ancora dei momenti di splendore la città muore fino alla fine del XIX secolo quando industria e commercio riprendono vigore. Brugge è oggi capitale della Fiandra occidentale, il suo centro storico ha mantenuto il carattere medievale ed è ricca delle opere d’arte del suo passato che ne fanno una delle principali attrazioni turistiche del Belgio.

9.7.1 LA CITTÀ MONUMENTALE.

La città antica è delimitata da canali lungo l’antico percorso della cinta muraria del 1400, il centro è attraversato dal Rei che si ramifica all’interno in una rete di canali. Il cuore della città è il Markt, la grande piazza dove sorge, isolato sul lato sud, l’edificio delle Hallen, sede delle corporazioni dei mercanti costruito nel 1248 e completato dalla torre (Beffroi) simbolo del potere civico alta 80 m, una delle più belle del Belgio; del 1484 è la torretta ottagonale alla sua sommità. Al primo piano della torre è una loggia (arengario) da cui si promulgavano i regolamenti delle corporazioni. Entrando dal portone centrale si passa alla vasta corte interna con loggette rinascimentali, luogo di incontro dei mercanti. Sul lato opposto della piazza, si trovano una serie di edifici dai frontoni triangolari uno diverso dall’altro costruiti fra il 1500 ed il 1600. Ad est del Markt, collegata da una breve strada, è la seconda piazza importante: il Burg più piccola ma con altri preziosi edifici. Sul lato sud al centro è lo Stadhuis gotico fiammingo costruito negli anni 1376-1420, in pietra bianca con alte finestre a bifore e sotto gli stemmi delle corporazoni e delle città della Lega Anseatica. Fra le finestre numerose statue di notabili, borgomastri e giudici, in alto tre torrette a cuspide e sul tetto abbaini con angeli dorati. Al primo piano è la fastosa sala gotica. A sinistra dello Stadhuis si trova la Cancelleria, palazzo rinascimentale ora in restauro ed a destra la basilica del Sacro Sangue con due chiese sovrapposte, quella inferiore è del 1140 mentre la superiore ha l’interno tutto rifatto nel 1800.
Passando sotto un arco del palazzo della Cancelleria, un vicolo detto Blinde Ezelstraat o strada dell’asino cieco, si attraversa su un ponte il canale alle spalle dello Stadhuis. Qui si percorre la Riva dei Marinai (Steenhouversdijk) con il mercato del pesce e la Groenerei (la riva verde), la più bella passeggiata della città lungo i canali con scorci suggestivi di antichi palazzi che si specchiano nell’acqua, ponti a schiena d’asino e verso sud la vista della torre della cattedrale di Nostra Signora. Percorrendo il Dijver, la passeggiata sotto i tigli verso sud, si ha a sinistra il museo comunale Groeninge dedicato alla pittura fiamminga, poi si raggiunge la cattedrale di Nostra Signora (Vrouwekerk) iniziata nel 1270 in gotico francese, con il coro poligonale a contrafforti esterni ed una torre alta 122 m che si alza dal fondo della navata sinistra. Alla costruzione la cattedrale stava fuori dalla cerchia della città e solo successivamente vi fu inglobata. La facciata è rivolta a ovest, l’interno è a 5 navate senza transetto con pilastri a fascio e statue di Apostoli addossate secondo l’uso fiammingo, un loggiato cieco sopra la navata centrale ed un crocifisso appeso sopra l’altare. L’opera più importante che racchiude è la statua in marmo di Carrara della Madonna con bambino di Michelangelo, detta la Vergine pensosa, una delle sue rare opere non rimaste in Italia. La statua fu scolpita nel 1504 e faceva parte del monumento funebre del cardinale Piccolonimi destinato alla cattedrale di Siena; poiché il monumento venne ridotto, la statua fu acquistata dal mercante fiammingo Mouscron, trasportata a Brugge ed infine donata alla cattedrale. La statua si trova nella cappella della navata destra con due virtù ai lati ed una pala raffigurante l’Ultima Cena in alto; la nicchia dove si trova la statua è riproduce quella prevista da Michelangelo nel monumento a cui era destinata.
A sud-ovest della cattedrale c’è il complesso dell’Ospedale di S. Giovanni (Sint Jan) iniziato nel XII secolo e poi ingrandito nei secoli successivi. Interessante è la Farmacia del XVII e XVIII secolo che era aperta anche al pubblico; il suo laboratorio usava le erbe officinali coltivate nel “giardino dei semplici” dell’ospedale fuori città. I locali della farmacia hanno pareti con piastrelle di maiolica, mobili con attrezzature originali e la collezione dei ritratti dei tutori dell’ospedale, dai più antichi a quelli moderni. Vicino all’ospedale è il museo Memling dedicato al pittore tedesco morto a Brugge nel 1494. Più a sud si trova il quartiere del Begijnhof cinto da mura e bagnato su due lati dai rami del Rei. Si accede da un ponte a schiena d’asino e da un portale sormontato dalla statua della protettrice S. Elisabetta. All’interno un grande cortile alberato e tutto intorno affiancate le case delle beghine con le facciate bianche e lo zoccolo nero. Vicino all’ingresso c’è la casa della custode e della Superiora con mobili e suppellettili originali; accanto è anche la piccola chiesa barocca. Il Beghinaggio di Brugge è uno dei più antichi, fu fondato nel 1245 da Margherita contessa di Fiandra; oggi c’è una comunità di benedettine. A sud del Beghinaggio i canali si allargano in un ampio specchio d’acqua regolato da chiuse, è uno dei posti più belli detto il “lago d’amore”.
Un percorso interessante è quello dei canali attrverso la città a bordo di motobarche. Ci si imbarca dietro la Stadhuis e si seguono prima i canali verso nord lungo la Groenerei e St.Annerei passando sotto i ponti ed oservando i palazzi sull’acqua, si gira a ovest lungo la Spiegelrei fino alla piazza di Jan van Eyck con il monumento al pittore; si torna indietro fino al punto di imbarco e si prosegue lungo il Dijver, poi il canale attraversa i giardini fra la cattedrale ed il museo Groeninge, prosegue incassato fra gli edifici dell’ospedale S. Giovanni e piega infine a sud raggiungendo il Begijnhof e la chiusa che separa dal “lago d’amore”. Si torna infine indietro fino al punto di imbarco.
Una puntata ai quartieri orientali permette di scoprire la piccola chiesa di Jeruzalem in un quartiere già abitato da merlettaie. La chiesa del 1428 era dedicata al S. Sepolcro, ha una torre quadrata con torrette angolari, all’interno si trova il monumento funerario dei fondatori: i mercanti genovesi fratelli Adorno. Proseguendo ad est si raggiunge la Kruis Port (porta della Croce) sulla strada per Anversa, è un resto dell’antica cerchia muraria oggi segnata da un ampio canale. A sinistra su dei rilievi verso nord si possono vedere due antichi mulini a vento.

9.7.2 I MUSEI.

Il museo comunale Groeninge è il più importante di Brugge, sorto all’inizio del 1700 si è andato arricchendo successivamente e contiene numerosi capolavori della pittura fiamminga primitiva. Uno di questi è la Presentazione alla Vergine del canonico van der Paele di Jan van Eyck. Il quadro fu commissionato al pittore dallo stesso canonico, già segretario della Camera apostolica a Roma ed è datato 1436. La Madonna in trono ed il Bambino guardano al canonico inginocchiato a destra che viene presentato da S. Giorgio in armatura mentre si toglie l’elmo; a sinistra è S. Domiziano che rappresenta le Fiandre. Il blu del mantello di S. Domiziano, il rosso di quello della Madonna ed il bianco del saio del canonico sono i tre colori delle Fiandre. Tutto è allegoria e simbolismo e, nella cura dei dettagli, il pittore da prova delle sue capacità di miniaturista, tecnica che caratterizza la pittura fiamminga. Altro quadro è la Vergine di S. Luca di Rogier van der Weygen dove S. Luca, patrono degli artisti, è nell’atto di tracciare il ritratto della Madonna che allatta il Bambino; l’ambientazione è rinascimentale, da una loggia aperta si vede nello sfondo il paesaggio di un canale forse di Brugge o di Gand, rispetto ai quadri di van Eyck qui c’è più emozione e la Madonna sembra una donna qualunque nell’atto di allattare il suo bambino. Fra gli altri pittori più noti c’è Petrus Christus con un’Annuncizione ed una Natività, Hugo van der Goes con la Morte della Vergine (1470), dove la Madonna è distesa in senso diagonale, ed Hans Memling, tedesco nato vicino a Colonia e venuto a Brugge dove lavorò come ritrattista per i ricchi mercanti e vi morì nel 1494, suoi sono il trittico Morel (1434) dal nome del committente, dove è rappresentato al centro S. Cristoforo ed ai lati S. Mauro e S. Egidio, ed il trittico di S. Giovanni. con al centro la Madonna fra S. Caterina di Alessandria e S. Barbara ed ai lati le storie di S. Giovanni Battista e S. Giovanni Evangelista. Di Gérard David è la Condanna del giudice Sisan accusato di corruzione e scorticato in presenza di tutta la classe dei notabili di Brugge rappresentati in modo realistico come in una foto di gruppo. Peter Brueghel il Vecchio è presente con la Predicazione di S. Giovanni Battista a tutte le razze e di Peter Pourbus è un Giudizio Universale del 1551. Dopo Pourbus si chiude la grande stagione della pittura fiamminga e ci saranno solo Rubens e van Dyck. Del 1600 fiammingo sono esposte le opere dei Bamboccianti con scene di vita comune e del 1700 c’è Vernet con marine e naufragi.
Il museo Memling è sistemato nell’antica infermeria dell’ospedale di S. Giovanni e contiene opere del pittore donate in ringraziamento delle cure ricevute nell’ospedale. La sua opera più importante è la Cassa di S. Orsola, un’urna reliquario a forma di edificio gotico finita nel 1489. Sulle due fronti sono raffigurate da un lato la Madonna con il Bambino e dall’altro S. Orsola che accoglie le compagne sotto il suo mantello. Nei riquadri laterali vi sono dipinte le storie del pellegrinaggio di S. Orsola a Roma per incontrare il papa. In origine una leggenda del IX secolo parlava delle migliaia di vergini martiri sotto Diocleziano, poi nel secolo XI la storia si trasforma e l’episodio del martirio viene posto nel V secolo al tempo degli Unni che diventano autori della strage con la presa di Colonia. La Santa era molto venerata a Brugge, a Colonia ed in tutto il nord Europa.

9.7.3 I DINTORNI: DAMME.

Brugge è collegato mediante canali con il porto di Ostenda e con Gand ed un altro canale ha sostituito l’estuario del Rei, l’antico Zwin, questo canale è perfettamente rettilineo fra due file di alberi e parte dall’estremo nord-est della città; dopo 7 km raggiunge la cittadina di Damme sulla riva destra, antico porto di Brugge sullo Zwin costruito nel secolo XI. Un servizio di battelli conduce a Damme. Nella piazza del Grote Markt c’è l’edificio dello Stadhuis del 1468 nello stile classico fiammingo con torrette angolari, tetto spiovente e guglia. All’estremità est della città c’è l’antica chiesa di Nostra Signora (Vrouwekerk) di Damme, tardo romanica del 1220-30, ed il grande campanile staccato ma collegato alla chiesa da due mura, resti di un’antica navata e transetto demoliti e non più ricostruiti. Durante le guerre di religione, nel 1578, Damme fu occupata dai protestanti che devastarono la chiesa, ripresa dai cattolici nel 1616, fu fortificata sfruttando anche materiale della chiesa. All’interno, sull’altare della navata sinistra, si trova la copia di un crocifisso che secondo la leggenda era stato trovato in mare da un pescatore nel 1400. Dall’alto della Torre si può osservare il panorama della cittadina. Accanto alla chiesa si trova un piccolo cimitero dove c’è la tomba moderna di Till Eulenspiegel di Damme, una specie di Robin Hood, eroe leggendario della lotta contro gli spagnoli.

Fonte: http://www.travelphotoblog.org/ArchivioPersonale/Eurotour.doc
Sito web: da visitare: http://www.travelphotoblog.org

 

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