Diario di viaggio organizzato in Groenlandia

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Diario di viaggio organizzato in Groenlandia

 

LA GROENLANDIA.

28.06.2000 - 05.07.2000 - Tour organizzato da ELITOUR.

6.1 GEOGRAFIA, SCOPERTA E NASCITA DELLA NAZIONE.


La Groenlandia è l’isola più grande della terra che si stende nell’emisfero boreale per una lunghezza di 2650 km fra l’estrema punta sud di capo Farvel a 59° 45’ di latitudine nord fino agli 83° 40’ del capo Morris Jesup all’estremo nord, quindi è per la maggior parte al di sopra del circolo polare artico (66,5° Lat. nord). La sua superficie di 2175600 kmq è ricoperta per l’85% da una calotta permanente di ghiaccio (inlandsis) e rimane solo una fascia costiera a sud sgombra di ghiacci per circa 350000 kmq, una superficie maggiore dell’Italia, dove si concentra la maggior parte della popolazione che ammonta a circa 59000 persone. Al centro dell’isola, dove le precipitazioni nevose sono maggiori, lo spessore di ghiaccio raggiunge i 3100 m e da qui si espande verso le coste. Dal punto di vista geologico la Groenlandia è anche la terra più antica, alcune rocce sono databili a 3700 milioni di anni fa ed il 75% del suolo è di almeno 1600 milioni di anni.
I primi abitanti vi arrivarono circa 5000 anni fa provenienti dal Canada. Ma la Groenlandia, terra del ghiaccio e del freddo, deve il suo nome di “Terra Verde” al navigatore norvegese Erik il Rosso che fra il 982 ed il 984, doppiato capo Farvel, vide una terra verdeggiante e con i suoi compagni vi creò un primo insediamento. Seguirono altri insediamenti di norvegesi ed islandesi che prosperarono fino a tutto il 1200 vivendo di agricoltura, allevamento del bestiame, caccia e pesca; la popolazione raggiunse 3000-4000 persone ed ebbe anche un vescovado. Ma il clima, che era stato particolarmente mite intorno all’anno 1000 con temperature più elevate e ritiro dei ghiacci, si andò raffreddando progressivamente ed agli inizi del 1400 si interruppero i collegamenti con l’Islanda e la più lontana Norvegia, i coloni immiseriti dagli scarsi raccolti e decimati forse da epidemie si dispersero e si fusero con gli indigeni Inuit. Alla fine del 1400 tutti gli insediamenti erano spariti e la Groenlandia dimenticata. L’esplorazione sistematica delle regioni artiche e nuovi contatti con la Groenlandia iniziarono nel 1500 dopo la scoperta dell’America spinti dalla ricerca del passaggio a Nord-Ovest. Nel 1585 il navigatore inglese John Davis esplora la costa orientale e occidentale dell’isola doppiando il capo Farvel e da il nome allo stretto di Davis fra Groenlandia e la terra ad est che sarà chiamata con il nome di un altro navigatore inglese, William Baffin, questi nel 1616 si spinse molto a nord oltre i 77° di latitudine nord dando il suo nome anche alla baia di Baffin. Scopre lo stretto di Lancaster, l’ingresso del passaggio a nord-ovest ma ritiene che sia solo una baia e conclude che il passaggio non esiste, così le ricerche del passaggio si interrompono per due secoli e riprenderanno nel 1800. Fra il 1600 ed il 1700 si sviluppò la caccia alla balena e le coste occidentali della Groenlandia furono frequentate da baleniere inglesi ed olandesi. Per combattere la loro concorrenza i Danesi promossero nel 1721 una nuova missione istituendo un centro commerciale in Groenlandia sulla costa occidentale: Godthåb (Buona Speranza), oggi capitale con il nome di Nuuk, e questo fu l’inizio dell’era coloniale. Nel 1741 Jacob Severin stabilì un ufficio commerciale per la caccia alla balena nella baia di Disko con il nome di Jacobshavn, l’odierna Ilulissat; missionari e commercianti stabilirono contatti con le popolazioni locali, gli Inuit detti Eschimesi, denominazione dispregiativa che significa “mangiatori di carne cruda” data a queste popolazioni da altre tribù canadesi, ed iniziò il sistematico rilevamento delle coste e la creazioni di nuovi centri. Più lenta fu l’avanzata di coloni sulla costa est sempre bloccata da pericolose barriere di ghiaccio. L’esplorazione dell’interno, ricoperto da una calotta permanente di ghiaccio, iniziò solo a metà del 1800. La prima traversata è compiuta nel 1888 da Fridtjof Nansen partendo dalla costa orientale, da Umiivik, circa 64° nord, e percorrendo sugli sci 560 km in 42 giorni fino alla costa orientale. Nel 1892 l’americano Robert Peary compie pure sugli sci l’attraversamento a nord, 77° 30’, dallo Smith Sund all’Independence Fjord e ripeterà altre due volte la traversata nel 1895 e 1912 circa alle stesse latitudini. Nel 1912-13 il geofisico tedesco Alfred Wegener, lo stesso che aveva avanzato la teoria della deriva dei continenti, compie la traversata dell’isola con slitte trainate da pony. Partendo dalla costa orientale a 76° nord, attraversa l’isola nella parte più larga ed alta ed arriva a Pröven, a nord della baia di Disko dopo 1200 km salendo sull’inlandsis fino a quasi 3000 m di quota dove viene installata una stazione di ricerche glaciologiche e meteorologiche chiamata Eismitte. La stazione di Eismitte verrà successivamente mantenuta e rifornita con squadre di eschimesi e slitte. Nel 1930, ormai con l’inverno alle porte, Wegener ed un compagno, a corto di viveri, lasciano la base per la costa occidentale distante 400 km ma non sopravvivono, l’anno dopo verrà scoperto sotto uno sci piantato sulla neve il corpo di Wegener ma del suo compagno nessuna traccia. All’esplorazione dell’isola ed allo studio dei suoi abitanti autoctoni dedicò la sua vita l’etnografo ed esploratore groenlandese Knud Rasmussen nato a Jacobshavn nel 1879 da padre danese e madre inuit. Dopo i suoi studi a Copenaghen ed una spedizione in Lapponia, tornò in Groenlandia ed iniziò i suoi viaggi di studio. Dall’estremo nord dell’isola, presso un villaggio inuit organizza un centro commerciale che chiama Thule (oggi Pituffik) con lo scopo di proteggere e studiare le popolazioni locali. Assimila le loro tecniche di caccia e di trasporto con le slitte trainate da cani e dal 1912 viaggia ininterrottamente nel nord dell’isola; nel 1923-24 attraversa tutto l’estremo nord del continente americano fino allo stretto di Bering per lo studio etnografico di tutte le popolazioni eschimesi distribuite nell’estremo nord. Diventa professore di groenlandese all’università di Copenaghen e qui muore nel 1933 a 54 anni per una malattia contratta in patria durante le sue ultime spedizioni. Durante la seconda guerra mondiale e nel successivo periodo della guerra fredda la Groenlandia assume importanza strategica e gli USA vi costruiscono e mantengono aeroporti e basi di sorveglianza radio e radar. Dal 1959 per 15 anni la Francia insieme a Danimarca, Svizzera, Austria e Germania eseguono una serie di misurazioni glaciologiche per calcolare il bilancio di massa dell’inlandsis, cioè la differenza fra perdite ed accumuli del ghiaccio, ma i risultati non sono stati conclusivi. Fra il 1989 ed il 1993 un progetto internazionale americano-europeo ha eseguito il carotaggio del ghiaccio al centro dell’inlandsis ottenendo due carote lunghe 3054 e 3028 m che hanno fornito una documentazione della storia climatica dell’emisfero settentrionale fino a 250000 anni fa. I carotaggi meno profondi, da decine a centinaia di metri, hanno dato indicazioni sull’inquinamento e la composizione atmosferica degli ultimi 200 anni, così si è trovato che l’anidride carbonica è aumentata del 30% e che, rispetto a 100 anni fa, negli anni ‘70 il contenuto di nitrati e solfati responsabili delle piogge acide è aumentato di 4 volte ed il contenuto di piombo di 200 volte ma una diminuzione si è verificata dopo l’introduzione della benzina senza piombo.
Nel 1953 finisce il dominio coloniale, la Groenlandia diviene parte della Danimarca e due suoi deputati vengono a far parte del parlamento danese. Nel 1974 viene creato il più grande parco nazionale del mondo nella zona nord-orientale dell’isola che occupa circa un terzo della sua superficie. Il primo maggio 1979 la Groenlandia acquista l’indipendenza, ha un suo Parlamento ed un suo Governo ma rimane a far parte del Commonwealth danese e rimangono di competenza della Danimarca la politica estera e la difesa, il sistema giudiziario e la moneta. Oggi la Groenlandia è divisa in 18 municipalità ed ha una popolazione di 59000 abitanti di cui 51000 (87%) sono Inuit e 8000 (13%) Danesi e di provenienza europea. L’85% dell’esportazione è costituita dai prodotti della pesca, in gran parte halibut e gamberetti. Nell’area più meridionale, dove regna un clima sub-artico, sono numerose le fattorie per l’allevamento delle pecore molte delle quali sono di provenienza islandese.
Recentemente sulla costa sud occidentale, vicino a Sisimiut, sono iniziate ricerche petrolifere ed i test sismici hanno indicato la presenza di strutture geologiche tipiche dei depositi di petrolio e gas metano. Sono in corso indagini anche per localizzare e quantificare la presenza di minerali quali molibdeno, cromo, niobio ed oro.

6.2 KANGERLUSSUAQ: PORTA DELLA GROENLANDIA.


Kangerlussuaq significa “il lungo Fjord” ed infatti si trova all’estremità di un fjord di 170 km antica valle glaciale. Il centro è nato nel 1942 come base aerea USA, detta US Sonderstrom chiusa nel 1992, ed ora è utilizzato come lo scalo più importante per i collegamenti aerei internazionali. L’abitato gravita intorno all’aeroporto e vi vivono meno di 400 persone, vi sono alberghi ed uffici turistici e buone strade di accesso che la collegano con Sisimiut, la seconda città della Groenlandia sulla costa occidentale. Il centro si trova poco al di sopra del circolo polare ma la linea di rilievi a nord impedisce la visione del sole di mezzanotte. Il clima è più freddo di quello delle città della costa perché più all’interno ed a soli 25 km dall’inlandsis ma l’aeroporto è ben protetto dall’orografia del fjord.
All’arrivo si ha il primo vero contatto con il mondo della Groenlandia. Gli Inuit (il cui nome significa “uomini”) si riconoscono per il loro aspetto somatico affine ai mongoli da cui provengono, volti rotondi ed occhi a mandorla, popoli migrati dall’Asia attraverso l’Alaska ed il nord del Canada. Uno sguardo ai negozi dell’aeroporto che accolgono il turista da una panoramica dei prodotti locali in cui predominano i manufatti in pelle di renna e di foca. Fra gli oggetti di artigianato il più curioso è il tupilak (pron. dubilak), piccola scultura generalmente di corno di renna, ossa di animali o altri materiali, oggi solo oggetto di fantasia ma per la tradizione locale oggetto magico dai poteri malefici; il suo scopo era quello di uccidere i nemici trasferendogli poteri magici e quindi lasciandolo sul mare perché trovasse da solo la vittima, ma il maleficio poteva tramutarsi in un boomerang se la persona designata aveva poteri maggiori ed il tupilak sarebbe tornato allora per uccidere il suo costruttore.

6.2.1 I DINTORNI .

L’area intorno a Kangerlussuaq è di grande interesse naturistico, paesaggi rocciosi, in apparenza aridi ma ricoperti d’estate da una colorata vegetazione artica. Una ricca fauna abita la zona; vi sono circa 4000 buoi muschiati che vivono allo stato selvatico isolati ed in branchi e vengono cacciati per la loro carne; se ne uccidono circa 600 l’anno. Un maschio adulto può pesare fino a 300 kg ed ha delle corna imponenti un misto di quelle dell’ariete e del bue. Molte sono le renne selvatiche, le volpi artiche e le lepri alpine ma il loro numero oscilla in dipendenza delle condizioni climatiche invernali che, se molto rigide, possono ridurne il tasso di sopravvivenza.
Dal centro di Kangerlussuaq una rete di strade conduce negli immediati dintorni ad alcuni punti panoramici. A sud del centro abitato un ponticello attraversa il corso d’acqua che sbocca sul fjord, la strada costeggia la testa del fjord qui scarsamente profondo, poi raggiunge il lago Ferguson una riserva d’acqua dolce alimentata dalle nevi invernali da cui parte l’acquedotto ancora in uso costruito dagli Americani per le esigenze della base. A metà strada, da un piccolo rilievo chiamato Black Ridge, l’occhio può spaziare sul fjord e sui laghi sparsi nella valle. Durante il percorso non è difficile scorgere in lontananza renne artiche e buoi muschiati ma il vederli da vicino è questione di fortuna. Si incontrano i resti delle antenne di una stazione radio e parabole di ponti radio, impianti abbandonati della vecchia base americana, su un’altra collina più ad est detta Tacan, altro punto elevato di osservazione, si trovava la stazione TACAN (Tactical Air Navigation) in UHF che con i transponditori di bordo forniva ai velivoli direzione e distanza.

6.2.2 ESCURSIONE ALL’ICECAP.

25 km ad est di Kangerlussuaq si trovano le propaggini dell’inlandsis, o icecap, il Russel glacier, la fronte alta 70 m di un ghiacciaio che si muove con una velocità di circa 26 m l’anno. Per raggiungerlo si impiega poco meno di un’ora e si percorre prima un buona strada sterrata che si trasforma poi in una pista irregolare interrotta da un tratto sabbioso. Infine da un’altura compare a distanza il ghiacciaio con avanti l’ammasso delle morene; una pista porta sul bordo della valle dove si ammira da vicino il fianco del ghiacciaio; il ghiaccio è qui vecchio di 46000 anni ed è oggetto di studi da parte dei glaciologi anzi le piste di accesso sono state tracciate e mantenute dalle varie spedizioni. La vista di un ghiacciaio è sempre uno spettacolo naturale impressionante, il suo moto lento ed incessante è tradito dai rumori sordi o violenti come scoppi che si sprigionano dalla massa accompagnati a volte da crolli di blocchi e pareti di ghiaccio sui bordi.

6.3 ILULISSAT E LA BAIA DI DISKO.


Ilulissat, la più grande città della Groenlandia del nord, e terza di tutta l’isola, si trova 250 km a nord del circolo polare artico (69° 14’ 40” Lat. Nord e 51° 3’ 44” Long. Ovest) all’interno della baia di Disko, una grande insenatura chiusa davanti da un’isola il cui nome è appunto Disko. Sul lato sud della baia sfocia da un fjord un enorme ghiacciaio da cui si distaccano in continuazione giganteschi iceberg. Il primo insediamento danese fu creato nel 1741 da Jacob Severin come centro commerciale per la caccia alle balene e da lui prese il nome di Jacobshavn; sul posto c’era un villaggio inuit di circa 250 persone detto Semerimiut (il popolo vicino ai ghiacci). Da allora la città ha sempre avuto un ruolo importante nell’economia della Groenlandia come centro della pesca. Nel porto si trovano gli impianti della Royal Greenland, la più grande società per l’esportazione del pesce di tutta la Groenlandia, e da qui si esporta il 33 % dei gamberetti ed il 60 % degli haliput pescati in Groenlandia; circa 1/3 della popolazione di Ilulissat di 4100 persone lavora nell’industria della pesca. Qui è nato nel 1879 l’etnografo ed esploratore Knud Rasmussen che dedicò la sua vita allo studio dell’isola e dei suoi abitanti raccogliendo tradizioni, miti e musica.
Il porto di Ilulissat si trova all’uscita di un piccolo fjord che forma una rada protetta; sul molo principale, vicino agli edifici della Royal Greenland, accostano le navi da carico ed i grandi pescherecci che già a bordo sono attrezzati per le operazioni preliminari di conservazione del pesce. Un gran numero di altri battelli a motore sono ormeggiati ad altri moli di legno; oltre all’attività della pesca, la maggior parte del traffico avviene d’estate via mare e per la maggior parte dell’anno il porto è sgombro dai ghiacci anzi quest’anno è stato sempre praticabile, prima volta in 30 anni. Non ci sono strade di collegamento con le altre città della costa, le navi e l’aeroporto, con aeroplani ad elica ed elicotteri da trasporto, coprono tutte le esigenze del trasporto a distanza. Durante l’inverno l’attività di caccia e di pesca degli abitanti prosegue praticando dei fori nella crosta di ghiaccio che copre il mare e calando delle lunghe lenze con ami multipli, la mobilità è assicurata dalle slitte trainate da cani, normalmente 8-16 cani per slitta. A Ilulissat vi sono 6000 cani da slitta, più numerosi degli abitanti. Fuori dal porto l’abitato si arrampica sui rilievi intorno e lungo la costa. Vi è una centrale elettrica, grandi serbatoi per il combustibile, una riserva d’acqua potabile in un invaso artificiale, un ospedale, le scuole, una chiesa di culto luterano evangelico ed un museo dedicato a Knud Rasmussen ed alla storia della città. Vicino al museo si conserva un forno con la grande caldaia di ferro dove si estraeva l’olio di balena ed un arco formato da due grandi ossa di balena. Su un rilievo in vista del mare si trova una stele di pietra dedicata a Knud Rasmussen.

6.3.1 LO ISFJORD ED IL SOLE DI MEZZANOTTE.

Il grande ghiacciaio a sud della baia di Disko, lo Isfjord, si sorvola arrivando all’aeroporto di Ilulissat e la sua lunga lingua di ghiaccio si vede dalle alture intorno alla città. Si tratta del ghiacciaio più attivo dell’emisfero boreale che produce 1/10 di tutti gli iceberg della Groenlandia, cioè 20 milioni di tonnellate di ghiaccio al giorno, è vecchio fino a 30000 anni, ed avanza di 22 m ogni giorno. Il fjord da cui esce è lungo 40 km, largo 7 e profondo 1200 m e tutti i grandi iceberg della baia si staccano da esso. Con un battello a motore si può costeggiare il ghiacciaio ammirando le forme fantastiche delle montagne di ghiaccio la cui parte emersa è solo 1/10 di quella sommersa. Alcune hanno la parte superiore irregolare, tutta creste e guglie, propria del ghiacciaio originale, altre mostrano forme arrotondate e levigate, sono gli iceberg che si sono rovesciati portando in alto la parte sommersa resa più regolare dall’erosione dell’acqua. I raggi del sole che si rifrangono e si riflettono creano giochi di colori che vanno dal blu al bianco al viola ed in alcune zone trasparenti attraversano il ghiaccio. Intanto il sole si abbassa sull’orizzonte ma non tramonta: è l’estate artica con il sole di mezzanotte che a questa latitudine dura dal 25 maggio al 25 luglio.

6.3.2 RODEBAY: LA BAIA ROSSA

A circa 15 km a nord di Ilulissat si trova Oqaatsut, un villaggio di cacciatori, antica stazione di balenieri, il cui nome olandese di Rodebay significa “baia rossa” perché qui i balenieri portavano le carcasse delle balene per squartarle ed estrarre l’olio dal grasso facendolo sciogliere in grandi caldaie di ferro ed il porto diventava rosso per il sangue dei cetacei. Oggi il villaggio è abitato da una piccola comunità di circa 100 pescatori e cacciatori di foche ed un numero maggiore di cani da slitta della razza husky, in Europa preziosi cani da esibizione, che qui sono quasi selvatici e per l’85% lupi. Durante l’inverno gli Inuit percorrono la banchisa con le slitte per la caccia alle foche che escono dai fori praticati nel ghiaccio e per la pesca con le lunghe lenze. D’estate i cani sono lasciati a parcheggiare vicino alle slitte legati a lunghe catene, ma cuccioli sono liberi, e si fanno notare per il loro frequente ululare. Le case sono tutte in legno, colorate e sparse sul declivio roccioso; c’è un negozio self service, un piccolo albergo ristorante per i turisti, una piccola chiesa, i resti di un forno con la vecchia caldaia usata dai balenieri per l’estrazione dell’olio. Durante l’estate molti turisti si fanno lasciare qui dai battelli e rimangono qualche giorno facendo escursioni nei dintorni ed osservando la vita dei pescatori. Vicino alle case dei pescatori si trovano grandi rastrelliere per il pesce con appesi a seccare gli halibut. La vegetazione è rada, caratteristiche sono le rocce ricoperte di licheni dal colore arancio intenso.

6.3.3 I GHIACCIAI DEL NORD.

Circa 80 km a nord di Ilulissat l’inlandsis si affaccia sul mare con le fronti di due ghiacciai: l’Eqip ed il Kangilerngata, questi, durante l’ultima glaciazione 10000 anni fa, si congiungevano con l’Isfjord, il ghiacciaio a sud di Ilulissat. Con 3 ore di navigazione su un battello veloce si raggiunge il ghiacciaio Eqip la cui fronte è di 8 km e la cui massima altezza di 70 m. Ci si ferma a circa 500 m dalla fronte per essere al sicuro dai blocchi di ghiaccio che, staccandosi dal fondo, dove sono sospinti dal ghiacciaio, possono emergere improvvisi e danneggiare la chiglia. Si naviga poi paralleli percorrendo tutta la fronte fino all’estremità dove il ghiaccio spinge le morene. La superficie è tormentata, dalle pareti cadono di frequente blocchi e slavine e l’incessante movimento del ghiacciaio è tradito dal risuonare lontano di scoppi e crepitii. Le acque sono ricche di pesce vicino ai ghiacciai e molti sono gli uccelli marini che volteggiano davanti alle pareti in cerca di preda.
Sulla via del ritorno si può ammirare una grande cascata che fa un salto di 100 m dalla riva a strapiombo sul mare.

Fonte: http://www.travelphotoblog.org/ArchivioPersonale/Eurotour.doc
Sito web: da visitare: http://www.travelphotoblog.org

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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