Appunti decadentismo italiano

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Appunti decadentismo italiano

Il Decadentismo italiano

 

1 - Lo scrittore e la società
Volendo partire da un'analisi di carattere storico  il fenomeno più evidente nell'epoca decadente è l'isolamento e il senso di estraneità  che lo scrittore vive  rispetto alla società e alla politica del suo tempo. Essa negli anni che corrono tra il 189O e il 191O  appare in rapido progresso. Il benessere economico, sia per gli stati che per gli uomini, appare il valore fondamentale e le sempre maggiori conquiste tecnologiche sembrano aumentare le sicurezze degli uomini e garantire una buona porzione di felicità. Si assiste al vero trionfo della società borghese dedita alla produzione, alla concorrenza, alla organizzazione sociale e al consumo dei beni  a prezzo della perdita dei valori spirituali quali la bellezza, gli ideali liberali, il sentimento aristocratico.
Lo scrittore di fronte a simili radicali cambiamenti appare come disorientato  e in disagio, ancorato com'è ai valori tradizionali e poco disposto ad accettare il qualunquismo borghese e le regole stringenti che la società moderna impone.
Inoltre  nel presente egli può facilmente verificare come molti ideali risorgimentali non siano stati attuati e quanto abbiano fallito le ipotesi di progettazione razionale che avevano ispirato l'organizzazione politica della nuova nazione italiana. La pratica degli ideali costituzionali, che il risorgimento aveva tratto dalla cultura illuminista e che aveva rinforzato con il sentimento patriottico e esaltato con atti eroici ( il mazzinianesimo, l'impresa garibaldina), risulta  ormai impossibile. La stessa borghesia  che tanto si era data da fare per realizzare un sistema parlamentare, ora diventa autrice di progetti espansionistici, di alleanze dettate dall'interesse economico, fautrice di avventure coloniali.
L'armonia  che era stata pensata per l'Italia  dai liberali del primo ottocento si frantuma e una miriade di schegge, come in un certo senso impazzite, si muove in maniera centrifuga. Ogni scheggia cerca il proprio tornaconto: i partiti, gli uomini politici singoli, le singole nazioni.
La vita parlamentare negli anni ottanta si svolge al di fuori di qualsivoglia regola morale e i voti e gli appoggi parlamentari non sono in relazione a ideali precisi, ma ad interessi personali o di gruppo. si spiega in questo modo la politica detta del trasformismo, tra Depretis e Crispi, l'appoggio delle classi popolari con molte riforme sociali e nello stesso tempo i sovvenzionamenti agli industriali. Crescono i disordini sociali; le masse popolari giunte ad ingrandire le città chiedono maggiore benessere e maggiori diritti; i politici non sapendo fronteggiare la situazione e per la paura di perdere gli appoggi degli industriali cadono nell'autoritarismo e usano la repressione.
Anche a livello europeo le nazioni cercano la spartizione di beni coloniali e, ciascuna, concorre a gareggiare in strutture industriali, in potere economico, in forza militare.
Volendo tornare all'Italia e volendo fare degli esempi di radicali mutamenti ed anche di degrado civile, basta pensare alla frantumazione individualistica di cui soffre il parlamento, alla ambiguità della figura di Crispi, un uomo della sinistra storica   il cui governo degenera nelle guerre  coloniali e nella repressione degli scioperi, alla città di Roma  che doveva essere il simbolo della nazione nuova, su modelli di antica  bellezza e di nobiltà politica, e invece è un luogo di intrighi e di maneggi politici, e socialmente offre un panorama borghese e impiegatizio dei più qualunquisti. De Roberto, uno scrittore tra verismo e decadentismo, nel romanzo L'imperio rappresenta il parlamento come un luogo apparentemente nobile, ornato di colonne marmoree, peccato che - metaforicamente - esse siano fatte di cartone e si spezzano come niente. Pirandello ne I vecchi e i giovani , un romanzo di ambientazione storica, denuncia il tradimento che i giovani politici operano, per interesse, personalismo e debolezza, nei confronti dei loro padri che avevano eroicamente combattuto per il risorgimento.
La reazione di disagio e di estraneità che l'intellettuale ha  è la coscienza dolorosa della perdita delle tradizioni più alte e dello svuotamento delle istituzioni. Pertanto lo scrittore si ritrae dalla vita politica attiva ed equilibrata. Egli non è più il maestro e l'educatore anche perchè pensa che pochi siano disposti ad ascoltare messaggi improntati agli antichi valori; peraltro egli stesso ha sempre meno fiducia nei sistemi razionali. Allora si ritira nella poesia lirica - sentimentale ( è il caso di Pascoli), oppure sviluppa forme di analisi lucida e spietata contro l'alienazione indotta dalla società borghese con le sue regole di vita e di produzione ( è il caso di Pirandello  e di Svevo ), oppure, infine, sogna un ritorno alla eroicità, ad una potenza aristocratica, ad una grandezza  e ad una bellezza pari a quelle di epoche ormai lontane ( è il mito del superuomo di D'Annunzio ).
Facendo una analisi più precisa si possono individuare due condizioni dello scrittore decadente. La prima propensa verso la costruzione di un mito , la seconda verso la lucida analisi.
Nel primo caso il mito può essere o di natura regressiva o di affermazione e di conquista; in ogni caso rappresenta la profonda insoddisfazione per il presente. In entrambe le situazioni si attinge al sogno, alla memoria, al vagheggiamento. Creatori di miti sono sia Pascoli che d'Annunzio. Pascoli, per motivi personali e storici ( l'uccisione del padre e la condanna al carcere per aver partecipato a manifestazioni socialiste)  spaventato dalla violenza della realtà e della società , si difende e si allontana dalla storia rifugiandosi nel mito del fanciullino, vale a dire nello spazio della immaginazione e della poesia. D'Annunzio, sognatore di grandi imprese che eguaglino le glorie del passato vagheggia il mito del superuomo.
Il mito regressivo di Pascoli se, per un verso, allontana il poeta dalla partecipazione alla storia, per un altro gli permette l'attività privilegiata della poesia. Il poeta con un occhio dilatato sulla realtà, aiutato dall'intuizione e dalla suggestione,vede nel reale quello che gli altri non vedono: intuisce il mistero, gli si avvicina, penetra nella profondità dell'essere; Il Fanciullino è un inetto per la società ( non produce ), ma contempla e vede ciò che gli altri non vedono: illumina i lati oscuri e tragici della vita; ma essi sono tanto sconvolgenti che il poeta cerca riparo nel suo nido familiare.
D'annunzio conia il mito del superuomo nel romanzo Le vergini delle rocce (1895). Nella vicenda Claudio Cantelmo, il protagonista, fugge da Roma disgustato dalla degradazione che la città sta subendo: la popolazione aumenta vorticosamente e i costumi scadono nel qualunquismo e nella quotidianità; le ville patrizie vengono acquistate dai nuovi arricchiti; i monumenti vengono abbattuti per fare spazio agli uffici. Cantelmo si reca in una antica villa nella campagna romana ( la villa in decadenza è simbolo della antica nobiltà destinata a scomparire se nessuno la rinsanguerà) e in essa sceglierà, tra tre sorelle nobili, la vergine che gli darà un figlio. Questo - il superuomo - avrà il compito di ricondurre agli antichi splendori le sorti della nazione. Esso sarà il figlio di un intellettuale e di una  aristocratica  e avrà una missione  da compiere.
Accanto a questi scrittori che nel disagio scelgono i ritrarsi nella contemplazione o di nutrire un sogno di potenza si affiancano altri scrittori che scelgono l'analisi veritiera e sconcertante: Pirandello e Svevo.
Pirandello nei romanzi e nelle novelle, tutti a sfondo filosofico,  ( I vecchi e i giovani, Il fu Mattia Pascal,  I quaderni di Serafino Gubbio operatore ) analizza il fallimento del sistema parlamentare, l'impossibilità per l'uomo di essere libero nella società organizzata e regolata da norme precise sociali e civili, l'alienazione e la perdita della autenticità nel mondo moderno della produzione e del benessere.
Svevo fonda il romanzo analitico e rivela la complessità dell'essere umano, la sua inettitudine, la sua impossibilità a seguire i progetti stabiliti e a realizzare un percorso razionale; svela la soggezione dell'uomo al caso, le sue nevrosi, le sue finzioni e le sue debolezze. Ne La coscienza di Zeno  il protagonista Zeno Cosini (si noti la scelta del cognome Cosini ad indicare la non eroicità del personaggio: una cosa da niente, un inetto ) sposa per caso la moglie Ada, non bella, essendo incappato in un grossolano errore, per il proprio impaccio, e non sapendo venirne fuori, dipende totalmente dal vizio del fumo, soffre di molte malattie immaginarie, non riesce a liberarsi dalla soggezione alla figura del padre, nonostante queste costrizioni e dipendenze e nonostante l'incapacità del protagonista di scegliere quello che vorrebbe, la sua vita scorre proficuamente, più d'altri che, per maggiore volontà, hanno saputo scegliere quello che volevano.

2 - Lo scrittore e la conoscenza della realtà
Il disagio che lo scrittore decadente prova verso la politica e la società si rinnova  sul piano della conoscenza : vengono meno le sicurezze dell'indagine scientifica  e, pertanto, viene meno anche la presunzione di una narrazione oggettiva.
Lo scrittore ottocentesco aveva certezza dei metodi razionali e morali in suo possesso: poteva indagare e ricostruire  seguendo il metodo storico o quello scientifico-sociologico; poteva dare interpretazioni e giudizi morali; poteva inquadrare i personaggi in un preciso affresco ambientale. La sua descrizione aveva i contorni limpidi, i personaggi erano a tutto tondo, senza ombre e ambiguità, le scene di paesaggio si componevano secondo graduatorie dettate dalla consuetudine e dalla razionalità.
La realtà, pertanto veniva attraversata senza sospettare che al di sotto delle immagini descritte potessero nascondersi altri significati. Soltanto gli scapigliati che, in un certo senso, sono gli anticipatori della poesia contemporanea, avevano osato scavare sotto le apparenze e mettere in luce aspetti inconsueti.
Lo scrittore tradizionale nutre comunque una piena fiducia nei sistemi di interpretazione che egli adotta e pensa che essi gli bastino a dare ragione degli avvenimenti che vengono narrati o descritti. Nei Promessi sposi , ad esempio, l'autore fidandosi del metodo storico, ha sempre la certezza di poter individuare le cause di molti fatti ( la carestia, la peste, la guerra).  Ne I Malavoglia  i personaggi e gli eventi sono incasellati in una logica deterministica  per cui tutto ciò che accade doveva accadere. Ma anche un poeta lirico come Leopardi esibisce perfettamente il principio originario dell'uomo e delle cose, la Natura - Matrigna, e ad essa addebita tutto il dolore umano e contro di essa, con saggia eroicità si oppone; nessuno spazio egli lascia aperto  all'imprevedibile e al mistero. Chi scrive è una identità ben distinta dalla realtà che viene narrata; da essa chi scrive non si lascia avviluppare, anzi la sottopone ad una analisi lucida e distinta.
A fine ottocento, in concomitanza con la affermazione del relativismo e con la scoperta e la diffusione della psicoanalisi, i sistemi tradizionali di lettura e di interpretazione cominciano ad apparire incompleti. Nasce e si afferma il metodo del sospetto. L'interpretazione  logica ed  evidente non appare più la più certa. Se si pone una ipotesi si è subito pronti a sospettarne un'altra. La realtà comincia ad essere vista nei suoi molteplici strati e le verità  trovate non appaiono mai quelle definitive. Altro elemento che si introduce ad incrinare il discorso razionale e piano è il tempo soggettivo che interferisce con quello oggettivo o, in Pirandello ad esempio, il punto di vista  emotivo del protagonista che cozza con i tanti punti di vista degli altri personaggi. Ne derivano esiti opposti, comunque sempre disarticolati rispetto ad una descrizione tradizionale. Se il tempo soggettivo irrompe un paesaggio può perdere totalmente i connotati naturalistici e diventare specchio delle angosce, delle paure, delle immaginazioni di chi scrive ( è il caso di Pascoli); se i punti di vista  degli altri agiscono con molta forza possono inculcare al protagonista il sospetto di non essere quello che lui si crede, ma di essere le tante cose che lo credono gli altri, al prezzo, in questo caso della perdita di se stesso ( è il caso di Pirandello). Comunque sia il reale si sfrantuma nei vissuti e nelle verità dei personaggi e lo scrittore perde la visione oganica ed armonica dei fatti.
Il reale così scomposto e caricato di elementi simbolici che la soggettività gli assegna diventa, come ebbe a scrivere Baudelaire, "una foresta di segni", la cui trama è intricatissima e la cui lettura non ha mai termine.
Mistero, sentimento, tempo interiore, casualità sono i nuovi termini che governano la realtà.
Se la realtà è così profonda e densa di significati il poeta non può essere uno scienziato, ma deve diventare un mago o meglio un veggente, dotato di una sensibilità superiore tale da permettergli un viaggio dentro il mistero dell'essere. Tutti gli autori della letteratura decadente, in verità, compiono un viaggio diretto verso le profondità o le regioni lontane o sotterranee della vita: i poeti simbolisti giungono a sfiorare il mistero delle origini ( un viaggio verso 'le madri' ); Pirandello scende dentro al caos che regola ( o non regola) l'esistenza con grande scorno di chi ancora andava ipotizzando che l'esistenza e il futuro si potevano decidere ) ; Svevo discende nel mondo sotterraneo dell'inconscio.
Un modello molto rappresentativo di questo discendere oltre il velo esteriore delle cose sono i testi di Pascoli, in particolare delle Myricae . Essi in apparenza sono dei quadretti di vita campagnola ( Novembre, Lavandare, Il lampo, Il tuono ). Ma la semplicità è solo apparente. Le parole e gli oggetti disposti in maniera  quanto mai disorganica  diventano simboli di sentimenti esistenziali, di problematiche non risolte, di paure e di ansie metafisiche. Le immagini sono delle vere interrogazioni sui grandi temi della vita senza che esse peraltro abbiano mai una risposta precisa. Un altro modello noto, questa volta francese è quello di Rimbaud nella poesia Vocali : i suoni delle vocali richiamano colori; i colori a loro volta richiamano le immagini depositate nel profondo dell'inconscio del poeta; la poesia, attraverso un gioco di associazioni le fa emergere e le illumina.
Naturalmente il poeta-mago nell'atto poetico vive uno stato di grazia  che gli permette di accedere ad una sfera profonda o altra dove le cose nascoste gli si possono disvelare, ma solo parzialmente e temporaneamente. Da ciò le caratteristiche di illuminazione e di frammentarietà della poesia decadente

 

Fonte: http://www.istitutomontani.it/appunti/8/Il%20Decadentismo%20italiano.doc

Sito web da visitare: http://www.istitutomontani.it/

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