Appunti le strutture culturali

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Appunti le strutture culturali

1. Le strutture culturali

  •  In sociologia gli individui non sono liberi attori, che hanno il potere di fare ciò che vogliono. Sicuramente hanno il potere di determinare il proprio fato, però vivono nell'ambito di alcuni parametri sociali e culturali. La cultura condiziona e limita la nostra percezione della realtà.
    • Il modo in cui ci vestiamo, per esempio, non è semplicemente una questione personale, ma dipende anche da fattori culturali e sociali. Gli standard di bellezza e i concetti di cosa sia bello o cosa non lo sia cambiano significativamente non solo tra una società e l'altra ma anche nel corso del tempo (donne nell'Inghilterra georgiana, maya, cinesi).
  •  L'approccio istituzionale è un modo per spiegare sociologicamente la moda e gli standard di bellezza. Le istituzioni sono sfere organizzate della vita sociale che esercitano potere e distribuiscono risorse, e così facendo esercitano un controllo diretto sul comportamento individuale. I sostenitori dell'approccio istituzionale vedono la conformità alle norme come fortemente condizionata dall'esterno. La cultura moderna viene affrontata come se semplicemente rifletta le dimensioni economiche e politiche nonché le difficoltà intellettuali e interazionali delle società secolarizzate, industriali e burocratiche.

 Quest'approccio è però riduzionistico; ci sono tanti sistemi di significato dietro e dentro gli ideali di bellezza e di moda. L'idea stessa di ideali di bellezza e di moda è sintomo di patriarcato (forma di organizzazione sociale in cui i maschi tengono soggette le femmine – Cina piede),  e gli ideali di bellezza non solo sono sessisti, ma anche razzisti.

  •  L'approccio culturale, a differenza di quello istituzionale, mette in risalto le cornici convenzionali di significato che formano e delimitano le azioni, i pensieri e i sentimenti individuali. La forza esterna del potere e del denaro non possiede un senso a sé stante, bensì in quanto interagisce con le strutture interne di significato. I modelli culturali hanno dunque un potere (relativamente) indipendente dai contesti culturali.
  • Definizione di cultura
    • Tylor: “un insieme complesso che comprende le credenze, le conoscenze, l'arte, il diritto, la morale, i costumi e tutte le altre attitudini e abitudini che l'uomo acquisisce come membro di una società” (Primitive culture, 1871);
    • Reiman: “la totalità dei progetti e degli standard che l’uomo elabora nei rapporti sociali e di cui si serve allo scopo di strutturare l’esistenza sociale e naturale”;
    • Weber: “una sezione finita dell’infinità priva di senso del divenire del mondo, alla quale è attribuito senso e significato dal punto di vista dell’uomo” (Il metodo delle scienze storico sociali, 1922);
    • Goodenough: “standards su cui si basa la decisione di cosa esiste (concetti), standards per decidere cosa può esistere (relazioni), standards per decidere come dobbiamo sentirci a riguardo (valori) standards per decidere cosa possiamo fare a riguardo (atteggiamenti) e come agire in proposito (norme-regole)”.
  • Componenti della cultura

 La cultura ci dice cosa fare e come agire. Ma ci viene trasmessa in modo tanto impalpabile sin dall'inizio della nostra esistenza che non ce ne accorgiamo nemmeno. Non possiamo “vedere” la cultura come qualcosa che ci sta di fronte.  In generale, facciamo esperienza della cultura come se fosse la nostra stessa volontà, il nostro gusto personale

  •  I simboli sono una componente basilare della cultura. Un simbolo è qualcosa che sta al posto di qualcos'altro; per Clifford Geertz, un simbolo è “ogni oggetto, atto, avvenimento, qualità o rapporto che serve da veicolo per un concetto – il concetto è il significato del simbolo”.

I simboli sono organizzati in tre categorie:

    •  Il sacro consiste nei simboli benefici, di grossa carica emotiva, che popolano la realtà quotidiana, come la bandiera americana per gli Statunitensi;
    •  il profano comprende i simboli negativi e malefici, comunque di forte carica emotiva. In ambito religioso, Satana è il simbolo più ovvio nel profano. Nell'ambito secolare, calpestare la bandiera americana è negli USA un atto profano;
    •  alcuni simboli non hanno una simile carica emotiva: si tratta dell'ordinario o del quotidiano. A differenza dei simboli sacri, non esistono regole o leggi su come rapportarsi a simili oggetti.

 In ogni caso, raramente il significato delle cose deriva da proprietà inerenti alle cose stesse. I simboli traggono il loro significato dalla società nella quale si trovano, così come dai rapporti con altri simboli. Il significato dei simboli è quindi relativo e relazionale, non oggettivo.

  •  Le relazioni tra simboli formano sistemi simbolici. Uno dei più importanti tra tutti i sistemi simbolici è il linguaggio, senza cui non potremmo pensare né comunicare.
  •  I codici sociali sono i “copioni” che sottendono qualsiasi attività sociale. E' come se una società inserisse migliaia di testi preordinati nelle menti dei suoi membri. Un esempio può essere quello di far sedere gli anziani sugli autobus. Questi codici sociali sono ampiamente condivisi. Alcuni sono condivisi da tutti i membri di un gruppo o di una società, come il fermarsi al semaforo rosso. Altri variano nell'ambito di gruppi o società diverse.
  •  Le classificazioni, dette anche categorie, sono un'altra grossa componente della cultura. Avvenimenti e oggetti non familiari possono assumere significato se vengono fatti rientrare in categorie di avvenimenti e oggetti che invece ci sono familiari, e rispetto ai quali sono simili o diversi. Nel vivere la vita, ci appoggiamo a una vasta gamma di schemi classificatori. Questi schemi sono in continua evoluzione (“venerdì casual”, vegetarianesimo).
  • La cultura, mentre istituisce modelli e ideali, non definisce i modi specifici in cui tali modelli simbolici funzionano nel mondo. C'è una distanza tra i sistemi simbolici che costituiscono una cultura e i comportamenti sociali concreti, e questo è ciò che rende la vita sociale creativa e imprevedibile.

 Gli atteggiamenti riguardano l'espressione dei valori e delle credenze delle persone. Sono affermazioni verbali, ma non sono azioni. Infatti, il fatto che le persone affermino di avere una certa posizione, o opinione, non significa necessariamente che agirebbero in accordo con essa. L'incoerenza nel comportamento può essere il riflesso di una divisone culturale interiore. I valori di una persona tendono a essere pubblici, mentre i suoi schemi simbolici latenti o privati.
Nella fase classica della disciplina, e fino a metà del secolo scorso, i sociologi tendevano a concettualizzare la dimensione culturale della società non tanto in termini di simboli e codici sociali, quanto in termini di norme e di valori.

  •  Le norme sono le regole scritte e non scritte che disciplinano situazione specifiche. La finalità o funzione delle norme è di regolare e controllare il comportamento secondo certe modalità. Per esempio, nella maggior parte delle società asiatiche è “di norma” togliersi le scarpe prima di entrare in casa di qualcuno, e non farlo è considerato una forma di maleducazione. Infatti, anche nel caso di trasgressione di norme che non sono leggi esistono punizioni, per quanto informali.

Aderire alle norme ci permette di procedere nella nostra attività quotidiana senza dover ripensare daccapo a ogni mossa. In realtà, noi viviamo la nostra vita talmente condizionati da norme e codici sociali che non ci rendiamo nemmeno conto di seguirli.

  •  Alcune norme sono codificate come leggi a tutti gli effetti. Le leggi sono norme scritte che prescrivono e proscrivono determinati comportamenti sotto minaccia di sanzione. Fermarsi con il rosso non è soltanto buona norma ma è anche illegale non farlo.
  •  Le norme sono enunciati che prescrivono o vietano dei comportamenti in vista della tutela di un qualche valore. I valori sono più generalizzati delle norme. Essi rappresentano degli ideali o anti-ideali al cui interno le norme acquistano un senso. Non camminare sull'erba ha senso per noi solo se condividiamo il valore di rispetto per la proprietà privata.
  • Funzioni della cultura
    • Consente di interpretare il mondo e costruire una visione del mondo da cui si ricava una scala di valori;
    • Tramite i valori la cultura definisce la gerarchia sociale. Di conseguenza struttura la stratificazione sociale;
    • A difesa dei valori nascono le norme e le procedure che definiscono cosa si può e cosa non si può fare, il giusto e lo sbagliato e come si fanno le cose. Di conseguenza, struttura la devianza;
    • Tramite i processi di socializzazione consente la costruzione della personalità e dell’identità. Di conseguenza è all’origine dei fenomeni psicologici di conflitto di personalità, emarginazione, e così via.
  • Cambiamenti culturali negli Stati Uniti
    • Nel 1951 Robin William pubblicò American Society. Williams cercò di mettere in luce i valori fondamentali di questo paese:
      • Realizzazione e successo (self-made man);
      • Attività;
      • Scienza e razionalità;
      • Individualismo e libertà (cooperazione=sottomissione);
      • Progresso ed ottimismo;
      • Atteggiamento morale (bene e male);
      • Umanitarismo;
      • Razzismo e superiorità in-group.

Individualismo (self-made man) e realizzazione

Atteggiamento morale e umanitarismo

Ottimismo, fede nel progresso, scienza

Razzismo

 

 

 


 

    • I turbolenti anni Sessanta furono un periodo di grandi cambiamenti, caratterizzati da mode anticonvenzionali, forti lotte per i diritti civili, movimenti pacifisti contro la guerra del Vietnam. Nazionalismo e patriottismo erano in declino, i simboli del consumismo e del successo personale sempre meno attrattivi, razionalità scientifica e ideali di progresso oggetto di enorme scetticismo. Proliferarono controculture e subculture deviante, associate al flower power e all'uso di droghe.
    • In America ed in alcuni paesi europei alla fine degli anni Settanta e per tutti gli Ottanta imperversarono forti sentimenti di reazione contro gli scenari sessantottini di desiderabilità di cambiamenti radicali. I valori di fondo americani oscillarono marcatamente verso una sponda più conservatrice, e fu eletto per due volte Ronald Reagan. Riprese quota la religiosità.

Robert Bellah nel suo Habits of the Heart scoprì che c'era stato un altro spostamento drastico dai valori americani di fondo individuali da Williams. I valori materialisti stavano sostituendo quelli moralizzanti, e individualismo ed egoismo sembravano aver sostituito l'attenzione umanitaria e disinteressata per la società nel suo insieme. Bellah temeva che un tale allontanamento dall'impegno morale e verso la collettività potessero nuocere fortemente alla società.

    • La reazione all'attentato dell'11 settembre 2001 dimostrò che la cultura americana possiede ancora forti riserve di valori e simboli collettivi. La cosa più evidente nell'immediato fu sicuramente il generale riconoscimento per l'eroismo delle squadre di soccorso. Vigile del Fuoco divenne un simbolo iconico e consacrato, che si stagliava in netto contrasto con gli estremi di individualismo ed egoismo evidenti nello scandalo Enron ed in altri casi. I tragici eventi dell'11 settembre ebbero l'effetto di rinvigorire i simboli fondamentali americani, come la croce cristiana e la bandiera. L'immagine della bandiera a stelle e strisce, in particolare, assunse significato e valore simbolo non solo a causa della tragedia in sé, ma anche perché evocava altre memorie collettive consacrate. I martiri e gli eroi dell'11 settembre furono collegati ai martiri e agli eroi nazionali di quella che è stata chiamata “l'ultima guerra buona”.
  • Rischi della cultura
    • Etnocentrismo: cultura e civiltà

Nella postmodernità, la cultura è concepita come un qualcosa che penetra in ogni parte della nostra vita quotidiana, fornendo codici simbolici, norme, valori per ogni azioni.
Tuttavia, la cultura non è sempre stata concepita in questo modo. Durante i secoli XVIII e XIX, essa era considerata in senso ben più ristretto. La cultura veniva identificata con le convinzioni e le prassi delle élite sociali ed era così equiparata al concetto di “civiltà”. Questa idea della cultura era elitista ed etnocentrica. Dietro di essa c'era la convinzione che solamente i modi e gli usi dell'elite sociale europea-occidentali fossero educati, etici ed istruiti.
Il filosofo tedesco Herder (1744-1803) fu tra i primi a criticare l'idea che la cultura europea fosse superiore alla produzione artistica ed intellettuale di altre civiltà: “Il pensiero stesso di una superiorità della cultura europea è un grave insulto alla maestà della natura”. Rifiutando l'identificazione esclusiva di cultura e civiltà, Herder parlava di “culture” più che di una sola cultura superiore, e intraprese lo studio delle culture popolari.

      • Classe, cultura e genere

 La classe socioeconomica è uno dei modi più importanti in cui oggi, nelle società occidentali, sono classificate l'esperienza e la percezione sociale. Le enormi disparità di status economico inducono alle più ampie differenze di modi di vita, codici sociali e schemi classificatori. Da quando le società sono stratificate si sono sempre avute differenze molto nette nelle forme espressive prodotte e consumate dalle elite rispetto a quelle delle classi meno privilegiate. Solo le elite hanno avuto tempo libero per dedicarsi a certi tipi di attività culturali, oltre che il denaro necessario per acquisire l'istruzione e la preparazione che i tipi di arti più complesse ed impegnative richiedono.
Tra i più importanti studi sulla relazione tra cultura e classe troviamo quello di Pierre Bourdieu. Nel suo libro La distinzione, Bourdieu afferma che le persone di status sociale inferiore propendono per un'arte di tipo figurativo e realistico, mentre le persone di status elevato avrebbero una fruizione estetica di tipi più astratto.
Oggi, per la maggior parte i sociologi rifiutano l'idea che la cultura d'élite sia una forma di cultura migliore, o più alta, della cultura popolare e folk. Per esempio, nel suo libro Highbrow, Lowbrow, Lawrence Levinedimostra come sia stupido e dannoso un tale snobismo culturale. Lungo tutto lo scorso secolo, praticamente ogni nuova forma di espressione artistica (l'opera italiana, la musica jazz, la musica rock, il cinema) veniva dichiarata, all'inizio, come prima di qualità artistica. Fu proprio allo scopo di proteggere e preservare i privilegi e la cultura delle elite dominanti che sul finire del XIX secolo apparvero i termini highbrow (fronte alta, intellettuale) e lowbrow (fronte bassa, popolana). A quell'epoca, una pseudoscienza chiamata frenologia sosteneva la bizzarra idea che la dimensione e il formato del cranio di un individuo ne rivelassero l'intelligenza e la levatura morale, rifacendosi a dottrine darwiniana.
I pensatori moderni rifiutano un approccio così razzista e gerarchizzante: ogni gruppo e ogni agire ha una dimensione culturale. Tutte le forme artistiche, infatti, richiedono grande capacità e mestiere, anche se alcune richiedono una minore preparazione formale.

      • I generi

 Il concetto di generi culturali ha ormai preso il posto di nozioni come alta cultura e bassa cultura. Ogni genere musicale, di scultura, di cultura rappresenta una forma di espressione culturale peculiare e creativa; ognuno di essi punta a creare simboli che coinvolgano, divertano, sensibilizzino. Ogni gruppo sviluppa almeno qualche simbolo caratteristico.
 Gary Alan Fine chiama tali simboli idioculturali, per sottolineare che essi sono distintivi, o idiosincratici: una cultura è fatta di esempi peculiari di comportamento o comunicazione che racchiudono un significato simboli e hanno un senso per i membri di un gruppo.

    • Pregiudizi sociali (individuo), stereotipo (gruppo):

Pregiudizi sociali.
Uno stereotipo può essere definito come un significante che riduce il suo significato a pochi elementi essenziali, fissati in Natura attraverso caratteristiche minime semplificate.
Se questa terminologia venisse decontestualizzata e isolata, risulterebbe immediatamente chiaro il suo carattere arbitrario a priori, costruito e determinato dalla volontà di chi la sostiene.

    • Xenofobia ed emarginazione , derivante da etnocentrismo e categorizzazioni tip;
    • Subcultura e controcultura (trasformazione culturale)

Per subcultura intendiamo una cultura all'interno di una culto. In certi casi, le subculture sovvertono i valori dominanti (satanisti); in altri, li estendono in modo radicale (survivalisti).
Nel caso in cui una subcultura sia impermeabile a contatti ed influenze, isolando completamente i suoi membri dagli estranei, i sociologi considerano il gruppo un culto. In virtù di questo isolamento, i culti possono risultare pericolosi per i loro membri e, in certe occasioni, anche per la società in senso lato.

  • Postmodernità, globalizzazione e svolta culturale

Questo approccio antielitario è particolarmente idoneo allo studio della nostra società postmoderna. Nella postmodernità sappiamo ciò che sappiamo non tanto per nostra esperienza personale e diretta, quanto grazie ai media e ai loro guru.
Per Stuart Hall, “la cultura si insinua in ogni angola, creando una proliferazione di ambienti secondari e facendo di ogni cosa comunicazione. E' uno degli elementi chiave del modo in cui l'ambiente domestico viene sintonizzato, tramite il consumo, con le tendenze e le mode di tutto il modo”. Dunque, la globalizzazione incentiva l'interconnessione di tutto il modo. Essa comprende sia gli spostamenti internazionale di persona, sia le comunicazioni di massa globali. Eppure, nonostante sappiamo molto di più su genti e luoghi lontani da noi, cosa sappiamo su di loro è fortemente condizionato dalla comunicazione. Di conseguenza, realtà e finzione non appaiono tanto nettamente distinte quanto lo erano nelle società temporalmente precedenti. La recente proliferazione di reality show ha ulteriormente confuso finzione e realtà.
La “svolta culturale” intrapresa dai sociologi di recenti consiste in una maggiore valutazione degli aspetti simboli della vita sociale a paragone di quelli meramente istituzionali.

  • Culture: interi o parti?

 I simboli possono non essere condivisi da ogni singolo membro di un gruppo sociale. LE cul ture possono non essere, e normalmente non sono, degli interi coesi, In realtà, spesso sono divisi e conflittuali. Spesso frammentata e gerarchica, la cultura è affetta dallo stesso tipo di divisioni che riguardano gli aspetti delle società ritenute non culturali.

    • Cultura privata: criteri e modelli di comportamento individuali (i miei valori, i miei atteggiamenti; ne esistono diverse in base ai gruppi che si frequentano);
    • Cultura operante: la parte di cultura privata usata in ogni situazione (più complessa in società complesse e differenziate: pranzo, party, cerimonie…);
    • Cultura generalizzata: la parte di cultura privata comune a tutti i membri di una collettività (in cui i gruppi condividono certi usi e costumi) e verso cui si orienta l’atteggiamento dell’attore sociale (Weber-azione);
    • Cultura pubblica (o Cultura della società): cultura generalizzata condivisa dai membri di una società.

 Nelle cosiddette “guerre culturali”, si portano avanti estenuanti e reiterate polemiche sociale  e politiche su argomenti razziali, religiosi e morali.

 

Fonte: http://sociologia.altervista.org/appunti/1.rtf

Sito web da visitare: http://sociologia.altervista.org/

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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