Appunti i servizi sociali

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Appunti i servizi sociali

I SERVIZI SOCIALI OGGI: ORGANIZZAZIONI IN TRANSIZIONE

Traccia di approfondimento
Questa lezione:

  • Presentazione del programma e narrazione delle esperienze di tirocinio svolte nelle organizzazioni di servizi sociali da parte degli studenti
  • Rivisitare le esperienze svolte nei tirocini
  • Definire che cos’è una organizzazione e che cos’è un servizio sociale
  


I SERVIZI SOCIALI OGGI: ORGANIZZAZIONI IN TRANSIZIONE

Quadri sui Contenuti

ORGANIZZAZIONE DEI SERVIZI SOCIALI
Nella denominazione stessa di questo modulo  vi sono insite le questioni centrali che andremo a trattare: organizzazione e servizi sociali.
1.  Organizzazione.

Questo termine ci riporta a questioni che possono essere affrontate su piani differenti:

  • I servizi sociali, gli enti ed i soggetti che li promuovono o li gestiscono sono organizzazioni
  • L’ organizzazione va intesa non come struttura statica ma come il processo attivo e sempre aperto dell’organizzare. Gli interventi sociali sono il risultato di attività organizzative (di un agire organizzativo).
  • Gli operatori sociali svolgono compiti di tipo organizzativo.

 

Organizzazioni
Vi sono differenti interpretazioni e definizioni dell’organizzazione spesso ciò  dipende dal punto di vista da cui  la si osserva. Ma riprendendo le definizioni date nel dizionario di psicosociologia, le organizzazioni sono viste principalmente come:

  • Sistema di azioni (l’insieme di mezzi tecnici ed umani messi al servizio di obiettivi di produzione di beni o di servizi);
  • Sistema sociale (l’insieme delle persone e dei gruppi che si associano con l’intento di risolvere problemi comuni e di stabilire relazioni di collaborazione).

Come mostra la figura riportata di seguito, le organizzazioni sono nello stesso tempo: a) un insieme di mezzi tecnici e umani messi al servizio di obiettivi di produzione di beni o di servizi e b) un sistema sociale. In termini molto semplici si può dire che il profilo di sinistra attiene alla realizzazione del compito mentre il profilo di destra pone in evidenza gli aspetti culturali del sistema sociale inteso come un sistema di persone e di gruppi con l’esigenza di ristabilire relazioni (con tutto ciò che ne consegue).

La prima concezione rimanda all’idea di strumento, la seconda a quella di collettività di soggetti desideranti. Ciascuna ha una sua logica propria: quella della razionalità strumentale (rapporto mezzi/fini), secondo criteri di continuità, affidabilità, economicità dei mezzi; quella della soggettività e dell’intersoggettività in cui prevalgono logiche di tipo affettivo (consapevoli o inconsce) e relazionale. Il problema è capire come queste due logiche possano coesistere e articolarsi senza paralizzare le organizzazioni.

 

 

Il fatto di ignorare questo duplice profilo delle organizzazioni è stato sempre fonte di grandi errori e incomprensioni. Un servizio contiene queste due logiche con il problema di doverle governare e, nei limiti del possibile, accordarle.

 

 La complessità di un sistema di attività
Possiamo tentare di mostrare il tessuto (complexus: tessuto insieme) di cui è fatta la vita di una organizzazione (e quindi anche di un servizio) utilizzando il sistema di attività; se si osserva la figura sottostante si vede bene la pluralità di fattori che agiscono in un sistema lavorativo e le mediazioni che si creano. In particolare si può notare come sia l’oggetto di lavoro a dare la struttura logica a tutto il sistema e come il risultato conseguito sia sempre separato dall’oggetto di lavoro.

 

 

 

 

 

La complessità del sistema sociale

Nel lavoro sociale e di cura l’oggetto di lavoro si sviluppa attraverso relazioni interpersonali, entro gruppi ristetti, tra gruppi. I processi gruppali ed intergruppi (cultura del gruppo, processi di identificazione, ecc) sono sempre stati rilevanti. Difatti nel lavoro sociale centrale non è  tanto il risultato quanto il processo di lavoro.

I soggetti che istituzionalmente (normati dalla legge) hanno competenza a organizzare i servizi sociali sono: Lo Stato, Gli Enti Pubblici, le imprese private, il Terzo Settore.

 

 

Dall’organizzazione all’organizzare
Abbiamo visto come l’organizzazione non va intesa come una struttura statica ma come un processo attivo e sempre aperto dell’organizzare: creare un prodotto-servizio costituito da relazioni; coordinare (orizzontale) e mettere in rete relazioni tra i diversi sistemi; mantenere legami (laschi) di interdipendenza tra i le varie attività e capacità di adattamento reciproco tra i diversi ambiti; cooperare ed attivare flussi di comunicazione, circolazione di conoscenze ed informazioni; condividere significati ed apprendimenti.
Riprendendo il diagramma di Mintzberg ed applicandolo alle amministrazioni pubbliche abbiamo:

  • Il vertice strategico costituito dagli organi di governo, dagli amministratori, dai dirigenti con responsabilità generale (che definiscono politiche, programmi, indirizzi,ecc)
  • La linea intermedia tra il vertice ed il nucleo operativo è costituita dagli altri dirigenti, quadri, responsabili
  • Il nucleo operativo è composto dagli operatori  che sono raggruppati in unità organizzative denominate in vario modo (unità operative, servizi, ecc.)
  • La tecnostruttura e lo staff di supporto può affiancare le altre parti dell’organizzazione

Il nucleo operativo rappresenta la parte fondamentale di ogni organizzazione, quella che trasforma gli imput (normative, leggi, delibere, piani , domande sociali) in output (servizi, interventi) che distribuisce gli output (erogazione di prestazioni) che riceve dall’utenza e trasmette al vertice strategico informazioni utili per la pianificazione e programmazione. A queste parti vanno aggiunti tutti gli altri stakeholders (portatori di interesse coinvolti in vario modo con le attività dell’organizzazione).

 

Attività e compiti organizzativi

  • Realizzare un sistema integrato di servizi ed interventi sociali implica una complessa attività organizzativa (328/2000 e LR 23/2003)
  • Vedremo nelle prossime lezioni come questo sistema integrato si articola.

 

2. Servizi sociali
Riprendo qui la definizione data all’interno del dizionario di servizio sociale i servizi sociali sono “organizzazioni ed attività che hanno la funzione di rispondere a bisogni individuali che non possono a breve o a lungo termine, essere affrontati mediante le proprie risorse personali e relazionali e che richiedono la mobilitazione di azioni sostenute dal sistema pubblico, l’attivazione di competenze professionali specifiche, la partecipazione attiva delle persone alla costruzione del loro benessere.”


Ota De Leonardis “In un diverso welfare” pag. 113, ed. Feltrinelli, Milano, 1998

A. Levy “Organizzazione” in “Dizionario di psicosociologia” a cura di Barus-Miche; E. Enriquez; A. Levy, ed. Raffaello Cortina, Milano, 2005

E. Vergani Seminario Scuola del Sociale 20-21 Aprile 2006 “Il coordinamento dei servizi sociali”

E. Vergani Seminario Scuola del Sociale 20-21 Aprile 2006 “Il coordinamento dei servizi sociali”

R. Maggian  Organizzazione dei servizi sociali, pag.414 in Dizionario del Servizio Sociale diretto da Maria dal Pra Ponticelli ,  ed. Carocci, Roma 2005

Dizionario del Servizio Sociale diretto da Maria dal Pra Ponticelli , pag. 578, ed. Carocci, Roma 2005

Quadri sui Contenuti

 

  • I servizi ed i problemi sociali oggi
  • La crisi del Welfare
  • L’aumento dei problemi sociali e la diminuzione delle risorse
  • I Servizi Sociali l’area dove riversare il malessere della nostra società
  • Perché oggi si parla di “servizi sotto assedio” (definizione di F.O.Manoukian)
  • L’aumento di richieste di aiuto: sia per la crescita dei problemi sociali che per la maggior consapevolezza delle attese di benessere da parte dei cittadini
  • Il disagio è aumentato o lo si percepisce oggi maggiormente?
  • Le rappresentazioni degli operatori sociali su come affrontare i problemi

 

 

  • Excursus storico dell’istituzione dei servizi sociali territoriali
  • La nascita dei servizi sociali territoriali negli anni 70
  • Le normative prodotte: la rielaborazione dell’intervento pubblico su alcuni problemi della salute; l’individuazione di nuovi soggetti istituzionali erogatori di servizi alla persona
  • Il trasferimento di competenze in materia di politica sociale e sanitaria agli Enti Locali
  • La nascita di nuovi servizi che si differenziano per prestazioni, contenuti ed orientamenti (ad esempio i consultori, i servizi per le tossicodipendenze)
  • I servizi territoriali alla persona vengono pensati in una ottica di tutela dei diritti, rappresentano forti istanze di cambiamento
  • Le idee di fondo che sottostanno alla promozione dei servizi sociali: Il diritto di ogni cittadino ad avere prestazioni sanitarie ed assistenziali che consentano una vita dignitosa; i servizi sono “pubblici” (aperti a tutti e rispondenti ai bisogni della comunità locale)
  • Hanno una valenza politica: sono strumento di promozione sociale e di partecipazione politica dei cittadini alla vita della comunità locale. Ciò richiede l’attivazione di processi di programmazione decentrata e partecipata. Le forze sociali hanno un ruolo determinante nei servizi: nel definire gli obiettivi, nella gestione dell’organizzazione, nel controllo del funzionamento e dell’operato
  • L’integrazione tra servizi sociali e sanitari: la salute è un fatto sociale
  • Il carattere di “movimento” e di “innovazione” presente nella progettazione dei servizi sociali alla loro nascita per lo sviluppo di un nuovo modello di società
  • Attori del cambiamento sociale: gli operatori sociali (le competenze, il lavoro di gruppo per garantire interventi integrati e globali), i medici (la critica ai modelli tradizionali), gli amministratori ( i funzionari ed i politici), i cittadini

 

  • L’influsso di due  culture organizzative
  • Le idee guida alla nascita dei servizi sociali moderni non sono state sostenute da sistemi organizzativi in grado di renderle attuabili
  • La poca attenzione nell’innovare l’organizzazione, le normative non hanno aiutato la costruzione di un’organizzazione che corrispondesse ai suoi principi-guida
  • I codici organizzativi che si sono perpetuati: il codice burocratico amministrativo, i codici professionale sanitario
  • Il codice burocratico-amministrativo: erogazione della prestazione, applicazione delle procedure definite aprioristicamente, la definizione di compiti da assegnare a ciascuno (funzioni, ruoli, compiti definiti da mansionario), istituzione di tanti servizi e tante articolazioni specializzate mutuati dalla cultura medica.
  • Appiattimento sul fare, erogare, senza comprenderne i limiti e le potenzialità del proprio agire.
  • Dualismo tra finalità  generali dei servizi e modelli di funzionamento attuati
  • I codici professionali-sanitari: gli operatori sociali e psocosociali si presentano più deboli rispetto a quelle sanitarie. Hanno una formazione ideologica e culturale antisanitaria, ma  sono poco attrezzati sul piano dei modelli di lavoro all’interno di una organizzazione gerarchica. Attivazione di processi di identificazione con i modelli professionali incarnati dai medici. Prende il sopravvento il modello operativo diagnosi-terapia-guarigione

 

  • La delega assunta dai servizi nella gestione del disagio
  • Le due culture organizzative hanno determinato una visione statica della funzione dei servizi sociali. Luoghi dove delegare i problemi sociali e dove gli operatori devono dare risposte ai bisogni e risolvere i problemi che i cittadini vi portano.
  • Oggi i servizi sono “assediati” dai problemi e sono sempre meno in grado di dare risposte alle tante richieste che ricevono
  • Va ripensata la funzione dei servizi sociali: non più centrali nel dare le risposte al disagio, ma dove è la domanda che assume centralità: “per chi e con chi lavorano i sevizi?”

 

  • Chi sono i clienti dei servizi oggi: dagli utenti alla società
  • I servizi oggi non servono solo agli utenti ma una cliente principale è la Comunità locale stessa
  • Si lavora per la Comunità locale e per la sua qualità di vita. Devono  divenire dei luoghi pubblici dove la Comunità locale impara a leggere i suoi problemi ed attivare percorsi di risoluzione. I servizi possono essere di aiuto alla Comunità locale nei processi di riappropriazione da parte di quest’ultima dei fenomeni locali, dei suoi disagi.
  • E’ necessario che i servizi operano insieme ai diversi attori della comunità locale, cercare di costruire relazioni, sinergie, connessioni con il contesto locale.
  • I servizi possono avere il compito di aiutare la gente a leggere i problemi coinvolgendo  più  attori affinchè ne assumano la responsabilità e ne condividano i percorsi su come affrontarli

 

  • Il mandato dei servizi è un mandato sociale
  • I servizi sociali dovranno sostenere la costruzione e lo sviluppo di una rete sociale funzionale al riconoscimento della complessità del problema per cui tutti sono parte del problema e quindi tutti sono parte della soluzione. La scuola, il mondo del lavoro, gli Enti locali, le comunità ecclesiastiche, i gruppi sociali e di volontariato potranno sostenere le organizzazioni di servizi sociali a partire dal riconoscimento che il problema del “disagio” e della “devianza” non sono solo frutto di “una situazione personale”, ma appartiene a tutti e tutti sono necessari nel partecipare alla concreta realizzazione di percorsi psico-socio-rieducativi-riabilitativi.
  • L’organizzazione di servizi sociali attraverso la rete dei diversi attori della Comunità locale dovrà puntare a fare in modo che gli interventi sociali  (per affrontare le specifiche problematiche) siano parte integrante delle politiche sociali locali, connettendoli ai programmi ed ai processi di concertazione delle politiche locali 

 

  • Allargare la responsabilità sociale sui problemi
  • La partecipazione di diversi soggetti istituzionali e non  per affrontare i problemi  di una Comunità locale significa voler attivare uno sguardo multiprospettico e multi contestuale capace di valorizzare le diverse risorse presenti nel contesto sociale. I soggetti coinvolti, formali e non formali, dovranno appunto contribuire a sviluppare le risposte e gli interventi sociali attraverso i loro differenti punti di vista (sociale, sanitario, scolastico, formativo, lavorativo, educativo, ecc) e mettendo in rete le loro diverse risorse,. Le prospettive differenti dei soggetti aiutano ad una maggiore comprensione dei problemi. Spesso gli utenti sono portatori di una multicomplessità di problemi
  • Portare “dentro” la comunità locale  e portare “fuori” le problematiche delle persone afferenti ai servizi favorisce “avvicinamenti”che permettono di ridefinire i significati dei fenomeni sociali e di contenere la paura ed il senso di insicurezza. Ad esempio le esperienze territoriali  inerenti problemi come la psichiatria o la tossicodipendenza hanno facilitato l’abbattimento di alcuni muri. Avvicinarsi al problema ne ridefinisci anche la dimensione ed il significato.
  • I problemi non riguardano solo i singoli soggetti ma sono fenomeni relazionali. Sono dei disagi che nascono dai contesti sociali e relazionali e pertanto bisogna comprenderne la complessità e capire come farli diventare oggetti di lavoro comuni.
  • Le forme di partecipazione dei diversi soggetti, inoltre, aiuta a costruire un sistema di protezione sociale attiva, che non delega o confina il problema all’interno delle organizzazioni di servizi sociali, ma se ne assume la responsabilità in modo attivo.
  • Partecipare alla progettazione e realizzazione di interventi e di servizi sociali comporta la costituzione di gruppi di lavoro multiattoriali che dovranno attivare processi di lavoro attraverso metodologie  e strumenti che ne diano la stabilità.

 

 

 

 

  • La funzione sociale dei servizi oggi
  • La funzione che i servizi svolgono è una funzione pubblica
  • I servizi sociali hanno la funzione di far inteloquire tutti i soggetti della Comunità locale in relazione al disagio sociale, cosi gli stessi servizi  lavorano sul disagio attraverso la relazionalità e non attraverso una delega esclusiva
  • I servizi diventano luoghi sociali-spazi pubblici “in cui si elaborano conoscenze e si aggregano risorse per contrastare i fenomeni di disagio sociale e relazionalità inscritti nelle dinamiche della convivenza”.
  • Da istituzioni di saperi specialistici ad attivatori ed accompagnatori di processi sociali per mobilitare l’interesse ed aiutare la Comunità locale a leggere la complessità del disagio
  • Sollecitare il dibattito sui diritti per aiutare la Comunità locale a riconoscerli e quindi a tutelarli; aiutare a leggere i problemi per comprendere come affrontarli; riconoscere e tollerare la parzialità degli interventi (alcuni problemi non possono essere eliminati)

 

  • Per una visione aperta e dinamica delle interrelazioni tra servizi sociali e comunità locale
  • Da relazioni duali (operatore-utente) a rapporti multipli ed ambivalenti tra più soggetti con cui intrecciare forme di interlocuzione, di scambi tra gli attori di un territorio
  • Gli interlocutori di un servizio sono tutti coloro che vivono in una comunità locale
  • Costruire contesti dialogici
  • Facilitare gli scambi e le interrelazioni dentro il contesto sociale, facendo convergere interessi individuali ed interessi collettivi, promuovere capitale sociale (generare legami sociali e fiducia)

Presentazione di alcuni quadri concettuali

1) L’attività del lavoro sociale
Difficoltà a rappresentare i risultati produttivi

  • Vi è una scarsa esposizione degli esiti, spesso rimangono nelle interazioni tra il singolo utente ed il singolo operatore (cultura oblativa)
  • Difficoltà legate all’apprezzamento di esiti parziali e insaturi, sommati ad una delega fiduciaria e implicita che porta a considerare importanti e validi gli interventi psicosociali al di là di quello che si fa (concetto ideologico)
  • Si è investito di più sul come valutare che sul cosa valutare

Confusione tra contenuti dell’attività e strumenti utilizzati

  • Spesso si rischia di identificare gli interventi psicosociali con gli strumenti che adottiamo:ad esempio i colloqui con gli utenti, i percorsi psicoterapeutici, gli incontri con le famiglie, le riunioni, le borse lavoro, ecc.
  • Rischio di eseguire prestazioni frammentate, apprezzate in modo sommario ma poco incidenti sulle problematiche

Le rappresentazioni ricorrenti

  • Rappresentazioni generiche e riduttive
  • Divario tra ciò che si fa e ciò che si deve o si potrebbe fare (organizzazioni nella mente nomologico, fenomenologico, esistenziale ciò che si dovrebbe fare, ciò che faccio in realtà, ciò che penso di fare)
  • Bisogno di uscire fuori da descrizioni scontate, che ripetono pedissequamente quanto è prescritto dalle normative, dalle presentazioni difensive aprioristiche, dalle banalizzazioni che appiattiscono.
  • C’è bisogno di misurarsi con la costruzione di una mappa attendibile e ragionata di quello che si fa nei Servizi Sociali, con ricostruzioni degli orientamenti e dei processi di lavoro.

 

2) Per una lettura del  lavoro sociale
I servizi producono beni immateriali

  • I prodotti “servizi”  si caratterizzano per essere prodotti o beni non tangibili ed immateriali
  • La produzione è contestuale al consumo (prosumer)
  • Le domande dei servizi sono poste innanzitutto da diversi fruitori indiretti presenti in un contesto sociale. Le richieste più pressanti provengono dai diretti interessati.
  • In campo sanitario è tutto più facile: più facili i malesseri da individuare, si dispone di quadri di riferimento più solidi e sperimentati per l’identificazione dei problemi.
  • Il prodotto è il risultato che il cliente acquisisce attraverso la produzione dei servizi
  • La soluzione o la riformulazione del problema preso in carico dal servizio è il prodotto
  • Il prodotto è dipendente dalla alleanza di lavoro tra operatore e cliente e da quella con il servizio

L’oggetto di lavoro

  • L’oggetto di lavoro si identifica con il  problema o la parte dei problemi sui quali decidiamo di intervenire
  • L’oggetto di lavoro viene costruito dall’operatore: in relazione con il cliente, in funzione dei modelli di intervento, in funzione della cultura del servizio e dell’ambiente
  • A livello generale è l’organizzazione ad individuare i confini dell’area su cui investire, a livello specifico gli oggetti di lavoro sono relativi ai progetti specifici in base alle situazioni di ciascun cliente
  • Operatori che lavorano in no stesso servizio possono avere diversi oggetti di lavoro e possono produrre diversi servizi. Vi è spesso una grossa difficoltà a rappresentarsi oggetti di lavoro “comuni”
  • Gli oggetti di lavoro immateriali sono più difficili da individuare, hanno limitati elementi tangibili (leggi, delibere, normative) o (situazioni specifiche in cui si entra in contatto con l’utente o indirettamente con altro soggetti rispetto ai problemi di varia natura), o (storie e vicende umane) utili per mettere a fuoco l’oggetto di lavoro
  • E’ necessario che l’oggetto di lavoro sia conosciuto da chi vi opera e riconosciuto da coloro che interagiscono all’esterno
  • Le rappresentazioni degli oggetti di lavoro facilitano la determinazione degli obiettivi di lavoro
  • Gli obiettivi possono essere la scomposizione di un oggetto di lavoro complesso
  • I valori ed i dati influiscono nel determinare gli oggetti di lavoro
  • Gli orientamenti di valore nei servizi e rispetto ad alcuni problemi sociali cambiano nel tempo (tendenze ideologiche e culture dominanti) e nello spazio (legislazioni nazionali e ridefinizioni  territoriali)
  • I dati aiutano ad evidenziare ciò che si produce nei servizi, consentono di descrivere la “rotta”, non basta che siano rilevati ma vanno anche rielaborati. Riflettere sull’agire e nell’agire.

 

I problemi sociali dei servizi

  • Chi vive condizioni di disagio nasconde domande ampie o troppo esigue, indefinite o semplificate. Non possono essere immediatamente soddisfatte o saturate, ma vanno lette per capire se possa essere avviato un intervento
  • Per lavorare è necessario individuare i problemi ed identificare gli obiettivi in vista dei quali realizzare delle attività con dei tempi e dei modi congruenti
  • Un grossa attività consiste nel lavoro conoscitivo che permetta di distinguere dei problemi che possono essere assumibili, gestiti, affrontati, forse risolti.
  • Molti problemi non possono essere eliminati, possono essere riconosciuti, descritti e proprio per questo si possono cercare riparazioni, non si può pensare che è possibile toglierli di mezzo una volta per sempre
  • Alcuni problemi sono così drammatici con grovigli relazionali  incistati che si tramandano di generazione in generazione.
  • Ciò che può incidere veramente è la comprensione attenta ed originale di alcuni problemi perché è da qui che ci si può dare degli obiettivi e quindi dei risultati lavorativi.

Quali quadri di riferimento per la rappresentazione dei problemi

  • Saperi, conoscenze sedimentate di tipo professionale e di tipo istituzionale. Si ricorre spesso a questi quadri di riferimento pur rimanendo impliciti.
  • All’interno delle equipe gli operatori si rifanno a degli orientamenti che guidano le scelte operative  e non sempre sono condivisi da altri colleghi.
  • Vi è la necessità di far dialogare i diversi quadri di riferimento (rielaborando impostazioni o legate alle appartenenze professionali, orientamenti guida dettati dalle finalità istituzionali e/o dalle strategie organizzative).
  • Il processo di lavoro è una sequenza logico temporale che permette all’operatore/ o servizio di impostare il lavoro con le persone e coordinare le varie attività che compongono un intervento sociale.
  • E’ un circuito di regolazione: collega e coordina le varie fasi di progettazione, attuazione, valutazione.
  • La capacità riflessiva dell’operatore permette di rielaborare ciò che man mano nel circuito si va ad implementare , attraverso un ascolto constante con il cliente, con il gruppo di lavoro e con l’ambiente circostante, ridefinendone cosi il significato.

Il processo di lavoro
Lavoro circolare e lavoro lineare
Lavoro Front e lavoro back:

  • Il lavoro front/diretto comprende tutte quelle attività svolte con la persona e con il suo ambiente familiare e di vita
  • Il lavoro back o indiretto è quel lavoro che permette di creare le condizioni per svolgere poi il lavoro front

Le organizzazioni dei servizi sociali prendono forma dalle stesse persone  che le utilizzano
Le organizzazioni riflessive apprendono da se stesse

Il processo di lavoro in un servizio territoriale
Le 7 fasi di un processo di lavoro di un servizio territoriale:

  • ingresso
  • presa in carico
  • valutazione del caso
  • Programma
  •  le attività
  • la valutazione del programma
  •  la fine dell’intervento

Chi sta al centro della cabina di regia?

  • Chi ha il potere di decidere, realizzare l’intervento, valutare?
  • Qual è il punto di vista del cittadino e degli operatori?
  • Il servizio è  una delle risorse per il cittadino: avere sempre ben chiaro che le persone/i clienti sono soggetti attivi e non passivi dell’intervento
  • La regia del processo di lavoro è suddivisa tra molti soggetti

Tener presente il processo

  • Quali sono gli stili di lavoro tra professionisti?
  • Quali circuiti di regolazione sussistono nel servizio per favorire il processo (influssi informativi, modalità di cooperazione, spazi di rielaborazione e valutazione)?
  • Quali sono i «centri di responsabilità» dentro a quel servizio?

I processi di lavoro messi a confronto

  • Possiamo mettere a confronto:
  •  Quali modelli di intervento,
  • Quali stili professionali
  • Quali attività ed in quali tempi
  • Quali risorse

…… vengono adottati nei servizi sociali dove abbiamo svolto esperienza di tirocinio?
Quali i punti deboli ed i punti di forza
Rendere visibili i processi

  • In base all’area dei servizi possono mutare i processi di lavoro
  • Vi possono essere dei vincoli al processo di lavoro ed a come si articolano le varie fasi in base al settore in cui si opera
  • Le persone/gli operatori apportano differenze

Il lavoro di rete

Che cos’è il lavoro di rete

  • Il lavoro di rete è quello sforzo intenzionale compiuto da soggetti,servizi, istituzioni per accrescere l’effetto sinergico delle loro azioni e quindi la loro efficacia attraverso forme e livelli differenziati di collaborazione (E.Martini)
  • Le reti sociali

Walcker definisce la rete sociale come “l’insieme di contatti interpersonali per effetto dei quali l’individuo mantiene la sua propria identità sociale, riceve sostegno emotivo, aiuti materiali, servizi, informazioni, oltre a rendere possibile lo sviluppo di ulteriori relazioni sociali”

  • Tre livelli di rete

La rete primaria (la famiglia, gli amici,ecc)
Le reti primarie si caratterizzano per i contenuti affettivi e/o affinità con il soggetto . Hanno una funzione protettiva e di sostegno e di sviluppo dell’identità.
La rete secondaria formale (le istituzioni: la scuola, i servizi pubblici, i servizi sociali, le azienede,ecc)
Il rapporto è asimmetrico e di tipo professionale
La rete secondaria informale (assoc., organizzazioni di volontariato, gruppi)
Nati per far fronte a determinati bisogni della persona

Variabili per analizzare la rete sociale
Interazionali
L’intensità delle relazioni ed il significato che rivestono per le persone
Strutturali
Relative alle forme ed alle caratteristiche strutturali della rete
Area di contenuto della relazione (amico, collega,ecc.)

  • Simmetria
  • Intensità
  • Intimità
  • Durata
  • Omogeneità eterogeneità

 

La rete tra controllo e sostegno

  • Un rete può avere una funzione di sostegno sociale, ma può avere anche una funzione di controllo sociale (mantenimento dello status quo, conformismo, rigidità dei ruoli sociali)
  • Nelle reti a “maglia chiusa” è difficile mediare spazi e ruoli diversi di  identità sociale.
  • Il concetto di coesione sociale può essere ambivalente (impedisce l’integrazione con altri, preclude la ricerca di altre identità sociali)
  • La rete può nutrire o imprigionare
  • Il lavoro di rete: Strumento di analisi, Strumento di intervento sociale

Analisi delle caratteristiche e della struttura della rete di una persona come base per costruire una successiva strategia di intervento

Tipologie di reti
Rete coesa ed omogenea
(forte coinvolgimento emotivo, risorse disponibili, investimenti e mobilitazioni. I rischi sono presenti quando le reti sono ristrette e chiuse in se stesse)
Rete frammentata
(presenza di sottogruppi indipendenti. Meno coinvolgimento emotivo,più mobile e flessibile, permette di entrare in nuovi rapporti e ruoli sociali)
Rete dispersa
(le persone/punti della rete non si conoscono tra loro. Non hanno una durata stabile nel tempo, spesso non vi è reciprocità nelle relazioni)

Fasi dell’intervento
Identificazione della rete
Ricostruzione della rete
Raccolta sistematica di informazioni
Utilizzo di strumenti individuali e di gruppo
Uso di mappe grafiche

Analisi della rete
Valutazione quantitativa e qualitativa dei legami interpersonali interni alla rete
Individuazione dei punti forza e punti deboli
Potenzialità e risorse
Altri elementi possono essere: la dimensione della rete, il tipo di legame, la frequenza, la durata, l’intensità, la disponibilità all’aiuto, la capacità dei membri della rete,ecc)

  • Linee di Intervento

Riorganizzazione dei sistemi di supporto
(facilitare o rendere operative delle risorse potenziali, coinvolgere soggetti lasciati, dare nuovi ruoli)
Allentamento/interruzione di certi legami
(allentare dei legami,allargare la rete)
Reperimento di risorse o soluzioni di problemi
(assunzioni di responsabilità, formulazione di ipotesi di soluzioni)
Costruire o ricostruire la rete sociale
(Offrire nuove opportunità)

 

Presupposti per lavorare in rete

  • Processo di riconoscimento

(il ruolo degli altri va riconosciuto e ritenuto necessari)

  • Processo di relativizzazione

(non è possibile lavorare da soli negli interventi sociali-riabilitativi)

Le mappe mentali

Ogni soggetto ha una sua mappa cognitiva
(derivante dalle competenze/saperi, dalle esperienze, dal ruolo ricoperto)
Ogni soggetto ha degli stili intepretativi personali
Gli stili interpretativi fanno si che le persone possono interpretare in modo differente fattori apparentemente “oggettivi”. Ciò è dovuto a tre processi che intervengono a determinare gli schemi di valutazione e di costruzione della realtà: il processo di attribuzione, di valutazione, di prefigurazione del futuro.

La presa in carico comunitaria di un percorso di sostegno sociale e riabilitativo

La rete di servizi può interessare due livelli:
Ø     un livello micro che riguarda le singole persone/operatori
Può essere chiamato             “gestione integrata del caso” o case management
Ø     un livello macro che comprende un ampio raggio di servizi.

Mira a costruire una “rete” di servizi che interessa il territorio nel suo complesso.

  • La gestione integrata dei casi prevede un network di professionisti che, utilizzando competenze e risorse, cooperano per fornire strumenti e modalità di lavoro differenti nel percorso di sostegno sociale e riabilitativo della persona
  • E’ praticato sia da organizzazioni complesse che comprendono diversi servizi sia da diverse organizzazioni che si coordinano tra loro.
  •  A queste organizzazioni appartengono gruppi di lavoro all’interno dei quali le finalità ed il coinvolgimento degli operatori variano in funzione del problema (di inserimento al lavoro, di socializzazione, di abitazione,ecc)
  • Tra questi professionisti potrà esserne scelto uno in qualità di responsabile del caso.
  •  Il responsabile del caso assicurerà la sua presa in carico e lavorerà affinché l’utente venga seguito anche da altri operatori che possono rappresentare una risposta efficace al suo problema.
  • Questa strategia richiede una grande collaborazione tra i vari operatori, attivando intorno all’utente una rete di risorse.

 

L’integrazione:elemento strategico

  • Per ogni persona è importante costruire progetti individuali personalizzati in cui contribuiscono diverse professionalità
  • Gli operatori non si limiteranno al singolo problema ma cercheranno di dare una risposta in modo globale alla situazione multiproblematica che la persona  solitamente presenta.
  • Tale strategia richiede una forte collaborazione ed integrazione di diversi servizi e l’apporto di vari professionisti: il progetto personalizzato sarà prodotto grazie all’attivazione di una rete di risorse.

Il lavoro per progetti
Per P. Piva un programma di intervento professionale verso una persona è efficacie nella misura in cui sono rispettati i seguenti presupposti:

  • esistenza di un progetto personalizzato, che prenda in  considerazione la complessità del caso e preveda la mobilitazione di più risorse o servizi;
  • qualità professionale dei singoli punti di erogazione e intervento;
  • disponibilità delle risorse a collaborare al progetto

Livelli di responsabilità

  • Presenza di un centro di responsabilità.
  • Costituito da una persona o da un gruppo che si assumerà il compito di garantire che il progetto sia seguito dall’inizio alla fine e che sia flessibile rispetto ai cambiamenti che si verificheranno nel tempo anche dopo la conclusione dello stesso intervento.
  •  La responsabilità e la continuità nel seguire un progetto di intervento personalizzato si può racchiudere nel concetto di “presa in carico”.
  • La persona non sarà abbandonata alla fine di ogni singolo intervento ma pur cambiando servizio avrà, comunque, un operatore o un servizio che non lascerà “perdere nel vuoto” i cambiamenti e le risorse impiegate nel percorso di crescita compiuto fino a quel momento.
  • L’organizzazione a rete - si basa sull’impiego flessibile di tutte le risorse di cui dispongono la comunità e la persona
  •  I soggetti coinvolti in queste strategie hanno obiettivi comuni che intendono raggiungere, attraverso lo scambio continuo e flessibile dei loro prodotti e risorse.
  • Ogni servizio si percepisce come parte o nodo di una rete di scambi, in cui il risultato prodotto in proprio diventa “materia prima” o servizio di consulenza per il prodotto di un altro e tutti questi prodotti parziali confluiscono in un risultato globale(P.Piva)

 

Il governo della rete

  • La funzione della regia è quella di governo, di manutenzione della rete dei soggetti coinvolti, di guida ed orientamento agli obiettivi definiti dal progetto e dalla continua rinegoziazione in itinere alla luce dei cambiamenti che si attuano in fase di implementazione.
  • La regia può essere assunta da un gruppo di lavoro o da un soggetto

 

Le responsabilità condivise

  • In un intervento o progetto sociale il tema delle responsabilità è centrale.
  • I soggetti coinvolti possono avere livelli di interesse differenti a secondo delle ragioni che li vedono implicati nei confronti del problema.
  • Ovviamente anche le responsabilità si differenziano a secondo dei ruoli e delle competenze di ciascuno,
  •  La messa in rete di responsabilità e lo sviluppo di forme di responsabilità condivise.
  • Soggetti iniziali, potenziali, coinvolti
  • La prassi delle responsabilità condivise:

Chi condivide
Cosa si condivide
Come lo si condivide
Perché lo si condivide

Strumenti necessari per la regia

  • la formazione per costruire linguaggi condivisi,
  • l’informazione,
  • La costruzione di regole condivise sulle strategie e metodologie di intervento
  • la valutazione come spazio di verifica e di riprogettazione degli interventi.

Il Coordinamento

  • Due livelli: Tecnico-amministrativo; Operativo

Il livello tecnico-amministrativo
Riguarda l’organizzazione dell’intervento con l’apporto di tutte le risorse offerte dai diversi enti; i contenuti, gli aspetti amministrativi, gli aspetti strategici
Il livello operativo
Gestione delle attività e dei casi
Contributi dei diversi enti e operatori coinvolti nella presa in carico, nella progettazione e gestione di attività specifiche e di interventi integrati

Gli strumenti per la partecipazione attiva dei cittadini
Partecipazione e governance

  • La Commission on global Governance delle Nazioni Unite intende per governance  “l’insieme coordinato delle azioni di differenti attori sociali, necessari a garantire il governo di un sistema e non solo la sua amministrazione”
  • La governance non può essere garantita da un solo sistema , anche se questo fosse un Comune.

A quest’ultimo infatti viene dato sempre di più il ruolo di regia strategica del sistema.
Per sostenere la governance di una comunità locale è basilare assicurare  forme di partecipazione democratica e di democrazia partecipativa creando spazi di impegno civile e di assunzione di responsabilità da parte dei cittadini.
Processi fondamentali per assicurare la governance sono la partecipazione e la collaborazione.

La partecipazione è qui intesa come “il processo attraversoil quale i normali cittadini possono contribuire alla formazione delle decisioni rispetto a questioni che riguardano la comunità e di conseguenza, la loro vita”.
Partecipazione come “prendere parte”, “poter contare”.
La partecipazione attiva e responsabile dei membri di una Comunità locale al governo della stessa significa partecipare al processo decisionale.
Chi e come promuovere la partecipazione
Il soggetto promotore avvia il processo e lo sostiene nel tempo.
Ha il compito di esplicitare chiaramente gli scopi della partecipazione
Ciò è un punto di partenza per creare relazioni fiduciarie dando la possibilità di valutare ai diversi soggetti il grado di rispondenza di ciò che viene proposto con i propri interessi.
Modalità di partecipazione

  • Rivendicativa

Si ha in situazioni di conflitto. Si basa su una esigenza di difesa e/o diffusione di interessi
Può non portare a nessuna assunzione di responsabilità.

  • Consultiva

Creazione di spazi per porre i problemi, le esigenze, i suggerimenti
Mantiene la separazione tra chi fa richieste e chi fornisce risposte

  • Collaborativa/negoziale

Prevede una condivisione di responsabilità nella chiarezza e differenziazione dei ruoli
Una partecipazione che mette al centro il senso di responsabilità e di potere
Impegno comune per ricercare e costruire soluzioni ai problemi
La critica: una funzione essenziale

  • La critica viene utilizzata per influenzare a produrre cambiamenti o per impedirli
  • E’ uno strumento essenziale per partecipare “nell’esercizio del potere”
  • Saper ricevere una critica fa distinzione tra reali proposte di partecipazione e ricerca di consenso

Esiti  della partecipazione

  • Gli esiti non possono essere predeterminati
  •  E’ possibile prefigurarsi con sano realismo cosa possiamo attenderci:  gli esiti desiderati ed i rischi insiti
  • Gli esiti sulle persone: uscire da condizioni stagnanti di impotenza e  di passività, aumenta la percezione del potere ed il senso di responsabilità
  • Gli esiti sulle relazioni sociali e sul senso di comunità:

Rinforzo di relazioni, forme di mutualità e di scambio, sostegno sociale, ampliamento di risorse, di energie, di capitale sociale.
Rischi della partecipazione

  • I rischi per le persone: il controllo sociale
  • I rischi per le istituzioni:
  • maggiore complessità e più domande da soddisfare e soggetti con cui negoziare
  • Ricerca di nuove modalità di confronto/ scontro con la rigidità istituzionale e burocratica
  • Il conflitto: può far apparire la partecipazione come impossibile o inutile
  • La gestione negoziale del conflitto: riconoscere la legittimità delle diverse parti e dei diversi interessi in campo

Cosa facilita la partecipazione

  • Dare credibilità alle proposte/superare il livello di sfiducia
  • Riflettere su ciò che che può facilitarla/scegliere gli strumenti idonei
  • I problemi devono essere sentiti
  • Possibilità di confronto con altri che vivono il mio stesso problema/interessi comuni
  • Chiara percezione e previsione delle possibilità di successo
  • Poter “contare” ed influire effettivamente

Occasioni e strumenti per partecipare

  • La partecipazione ha bisogno di occasioni concrete e di strumenti adeguati
  • La partecipazione oltre ad essere caratterizzata da processi informali deve basarsi anche su strutture e procedimenti codificati e formali
  • Riconoscere i gruppi esistenti e sostenerli (comitati, associazioni, commissioni, forum, ecc)

La collaborazione è un tema che riguarda tutti oggi

  • Tra la comunità: persone ed istituzioni pubbliche locali
  • Tra gli attori della società civile
  • Tra i servizi pubblici del territorio e gli operatori degli stessi
  • Tra diverse istituzioni di un territorio
  • Tra istituzioni di uno stesso tipo (Comuni, scuole, ecc).

Le forme di collaborazione

  • In base agli obiettivi per cui si collabora
  • In base ai soggetti ed ai vincoli scelti
  • Sono un esempio: i tavoli di concertazione, le conferenze, i coordinamenti, le reti, i forum, ecc.
  • Le forme vanno da un minimo di complessità ad un massimo: ognuno presenta diversi livelli  di efficacia e di problematicità

 Collaborare ha un suo costo

  • Fatica e risorse
  • Il “confondersi” con altri (minaccia dell’identità e limitano la libertà)
  • Non sempre ha un eguale peso l’efficacia e l’efficienza
  • I tempi rischiano di diventare lunghi
  • Il rischio “dell’appiattimento”

 

Fonte: http://scienzepolitiche.unical.it/bacheca/archivio/materiale/1232/appunti%20prima%20parte.docx

Sito web da visitare: http://scienzepolitiche.unical.it

Autore del testo: M.Galati

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