Rubens

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Rubens

Nato in una famiglia della borghesia di Anversa rifugiatosi in Germania in seguito ai contrasti religiosi che avevano travagliato i Paesi Bassi, Rubens vive per diversi anni a Colonia. Dopo la morte del padre, nel 1587, la madre rientra con i figli ad Anversa. Il giovane Rubens frequenta una scuola privata, dove riceve un'educazione umanistica che gli permette, in tempi relativamente brevi, di parlare sei lingue vive, oltre al greco e al latino, e dove incontra Balthazar Moretus (1574-1641), nipote dello stampatore Christophe Plantin, di cui sarebbe diventato amico e collaboratore. Compie quindi il proprio apprendistato di pittore nelle botteghe di tre artisti mediocri: Tobias Verhaecht (1561-1631), Adam van Noart (1562-1641), maestro anche di Jacob Jordaens, e Otto van Veen (1558-1629). Quest'ultimo, che aveva soggiornato in Italia per più di cinque anni, era stato profondamente influenzato dai maestri italiani del XVI secolo, sviluppando un manierismo raffinato.
L'Italia, Mantova, Roma, la Spagna
Diventato membro della gilda di San Luca nel 1598, iscritto con il nome di «Peeter Rubbens», il giovane intraprende nel 1600 il tradizionale viaggio «al di là dei monti», secondo la formula in uso presso i pittori fiamminghi. Dopo aver visitato numerose città, tra le quali Firenze (dove esegue alcune copie di opere di Tiziano, Tintoretto e Veronese, e dove assiste al matrimonio per procura di Maria de' Medici), entra al servizio di Vincenzo I Gonzaga, duca di Mantova, collezionista di opere d'arte e protettore di artisti: Claudio Monteverdi è il suo maestro di cappella e Frans Pourbus il Giovane (1569-1622) il suo pittore di corte. Assunto per eseguire copie delle opere di artisti celebri, Rubens riesce, in capo a qualche mese, a farsi inviare a Roma con il pretesto di completare gli studi; qui dipinge tre grandi quadri destinati alla chiesa di Santa Croce in Gerusalemme: Sant'Elena, Gesù coronato di spine e l' Erezione della croce (oggi all'Hôpital de Petit-Paris di Grasse, in Francia), in cui si avverte nettamente l'influenza dei maestri italiani. Nel 1603, il duca di Mantova lo incarica di portare in Spagna alcuni doni destinati a Filippo III; a Madrid Rubens riesce a dipingere un ritratto equestre del primo ministro, l'onnipotente duca di Lerma. Di ritorno a Mantova vi dipinge tre grandi quadri per la chiesa dei Gesuiti, tra cui un Battesimo di Cristo (museo di Anversa) e la Trasfigurazione (museo di Nancy). Nel 1608, a Roma, esegue su ardesia tre grandi pitture per la chiesa di Santa Maria in Vallicella, detta Chiesa Nuova. Tutte queste opere risultano notevolmente influenzate dai maestri italiani.
Il ritorno ad Anversa
Ricevute notizie preoccupanti sullo stato di salute della madre, Rubens lascia precipitosamente Roma per Anversa nello stesso anno, ma quando arriva la madre è già morta. Il pittore viene tuttavia invitato a trattenersi nella città natale. Gli arciduchi Alberto (1599-1621) e Isabella (1599-1633), che regnano sui Paesi Bassi spagnoli, lo nominano pittore di corte e gli commissionano i loro ritratti. Ad Anversa, Rubens viene accolto nella confraternita dei manieristi «romanisti», della quale Jan Bruegel, detto Bruegel dei Velluti, è decano (funzione che eserciterà lo stesso Rubens nel 1613); il comune gli commissiona inoltre una Adorazione dei Magi (Museo del Prado, Madrid), destinata al palazzo municipale. L'artista rimarrà ad Anversa, e il ricordo dell'Italia si ritroverà nella sua firma: «Pietro Paolo Rubens». Nel 1609 sposa Isabella Brandt, che gli darà una figlia, Clara Serena (morta a dodici anni, nel 1623) e due figli, Alberto e Nicola. La città di Anversa lo colma di favori: nel 1610, Rubens viene dispensato dal pagamento delle tasse ed è esentato dall'obbligo di iscrivere i suoi allievi alla gilda di San Luca. Da allora, la sua carriera conosce uno sviluppo eccezionale, sia per l'abbondanza delle opere sia per il costante successo, dovuto a uno stile che corrisponde alle concezioni estetiche della Controriforma, elaborate dal concilio di Trento. In contraddizione con il rigore calvinista, la religione cattolica si mostra nel suo aspetto più affascinante e Rubens asseconda questa tendenza con un barocchismo deciso, che trasforma gli episodi più drammatici in pagine luminose giocate a macchie e dissolvenze. Due nuovi lavori (1610-11) consolidano definitivamente la sua fama: l' Erezione della croce e la Discesa dalla croce (cattedrale di Anversa); tali opere riecheggiano lo stile caravaggesco, ma, contemporaneamente, affermano la personalità del pittore attraverso lo slancio del disegno e la predilezione, che gli è propria, per le potenti muscolature. Tuttavia, pur continuando a dedicarsi a soggetti religiosi, Rubens rivela gusti umanistici nel frequente ricorso alla mitologia («Venere e Adone», «Toeletta di Venere», «Venere con Cupido, Bacco e Cerere», ecc.), che costituisce un pretesto per dipingere nudi. Il pittore mostra una netta propensione per il nudo, in particolare quello femminile, e, dato che i soggetti religiosi non si rivelano adatti al tema (la casta Susanna costituisce una delle rare eccezioni), egli ricorre sovente agli dei dell'Olimpo.
Un'opera multiforme
Accanto ai due temi maggiori, religione e mitologia, ai quali si collegano per identità di concezione le allegorie e i soggetti storici, l'artista si cimenta in tutti gli altri generi, e in particolare nel ritratto. Rubens dipinge le sue due mogli (molto spesso la seconda, Elena Fourment), i figli, se stesso, numerosi amici, ma soprattutto grandi personaggi: Filippo IV e la moglie, Elisabetta di Borbone, Sigismondo III, gli arciduchi Alberto e Isabella in varie occasioni, il cardinale-infante Ferdinando, Anna d'Austria, il duca di Buckingham, il marchese di Spinola e tanti altri; esegue anche il ritratto di personaggi che non ha mai visto: Carlo il Temerario, l'imperatore Massimiliano, Filippo II, Christophe Plantin e i suoi familiari. Mentre i disegni preliminari rivelano volti spesso sgradevoli, l'opera finale offre figure sempre idealizzate e piene di fascino. Rubens riporta in auge il quadro di caccia. Il genere si addice al temperamento del pittore, che realizza vivaci insiemi in cui uomini e cavalli sono alle prese con leoni, leopardi o cinghiali. Nell'opera di Rubens, il paesaggio ha una parte importante, che spesso è stata trascurata dalla critica. Fedele a una concezione immutabile, l'artista, pur rivelandosi un osservatore attento, qui come altrove interpreta il motivo a suo modo, idealizzando il soggetto. Per certi versi, egli si ricollega a Gillis van Coninxloo (1544-1607), ma va ben oltre la semplice volontà di liberarsi da una rappresentazione eccessivamente fedele e preannuncia il paesaggio romantico. Egli eccelle in tutti i generi, come testimoniano anche gli straordinari schizzi, ma il gran numero dei lavori eseguiti lo induce a circondarsi di uno stuolo di collaboratori specializzati: Jan Bruegel per i fiori e i frutti, Frans Snijders e Paul de Vos per gli animali, Jan Wildens (1586-1653) e Lucas van Uden (1595-1672) per il paesaggio, e, per un periodo piuttosto breve, Van Dyck per i volti. Innumerevoli sono le scene religiose ispirate di preferenza al Nuovo Testamento, destinate alla decorazione di diverse chiese. Alcuni episodi ispirano opere straordinarie, come la Pesca miracolosa (Notre-Dame di Malines [Mechelen] ) e l' Adorazione dei Magi, del 1624 o 1625, eseguita per San Michele d'Anversa (oggi nel Museo reale di belle arti della città). I colori si fanno più chiari e, accompagnati a un disegno dinamico, conferiscono all'insieme un'impressione di vita gioiosa. Anche un combattimento come la Battaglia delle Amazzoni (1618-20, Alte Pinakothek, Monaco) colpisce per il suo carattere spumeggiante. Rubens passa indifferentemente da un genere all'altro, da una grande tela a una piccola tavola: dipinge per il principe di Neuburg il grande Giudizio universale (Monaco), immensa tela brulicante di personaggi, e fornisce a Balthazar Moretus (diventato il capo della celebre bottega di Plantin) dieci ritratti realizzati in base a documenti. Per la nuova chiesa dei Gesuiti ad Anversa, San Carlo Borromeo, consacrata nel 1621, egli realizza il suo primo grande insieme decorativo: trentanove dipinti per ornare i cassettoni del soffitto, che andranno distrutti in un incendio nel 1718. Nel 1622, viene incaricato di decorare la galleria Medici, nel nuovo palazzo del Lussemburgo, a Parigi, con episodi della vita della reggente Maria de' Medici e dello scomparso re Enrico IV. I ventidue quadri (oggi al museo del Louvre), pur non essendo tra i migliori della sua opera, sono senz'altro tra i più conosciuti. Il lavoro, al quale collaborano alcuni aiutanti, illustra perfettamente lo stile del pittore. L'estro inventivo dell'artista, che moltiplica allegorie e simboli, maschera con virtuosismo la povertà del soggetto, mentre i particolari prevalgono sull'essenziale. La serie prevista per Enrico IV, invece, non viene realizzata a causa dell'opposizione del cardinale Richelieu; ne restano soltanto alcuni schizzi. Nel frattempo, Rubens fa costruire, nel quartiere elegante di Anversa, il lussuoso palazzo nel quale abiterà fino alla morte (attuale museo Rubens), realizzato nello stile italiano che gli era caro, come aveva dimostrato nell'opera Palazzi di Genova (1622).
Gloria e diplomazia
Nel 1624, Rubens ottiene un titolo nobiliare e due anni dopo perde la prima moglie. La sua instancabile attività di pittore non gli impedisce di dedicarsi a un'altra delle sue grandi passioni: la politica. Alla morte dell'arciduca (1621), Rubens diventa consigliere dell'arciduchessa Isabella, che gli affida alcune missioni segrete. Nel 1628, egli partecipa alle trattative di pace tra l'Inghilterra e la Spagna. A Madrid, incontra Velázquez, e Filippo IV gli conferisce la carica di segretario del consiglio privato dei Paesi Bassi. A Londra, Rubens viene nominato cavaliere da Carlo I e magister artium a Cambridge, ma fallisce nella sua missione. Poco dopo il ritorno in patria, sposa in seconde nozze Elena Fourment, che gli darà cinque figli. Al momento della fuga di Maria de' Medici nei Paesi Bassi spagnoli (1631), egli torna nuovamente a occuparsi di politica e conserva l'incarico di agente segreto dell'arciduchessa fino alla morte di quest'ultima (1633), nonostante l'opposizione degli stati generali, che in seguito pongono bruscamente fine alla sua carriera politica. Il nuovo governatore, il cardinale-infante Ferdinando (1609-41), gli concede lo stesso favore dei suoi predecessori. In occasione dell'ingresso del principe ad Anversa nel 1634, Rubens concepisce una decorazione fastosa della città, disegnando archi di trionfo, dipingendo ritratti e chiedendo la collaborazione di numerosi artisti, pittori e scultori. Il principe lo nomina pittore di corte (1636) e gli commissiona diverse opere. La più riuscita è la serie che illustra le Metamorfosi di Ovidio, destinata ad adornare il padiglione di caccia della Torre de la Parada (vicino a Madrid) e composta da 112 quadri, alcuni dei quali costituiti da nudi improntati a vivacità e gioia di vivere. Nello stesso tempo, altri lavori lo attendono. Egli si dedica in particolare alla realizzazione dell' Apoteosi di Giacomo I Stuart per il soffitto della sala dei banchetti di Whitehall a Londra. Il grande talento inventivo dell'artista si esplica anche in un altro settore, quello dei cartoni per arazzi, di cui esegue diverse serie: le Storie di Decio Mure (in collaborazione con Van Dyck), i dodici arazzi delle Storie di Costantino (eseguite per Luigi XIII di Francia), la Vita di Achille, il Trionfo dell'Eucarestia. Secondo una tradizione inaugurata da Raffaello, questi cartoni non si differenziano affatto dallo stile dei grandi dipinti.
Il coronamento degli ultimi anni
Sovraccarico di lavoro fino agli ultimi giorni, l'artista porta a termine un'opera gigantesca, accumulando un notevole patrimonio. Non lasciando nulla al caso, ha incisori personali, in grado di adattarsi al suo stile: Lucas Vorsterman (1595-1675), Paulus Pontius (1603-58) e i fratelli Bolswert, Boëtius Adam (1580 ca -1633) e Schelte Adam (1586 ca -1659). Accanto a questi artisti del bulino, egli contribuisce anche alla formazione di un incisore su legno: Christoffel Jegher (1596-1652 ca). La diversità dei suoi lavori non influenza il suo stile. Dopo aver assimilato la lezione dei maestri italiani, si libera della loro influenza, creando uno stile personale, il più rappresentativo del barocco settentrionale, al quale rimane fedele per tutta la vita. Soltanto la tecnica e, negli ultimi anni, la scelta dei soggetti subiscono una trasformazione. L'artista abbandona progressivamente i toni scuri e la sua pennellata diventa sempre più leggera. A partire dal 1635, data dell'acquisto del castello di Steen, a Elewijt (presso Malines), i soggetti pomposi destinati alla clientela, che testimoniano sempre dello stesso vigore (gli Orrori della guerra a palazzo Pitti, Firenze; il Martirio di san Livinio e l'Ascesa al Calvario, nei Musei reali delle belle arti a Bruxelles), lasciano spazio anche ad altri, più semplici e talvolta più immediati. Frenando il suo estro, il poeta guarda intorno a sé. Dopo aver dipinto il Giardino d'amore (Prado), che evoca ancora la casa di Anversa, Rubens abbandona i personaggi eleganti per dolci scene di vita pastorale e contadina, che mostrano, dietro la maschera dell'aristocratico, un uomo vicino ai godimenti pagani e popolari. Esegue anche numerosi nudi, con o senza intreccio mitologico, fino al mirabile La pelliccia (1638-40, Kunsthistorisches Museum, Vienna). Nello stesso tempo dipinge un Autoritratto (Kunsthistorisches Museum, Vienna) in cui cerca di nascondere i segni di una vecchiaia precoce, come rivela il disegno preparatorio conservato a Parigi, al museo del Louvre. La lezione di Rubens verrà assimilata soprattutto dagli artisti francesi del XVIII secolo, come Watteau, Fragonard e Boucher; l'influenza del pittore fiammingo è ancora evidente in Delacroix nel XIX secolo e in Renoir nel XX.

 

Fonte: http://www.scicom.altervista.org/storia%20sociale%20arte/GRANDI%20MAESTRI%20ARTE%20(appunti%20Stefania).doc

Sito web da visitare: http://www.scicom.altervista.org

Autore del testo: Tribenet

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