Teorie analisi del linguaggio cinematografico

Teorie analisi del linguaggio cinematografico

 

 

 

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Teorie analisi del linguaggio cinematografico

 

1894: i fratelli Lumière brevettano il primo “proiettore”.
19 marzo 1895: prima proiezione pubblica e a pagamento di una pellicola cinematografica eseguita dai fratelli Lumiere all’interno del loro cinématographe. Titolo del film “Uscita dalle officine Lumière” (spesso citato come primo documentario). 

Linguaggi audiovisivi: il cinema è il principale linguaggio audiovisivo in quanto possiamo vederlo e sentirlo.
Prima della nascita del cinema venivano utilizzati altri strumenti come: la fotografia (dal greco “scrivere [grafia] con la luce [fotos]”) che risale al primo ventennio del XIX secolo; funzionamento: la luce del sole in circa un minuto impressionava sulla pellicola/lastre luci e ombre. Oggi il digitale (qualunque informazione [scritta, parlata, cantata, fotografata, filmata] può essere trasformata in una sequenza di bit) ha rivoluzionato tutto in quanto riesce a creare la realtà dal nulla.
Quando si diffondono le prime fotografie la verosimiglianza non è considerata inferiore a quella di oggi perché bisogna misurarla attraverso i parametri di verosimilità dell’epoca che migliorano con l’evoluzione delle tecnologie.
Altri strumenti risalenti all’800 sono il prassinoscopio, il taumatropio, il fenachistiscopio, lo zootropio e il cinetoscopio.
Risalenti ad altre epoche sono la lanterna magica (medioevo, sono lastre colorate che illuminate proiettano immagini) e il flip book (immagini in sequenza che “passate” velocemente proiettano una sequenza di immagini in movimento). 

Idea dell’immagine traccia: nel cinema è sempre presente un’analogia con la realtà, ma la realtà rappresentata è di tipo convenzionale perché non è identica alla nostra.
Esempi nel cinema:

  • La realtà è legata a un punto di vista che cerca di essere oggettivo senza però riuscirci e questo vale anche nei documentari. Il documentarismo e il cinema d’autore sono agli estremi rispetto all’oggettività. I primi documentari e anche alcuni dei nostri giorni hanno fini sociali.
  • Montaggio, la dimensione continuo spazio temporale ovvero realtà non è interrotta ma è lineare e noi siamo immersi in essa. Quindi i tagli con i conseguenti cambi di scena non riproducono fedelmente la realtà. Oggi grazie al digitale sono stati girati dei film con un’unica inquadratura (“Arca Russa” di Aleksandr Sokurov); in passato questo non era possibile a causa di problemi tecnici dovuti alla lunghezza delle pellicole anche se Hitchcock in “Nodo alla gola” tenta di occultare i tagli con un buon risultato.
  • Impossibilità di interagire con il film che  si presenta come un mezzo di comunicazione differita che quindi è privo di feedback.
  • Il cinema è bidimensionale (2D lunghezza e larghezza) mentre la realtà nella quale siamo immersi è tridimensionale (3D lunghezza, larghezza e profondità). Tim Burton cerca però di ricreare, attraverso i suoi film, una realtà tridimensionale e in questo settore è il massimo esponente. La prima pellicola 3D viene realizzata nel 1954 dal regista Jack Arnold titolata “Il mostro della laguna nera”.

La prospettiva (Filippo Brunelleschi massimo esponente nel rinascimento epoca della sua nascita) è la migliore approssimazione della realtà tridimensionale.
Brian de Palma è maestro nel “contrasto dei piani a fuoco” in cui l’inquadratura si divide in 2, 4, 8.. parti; questa tecnica si chiama SPLIT SCREEN e grazie ad essa vengono messi a fuoco entrambi i piani (impossibile nella realtà). Lo split screen (schermo diviso) è una tecnica che risale agli anni ’20 (in Francia).         

  • Mancanza dell’aspetto olfattivo,  che attraverso il polyester alcuni registi cercano di colmare in modo molto ironico; infatti insieme all’opera cinematografica viene consegnata una cartolina sulla quale sono state impresse alcune fragranze che lo spettatore può annusare quando nel compare la luce corrispondente all’odore. Può essere considerato un aspetto negativo in quanto distrae lo spettatore dalla trama.
  • Fino agli anni ’60 i film sono esclusivamente in bianco e nero e questo non rispecchia la realtà; comunque ancora oggi vengono realizzati lungometraggi in bianco e nero, ad esempio “Schindler’s List” (per esigenze storiche in quanto negli anni ’40 non esisteva il cinema a colore e questo era il loro immaginario visivo). In molti film i sogni e i ricordi vengono rappresentati in bianco e nero, in seppia o in cromature simili perché per molti questi colori coincidono con il nostro immaginario visivo.

Il NOIR rappresenta il dramma del bianco e nero. Nel film “Traffic” vengono raccontate tre storie che vengono distinte dalle diverse cromature (ad esempio la prima storia in verde, la seconda in blu e così via). Nel Noir non esiste una differenza ben definita tra buoni e cattivi come negli altri generi, infatti nei personaggi di questa classe il bene e il male sono presenti in eguale misura. 
 
L’effetto del primo piano permette il contatto tra spettatore e divo ed è fondamentale in quanto esprime la psicologia del personaggio attraverso il volto che viene considerato il nostro migliore veicolo espressivo (mostra emozioni).

Il genere HORROR cerca di avvicinarsi il più possibile alla realtà ed è per questo motivo che spaventa; esempio: “28 settimane dopo”.

Lungo 800 cresce l’interesse verso lo spettacolo visivo prediletto e voluto dalla classe borghese, richiedevano una sorte di intrattenimento visivo. L’intrattenimento, prima dell’avvento del cinema si realizzava con la musica e la letteratura.
L’800 prepara “l’ICONONAUTICA” termine coniato da Brunetti e che indica colui che naviga tra le icone, ovvero le immagini.
Il 900 viene considerato il secolo dell’ “OCCHIO” secondo Casertti autore del libro “L’occhi del 900”. Dopo la metà del 900 il cinema è il medium (mezzo) che restituisce alla società i contenuti audiovisivi vissuti nella quotidianità dalla gente e viene considerato il mezzo della modernità. Il cinema quindi trasmette la realtà.
Il regime fascista e quello nazista hanno utilizzato il cinema per proiettare delle immagini falsificate della società in cui vivevano le loro popolazioni e usavano questo medium per imporre i loro ideali. Quando questi regimi caderonoo gli italiani e i tedeschi scoprirono di vivere in una realtà totalmente diversa da quella che gli venne fatta credere.
Il cinema mette in scena i problemi della società insieme alle sue contraddizioni.

 27/09
ORIGINI DEL CINEMA

I fratelli Luis e Auguste Lumière vennero anticipati dai fratelli Skradanowski e probabilmente anche dall’italiano Filoteo Alberini che costruirono precedentemente qualcosa di analogo al loro cinematographe.  

Il cinema è il prodotto di un’industria che si serve di nuove tecnologie e che investe enormi quantità di denaro (tranne all’inizio) in esso.
Il cinematographe Lumière racchiude in sé tre funzioni:

  • riprende,
  • sviluppa 
  • proietta.

Oggi invece queste tre operazioni sono divise e vengono svolte da persone facenti parte di settori distinti. I fratelli Lumière sono dei rinomati produttori (imprenditori) di nuove tecnologie legate alla fotografia.
Auguste e Luis decidono di non vendere il brevetto della loro invenzione ma di cedere il cinematographe in concessione straordinaria.
I Lumière diffondono nel mondo intero la loro invenzione riscuotendo un notevole successo e la loro sede principale era a Lione (dove sono cresciuti). Non tutti potevano beneficiare di questa nuova tecnologia a causa del brevetto ma, molti inventori, tra cui un italiano riuscirono a procurarsi i componenti del cinematografo per vie clandestine e in seguito a realizzarlo.
Gli ecclesiastici e altre figure moralizzanti si scagliarono contro il cinema perché gli spettatori, sia uomini che donne, dovevano sedersi vicini in stanze buie per assistere alle proiezioni e questo era considerato immorale.
Durante il primo spettacolo i fratelli Lumière proiettarono una pellicola intitola “…”.
1) Questo “film” viene presentato attraverso una serie di brevi videoclip della durata di 1 minuto circa (a causa della bassa capacità di registrazione della bobbina) e che trattano diverse argomentazioni.        
2) I fotogrammi presentati scorrono a una velocità superiore a quella a cui siamo abituati (velocità di scorrimento: 24 fotogrammi al secondo per il cinema e 25 per il video).
3) L’inquadratura è sempre fissa (il cinematografo poggiava su un cavalletto). Sottenber autore dei vari “Ocean’s” e dell’immortale “Intrigo a Berlino” è il maggiore esponente delle inquadrature mosse e tremolanti. Lo stesso Sottenber elaborò il “Manifesto Dogma” in cui viene enunciato un decalogo che definisce come eseguire le inquadrature mobili, a mano (si dice a mano ma invece se la metono sulla spalla) quindi senza cavalletto.
4) Nella sequenza di fotogrammi intitolata, “L’arrivo del treno alla stazione di Ciotat” (sciotà) molto spesso viene considerato il loro primo lavoro ma, in realtà non è vero in quanto rappresenta il n° 104.
Tema: uscita degli operai dalla fabbrica Lumière. Sulla sinistra c’è un treno in movimento che ci dà l’idea di profondità.
5) Nel videoclip in cui viene effettuata un’inquadratura del fiume Nilo i fratelli Lumière si muovono su un mezzo di trasporto (treno). Con il passare del tempo si stabiliscono dei “codici del movimento” di cui i due principali sono: la “panoramica” e la “carrellata”. Dalla metà degli anni ’10 il cinema diventa uno statuto linguistico, un linguaggio che deve rispettare un insieme di regole. Di conseguenza certi movimenti acquisiscono un determinato significato, in seguito si parlerà anche di stabilità semantica ovvero permette alcuni spostamenti di camera (la macchina dei fratelli Lumière poggia sul piedistallo).
Le riprese cominciano ad avere un approccio documentaristico.

Esempio: “L’innaffiatore innaffiato” è un cortometraggio che viene considerato come la prima fiction in quanto narra una storia e  ha come finalità l’intrattenimento.

DIBATTITI SULLE FINALITA’ DEL CINEMA
Il cinema è e rimarrà lo strumento per raccontare storie con la finalità di intrattenimento, andando poi a definire per bene la sua funzionalità.

  • Cinema educativo: nell’epoca del Duce grazie al cinema fu insegnata la dottrina fascista al popolo e l’utilizzo delle nuove tecnologie ai contadini.
  • Cinema di controllo: ad esempio le telecamere in un quartiere controllano la sicurezza degli abitanti.
  • Cinema narrativo: il cui scopo è semplicemente raccontare una storia (più usato oggi).

Lo scopo di questi film (Lumiére) era l’intrattenimento, durano pochi minuti e dal punto di vista del contenuto potevano sembrare banali o semplici ma riuscivano sempre ad ottenere un successo indiscusso giustificato dal fatto che la platea era attirata da questa nuova invenzione  (non dagli attori in sé) e il vero spettacolo era rappresentato dall’immagine in movomento. Il cinema permetteva di proiettare immagini realistiche e gli spettatori non erano preparati a questa nuova realtà (si spaventarono quando videro l’immagine del treno che li andava in contro).

Nei primi del ‘900 il cinema prende la strada della narrativa, racconta storie.
Idea di montaggio: si allungano i cortometraggi (non più di pochi minuti ma si arriverà anche ad una durata di 2 ore), incollando pezzi di pellicola l’un l’altro (alla bobina di 10 minuti venivano aggiunti altri pezzi di pellicola).

All’inizio non venivano fatti primi piani ma inquadrature piuttosto ampie à rimanda al vedutismo fotografico e rispecchia la struttura del palcoscenico teatrale.
La posizione ideale dello spettatore teatrale ma anche cinematografico è riconducibile alla terza fila. Il cinema nasce e si sviluppa nel periodo in cui fioriva l’impressionismo (puntinismo e altre forme analoghe) che rappresentava la percezione ottica reale INVECE il cinema va in parallelo con la stagione dell’astrattismo.
IL CINEMA E’ UNA TECNOLOGIA INTERMEDIARIA IN QUANTO SI AFFIANCA ALLA PITTURA, AL TEATRO E ALLA LETTERATURA.
Gabriele D’Annunzio sponsorizza e si occupa di cinema; è il primo intellettuale ad occuparsi di questo settore . Il film italiano più importante nel mondo nel primo decennio del è “Cabiria”.   

 

Il cinema fu definito:                   tecnologia intermediaria


perché interagisce con altri settori (pittura, arte,…).     


che dettano al cinema altri metodi di espressione

il cinema diventa sonoro nel 1927 e si scopre che molti attori non hanno una bella voce.
Guarda “viale del tramonto” e “cantando sotto la pioggia”
Gli attori cominciarono a cantare, i gesti non vanno più bene devono essere accompagnati dalla voce, ma davanti a questa prova non erano all’altezza quindi vennero introdotti a dei corsi di recitazione e canto.
Operazione di divulgazione 1896: i fratelli Lumière girano il mondo riprendendolo à la conseguenza è una prima forma di globalizzazione; inizia il viaggio dell’icononauta; il cinema entra in contatto con diversità sociali e culturali.
I film USA si concludevano con un “happy end” mentre gli spettatori URSS che amavano il melodramma terminavano male; di conseguenza vennero pubblicati dei cortometraggi con diversi finali, uno per gli americani e l’altro per i sovietici.

IMP: nel 1898 il cinema entra in crisi, non si evolve e rimane statico e venne definito dai suoi stessi ideatori (Lumiére) “un’invenzione senza futuro”.         

                                                                                                                         3/10
Punti salienti dell’ultima lezione:
Intermedialità: somma delle diversi arti applicate al cinema; ad esempio i codici visivi legati alla recitazione o alla pittura. Applicato al cinema delle origini: non si tratta ancora di cinema, vive ancora nel rapporto con altre discipline artistiche; non ha ancora chiarito (il cinema) qual è il suo contesto: a chi si rivolge? Con che tipo di pubblico dialoga? In quali contesti si gode lo spettacolo del cinema?
Cinema: intrattenimento del 1900, spettacolo “popolare”; opera pubblico di nicchia, teatro.
A un certo punto fa chiarezza: altro esempio può essere internet: l’uso e il tempo ha deciso cos’è. Tutte le nuove tecnologie nascono con qualche interrogativo: forma e pubblico di consumo.
Cinema nasce con “sudditanza” verso altre arti. Pensiamo alla fruizione dello spettacolo: le sale nell’accezione moderna nascono tra il 1904 e il 1905 nelle grandi città; qualche anno piu avanti nelle piccole.
I primi spazi di visione sono ad esempio i teatri: i brevi film (esempio dei Lumiere) venivano proiettati ad esempio in chiusura di spettacoli teatrali, in particolare di intrattenimento, non quello alto (drammatico).
Mezzo ancora molto agile ( l’apparecchio, anche a noleggio): la sua maneggevolezza fa si che ogni luogo pubblico può essere luogo di fruizione del cinema à esempio birrerie, i caffè, le case private.
Spazio piu curioso: i baracconi à analoghi alle giostre che calendarizzano i propri spostamenti, una specie di calendario, tra le giostre c’è anche il cinema, divertimento di tipo molto popolare. All’esterno molto ricchi per invogliare ad entrare, all’interno assi di legno, schermo di piccole dimensioni dove viene proiettato il film. Gli ambulanti oltre al cinematografo hanno tutto il resto, struttura ecc. In italia molto popolare il baraccone, spettacoli itineranti di fatto. Spariscono con la nascita delle sale cinematografiche. Per il pubblico della fine del 800 l’unico modo per vedere il cinema è seguire o aspettare questi spettacoli itineranti. Alcuni ambulanti si trasformano poi in gestori di sale. Importante perché portano il cinema a contatto con le persone. Nelle grandi città vengono aperte le sale in genere nei corsi principali infatti nascono per toccare essenzialmente la borghesia nelle città , anche se i baracconi erano per il popolo.
Idea del cinema inteso come spettacolo per famiglie: inizio di pubblicità ( lo spettacolo lumiere era su manifesti che rappresentavano una famiglia con anche i nonni).
Questi fenomeni: consumo popolare dei baracconi e delle birrerie con consumo borghese nelle sale nelle vie principali convivono parallelamente. Elementi contradditori convivono nella nascita del cinema.
Anche se lo spettacolo nasce per le famiglie esistono le serate “nere”: serate “pornografiche” (per l’epoca) dove si vedono donne nude à rimostranze dei moralisti.
Immagine complessa del cinema agli inizi.
Difficile dare coordinate precise temporali.

Adesso vediamo “La grande rapina al treno”, “The great train robbery”del 1906 considerato il primo film western della storia.
Analisi di alcune scene del capolavoro: dimensione teatrale della messinscena à macchina fissa, gli attori sembrano entrare da dietro le quinte. Negli interni non viene ampliato lo spazio scenico, quindi lo spazio entro cui si svolge la scena è quello inquadrato (ad esempio quando si sparano si sparano da un pò troppo vicino);
sul treno: ancora spazio teatrale ma aggiunta di uno spazio fuoricampo (quanti spazi fuoricampo ci sono nell’immagine cinematografica à 6: i lati più davanti e dietro) in questo caso si tratta di un fuoricampo dietro. Scena più interessante: i passeggeri vengono fatti scendere e schierare in maniera innaturale: sembra che i bordi schiaccino la fila, è proprio come a teatro, cercano di stare all’interno del limite. Intermedialità che fa male al cinema (ancora influenza del teatro, ma negativa, perché nel cinema si possono ampliare gli spazi). Quando i banditi scappano dal treno verso le colline, si muove la macchina presa: mossa molto innaturalmente, prima in orizzontale poi seccamente in verticale. Spazio aperto e corsa à avvicina il cinema alla consapevolezza che si deve muovere, oltre a poterlo fare. Con i primi film di inseguimento deve per forza seguire il movimento e lo spostamento degli attori. In modo inconsapevole qualcuno sente il bisogno di muovere e seguire la corsa degli attori. Le corse e gli inseguimenti sono i casi più frequenti che hanno spinto il cinema a fare delle cose che all’origine non sentiva il bisogno di fare. Gesti enfatizzati visto che non c’è il sonoro ( morte, disperazione della bambina): quando si cominciano a fare i primi piani si riesce a comunicare meglio le emozioni dei personaggi attraverso movimenti di macchina. I primi PRIMI PIANI sono avvicinamenti dei personaggi alla macchina, non il contrario. Anche sul primo piano gli spettatori devono abituarsi: di fronte al primo PRIMO PIANO di un film di Griffith qualcuno disse: dove sono le gambe? O quelli che vedono il treno in arrivo si sghettano e si scaccano addosso pensando che il treno gli arrivi addosso e scappano impauriti.
Guarda PULP FICTION capra di un Mira e fight club.
Questione musicale: si sentono musiche di sottofondo à  non sono originali. Quando nel 10 cominciano ad essere molto più lunghe, le partiture musicali vengono affidate a compositori. Finito il film veniva musicato. Adesso certi registi e il loro stile sono imprescindibili dal loro compositore di musica: esempio Lynch e Badalamenti.
Nel cinema delle origini era molto semplice: c’era un musicista in sala, magari un pianista: scene triste, musica triste; scene allegre, musica allegra. Si faceva in diretta, quindi non appartenevano al film in se ma erano adattate al contesto, è prodotto del contesto e dello spazio in cui veniva proiettato. Magari di sera in sera era diverso, non c’era accompagnamento musicale fisso, cmq era abbastanza neutro, semplice. Nel cinema delle origini non solo si parlava, ma addirittura c’era qualcuno che leggeva gli intertitoli che faceva le veci del cinema sonoro, una sorta di narratore. Nel cinema giapponese diventa addirittura educativo: ecco perché il cinema muto finisce tardi in Japan, il narratore non solo leggeva  ma spiegava, i film stessi venivano montati sapendo che ci sarebbe stato un narratore: certi non solo erano amati ma anche molto famosi: si sceglievano i film addirittura in base a che narratore c’era. SI DICE CHE quando il cinema è diventato sonoro e parlato lo spettatore è diventato muto.
Pezzo in cui ballano: apparentemente incongruo, sembra sospensione del racconto, è frequente perché attrae. Cinema delle origini definito anche immagine attrazione: ad un certo punto superata l’attrazione verso la nuova tecnologia, buona parte dei film delle origini ancora prima che la narrazione diventi il perno, è soprattutto cinema attrazione, fa vedere allo spettatore delle attrazioni, basa la sua efficacia sull’attrazione verso lo spettatore àtipico delle fiere dove il cinema era presente ed è stato presente per 10 /12 anni della sua vita. I film ad inseguimento sono solo e soltanto inseguimenti: solo contenuto di tipo attrattivo. Lo spettatore si emoziona proprio perché vede “uno spettacolo”.
Cmq il cinema attrazione non viene totalmente levato quando c’è l’avvento della narrazione: in certi passi viene mantenuto (magari si fa un siparietto attrattivo). Rimane ad esempio nel cinema western: il duello.
Ma allora c’è anche nel cinema contemporaneo?!? Si! Vedi i grandi film di guerra: ad esempio nel 3 del Signore degli Anelli c’è una grande battaglia e sembra che tutto il film orbiti intorno alla battaglia à dimostra la capacità di creare attraverso il digitale ( non solo azione ma anche emozione attraverso il digitale). 
SCORSESE: più grande regista cinofilo della storia. UN VIAGGIO PERSONALE NEL CINEMA AMERICANO; e un analogo sul cinema italiano (entrambi di Scorsese, da vedere per esame, cerca su internet). 
1927: nascita del cinema sonoro. Primo film sonoro italiano: 30; bulgaro: 33.

LEZIONE 4/10 ANNULLATA

                                                                                                                       10/10
Visione de “L’INFERNO” - 1911
Il cinema italiano, francese, tedesco e statunitense degli anni ’10 si basa principalmente sulla NARRATIVITA’. In URSS l’idea di narratività viene espressa attraverso il MONTAGGIO.   
Scuola narrativa: regia e messa in scena.
Scuola di montaggio: montaggio.
Queste due scuole si incontrano in seguito alla nascita del cinema sonoro (1927).
Il cinema italiano degli anni ’10 è il più famoso (come oggi quello USA) soprattutto nel primo quinquennale ma, dopo la grande guerra acquisisce più importanza di quello nostrano.

In inferno ci sono degli “intertitoli” non sono sottotitoli e sono simili a delle didascalie. Quest’opera è molto ambiziosa dal punto di vista narrativo.

Perché è stato scelto il tema dell’inferno dantesco?

  • il cinema è visto come un possibile “esperato”
  • perché si pensava che il prestigio di questa opera potesse essere trasmesso al cinema facendolo diventare una grande arte.

Questo è il cosiddetto Film d’arte (in italiano) o Film D’arte in francese in quanto erano delle produzioni che avevano il compito di realizzare film legati alla letteratura internazionale utilizzando gli attori più famosi dell’epoca 
La sintassi narrativa è povera e non si può di certo parlare né di linguaggi né di montaggio. 
I punti più importanti a favore del film:
- le scenografie,
- i costumi,
- le grandi scene di massa.

Trucchi: Menies è il più grande ideatore di trucchi scenografici ed è anche il registra e produttore de “il viaggio sulla luna”.
“Kabiria” – 1904: presenta alcune scene di massa
Griffith: è il più grande regista americano tra gli anni ’10-‘20

Lezione del 11/10 saltata chiedere appp.
                                                                                                                                                    17/10

Per riuscire ad affrontare l’esame:
- consultare il libro “Cinema come arte” (capitoli già definiti nelle prima lezione)
- visione dei film visti durante le lezioni, più i capolavori dei fratelli Lumière, “il
viaggio sulla Luna” e di 4 film del neorealismo.

VISIONE DEI FILM:
1) “Susanna” di Ops?? 1983
2) “Questa è la mia vita” di Godard Gian Luc anni ‘60 (storia di una prostituta di nome Nanà)

Questi due film contengono elementi che possono delineare le differenze tra il cinema classico e moderno.
1) In “Susanna” i personaggi occupano il centro della scena à CENTRALITA’ DEL SOGGETTO. 
È un esempio di cinema classico à l’inquadratura mostra una casa, poi l’insegna con il rispettivo indirizzo per poi riprendere i personaggi al suo interno à ci fa capire l’ambientazione. È un esempio di cinema classico.   
2) “Questa è la mia vita”: 
Il cinema classico si sviluppa tra gli anni ‘20 e ’30.
I film “classici” iniziano con delle inquadrature ampie che delineano l’ambientazione andando poi a restringersi sui singoli personaggi.
Il cinema moderno nasce in Francia tra gli anni ‘50 e ’60 dove viene denominato “Nouvelle voges” (onda); è un movimento che si diffonde a macchia d’olio anche in Stati Uniti, Germania e Paesi dell’Est (ancora controllati dall’Unione Sovietica).
E’ un cinema che si oppone a quello classico: non nasce per successione al cinema classico ma per opposizioni legate al sistema ideologico.
I film “moderni” iniziano con delle inquadrature dirette sui personaggi tralasciando l’ambientazione.
Il cinema classico non ha contenuti banali ed effimeri ma di alto livello culturale, vive di allusione e ha un rapporto lineare con lo spettatore.
Il cinema moderno introduce nel mondo cinematografico una valenza politica molto forte grazie all’aiuto del braccio armato giovanile che si opponeva al sistema.
La condizione di indipendentismo (film auto-prodotti) è una condizione di Libertà di espressione;  tutto ciò porterà alla realizzazione di film a basso costo.
Nei primi anni alcuni produttori si accorsero che l’indipendentismo poteva ottenere grazie agli ingenti investimenti un enorme successo economico (grazie alle ideologie).
Nascerà poi il Post-Moderno per successione al moderno.
Il cinema classico si sviluppa in un sistema industriale in cui le filiali occupano una posizione centrale. Le filiali svolgono 3 fasi:
1) produzione
2) distribuzione
3) esercizio
Negli anni ‘50 i produttori a causa della legge anti-trust sono costretti a cedere la terza fase ovvero a esternalizzare l’esercizio.
Le sale tendono a non acquistare film che non siano dei loro stessi produttori-editori e in questa situazione la casa di produzione “Medusa” sfiora il monopolio (li acquista tutti lei).

Dagli anni ‘60 alla metà degli anni ‘70 si diffondono movimenti ideologici che si oppongono al cinema moderno e che riflettono la situazione francese degli anni ’50.

Il cinema francese CAMBIA, si rapporta con la società e diventa un luogo di elaborazione e di negoziazione (si vende ciò che si produce) “sporcandosi le mani con la realtà”.
I registi del cinema moderno escono per le strade delle loro città per capire la realtà che li circonda.
Il cinema classico le storie venivano ambientate in contesti irreali.
Il cinema moderno ha una libertà senza limiti. Il film “Il Laureato” degli anni ’60 e “Easy rider” (racconta la storia di un gruppo di motociclisti che viaggiano per gli Stati Uniti) donano vita alla “nuova Hollywood”.
Il cinema realista si scaglia contro quello moderno in quanto rappresenta l’evasione dalla routine e occupava una piccola parte all’interno della cinematografia.
Il “classicismo” non scompare ma viene affiancato dalla nuove espressioni: il modernismo, post-modernismo.        

      24/10
cinema come arte
storia del cinema ci serve

TESINA (spiegazione)
Cap 10 e 11 trattano analisi (cinema come arte) formale e critica dei film. Dobbiamo fare una tesi simile. Analisi stilistico, capire il loro stile/sistema formale.
1 Premessa storica del regista (codici e tecnologie dell’epoca e tradizione cinematografica del tempo)
2 Analisi formale/stilistica (scelte di montaggio, lavori di macchina, fotografia, movimento di macchina)
3 Trovare le costanti presenti sempre nei loro film (narrazione lineare o..)
4 I temi trattati nei film (il film parla di … [trama] perché le mette in scena in questo modo [stile])
5 Bibliografia (i castorini – monografia sui registi à analizzano bene i film)
Usa i testi e i castorini  ma anche Cineforum e Duellanti (riviste) ma non internet. Chi fa Nolan, Spoladori ha fatto articolo su lui su i “Duellanti”.
Da 6 – 7 pagine max 10 pagine. Cartella 30 per 60 ovvero 2000 battute.   

VISIONE DEI FILM

1) ‘L’anno scorso in Marienbad” 1960 di Allain Resnais (Alen René)
2) “Viale del tramonto” 1950 di Billy Wilder

1) In entrambi i lungometraggi è presente una “VOCE FUORI CAMPO” che aiuta il lettore a capire meglio la scena/storia/trama, è una voce incuriosente. Nel primo caso è la voce fuori campo del cadavere del protagonista che giace nella piscina (è il regista nel film che scrive sceneggiature che non riesce a vendere). Dopo abbiamo un passo indietro, flash back ma è come se ci raccontasse la storia dall’oltretomba. 
La voce del fuori campo si incarna definitivamente nel personaggio e scompare à si racconta una storia
VOCE OVER à di narratori assenti alla storia, guardano la storia con grande consapevolezza.
A volte questa voce è esterna e neutra che si limita a dare informazione. In Kubric è una voce autoritaria che giudica.
VOCE OFF à la voce del personaggio si incarna nel personaggio.
EXTRA DIEGETICHE à esterne al racconto, musiche di accompagnamento che sente lo spettatore e ma non i personaggi della storia.
DIEGETICHE à la musica viene sentita sia dallo spettatore che dai protagonisti della storia (scena in discoteca).
OZZU avanguardia giapponese che non ha mai usato musiche extradiegetiche.
Manifesto del Sincronismo à Linch “Una storia vera”. Usa rumori di fondo come un basso continuo che produce una vibrazione assillante e non una melodia.
2) La voce fuori campo sembra non dirci niente del film, descrivendoci lo spazio in cui avviene la scena, quando la voce trova un corpo sarà quello di un attore che vive la parola di altri. Il movimento di macchina è spiazzante, respingente (non aiutano lo spettatore a capire la trama) e irreale… Assimilazione dell’architettura con i corpi umani. Uso del montaggio è CONNOTATIVO
DENOTATIVO à significato narrativo (letterale), quello che vediamo. Contrario sotto
CONNOTATIVO à non ha alcun significato in relazione a immagini, musiche e parole.
Renais lavora molto sul recupero della memoria e del passato soprattutto in questo lungometraggio. Pone il problema della realtà del ricordo, il passato deve entrare in un flusso temporale coerente oppure no; i personaggi del film entrano in crisi perché ogni momento presente diventa subito passato.
Nel cinema moderno i personaggi diventano persone
Il flash back nel film di Renais viene travolto dalla dimensione soggettiva mentre nell’altro film è oggettiva.
La memoria del XX secolo è diventata visiva ovvero una storia di immagini quindi la tradizione orale e scritta hanno perso di valore. Guerra del Vietnam è visiva mentre I e II prettamente orali. La visività della storia rende più fragile il ricordo. La manipolazioni delle immagini visive è molto semplice e frequente.
Relazione di causalità: rapporto causa-effetto à conseguenze che producono altre conseguenze (cinema Hollywoodiano). La vita però non è un rapporto di causa-effetto.
Questo cinema, di Renais, va contro quello Hollywoodiano perché vuole essere il più possibile vicino alla realtà umana.  

ACCREDITO CULTURALE SE ANDIAMO AD UN FESTIVAL

                                                                                                                       31/10
TESINA
50% dei film da guardareà mettere in evidenza tutti i decenni di produzioni del regista oppure un decennio in particolare giustificando le nostre tesi con i decenni precedenti e successivi all’epoca presa in considerazione. Analisi dei singoli film non è richiesta (però fai un piccolo sunto) è importante lo stile. Dare un ritratto complessivo dell’autore tenendo conto dei film più importanti. Piccolo saggio sul cinema di..
APPROCCIO CRITICO NEI CONFRONTI DELL’ARTISTA. Generi frequentati (questione dei generi), film del 1949 di Carol Reed, “The third man”, tra gli attori Orson Wells (regista di QUARTO POTERE, uno dei film più famosi della storia del cinema). Wells era un regista che aveva però problemi nel finire i suoi film: spesso recitava in altri film per trovare i soldi per finire i suoi film (capitava che doveva truccare le attrici perché quelle “originali” erano magari morte).
All’inizio sembra quasi una commedia, ma poi c’è subito l’elemento “thriller” che crea suspence.
Accompagnamento musicale tiene insieme diverse scene del film, e diverse ambientazioni. Classica voce fuoricampo che all’inizio ci da delle informazioni per la lettura: è una Vienna dove si vive di intrighi e azioni criminose (all’inizio c’è un contrabbandiere morto in riva al fiume).
Non entriamo certo in una clima di distensione: in termini di messa in scena, uno dei termini più interessanti è la presenza di inquadrature SATURE di elementi, “pronte a scoppiare”; dal punto di vista plastico la scena è costruita con straordinaria precisione e con un eccesso di pieni. (come nella pittura, l’occhio umano comincia dal centro a “leggere”tutti gli elementi e ci mette un po di tempo a leggere questi elementi: i film di adesso hanno tantissimi elementi ma il tempo di lettura concesso è davvero breve à caso limite IL SIGNORE DEGLI ANELLI, esempio di come si fanno i blockbuster, lo spettatore si affatica per seguire tutti gli elementi che ci sono, la musica ecc ecc ci vuole fisico per seguire questi muscolosi blockbuster).
Suggestione: la messa in scena ci da altri elementi: con la profondità di campo, realizzata con una messa a fuoco totale, tutti gli elementi sono egualmente leggibili (offre un gran numero di elementi essendo tutti a fuoco); ci può essere una messa a fuoco parziale; movimento avanti à CARRELLO: movimento di base insieme alla panoramica, per la formazione classica si fa con dei carrelli molto simili a rotaie e la macchina da presa si muovo avanti e indietro su queste rotaie. Carrello a seguire, carrello a precedere… (Scorsese tra i suoi cliché ha di sicuro il fatto che ama fare lunghi carrelli a seguire i suoi personaggi con carrellate a seguire molto lunghi).
VISIONE DEL FILM “THE THIRD MAN”: il protagonista e il poliziotto al bar che bevono. Dapprima c’è una ripresa con profondità di campo; dopo aver mostrato dove si svolge la scena la macchina da presa fa una carrellata avvicinandosi ai personaggi e mettendoli al centro totale della scena; poi addirittura c’è un inquadratura (particolare per il tempo) “obliqua” non esattamente dritta. Panoramica: macchina da presa ferma sul cavalletto e ruota su se stessa (panoramica verticale o orizzontale, oltre alla 360 gradi( verticale o orizzontale, poco usata perché svelerebbe il set) e quella obliqua): carrellata e panoramica sono inquadrature “antropomorfe”: la panoramica simula il nostro modo di muovere gli occhi per vedere le cose in giro, la carrellata noi che camminiamo nel mondo e guardiamo in giro. Anche il passaggio da campo lungo a primo piano è tipico dell’uomo che guarda la realtà dapprima in modo distratto e poi sceglie un punto in particolare da guardare con attenzione.
Difficile trovare inquadrature inclinate, ma si possono trovare.
“buio nell’anima” con Jodie Foster, l’attore ci fa vedere la difficoltà di Jodie Foster di tornare a contatto con la realtà con cui non ha piu un rapporto “orizzontale” proprio con piani obliqui: quando la visuale è quella dell’attrice, il piano è sempre inclinato, suggerendo una rottura tra la realtà e il personaggio (cerca trama per capire perché è in difficoltà con la realtà, tipo che il fidanzato l’ha picchiata e la voleva ammazzare ma l’ha solo stuprata e non le è piaciuto perché è durato poco, quel maledetto eiaculatore precoce).
Molto curioso trovare in THIRD MAN quest’inquadratura leggermente inclinata e con il personaggio di quinta (il piu vicino) molto ingombrante: ne vediamo pochi pezzi, non è a fuoco, l’attenzione non verte su di lui. In questa scena il personaggio di quinta occupa una porzione di scena ECCESSIVA, quasi prendendosi la scena. Nel controcampo (inquadratura ribaltata) il personaggio di quinta è questa volta a margine di inquadratura, e viene usato per evitare di staccarsi dai volti dei personaggi. Questa soluzione visiva è assolutamente anticlassica: quando si analizza un film bisogna inizialmente notare queste sottigliezze, queste particolarità espressive. Cercate quindi quegli elementi non canonici di uso della messinscena o della macchina da presa. Attenzione: quando le inquadrature nel bar in third man si spostano sui personaggi, la realtà dietro è fuorifuoco: messa a fuoco parziale: se fate caso nelle inquadrature del set di vede qualcuno che con una bindella misura la lunghezza del fuoco. Decisione del regista di quali elementi mettere in risalto e quali no. Se c’è una messa a fuoco parziale la nostra attenzione è “stabilita” dal regista, stabilendo delle “gerarchie” per lo spettatore, cosa guardare prima e cosa dopo; se c’è messa a fuoco totale possiamo concentrarci su elementi differenti.
Il fuoco solo sul volto del attore, crea il tipico divismo hollywoodiano: il volto è l’unica cosa a fuoco, diventa quasi un elemento parareligioso, fuori dalla scena e punto fondamentale della scena. È una delle strategie elaborate da Hollywood per creare un rapporto diretto e esclusivo con il volto del divo o della diva.
L’inquadratura in genere passa sulle parole dell’altro (Ponti sonori) e non al passaggio della battuta: se staccate da uno all’altro si sente tanto il montaggio.
L’unico è il giapponese OZU che inquadra in primo piano quasi frontale e stacca ogni volta che finisce di parlare e passa a parlare l’altro: effetto è che ci si accorge tantissimo del montaggio, dello stacco.
A Hollywood hanno deciso di mascherarlo, usando le parole di uno per introdurre l’altro: quando il primo finisce di parlare l’inquadratura si è appena spostata sull’altro; si cerca di rendere INVISIBILE il montaggio.

THIRD MAN: Quando ci si avvia alla chiusura del dialogo, dopo aver visto tutta la scena ed essere passati per i campi e controcampi, arriviamo al primo e primissimo piano.
Il militarino che gli mette le mani addosso e poi lo riconosce essere lo scrittore di romanzi, viene introdotto nella scena mostrando dove si trova: il militarino guarda verso sinistra, facendoci capire la sua posizione rispetto ai due personaggi che stanno parlando e quando entra entra infatti da sinistra. L’ultima inquadratura su di lui seduto ci fa vedere che sta chiudendo il giornale e si prepara ad alzarsi, infatti un attimo dopo blocca la mano dello scrittore che cerca di colpire l’altro poliziotto.

Soltanto nel caso dell’avanguardia vi trovate di fronte alla completa decostruzione del linguaggio del cinema (dadaisti, surrealisti).
Gli altri rispettano sempre quella che può essere chiamata grammatica del cinema, in modo da poter rendere comprensibile il cinema allo spettatore, a cui si aggiunge lo stile del regista: mantenimento di valori standard e l’ingresso di un modo piu personale di dire le cose.
All’interno della Hollywood classica che si gira in maniera industriale, poco si vede la mano dei registi: se si vede, si vede nelle pieghe delle regole, quasi mai contro le regole (tranne Godard, che ha uno stile che si articola con il mancato rispetto di certe regole). Il cinema di Lynch rispetta le regole a volte addirittura troppo, si parla di IPER REALISMO DI LYNCH.
È interessante notare come i registi si confrontano con le regole del cinema e come approfittano degli spazi di libertà. Nolan è uno che si diverte molto a complicare la narrazione andando avanti e indietro nel racconto, ma mai rendendolo incomprensibile.
Guardare uno dei film di LYNCH, tra gli ultimi film magari Mullholland drive (o gli altri due ultimi). Sembra un racconto lineare ma è perturbato da piccoli elementi che ne sconvolgono la linerarità.

        6/11

trilogia della guerra + europa 51 + viaggio in italia + Stromboli magari un opera tv e poi fai la differenza
Last Von Triel è un regista che non utilizza la camera fissa ma quella a mano (inquadrature mosse e tremolanti), tipica del CINEMA DOGMA che RISPONDE A UN CRITERIO DI VERITA’ (non utilizzano nemmeno le luci artificiali).
CINEMA SONORO SI DIFFONDE NEL 1927 PER LA produzione dei film ma ci vollero 5 anni prima che tutte le sale cinematografiche investissero in questa nuova tecnologia (molte erano scettiche rispetto a questa innovazione e avevano paura di perdere soldi).
Lo stesso problema vale per la digitalizzazione nelle sale cinematografiche à le pellicole devono essere distribuite da un’industria in migliaia di sale in tutta Italia impiegando più tempo e più risorse monetarie.
Non tutti i registi girano in digitale perché l’effetto è diverso, l’immagine è più oleosa e in più la pellicola ha fascino e una storia à questione estetica
VISIONE DEL FILM “NATI ASSASSINI” (natural born killers) di Oliver Stone e con Wody Allen -  film del 19… film scritto da Quentin Tarantino. È un film girato in stile post-moderno: la macchina da presa molto spesso viene inclinata. I protagonisti sono degli assassini nati che uccidono per nulla, sono molto violenti e rubano per vivere. La violenza viene trasformata in un momento di ESPLOSIONE ESTETICA, in qualcosa di bello da vedere. Nel bar la macchina da presa sembra che sia montata sulla pallottola o sul coltello lanciato ai clienti à punto di vista innaturale.
Nel cinema classico tutto il film ruotava intorno all’attore à atteggiamento antropomorfo (lo spettatore è posto in maniera tale da vedere la scena in un modo simile a quello dell’attore).
In questi film post-moderni non è così, esistono punti di vista del tutto virtuali, tecnologici, digitali e che non appartengono a una esperienza umana.
Il lavoro di Stone sul colore, alternanza bianco e nero, è una tecnica assimilabile allo stile post-moderno. Quando i due vanno in macchina il paesaggio non è reale e la macchina è ferma à si utilizzano dei “fondali” che scorrono sullo sfondo.
Nella scena “sitcom” le regole di questo stile vengono prese alla lettera ma i contenuti sono violenti (padre che violenta la figlia, il figlio un po’ pazzo, la mamma impaurita che acconsente le violenze ed è sottomessa al marito). La sitcom prende in considerazione una famiglia americana come le vecchie sitcom come i Robinson, è il luogo dove si formalizza la famiglia americano o  meglio la rappresentazione della famiglia americana che però non rappresenta l’immagine della vera e reale famiglia americana americana ma solo uno stereotipo (come dovrebbe essere la famiglia americana). È una critica alle sitcom americane che rappresentano dei modelli irreali à falsificazione dei mezzi di comunicazione che Stone critica pesantemente.
Stone utilizza dei rallentin, delle allucinazioni (immagini che scorrono velocemente) e illuminazioni artificiali (luci angeliche e corpi illuminati nel nero).
Il linguaggio è simile a quello dei video clip à il linguaggio della “MTV generation” che accomuna molti registi di oggi à questo perché hanno prodotto video clip, hanno avute esperienze televisive (come pubblicità).
Negli anni 90’ il montaggio cambia: da analogico a digitale à non si manipola più la pellicola, con possibilità che si rovini ma si modifica ciò che è presente nel software che non si può usurare à i montaggi quindi si accelerano e si scoprono nuove tecniche arrivando a volte a dei livelli di astrazione. Continui cambiamenti dei punti di vista e velocità di montaggio velocissima (cambi di inquadrature continui e a volte superflui per dare un ritmo alto al film) à siamo bombardati da immagini contenenti molte informazioni in cui si effettuano ripetuti cambi di scena.     
Oliver Stone utilizza dei giochi di generi à nel film si susseguono vari generi, anche molto diversi tra di loro à sitcom, action…

DEL LIBRO CINEMA COME ARTE del capitolo*

Il film è un flusso di informazione (o flusso informativo) in cui se il regista omette dei particolari lo fa consapevolmente à suspance: es di Hitchcock, c’è un personaggio con una bomba sotto il tavolo e l’altro personaggio non lo sa ma io spettatore lo so; è diverso dall’effetto sorpresa: es sempre di Hitchcock, c’è un personaggio sotto un tavolo con una bomba ma nei io spettatore ne l’altro personaggio della scena lo sa.
Nel film ci sono dei momenti di sapere limitato e altri di sapere illimitato (quando si usa la voce fuori campo à come in “The third man” che ci spiega molti particolari).  
Profondità delle informazioni della storia: quanto noi sappiamo dei personaggi, sappiamo quello che fanno e basta oppure anche quello che pensano e sentono. In Dexter (telefilm su Fox) continua ad interpellare (chiama in causa lo spettatore) lo spettatore e questo serve per rendere partecipe alla storia chi guarda il film à cerca di essere capito, dà delle motivazioni ai suoi atti come se fosse costantemente sotto accusa dallo spettatore che è tenuto partecipe di ogni episodio à osservazione partecipata dello spettatore.  
Guarda “IV potere” à viene spiegato nel libro (stesso capitolo*)

Guarda capitolo “GENERI CINEMATOGRAFICI”

7/11
parliamo di generi cinematografici.
Piccola introduzione poi vediamo dei film(s).
Cos’è un genere cinematografico? “categoria” di film che usiamo per un motivo pratico: diventa più facile per parlare dei film. Vengono attribuiti delle etichette, in modo convenzionale,  che fungono da filtro nella comunicazione e per rendere più facile l’identificazione dei film. Se entrate nel blockbuster trovate una divisione dei generi. Etichette di genere sono dei filtri (piuttosto imperfetti tra l’altro) che funzionano bene nella comunicazione tra il luogo dove vengono prodotti e i luoghi dove vengono consumati. Le case di produzione in genere ragionano per genere, che permette di conoscere l’oggetto filmico e preselezionare idealmente il pubblico. Ogni genere ha un suo pubblico: commedia o dramma sono macrogeneri, genere horror ad esempio è un genere che ha un pubblico specifico.
Il genere consente di facilitare la individuazione di un oggetto, in questo caso il film, andando poi a definire così le varie classi a cui rivolgerlo. (ex. Horror visione vietata al di sotto di 14 anni).
Etichette di genere non sono creazione astratta, ma vengono pensate da un produttore, identificati dai critici che lo riferiscono ad un genere e vengono percepiti dallo spettatore come caratteri salienti di un film. L’etichetta di genere preorienta la scelta di uno spettatore verso un film. Gli altri criteri che incidono all’accesso della  visione del film sono: attori (presenza o assenza), regista, produttore ecc (per i veri cinefili).
Commedia, dramma, western, fantascienza… ci sono ovviamente etichette più ampie (film comico, commedia, thriller) e più identificative (horror).
Le categorie ampie (detti termini ombrello in quanto ha dei sottogeneri) hanno dei sottogeneri. Di recente si è parlato di commedia magica (plesentville), commedie si ma che hanno qualcosa in più. Si parla di drammi ma anche di melodrammi (per eccellenza femminile). Perché sotto natale il genere tipico è la commedia? Perché diretto a famiglie, coppie eccà genere trasversale, che può interessare tante persone, in quanto nel periodo natalizio possono avere anche più tempo libero per la visione di film, periodo che porterà oscillazioni nel mercato in a quanto non è fattore secondario.
In estate qui non si va al cinema ( in USA è il momento migliore), quindi vengono distribuiti i film d’autore, perché i cinefili incalliti vanno anche quando fuori c’è il sole. Le oscillazioni del mercato tengono quindi conto anche della disponibilità del pubblico in certi momenti piuttosto che altri.
Il libro fa una sintesi di questioni complesse legate ai generi (vedi).

Vediamo “scandalo a Filadelfia” George Cukor del 1940 (vedi trama, regista e attori). Capolavoro della commedia classica.
Questa commedia fa parte di un piccolo gruppo chiamato da Kavel (critico) commedie del ri-matrimonio.
Commedia: genere che non è MAI uscito di scena. Fantascienza ha avuto alti e bassi, horror e western uguale.
Commedia genere ombrello anche perché sono sempre state fatte, hanno sempre avuto un pubblico.
Thriller di oggi è molto diverso dai thriller di 50 anni fa: oggi “Il silenzio degli innocenti”, 50 anni fa i film di Hitchcock.
I generi mutano, si evolvono a fianco dello sviluppo della tecnologia, dell’estetica, della cultura, dei costumi (ciò che è ammesso sulla scena), cambiate le modalità di relazione con lo schermo, cambiato quello che viene censurato o no, sono cambiate le quote di violenza.
I generi non sono etichette stabili, nel senso che i generi continuano ad evolvere.
Un film da un lato deve omaggiare la tradizione a cui appartiene, dall’altra deve aggiungere elementi nuovi, inseriti nella cultura contemporanea.
Perché lo spettatore ama un certo genere? Perché la conservazione di certi tratti caratteristici lo fanno sentire in un clima “familiare”. Quando lo spettatore di genere sceglie un film, si aspetta delle cose: se scelgo un horror vorrei sangue e morti ( si dice SPLATTER, il sangue, la violenza ecc tipica degli horror); la commedia deve finire col lieto fine; un film di guerra deve avere almeno una scena di guerra.
Se i generi crescono e si evolvono è anche perché si incontrano generi diversi: ad esempio Blade Runner è un film di fantascienza ma anche una detective story.
A volte le etichette di genere rimandano all’effetto che rimandano sullo spettatore: film comico fa ridere ad esempio. Quando vedo un film voglio anche “provare” qualcosa: altrimenti il film ha di fatto fallito (se vedo un horror, voglio vedere sangue e quant’altro ma voglio anche provare paura). Lo spettatore seleziona il genere e da qui potrà verificare se ha tutte le caratteristiche che compongono (l’Horror trasmetta paura,…)quindi permettere di dire se il film è fatto o bene o no.
Attenzione però: 2001 Odissea nello Spazio (Stanley Kubrick): dovrebbe essere un film di fantascienza, in realtà non lo è à sarebbe stupido dire che non è un bel film perché non appartiene perfettamente ad un genere.

      13/11
VISIONE DEL FILM “DANCER IN THE DARk” di Lans Von Trier con Bjorke: vince palma d’oro. Film girato senza che la macchina poggiasse su un cavalletto à “girato a mano”. A causa di questa scelta ci sono degli errori grammaticali. La macchina messa in spalla non riesce a inquadrare bene la scena, effettua degli aggiustamenti nelle scene. Vengono effettuati dei “TAGLI DI SCENA” nel montaggio à Last von Trial elide delle scene procurando allo spettatore uno strappo visivo (ci si accorge
Film girato in digitale e quindi povero, molto domestico e amatoriale à stesse videocamere usate da Linch e anche dai consumatori come noi. 
È un musical moderno à notiamo una saturazione dei colori (più saturi rispetto ai musical classici nato dopo la diffusione del sonoro che negli anni ’50 diventa il genere più importante grazie a Minnelli che ne produce svariati; “Il mago di Oz” molto famoso e importante per il colore che negli anni ‘50 – 60 si diffonde in tutto il cinema; il cinema a colori viene preso in considerazione perché aveva paura della concorrenza della televisione); il musical non riflette la realtà perché una scena viene ribaltata immediatamente, si alza il volume parte la musica e tutti ballano e cantano.
Questo è un musical a metà, “mezzo film” e “mezzo musical” ma esistono anche del film interamente musical. La maggior parte dei musical sono mezzo e mezzo.
Tutte le inquadrature nelle scene del musical sono fisse e non mobili come nei classici musical. Le scene sono state girate con centinaia di telecamere che producono un montaggio estremamente ricco e frammentato.
Il musical a partire dagli anni ’30 ha spinto la regia hollywoodiana a compie dei movimenti à strano perché rispecchia sempre la neutralità e il rigore dei codici.
Presenti alcuni “Camera look” à gli attori guardano la telecamera e quindi hanno un rapporto con lo spettatore rendendolo consapevole del dialogo in corso à non presente nel musical classico (solo qualche volta) per il principio di neutralità.
Questo film tematizza la questione dei musical à l’ultima scena del film è drammatica, quindi contraria perché i musical sono sempre a lieto fine.
Riutilizzo dei generi cinematografici: nel cinema classico i generi sono seguiti in modo molto rigoroso ma dopo gli anni ’70 i generi escono di scena à perché? sono una falsificazione della realtà e in alcuni film i generi vengono pesantemente criticati dall’interno (forse anche in questo).
Un esempio è il genere del “Nuovo western” nato tra anni ’60 e ’70 (anni della rivoluzione ideologica, liberazione delle minoranze, emancipazione delle donne…). Il western classico raccontava (anni ’50) l’atto di fondazione dell’America à gli americani dell’est portarono civiltà nell’ovest ma non fu così perché provocarono un conflitto tra natura e culture e l’uccisione di migliaia di indiani à questo è l’intento del “Nuovo western” ovvero la denuncia dell’orrore causato da questo genocidio à afferma valori diversi rispetto al western classico. “Apocalips now” ha lo stesso intento, rappresentazione della guerra del Vietnam in modo molto critico e non come i film che uscivano nel periodo della guerra e che la favorivano.
Distinzione tra una dimensione sintattica da una semantica.
Che si tratta di un nuovo o classico western non esiste una differenza semantica (eventi, luoghi, costumi sono gli stessi nei due generi) ma una sintattica (da una parte la dimensione della natura e del dovere di civilizzatore degli americani giustificato dal loro operato anche con l’aiuto della chiesa à sterminio indiano).
Il nuovo western non mette in crisi la semantica ma pone dei problemi sintattici. Eventi luoghi e costumi sono gli stessi ma qui i registi denunciano le barbarie degli americani sugli indiani e il conflitto dell’uomo con la natura.
Il western classico entra in crisi dopo l’avvento del nuovo western e non verrà più realizzato tranne per la piccola parentesi “spaghetti western” che è un genere di puro intrattenimento e senza scopi politici. Dopo anni 70 il genere entra in crisi e non se ne fanno più tanti ma solo pochi qua e là à oggi esempi di anti-western (quello appena uscito con Brad Pitt).
Altri generi caduti in disgrazia sono: il “Genere Noir” à si sviluppa nei primi anni ’40, non si chiamava ancora Noir. Non esiste più perché è un genere che ha dei precisi rapporti con il contesto sociale in cui matura (oggi non c’è più quel contesto). È un genere ambiguo, scuro che non risolve il conflitto tra bene e male ma lascia scegliere e che descrive conflitti umani. Il cinema noir utilizzò solo il bianco e nero. In questo genere è presente sempre la “Famme fatal” donna bella, apparentemente innocua e pura che alla fine non si rivela affatto tale. Spesso inizia con un omicidio e c’è spesso la figura dell’ispettore o del poliziotto che indaga sul caso e che in seguito incontra sul suo percorso la famme fatal. Non si capisce bene da che parte stiano i personaggi, buoni o cattivi.
Esempi di noir: “Big Sleep” (grande sonno).
In “Famme fatal”, Brian de Palma gioca con il genere noir.
Fratelli Koel prendono il modello della commedia classica degli anni ’40 e ne danno un risvolto contemporaneo in …
I generi spesso diventano un luogo di verifica (non in quello contemporaneo). I generi non sono del tutto morti ma si è estinta la loro funzione sociale.
Anfry Bogart specializzato in film thriller, gangster e noir; Marilin Manroe in commedie.
I generi non vengono individuati dallo spettatore solo per gli elementi testuali ma anche dalla presenza di determinati attori (specializzati in tale genere). Alcuni attori però lavorano in svariati generi à Gim Carrey è protagonista in film comici, commedie, ma anche in pellicole drammatiche; Silvestre Stallone ha fatto anche commedie con pessimi risultati e quindi è ritornato con Rocky IV.  
È cambiata la logica di produzione: nel cinema classico era il produttore a finanziare il suo prodotto ma in quello contemporaneo sono dei privati che producono il film del regista imponendogli anche delle restrizioni e rendendo questa industria più instabile. Le case di produzione sono gestite da finanziare che non sanno un cazzo di film nel cinema contemporaneo a differenza del cinema classico in cui erano dirette da registi. Il cinema oggi è in mano delle Holding/Major e il cinema viene trattato come qualcosa di non artistico ma come una merce da vendere. 
Il sistema delle Major viene smantellato a partire dagli anni ’50 – 60 e tra 59 e 61 grande crisi del cinema perché queste case di produzione vengono vendute a finanzieri che non sanno nulla di cinema.
“Sindrome Block Buster”: parte tra fine anni ’70 e inizio anni ’80 con film come “Guerre stellari” e “Lo squalo”. I film diventano troppo costosi sia nella produzione che nella distribuzione, allora non riesce a coprire i costi con la vendita dei soli biglietti nelle sale ma si integrazione con altre industrie à il Block Buster. 
“Easy rider” à film che

14/11
La maggior parte de generi deriva da altre forme artistiche à il Western deriva dalla letteratura ottocentesca statunitense. La sua scarsa presa del western in epoca contemporanea deriva dal fatto che questa dimensione oggi non esiste più. Il musical deriva dal teatro di Brodway. Il parlato si diffonde a partire dal 1927 e quindi nasce il problema delle sceneggiature (prima c’erano delle didascalie) à nascono gli “scenaristi” oggi ribattezzati “sceneggiatori”. Gli attori cinematografici sono impreparati alla recitazione vocale quindi i registi utilizzano degli attori teatrali nelle loro opere à “Ballando sotto la pioggia” ne è un esempio.
La commedia è un genere che piò presentarne altri al suo interno à musical ad esempio.
GENERIFICAZIONE: i generi durante la loro storia sono produttori di altri generi e sono dinamici/mobili.
Non esiste un film puro (tutti gli elementi caratteristici del genere) à es. il western, musical…
Ci sono due vie:

  • si cercano delle definizioni più restrittive à pochi film possono essere considerati dei veri western, noir, musical
  • altre definizioni più ampie à “film parzialmente western”.

Oggi ci interessa meno catalogare il film come appartenente a un determinato genere ma si cerca di capire “l’etichetta” che il pubblico imprime a quella pellicola à il percorso culturale.
Ci interessa di più lo spazio di formazione delle etichette ginere che la ricerca caratteristiche dei generi à più importante l’uso sociale delle etichette di genere.
A partire dagli anni ’80 maggiore attenzione al ruolo dello spettatore, quello che pensa lo spettatore di quel film, come lo percepisce più che quello che realmente rappresenta il film (il genere) à Odin.
Odin propone due letture:
- Lettura documentarizzante: “Roma città aperta”, “Ladri di biciclette”, “Paisà” documentano la realtà italiana del dopo guerra: luoghi, costumi, persone e tradizioni.
- Lettura fintizionalizzante: percepiamo il film come opera di fiction e fantastica.   
Si cerca di dare maggiore importanza alla valenza sociale e a ciò che ha rappresentato, secondo il pubblico, quella determinata pellicola.
I thriller di oggi sono contaminati da molte immagini violente perché oggi il cinema contemporaneo è più sanguinoso, scelta improponibile nel cinema classico.
Nel cinema classico vigeva il codice di autocensura/autoregolamentazione (codice ice???).
La nascita degli autori indipendenti produce questo distaccamento dal codice, cambiano le regole e il cinema diventa più libero e in grado di proiettare scene più macabre, spinte, sanguinose… à dopo gli anni ’60.
Le lotte e le sparatorie nel cinema classico non vengono rappresentate oppure vengono cancellate a causa dei divieti e al codice di autoregolamentazione imposto dalle case di produzione.
Quando nel secondo dopoguerra registi come Rossellini e De Sica propongono nei loro film le figure dei poveri portano al cinema una grossa novità à idea improponibile nell’Italia fascista degli anni 20, 30 e 40. AUMENTA LO SPAZIO DI VISIBILITA’.
Il cinema fascista ha uno spazio di visibilità molto ristretto e non rappresenta la nostra società.
Oggi c’è un’assenza di varietà di generi, un sistema di generi molto povero e poco organizzato à il genere più in voga in Italia è la commedia anche se ci sono alcuni film drammatici...
Film che imitano i classici (li citano), film ibridi, film che utilizzano una moltitudine di generi all’interno della pellicola (Tarantino tende a mescolare generi diversi dando una pellicola vuota dal punto di vista semantico).
La coscienza “citazionista” è propria del cinema contemporaneo e impensabile nel cinema classico che non è ancora cosciente delle sue potenzialità. Nel cinema classico si arriva all’esaurimento del “filone” à si fanno tanti film di un genere specifico fino a che il pubblico si stanca e allora si cambia genere.
Oggi la TV influenza molto il cinema contemporaneo nelle sue scelte di genere.
Oggi (da anni 70 -80) i registi arrivano da formazioni universitarie e allora, avendo studiato la storia del cinema, posseggono un vasto bagaglio culturale. I registi classici invece erano poco preparati sulla storia del cinema (non avevano studiato) ma avevano delle competenze tecniche molto superiori rispetto ai registi contemporanei à si iniziava come “ciakista” o come aiuto regia fino a diventare regista.
I registi attuali hanno consapevolezza che i loro film arrivano dopo migliaia di pellicole e allora, per questo motivo, ci sono così tanti “citazionismi” (Remake o addirittura “clonazioni”, un esempio è “Psyco” film di Hitckock rifatto pari pari da un altro regista).

DIGITALIZZAZIONE
L’unica invenzione dell’epoca post-moderna (contemporanea) è la DIGITALIZZAZIONE DELL’IMMAGINE (la regia digitale); non ci sono macchine da presa, non ci sono set e non ci sono nemmeno attori in carne ed ossa à però si possono rappresentare delle scene che una macchina da presa non potrebbe mai girare. La digitalizzazione ci permette di esplorare lo spazio/realtà da prospettive che l’occhio umano non potrebbe mai vedere à novità di portata simile a quella dei fratelli Lumière che permettevano allo spettatore di vedere delle immagini in movimento senza dare troppa importanza al contenuto; oggi è uguale, l’importanza maggiore del digitale non è il contenuto ma la possibilità che danno allo spettatore di vedere la realtà da prospettive impossibili per l’uomo.     
Nel digitale il cinema per la prima volta perde il suo contatto con la realtà à se 80 anni di storia del cinema sono stati legati alla filosofia del cinema: la pellicola, gli attori, la camera… oggi non è più così.
L’immagine del cinema è referenziale significa che ci sono dei REFERENTI REALI à il cinema ha bisogno della realtà. Con la digitalizzazione questa ontologia viene messa in discussione. L’occhi che esplora lo spazio non è un occhi antropologico ma è tecnologico e può permettere visioni spaziali inimmaginabili all’uomo. Es. di “ Forrest Gamp”, gli interventi digitali nel film sono di falsificazioni dei documenti storici reali. Il percorso del digitale è un continuo perfezionamento della realtà à nei film di animazione questo perfezionamento della realtà non crea problematiche ma ne crea nelle altre pellicole perché mette in discussione la credibilità dell’immagine che può essere sempre ritoccata à possiamo modellare sempre l’immagine falsificando la realtà. I registi non hanno più bisogno dell’operatore, del direttore della fotografia... Il digitale è il massimo delle falsificazione ma anche il massimo della rivelazione.
La digitalizzazione ricostruisce la realtà ex novo o la crea dal nulla. 

Fonte: http://www.scicom.altervista.org/audiovisivi/lezioni_audiovisivi.doc

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