Gruppo

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Significato di Gruppo

 

Gruppo

In termini generali, un gruppo è un aggregato volontario o naturale, che si colloca tra l’individuo e la società globale. Il gruppo presenta i seguenti caratteri: - Il gruppo rappresenta un’unità sociale che deve essere identificabile sia dall’interno, cioè da parte dei membri, sia dall’interno, da parte degli estranei. - Il gruppo ha una struttura sociale in quanto ciascuna delle sue parti o ciascun individuo assume una posizione particolare all’interno. All’interno di ogni gruppo è presente una qualche forma di stratificazione sociale. - All’interno del gruppo sono distinguibili dei ruoli individuali. - Ogni gruppo dà luogo a rapporti reciproci fra gli individui che lo compongono. - Ogni gruppo ha delle proprie norme di comportamento che vincolano gli appartenenti e che influiscono sul modo di rappresentazione dei ruoli. - I membri di un gruppo hanno sempre interessi e valori comuni. - L’esistenza e l’attività di un gruppo deve essere indirizzata verso uno o più fini. - Un gruppo deve avere una certa continuità nel tempo. GRUPPO (saper lavorare in) Secondo l'interpretazione "psicologica" il gruppo é un insieme di persone interdipendenti, unite per il raggiungimento di uno scopo comune. In questa definizione risaltano due elementi: il condizionamento che ogni componente del gruppo riceve dagli altri e la necessità di avere una finalità condivisa. Ogni azione individuale risulta pertanto collegata al comportamento del resto del gruppo così come, se il fine cessa di essere comune a tutti i componenti del gruppo, si generano dapprima tensioni e successivamente fratture e scissioni. Nel momento precedente la scissione, che si può verificare sia con la fuoriuscita di un solo componente, sia con la divisione del macro - gruppo in uno o più sottogruppi, si verifica una tensione manifesta in modo piuttosto chiaro nei comportamenti e in particolare nella comunicazione. Walter R. Bion, riprendendo le conoscenze di Sigmund Freud sui comportamenti nei gruppi, afferma che è possibile comprendere ciò che accade in un gruppo sulla base delle tendenze fondamentali che lo governano. Vi sono profonde analogie tra le caratteristiche che regolano i rapporti tra il gruppo e il suo leader e quelle dell'Io nel quadro della personalità. Entrambe, infatti, regolano i rapporti tra le emozioni e la realtà. Poiché, per funzionare senza "interferenze psicologiche", un gruppo dovrebbe contare sulla presenza di tre principali prerogative, dal momento che queste prerogative sono quasi sempre assenti, ne deriva che gestire un gruppo senza interferenze é quasi impossibile. E' sconfortante ma lo dimostrano gli ottocento cicli generazionali che ci hanno preceduto. Affinché un gruppo abbia il minor numero di interferenze negative devono essere presenti tre prerogative: 1- che sia possibile sviluppare un pensiero in modo tale da poterlo trasformare in azione, 2- che lo sviluppo di questo pensiero risulti accettabile da tutti (che sia quindi tradotto in una teoria, una norma, una regola, una prassi), 3- che esista la convinzione che per far funzionare bene il gruppo i suoi componenti non debbano cambiare nulla di come sono fatti e che, per poter permettere a loro di restare così come sono, sia l'ambiente esterno a doversi modificare. Come è facile capire, queste tre prerogative spesso non si sviluppano e nascono quindi delle "interferenze" che possono inficiare l'esistenza stessa del gruppo. Il gruppo é gratificato quando le sue azioni sono produttive, quando non vi è dispersione, quando vi è, nell'unione una forza che è il risultato sinergico degli sforzi comuni. Se questo non si verifica, i componenti del gruppo cadono in demotivazione e l'effetto gruppo agisce in modo controproducente, poiché induce caos, angoscia, insicurezza. Il desiderio di aggregazione, cioè la voglia di essere "componente di un gruppo", si basa su tre principali spinte emotive, strettamente connesse alle capacità del leader. Queste tre posizioni emotive sono definite: - Gruppo di "dipendenza": nasce dal concetto (inconscio e mai esplicitato) che quando si entra a far parte di un gruppo, questo risolverà tutti i problemi personali e tutte le avversità. Ci si affida al gruppo perché la sua auspicata "solidità" sollevi dall'angoscia procurata da un'attività individuale. Il gruppo é percepito come "più forte" del singolo, dura più a lungo, pare essere eterno. Dal punto di vista psicologico chi entra a far parte di un gruppo in una Posizione di Dipendenza tenderà ad attribuire al leader del gruppo poteri eccezionali, quasi fosse una specie di divinità. Si "vuole" che il leader sia così, al di sopra di tutti, perché questa sua superiorità, è un indispensabile scarico di responsabilità per il membro in condizione di dipendenza. Una posizione debole per il gruppo e il suo capo: in realtà il suo carisma é un crogiolo nel quale il gruppo ripone le sue fantasie e le sue emozioni e sul quale non accetta un approccio reale. In un simile gruppo non c'è crescita, non c'è coscienza, non c'è sviluppo: c'è solo gestione dell'ansia. -Gruppo di "accoppiamento": il gruppo cosiddetto di "accoppiamento" è molto simile al processo di formazione di una coppia, quello "stato nascente" che Francesco Alberoni bene descrive nel clima di meraviglioso rivoluzionamento che è l'innamoramento. La coppia, al suo formarsi, vive un clima "irragionevole" di speranza e di aspettativa, di ipotesi su di un futuro radioso, molto simile a quello che hanno i membri di un gruppo se aderiscono con la spinta emotiva dettata da questo sguardo al futuro. Infatti, mentre la posizione di dipendenza guarda al passato, la posizione di accoppiamento tende al futuro. Il domani sarà bello. Ne deriva un gruppo ottimista che sottovaluta la realtà. Nel momento in cui in questo futuro appare come un'ombra con la quale si è ingaggiata una corsa, il gruppo perderà ogni "magia", in questo ben poco aiutato dal leader che si sentirà, in un simile gruppo, come provvisorio, momentaneo, proprio perché il gruppo ipotizza una specie di "messia" che verrà. Tutto ciò che si realizza diventa "passato" e in un gruppo che ha il culto del futuro, il passato non conta. Quindi, non conta neanche il leader. -Gruppo di "attacco - fuga": ha una duplice motivazione di unione. O si riunisce per sfuggire da qualcuno o qualcosa, o per attaccare qualcuno o qualcosa. Il gruppo quindi chiederà al leader di guidarlo contro il presunto "nemico" oppure lontano da lui: si pensi, storicamente, a Napoleone o a Mosè. Il gruppo attacco - fuga ha sempre, idealmente, dei "nemici" e richiede un capo forte. Se il leader tentenna o rifiuta, il gruppo lo esautora. ALL’INTERNO DEI GRUPPI DI LAVORO ESISTONO ABITUALMENTE SETTE “TIPOLOGIE PSICOLOGICHE”, QUALI: 1. Reattivo. Limitato all'età infantile, a casi di gravi lesioni cerebrali, a determinate condizioni psicopatiche. Per evidenti ragioni, questo livello non si dovrebbe riscontrare in ambienti di lavoro. 2. Tribale. Comprende individui particolarmente adatti a lavori facili, tra persone cordiali, in ambiente sereno, e soprattutto con un buon capo. Si rendono conto della limitazione delle loro possibilità, ma anche che il loro lavoro, se fatto bene, è utile come qualsiasi altro. Hanno bisogno di un capo che indichi loro esattamente che cosa devono fare e come, e che li incoraggi con l'esempio. 3. Egocentrico. Le due principali esigenze di questo tipo di persone sono il buon guadagno e l'indipendenza del lavoro, non importa quanto il lavoro stesso possa essere impegnativo. Il sistema di valori di questo tipo è drastico: gli occorre quindi un capo che sia un duro, ma che gli permetta a sua volta di essere un duro. 4. Conformista. A questo tipo piace un lavoro sicuro, con precise norme da seguire, senza favoritismi, senza cambiamenti. Ritiene di lavorare forte e di meritare qualche pausa, ritiene il lavoro un dovere, e pensa che tutti gli altri se ne debbano rendere conto. Gradisce un capo che parli chiaro, che non cambi opinione, che controlli che tutti lavorino secondo le norme. 5. Manipolatore. Il livello ideale per questo tipo deve essere molto vario, permettere un certo grado di libera iniziativa, essere retribuito con premi in base ai risultati. Egli si ritiene responsabile del proprio successo, ed è costantemente in cerca di nuove possibilità. Un buon capo, per questo tipo, deve saper comprendere il concetto del lavoro compiuto, saper contrattare, essere fermo ma imparziale. 6. Sociocentrico. Per questo tipo ci vuole un lavoro che permetta lo sviluppo di relazioni amichevoli con gli altri appartenenti al gruppo e con il capo: è più importante lavorare con gli altri per il raggiungimento di uno scopo comune che non lasciarsi coinvolgere in una gara materialistica di preminenza. Evidentemente in questo caso il capo deve essere, più che altro, un compagno che riesce a far lavorare tutti in stretta armonia. 7. Esistenziale. Per questo tipo, l'importanza preminente sta negli scopi da raggiungere e nei problemi da risolvere, prescindendo dal guadagno, dal prestigio, dal modo in cui si deve lavorare. Egli preferisce lavorare secondo scelte personali che offrono incitamento a perseverare e richiedono immaginazione ed iniziativa. Per lui un buon capo è colui che gli dà la possibilità di ottenere le informazioni che gli servono e che lo lascia fare a suo modo.

 

Fonte: http://www.cognoassociati.it/studenti/decodi/decodi.pdf

Sito web da visitare: http://www.cognoassociati.it/

Autore del testo: ©Centrostudi Comunicazione Cogno & Associati

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