Corso geopolitica

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Corso geopolitica

Scaini
Geopolitica
Cina e Asia

APPUNTI
Se osserviamo gli assetti geopolitici mondiali dell'800, vediamo il dominio dell'Occidente. Col congresso di Berlino del '78, le potenze europee controllano l'85% delle terre, quelle utili. In quel momento nessuna nazione pareva in grado di mettere in discussione l'ordine mondiale come gestito dall'Europa. Ma saltiamo un po' in avanti, subito dopo la 2° guerra mondiale: di questo dominio che pareva assoluto ed incontrastato restano poche tracce. Un cambiamento così repentino è difficile da registrare in altre epoche storiche. È difficile che un assetto rigido e piramidale si ribalti in pochi decenni. Sembrava impossibile accadesse... Quando la storia del XX secolo sarà collocata in una prospettiva più ampia, quando potremo studiarla con distacco e lontananza, la prima parte d'esso sarà ricordata per l'imperialismo europeo ed occidentale in generale, la seconda metà per l'ascesa dell'Oriente asiatico. La guerra fredda è stata una transizione, semplicemente. È come se si fosse cercato di bloccare determinate ideologie che stavano nascendo. Ma perché parliamo di rinascita orientale? Il ruolo che l'estremo Oriente ebbe nell'economia mondiale fu enorme. In passato fu alla guida dello sviluppo mondiale, per millenni. Date di riferimento? Almeno fino al XVII, anzi anche per parte del XVIII, l'estremo Oriente e la Cina furono la regione-guida dell'umanità. Dopodiché entrò in una profonda e repentina crisi. Una crisi totale. La rinascita viene sintetizzata recentemente con l'ascesa della Cina, ma avviene già qualche decennio fa grazie ai miracoli economici. Il primo fu il Giappone: distrutto da due bombe atomiche e dalle vicissitudini della guerra, riesce a diventare un paese traino dell'economia capitalista, seguito qualche decennio più tardi dalla Corea del Sud e dalla Malesia. Per ultima arriverà la Cina. Questa rinascita fu prevista, per certi versi. Adam Smith scrive La ricchezza delle Nazioni già nel XVIII secolo, e dice che la portata delle scoperte geografiche avrebbe richiesto più di due o tre secoli per valutare le conseguenze della riduzione del mondo ad un unico insieme politico ed economico, non escludendo che ci sarebbe stato un periodo in cui l'Asia avrebbe proposto un modello alternativo a quello occidentale. Quando Smith scriveva queste cose, che potrebbe aver azzardato conoscendo fortuna, il declino della Cina non era ancora evidente: anzi, molte menti dell'illuminismo vedevano in essa un'ispirazione morale. Pensiamo agli scritti di Voltaire, Leibniz, ecc... Parliamo di “assolutismo illuminato”, un principe magnanimo con aperture storiche e geografiche senza precedenti; e poi, alla base agricola dell'economia nazionale (siamo ancora alla vigilia della rivoluzione industriale). Questi gli obiettivi degli illuminati.
Le dimensioni territoriali e geografiche della Cina colpivano le menti europee, che vi vedevano un modello da seguire per unire l'Europa. Era questo un periodo di esotism 1700: gli Europei vedevano nell'Oriente qualcosa che li attraeva. Voltaire scrisse le lettere persiane, parlando d'un viaggiatore raffinato. In pochi decenni, i rapporti dei mercanti viaggiatori di rientro dalla Cina sempre più spesso parlano invece dei difetti del Paese: lentezza burocratica, lentezza militare di fronte allo sviluppo europeo. Col tempo, questi rapporti divennero sempre più ridicolizzanti, ed offuscavano l'immagine positiva di quello che era stato il faro della civiltà. Nel 1836, prima delle guerre dell'oppio, appare a Canton un'opera anonima che sostiene che la superiorità di una civiltà si constata nello sviluppo raggiunto nella tecnica dell'omicidio e degli strumenti di distruzione, descrivendo poi in modo burlesco la marina cinese e la scarsa disciplina dell'esercito FAKE!?!?!?!. Insomma: l'immagine cinese presso gli occidentali muta repentinamente. Dopo la prima guerra dell'oppio, Cina ed Inghilterra prendono vie diverse: una verso un periodo oscuro, l'altra diviene la potenza mondiale di riferimento. Alla fine della 2° GM la Cina era classificata come la Nazione più povera del mondo. Più dell'Etiopia, più del Burundi... la più povera. Il Giappone, devastato dalle esplosioni atomiche, era ormai di fatto un protettorato USA; gli altri lottavano ancora per l'indipendenza coloniale.

Il ventennio fra il 1950 e il 1970 è il “periodo d'oro del capitalismo”, un periodo eccezionale nella storia dell'umanità. Non si creda che il capitalismo sia un modello economico stabile: molti di più sono anzi i periodi di instabilità, crisi, recessione, che non quelli di espansione. Noi consideriamo il capitalismo come un modello vincente e stabile perché siamo figli di quel periodo. Crescevano i salari, crescevano i profitti, i primi a un saggio maggiore dei secondi. Il divario fra 1° e 3° mondo calava. C'era fiducia dell'umanità. La crescita è generalizzata, la povertà in generale diminuisce. Le fabbriche mettevano manifesti per cercare dipendenti. Dopo la sconfitta americana in Vietnam, alcuni economisti si chiedono se invece non stesse per avverarsi la profezia di Adam Smith. Formalmente, questa finisce nel 1974; in realtà, quella data coincide con l'avvio delle prime politiche monetariste, il prosciugamento dei canali degli aiuti al terzo mondo. Contemporaneamente ecco lo Yom Kippur e la prima crisi petrolifera. Politica monetarista = rigore fiscale: si riduce la circolazione di moneta per estromettere dal mercato i componenti meno competitivi; ciò comporta però anche la riduzione della spesa pubblica, ossia il disimpegno dello stato in una serie di determinati servizi. Pochi anni dopo, a fine '70, osserviamo la condizione del 3° mondo: paesi impoveriti, indebitati, dipendenti dalle forniture energetiche d'occidente. Facevano eccezione le tigri asiatiche: Giappone, Hong Kong, Singapore, Corea del Sud, Malesia. Qual'era la loro particolarità? Tutti stati senza un vero e proprio apparato militare. Il Giappone in questo tempo sta rialzando la testa, ma all'epoca non poteva inviare truppe all'estero ed era fortemente limitato negli armamenti. Idem per gli altri. Gli ultimi tre sembrano quasi delle città-stato italiane rinascimentali. Limitati nel militare, limitati nella politica estera: erano sotto la tutela degli USA. Avevano solo il vantaggio di trovarsi in una posizione strategica in riferimento alle esigenze geo-politiche USA nell'area. Apparte il Giappone, non erano nemmeno paesi industrializzati. Mancava un vero e proprio apparato industriale. Il progetto degli USA in quel periodo era questo: realizzare una sorta di impero globale, fondato sulla forza militare dell'occidente e la vivacità economica del Sud-Est asiatico. Ciò fallisce con il fallimento del disegno egemonico USA nell'ultimo decennio, dopo l'11 settembre: Afghanistan, Iraq... Operazioni deleterie per l'egemonia USA. Egemonia, un Paese che diventa una guida per gli altri. Egemonia che c'era negli anni '50, anche culturale: si va a scuola con la merendina – un'usanza statunitense. Si usavano i mobili in fornica anziché in legno – come in USA. Essi erano egemoni in tutti i sensi: anche le contestazioni studentesche venivano dagli USA. Il modo di portare i capelli, la musica alternativa... Oggi, chi mangia ciò che mangiano gli USA? Chi ha ancora una casa come quella degli americani? E il cinema americano? Gli USA non hanno più questo peso culturale. Non sono più un Paese che attrae tanto consenso.
Nello stesso periodo emerge la Cina. La previsione di Smith trova legittimità. Premesso che nessun economista contemporaneo aveva previsto l'ascesa cinese. Ancora negli anni '90, il “gradualismo” cinese nel passaggio dal comunismo all'economia non-pianificata veniva svalutato: si diceva servissero interventi d'urto di natura monetarista. Altri sostenevano che il paese emergente sarebbe stata la Russia. Lo stesso Krugman aveva affiancato le riforme cinesi a qualcosa di simile a quanto avveniva nei Paesi dell'Est negli anni '70, valutandole grossolanamente. La fortuna cinese sorprese tutti, dirigenti cinesi compresi. Le dimensioni di quest'economia si manifestarono in tutta la loro grandezza nel 2001, con la crisi della bolla speculativa della new economy che interessa gli USA. Da quel momento, la Cina comincia ad essere studiata con più attenzione. È allora che gli USA esprimono la loro politica muscolare al massimo, sotto l'amministrazione Bush. Nonostante questo, perdono terreno. Gli investimenti nel militare non valgono a recuperare terreno nei confronti della Cina, che viene studiata con attenzione. Il modello cinese è stato mal valutato, superficialmente. Deng-Xiao-Ping, a fine anni '70, disse di voler creare un “socialismo di mercato”. Questa frase, così paradossale, venne per questo derisa e considerata uno slogan demagogico. (“Le iscrizioni al partito comunista dopo la crisi di Tienanmen aumentarono! Perché? Perché ciò facilitava gli affari. Gli stessi analisti cinesi hanno condannato le riforme del successore di Mao, e Tienanmen sembrava confermare queste critiche. Tienanmen inizia come una critica degli studenti alla corruzione del partito comunista e la cosa sfuggì di mano in poco tempo perché si unirono gli operai. Si fossero uniti anche i contadini, la Cina sarebbe esplosa.”)

La Cina propone un interrogativo di base: quanti tipi di modelli capitalistici possono esistere? Recentemente, il PC ha iniziato una campagna per rileggere i classici del marxismo in chiave contemporanea. I mezzi intellettuali e le energie messe in campo in quest'operazione danno la sensazione che si tratti di un'operazione non di propaganda, non superficiale, ma profonda: si coinvolsero intellettuali, docenti, studenti. Sembra una cosa seria, non una trovata populista.
Marx aveva previsto la globalizzazione sin dal 1848, data in cui uscì il Manifesto del Partito Comunista. Parla di comunicazioni infinitamente agevolate, con cui la borghesia trascinerà nel suo sistema anche le popolazioni barbare, di appiattimento del mondo e delle varie culture. Descrizione sintetica e calzante. A circa 150 anni dopo, tuttavia, manca ancora l'appiattimento: pensiamo al mondo islamico... Il mondo è quantomai pittoresco.
Secondo Brenner, perchè il capitalismo si diffonda servono due condizioni fondamentali:

  1. la mancanza, da parte della classe che detiene i mezzi di produzione, della capacità di ricrearsi no conservazione ma innovazione verso il profitto!!!;
  2. che i ceti direttamente produttivi abbiano perso i propri mezzi di produzione Alienazione-nessun potere.

La prima condizione, necessaria per il perpetuarsi del capitalismo, innesca la competizione che porta all'abbattimento dei costi e alla maggiore efficienza: attori concorrenziali fra di loro stimolano l'offerta. Immaginiamo uno stato clientelare e paternalista, dove i mezzi di produzione vengono tramandati di padre in figlio: qui non c'è spinta all'innovazione, al miglioramento. Qui sopravvivi anche se non cambi. Qui non può esserci capitalismo.
La seconda condizione è necessaria: i ceti produttivi sono costretti a vendere la propria forza lavoro e ad assoggettarsi alla disciplina della produzione (prima, artigiani: poi, con catena di montaggio ecc., nessuno può sopravvivere – vende dunque il proprio know how).
Senza queste due condizioni, si può avere economia di mercato non capitalistica. Qual'è la differenza? Dice Marx: lo Stato capitalista è un comitato di uomini d'affari che perseguono i propri interessi. Una definizione estrema. Nella realtà non c'è uno Stato puramente capitalista. Quello che più si avvicinò è la Venezia del '300: matrimoni delle aristocratiche, guerre... Un'oligarchia al potere decideva tutto in funzione del proprio arricchimento. Se dunque la ragion di Stato prevale sugli interessi privati, siamo semplicemente in un'economia di mercato; se coincide, v'è capitalismo.
In Europa, sempre più siamo in quest'ultimo caso. La Cina imperiale si collocava nel primo, invece. La Cina oggi, invece, ha imboccato una strada non ancora conclusa, che potrebbe sfociare in un'economia non capitalista. Oggi è un ibrido. È uno Stato capitalista ma non totalmente: lo Stato controlla ancora settori importanti della produzione industriale. La Cina è ancora un paese fortemente agricolo. L'etica confuciana ha come base la figura del contadino. E l'accesso alla terra non è ancora compromesso. Gran parte del PIL giunge ancora dall'agricolo, e l'80% dei cinesi sono ancora agricoltori, e le terre sono ancora per gran parte gestite collettivamente. Le comuni svolgono un ruolo significativo. Nell'insieme, l'agricoltura collettivistica è ancora un perno fondamentale dell'economia cinese. Se il socialismo in Cina ha perso, è pur vero che il capitalismo non ha ancora vinto. Siamo a metà strada. Se dovessimo fare una fotografia della nuda realtà, sarebbe un modello inedito, e in continuo cambiamento. Sottoposto a sollecitazioni internazionali, ma difficilmente collocabile nello schema capitalismo-socialismo.
Per i tre secoli antecedenti il XIX, la Cina era in vantaggio economicamente rispetto all'Europa. Le dinamiche economiche dei due sistemi avevano molti tratti in comune: l'essenza di questa dinamica consiste in un processo di miglioramento economico spinto dai migliori livelli di produttività che si ottengono con la divisione del lavoro e che trova il suo unico limite nel mercato del lavoro. Ossia, i cicli di espansione economica e divisione del lavoro si susseguono. Con il tempo, però, questo circolo vizioso incontra i limiti oggettivi delle dimensioni del mercato. Non può esistere crescita infinita. A un certo punto, non si può vendere tutte le merci prodotte, e gli investimenti diretti diventano superflui. Si produce cioè una massa di liquidità dove gli investitori non hanno più interesse ad investirla. Smith lo definisce “trappola di equilibrio di alto livello”. Significa che il mercato si satura: si producono tanti beni che non si possono più collocare sul mercato, c'è una grossa liquidità che non si sa dove dirigere. Gli investimenti si dirigono allora altrove, nel settore finanziario e speculativo. Queste crisi si sono verificate periodicamente e generalmente coincidono con la fine del periodo egemonico di una potenza e l'inizio di un'altra. Lo stesso successe alle città italiane quando lasciarono il testimone del capitalismo e dello sviluppo economico alle provincie olandesi, poi da queste a GB, poi da GB a USA. E USA lo cederanno alla Cina? O cosa sta succedendo? Di solito c'è un periodo intermedio, delle scosse definite “crisi spia”: l'inizio del passaggio del testimone. Si vede la riduzione della crescita economica, l'introduzione di politiche economiche che vanno verso il monetarismo, e un prezzo sociale da pagare. Alla fine di questa baraonda emerge un'altra potenza. Si passa, di solito, sempre attraverso una guerra importante, o grandi movimenti migratori, cambiamenti profondi: è come se si ridisegnassero gli assetti. La piccola “crisi-spia” per gli USA potrebbe essere stato il Vietnam, o lo Yom Kippur. Passa un periodo fra crisi iniziale e crisi terminale. Quest'ultima di solito è detta “la” crisi. In mezzo a questi avvenimenti è difficile capire qual'è la vera e propria crisi terminale. Oggi, però, ancora non si vede quale potrebbe essere la potenza egemone dopo gli USA.
Ma dicevamo di Cina ed Europa nel XVIII secolo. La Cina non riuscirà, diversamente dall'Europa, ad evitare la trappola di alto livello. Smith non aveva sentore della crisi della Cina, Paese che definiva più ricco dell'Europa. Né sapeva di essere alla vigilia della rivoluzione industriale. La Cina abbisognerà di molto tempo per riprendersi, ed ancora oggi non vi è riuscita del tutto. Come mai la ripresa è stata così celere nell'ultimo ventennio? Una ripresa rapida quanto la decadenza improvvisa. Nel corso dell'800, infatti, millenni di superiorità si sono cancellati in pochi decenni. Chiediamoci anche se ci sono collegamenti con il primato economico che la Cina esercitò fino a incontrare l'Europa ed entrare in decadenza. Alcuni studiosi concludono che GB era agevolata per avere delle miniere di carbone. Ma anche la Cina le aveva e le ha: è uno dei principali produttori di carbone. Per altri, GB poteva contare sulle risorse naturali da USA. Ma queste importazioni diventano significative a XIX secolo inoltrato: quando già GB era emersa come paese guida. Per altri, in Europa ad un certo punto la carenza di manodopera avrebbe favorito l'innovazione tecnologica, mentre in Cina c'era una manodopera abbondante e la crisi era di reperire capitali. Ma, a parte il fatto che l'Europa importò schiavi dall'Africa, perché solo a un certo punto sorse questa dicotomia? L'Europa deporta nelle colonie americane circa 10 milioni di schiavi: un numero preciso visto che c'erano i registri dei negrieri. Tanti tuttavia morivano nei depositi della posta: di malaria, di varie malattie; poi dobbiamo considerare i morti durante la caccia: marce di km e km nelle foreste li decimavano. Intere popolazioni rimanevano senza guerrieri: solo donne, vecchi e bambini rimanevano. È da qui che nascono questi grandi regni guerrieri africani, che sorprendono per la loro brutalità ed efferatezza, con migliaia e migliaia di concubini. L'Africa fa un salto indietro di almeno 500 anni. Un continente con un mare di sabbia, con le navi che erano le carovane. La vocazione era centripeta. Poi arrivarono gli europei, e improvvisamente la vocazione è centrifuga, verso le coste. Gli schiavi in tutto saranno stati, morti compresi, 100 milioni almeno...
Un dato da rilevare è che, a partire dalla seconda metà del 18° secolo, i salari europei sono maggiori di quelli cinesi, il che stimola la ricerca tecnologica: l'imprenditore cerca di essere più efficiente tecnologicamente per spendere meno in manodopera. Ma perché i salari sono maggiori? Dovremo spiegarlo.

Quando si affronta la dinamica del mercato asiatico, dobbiamo considerare una caratteristica geografica fondamentale. Anzitutto: quali sono i tre elementi della produzione? Terra, lavoro, capitale. E le economie asiatiche sono caratterizzate dallo sfruttamento di importanti vie d'acqua. Queste favoriscono lo sviluppo dei mercati, e la caratteristica principale di queste regioni è l'alta densità di popolazione sulle foci dei fiumi. Teoria delle società idrauliche. Un geografo, Wittfögel scrive il Despota orientale; in disaccordo con la dirigenza del partito comunista tedesco, afferma questo: l'Europa non ha confini ad est, ha un mare, il Mediterraneo, poco pescoso.. è un continente svantaggiato. Ma ha un punto di forza: il clima temperato, che favorisce la possibilità di prevedere il futuro. Ciò non avviene invece in Asia, dove la natura è si più ricca, ma anche più inclemente: a volte avvengono catastrofi, che favoriscono una mentalità fatalista. Di solito c'è una risorsa fondamentale, pensiamo all'Egitto con il Nilo, che va gestita. Se il Nilo non straripava, significava carestia. Se in India non arrivavano i Monsoni, carestia. Se in Cina i mandarini non manutenzionavano i canali, si inceppava la macchina Statale e milioni di persone erano costrette a fuggire. L'acqua è la risorsa fondamentale in queste civiltà. La critica di Wittfögel, che egli rivolge al despota orientale ma in realtà a Stalin, è di sostituire l'acqua con le merci.
Alta intensità di lavoro e bassa intensità di capitale è comunque un'altra caratteristica che evidenziamo dei sistemi economici asiatici. Questo modello viene definito come “rivoluzione industriosa”, contrapposta alla “rivoluzione industriale” (che ha invece concentrazione di tecnologia, e non di lavoro). L'obiettivo primario di questi Paesi è occupare manodopera per evitare le tensioni sociali. Società non capitalista ma territorialista. Il mantenimento dell'equilibrio sociale è importante qui. In questo modo si risparmia su consumi energetici e di capitale. Se guardiamo le statistiche di pil di UK + USA e Cina + Giappone dal 1500 a oggi, notiamo che fino al 1850 il secondo era ben maggiore del primo; a fine 1870 sono quasi alla pari; dal '900 in poi, i due paesi occidentali prendono il sopravvento fino al 1950: da questa data in poi la tendenza si inverte, anche se in termini assoluti vincono ancora i primi due. Guardando invece l'andamento del logaritmo del pil pro capite delle coppie di Paesi considerati, fino al 1950 circa il dato di Cina + Giappone resta uguale, per poi crescere e ridurre il gap con quello di USA + GB. Quali sono le cause di questa oscillazione? Lo vedremo bene in futuro. Per ora sottolineiamo che sarebbe superficiale ritenere che queste economie stanno crescendo per aver utilizzato il modello occidentale. Ancor oggi, la Cina predilige manodopera rispetto a capitali e tecnologia.

05/03/13

Se lasciamo aperta la possibilità che la produzione ad alta intensità di manodopera possa giocare un ruolo in una prospettiva futura, in un periodo di sviluppo inteso come sociale ed umano, in termini di riduzione dell'impatto ambientale e di distribuzione della ricchezza, il modello della “rivoluzione industriosa” offre qualche possibilità, e le conclusioni che sia “arretrata” non sono poi così pertinenti. Schumpeter critica la teoria classica dell'economica perché questa non considera dei fattori dinamici, come ad esempio i costumi sociali, la demografia, le vicende politiche, ecc... Dobbiamo tenere presente almeno due tipi di sviluppo su base di mercato, ed entrambi trascurano questi fattori dinamici. Nel primo caso, lo sviluppo parte da un precedente contesto sociale: sfrutta il potenziale presente senza modificarlo radicalmente. Possono però intervenire fattori esogeni: guerre, catastrofi, scoperte di nuove risorse... Il processo di crescita può così rallentare od accelerare. Tutte queste variabili non sono però originate entro il processo economico in considerazione, che questi modelli considerano. Questo tipo di sviluppo è analizzato e previsto soprattutto da Adam Smith: in tutti questi casi siamo di fronte ad economie di mercato che però non possono, secondo i criteri visti ieri, essere definite strettamente capitaliste.
L'altro caso di sviluppo considera sempre uno sviluppo economico su base di economia di mercato ma prevede la distruzione del modello precedente. È quello previsto da Marx. Considerando la recente fase di sviluppo che sta vivendo l'estremo Oriente, ci concentreremo soprattutto sul primo modello. Smith è uno degli studiosi più citati e meno letti. Il suo testo principale è del 1776, La ricchezza delle nazioni: tutti si concentrano sui primi 3 capitoli trascurando gli altri. Tre sono i miti in essa trattati:

  1. la mano invisibile;
  2. liberismo: capitalismo e crescita senza fine;
  3. “fabbrica degli spilli”: divisione del lavoro.

Smith, in realtà, non fu niente di questo, o meglio, non sono queste le caratteristiche principali del suo pensiero. Consideriamo che Smith fu anche un filosofo e giurista, anzi, principalmente: vi dedica gran parte della sua vita. Non insegnava economia, bensì filosofia morale. L'altra sua opera è infatti la Teoria dei sentimenti morali. Il suo impianto epico si modella entro l'etica protestante. Scriverà in una fase in cui in Europa prevale il mercantilismo. Si tratta di una corrente che nasce durante l'Europa assolutista del 18° secolo, e vede il mito dell'autarchia: una Nazione è tanto più potente quanto più riesce a non dipendere dagli altri. Smith faceva anche il tutore di un duca, in un momento in cui l'Inghilterra stava emergendo come potenza europea. Non è vero che Smith predicava la riduzione del ruolo dello Stato a favore del libero mercato: se consideriamo l'etica protestante e i paletti morali che essa pone, e se consideriamo che Smith era tutore d'un duca, è normale capire che egli prevedesse invece uno Stato forte, che intervenisse nel mercato quando ve ne fosse bisogno. Ma di cosa, esattamente, doveva per Smith occuparsi lo Stato? Difesa, ordine interno, amministrazione della giustizia, creare tutte le infrastrutture necessarie al commercio. Questi erano dei provvedimenti materiali, cui si aggiungeva il dovere, per il monarca (Stato), di porre in essere provvedimenti per: alto tenore di vita della popolazione; emissione di moneta; controllo del sistema creditizio (banche); istruzione di massa, per contrarre gli effetti negativi della divisione del lavoro sulla popolazione. In tutti questi casi, i consigli che Smith da al suo duca si basano su considerazioni sociali e morali prima che economiche. È dunque vero che Smith ha una visione liberista, ma questa è fortemente mitigata da un forte senso dello Stato: definisce anzi utopica e dannosa la possibilità di una totale libertà di commercio in GB.
Inizio anni '70: nella facoltà di economia dell'università di Chicago si formano i “Chicago Boys”, capeggiati da Milton Friedman. Questi influenzeranno le politiche dell'FMI. Poi ristruttureranno l'economia del Chile di Pinochet. Smith e questi ultimi sono in contrapposizione fra loro: il primo preferisce il gradualismo, non sostiene terapie d'urto. Per lui, anche le tradizioni popolari vanno preservate in quanto fattore coesivo. L'Europa del XVIII secolo è il periodo dei grandi nazionalismi: si definiscono le monarchie assolute, e c'è un forte orgoglio nazionale da ostentare. L'idea che l'accumulazione di capitale tende a ridurre il saggio di profitto è un'intuizione non di Marx, che ne è il semplice formalizzatore, ma di Smith. Marx lo definirà “troppo pessimista”.
Marx fu definito anche uno degli ultimi economisti classici. Smith, Marx e Ricardo sono d'accordo sulle conclusioni: ciò che riduce il saggio di profitto è la concorrenza: il capitalista è costretto a ridurre i prezzi per vendere e comprare materie prime ad un prezzo più alto. Questa conclusione è valida soltanto se il mercato è libero. Quando però appaiono accordi di categoria, corporazioni, leggi che privilegiano alcuni operatori, nascono condizioni per cui il saggio di profitto rimanga artificialmente alto. E ci saranno dei ceti sociali che ne pagano le conseguenze. La soluzione per interrompere questo stallo è l'innovazione tecnologica, e tutti e tre sono d'accordo anche su questo, tranne forse Marx che definisce “rare” le innovazioni epocali, e spesso incompatibili con l'ambiente; per avere un riscontro, devono stimolare i consumi di massa. Al di là della innovazione tecnologica, che comunque non è sempre una costante nella storia economica ma è anzi sporadica, ci sono altre alternative, come quella che ci stanno proponendo ora: la terapia d'urto dei liberisti;

  • flessibilità del mercato del lavoro;
  • riduzione dei salari;
  • altre misure che permettano ad attori privati di avviare attività economiche al posto dello Stato;
  • riduzione delle tasse per i ceti più abbienti.

Tali misure innestano un processo che però non sempre inizia un circolo virtuoso. Anzi: spesso terminano in disastro. La soluzione proposta da Smith è diversa, e assume una valenza storica che all'epoca non fu valutata ma oggi torna in auge; sebbene, come detto, siano proprio i liberisti a riprenderlo, abbiamo detto che egli rifuggeva le terapie d'urto. Dirà: gli elevati profitti dei proprietari sono pericolosi per il nostro paese. Per lui, 3 erano le classi:

  1. proprietari terrieri;
  2. salariati;
  3. imprenditori.

Ognuno ha caratteristiche psico-sociali. Gli interessi dei primi due non confliggono con quello generale: la rendita della terra ed i salari si riducono nella crisi e crescono nei momenti di espansione, dunque non costituiscono distorsione. Quegli degli imprenditori no: essi riducono la concorrenza per evitare di ridurre il proprio saggio di profitto.
Consideriamo l'epoca in cui Smith viveva. Per lui, i terzi sono i più intelligenti, i più lucidi, i più scaltri. I primi, invece, vivono di privilegi del passato e non sono dinamici, anzi spesso sono ignoranti. I salariati, invece, “bevono, eccedono nel vizio”, in una parola manca loro la coscienza di classe, come la definisce Marx. Questa è la presenza di un obiettivo comune e la percezione di far parte di un gruppo che ha i medesimi interessi.
Gli imprenditori sono i più organizzati. Sono una classe avvantaggiata dunque. Seguono maggiormente i mutamenti sociali, e sono i più consapevoli. Talvolta, vengono imitati dai salariati perché sono l'esempio del successo (v. “egemonia”). La soluzione? Le colonie inglesi in America, dice Smith. La terra è tanto abbondante da non poter essere lavorata tutta dai coloni: si assume dunque manodopera, che è scarsa, dunque ben retribuita, e per di più i braccianti diventano spesso dopo poco essi stessi proprietari terrieri. Questa è naturalmente una situazione eccezionale. Smith indica dunque due esempi opposti: Olanda e Cina. C'è tuttavia un elemento che unisce i due: in entrambi, la terra è satura e la densità demografica pressante. Di questi aspetti parleremo in futuro. Per ora, ci basti sottolineare come per Smith lo sviluppo coincide con la saturazione di capitali e popolazione. Spieghiamoci: quando la situazione è simile a quella delle colonie inglesi in America, la situazione è “progressiva”. Se la situazione è come in Olanda e Cina, dove il potenziale di crescita è esaurito, la situazione è “stazionaria” o “matura”. Pare dunque che la Cina della seconda metà del Settecento sia matura, stazionaria, per di più ormai da tempo. Anche in questo caso, naturalmente, tramite la tecnologia si possono creare “sussulti” che innalzino l'asticella della crescita e ci possono anche essere delle leggi per aumentare il potenziale di base d'un Paese che abbia già raggiunto la stazionarietà, ma non fa esempi specifici. Comunque sia, la tendenza dello sviluppo economico porta inevitabilmente a una situazione stazionaria (“trappola di equilibrio di alto livello” di Schumpeter). In questo caso, quando si verifica questo scenario, per Smith la “mano invisibile” non basta ad uscire dallo stallo: serve l'intervento pubblico. Non di natura economica, bensì sociale prima di tutto.
Vediamo la divisione del lavoro: molti economisti definiscono ancora Smith come teorico della “divisione del lavoro” per il suo studio sulla fabbrica di spilli. Fra questi c'è Schumpeter. Dice: ha caricato un fardello pesante sulle spalle dell'umanità. Secondo lui, per Smith la divisione del lavoro sarebbe l'unica fautrice dello sviluppo. Rosenberg sottolinea le contraddizioni di Smith, ponendo in contrapposizione le pagine in cui questi esalta la divisione del lavoro con quelle in cui ne mostra gli effetti negativi (alienazione dell'individuo di cui parla Marx, ad esempio: la mansione ripetuta comporta degrado dell'individuo e perdita di manualità, l'artigiano perde la capacità di homo faber). Se leggiamo però attentamente le parole di Smith, queste critiche si ridimensionano: egli prevedeva “divisione del lavoro esterna”, dei settori produttivi, non entro la singola unità produttiva: ovvero, un vetraio non saprà fare una borsa; ma ogni fase della produzione del vetro la sa ben porre in essere. Entro la fabbrica, dice Smith, la divisione del lavoro non dovrebbe essere netta. Esempio? La società primitiva: tutti sanno fare tutti, e i settori produttivi sono pochi e ci sono pochi bisogni. Nella società industriale, invece, le mansioni sono tante ed i bisogni dei singoli maggiori, dunque le mansioni tendono ad essere ripetitive. Seguendo questo iter, Smith conclude che le S.p.A. svolgono un ruolo negativo, quanto di più negativo potesse produrre il mercato, e necessitano pertanto di controllo da parte dello Stato. Esse hanno successo solo quando godono di determinati privilegi, e neanche sempre. Motivo? Alienazione ed alterano il modello della concorrenza perfetta. Rallentano innovazione e competizione, ed escludono dal mercato operatori magari più efficienti. Inoltre escludono gran parte dei soci dall'effettività dell'azienda. E Smith scrisse quando queste erano poche: la Compagnia olandese delle Indie e poco altro.
Cina e Olanda erano ormai da tempo, per Smith, pienamente popolati. E li prende ad esempio per affermare che siano i due Paesi, pienamente popolati, che meglio hanno organizzato il processo di sviluppo economico in rapporto alla popolazione, l'impiego di capitali nei singoli settori economici (ottimale ), territorio e circostanze di mercato. Paesi diversi con sviluppo diverso comunque. La Cina ha seguito il processo, per giungere alla maturità economica, più naturale: ossia, gli investimenti prima si dirigono verso l'agricoltura, poi manifattura, poi verso il commercio estero. La diffusione degli investimenti nel settore agricolo crea miglioramento delle coltivazioni → aumento della domanda che viene soddisfatta dal manifatturiero. Si crea un surplus che può essere venduto sul mercato estero. Per Smith, se istituzioni e uomini non alterassero questo processo, ogni società l'avrebbe seguito. Ogni Paese. E ci sarebbe stata una crescita di industria, città, bisogni individuali che egli definisce “armonica”.
L'Olanda invece è un modello ideale di Paese che segue la via della maturità economica in modo retrogrado; è un caso emblematico: il commercio estero produce manifatture raffinate, e i due insieme migliorano anche l'agricoltura. Si chiamano Paesi Bassi perché stanno sotto il livello del mare: quando combattono per l'indipendenza dalla Spagna, lo fanno grazie alla potente flotta commerciale, che stimola manifattura, ottenendo un surplus che stimola agricoltura e sottrazione delle terre al mare.
Quando scriveva Smith, la Cina era ancora un po' sconosciuta. Due sono i filoni del periodo:

  1. sinofilo, China fans;
  2. denigratorio.

Nel primo, Voltaire, Leibniz. Giudizio basato su rapporti superficiali ed alterati da qualche viaggiatore. Era facile, all'epoca, che i viaggiatori scrivessero diari dei viaggi le cui date ci dimostrano oggi che, con i mezzi dell'epoca, era impossibile vi fossero giunti. Spesso inserivano notizie di seconda, terza mano. O si inventavano cose.
I critici, invece, sfoceranno nel marxismo che critica il modo di produzione asiatico.
I critici della Cina settecentesca rimangono colpiti da un fattore: il divieto del commercio con l'estero. Un Paese che ammette navi straniere solo in uno o due porti non può risolvere tanti affari come uno che ha frontiere aperte. Hanno poche possibilità di migliorare se stessi, dice Smith. Questa critica non contempla necessariamente la superiorità del modello occidentale, né mette in dubbio le affermazioni precedenti riguardo all'essere retrogrado del modello olandese (ed europeo).
La Cina ha due punti di forza: sottolinea Smith che i capitali impiegati nell'agricoltura e nei negozi non escono dal Paese, mentre i capitali del commercio all'ingrosso possono spostarsi da un luogo all'altro al secondo del prezzo migliore; in ogni caso, preservano la situazione interna. Nell'insieme si ribadisce insomma il circolo virtuoso creato dallo sviluppo naturale. Inoltre, dice Smith, chi diventa ricco non necessariamente acquista potere politico o militare, anche se il ricco, se vuole, ha la possibilità di comprare l'uno e l'altro. Alla fine, lo sviluppo del commercio internazionale e lo sviluppo dell'industria da a chi possiede i soldi, la possibilità di controllare politica ed armi. Prima di questa possibilità di occuparsi del potere politico e militare, Smith dice che i proprietari terrieri avevano un'unica azione: farsi la guerra. Le campagne erano un mondo disordinato e violento dove regnava la criminalità. Il governo centrale non controllava questi signori locali. A un certo punto, però, si diffondono commercio e manifattura, ed inizia una rivoluzione impercettibile ma inesorabile, che finisce per fornire qualcosa di prezioso ed inedito ai signori per scambiare il proprio surplus agricolo. Prima, insomma, il proprietario fa lavorare i contadini-servi della gleba, e fa la guerra ad altri. Poi, rivoluzione impercettibile: diffusione di commercio e manifattura.
Inizialmente, c'erano un papa ed un imperatore; i feudatari si tramandavano le terre, animali e contadini compresi, per diritto divino. Su questi avevano diritto di vita o di morte. In caso di guerre o carestie, il meccanismo si inceppa però: vi sono contadini che si danno alla macchia. Qualcuno comincia a girare per la città, mostrando merci che vi erano sconosciute: nasce così la borghesia. Un piccolo granellino che finisce per far superare l'ordine feudale. Ad un certo punto, con questa rivoluzione impercettibile, appare qualcosa da cui i latifondisti feudali vengono incuriositi: un fucile, una spada dal manico intarsiato; una sella da cavallo di qualità superiore; una fibbia intarsiata di diamanti. Alla fine, rinunciano al mantenimento di migliaia di uomini armati e della responsabilità e del controllo che ne derivano... Per vanità.
Smith, nelle sue lezioni al duca, dirà: le due preoccupazioni del governo sono:

  1. controllo del latifondista = del potenziale guerriero entro il regno;
  2. controllo dei mercanti: vanno messi in concorrenza per calare il loro profitto e i prezzi, perseguendo così l'interesse generale.

Dice inoltre che vanno evitate le aggressioni pericolose da parte dei vicini. Ogni altra priorità va sottoposta a questa, della politica estera: interesse generale, politica interna, benessere... Tutto, se necessario, va sacrificato alla necessità della sopravvivenza dello Stato. L'esempio è questo: se si identificano settori strategici per la sicurezza nazionale, possiamo introdurre privilegi, leggi per preservarli; ad esempio, tassare altri settori per privilegiare la difesa. Settori strategici come l'industria pesante, energetica, certi segmenti tecnologici... Questi, dice, dovrebbero essere controllati direttamente dallo Stato. All'epoca di Smith, uno di questi era il Navigation act, 1651, che diceva che il commercio con le colonie americane era permesso solo alle navi inglesi. Ciò stride con il modello della mano invisibile e della libera concorrenza! Ma la ragion di Stato va preservata [n.b.: in condizioni normali, non di crisi, lo Stato deve comunque intervenire, per mantenere la concorrenza perfetta: tanti piccoli operatori che siano in equilibrio, cosicché, come detto, i profitti siano bassi e così siano i prezzi delle merci]. Esiste, dice Smith, una contraddizione fra sicurezza nazionale e crescita economica, poiché quest'ultima attira i vicini. Dunque, bisogna originare un esercito permanente, addestrato e qualificato. Serve dunque, in definitiva uno Stato forte.
Appaiono alcune contraddizioni: Smith sostiene che le Nazioni più ricche hanno più facilità di difendersi di quelle povere e meno civilizzate, in epoca moderna. In passato, la situazione era diversa. Da sostenitore dello sviluppo armonico quale era, sembra non accorgersi che potenze europee come Olanda od Inghilterra, con il loro sviluppo innaturale e disarmonico, stavano acquisendo un vantaggio economico rispetto ai Paesi asiatici, come India e Cina, che invece avevano seguito uno sviluppo armonico!
Potremmo anche concludere che per Smith, se la Cina avesse potenziato il proprio commercio estero, questi limiti sarebbero stati spostati più in là, ed in ogni caso il modello da proporre come economia di mercato resta la Cina piuttosto che l'Europa. All'epoca in cui scriveva, Smith non era consapevole che la rivoluzione industriale incombeva... Ciononostante, aveva una mente ampia e brillanti intuizioni. Questa idea che il cinese fosse il modello armonico rispetto a quello europeo viene ripresa, ed emergono due modelli:

  1. innaturale, europeo: basato sul commercio estero;
  2. naturale, cinese-asiatico: basato sul commercio interno.

Gli economisti che puntano il dito su questo aspetto ritengono che l'Europa avesse più potenzialità di crescita, all'epoca, rispetto alla Cina. Per Smith, invece, la Cina è sempre il modello ideale. Questa, come l'Olanda, aveva raggiunto uno stato stazionario, un “equilibrio di alto livello”, che prima o poi tutti gli altri Stati (come le colonie americane) avrebbero raggiunto.
Equilibrio di basso livello è diverso da questo: lo si ha quando la crescita della popolazione frena la crescita economica; è un modello di Malthus. Per uscire da questa trappola di alto livello, serve l'intervento statale, o un intervento esogeno (catastrofe, guerra, grande invenzione). Noi valutiamo questa prima ipotesi. Potrebbe essere, ad esempio, una manovra keynesiana: il successo di una campagna volta a ridurre le nascite, o una campagna volta a introdurre viceversa dei sussidi familiari per stimolare le nascita; l'allargamento dello stato sociale; una nuova legislazione sul lavoro; ecc... In questo caso, teniamo presente che non si produce un meccanismo che tende alla crescita illimitata: sposta solo l'asticella dell'equilibrio un po' più in alto.

06/03/13

Equilibrio di basso livello: si verifica in caso di crisi di sovrapproduzione. Consumi modesti, reddito pro capite basso, propensione al risparmio è bassa: non vi sono surplus rilevanti da reinvestire. Spesso avviene in società a basso livello tecnologico. L'equilibrio di alto livello è invece una crisi di sovra-accumulazione, con le caratteristiche viste. Il modo per uscirne? Una manovra politica adeguata, un'invenzione tecnologica... Qualcosa che innalzi il livello di equilibrio. È una “crisi” nel senso etimologico del termine: situazione di immobilità da cui non riusciamo a trovare uscita. Non si trovano soluzioni, o se ne trovano di troppo estreme da poter attuare. Ad esempio, se la causa è la troppa popolazione, risolvere la crisi sarebbe facile sparando... Ma non si può.
Secondo Schumpeter, l'uscita da una trappola d'equilibrio di alto livello implica l'espropriazione degli strumenti di produzione; si tratta di creare un mercato di salariati in cui i lavoratori sono in competizione fra di loro. Questo snodo rappresenta l'origine della divergenza fra Cina ed Europa nel XVIII secolo. Ma adesso ne parliamo meglio.
Oggi, dopo più di un secolo, l'Asia è tornata vitale economicamente. Fino a metà '700, l'Asia era l'area che concentrava in percentuale il maggior volume di commercio centrale. Dopo c'è il primato europeo; ora, sembra di essere tornati al '700: gran parte dei commerci si è ri-spostata in estremo Oriente. Le economie europee, che si basano sul lavoro salariato, avrebbero, si dice, raggiunto già il massimo sviluppo, mentre i modelli asiatici presenterebbero uno sviluppo più armonico. Il modello asiatico tenderebbe, nel lungo periodo, a sviluppare economie di scala che si fondano sul lavoro di piccole-medie imprese, singoli artigiani o nuclei familiari: sarebbe più facilmente riconvertibile ed adattabile. La questione che emerge: si può parlare di una rivincita del modello asiatico e di Smith dopo 150 anni di dominazione europea?
Prima di approfondire questo programma, soffermiamoci sul modello economico europeo. Lo studioso da considerare è Marx. Egli capovolge i termini dell'analisi di Smith: vede in divisione del lavoro e produzione su larga scala l'origine della crescita economica capitalistica. Sia Marx che Smith sono però, in linea di principio, contrari sia a eccessiva divisione del lavoro che a produzione di larga scala. Entrambi li vedono negativamente. Ma Marx cambia le argomentazioni: i suoi interlocutori, cui si rivolge, non sono i governi come per Smith, ma le classi sociali. Il fulcro della sua indagine non è la ricchezza delle Nazioni, ma il rapporto fra chi possiede i mezzi di produzione e la manodopera dipendente, i salariati, che hanno solo la forza lavoro. Al centro non c'è più la concorrenza, bensì il conflitto di classe. Altra differenza fra Marx e Smith è questa: per il primo, il capitalista non è un essere completamente razionale perché persegue l'arricchimento fine a sé stesso. Per Smith, egli invece accumula denaro per acquistare altre merci. Entrambi vedono nell'accumulazione di denaro una via per ottenere il potere; ma per Smith, il potere coincide con le aumentate capacità di acquisto, per Marx la questione è complessa ma non si sofferma troppo sul punto. Concordano invece entrambi nella votazione al commercio mondiale dell'Europa rispetto al mercato interno. Marx nel Manifesto e poi nel Capitale afferma che l'affermazione della borghesia inizia nel XVI secolo con l'apertura al commercio mondiale. Quello che, per Smith, è un percorso innaturale (commercio – industria – colture), per Marx è semplicemente un processo capitalistico. Altra differenza: se per Smith lo Stato deve organizzare il mercato per mantenere concorrenza perfetta (e privilegiare commercio interno e agricoltura), per Marx se la borghesia prende il potere non c'è più spazio negoziale, nessuna politica riformista... Tutto avverrà nell'interesse della borghesia, di cui lo Stato è prolungamento, emanazione. Torniamo a quel che dovevamo vedere prima: cosa vuol dire espropriare ulteriormente i lavoratori dei propri mezzi di produzione? Mentre Smith vedeva nella Cina un modello da imitare, per Marx i mercati asiatici sono funzionali (con il loro modello armonico) solo all'espansione europea ed alla globalizzazione del capitalismo, senza poter sopravvivere all'attacco borghese. L'espropriazione continua è proprio questo: l'uniformazione dell'ambiente stesso ad opera della borghesia. Lo strumento usato dal capitalismo europeo in espansione, oltre alla merce a buon mercato, è l'esercito. Per Marx, le tre parole ideali della rivoluzione francese sono state sostituite da artiglieria, fanteria, cavalleria.
Il legame fra capitalismo e militarismo non è chiaro. L'innovazione tecnologica non è mai neutrale, ma è sempre funzionale alle esigenze di classe. La divisione tecnica del lavoro è il motore dell'innovazione tecnologica. E qui c'è un'altra differenza con Smith, per cui l'innovazione tecnologica deriva dalla concorrenza perfetta (garantita dallo Stato, che così pone le basi per lo sviluppo); per Marx, c'è anche la concorrenza fra capitalisti e salariati che la borghesia deve controllare. Dunque, dice, il sistema capitalista tende a proporre una costituzione sociale innovativa, nuova, che prevede l'aumento della produttività del lavoro tramite macchinari e divisione del lavoro, ma anche un controllo sottile e dettagliato di tutta la filiera produttiva; in parte, anche se scriveva nella seconda metà dell'800, intuiva anche un controllo dei comportamenti sociali delle persone. Pensiamo alla pubblicità. Tutta la vita dell'uomo viene alienata e diretta verso la filiera produttiva. Alla fine, il lavoratore, per quanto bravo, non ha rilevanza se non entro il mercato capitalista dove vende la sua forza lavoro. Il controllo tende ad essere totale. Controllare il sistema di distribuzione, mezzi di produzione, istruzione, apparato militare... Non esiste equilibrio perché il capitalismo prevede solo crescita, mentre recessione o stallo non sono permessi. Questo processo è definito “distruzione creativa del capitalismo”: si distrugge un modello sociale tradizionale per crearne uno nuovo. Cosa significa esattamente questo concetto? Per Smith, la crisi economica è un momento contingente che dipende dalla congiuntura internazionale, dalla situazione geografica, dalle istituzioni; per Marx è invece la costante del capitalismo. Il motivo profondo è la tendenza naturale alla riduzione del saggio di profitto. Due sono allora i tipi di crisi: sovra-accumulazione e sovrapproduzione. La crisi, si è detto, è un momento, seguendo il senso etimologico, di immobilità da cui non si vede una via d'uscita praticabile. La domanda di Marx è: il capitalismo, controllando tutta la filiera produttiva e tutto il resto, può rimanere in questo stato di immobilità? Di crisi? No: il capitalismo tende a prendere decisioni talvolta drastiche → distruzione del tessuto sociale precedente. La distruzione creativa assume tre forme:

  1. aumento delle dimensioni dei capitali e riorganizzazione delle aziende che operano sul mercato;
  2. creazione di un sovrappiù di popolazione → eccesso di manodopera → nuova divisione internazionale del lavoro;
  3. nuovi centri di accumulazione capitalistica dunque; spieghiamoci: origini del capitalismo? Città-stato italiane, Venezia, Genova, Milano, Firenze. Si muovevano entro un mondo feudale. Perché diventano importanti? Riescono a mantenere la loro indipendenza prolungata; secondariamente, gli italiani inventano le banche (la prima è Genova – Banco di S. Giorgio); a un certo punto accade un fatto, una costante per Marx: una trappola di alto equilibrio → un surplus di danaro che non riesce ad essere investito perché le condizioni del mercato non lo permettono, sono ristrette (il capitalismo tende a crescere, ma davanti si trova delle variabili di grandezza oggettiva, come il mercato, che non possono crescere indefinitamente; dopo un po', i bisogni non si possono indurre all'infinito, la gente non compra all'infinito); si apre allora il secondo passaggio: il testimone passa alle provincie olandesi; cosa succede? C'è la scoperta dell'America, l'apertura di nuove rotte; quelle controllate da Venezia vengono aggirate dalle navi, e soprattutto l'Europa scopre questa vocazione di intermediario. Venezia e Genova vengono relegate ad un ruolo marginale. Gli investimenti allora si dirigono verso la nuova potenza emergente: l'Olanda; oppure vanno in speculazione. Le provincie unite lottano per 80 anni per ottenere l'indipendenza dalla Spagna. Il loro strumento era la pirateria. Alla fine riescono con la pace di Westfalia ad imporre il loro modello all'Europa intera. Così anche essi entrano nella loro fase di declino: dopo Westfalia notiamo che in Europa nascono Stati nazionali compatti come Norvegia, Svezia, Prussia, Russia, ecc... A questo punto emerge un nuovo modello: il mercantilismo; agli olandesi viene a mancare un retroterra fondamentale per il commercio. A questo punto si ripropone di nuovo una crisi sistemica, di sovra-accumulazione: gli olandesi dirigono i capitali o alla speculazione o alla nuova potenza, GB. Cominciano ad investire in GB. Italiani, olandesi, inglesi. Alla fine dell'800 accade una cosa simile: c'è una prima crisi che segue la grande rivoluzione industriale CRISI SPIA BRITANNICA!!!. I grandi operatori economici inglesi dirigono le loro energie verso una nuova potenza emergente, gli USA. Questi sono un vero e proprio buco nero: assorbono energia, manodopera, capitali. Tutto era da costruire: città, strade, ferrovie, ecc... Questi momenti sono periodici. Una sovra-accumulazione segna l'inizio e la fine di ogni parabola egemonica.

Marx le aveva ben presenti queste fasi. Sembra uno scrittore odierno, ma scriveva nell'800! Sintetizzando, dunque, vi sono punti di accordo come di disaccordo fra Smith e Marx; concordano sul funzionamento dell'intero sistema; la differenza principale risiede nelle considerazioni relative ai motivi di un'eventuale dissoluzione del sistema capitalista. Altri punti vengono affrontati più da uno che dall'altro, quindi non si tratta di vero disaccordo. Complessivamente, l'analisi del percorso che Smith indica come innaturale e Marx come capitalistico indica in ambedue gli autori che il superamento della trappola di alto equilibrio dell'Europa a fine '700 non è connesso alla rivoluzione industriale, come potremmo pensare di primo acchito. Più propriamente, secondo ambo gli autori, la rivoluzione industriale è il risultato finale di una serie di superamenti di precedenti trappole di alto livello. Molte volte la rivoluzione industriale viene descritta come “improvvisa”, “sconvolgente”. Questo è vero: milioni di persone, dopo di essa, si spostano dalle campagne alle città, nascono scienze come la psicanalisi, c'è un evidente disagio dell'uomo che vive in città. Anche la geografia politica nasce al seguito della rivoluzione industriale. Ma cionondimeno non è un avvenimento che nasce dal cielo: secoli e secoli l'hanno preparato. Gli uomini si trovano in trappole d'alto equilibrio, e con l'innovazione tecnologica spostano in alto l'equilibrio, e ogni volta un piccolo passo è compiuto verso la rivoluzione industriale: italiani, olandesi, GB... Americani. Ogni volta mutano i centri in cui si dipanano le reti dei flussi finanziari del capitalismo mondiale.
Ribadiamo ancora in cosa consiste per Smith e Marx la specificità del percorso europeo: tendenziale estroversione che porta l'Europa al centro del sistema mondo. Commercio estero – industria – agricoltura. Questo è il percorso capitalista (o innaturale). La ricchezza d'una nazione, nel caso europeo, non va cercata nell'agricoltura ma nel commercio estero. Altrettanto fuorviante è cercare di evidenziare l'origine del capitalismo a livello nazionale: va ricercata nel contesto internazionale, nel consumismo globale.
Quando in epoca moderna appare il capitalismo, si può dividere gli Stati in territorialisti (CINA—No accumulazione di ricchezze, ma controllo totale del territorio)  e capitalisti. Prima la divisione era fra nomadi e sedentari. Il confronto dialettico era, fino al 1300, quello fra nomadi e sedentari. Il confronto grande era fra queste due civiltà. Non sottovalutiamo l'apporto dei nomadi allo sviluppo dell'umanità: invasioni barbariche, arabi (fino in Spagna), impero mongolo (invade la civiltà più evoluta: la Cina)... Da un certo punto in poi perdono peso geopolitico, a seguito dell'invenzione della polvere da sparo: da quel momento, la cavalleria dei nomadi diventa obsoleta. Da quel momento in poi, il mondo cambia. Abbiamo civiltà capitaliste VS territorialiste. Queste ultime mirano all'espansione del territorio e alla conquista di altre popolazioni e all'amministrazione di territori vasti. Le società capitaliste hanno invece come obiettivo il controllo delle reti commerciali. Il controllo di una o più risorse che in quel momento si considerano cruciali, strategiche. I veneziani fanno così: era, Venezia, uno Stato piccolo. Ma controllava punti strategici che permettevano di controllare la filiera fino in Asia. Idem Genova: poco entroterra, ma grazie ai prestiti che fanno i genovesi alle monarchie iberiche, questi riusciranno a controllare le maggiori vicende europee. Se seguiamo lo sviluppo del capitalismo e i passaggi di testimone, notiamo questo: l'economia si internazionalizza sempre di più. Altra cosa da sottolineare – la divergenza originaria dello sviluppo asiatico ed europeo non va cercata in famiglie, ma in precise istituzioni che permisero ai capitalisti di far prevalere i propri interessi. Le potenti famiglie capitaliste c'erano anche in Oriente. Vedere definizione di Marx dello Stato capitalista nel contesto della definizione di capitalismo rispetto al semplice libero mercato. Una piccola oligarchia riesce a far coincidere i propri interessi personali con la ragion di Stato.
[Rivoluzione inglese del 1688: già nel '49 Cromwell aveva decapitato il re Carlo I Stewart; dopo la condanna a more del re ad opera del parlamento, nessun sovrano assoluto vi sarà più, avrà più potere il parlamento. Cromwell avvia il Commonwealth, che termina nel 1860: Monk e l'esercito marciano su Londra e insediano Carlo II Stewart. Questi concede subito un'amnistia a coloro che avevano compiuto gravi atti, ma mette la pena di morte per chi aveva cospirato contro Carlo I. Carlo II tenta di ripristinare i poteri regi. C'è una convergenza di intenti fra la cattolica e assolutista Francia di Luigi XIV. Ma il parlamento inglese tutela con un atto la propria libertà → inibizione, per i non anglicani, di ricoprire cariche pubbliche. Un atto mirato ad escludere i cattolici. Rimarrà in vigore fino al 1829. Inoltre si promulga l'habeas corpus. A Carlo II succede Giacomo II, suo fratello... Cattolico! Ciò non fa che aggravare il conflitto col parlamento. Egli tenta ti abolire il test act. Impone l'indulgenza ai cattolici. Ma i vescovi giudicano il re un assolutista e si oppongono. Momento di grande tensione sociale. Giacomo II non aveva figlio maschi: la nobiltà inglese (compreso il clero) era abbastanza tranquilla, sapendo che non si sarebbe avuta una dinastia cattolica. Dunque tentavano di mediare fino alla morte del re. Ma, nel 1688, il figlio nasce: Luigi XIV e papa Clemente X fanno sposare a Giacomo un'italiana cattolica e praticante. A questo punto il problema della dinastia cattolica c'è! Giacomo fa battezzare il figlio nonostante gli avversi consigli, e a questo punto nel parlamento inglese nascono whigs e tories, liberali e conservatori. Autonomisti VS cattolici e vicini al re. Guglielmo d'Orange, principe olandese, viene chiamato in aiuto dai nobili. Si ottiene la Bill of Rights: il re non potrà più porre tasse senza l'approvazione del parlamento.]
Lo Stato, di volta in volta identificato col capitalismo, è sempre più grande e potente del precedente dominatore. Questa sequenza non si trova in Asia. Anche qui c'erano economie di mercato articolate, ma senza la dinamica capitalistica europea. Altre due tendenze andrebbero considerate: nella storia capitalistica, i periodi di stabilità sono eccezionali. Regola? Instabilità e crisi. Sovra-accumulazione e sovrapproduzione sono i 2 tipi di crisi per Marx. La prima si verifica a Genova nel 16° secolo, ad Amsterdam 18°, 19° Londra, 20° USA. In tutte queste fasi, il capitale finanziario prende il sopravvento ed inizia una fase di de-localizzazione dei capitali.
[I = S → investimento uguale risparmio; in un'economia virtuosa ed ideale, la mole dei risparmi dovrebbe servire agli investimenti; se si rispetta questo equilibrio, l'economia è vivace, c'è sicurezza, le industrie non falliscono; se invece I < R, c'è trappola di equilibrio di alto livello → sovra-accumulazione]
Quando si verificano queste fasi in cui il capitale finanziario prende il controllo e dirige l'economia mondiale, sembra che vi sia una certa vitalità iniziale delle economie interessate. Ma poi i centri di comando del capitalismo si spostano e diventano sempre più mondiale. Queste cessioni di testimone non sono mai indolori: sono accompagnate da grandi sconvolgimenti. Vi è un'altra tendenza che segue questo avvicendamento, non comprensibile se non si considera un altro aspetto. La tendenza è che la concorrenza fra Stati per accaparrarsi i capitali mobili diventa preminente. Da un lato, il controllo della finanza, poi un trasferimento di investimenti fissi verso altri centri. Marx definisce questa lotta per accaparrarsi capitali come la caratteristica principale dell'epoca moderna, una tendenza mondiale. Questa tendenza, sia per Smith per Marx, viene legata: capitalismo – industrialismo – militarismo. In ogni caso, sia Smith che Marx si limitano a constatare il legame fra queste tendenze senza approfondire.

C'è una domanda che sorge spontanea: considerato che lo sviluppo capitalistico comporta un miglioramento delle tecniche militari, c'è un modo per le altre potenze non-capitaliste (magari però economie di mercato aperto) di limitare il prepotere militare delle prime? Prima di affrontare questo problema, anticipiamo alcune conclusioni: la predominanza del nord del mondo ha finito per creare problemi internazionali insolubili apparentemente, mantenendo gli attuali assetti geopolitici. Immaginiamo di vivere in un villaggio di 100 persone: 60 sarebbero asiatiche, 20 africane, soltanto 18 sarebbero occidentali, soltanto 3 avrebbero un computer, 2 sarebbero laureate, 4 avrebbero un conto in banca. Ogni anno 20 morirebbero di fame, 25-30 sarebbero denutrite. Il 45% sarebbe analfabeta, 15 sarebbero schiavi. Ci sorprendiamo per il terrorismo, ma per questo villaggio sarebbe  naturale un simile esito. Questo è più o meno il mondo che abbiamo in questo momento. L'occidente ha una forte crisi di legittimazione internazionale. Questa superiorità militare e tecnologica ha finito per creare problemi anziché risolverne, ed al momento non ci sono ricette per risolverli: l'occidente non ha una ricetta. Nell'ultimo ventennio c'è stato un tentativo da parte degli USA di usare la forza militare – tentativi falliti. Tutte le guerre dell'ultimo 20ennio fatte dagli USA hanno solo aggravato le crisi. Pensiamo all'Afghanistan: non si capisce chi comanda; l'Iraq? Uguale. Questioni irrisolte. Hanno prolungato una situazione di crisi. Non è la fine della 2° GM con un nuovo ordine internazionale: è un grande chaos invece. Questa sconfitta sostanziale ha creato le premesse per la rinascita delle economie del Sud del mondo. Che degli eserciti così potenti e forti non riuscissero a risolvere i problemi militarmente non è mai avvenuto. Tra Occidente e Sud del mondo c'è divario, ma la guerra non la vince nessuno comunque. Per contro, si sono creati i presupposti per la rinascita del sud del mondo.
Altro punto: la contrapposizione USA-URSS durante la guerra fredda ha favorito la nascita di nazionalismi nel Sud del mondo.
Il quarto punto è questo: consideriamo la nascita del capitalismo in Europa. Inizia nella seconda metà del 14° secolo in ITA. Si definisce nella sua dimensione internazionale con il ridimensionamento della Spagna e l'affermazione degli olandesi, e la pace di Westfalia cambia ancora tutto. In Cina, nel frattempo, ci sono i Ming. A questo punto i percorsi di sviluppo occidente-oriente sono diversi, e culminano nella “grande divergenza”. Quando il modello occidentale, a fine '900, comincia ad incepparsi, l'oriente propone un nuovo modello emergente, ibrido. È una sintesi fra rivoluzione industriale e rivoluzione industriosa. Ci sono stati economisti che tentarono di proporre parallelismi fra la crisi che investe l'Europa fra il '73 e il '93 dell'800 e del '900. nel primo caso, l'economia ruotava intorno a GB e risentì dell'affermazione di Ger e soprattutto USA. Cosa era successo? Si constatò la riduzione del saggio di profitto degli imprenditori. Abbastanza improvvisamente la situazione sembrò risolversi agli inizi degli anni '90. se osserviamo ciò che era successo, dobbiamo constatare cambiamenti strutturali importanti: GB capisce per la prima volta che il suo predominio industriale stava terminando. Sfrutta la sua posizione geopolitica, e gli investimenti decollano. Quando si entra nella speculazione finanziaria, in realtà c'è l'illusione, come detto, che l'economia viva una nuova vitalità. La classe operaia inglese, dal 1850 al 1870, aveva registrato una crescita costante dei salari reali; dopo il 1890, nonostante i grandi profitti e l'aumento del PIL inglese, la crescita dei salari reali si contrae in realtà! Tensioni, e infine il sistema internazionale basato sulla prevalenza dell'intermediarietà britannica in finanza, si conclude. Nonostante abbia vinto 1° GM, finisce il dominio GB. Analogie con gli stessi anni del 1900; già prima, si era registrata la crescita di Giappone e Germania. Ambo i Paesi avevano invaso durante gli anni '60 il mercato americano con le proprie merci, più competitive, e avevano ridotto i rendimenti americani derivanti da investimenti diretti intorno al 40% (ultimo biennio degli anni '60). ci fu una guerra valutaria fra Dollaro, Marco e Yen. Monete deprezzate, dicevano gli americani agli altri, come dicono ora alla Cina. Risultato? Fine di Bretton-Woods. Fra 1969 e 1973, dollaro deprezzato del 50% e Yen del 30%. USA, dopo la fine di Bretton-Woods, hanno di nuovo bilancia dei pagamenti attiva, e Ger e Giap devono ridurre utili se vogliono continuare a mantenere elevato il livello delle proprie esportazioni. Questa fase, 1950-'70, è detta anche “periodo dello sviluppo individuale”: c'è un paese più sviluppato degli altri e degli inseguitori. I più veloci fra questi erano Ger e Giap, e inseguivano USA. Il tasso di crescita degli inseguitori era superiore a quello del paese guida, gli USA. Tra il 1965 e il 1973 si verifica la prima crisi, con calo dei profitti a livello mondiale. Una crisi che per la prima volta presenta gli aspetti della sovra-produzione e della sovra-accumulazione, sebbene i primi sintomi siano più evidenti. Inflazione cresce, costi crescono, profitti diminuiscono. Questa situazione non viene mai affrontata radicalmente, solo con rimedi tampone. Con fasi alterne questa situazione si protrae fino al '93 almeno. C'è allora una constatazione di fondo: incapacità dei principali governi mondiali di rimuovere le cause che determinano la stagnazione.
Ci sono similitudini fra le due crisi: entrambi i periodi sono caratterizzati da un eccesso di concorrenza. Alla fine del 19° secolo, in Europa si verifica la 2° rivoluzione industriale. I principali beneficiari sono gli USA. Dagli USA emerge un nuovo modello di fare impresa: le multinazionali statunitensi. Modello esportato dagli USA, che permette loro di diventare in breve egemoni. La novità della multinazionale americana è un'organizzazione verticistica, i processi sono integrati, c'è una suddivisione del lavoro con competenze molto ben definite. Modello importato in tutto il mondo capitalista. A fine XIX secolo era in vigore il sistema aureo: monete non potevano essere svalutate a piacimento. In questo caso, la competizione fra imprese avvenne abbassando i prezzi. Questo provocò grande spinta deflazionistica, la più forte nella storia del capitalismo. A questo punto vennero introdotte delle barriere protezionistiche per difendere le industrie nazionali, e si avviò una fase di imperialismo. Da lì a poco tempo, si mise in crisi l'unità del mercato mondiale. La  1° GM è anche letta come una crisi del capitalismo dell'epoca. Ovvero: protezionismo, sfrutto colonie, sono in competizione con i vicini, viene meno l'unità del mercato mondiale. UK sarà l'unica potenza a mantenere il libero scambio, ma contemporaneamente sarà principale potenza imperiale. La corsa alle colonie stimola corsa agli armamenti. Questa competizione sfocia come detto in 1° GM. Dal 1880 al 1890 e durante il primo decennio del '900, UK investe molti capitali nei suoi domini d'oltre mare. L'ultima fase del XX secolo è differente solo se consideriamo questi aspetti: super spinta inflazionistica nonostante siamo in tempo di pace; tutti i paesi dell'Occidente avevano forte inflazione. Tra gli anni '80 e '90, nonostante ufficialmente l'inflazione sia controllata, i prezzi salgono. La competizione poi si sposta sui mercati di scambio: competizione finanziaria e speculativa. C'è una tendenza che però sembra stridere, un evento che pare stridere con questa tendenza anzi: nel '95 si crea la WTO, unione del commercio internazionale. I capitalisti spingono verso l'unità del mercato mondiale! Altra differenza: la corsa, nell'ultimo ventennio del '900, è agli armamenti, ma non è paragonabile con ciò che era avvenuto a fine '800, e gli USA non fornirono capitali al resto del mondo come fece invece UK a fine '800. tali capitali non vennero investiti per la gran parte in industria ma in infrastrutture: strade, ferrovie, ecc... non siamo ancora di fronte ad una vera e propria de-localizzazione. Ditta italiana va in Libia a costruire strada: c'è stimolo di domanda interna; è un esempio di cosa accadde allora. Contemporaneamente, da USA si importano materie prime verso EU a prezzi più bassi, e questo stimola la produzione interna. Di solito, le analisi comparative su questi due periodi spiegano la contrazione dei profitti solo in termini di concorrenza fra capitalisti e tralasciano il ruolo avuto dalla classe operaia. Migrazioni da Europa verso USA salvaguardia i salari dei lavoratori che non emigrano → riduz. manodopera ne aumenta il prezzo. Forti sindacati in USA negli anni '30. Alla fine del '900, le lotte operaie giocano un ruolo importante. Maggiori tensioni sociali si registrano nei settori di punta, come quello dell'auto. I governi decidono di tenere alta l'inflazione per limitare i licenziamenti. All'epoca c'era la guerra fredda: le potenze occidentali avevano tutti gli interessi a non esasperare il conflitto sociale. USA, Ger, Giapp insieme rappresentavano insieme il 53% degli PIL del mondo capitalista. Molte imprese USA che avevano de-localizzato nel sud-est asiatico si ritirano, considerate le rivendicazioni sociali che cominciano a nascervi e la maggiore produttività nazionale americana e la carenza di infrastrutture. Insomma: costi trasporto e instabilità politica di quei paesi. Il mondo bipolare lasciava meno vie d'uscita rispetto al contemporaneo. Grafico: esportazioni nazionali come frazione del totale delle esportazioni mondiali: notiamo che, dal 1945 in poi, quelle degli USA erano le maggiori; a inizio anni '70, la percentuale di Giapp e Germ aumenta; il trend negativo USA lascia sempre più quote a Ger e Giapp e, contemporaneamente, a partire dagli ultimi 20 anni, meglio ancora 10, crescono le cinesi (pag. 152).

diverse fra i due periodi sono anche le dinamiche militari: l'India, nell'800, era caserma militare di GB. UK cosa fa: usa soldati indiani armati completamente a spese del governo indiano per le proprie operazioni nel mondo, specie Africa. L'87% dell'esercito inglese inviato in india all'inizio degli anni '20 era costituito da indiani. Tra 1830 e 1900, in Asia e Africa ci sono molte campagne inglesi. I soldati indiani sono il fulcro dell'esercito inglese. Era in attivo la bilancia dell'India rispetto ad altri paesi asiatici e africani, in passivo rispetto a UK. Se facciamo il paragone con gli USA a fine 20° secolo, la situazione è diversa: mai UK si trovò di fronte alle spinte inflattive che USA subì ad esempio dopo il Vietnam, perchè scaricava le spese sull'India. Né conobbe contestazione interna come subirono invece gli USA  nel '68. la crisi dell'egemonia americana a fine anni '70, conseguentemente alla rivoluzione iraniana, ostaggi, ondata speculativa sul dollaro, fece temere che $ non potesse più essere valuta di riferimento internazionale.

 mancano lezioni del 07/03 e del 08/03

11/03/13

USA: isola con caratteristiche continentali, grazie a ferrovie e mezzi di comunicazione. Mai colonialisti (pensiamo invece all'Europa nell'800...)? In realtà, i coloni che unirono il Paese razziavano come locuste le terre che occupavano. UK può certo contare su un impero coloniale più vasto, ma passa comunque il testimone. Potenza vincitrice delle due guerre mondiali (mai il loro territorio era stato toccato dalle altre forze). Nel 1899, Haye (segretario di Stato USA) afferma che la Cina è il nuovo occhio del ciclone. 1899. Come può affermarlo? USA usavano politica della porta aperta, e declamavano l'accesso commerciale ai porti cinesi (e giapponesi). Navi nere: è l'episodio, con queste navi gli USA violano il blocco navale del giappone. Avevano lo scafo lungo ed il pennacchio di fumo, mentre le navi giapponesi erano di legno e andavano avanti a vela. Oggi gli USA hanno libero accesso ad ogni mercato, come ogni altro Paese. All'epoca la storia era diversa. Circa 5 anni fa, compagnia petrolifera cinese fa proposta ad una grande azienda USA per acquistarne quote. Panico negli USA. Qualche anno prima era successo lo stesso col Giappone. La proposta cinese appare comunque più aggressiva e concreta, e può essere ricollegata ad una visione geopolitica globale che ha sviluppato la Cina nell'ultimo periodo. La Cina, in questo momento, detiene l'8% del debito pubblico americano. Logico che tentino di acquistare aziende USA per partecipare alla vita economica del Paese! Per ora, la collaborazione è amichevole. Se invece sorgessero tensioni, la Cina potrebbe far precipitare le azioni. Ma non converrebbe a nessuno dei due, visti i grandi interessi economici reciproci. Gli USA non restano inermi dal canto loro: uno dei motivi dell'invasione dell'Iraq è il controllo delle rotte petrolifere per estrometterne la Cina. Ma già nel 2004 il progetto si incrina e finisce per favorire l'espansione cinese. Da allora, almeno 3 direttive si elaborarono per cercare di contenere la Cina. La “sindrome cinese” ha trasversalmente invaso gli USA, sia repubblicani sia democratici, che però mandano segnali contraddittori. Nell'insieme, la politica attuale degli USA verso la Cina è una confusionaria sintesi di queste tre direttive. Pensiamo allo scenario attuale: alla Cina è possibile far soldi esportando in USA, ma non può acquistarne aziende. I repubblicani affermarono che gli USA avrebbero aiutato Taiwan a difendersi, ma nello stesso anno gli USA organizzarono operazione “summer pulse 04”, che allarmò non poco i cinesi. Subito dopo, si tentò di giustificare le operazioni: “non vogliamo che né Taiwan, che non è uno Stato, né la Cina possano prendere decisioni unilaterali che precludano una futura riunificazione, che è nei desideri di entrambe le parti”. Febbraio 2005: USA e Giap siglano nuovo trattato militare, accompagnato da un comunicato: per la prima volta, dopo 60 anni di pacifismo, Giap dichiara di voler intervenire nello stretto di Taiwan in caso di crisi, identificando l'isola come un futuro obiettivo della politica estera nippo-americana. Fino ad allora, Giap poteva impiegare l'esercito solo per scopi interni. Reazione cinese? I cinesi dichiarano di voler avviare un nuovo programma di armamenti che prevedeva missili con una gittata a lungo raggio. All'epoca c'era l'amministrazione Bush. La crisi si svolse seguendo un copione prevedibile: gli USA, con rapporto pentagono, dichiarano che la Cina rappresenta una minaccia internazionale; la Cina vede quella degli USA come un'imperdonabile interferenza nei propri affari. Dopo l'11 settembre la sicurezza nazionale USA è riassumibile in pochi punti, e ci chiediamo se quel modello sia ancora proponibile per il mondo intero. In 5 anni di amministrazione democratica non c'è però ancora stata una proposta alternativa. Quando gli USA elaborarono il programma, ritenevano di essere all'avanguardia militarmente e pensavano così di poter dissuadere qualunque altro competitore. La Cina, che investe circa 1/10 del proprio budget rispetto agli USA nel militare, avrebbe così potuto affidare agli USA la sicurezza dell'area.
La guerra in Iraq costò agli USA molto in termini di immagine mondiale. Inizia la nuova fase del “realismo”. Che cosa fecero, dopo aver constatato dal 2004, che la spedizione in Iraq sarebbe stata un fallimento e non avrebbe cambiato gli assetti mondiali? Ci fu il tentativo di definire una serie di obiettivi comuni con i propri alleati e di renderli partecipi delle decisioni importanti. Allargare, insomma, il fronte anti-terrorismo. Questo realismo, però, non ebbe applicazioni recenti nei confronti della Cina. Al momento, entro lo schieramento democratico, si fatica a vedere una strategia definita, mentre fra i repubblicani emerge una pluralità di vedute che indica profondi disaccordi. Sono 3 gli autori che riassumono queste visioni divergenti: Kissinger, Kaplan, Pinckerton. Kaplan è un giornalista americano; come Kissinger è di origine ebrea: se osserviamo la sua biografia da giornalista inviato di guerra, capiamo che probabilmente fu un uomo della CIA. Per scelta fece il militare in Israele negli anni settanta. È un personaggio fortemente ascoltato sia presso gli USA che presso Israele. I suoi scritti esercitarono influenza anche in ambienti democratici: Clinton, durante la crisi Yugoslava, si faceva spesso vedere con il suo libro Balcan Ghosts e lo incontrava spesso. Le sue teorie, piuttosto elementari, sono un'elaborazione della vecchia strategia del contenimento cinese di Mearsheimer. Sostengono l'inevitabilità dell'emergere della Cina come grande potenza e del conseguente impatto negativo sugli interessi USA. Dal loro punto di vista, i cinesi sarebbero legittimati a dotarsi di armamenti moderni per garantire i propri interessi regionali e rifornimenti energetici. C'è una differenza: in passato, le potenze emergenti (Giap, Germ) hanno sempre avuto atteggiamenti assertivi e hanno provocato rivolgimenti profondi nelle relazioni internazionali. La Cina non fa eccezioni: quando due potenze vogliono massimizzare i propri profitti, ne segue un conflitto. Quello USA-Cina cadaverizzerà il 21° secolo. Non sarà una grande guerra, ma comunque molti i conflitti regionali. Una situazione simile allo scenario della guerra fredda. Caplain è contrario ad interventi come quello irakeno, definito “avventurista”. La PE degli USA dovrebbe essere un misto di empirismo ed utilitarismo; tornare all'ideologia della PE degli USA durante gli anni '70, quando c'era l'URSS. Una politica di contenimento e diventare una sorta di Prussia contemporanea nel pacifico. Il rimando alla Prussia è giustificato dal ruolo che questa potenza a fine '800 rivestiva in Europa; GB e Austria cercavano di allearsi con essa. Ugualmente, oggi tutte le potenze europee ed asiatiche (India, Giap) necessitano del ruolo centrale degli USA per controllare la Cina. L'errore che Caplain attribuisce a Bush è quello di porre al centro della coalizione gli USA, ma tutti i partner che partecipano non si sentono direttamente coinvolti. Diverso sarebbe il caso di Paesi come vari altri asiatici (Nuova Zelanda, Indonesia, ecc...), che avrebbero un ruolo attivo ed un interesse immediato nella difesa d'area con l'esercito degli USA. Tali paesi potrebbero sì essere i raggi della ruota anticinese! Quel che emerge è una sorta di NATO del Pacifico; si tratterebbe di spostare le truppe USA da un paese all'altro per esercitazioni con gli alleati, e inibire così la Cina. A questo punto Caplain diventa visionario: immagina la NATO del Pacifico che dovrebbe servire da esempio per rivalutare la NATO, evitando che in futuro l'Europa si allei con la Cina contro gli USA. “Dovremmo cercare di mettere il maggior numero di Paesi contro la Cina, come Nixon fece per la Russia. Ma la Cina, attenzione, ha più capacità di mediazione”. La Cina, in realtà, con la sua sintesi di totalitarismo e liberismo esercita un'egemonia economica. Sembra che questo giornalista scriva per conto dello Stato Maggiore USA. E a ciò seguirono richieste dei generali di più fondi e operazioni di aggancio ad alcune delle potenze citate. Ad esempio l'Australia concede una base americana sul suo territorio, e Singapore anche permise alle navi USA di attraccare nel suo porto.
La teoria di Caplain non tiene conto dell'integrazione Cina-USA. Ed è consapevole, giacché lo sappiamo tutti. È in malafede. La Cina detiene l'8% del debito USA. Si tratta del principale creditore estero degli Stati Uniti. Le multinazionali statunitensi hanno importanti concessioni per ciò che concerne lo sfruttamento di giacimenti minerari in Cina. Essa è il principale degli USA: il 30% delle sue esportazioni va in Cina, il 23% di quelle di quest'ultima va agli USA. Corea del Sud, Giappone, Thailandia, Giappone, Singapore, Malesia si collocano tutti nei primi 10 posti per quanto riguarda il volume complessivo degli affari con la Cina. La Cina assorbe il 25% della produzione di cemento mondiale, il 45% di quella del carbone, nel petrolio è seconda soltanto agli USA. Gran parte dell'economia mondiale dipende dalla domanda interna della Cina. Influisce sull'andamento dei prezzi delle materie prime. Qual'è l'idea di queste elucubrazioni geo-politiche di Caplain? Sembra un signore che sta giocando a RiSiKo! Purtroppo. È stato un militare di professione, inviato di guerra, conosce bene questi meccanismi. Sa anche lui di questi dati. Sa bene che import/export fra le due potenze sono aumentati molto. Dunque, i suoi scritti rispondono alle esigenze di lobby di produttori di armi.
Passiamo a Kissinger. Personaggio contrastato. Fu uno dei consiglieri di Nixon per la sua sicurezza nazionale fra gli anni '60 e '70. Amico personale di Rockefeller. Fu uno dei teorici della guerra in Vietnam e giustificò tutti i crimini di guerra americani come “ragion di Stato”, ma riceve comunque il premio Nobel per la pace insieme al leader vietnamita con cui negoziò per la fine della guerra. Quest'ultimo però rifiutò di presenziare perchè la guerra durò fino al '75. Anche Kissinger all'ultimo non partecipò. Fu uno degli artefici del gole cileno del '73. A partire dal 2001 vengono spiccati contro Kissinger una serie di mandati di comparizione da parte di magistratura francese e anche argentina per aver avuto un ruolo attivo nella sparizione di cittadini dei rispettivi paesi nel corso del golpe argentino, “operazione condor”. Eviterà sempre di presentarsi. In un'occasione sarà anche costretto a fuggire dalla Francia. Fu uno dei mediatori della guerra dello Yom Kippur, e lo definirono “ciclone della pace”. Kissinger sarà anche il primo uomo politico occidentale a partecipare ai colloqui segreti con la Cina, per preparare la visita di Nixon alla Cina dei primi anni '70. Dal '76 cessa ufficialmente la sua attività politica, entra a far parte della Trilaterale e fonda il centro per gli studi strategici di una delle 7 sorelle, Georgetown, gestita dai gesuiti. Nel panorama protestante degli USA, la Georgetown ha matrice cattolica. Della Cina, Kissinger dice cose ben diverse da Caplain. A proposito della geopolitica europea ottocentesca, scrive: il sistema politico europeo si basava sulla convinzione che gli stati europei avrebbero difeso i propri interessi con la forza. Tutte le potenze erano convinte che una guerra sarebbe durata poco e che la loro posizione strategica ne sarebbe uscita rafforzata. Fa le sue considerazioni, e conclude: in un mondo nuclearizzato e globalizzato, simili considerazioni sono prive di senso. Una guerra non avrebbe vincitori, solo catastrofe sarebbe. Fatta questa premessa, Kissinger dice: Cina non ha mentalità imperialista della Germania, con la sua corsa agli armamenti per sfidare GB. La Germani aveva anche umiliato la Russia con la questione della Bosnia del 1908, e poi la crisi marocchina del '05 e '11 con politica muscolare della Germania che fa far brutta figura tanto a Rus quanto a Fra. Se Von Clausewicz tratta della produzione e conduzione di una battaglia, il suo corrispettivo cinese Sun Tze si occupa di come indebolire il suo avversario psicologicamente. Il primo dice: come prepararsi alla battaglia; Sun Tze invece tratta di quest'altro aspetto. Sun Tze scrisse “l'arte della guerra”. La Cina sceglie i propri obiettivi dopo studi approfonditi, con pazienza, cercando di disegnare un quadro dettagliato. Solo raramente la Cina fa una guerra “chi vince piglia tutto”. La Cina, poi, ha un governo indipendente da 4000 anni: difficile scompaia. Il libro di Sun Tze è studiato anche a West Point: preparazione ufficiali americani. Resta comunque da verificare la sua utilità in tempi odierni (è del 6° secolo), parla di cavalleria, ecc... L'imperatore gli chiese: sapresti fare un esercito di sole donne? Lui lo fa. Fa dare alla generalessa un ordine, e le donne ridono. Cambia generalessa, ma senza risultati. Allora uccide la generalessa, alla terza generalessa: dice, se l'esercito non obbedisce, è colpa del comandante. Alla successiva generalessa le donne obbediscono. È un libro curioso, ma troppo lontano nel tempo per avere utilità concreta militare odierna. Inoltre, la Cina, nonostante i 4000 mila anni di indipendenza, ha subito varie invasioni! Occupazioni da parte del Tibet, quella mongola, quella del Man Chu. Abbiamo poi anche dubbi sul non-imperialismo cinese e sulle sottigliezze diplomatiche che guidano i cinesi. Ad esempio, negli anni '60 la Cina invase l'India nord-orientale, formalmente ancora in atto! Dopo aver, poi, cercato di invadere il Vietnam nel 1979, la Cina fece una brutta figura (dopo quella USA). I cinesi, negli anni '70, furono alleati di Pol Pott, il leader cambogiano. È tutto da vedere che le loro analisi siano così puntuali. Insomma, confutiamo Kissinger. Costui comunque sostiene che la Cina, prima che essere una potenza militare, persegue obiettivi economici. Ciò è verosimile. Poi cita qualche dato a sostegno della tesi: il bilancio militare cinese è 1/5 di quello americano, appena superiore a quello giapponese. Conclude dicendo che non è saggio, come Caplain dice, di contenere militarmente la Cina: non è questa la priorità. Dice poi che, in uno scenario da guerra fredda, molti alleati degli USA sarebbero alienati nell'area, comprometterebbe inoltre i commerci con la Cina e i paesi dell'area sarebbero inimicati agli USA. Kissinger riprende in modo un po' ingenuo la teoria cinese dell Heping Juequi. Cosa vuol dire questa espressione? “Emergere rapidamente e pacificamente”. Questa dottrina fu annunciata per la prima volta in Cina nel 2001, e le esternazioni di Kissinger risalgono al 2005. Forum di Boao: si trattò di promuovere un'immagine pacifica della Cina nella regione contro quella militare ed aggressiva fornitane dagli americani per giustificare l'accerchiamento di quel paese. Si inserisce in una politica di propaganda del regime cinese. I teorici cinesi che sostengono questa teoria affermano di non voler ripercorrere le traiettorie del passato, espansive e coloniali, ma crescere “in modo che anche i vicini trovino il loro vantaggio”. Kissinger si ispirò chiaramente a questo nelle sue teorie. Quando si pronunciò per la prima volta la formula “pacifica ascesa”, il PCC cinese criticò: da un lato c'è chi si rifà alla massima di Deng Xiao Ping = “la Cina dovrebbe nascondere il proprio splendore”; dall'altra parte, alcuni esponenti del PCC dicono che parlarne aumenta l'arroganza degli USA nell'area. Parliamo di persone che dovrebbero governare il paese più popolato del mondo. Dopo ulteriori sforzi, nuove formule che dovrebbero rinnovare le relazioni internazionali. “Ascesa pacifica” fu sostituito da “sviluppo pacifico” e “coesistenza pacifica”. La sintesi fu fatta dal presidente cinese Hu Jin Tao nel 2004, “dottrina dei 4 no e 4 si”: no egemonia, uso forza, blocchi contrapposti corsa agli armamenti; si fiducia reciproca, superamento difficoltà, cooperazione, evitare lo scontro. Subito dopo, però, l'elaborazione di questa dottrina, i funzionari cinesi dicono: non c'è contraddizione tra sviluppo pacifico e sviluppo di apparato militare forte, naturale diritto dei cinesi dopo le guerre dell'oppio, invasione Giapp, manovre nippo-americane, ecc... Nel 2005, il primo ministro cinese afferma che l'esercito cinese ha una funzione esclusivamente difensiva, e che la Cina negli ultimi 100 anni ha sempre subito l'aggressività altrui senza mai mandare un solo soldato in un altro paese. La Cina fu effettivamente una preda del colonialismo altrui. Ma cosa diciamo di Tibet, attacco cinese a India e Vietnam? Del resto, l'amministrazione a guida Bush non ha lasciato molte scelte ai cinesi, e Obama sembra non avere un'idea precisa sul da farsi. Nello stesso anno, nonostante le parole distensive della leadership cinese, l'allora vice-segretario di stato disse che gli USA sono ribollenti d'ansia verso la Cina, e spiegava come la Cina dovesse comportarsi per calmare gli USA: chiarire entità, finalità e strategia delle sue spese militari, che significa disarmo; maggior apertura e minore controllo dei mercati finanziari; riduzione delle violazioni relative ai brevetti intellettuali; interruzione del sostegno al programma nucleare nord-coreano ed iraniano; impegnarsi ad aumentare il contributo in Afghanistan e Iraq. Abbandonare i trattati bilaterali con gli altri paesi dell'area; accelerare le riforme interne e la libertà di stampa. Insomma: la Cina dovrebbe diventare un protettorato USA. Ramsfield era uno dei falchi dell'amministrazione Bush. Alla fine del 2005 visita la Cina dopo aver espresso preoccupazione per la minaccia militare della Cina e dice che l'obiettivo della visita è la collaborazione militare fra Cina e USA = è lì per vendere armi. Egli è un uomo delle multinazionali dell'industria bellica americana.
Tutti questi aneddoti, messi in fila, illustrano l'incapacità USA di frenare o sfruttare la crescita della Cina. La visione di Kissinger è senz'altro la più realista e tiene conto dei falliti tentativi di creare alleanze credibile come diceva invece Caplain. Ad esempio, Singapore è militarmente debole, economicamente forte e vede nella Cina il principale competitore regionale: alleato perfetto per gli USA, penseremmo. Ma esso collabora con un patto commerciale dei paesi del Sud del Pacifico, il Pacom, che non prevede la destabilizzazione della Cina. Insomma, questo paese non farà nulla contro di essa. Dicono: la fine del comunismo in Cina creerebbe incertezze nell'area. Anche Singapore, allora, va scartato. Ed era il più papabile... il tentativo previsto da parte di Caplain di circondare la Cina non porta da nessuna parte. Qual'è la tendenza allora? La situazione è fluida; l'Indonesia, dopo anni di alleanze con gli USA, dà avvio ad un accordo con la Cina; la Corea del Sud ritira truppe dall'Iraq e avvia incontri regolari con la Cina. Solo il Giap è ancora amico degli USA, perchè, a parte la storica rivalità, ha capito che l'alleanza con gli USA rafforza il suo ruolo di potenza d'area, e pagò con l'esclusione del CdS la sua contrapposizione alla Cina. La posizione del Giap non è più monolitica come era appena 5 o 6 anni fa. Nel frattempo il governo è mutato. I vertici militari statunitensi potrebbero ritirare i circa 18 mila marines di Okinawa, principale base americana del Pacifico e nuclearmente dotata. Il premier Noda chiese le dimissioni del ministro della difesa visto un piano di nuove basi USA e nuovi marines USA. Questo piano, fra l'altro, di costruire nuova base e trasferire marines da Okinawa, era stato concordato nel 2006 e ora potrebbe essere rimesso in discussione. L'ascendente degli USA si sta erodendo, insomma. Il clima intorno all'occupazione americana di queste basi. La popolazione di Okinawa è sempre più insofferente. Il caso della Corea del Nord nasce proprio sulla scia di un episodio di violenza di due marines che, drogati, rapirono una 13enne e la violentarono. Da quel momento è stata sollevata una grande campana contro la presenza americana. Ma gli americani non sono eseguibili: se, ad esempio, investono una persona (o violentano una bambina), il militare viene trasferito, e dopo anni, quando arriva la data del processo si dice: “il militare è in missione all'estero”, e la famiglia della vittima è pagata qualche migliaio di dollari. I dati, poi resi pubblici, raccontavano di decine e decine di ragazze e donne violentata, e pare che il trend sia esponenziale. La base di Okinawa produce prostituzione, droga, stupri, nonché dispersione di uranio impoverito. Buoni motivi per la popolazione di manifestare insofferenza! Queste manifestazioni anti-basi americane, strane per il Giap, si manifestano anche in Corea del Sud. È come se gli USA non avessero un'argomentazione seria per giustificare la propria presenza nell'area dopo il crollo del muro di Berlino.

12/03/13

I primi dissidi cominciano nel 72, col “trattato di mutua assicurazione e sicurezza” fra USA e Giap. La linea di Obama prevede una forte riduzione per l'apparato di difesa. Questo tagli ai budget della difesa sta imponendo una seria riflessione sulla reale necessità della presenza dei soldati americani ad Okinawa. Questa resta una base fondamentale per la geopolitica americana nel pacifico. È a pochi giorni di navigazione di Taiwan... in pratica si riescono a controllare teatri significativi. La presenza americana conta anche come deterrente per gli altri stati che gli usa definiscono “turbolenti”. Formalmente vi sono 18 mila marines, in realtà la media è intorno ai 12-14 mila effettivi. Altri furono impiegati in Iraq e afghanistan. A causa i alcune restrizioni nei corsi di addestramento di Okinawa, alcuni furono spediti in California per addestramento. Nei prossimi mesi sono previsti tagli dell'esercito americano, per circa 12 mila marines. In tutto sono circa 200 mila in questo momento, i marines. Torniamo però alla posizione di Kissinger sulla questione cinese. Considerati questi aspetti, ha il merito d'essere più complessa delle altre, ma è più difficilmente vendibile in USA. Consideriamo una cosa: il Congresso è manifestazione dell'elettorato americano. In questo momento è molto coeso contro la penetrazione cinese negli USA, più di quanto non lo sia il governo, più possibilista. Il Congresso americano, nel 2005, su iniziativa di un democratico e un repubblicano, riuscirono a spingere il governo Bush a ridiscutere l'intera politica monetaria verso i cinesi. La mozione era stata approvata in larga maggioranza dal senato, ma le pressioni governative furono tali da farla ritirare. C'è una sorta di conflitto fra congresso e governo. Lo stesso successe quando i cinesi fecero quella proposta di acquisto d'un'azienda americana. C'è negli USA crescente sinofobia. L'opinione pubblica ha capito che i principali beneficiari della globalizzazione sono i cinesi.
La terza prospettiva è quella di Pinckerton. Si distanza sia da Caplain che da Kissinger. Egli dice: per bloccare la Germania servì per due volte una gran coalizione con USA, GB, Fra, Russ. Per bloccare ora la Cina, gli USA non possono al momento creare una simile coalizione. Inoltre, se gli USA dovessero, per ipotesi, riuscire in quest'impresa, correrebbero dritti verso una guerra disastrosa. Pinckerton definisce anche, senza criticarle direttamente, le prospettive di Kissinger come neo-angelliste: Angell era un politico laburista e scrittore inglese, morto nel '67 a 93 anni, vincitore del premio nobel per la pace. Nel 1909 pubblica “the great illusion”, che gli varrà il nobel. Tradotto in 25 lingue, gran tiratura. Angel esponeva teorie anti-militariste: la guerra non dà benefici economici in quanto gli stati indirizzati verso il libero scambio sono inter-dipendenti. Quindi, spiega come in realtà la guerra è incompatibile con il capitalismo. Difende il liberismo come unica via a pace e prosperità. Pickerton dice questo: per quanto rassicurante, il neo-angellismo è senza fondamento, è una teoria naif. Su che basi pinckerton critica l'angellismo e il neo-angellismo di kissinger? L'esternalizzazione. Pinckerton cita le parole d'un AD d'una gran multinazionale, che dice: mi indichi un'impresa che non abbia spostato la sua produzione in cina, e io le dimostrerò che quell'azienda può essere battuta. Una società post-industriale come gli USA, poi, non potrebbe sostenere una guerra. Insomma: il liberismo crea rivalità, non pace, dice Pinckerton. E poi, come disse Saddam, una guerra è elettoralmente difficile da sostenere in occidente. Nonostante la grande tecnologia e potenza militare dell'Occidente. Per questi motivi, il pentagono ha preso a insistere per mantenere una base industriale in patria. Oltre all'impatto verso l'opinione pubblica, la guerra è difficilmente sostenibile perchè negli USA questa progressiva de-localizzazione metterebbe in difficoltà la produzione industriale militare in caso di guerra diffusa. Per questo, il Pentagono vuol mantenere base industriale in patria. Quindi, se le aziende USA dovessero continuare a spostarsi in Cina, sarebbe la quest'ultima a decidere dell'economia americana, ad avere vantaggi ed a cercare la guerra. Insomma: il capitalismo, al contrario, provoca la guerra in sé, contrariamente a quanto diceva Angell. Pinckerton, poi, cita anche il contemporaneo e rivale di Angell, Armery. La sua tesi? Rilevava che, proprio come Ger a fine 19° secolo cercava di attirare capitali e tecnologie per mettere in ginocchio i suoi avversari, così fa ora Cina. Pinckerton critica Angell anche per il “pensiero rettile”: la lobby del primi '500 membri della classifica di Fortune (uomini più ricchi) sarebbero in linea di principio favorevoli a mantenere una linea commerciale aperta con l'oriente e la cina. Ma, dice Pinckerton, nemmeno tutti i lobbisti di K-street di Washington, con tutta la loro potenza politica diplomatica ed economica si potrebbero imporre sull'opinione pubblica americana e sulla sua sinofobia. Questo, dice, è facilmente riscontrabile nei movimenti di crisi. E cita quell'esempio della proposta d'acquisto che dicemmo. Pinckerton, da uomo di destra, da conservatore, dice questo. E disprezza le masse, che critica per la loro mediocrità. Sono emotive, non ragionano, non sono razionali... ma sono l'elemento di cui tener conto per la politica estera. Cosa fare allora? Una strategia su due fronti, egli propone. Questi sono: strategia di equilibrio e potenza. Questa dovrebbe contrastare la Cina. Se Pinckerton è relativamente originale, quando passa alla fase propositiva si impantana: non trova altra soluzione che proporre una sorta di tertium gaudens, il terzo che gode. Il modello di riferimento è GB nel 19° secolo, “splendido isolamento”. Gli USA dovrebbero comportarsi così. Essere semplici osservatori, e mettere in contrasto fra loro le diverse potenze regionali. Per fare questo, gli USA dovrebbero attrezzarsi economicamente prima di tutto sul fronte interno. A questo punto emergono anche i limiti culturali di Pinckerton: non trova di meglio che proporre Hamilton, che nel XIII secolo scrisse “rapporto sull'industria”. Era ministro del tesoro sotto presidente Washington. È uno dei padri della nazione, ucciso dal vicepresidente burr in duello. Cosa emerge? La necessità di conservare un'industria strategica nazionale. Mantenere il primato tecnologico in patria, e la possibilità di abbandonare le speculazioni finanziarie per tornare agli investimenti diretti. C'è un prezzo da pagare, di cui è ben consapevole: sarebbe l'inflazione più alta, la riduzione dei guadagni di borsa e un aumento dei tassi di interesse. Ma è necessario. Diventa, in certi casi, apocalittico: capisce che le soluzioni che propone sono oltre l'orizzonte sociale degli USA, e spera allora in una piccola catastrofe che faccia capire agli americani l'erroneità della via che percorrono. Consideriamo una cosa: durante la loro breve storia, gli USA hanno adottato la teoria del terzo che gode: pensiamo a tutto l'800 e buona parte del '900... beneficiarono di conflitti fra le potenze europee! Se consideriamo anche la seconda metà del '900 e vediamo in prospettiva la storia americana, notiamo che dopo il Vietnam gli USA diventano ben titubanti ad intervenire in conflitti epocali, e di fatto modificano l'assetto del loro esercito: da “di leva” a professionisti. Dopo l'invasione dell'Iraq, queste tendenze si accentuano ancor più. Probabilmente gli ultimi tentativi di cooperazione con Giap, Australia e il resto del sud-est asiatico rispondo più alla strategia di Pinckelton che a quella di Caplain. Il problema però? GB, all'epoca, aveva obiettivi ben definiti. Gli USA adesso mancano di una strategia globale. Pinckerton non tiene nemmeno conto che ormai la finanza è trasversale: uomini d'affari USA che non vedono l'ora di investire in Cina. E questi, perchè dovrebbero abbracciare un nazionalismo patriottico a scapito del proprio interesse? Per questi motivi legati alla globalizzazione, inoltre, sembra difficile prevedere a tavolino una conflittualità regionale di gestione USA. Prendiamo il caso di Taiwan: a lungo rifiutò protezione militare USA per non compromettere la propria collaborazione economica con gli altri partner regionali. Se si va verso un disimpegno militare da parte americana nel sud-est asiatico, perchè mai le potenze dell'area dovrebbero impegnarsi, inoltre, in un confronto militare per favorire gli USA? Questa è una seconda critica a Pinckerton. Perchè non potrebbero invece allearsi fra di loro ed evidenziare dei propri interessi comuni? Il terzo che gode, nel sud-est asiatico, è difficile da identificare: Giap, 4 tigri (hong Kong, singapore, corea sud e malesia) beneficiarono di rivalità USA-URSS in guerra fredda. Giap aveva clausola del favorito... furono loro il tertium gaudens! Queste potenze che ruotavano attorno all'orbita USA. Se poi vogliamo considerare solo l'ultimo decennio e guardiamo alla lotta contro il terrorismo, il tertium gaudens è... la Cina! Dal ciclo avviato dall'amministrazione Bush ne esce lei al meglio. Quando Pickerton parla della piccola catastrofe, consideriamo l'11 settembre: dopo quell'evento, gli USA persero credibilità e peso sulla scena internazionale. Si sono alienati solidarietà, alleanze importanti. Fu un evento mal gestito. La forza internazionale delle 4 tigri e della Cina dipende dall'essere loro creditori degli USA. Non si capisce perchè dovrebbero armarsi e rinunciare alla propria posizione di creditore dell'America! Perdere la propria posizione di rendita. Consideriamo poi un'altra cosa: numerosi furono i vertici economici e non solo che negli ultimi anni hanno coinvolto gli stati del Sud-est asiatico ed escluso gli USA. Ad esempio, 2007: ANSEAN nelle Filippine. Centro della scena? Completamente occupato dalla Cina, gli USA non c'erano, sono intervenuti solo come ospiti nella fase finale. Allora si discussero anche le basi per un'unione asiatica simile a quella Europea. L'UE ha l'ambizione d'un governo regionale, dopo più di 10 anni i benefici sono la mobilità, una moneta unica, vantaggi commerciali. L'economia del sud est asiatico sta anch'essa procedendo verso una progressiva integrazione. L'ASEAN è stata allargata per includere Cina, Giap, Corea S. Ha un assetto più ampio, regionale. India Australia e Nuova zelanda anche sono invitate. Si tratta di impegni di programma, ma pensiamo che questi impegni fino a 20 anni fa erano impensabili... c'è qualcosa che si sta muovendo. Il sud-est asiatico sta diventando di fatto sempre più indipendente. Cina e USA si contendo il primato politico, gli altri paesi cercano stabilità, cooperazione economica ed un mercato il più grande possibile. In questo scenario, buona parte del mercato cinese è ancora da conquistare. Consideriamo che queste sono le teorie che, in questo momento, dovrebbero definire la PE degli USA verso il sud-est. Ma tutte e tre queste teorie sono ristrette. Quella di Kissinger è quella con più pretese sociali e culturali, ma anche questa si riduce in un meschino calcolo per lobby di uomini d'affari e non tiene conto degli assetti futuri fra oriente e occidente. La preoccupazione principale che emerge è l'aumento dei guadagni delle multinazionali di pochi uomini d'affari. Le altre due teorie, come detto, sono le più grossolane. Sembrano considerazioni da giocatori di risiko, e offensive nei confronti dei governi dell'area che dovrebbero essere mossi come pedine dagli USA, senza tener conto della loro opinione pubblica, secondo il presupposto coloniale che le popolazioni asiatiche siano inconsapevoli ed ingenue. Del resto, queste teorie lasciano una certa scia, e non a caso sono le più popolari, ancora oggetto di studio anche in certe università. Nell'ultimo decennio, l'approccio USA verso Cina fu irrazionale. Perchè? La Cina, per gli USA, è un interlocutore a pieno titolo? Certe volte sì, certe volte no. In certi momenti, la Cina è un partner commerciale a tutti gli effetti, in altri momenti diventa un paese terzomondista che non rispetta i diritti umani. Gli USA sono convinti di cosa fanno in sud-est asiatico? No: poco di quel che fanno merita il nome di PE. La fortuna degli USA, fin'ora, è stata che non si sono verificate altre crisi importanti durante la loro permanenza in Iraq. Da allora, le cose non sono cambiate, ed il dato più concreto è l'assenza di coerenza politica verso la Cina. 3 le cause:

  1. per l'amministrazione Bush, la guerra contro la Cina andava combattuta, e la Cina contenuta, prima di tutto in Iraq; consideriamo questo: dal presupposto iniziale (facile campagna bellica, passeggiata da sbandierare al mondo intero) si è arrivati ad Obama e alla difficoltà di trovare una exit strategy che non comprometta la dignità di fronte al mondo. Per un primo periodo, la preoccupazione principale dei democratici è stata questa, e la Cina è passata in secondo piano.
  2. Da almeno un ventennio, gli USA faticano a definire i propri obiettivi ed interessi nazionali. I grandi imprenditori americani si sono dimostrati entusiasti della crescita della cina, più di quanto fecero negli anni '80 per il Giappone, sebbene la Cina ponga più problemi di lungo periodo. La forza della Cina consiste nell'uso delle licenze tecnologiche e in una manodopera a basso prezzo. Le multinazionali americane sono, in linea di principio, contrari a limitazioni alla cina. “ciò che va bene per la General Motors va bene per l'america intera”, si diceva. Era la più grande impresa americana. Oggi è stata soppiantata dalla Wallmart. Questo sorpasso può sembrare un dettaglio, ma un intero paradigma, indicatore d'un modello economico, muta. È il sintomo d'un nuovo modello che si sta affermanod. La GM, fino almeno alla seconda metà degli anni '80 (quando decide di de-localizzare in Messico) era considerata un modello. Gli operai erano considerati dei privilegiati. Avevano gli stipendi alti. I familiari avevano benefit. Faceva formazione. Borse di studio. Un'azienda-famiglia. Viceversa, se consideriamo il modello wallmart, questo modello sia negli USA che negli altri paesi dove s'è diffuso fu accompagnato da numerose proteste per i modi d'operare della compagnia, soprattutto quando a impatto su economia locale, uso della forza lavoro, dannosità della strategia in ottica macroeconomica (bassi stipendi, orari eccessivi, precarietà, nessun rispetto per l'ambiente). La Wallmart, specie negli ultimi anni, ha ottenuto il proprio successo sia tagliando le spese sulla forza lavoro (operai non specializzati o part-time) o fornendo merci fabbricate in paesi terzomondisti a costi minori (Cina e Filippine). In un'ottica macroeconomica, un danno. Inoltre, gli stabilimenti nazionali non competitivi con i beni prodotti a basso prezzo all'estero chiudono. Il tasso d'occupazione in questi paesi diminuisce, come i salari. In effetti, queste critiche coincidono con le principali critiche fatte al processo di globalizzazione: sfruttamento dei paesi meno avanzati (sottopagare i lavoratori); sfruttamento dei paesi avanzati (classe di consumatori relativamente benestante, che trova conveniente acquistare i beni importati dall'estero). Queste sinergie danneggiano i primi, sottopagati, ed i secondi, la cui produttività è danneggiata. Beneficiano solo gli ottenenti profitto da questa operazione, i proprietari. La conclusione? Nel modello Wallmart, le prospettive della Cina sono talmente brillanti da soppiantare gli interessi nazionali. Consideriamo un'altra cosa: metà delle importazioni USA avviene per canali interni alle multinazionali stesse. I paesi coinvolti non hanno alcun beneficio. Fra questi ci sono gli USA. Non c'è alcun elemento che confermi che l'espansione e la collaborazione fra Cina e USA coincida con il loro interesse nazionale! Ci sono esperti, addirittura, che sostengono sia difficile per gli USA mantenere il primato militare senza coinvolgere la cina. Serve un'alleanza, dicono. Non sorprenda, ciò: in un recente studio del pentagono si verificò che già ora 12 dei principali sistemi d'arma USA importavano forniture da produttori stranieri, soprattutto europei. Il vicepresidente di una delle fabbriche d'armi sostenne che, anche volendo, la sua impresa non potrebbe usare solo fornitori americani: non sarebbero più competitivi. Inoltre, c'entrano la rapidità delle forniture e la specializzazione. È una suddivisione del lavoro talmente articolata che, “se producessimo tutto negli usa, non riusciremmo a rispettare i tempi né a produrre questa mole di lavoro”. I Neo-con propongono una politica estera muscolare, e sostengono dunque le aziende che producono armi. Negli USA, allora, contemporaneamente a questa divisione del lavoro stimolano un patriottismo religioso contro un nemico esterno pericoloso: musulmani, cina, corea del nord. Intere fasce, vedendo ridursi il proprio status, anziché ai sindacati si rivolgono alla religione e si rivolgono alla famiglia, riscoprendo le tradizioni americane. Questo ceto costituisce un sostegno ai repubblicani, ma le aspirazioni di questo ceto divergono da quelle dei grandi capitalisti!
  3. Incapacità USA di farsi un'idea delle prospettive di sviluppo della Cina. È la prima volta che assistiamo ad un caso del genere. È la prima volta nella storia che un paese di grandi dimensioni applica un'economia di mercato con uno stato accentrato e diretto da un partito che si definisce comunista. Paul Sommerson, economista influente in USA: “ciò che sappiamo è di non sapere. La cina affronta un paese epocale. È troppo grande per fare previsioni. Troppe le variabili invalutabili. Inquietante è che si fa politica estera sulla base di questa... ignoranza!”. In USA non si studia la storia cinese. Gli strateghi più illuminanti prendono in prestito teorie del passato. Molti studi insistono sui milioni di posti di lavoro persi in patria per via della cina, senza contare i milioni di posti persi in cina per la ristrutturazione delle industrie di stato. O dimenticano che il Giappone fregò brevetti proprio come la Cina ora, fino ad abbisognare lui stesso, poi, di protezione.

Se prendiamo in considerazione le teorie di prima, eccetto quella di Kissinger, si basano su una carenza di storia cinese. Ma anche Kissinger considera solo i fatti che gli fanno comodo. C'è stato anche qualche altro autore che si è cimentato si questo aspetto, vicino alla vita democratica. C'è stato un dibattito fra Mearsheimer e Brisinski. Quest'ultimo è un immigrato polacco. È professore di PE americana alla school of advanced international studies alla John Hopkins. Ed è membro effettivo della commissione trilaterale. Tra le principali iniziative intraprese si ricorda il finanziamento ai mujahidin nel 1979 in Afghanistan e Pakistan. I maggiori sostenitori di questi combattimenti furono la CIA, l'ISI (segreti servizi pakistani) e l'M16 (inglesi). All'epoca, l'Afghanistan era invaso dai Russi. La preoccupazione principale era evitare che la minaccia sovietica si espandesse anche in asia centrale. Da lì inizia la guerriglia il cui protagonista principale fu Osama Bin Laden. Nel 2008, Birinski fu ringraziato da Obama per i servigi resi agli USA. Una sua affermazione rimanda a Kissinger: “ la cina si sta rapidamente adeguando al sistema internazionale. La sua dirigenza è consapevole che soppiantare gli USA è troppo rischioso, quindi predilige una lenta e sicura espansione della propria area d'influenza.”. Mearsheimer rispose a ciò, egli insegna Scienze politiche all'università di Chicago e si laureò a West point. Fu ufficiale per 5 anni ed è noto per il “realismo offensivista”.

13/03/13

Per Brisinski invece è la realtà a plasmare la teoria: la Cina non si sta dotando di armamenti sofisticati per attaccare gli USA. Una delle critiche si muovono al realismo offensivista di Mearsheimer è che la guerra ha dei costi: gli studiosi parlano di guerra, di equilibri geo-strategici ma non comprendono i costi della guerra. Non è detto che se uno stato rinuncia al 30% delle sue risorse per armarsi, il ritorno in termini economici compensi questa scelta. Né è vero che, per Brizinski, il comportamento degli USA sia prevedibili. Giap, Ger, Ita, durante 2° GM: avessero fatto scelte razionali, non sarebbero stati distrutti. Mearsheimer non considera il ruolo storico del capitale e dei mercati europei. Ieri abbiamo anche visto come Mearsheimer interpreta la crescita cinese come una trasformazione in potenza militare. Considera le popolazioni asiatiche come facilmente modificabili. Se osserviamo la situazione USA fra i conflitti, notiamo che si comporta come cina odierna: evitano confronti diretti con la potenza principali, GB, rifornivano di aiuti il contendenve più affidabile, lasciava che la potenza e gli sfidanti si ammazzassero a vicenda ed entravano nel conflitto nella sua fase finale, per assicurare più facilmente la pace. Oggi la cina potrebbe benissimo lasciare che gli USA esauriscano il proprio credito egemonico tramite la lotta al terrorismo. Potrebbero continuare a rifornire il mercato di merci e crediti, e con l'aiuto di qualche multinazionale americana instaurare un nuovo ordine con la Cina centrale non necessariamente con controllo militare. Questa è un'ipotesi. La teoria di Mearsheimer in realtà, similmente alle altre, mette in evidenza solo la competizione e non prevede alcuna cooperazione con la potenza emergente. Per il resto, si vede che questi teorici fanno grandi sforzi per cercare di far coincidere i rapporti fra Ger e Gb nel 19° secolo, USA e Giap dopo 2° GM o USA e URSS in guerra fredda. Cercano parallelismi, e se non funzionano eliminano dettagli che inficiano le teorie. Ad esempio, le relazioni fra USA e GB, durante tutto il 20° secolo, quando i primi la stavano sostituendo! O le relazioni fra USA e Cina, globalmente considerate: c'è qualche attrito, ma complessivamente prevale la cooperazione. In passato vi furono altri esempi del genere, magari non troppo conosciuti. Ad esempio, 1840: USA e GB sfiorarono una guerra a causa del commercio di pellicce nel Pacifico nord-occidentale. Alla fine tutto si risolse in un accordo commerciale. La collaborazione USA-GB diventa ancor più intensa con la crescita dei primi. Consideriamo poi la crescente richiesta di cooperazione regionale da parte dei paesi del pacifico meridionale. Ci sono due grandi miti della cultura politica occidentale: creazione dello stato nazione nell'800, e sistema di stati basati sul sistema delle relazioni internazionali. Nella regione del pacifico, invece, a parte pochi stati creati dall'occidente, come le filippine, esistevano già in precedenza stati nazionali ben prima che in europa! Il Giapp, ad esempio. Corea, cina, vietman, laos, cambogia, tailandia. Tutti stati-nazionali, collegati fra di loro tramite la Cina da commerci e scambi diplomatici. Sono sistemi di RI che hanno origini antiche. La distanza culturale è notevole, ma vi sono similitudini con l'europa. Pensiamo alla dinastia cinese Song, fino all'arrivo dei mongoli. I commerci ufficiali inter-statali erano più regolati di quelli europei. A fianco di questi rapporti commerciali, si svilupparono commerci marittimi privati con la sola finalità del profitto. Un sistema “policentrico”. Come in Europa. C'erano però due differenze essenziali: in Europa la competizione militare era più accentuata. Se osserviamo la storia dell'Europa in prospettiva, notiamo che i periodi di pace sono più eccezione che regola. Non per nulla, la pace dei 100 anni, dal 1814, fu un evento senza precedenti. Forte belligeranza insomma. Se osserviamo cosa succede in estremo oriente, la tendenza alla pace ha conosciuto comunque una crescita militare usata nelle colonie. Similmente accade in europa a fine '800: questo periodo di pace permette l'accumulazione di tecnologie anche militare che verranno usate nella fase espansiva. Questa fase espansiva nella fattispecie in europa dà via ad un nuovo corso di guerre nella prima metà del '900. non scordiamo che il '900 si conclude con la sanguinosa guerra dei balcani. Se osserviamo la dinamica che emerge in EO, il sistema di stati nazionali si distingue per un'assenza sostanziale sia di scontri interni che per l'espansione geografica esterna. Con l'esclusione delle guerre di frontiera cinese, il sistema asiatico rimane sostanzialmente stabile prima d'essere assorbito al capitalismo europeo. Questo periodo, 1592-1598, 1894-5: sembra una coincidenza, ma i due periodi coincidono con tentativi d'invasione della corea da parte del giappone. Si tratta quasi di 300 anni di pace sostanziale. In questo periodo vi furono solo altre due guerre che videro coinvolta la cina: Siam (thailandia) e birmania (1607-1618; 1660-1662). ci sono state altre tre brevi guerre cui partecipò la cina: 1659-1660, 1767-1771, entrambe con la birmania. Poi col vietnam, fra il 1788 e il 1789. se si calcolano i due secoli precedenti, la cina combattè solo 1406-1428, quando invase il Vietnam per ristabilire il predominio della dinastia Tram. Notiamo comunque la scarsità di eventi bellici nell'EO rispetto all'Europa. L'altro segno distintivo è l'assenza di concorrenza militare, di corsa agli armamenti di questi stati che ruotavano intorno alla cina, per accaparrarsi nuove colonie. C'era competizione anche in Cina, e i due nemici storici sono Cina e Giap. Questo è più piccolo e cerca di sostituirsi alla Cina come polo commerciale. Importava da Cina e Corea tecnologie agricole. Per il resto, Cina e Corea esportavano anche tecnologie minerarie e manifatturiere (porcellane soprattutto). In ogni caso, tutti gli sforzi diretti di questi regni vanno verso la costruzione dello stato e dell'economia nazionale. Direzione opposta rispetto a quella europea. Questo quadro, come detto, viene messo in discussione dalle continue guerre di frontiere che la Cina combatteva per difendere i confini nord-occidentali dai nomadi. Se consideriamo questa cartina e ci concentriamo sulla Cina storica (Han), dobbiamo tener conto della Cina come d'un Isola, anche se non circondata dal mare. I territori occidentali sono difficili da attraversare. A oriente c'è il mare, a occidente dall'Isoieta (Isohyet), linea che congiunge valori simili come quelli delle pioggie: segna il confine delle precipitazioni medie annue di 3000 e fischia mm di pioggia. Quest'area concentra l'80% della popolazione. È estesa quanto gli USA. È il cuore strategico della cina. La Cina storica della dinastia Han, antichità, Cina classica, è molto più piccola della attuale, e corrisponde grosso modo alla parte orientale. L'heartland cinese, la fascia di territorio a oriente dell'isoieta, può essere suddiviso in Nord e Sud. Cosa rappresentano? I due principali dialetti del pese, mandarino e cantonese. Hanno un alfabeto comune, ma sono poco comprensibili fra loro. Quest'area è anche attraversata da fiumi importanti: Fiume giallo a nord, Yang-tze a sud. Cosa ci dicono questi dati? Che la cina storicamente è una regione a vocazione agricola, con una densità per ettaro di superficie coltivabile molto superiore alla media mondiale nell'heartland. Questo limite ha condizionato la storia della Cina soprattutto nella cina moderna: tutti i vari Mao e attuali leader hanno plasmato la loro geopolitica sulla base di questi dati e limiti geografici. Consideriamo che ci sono un anello di regioni cuscinetto. Quali sono? La Manciuria (nord- est); Xin Jan (nord-ovest); tibet (sud-ovest) e mongolia a nord. Regioni che creano problemi per la cina. Storicamente, se la cina è forte queste regioni sono controllate e occupate [Han: da 206 avanti cristo al 220 dopo]. Quando la cina è debole, esse sono fuori controllo. Se adottiamo questo criterio, notiamo che oggi la Cina è forte: controlla quelle regioni. L'isoieta segna il confine simbolico fra una civiltà agricola e una nomade, fra commercianti e pastori. Il compito dei governanti è proteggere una vastissima popolazione d'agricoltori. Il fronte è esteso, e l'apparato appare debole. Una volta controllate quelle regioni, i confini sono più certi e difendibili. L'unico attraversabile facilmente da estesi eserciti è quello settentrionale.ndi invasioni arrivano dalla Mongolia. I confini con Los e Birmania sono protetti da giungle, e a ovest c'è il Kazakhistan (via della seta). Qui le vie di comunicazione sono precarie, e la regione è scarsamente popolata. L'unica vera invasione arriverà da nord, con i mongoli: è il confine più facile. La steppa è un mare, e le onde sono le popolazioni nomadi che si spostano e provocano a loro volta altre ondate, che non si sa dove vanno a finire e certe volte cambiano il corso della storia. Se non ci fosse stato gengis kahn, i mongoli sarebbero stati una delle tante ondate che si perdono nel mare della steppa. Invece provocheranno un'ondata. La muraglia? Venne iniziata intorno al 2° secolo d.C. Sotto gli han. Ci sono una serie di fortezze che si cerca di unire. La popolazine che minacciava? Gli XIU dell'Uzbekistan. Bloccata la via a est, vanno verso la steppa. Provocano ondate, e nel 6° secolo dopo Cristo arrivano a roma gli Unni. La Cina, ancora, ha queste esigenze di controllare le reigoni cuscinetto, e nei momenti di gloria controlla manciuria interna e mongolia interna. Regioni poco popolate, e con poche vie di comunicazioni. Frontiera difficile: km e km di confine senza ostacoli naturali su cui basare difese. Rimane il mare. Fino al 19° secolo, la cina, non lo usa per espandersi. Apparte un tentativo fallito dei mongoli d'invadere il giappone. Perchè? Il problema geo-politico è il fronte interno occidentale, non il mare a est. Consideriamo anche la Cina: difficile da conquistare o occupare. Mai i giap, nonostante 12 anni di guerra, fecero capitolare il governo centrale. E anche gli inglesi, nonostante la tecnologia superiore, si limiteranno a controllare la costa. La Cina ha 3 imperativi geo-politici: unità interna; controllo degli stati cuscinetto; protezione coste.  I limiti di questa geografia sono semplice: per estensione e dimensione, la cina potrebbe essere un sistema autosufficiente, potrebbe isolarsi dal mondo e vivere per sé, e per certi periodi della sua storia lo fece. L'ultima volta è stata con mao. Qual'è la debolezza di questa scelta? Questa scelta coincide con povertà materiale, dovuta all'alta pressione demografica sulla terra arabile. Se la Cina si chiude in sé stessa, tende ad impoverirsi. Fino a certi limi, però, la Cina è più governabile così. Il segreto è mantenere la povertà a livelli accettabili. Oltre, la nazione degli Han perde la sua legittimità. In cina ci sono probabilmente oltre 70 gruppi etnici, di cui uno, gli Han, è l'80% della popolazione. Sono contadini. Il commercio attraverso la via della seta non crea troppi problemi, le influenze esterne sono governabili, l'economia complessiva trae vantaggi. Le dinamiche industriali, invece creano problemi; quando GB comincia ad ottenere concessioni nel 19° secolo, si moltiplicano. Già in passato il commercio con economie occidentali comporta un aumento del benessere delle regioni costiere, mentre le interne restano vincolate a un'agricoltura di sussistenza, e l'equilibrio diventa difficile. Da un lato, commercianti e uomini d'affari costieri di città, chiedono maggiori aperture verso l'Europa. Dall'altro, regioni interne con masse contadine. Le risorse devono essere ripartite per non scontentare nessuno. Desiderio di aumentare i profitti da parte dei commercianti li spinge ad allearsi con gli europei e delegittimizzare le scelte del governo centrale. Fu questa instabilità che permise a Giap d'invadere manciura, e poi anche le altre tre (mongolia, tibet, Xin yan) furono perdute ai primi del '900. le cose cambiano con Mao. Inizia la marcia dall'interno. Fa parte del PCC. Tutti i suoi compagni verranno arrestati, e capisce che la cina non ha condizioni per rivoluzione urbana. Allora va all'interno e organizza i contadini, propone un modello sociale simile a quello tradizionale e raccoglie proseliti. Oggi la Cina si trova di fronte a una sfida come allora: arricchirsi, venendo così meno la stabilità interna? Fino ad ora il PC sembra avere comunque il controllo, ma domani chissà.
La cina fu conquistata dai mongoli nel 1249, conquista ultimata in qualche decennio. Sorgerà la dinastia degli Yuan. I mongoli sono cacciati nel 1368 con una rivolta, e sorge dinastia Ming fino al 1644. i successori dei ming saranno i Man-chu, seminomadi, fonderanno la dinastia King fino al 1911. con i King la difesa del nord-ovest si rafforza, raggiunge il massimo. In quanto nomadi, capivano bene la minaccia delle altre tribù. Le popolazioni del nord-ovest erano meno assimilate, considerate straniere. Molte volte queste tribù si definivano, se ascoltiamo i racconti di viaggio dell'epoca.. da un lato, i nomadi sono estasiati dal lusso della civiltà cinese. Dall'altro, sono nemici disprezzati. I cinesi? Uguale: trattano nomadi da barbari rozzi, ma in qualche modo restano affascinati dalla loro libertà. Nei periodi di pace ci sono scambi fra queste popolazioni. Armi, gioielli, concubine, cavalli. I cavalli mongoli sono anche i “cavalli sanguinanti del tagikistan”, così detti perchè avevano un parassita, e quando sudano esce schiuma rossa. Molte volte queste tribù definiscono il loro profilo culturale in contrapposizione a quella cinese. Se andiamo in mongolia, troviamo ben poche tracce di una cultura raffinata come la cinese. Forse troviamo i ravioli... lontani dalla raffinatezza sono. Per contrapposizione, si rivolsero di più verso ovest! Troviamo molte più usanze che li accomunano ai russi ad esempio. Fu il primo paese satellite la mongolia. La gastronomia mongolo è la cosa più vicina ai cinesi. Queste popolazioni nomadi di solito, durante l'inverno, lasciano gli animali all'aperto. Inverno da – 40 gradi. E gli animali perdono peso, e per difendersi sviluppano grasso. Hanno carne dura e stopposa, poco commerciabile. C'è uno strato ghiacciato tipo brina che dura per qualche tempo che sorge, e se dura tanto impedisce loro di nutrirsi e c'è moria di animali. E uomini. E si ristabiliva l'equilibrio. Magiano allora una pecora, e la fanno durare una settimana. Già e dura di per se! E questo nonostante il contatto con una cultura raffinata come la cinese! Ma è nemico storico. Meglio poveri allora!
Le popolazioni del nord-ovest erano le più agguerrite e le frontiere erano meno sinizzate. Queste popolazioni erano straniere a tutti gli effetti. Anche il rituale della tradizione commerciale poteva essere mantenuto con la forza. Alla fine i King riusciranno ad estendere il loro potere, e fare di pechino il polo, solo dopo essersi alleate con le tribù mongole dell'Est. Si estenderanno sullo Xing-yang e altri territori.
Dinastia Ming: cina Han più qualcosa a ovest e nord-est. Con le opere di rafforzamento di confine e le guerre di frontiera cinesi i King si estenderanno ai confini della cina odierna. Solo con i King le regioni ad ovest saranno aggiunte.
L'obiettivo geo-politico più importante era trasformare il pericoloso nord-ovest in una periferia pacifica. Obiettivo raggiunto nel 1760 dai King. Raggiunto ciò, l'espansione si fermò e le attività militari furono convertite in “di polizia”. La Cina dei Song anche coincideva con quella degli Han grossomodo, a est dell'isoieta.

La situazione in Europa, nello stesso periodo, era ben diversa: potenze egemoni che si susseguono, espansioni senza precedenti: Spagna, Portogallo, Olanda... Erano giunte fino in Asia. La stessa russia si estende sull'Asia del nord. Poi sarà la volta dell'Inghilterra.

Questa è la grossa differenza fra le potenze continentali e quelle territoriali. Le ondate europee non perseguono il consolidamento della frontiera ma sono spinti economicamente. Profitto, concorrenza. Una spinta auto-propulsiva: non ci si può fermare, altrimenti un altro prende il mio posto. L'espansione cinese invece non ha primariamente motivazione economiche. Mentre Europa depreda e spoglia ciò che conquista, la Cina investe per stabilizzarlo. Altra differenza fondamentale: il potere cinese è più accentrato dell'Europeo. Ci sono potenze egemoni in Europa, e a seconda del periodo vi sono più poli in competizione fra di loro. Dopo il tentativo giapponese di contrastare la centralità cinese (guerre fine '500) e la pace di Westfalia in europa, queste differenze si accentrano: policentrica la seconda, accentrata la prima.
Durante l'800, in Europa emergono varie potenze che sfruttano alleati minori. Tra queste, l'Inghilterra emerge. In passato, lo stato di belligeranza prolungato si traduceva in una situazione che aveva garantito l'indipendenza degli stati europei. Nell'oriente asiatico, l'equilibrio di potere è uno dei motivi di assenza di guerre. Durante il 19° secolo l'Europa è in grado di produrre armi distruttive e dirige la propria aggressività al di fuori dei propri confini, altrimenti la guerra infra-europea sarebbe stata troppo disastrosa. Se la politica europea è estroversa, quella cinese è territorialista ed introversa. Durante l'epoca Ming e King, dal 14° secolo fino agli inizi del 20°, l'Europa invece si avvia ad una prospettiva di controllo delle reti capitalistiche internazionali. Queste differenze sono in parte spiegabili anche con il fatto che la Cina in occidente non aveva nulla da cercore, ed il rapporto costi/benefici sarebbe stato poco conveniente. Questo meccanismo spiega anche il capitalismo europeo: fin dai tempi di venezia, l'Europa cerca una rotta verso est che compensi le proprie carenze in determinate merci. Cristoforo colombo cercava la via per le indie, e morirà non completamente consapevole della sua impresa. Questa scoperta offrirà nuove possibilità di ricchezza in europa e colmerà la dissimmetria. Se l'imperatore ming non avesse proibito le esplorazioni navali nel 14° secolo, l'ammiraglio di turno avrebbe potuto arrivare prima ancora dei portoghesi. Egli era Zheng He. In sintesi, la visione geopolitica europea si basa su militarismo, capitalismo e ambizione territoriale. In EO, prevale una geopolitica introversa e territorialista. Questa introversione si giustifica con vari elementi: prima di tutto, consideriamo i successi delle due dinastie cinesi in epoca moderna colgono con le loro politiche, soprattutto quanto a diffusione di economia di mercato. L'invenzione dell'economia di mercato, dello stato nazionale, dei sistemi di stato non è europea! Adam smith lo sapeva bene. Sapeva che, ai suoi tempi, quello cinese era il più grande mercato. Il mercato cinese aveva avuto una lunga gestazione e durante il XVIII secolo si era consolidato grazie alle politiche ming e dei primi king. In passato cos'era successo? Durante i Song, i costi militari, la perdita di controllo sulla via della seta aveva spinto il governo a considerare il mare. Il mare offriva interessanti possibilità di guadagno. I cinesi iniziano a finanziare e implementare i cantieri navali e la tecnologia navale. Inventano la bussola, e le loro navi diventano le più affidabili quanto a grandi tragitti. La polvere da sparo (spazza via cavalleria); bussola (navigazione, colonie); pressa da stampa (finalmente una occidentale!) → per marx, originano la borghesia. I ming, e soprattutto i king, una volta ultimata l'occupazione del nord, fanno spostare le popolazioni al sud per la coltivazione che richiede molta manodopera. Aumenta produzione riso, migliorano tecniche agricole. Surplus alimentare → aumenta densità popolazione e nasce un ceto sociale non dedito all'agricoltura. La sinergia di traffici marittimi e la produzione di riso creano un ciclo economico di lungo periodo e stimola la nascita di città costiere dedite agli scambi. Ci saranno comunità di mercanti cinesi che si sparpaglieranno su tutte le coste asiatiche e apriranno attività, accelerando ancor più queste tendenze. Sotto gli Yuan (1267-1368) continuano gli investimenti marinari e si estendono le rotte. Contrariamente a quel che accadeva in europa, non si manifesta la tendenza a costruzione di imperi d'oltremare. Sotto i Ming, queste tendenze finiscono e vengon poste sotto controllo politico, e in certi periodi i commerci internazionali verranno vietati per favorire gli interni. La capitale si sposta a Pechino (1421) → l'imperatore vuol controllare i confini settentrionali. Parte delle attività commerciali e di mercato si spostano al nord con essa. Fra il 1405 e il '23, in Cina ci sono le 7 spedizioni navali di Zang-He. L'obiettivo? Estendere il commercio nel sud-est asiatico e nel mondo. Di fatto, il punto più lontano di cui abbiamo prova è che arrivino per primi in madagascar, anzi circumnavigano probabilmente il globo. Paragono con flotta di cristoforo colombo: le spedizioni cinesi avevano 300 navi e circa 28 000 persone a bordo! 100 m era lunga l'ammiraglia, quella di colombo almeno 30. Zeng-He aiuta il figlio dell'imperatore a compiere una rivolta contro il padre. Nel 1352, carestia: inondazione del fiume giallo. Rivolta contadina caccia i mongoli. C'erano stati decenni di pace in precedenza, ed i mongoli da feroci guerrieri si erano trasformati in sedentari e lussiosi. Proprio per il disprezzo atavico delle popolazioni sedentarie, si chiudono in sé stessi. Ad esempio, le loro principesse non possono sposare le cinesi; gli omicidi conoscono punizione diversa a seconda di chi le compie. I mongoli così facendo però vengono estromessi da importanti invenzioni tecnologiche. La polvere da sparo, ad esempio; da quel momento i nomadi perdono. La storia dei mongoli, apparte la parentesi di Gengis Khan che costruisce l'importante impero mondiale, è di pastori semi-nomadi. Dopo aver di fatto guidato il mondo, verranno sconfitti e torneranno a vivere come nomadi pastori nelle steppe. Accetteranno questo destino. Impressionante è che entreranno in un letargo di 500 anni. Non ci sarà più una storia mongola, apparte qualche scaramuccia con i cinesi. Letteratura? Orale, resta poco. Architettura? No, tende. Non c'è storia, non c'è sviluppo. C'è lungo letargo dopo aver dominato il mondo! L'imperatore era Zhu di, suo padre Zhu Yanghuang. Ci sarà questa inondazione del fiume giallo, carestia. I contadini vessati si ribellano. Zhu yanghuang è uno di questi, e alla fine riesce a diventare imperatore. La rivolta durerà quasi 15 anni prima della conquista della vecchia Pechino (aveva altro nome). Ci saranno spedizioni: i cinesi uccidono i maschi adulti e tagliano i testicoli ai giovani, e li fanno prigionieri. Era consuetudine diffusa. Molti morirono per infezione, altri per trauma, chi sopravviveva diventava servo o funzionario. Gli unici ammessi al servizio dell'imperatore, fra l'altro. Fedeli agli imperatori cinesi. Per garantirsi una discendenza, l'imperatore aveva migliaia di concubine (il sultano solo centinaia)! L'harem più vasto della storia! L'accesso ai quartieri delle donne era proibiti a tutti i parenti maschi, pena la morte. Così era sicuro, l'emperor, che i figli erano suoi. Solo gli eunuchi potevano passarci e per di più guardarlo direttamente in faccia. Gli altri no. Neanche il popolo: c'erano schermi. Zeng He in origine si chiamava Ma Mo. Fu un mongolo musulmano catturato bambino da Zhu di's father. Diverrà suo consilgiere quando questi diventa imperatore. Anche Zhu di era mongolo probabilmente: il padre aveva sposato una mongola, già incinta...  i due bambini fraternizzano. Il padre di Zhu Di, sapendolo, aveva designato successore il nipote e non lui. Da vecchio, paranoico, facilmente faceva uccidere chi lo deludeva fra i collaboratori. Quando il nipote sale al trono, vi fu guerra dinastica da cui emerge Zhu Di. Questa guerra pone le premesse per una profonda conflittualità infra- cinese. I due poli storici del potere sono da un lato gli eunuchi (incarichi militari e a palazzo si occupavano di donne, imperatore, consiglieri) e dall'altro dai mandarini funzionari del potere burocratico). [se l'harem funziona, il paese funziona. Se ci sono gelosie e problemi, l'impero comincia ad avere dei problemi; tresche, intrighi. Partiti di donne all'interno!]. Differenza fra eunuchi e mandarini? I secondi sono il potere burocratico. A capo di singole provincie, gestiscono le casse dello stato. Contrariamente ad eunuchi devono fare lunga carriera, lungo percorso di studi. Dovevano passare un esame molto difficile, di filosofia confuciana; in una società castale, dove nasci e muori nella stessa, l'esame ti permette di elevarti. Il perno delle caste sono i contadini: numerosi, permettono all'impero di sopravvivere. Il sistema confuciano si basa sulla tradizione. Studiare ed essere esperti di filosofia confuciana = essere esperti di tradizione. C'è un codice comportamentale che ogni uomo deve assumere in base al ruolo che occupa nella società. Se il contadino incontra un pari, c'è un codice. Se incontra un militare, un altro. Se incontra un mandarino, un altro ancora. Tanto più la società aderisce alle tradizioni, tanto più c'è armonia: ognuno accetta sua posizione, si comporta come gli è prescritto e tutto funziona. I mandarini ne erano esperti. È una società laica quella confuciana: non prevede una figura metafisica come il Dio della bibbia che sovrintende ai disegni umani. Per questo, quando appare un grosso personaggio che si adopera per il bene della nazione, si tende a dargli caratteristiche sovrumane. Pensiamo al culti di Mao. Il compito principale e lo sforzo dell'imperatore era riuscire a tenere equilibrio fra mandarini ed eunuchi. Zhu Yunghuan era il nipote che aveva preso potere. I mandarini attorno a lui avevano a poco a poco estromesso gli eunuchi. Nella battaglia finale saranno gli eunuchi a aprire le porte della città all'esercito di Zhu di! Egli prenderà il nome, una volta salito al trono, di Yong Le. Zhu Yunghuan non fu mai trovato: o fu ucciso o, dice la leggenda (forse creata da Yong Le) che fuggì travestito da monaco. Comunque, gli eunuchi aumentano il loro potere. Importante fra questi è Zheng He. Ha cofanetto con gemme e dentro tiene i suoi testicoli rinsecchiti: nella vita successiva sarebbe stato ripristinato nella sua integrità maschila. Ma in questa vita doveva accettare la sua condizione di servo dell'imperatore. Viene definito anche in base a questa costumanza l'”eunuco dai tre gioielli”. Una volta che sale sul trono l'imperatore, nel 1403 per l'esattezza, dà avvio alla costruzione della forte flotta imperiale a scopi mercantili e militari e anche per affari diplomatici. Zeng He diventa ammiraglio... ma non ha mai navigato per la verità. Secondo la versione ufficiale, la flotta avrebbe dovuto cercare l'imperatore fuggito, il nipote estromesso. Questo messaggio passava al popolo. Secondo altre interpretazioni Zheng He doveva cercare alleati perché tamerlano si accingeva a invadere la Cina. Probabilmente c'è del vero in entrambe. Il fatto che Zhu di mandi le navi a cercare il parente voleva rendere chiaro a tutti che lui soltanto aveva il diritto di sedere sul trono dell'impero celeste. Tale era il suo scopo. In quest'ottica vengono allestiti cantieri enormi. Fino al 19° secolo, la navigazione era stata un'arte di competenza prevalentemente degli stranieri. A partire da questa data, infine la cina recupera il gap. 1681 navi vengono commissionate. In tutto saranno 3500, le più grandi hanno fino a 9 alberi. La flotta è una città galleggiante. Navi da guerra, trasporto concubine, cavalli, viveri, animali d'allevamento... le più belle sono le navi delle concubine. I marinai non potevano avvicinarsi alle navi. Erano per gli ospiti. C'erano poi navi per studiosi: botanici, astronomi, di tutti i tipi. E poi ci sono gli ambasciatori: personalità di stato di paesi esteri che vengono riportate a casa o in cina. Navi molto lussuose, con arredi, porcellane pregiate. Codice confuciano → molta raffinatezza. La cina così impressionava il mondo e chiedeva il tributo di tutti gli altri paesi. La costruzione di questa flotta imperiale sarà la prima delle grandi impresi di Zhu di. L'altra? La città proibita a pechino. Perchè decide di costruirla e poi di trasferirsi a pechino? Ritiene la posizione più sicura contro un eventuale attacco di tamerlano. La città proibita che fece costruire è 15 volte più estesa e la popolazione 150 volte superiore rispetto allo standard. È la più grande del mondo. Ristruttura anche la muraglia: arriverà a 6400 km, dalle coste del pacifico alle vette dell'asia centrale. Lui pensava di riuscire a ricostruire queste opere in 20 anni. Fa costruire anche un osservatorio astronomico a Pechino, e rinverdisce la tradizione cinese di oltre 2000 anni: per primi i cinesi già nel 1300 a.C. Avevano osservato la cometa di Halley e tutti i suoi passaggi! E già nel 1000 d.C. potevano prevedere le eclissi. Decaduta sotto i mongoli, la tradizione riprese.
La costruzione della città proibita comporta migliaia di operai e dislocazioni militari. Tamerlano non attaccherà la cina perchè, nel 1405, era già vecchio, e muore in india spostandosi verso Cina. La minaccia svanisce. Ma zhu di continua, anche se non aveva più bisogno vuole tuttavia costruire la città. Pechino è nel nord. La stagione agricola è breve: non tutti gli operai si potevano sfamare. Cosa fa Zhu? Allarga il canale per trasportare riso da sud. È ancor oggi la via d'acqua più lunga del mondo. Servono altri 300 000 operai. Il canale va da Pechino a Shang hai. L'impiego di gran manodopera e la richiesta di cibo drena risorse importanti. Carestia nel resto della cina e riduzione delle foreste. Foreste di Tek. Ogni nave da guerra aveva migliaia di chiatte per trasporto materiali e migliaia di fornaci. Non si poteva compiere questo progetto senza il consenso dei mandarini → responsabili casse: se volevano, potevano bloccare i progetti. Per la costruzione della città proibita furono impegnati circa 1 mln di lavoratori direttamente coinvolti, 3,5 mln indirettamente e il lavoro era sorvegliato da circa 1 mln di soldati. La città viene ultimata nel 1417. nel '21, dopo gli ultimi lavori alle mura, c'è l'inaugurazione. La Cina, con questa cerimonia, oscura tutte le altre nazioni del mondo. Arrivarono ambasciatori da tutti i continenti: africa, asia. Resero omaggio all'imperatore. Tutte persone trasportate dalla flotta. Sembra ci fossero almeno 28 capi di stato. L'imperatore di bisanzio, il doge di venezia, i re di francia, spagna, portogallo, inghilterra? Non invitati! “paesi marginali, privi di conoscenze significative: paesi periferici”, secondo i cinesi. Consideriamo altri aspetti: Zhu di crea anche una mega biblioteca, che doveva raccogliere tutto lo scibile. Quest'opera si tramutò in 4000 volumi di enciclopedia. In europa, la prima bibbia sarà stampata 30 anni più tardi. La biblioteca del re d'inghilterra del periodo aveva 6 volumi. Il più ricco commerciante fiorentino dell'epoca, 12.

14/04/13

l'ammiraglio torna dai viaggi, accolto con freddezza. Palazzo per lui, poi fa ultimo viaggio alla Mecca.
Cinesi comunque erano arrivati al Madagascar, poi isole di capo verde. Costruiscono piccole stele per cui sappiamo della loro presenza. Avevano però problemi a calcolare la longitudine (lungo i meridiani). Stele è in dialetto bangladesh (avevano indiani a bordo). A questo punto incontrano gli alisei, gli stessi venti che spinsero colombo, e arrivano sulle coste dell'america. Come lo sappiamo?
Pi-Ri-Reis, cartografo ottomano e corsaro, prepara una carta molto dettagliata. A lisbona c'è statua di enrico il navigatore. Egli apre cantieri, dà impulso (con isabella di castiglia) alla navigazione. Guarda verso il mare con un sorriso enigmatico. La gente pensa: guarda a cosa c'è di là. Enrico invece sorride perchè? Dice: chi sono gli uomini che ci consegnarono le carte così dettagliate? I cinesi. E dalle loro carte si capisce che ci arrivarono: l'america è approssimativa, tranne in alcuni tratti estremamente precisi: proprio in corrispondenza dei luoghi dove giunsero. Poi arrivarono alle Shetland, spostandosi dall'america, e di nuovo la costa disegnata in carta diventa approssimativa. Calcolate in realtà maluccio vista la spinta della corrente. Ma se teniamo conto di quest'errore, il disegno è precisissimo. Parlano di uomini giganti con la testa da cane! Cos'era? Un mitodonte, una specie di bradipo ormai estinto. Poi, vi sono ancor oggi volatili simili ai polli cinesi, importati da questi ultimi probabilmente. I portoghesi ne trovano in sud america quando giungono. E anche le popolazioni locali, come i cinesi, non li mangiavano per rispetto!
Poi i cinesi tornano a caso seguendo sempre l'andamento delle correnti e dei venti. Altre spedizioni, probabilmente, circumnavigano lo stretto di Magellano e vanno verso il pacifico. In Australia giungono anche, e vi lasciano dei segni che dovrebbero essere meglio decifrati ma comunque sono abbastanza evidenti. Certi pezzi, certi tratti della costa neo-zelandese sono estremamente precisi e dettagliati. Vi sono leggende indigene: “uomini con la pelle chiara giunsero”, si riferiscono ai cinesi gli aborigeni. I cinesi giunsero probabilmente fin nell'entroterra per sfruttare le miniere di ferro ivi locati. Vi sono poi piramidine simili a quelle costruite in cina nello stesso periodo. Oppure le carte cinesi parlano di strane creature che stanno in piedi con due teste → si tratta del canguro con il piccolo!
Tutto questo patrimonio tecnologico e scientifico viene distrutto perchè non avevano portato nulla di concreto, le spedizioni, solo la morte di tante persone e racconti fantastici. Ancora una volta, a influire sulla scelta di non navigare più (durante i Ming) sono le frontiere del nord. Non più espansione esterna, ma stabilizzazione interna è la parola chiave. Traffici marittimi fortemente ridotti, costruzione di navi vietata. I cinesi avevano la possibilità di controllare commercialmente il mondo, o anche militarmente, ma preferiscono rinunciare e chiudersi in sé stessi. Con questa decisione lasciano un vuoto sulle rotte marittime internazionali che, nel corso dei decenni successivi, sarà riempito dagli europei. Su queste rote seguirà il capitalismo europeo. Secondo alcuni storici, la scelta cinese fu scellerata. In realtà, vantaggi tangibili non aveva la Cina a organizzare spedizioni: meglio mantenere rapporti con i diretti vicini. Al contrario, per gli europei diventava strategico continuare ad avere rapporti economici con l'estremo oriente. Fondamentale per la loro sopravvivenza economica. All'epoca in Cina v'era una consuetudine: commercio tributario. Cosa significa? Succedeva per tutti gli stati vassalli della cina: periodicamente dovevano fornire un certo ammontare di beni. Questa sorta di tributo era mascherato con altre donazioni da parte cinese. Scambi diplomatici, simbolici: sottolineano fedeltà ed alleanze. Con il tempo, parliamo sempre del periodo Ming, i doni dei vassalli verso la corte erano diventati simbolici, e la corte invece elargiva beni di valore ben più consistente per garantirsi l'alleanza e controllare il flusso di merci e persone nel proprio territorio. Il sistema cinese, nel suo complesso, doveva garantire la produzione d'un livello di merci tale da garantirsi la fedeltà dei suoi alleati ed evitare razzie ai suoi confini. Il livello dello scambio doveva essere tale per cui anche per gli stati confinanti la razzia non fosse più conveniente. Succedeva poi che in questo modo i cinesi creassero una certa dipendenza fra gli stati vassalli, che si indebitavano con essa. Mantenere, nonostante i successi ottenuti dai ming con il consolidamento del mercato intero, queste condizioni non era facile: corruzione, inflazione, riduzione progressiva del gettito fiscale, pressione delle tribù (uricanes)... tutte variabili di difficile controllo. Gli stessi giapponesi facevano un po' la stessa cosa che facevano gli olandesi con la spagna: armavano pirati cinesi per alimentare il commercio illegale e finanziavano così le proprie guerre interne. Il giappone all'epoca aveva molti feudali in lotta fra loro. Col declino del potere economico dei ming e del commercio tributario, quello privati riassunse importanza. Quando la cina si apre oltre un certo limite, cominciano problemi e la corte non riesce a controllare tensioni, come detto. Nell'ultima parte del regno ming accadde ciò. Una riforma fiscale doveva calmare i contadini, e si voleva sfruttare il commercio privato. Fu coniata una nuova moneta d'argento, e si cercò di togliere qualche restrizione al commercio d'oltre mare. Per eliminare il contrabbando, poi, venivano concesse licenze ai mercanti che in cambio pagavano le tasse. Ciò fu possibile grazie alle importazioni d'argento che venivano dal mare. Giappone ed europa (dopo scoperta america) erano i principali esportatori. Questi rimedi, però, non risolsero completamente la situazione: nell'ultima parte del XVI secolo ci fu una guerra col giappone, e poi le tribù manciù si solleveranno al nord. La corruzione continuava a dilagare. Nella prima metà del 17° secolo, l'Europa era impegnata nella guerra dei 30 anni, e il giappone, dal 1630, aveva introdotto una politica di restrizioni commerciali. Inizia la fase di isolamento che durerà fino all'800. Ciò ci interessa perchè le importazioni di argento da Giap e Eur calano. Il peso di ciò viene sostenuto dalle spalle dei contadini. Ciò sfocia in un'ultima grande rivolta, 1644: porterà a caduta ming. L'ultimo imperatore, Zhuang de, si suiciderà su una collina con una sciarpa di seta. Il suicidio punitivo fa parte della cultura asiatica.
La caduta dei ming fu quindi conseguenza di rivolta, ad intermittenze, che diventò una guerra civile. Vide emergere le popolazioni tribali della manciuria.i manciù prendono il nome di King, di fatto, ritornano alla politica territoriale. Privilegiano il piano interno su quello internazionale. Tra il 1661 e l'83 ripristinano il bando al commercio marittimo privato. Contemporaneamente creano una fascia di terra bruciata lunga 1300 e profonda 50 km lungo la costa a sud est, per spingere la popolazione a trasferirsi verso l'interno. Con questa fascia compromettono lo snodo del commercio estero cinese. Nel 1683 il bando è tolto, ma l'industria navale resta comunque assoggettata al tonnellaggio e si vieta l'imbarco di armi da fuoco. Cosa realizzano allora i ming? Se la cina permette il commercio marinaro, comprometterebbe la sua autonomia interna, fragile. Nel 1717, ai cittadini privati cinesi è proibito recarsi all'estero via mare. E a canton (guang-zu all'epoca) diventa l'unico porto autorizzato a commerciare con l'estero. In concomitanza, si incoraggia l'ampliamento del mercato interno e la riduzione dei costi di frontiera. Man mano che terre venivano inglobate e i costi si riducevano, la pressione fiscale calava. C'era anche una campagna anti-corruzione, e riforma della polizia e fiscale. Terre redistribuite. Grandi latifonti, ex-han, redistribuiti ai contadini che le lavoravano. Così si allarga base fiscale. Tutte queste operazioni richiedevano grandi opere pubbliche, iniziative statali: si tratta di mantenere in ordine le vie d'acqua, mantenere efficienti i sistemi d'irrigazione, e la fotta interna che navigava dal fiume giallo allo Yang-tse. A questo punto, i meccanismi incontrollabili che accompagnano il sistema produttivo cinese si iniziano a intravvedere: la popolazione aumenta notevolmente. Inizialmente, i lavori di bonifica avevano lo scopo di allargare la base agricola. Il consistente aumento demografico provocò il fatto che la bonifica servisse solo a nutrire milioni di persone. Le opere pubbliche dei King servivano a migliorare l'agricoltura, e a ridurre gli squilibri geografici dello sviluppo. Si favorirono anche migrazioni interne. Si concedono prestiti, e chi si trasferisce ha tasse ridotte. Per controllare l'intero ciclo economico, i King usano la politica del “granaio sempre pieno”: depositi sempre pieni. Ci vuole accentramento del potere senza precedenti per attuarla. Il granaio si manteneva pieno così: governo acquista grano nei periodi d'abbondanza, a prezzi bassi, e lo immagazzina. Lo rivende a prezzi calmierati nei periodi di crisi. Chi presiede a questo compito erano i mandarini. Dovevano smistare il grano e tenere i granai sempre pieni. L'effetto complessivo? Un intreccio che comprende stabilità, prosperità, autarchia, crescita demografica che avrebbe fatto della cina il modello economico cui faceva riferimento Smith. In Cina non ci furono teorici economisti come Smith, ma funzionari che avevano evidenziato gli stessi problemi, avevano elaborato posizioni simili agli europei sebbene non attentamente teorizzate. Anche per i cinesi, il mercato era una sorta di mano invisibile. C'era un mandarino, Cheng-Hong-Mou, diceva: per agevolare il mercato, si costruiscano strade, granai, depositi. Come Smith. Cheng aveva visione confuciana: preserva armonia sociale per preservare la cosmica. Era scettico a lasciare il mercato a sé stesso, senza freni, avviato ad una competizione selvaggia. Come Smith, era alieno da questa prospettiva. Differenza fra i due? Smith avrebbe, in Cina, favorito l'apertura del commercio marittimo. Cheng no. I King non s'accorsero d'un fatto fondamentale, una cosa che stava succedendo nel mondo e che avrebbe cambiato la geopolitica: le navi europee avrebbero spostato la frontiera dello sviluppo, e l'asia sarebbe stata rivoltata come un guanto, come era avvenuto all'africa. L'asia si sarebbe trovata alla periferia. All'epoca, nessuno comprese (e anche oggi sono in pochi) la differenza fra economia di mercato ed economia capitalistica. Non basta, per il secondo caso, che ci sia un'economia di mercato. Ci sono economie di mercato non capitalistiche. Quella cinese era questa. Il medio-oriente era un'economia di mercato... Non capitalistica. L'unico modello che poteva dirsi capitalistico era l'Europa.
[King → Qing]

18.03.13

L'imperatore cinese, constatato il nuovo corso che stava interessando la cina, si rivolge a comunità cinesi d'oltre mare per prestiti in cambio di titoli, opportunità commerciali sul territorio cinese ed esenzioni fiscali.  Fra cina e gb, oppio. È una sorta di moneta di pagamento. Usato da inglesi, prodotto da essi in india, commercializzato attraverso mercanti cinesi sulla costa verso l'interno del paese. L'oppio ovviamente crea problemi. Soprattutto tra le giovani generazioni: per la prima volta sarà vietato nel 1728. tutti i divieti che si susseguono non sono decisivi, grazie a complicità di commercianti, associazioni segrete e malavitose, corruzione. Questo è uno dei primi problemi della cina quando apre le proprie frontiere. Ruolo destabilizzante dei commercianti dunque. Fra 1803 e 13, gli invii di oppio da india a cina crescono di 3 volte. A metà secolo, le esportazioni d'oppio aumentano di 10 volte. Lord cornwallis, governatore d'india: la compagnia ha ricavato per anni reddito, e per mezzo suo gb si è appropriata di vantaggi politici economici. Sono state sostenute così le spese per il controllo dell'india.
L'eroina è un oppiaceo, inventata dalla bayer nel 1892. inizialmente era farmaco proposto come panacea per tutti i mali. Il commercio d'oppio, oltre che tossicodipendenza creare, crea corruzione. C'erano lauti guadagni. I mercanti erano in grado di corrompere funzionari d'alto livello. L'intero sistema economico cinese era paralizzato. Questo meccanismo alimenta tensioni sociali e riduce le riserve d'argento cinese. L'ultimo divieto è del 1838: i mercanti si rifiutano di cooperare con l'autorità cinese per sopprimere il commercio. I cinesi, all'epoca, si ritenevano ancora al centro del mondo: il loro impero era “celeste” o “impero di mezzo”. Al centro. Il resto? Barbari. L'impero è il sole che irradia saggezza confuciana. Fino a quel momento, aveva trattato GB come paese vassallo: gli inglesi erano costretti a versare tributo per avere il permesso di commerciare in cina. E poi c'era ritualità cui gli inglesi dovevano sottomettersi per andare in cina. Sulla base di questa forma ed etichetta, nel 1793 c'è incidente diplomatico. Re giorgio III era il re inglese: l'anno precedente, gli inglesi avevano inviato ambasciata “McCartney” in cina. Scopo? Preparare l'apertura di relazioni commerciali bilaterali. In quel momento, la cina aveva ridotto fortemente i suoi scambi con l'estero per i motivi accennati in precedenza: scarso interesse dell'imperatore ad aprirsi a potenze straniere. Prima che il vascello inglese raggiungesse il mar giallo, l'ammiraglio McCartney sarà costretto a esporre bandiera con scritto “contribuente per GB”, come normalmente succedeva. Era il primo segno di sottomissione. Si sarebbe potuto evitare: era normale, all'epoca, che i visitanti facessero dei doni che arrivavano dalla loro patria. Ai cinesi però questo non bastava: ufficialmente doveva esserci un tributo, e la bandiera inalberata (anche se poi, nei fatti, gli ambasciatori tornavano con doni maggiori di quelli fatti). L'imperatore riceve McCartney.. ma non si presenta. Lascia sul trono un editto con il quale rifiutava le proposte inglesi. I cinesi erano arrabbiati per il commercio dell'oppio, gli inglesi risentiti per lo scarso ricevimento e il cerimoniale di sottomissione. La corte cinese chiederà a Mc Cartney di inginocchiarsi per 3 volte secondo il costume, e quando si inginocchiavano i diplomatici stranieri dovevano prostrarsi totalmente, fino a toccare con fronte il suolo. Era il gesto simbolico perché l'imperatore aveva caratteristiche divine. Ma McCartney non lo fece, e per eseguire la cerimonia intavolò un negoziato: avrebbe eseguito il rituale solo se un dignitario cinese suo pari avrebbe fatto lo stesso di fronte al ritratto di re Giorgio, oppure avrebbe solo fatto un inchino normale, come quelli che si fanno davanti alla regina: toccare col ginocchio destro soltanto terra. Inchino simbolico. Le proposte sono queste 2. McCartney verrà cacciato dalla Cina, e tornerà in inghilterra a mani vuote sia diplomaticamente che commercialmente.
Questo è un precedente della guerra dell'oppio. Nel 1838 c'era un commissario cinese a canton, commissario per reprimere il commercio d'oppio. Arrivano gli inglesi: lui chiede loro di consegnare l'oppio giacente nei loro magazzini. Gli inglesi vivevano in un quartiere a canton, e lui lo accerchia e obbliga i domestici cinesi che li servono ad abbandonarli. Ecco un secondo incidente diplomatico. Ci pensa un diplomatico inglese a risolverlo, consegnando l'oppio. A questo punto, però, gli interessi GB vengono compromessi. Dopo questo sequestro, il commissario condiziona la ripresa degli scambi commerciali con GB alla firma d'un documento: se volete commerciare, dovete firmarlo, dice. In questo vi impegnate a non portare più oppio in Cina e dovete accettare i provvedimenti penali per i trasgressori. Tali provvedimenti sono esacerbati: prevedono anche l'esecuzione sommaria del contrabbandie. Fino a quel momento, c'erano invece giurisdizioni diverse in base alla nazionalità. Capitolazioni. A questo punto, però, il diplomatico proibisce agli inglesi di firmare. Elliott si chiama. Contemporaneamente, 1839, ci fu il caso di un marinaio inglese ubriaco che aveva ucciso un cinese: consegnarlo significava farlo condannare a morte. Se il marinaio veniva consegnato ai cinesi, lo avrebbero ammazzato. Elliot lo giudicherà secondo la legge marziale inglese → semplice detenzione. Le vessazioni da parte del commissario cinese aumenteranno, di conseguenza. La condizione dei mercanti inglesi in cina peggiora. 1839: flotta inglese, sulla scia di questi eventi, attacca un forte cinese (la prima difesa marittima di canton). 3 cannoniere cinesi saranno affondate. Per rappresaglia, l'anno successivo l'imperatore proibirà ogni commercio cogli inglesi. A questo puno la flotta inglese si dirige a nord, probabilmente per arrivare, aggirando canton, direttamente a pechino per avere un'udienza con l'imperatore che sospettavano mal informato da Ling Teng Xu, il commissario di canton. C'erano circa 15 000 uomini inglesi a bordo di questa flotta. Nel 1840 arriverà di fronte ad una provincia, e isserà una bandiera bianca recandosi a terra per portare un messaggio. Ma i cinesi non conoscono la bandiera bianca, e sparano. Gli inglesi rispondono, vanno più a nord ed occupano un altro forte. Mandano allora un messaggio ad un'altra città cinese, ma i porti cinesi vengono tutti bloccati. Gli inglesi cercavano ancora una via d'uscita diplomatica, volevano convincere i cinesi dell'inutilità del combattimento... comunque arriveranno rinforzi dall'India. Volevano trattative diplomatiche o impressionare i cinesi con la loro potenza di fuoco? GB, con le navi indiane, blocca gli estuari di fiumi importanti come lo Yang-Tse, il fiume giallo. L'imperatore decide allora di trattare. Sarà il 29 agosto che saranno firmati i “trattati ineguali”: GB riceve indennità di 21 milioni di dollari messicani. Il trattato stabilisce: la cessione perpetua di Hong Kong a GB, l'apertura di 5 porti (shangai e canton compresi), tariffe doganali unitarie, corrispondenza ufficiale su basi di parità. Gli inglesi che potevano risiedere in questi porti godevano anche di extraterritorialità → giudicati da corte inglese. Questi i risultati della guerra dell'oppio. Il danno più grave saranno le tariffe doganali. Nel documento naturalmente non si parlava di oppio, ma era chiaro che da quel momento in poi il suo commercio non si sarebbe più arrestato. Nel 1844, i cinesi saran costretti a firmare dei trattati simili con USA e FRA, accordando anche a loro la clausola della nazione più favorita. Senza combattere, GB, USA e FRA entreranno nel teatro cinese. Perchè sono importanti le guerre dell'oppio? È un evento simbolico, soprattutto la prima mostra all'Asia intera la divergenza ormai cumulata fra tecnologia europea e cinese. C'erano già le navi a vapore per GB. Nel 1841, in un solo giorno, gli inglesi distrussero 9 giunche cinesi e 5 fortini. Eventi-choc per l'Asia. E dopo il trattato di Nanchino, la cina entra in un ruolo marginale, non più al centro del mondo.
E il giappone? C'è la storia delle navi nere, USA. Un evento che avviene nel 1853. daymyo: vassallo. Shogun: generalissimo. Tali figure esistono dal 1192. a poco a poco diventerà ereditaria. Ci saranno anche delle guerre tra fazioni opposte di feudatari che reclameranno la legittimità del titolo. La pù importante è del 1600: i Togukawa raggiungono lo shogunato. Lo mantengono fino all'800. L'imperatore, mikado, nomina lo shogun, che detiene il potere effettivo sul paese. Ma torniamo al 1853: per i due secoli precedenti, il giapp era quasi totalmente chiuso agli stranieri. Eccezione era solo Nagasaki. E le isole Ryukyu, porti concessi però solo agl'olandesi. Qualche tempo prima, i giap avevano sequestrato e arrestato i marinai d'un mercantile perchè aveva violato le acque nazionali. Successivamente, altra spedizione: un altro militare tenta di liberare queste persone. Il rifiuto del giappone è pretesto per spedizione di 3 “navi nere”: scafo nero e pennacchio di fumo. Arrivano: o accettate le nostre condizioni, o torniamo fra un anno e sarà guerra. Le navi nere tornano allora l'anno dopo, Perry è il commodoro. Il giappone capisce la propria inferiorità militare, e sarà costretto ad accettare allora le condizioni degli USA. Apriranno i loro porti e daranno avvio a questo rapido sviluppo di rapporti con l'estero. Prima c'è una fase di transizione però. I termini erano duri come quelli imposti ai cinesi! C'erano ancora i samurai, la società era tradizionale, e lo shogunato si trova ad affrontare una resistenza sociale. Movimento radicale e xenofobo “son joy”, “venera l'imperatore ed espelli i barbari”. I giapp imparano velocemente, e già nel 1855 furono in grado di varare la loro prima nave a elica. Lo shogunato adotta una politica attiva di modernizzazione ma prima affronta il dissenso interno causato dall'interferenza occidentale. Lo shogunato si basava sul consenso degli alti feudatari, naturalmente. Ma gli altri signori vedono compromesso il proprio potere, e cominciano ad organizzarsi in fazioni ostili agli stranieri. La guerra civile vedrà anche il progressivo coinvolgimento degli stranieri. Gb partecipa in scontri tra fazioni, bombardando un porto giapponese negli anni '60 dell'800. Il giappone, nonostante l'opposizione di vari settori sociali, era fondamentalmente alleato di GB. Questi, con esperti, parteciperanno alla sua modernizzazione. Esperti militari, ingegneri, tecnici. Il giapp perseguirà la modernizzazione dell'esercito e della marina, anche. Inizialmente, lo shogun collabora con gli inglesi. Ma questi, contemporaneamente, anche a causa dell'emergere della Francia (napoleone III – guerra crimea: dimostra una certa efficienza), è restia a dare troppo supporto – la Francia lo farà al suo posto. In poco tempo, il giappone è in grado di avere flotta moderna come quelle europee, la più potente dell'asia. Gli eventi di questa guerra civile culminano nel 1868 con la caduta dello shogunato, e l'affermazione dell'imperatore Mejii. L'autorità, formalmente, dovrebe tornare proprio all'imperatore che così si chiama ma ha 15 anni. La guerra si conclude comunque con la vittoria delle forze imperiali nel 1869. la modernizzazione continua anche sotto i Mejii, a maggior ragione. Dopo la sua incoronazione, Mejii fa giuramento dei 5 articoli: costituire assemblee deliberative, nuove opportunità per le persone comuni (cala importanza caste), aboliva le malvagie tradizioni del passato, cercava la conoscenza del mondo per rinforzare le fondamenta del governo imperiale. Abolisce poi il sistema feudale, detto Hannel. Ci saranno altre riforme, anche in funzione della scuola obbligatoria e l'abolizione d'ogni privilegio di casta. Costituzione nel 1889. c'era il problema dei samurai però. Una casta di privilegiati, “il loto fra i fiori e il samurai fra gli uomini” si dice in giap. L'uomo milgiore, il più virtuoso, il più educato. Egli praticava le arti marziali: kendo (spada), aikido, calligrafia, equitazione, nuoto, tiro con l'arco. “è più importante la forma dell'obiettivo: se rispetti la forma, quello verrà da sè”. Tirano al buio. I samurai inizialmente sostengono l'imperatore, come era il loro ruolo. Ma con l'introduzione d'un esercito di coscritti, il loro ruolo viene meno. La restaurazione dei Mejii è una fase descritta come “senza spargimenti di sangue, che modernizza il paese”. La guerra civile giapponese è nota invece anche come Boshin. Furono mobilitate 120 mila persone, con  3500 morti. Un evento piuttosto cruento. Entrambe le fazioni, sia la tradizionalista che la modernista, useranno le armi più convenienti: anche i sostenitori di shogun e samurai useranno le mitragliatrici quando sarà il momento. Le successive descrizioni giapponesi della guerra tenderanno ad essere piuttosto romanticizzate. Nel 1894, il percorso di rinnovamento del giappone è ormai una via presa, senza ritorno, e il paese riuscirà a sconfiggere la cina. Questo momento dà via a nuova fase di disordini sociali: comunisti VS nazionalisti → collasso finale del 1911. nel 1904, i giapponesi in 15 minuti distruggeranno una flotta russa. Ormai erano alleati degli europei. C'è stato un sinologo che si è chiesto come mai la cina dopo questo collasso ci metterà quasi un secolo prima di riprendersi e riguadagnare la propria posizione tradizionale. Il collasso cinese, va detto, riguarda l'intero organismo statale che ha regolato la vita del paese per secoli. È una crisi profonda d'una cultura millenaria. Il giappone, dopo la vittoria contro la cina, sconfigge nel 1904-5 la russia e diventa un membro del club europeo a tutti gli effetti. Adotta trattati ineguali verso gli altri paesi asiatici, prima fra tutti la corea. I danni di guerra che il giappone impone alla Cina sono pari a 1/3 del PIL giapponese. Dopo questi eventi, Giap ottiene credito anche presso le banche europee. Questi crediti agevolati spingono ancora di più la sua sostenuta fase di industrializzazione. Industrializzazione pianificata dall'alto. Dagli anni '30, GB è eclissata da Giap come potenza regionale. Dopo la 2nd guerra mondiale, Giap entra a far parte di quel dispositivo militare voluto nel sud-est asiatico dagli USA. Gli altri paesi saranno Corea del Sud, taiwan, filippine. Si tratta di paesi a sovranità limitata: gli americani hanno di fatto la possibilità di controllare gli stretti di Taiwan e di imporre la subordinazione difensiva di questi paesi. Essi sono allora impossibilitati a prendere decisioni di PE e difesa. È un assetto senza precedenti per l'Asia orientale. Ci sono similitudini, volendo, con il periodo del commercio tributario cinese. Anzitutto, il territorio della potenza egemone è considerevolmente più esteso di quello dei paesi vassalli. Il secondo termine di paragone? I vassalli devono sottomettersi ad una subordinazione verso l'egemone per avere accesso al mercato interno.  Terzo: in cambio della subordinazione politica, ai vassalli sono concessi doni. Un tempo erano doni veri e propri, soprattutto economici. Questo più o meno è il regime della pax americana in asia orientale durante la guerra fredda. Ancora adesso gli USA cercano di mantenere ciò. Ci sono però anche differenze: almeno due. Il sistema americano centrico è più militarizzato di quello cinese. Secondariamente, gli USA hanno sviluppato un decentramento ed una suddivisone della produzione prima sconosciuta. Questo blocco militare-economico s'è dimostrato instabile. Le guerre iniziarono quasi subito dopo la sua messa in pratica: tra le due coree, e poi il vietnam. Inizialmente il blocco prevedeva l'esclusione della Cina comunista. Dopo la sconfitta degli americani in vietnam, e i conflitti latenti fra Cina e URSS, la cina è progressivamente integrata nel sistema. Man mano che il processo si concretizza, però, gli USA devono ammettere di non poter più gestire il quadrante. Appaiono le caratteristiche storiche della geopolitica asiatico-orientale. Cosa succede? Il mercato giapponese si allarga in concomitanza con l'ascesa economica della cina; le economie asiatiche diventano sempre più articolate ed integrate. Negli anni '80, gli USA si riprendono dalla loro prima crisi spia grazie ai prestiti concessi dal giappone. Come funziona il sistema economico giapponese? Ha similitudini con l'italiano: rete di piccole-medie imprese, cui vengono appaltate fasi di lavorazione che derivano da imprese statali che controllano i principali settori economici. Questo modello sarà esportato, negli anni '80 e '90, ovunque in asia centrale, anche grazie a comunità di commercianti cinesi residenti in altri paesi. I vantaggi?  Riduzione costi; riduzione gerarchie; alta flessibilità; alta produttività; svantaggi? Carenza di innovazione e ricerca. Il capitalismo asiatico più recente ha posto dunque particolare attenzione sul controllo delle industrie d'eccellenza, i settori strategici della propria economica: pesante, trasporti, filiera educativa, energia, lavorazioni industriali ad alta intensità tecnologica. Tutti settori considerati strumenti di politica economica particolarmente delicati. Tutti i governi asiatici emergenti, mentre si aprivano, tenevano saldo il controllo statale di questi settori. Il giappone, nella seconda metà degli anni '90, comincia a perdere la sua posizione privilegiata. In seguito a pressioni americane, il giappone dovrà rivalutare lo Yen a più riprese, restringere le esportazioni, rimuovere il proprio status di nazione favorita, e ad esporsi economicamente per le iniziative militari americane nel mondo. La posizione giapponese fu ulteriormente ridimensionata dal fatto che multinazionali americane cominciano ad investire in altri paesi asiatici. Wallmart. Imita fra l'altro il modello giapponese: tante piccole succursali, nei vari Malesia, Hong Kong, ecc... questa strada era già stata tracciata durante l'alto impero cinese, seconda metà 18° secolo.

(Proiezione film) 19.03.13

20.03.13

Diaspora cinese: ci sono stati in asia diversi movimenti migratori, che assunsero dinamiche particolari e specifiche. Si tratta di movimenti che accompagnano navi che trasportano diplomatici di altri paesi, militari, mercanti. Altre volte queste spedizioni sono accompagnate da rappresentanti politici, per rappresentare il paese all'estero. Altre volte ancora, vi sono fuggitivi, che avevano commesso crimini. E poi, commercianti d'oppio (consulenti di europei). I dati sull'entità di questi movimenti sono incerti fino al 19° secolo. Queste comunità si erano integrate con gli indigeni, nel corso dei secoli molti cinesi persero le loro caratteristiche identitarie originali. In alcuni casi si trattava di mercanti ansiosi di lavorare con gli europei, e per questo malvisti e non-citati dalle cronache del tempo. Quantificare il fenomeno diventa difficile. La regola generale? Queste persone conservano comunque la propria cittadinanza, figurando come residenti temporanei nel paese ospitante. Una sorta di compromesso. I cinesi consideravano gli altri barbari, e non si concepiva che qualcuno decidesse spontaneamente di lasciare il proprio paese. Chi lo faceva era considerato un rinnegato. C'era un'usanza nella consuetudine confuciana, di non abbandonare la tomba di famiglia. Chi lo fa, rinuncia ad uno dei pilastri di confucio. Si trova allora questa soluzione della doppia-cittadinanza. Ci si dichiara residenti temporanei, in realtà le persone si stabiliscono definitivamente all'estero e vi passano gran parte della loro esistenza. Agli inizi del 18° secolo, anche se le statistiche non sono ancora precise, si parla di circa mezzo milione di cinesi residenti fra malesia, corea, filippine, singapore, india, indocina. Da allora in poi, ufficialmente fino al 1894, ai cinesi sarà impedito di emigrare. Non sarà sempre un divieto costante, ci saranno periodi più o meno lunghi, ma questa intermittenza spezza l'ondata migratoria, rendendola meno costante. Siamo nell'epoca dei King, che si chiudono progressivamente: diventano più difficili le migrazioni. Comunquesia, nel 1830, nel sud-est asiatico la popolazione cinese era situata fuori dai confini nazionali intorno al milione di persone. Chi erano queste persone, in gran parte contadini che avevano migrato clandestinamente per lavorare nelle miniere o nei campi agricoli dei paesi limitrofi. Ad organizzare questo traffico erano i mercanti privati. Consideriamo che almeno fino al 1812 la popolazione del sudest asiatico era tendenzialmente scarsa (eccetto la Cina). Paesi poco popolati. La manodopera cinese tendeva a riempire questo vuoto progressivo. Durante l'800, la tendenza dei coolies si accentua. Lavoratori che partivano con un biglietto a credito per andare a lavorare al soldo degli europei nelle miniere e campi d'India, australia, malesia... alcuni saranno assoldati come mozzi e giungeranno a Londra, Stati Uniti... Il 1894 è un anno importante. L'imperatore King vi emette una legge che legalizza un flusso di fatto già in atto da tempo. Circa il 60-80% di queste persone torna in patria a fine-contratto. Costoro erano per lo più maschi, ma nonostante questo la popolazione cinese all'estero crebbe con tassi del 2,4 % l'anno. Considerando i dati di Taiwan, Singapore, Filippine, Java, Malesia, la popolazione cresce. Dal 1930 all'80, l'incremento annuo sarà ancora maggiore rispetto agli anni precedenti. Influiscono anche il livello di reddito e d'istruzione che riduce la mortalità. Oggi i cinesi del sud-est asiatico fuori dalla cina sono 35 milioni. Un dato in crescita! Ciò allarma diversi governi dell'area. Anche perchè i cinesi, per tutte le caratteristiche viste, sembrano un popolo particolarmente flessibile, con grande senso del sacrificio. Si adattano bene a qualunque situazione, alle diverse culture, e ai diversi eventi che interessano i paesi in cui emigrano. È difficile trovare oggi un'economia del sud-est asiatico dove non ci siano famiglie cinesi ai vertici dello stato in questione. È una comunità particolarmente versatile in campo economico, di avere una notevole iniziativa privata, e generalmente hanno occupato il ruolo che era stato degli europei fino al tempo della colonizzazione. Anche senza cinesi, in questi paesi, probabilmente il ceto medio si assottiglierebbe di molto. Sono una colonna portante economica e sociale di questi paesi. Le tensioni provocate da queste comunità? Le stesse che in italia: comunità chiusa, si assumono fra loro, sfruttano i lavoratori alterando la concorrenza. Tutti però sono consapevoli che ormai limitazioni verso i cinesi provocherebbero grossi danni economici. C'è un altro mito da sfatare: non è corretto sostenere che la Cina in questa fase attira capitali stranieri per via della manodopera a buon mercato, poiché queste situazioni vi sono anche in molti altri paesi in via di sviluppo. La manodopera cinese, invece, per sua tradizione storica, è più qualificata che in questi altri paesi. A parità di costo, è meglio istruita, ha autonomia imprenditoriali e ha migliori condizioni di salute generale. Migliori che in Africa, che in Medio Oriente...  a questo si aggiunga la rapida espansione della domanda e del mercato interno e la mobilitazione delle risorse produttive. Questa combinazione non è stata creata dal capitale straniero. È piuttosto la conseguenza di uno sviluppo fondato su tradizioni locali e storia secolare. Questi comprendono anche il periodo della rivoluzione socialista, il periodo maoista. Non è comprensibile, la Cina attuale, se non consideriamo cosa succede nel periodo maoista. Il capitale straniero interviene solo nell'ultima fase, negli ultimi 10 anni. Per certi versi, è un volano, per altri crea tensioni interne. I mediatori che hanno facilitato l'incontro fra capitalisti stranieri e manodopera, imprenditori, funzionari governativi cinesi dall'altro sono stati i capitalisti cinesi della diaspora. I primi contatti risalgono già a fine anni 70, sarà deng-xiao-ping a farli. I primi contatti saranno fra i capitalisti di Macao e Hong Kong. Il ruolo di questi personaggi fu molto più importante e decisivo che quello delle multinazionali americane, europee o giapponesi. Inizialmente, queste multinazionali erano infastidite dalla burocrazia, dal nucleo del mercato del lavoro imposte dal PC, limitazioni a import-export... il volume d'investimenti era mantenuto al minimo. I cinesi d'oltre mare conoscevano invece cultura, usanze, parte della famiglia in cina... sapevano aggirare divieti e corrompere. Negli anni '80 si registra un consistente flusso migratorio da Macao e Hong Kong alla cina: sono gli ex-espatriati che vedono nuove possibilità di crescita. A inzio anni '90, 75% di investimenti stranieri in cina viene da Hong Kong e Taiwan, ed è 35 volte maggiore degli investimenti giapponesi. Questi ultimi aumentano dal 5 al 24% del totale fra il '92 e il '95. nel 2008, gli investimenti dei cinesi residenti fuori dai confini nazionali costituiscono da soli il 50% degli investimenti totali degli stranieri. Questo boom si verifica da metà anni '90. da 2001 a 2003, gli investimenti stranieri raddoppiano. Cosa è successo? Gli investitori cinesi e occidentali saltano sul carro del vincitore, e beneficiano di un nuovo corso economico avviato e consolidato già da qualche decennio dai cinesi d'oltremare. È vero anche che le exp cinesi aumentano, ma questo trend viene esaltato da una congiuntura internazionale particolare; il tutto era già iniziato prima. Non è scorretto asserire che l'economia americana ha avuto più bisogno della cina che viceversa. Semplice la decisione per le multinazionali americane: investire in Cina sfruttando i bassi costi o farsi battere dalla concorrenza. La Cina inizialmente è luogo per produzione manifatturiera. Oggi si caratterizza per attirare investimenti relativi anche ad alta tecnologia. Come? Sfatiamo un altro luogo comune: la cina non si è ancora convertita completamente al credo del neo-liberismo. Numerose pubblicazioni, anche qualificate, dipingevano deng-xiaoping, reagan, tatcher come seguaci del neo-liberismo. Anche giornali prestigiosi sostennero che la riduzione della povertà in cina dipese da questo indirizzo... dimenticando i disastri che queste stesse ricette provocarono in ex-URSS o africa sub-sahariana. Alla luce di queste esperienze, ci si chiede se il ventennio 80-90 sia stato veramente il periodo d'oro del neoliberismo o piuttosto del socialismo riformato di paesi come India o Cina. In quegli anni, l'emergere di questi paese è la novità! Con il loro sistema economico ibrido che condiziona l'assetto di quello mondiale. Galbreith si domandò questo. È un economista di moda negli anni '80, ora anziano. Uno degli ultimi keynesiani. Una sua frase: Cina e India si tennero a larga da banche occidentali, evitando la crisi del debito. Il loro successo è dovuto a riforme introdotte e regolamenti non cambiati. Se ci concentriamo sulla Cina, altri economisti danno ragione a Galbreith. Stiblitz sostiene che il gradualismo delle riforme fu decisivo. La creazione di posti di lavoro ha accompagnato ogni riforma. Anzitutto, si cercò di mantenere la pace sociale e preservare l'interesse nazionale. È il contrario di quanto fece Gorbacev. C'è un economista indiano che dice che la Cina ha ascoltato i consigli stranieri ma seguito le idee proprie, basate sulle sue peculiari condizioni politiche ed economiche. Lo afferma Agarwala. Premettiamo una cosa: non sempre i cinesi riuscirono in quest'intento. Specie negli ultimi 5 anni, le rivolte in cina si sono moltiplicate, e si tratta spesso di disordini repressi nel sangue. Comunque, se facciamo il paragone con tutti gli altri paesi emergenti allineatesi al consensus di Washington, la cina ha evidenziato obiettivi ben precisi e chiari. Dunque, tutti gli investimenti stranieri sono stati selezionati in base ad interessi nazionali. Ad esempio, la Toshiba. Delocalizza in cina negli anni '90. a un certo punto si pone loro la condizione: se volete rimanere in cina, dovete delocalizzare anche l'indotto relativo alla componistica. Più recentemente, l'industria d'auto cinese stipulò improtanti accordi con Europa e Toyota. La compagnia cinese si chiama Gwagzhou. Dopo questi accordi, tale ditta si trova in posizione di rendita, privilegiata: può accedere alle conoscienze di ambedue le case automobilistiche, mentre i giapponesi non possono dire ciò partendo da una posizione tecnologicamente più avanzata. La deregulation cinese è stata più lenta di altri paesi del terzo mondo: si sono create aree particolari d'investimento, in cui si sono concentrati i settori più innovativi, ad alta densità tecnologica. Questi distretti assorbono 2/3 di tutta la manodopera, Xport processing zones sono tali aree. Sono almeno 3: il delta d'un fiume delle perle vicino a hong kong. Distretto questo specializzato in assemblaggio e parti di ricambio. L'altro, il delta Yang-tze vicino a Shanghai, specializzato in produzioni ad alta intensità di capitale: auto, cell, computer. Infine, vicino a pechino, Zonguan Cun. Il governo, in quest'area, interviene più che altrove per spingere alla collaborazione fra imprese, banche, università per lo sviluppo di tecnologie informatiche. Contemporaneamente, il governo favorisce aziende statali a partecipazione privata, aumentando la concorrenza. È vero che, dal '79 in poi, la produzione statale di merci è calata. Contemporaneamente, si investe però in infrastrutture, istruzione superiore; si crearono nuovi distretti industriali, e si avviò un processo economico per ora ancora contraddittorio, ma che non ha paragoni con altri paesi a parità di reddito pro-capite. Il mercato interno della Cina è ancora difficile da penetrare per gli occidentali, dunque rimane soggetto all'intermediazione di capitalisti locali: i cinesi rientrati, o quelli che si sono arricchiti. In tutta la cina si moltiplicarono distretti industriali specializzati in lavorazioni tra le più singolari: graffette, accendini, cravatte, sacchetti. Le dimensioni sono giganti. Nel distretto a nord-ovest, al limite dell'isoieta, vi sono più di 10 mila famiglie che producono calze. Vi si producono esclusivamente calze. Nel 2004 furono prodotte 9 miliardi di calze. Nello stesso anno, la cittadina americana di Fort Pain, un tempo capitale mondiale del calzino, ne produsse appena 1 miliardo. Cosa comporta la creazione di un distretto simile? Oltre 300 aziende di cucitura, 422 di filati, 100 impianti di tessitura, migliaia di laboratori familiari... Se andiamo a Lione, veneziani e genovesi avevano fatto la stessa cosa nel 500 con i tessitori locali: avevano trasportato manifatture e creato questo indotto. Vi sono ancora interi distretti dove vivevano famiglie di tessitori.
Ci sono 340 milioni di studenti in cina. Le università cinesi non sono ancora all'avanguardia, ma gli investimenti sono ingenti. La cina ha il maggior numero di studenti all'estero in USA, Giapp, Eur. Il governo offre notevoli facilitazioni per favorirne il rientro una volta laureati. Molti dei rientranti hanno aperto aziende, che a loro volta crearono nuovo reddito per il paese. Per i dirigenti cinesi, i dettami del neoliberismo (autoregolazione del mercato, poco intervento statale) sono concetti estranei. Sono più vicini ad Adam Smith. Lo sviluppo deve fare del mercato uno strumento del governo. Lo stato deve riuscire a mettere in competizione fra loro i capitalisti, piuttosto che capitalisti e lavoratori o lavoratori fra loro. I profitti allora tendono a ridursi, e l'imprenditore devi industriarsi per diventare il più competitivo possibile. A questo punto lo stato dovrebbe incoraggiare la divisione del lavoro, ma non entro le stesse unità produttive (lo abbiamo già visto). Abbiamo detto che per Smith il governo dovrebbe dare priorità a mercato interno e agricoltura, gettando così basi per industrializzazione, commercio estero e investimenti stranieri. Sono dunque più gli elementi che rimandano a Smith, per la cina moderna, che a Marx! Rimane da vedere se questa fase è un momento di transizione del capitalismo o se invece la borghesia cinese propone un nuovo modello. Potrebbe effettivamente trasformarsi, la borghesia cinese, in un “comitato di uomini d'affari che comandano lo stato”, come definisce Marx i capitalisti, oppure creare un nuovo modello.

21/03/13

Nuovo modello leadership cinese: economia di mercato, non ancora capitalista. È transizione cinese verso il capitalismo oppure nuovo modello? Altri aspetti spingono a credere che la cina possa muoversi verso il capitalismo: negli ultimi 5 anni si fecero decisioni importanti per spingere alla concorrenza le imprese e ridurre il saggio di profitto. Da un lato, si spezzarono i grandi monopoli statali; dall'altro, si ridussero con leggi ad hoc la possibilità di fusione fra aziende straniere e locali. Questa legge ha interessato anche le banche. In questo modo s'è cercato anche di ridurre i conflitti d'interesse fra leadership del PC e le elite economiche straniere e nazionali. Che cosa hanno comportato queste leggi? Hanno dato spazio a una miriade di piccole aziende cinesi in crescita. Qualche anno fa ci fu una battaglia sui brevetti in cina. Si fece una legge ad hoc sui brevetti: oggi se una multinazionale lancia un nuovo prodotto, dopo qualche mese le aziende sono in grado di decriptarlo e venderlo a prezzi più bassi, innescando anche migliorie. È vero che milioni di lavoratori cinesi furono sacrificati nel nome della concorrenza. Molte volte le si spinsero da campagna a città. Ma, se guardiamo il quadro generale, capiamo che la cina non si lascia imbrigliare in facili semplificazioni. Vi sono riforme sanitarie e pensionistiche. Maggiori tutele per assunzione e licenziamento. Il paragone non è cina-occidente, ma cina-paesi simili per benessere e reddito pro-capite. Da questo punto di vista, la cina potrebbe diventare all'avanguardia anche nel campo dei diritti umani e per i lavoratori. Rispetto alla concorrenza, ha creato migliaia di nuovi posti di lavoro, e i salari sono andati crescendo. Il livello educativo anche è salito. Non parliamo di analfabetismo: fu già sconfitto. Il 90% dei cinesi nel '50 erano analfabeti, ma appena 20 anni dopo la percentuale era invertita. In questo momento, la Cina è all'avanguardia se la consideriamo rispetto agli altri “emergenti”. Come detto, la concorrenza ha creato nuovi posti di lavoro, stimolato l'educazione tecnica e c'è stato recentemente un esponente Goldman-Sachs che commentò la situazione in cina: “tempi della manodopera a costi stracciati sono finiti”. Il fattore critico concerne il ruolo-guida attribuito nel mercato interno alle comuni. Fino al '79, la gran parte della popolazione cinese (oltre 80%) era raggruppata in comuni agricole. Poi fu emanata legge per cui le famiglie potevano possedere la terra e vendere il surplus. Così, il prezzo dei prodotti agricoli aumentò insieme al reddito dei contadini. Man mano che questo surplus di reddito si manifestava, la ricchezza prodotta cominciò ad essere investita in attività collaterali. Consideriamo anche un altro aspetto: le migrazioni interne furono sempre una grande preoccupazione per il governo centrale, e sono tutt'ora controllate: non ci si sposta senza autorizzazione di autorità distrettuali e centrali. Nel 1983, fu permesso ai contadini di allontanarsi dalla terra senza abbandonare il villaggio per vendere i loro prodotti. Recarsi nelle città più vicine. Emerse una nuova figura: contadini per gran parte del tempo che, in determinati periodi, diventano commercianti. Fu permesso a queste persone d'abbandonare il loro villaggio per recarsi a lavorare in organismi collettivi noti in cina come “imprese di municipalità e di villaggio”. Queste iniziative furono a loro volta subordinate a sgravi fiscali, a leggi che centravano il prelievo fiscale nelle zone interessate. Gli eventuali avanzi fiscali diventavano incentivi economici → il governo centrale concedeva ulteriori agevolazioni se quest distretti avevano avanzi fiscali. Ad esempio, i funzionari di questi distretti erano premiati nella carriera qualora il ciclo finanziario della loro municipalità fosse stato virtuoso, i bilanci fossero in ordini. Burocrazia snellita. 1978-2003: i lavoratori di queste imprese di villaggio aumenta da 28 a 176 milioni di persone. Questa cifra assorbì in buona parte i licenziamenti dal settore statale. In Cina, una città di medie proporzioni ha un milione d'abitanti. Centri molto grandi anche economicamente. Possono costituire grosse opportunità d'occupazione per i contadini dalle campagne. Il dinamismo di queste imprese rurali ha colto di sorpresa i dirigenti del PC: deng xiaoping nel 73 disse che questo sviluppo era inatteso. Ci fu una legislazione successiva che determinò che queste imprese fossero formalmente chiamate collettive, e appartenessero formalmente dunque alle comunità di riferimento. Assunzioni e licenziamenti erano però di competenza delle autorità. Fu comunque introdotto l'obbligo di reinvestire il 50% degli utili prodotti in miglioramenti salariali e sviluppo. È un po' quel che avevamo noi prima della privatizzazione, le aziende municipalizzate. Il restante utile comunque doveva andare in miglioramento agricolo. Da fine anni '90 si introduce un “azionariato autopartecipativo” da parte dei lavoratori. La situazione attuale è complessa: le categorie di queste imprese si sono moltiplicate. Ci sono diverse fattispecie, è difficile catalogarle e raggrupparle in poche categorie giuridiche. Comunque si tratta di imprese a basso costo di manodopera, per la gran parte. I risultati positivi sono molteplici: prima di tutto sono state la conferma del successo del consenso che ha il PC, e dell'efficienza del suo apparato burocratico. È riuscito ad adoperarsi in selezioni meritocratiche non solo basate sulla corruzione clientelare, che come sappiamo non è sancita dall'etica confuciana. Questa è stata una delle accuse che i cinesi sempre rivolsero al PC. Ma ultimamente, pur presente, è stata ridotta grazie a questi criteri meritocratici, confermati dal successo delle imprese di municipalità. Queste imprese hanno permesso di controllare i flussi migratori interni che sono la preoccupazione principale del governo cinese. Secondariamente, si è così ridotta la pressione fiscale sui contadini che cominciavano a lamentarsi. Infine, si sono ridotte le differenze fra città e campagna grazie a nuovi servizi e opere pubbliche (stazioni dei treni, ponti, ecc...). in più, i contadini che hanno deciso di lavorare in queste imprese di municipalità spesso hanno continuato a mantenere la proprietà della loro terra, creando così un tipo di sviluppo che esce dagli schemi di accumulazione capitalistica occidentale, e le cui conseguenze sono ancora tutte da valutare. Consideriamo che la rivoluzione industriale europea fu accompagnata da una spogliazione pressoché radicale dei contadini. Il modello economico imposto da USA ha finito per creare un mercato mondiale senza precedenti. Non è uno scherzo della storia che l'Asia orientale sia l'erede di un'economia di mercato, che privilegia le risorse umane rispetto a quelle materiali. Facciamo un paragone fra l'ultimo trentennio cinese e l'800 europeo: il governo cinese ha protetto le proprietà dei contadini e la loro indipendenza economica invece di distruggerla. La cina è quindi un'eccezione rispetto alla divisione capitalistica del mondo in regioni a concentrazione di capitale. La cina adesso presenta i lavoratori più competitivi, la manodopera più qualificata. Dobbiamo poi considerare anche un altro aspetto: non è vero che il costo del lavoro incide sul prodotto finito solo per il 10% del suo costo. Queste statistiche non tengono conto del costo delle lavorazioni rpecedenti, del costo dei macchinari. In realtà, più correttamente, il costo totale della manodopera di un prodotto occidentale si aggira intorno al 45-50% del valore finale del prezzo. Il costo di un operaio cinese è il 5% di uno americano. Il costo di un dirigente cinese è il 35% di uno americano di pari livello e competenze. C'è anche un'altra differenza: le industrie cinesi sono poco automatizzate e i macchinari sono sostituiti dalla manodopera. In un'industria di 5000 operai in cina la media è 15 dirigenti. I costi di gestione sono bassi. Circa un 1/3 di quelli statunitensi. Gli operai cinesi cominciano ad essere sempre più qualificati, hanno un discreto livello d'istruzione, partecipano alle varie fasi di produzione e valutano le diverse fasi di suddivisione del lavoro. I governanti cinesi non lessero smith, ma giunsero a conclusioni similari grazie all'esperienza e alla pratica. Tutte le riforme cinesi, compresa quella di mao, dovettero confrontarsi con un patrimonio millenario di tradizioni. Il '68 della cina è la rivoluzione culturale. La grande rivoluzione culturale proletaria, come recita il nome completo, viene lanciata nel 1967. perché mao fa questa mossa? Nota che stava per essere progressivamente estromesso dagli incarichi dirigenziali del PC. L'altra sponda, riformista, è costituita proprio da Deng xiaoping e Liu shaokiper. Decide in qualche modo di ritornare al pensiero marxista-leninista. Ci fu un'epurazione, alla fine, i riformisti vennero messi da parte. Ci fu ad esempio l'ex ministro delle finanze condannato a 10 anni di carcere. Il libretto rosso è un'antologia di citazioni di mao che inizialmente viene usato per fare propaganda entro l'esercito popolare di liberazione cinese. Poi si diffonde anche nelle università. La rivoluzione culturale prevedeva la mobilitazione dei giovani studenti. Erano giovani non ancora iscritti al partito. Mao li indirizzò contro le strutture del PC stesso. Mao diceva in quel periodo “fuoco, fuoco sul quartier-generale”. Le basi teoriche di questa rivoluzione erano il pensiero di Mao in un discorso intitolato “sulle contraddizioni in seno al popolo e al partito”. Cosa si sosteneva in questo discorso? Che il processo di tesi-antitesi-sintesi non veniva a cessare con la presa del potere da parte dei comunisti. Doveva continuare incessantemente per evitare fenomeni d'imborghesimento del partito stesso. Una rivoluzione permanente. Ci fu questa vera e propria ondata culturale il cui veicolo principale furono giovani, università, e giovani delle fabbriche. In ogni provincia, distretto, città fu investita dalla protesta radicale contro gli stessi esponenti del PC. Questi furono costretti all'autocritica pubblica, secondo la morale confuciana. Alle dimissioni. O spediti a rieducazione nei villaggi di campagna. Le guardie rosse erano questi studenti che partecipavano alla rivoluzione culturale. C'erano tantissimi gruppi autonomi, questa etichetta li raggruppava un po' tutti. Assumevano vari nomi. Spesso erano anche in conflitto fra di loro. Vi furono anche cruenti scontri fisici. Le guardie rosse spesso facevano processi con funzionari di partito, processi pubblici, e li obbligavano a chiedere perdono per le proprie malefatte. Fu un periodi di chaos, che si prolungò fino al '69. in quell'anno, le unità di lavoro e ogni centro dirigenziale burocratico furono affidati a una triplice rappresentanza: membri del PC; attivisti delle guardie rosse; membri dell'esercito. Nel '76 more mao. Un milione di cinesi vanno in piazza a piangere. Era l'anno anche del terremoto del friuli. La morte di mao chiuse definitivamente la rivoluzione culturale. Furono addossate tutte le responsabilità alla banda dei 4. questa era composta dalla moglie di mao e altri, ed erano accusati d'aver ordito contro l'unità della cina. Artefici d'un colpo di stato, perseguire interessi personali borghesi. Alla fine del regolamento di conti, il PC sarà di nuovo in grado di controllare le leve della repubblica popolare. Uno degli artefici della repressione definitiva della rivoluzione culturale era Deng xiaoping, che torna in auge con la morte di mao. Deng aveva rifiutato la rivoluzione culturale, ma non quella socialista. Cosa ha fatto la sua ristrutturazione? Mette fine a un periodo torbido di inquietudine sociale e conflittualità interna. Da un lato, riconosce le conquiste della rivoluzione voluta da mao. Dall'altro, ridà stabilità e centralità al ruolo del partito, dei funzionari e dei privilegi che questo status comportava. Deng, piuttosto diverso da Mao che aveva sempre vissuto in Cina e vi era stato occupato, aveva fatto l'operaio in francia negli anni 20. iscritto al PC francese. Conosceva capitalismo, occidente e lotta di classe, cosa significava per un occidentale. Inizialmente le sue riforme favoriranno i quadri del PC. Saranno i principali beneficiari di questa apertura costoro. In un primo periodo, molte delle ricchezze in cina si costituiranno proprio su privilegi e corruzione. Si venderanno diritti sui terreni pubblici, fondi statali creeranno cariche apposite. Questo nuovo ceto borghese che si era creato abbastanza rapidamente crea un interrogativo cui non possiamo ancora rispondere. Questo nuovo ceto borghese cinese è davvero riuscito a prendere il controllo sulla società e il partito? Se fosse così, la cina starebbe muovendo verso il capitalismo. Perchè non possiamo dare una risposta? Se vediamo assetti e tendenze del PC negli ultimi 20 anni, sono contraddittorie: 1989-2002; in questo periodo, pare che si, l'elite economica coincide con l'elite della cina. Nel periodo successivo, no. Comunque è un processo in divenire. C'è comunque un'inversione di tendenza, tutt'ora in corso e partita dalle campagne: si tenta di moarlizzare il passito. C'è una crescente protesta popolare. La cina è una bomba atomica demografica: se la gente comincia a spostarsi, sono cazzi amari. L'intero assetto geopolitico del mondo dovrebbe essere riconsiderato. Quando Carter, a fine anni '80, andò in cina e accennò a deng la questione dei diritti umani e dei prigionieri politici, deng lo guardò in faccia, fece un candido sorriso e disse: quanti ne volete? Carter cambiò discorso e tornò a casa. Infatti, all'epoca c'era una campagna degli americani contro le prigioni di Castro. Questi disse: libero dunque i prigionieri politici. Li spedì tutti negli stati uniti. Controllare le masse e legarle alla terra è la principale preoccupazione del PC. Tra il '78 e l'84, l'agricoltura in cina cresce notevolmente quanto a produttività. Il motivo non sono solo le riforme di deng, ma anche l'eredità di mao. Il periodo di maoista va considerato: le comuni, fra il '52 e il '78, avevano più che raddoppiato la loro superficie. Si erano diffuse tecnologie e fertilizzanti che avevano permesso una crescita costante. Le carestie in cina sono sempre state una costante storica: ogni dinastia dovette affrontarla. Le più gravi coincidevano con il rovesciamento d'una dinastia. Ecco, sotto la cina di mao le carestie cominciano finalmente ad essere gestite. I contadini, sotto mao, avevano assunto delle competenze tecniche che lui valorizzava con le sue riforme. Nel '50, la cina era uno dei paesi più poveri. Mortalità infantile. Analfabetismo. Ecc. quando muore mao, la denutrizione era scomparsa. La vita media era sopra i 70 anni. L'analfabetismo stava scomparendo del tutto. E le differenze di genere si erano assottigliate nel mondo del lavoro. Nel 1981, un rapporto della Banca Mondiale scrisse che il risultato più notevole della Cina è aumentare le condizioni di vita in termini di migliorie delle classi più basse. L'autosufficienza collettiva ed il sostegno statale garantiscono il sostentamento. C'è buona scolarizzazione. Rispetto ad altri paesi con simile reddito, l'aspettativa di vita è maggiore.
Quando parliamo di crescita della cina, parliamo dagli anni '80 in poi. Ma la crescita maggiore la aveva fatta proprio nel 20ennio precedente. Quanto a tasso di alfabetizazione, dagli anni '80 la curva ha un ulteriore miglioramento. È possibile affermare che le riforme volute da deng xiaoping abbiano consolidato le conquiste del periodo maoista. È vero che il reddito pro capite dei cinesi, dal '80 in poi, cresce esponenzialmente. Ma consideriamo che sotto mao la cina era sull'orlo del baratro, estremamente isolato. Rimane da valutare la questione del PCC. La domnda a cui non si è ancora risposto: se il partito ha aumentato o diminuito il suo peso. Gli esperti non giunsero a conclusione. Potremmo però dire senza problemi che il suo ruolo è cambiato. Le riforme di deng xiaoping sono state un sostanziale successo (indicatori economici e di sviluppo umano del paese lo confermano). Perchè si è deciso, allora, di cambiare rotta come sembra che si stia recentemente facendo? Chissà.
Importanza delle tradizioni in cina: alla base della cina contemporanea c'è un elemento di tradizione che rimanda a una specie cinese di marxismo-leninismo. Il marxismo-leninismo in cina appare verso gli anni '20, e ha apice negli anni '30. comincia a svilupparsi lungo le regioni costiere. Dopo questo periodo, il comunismo cinese si evolve. Non lo possiamo considerare tout court marxista-leninista come era invece in URSS. Viene salvato il principio leninista del partito-guida. Contemporaneamente, si rimuove la strategia insurrezionalista. Qual'è la considerazione di mao? Capisce che i cinesi non avrebbero avuto un palazzo d'inverno da assaltare... oppure ne avrebbero avuti troppi. Era una tattica difficilmente applicabile in cina. Questa strategia è allora rimpiazzata con quella che mao definisce la linea di massa: il PC deve essere non solo maestro e guida, ma anche allievo delle masse. Questo rapporto dialettico fra PC e masse assomigliava molto a una forma di democrazia applicata derivante dalla tradizione cinese confuciana. Qual'era questa tradizione? Che il funzionario del partito doveva ascoltare le esigenze del popolo e governare il meglio possibile in suo favore. Un uomo pubblico a disposizione della popolazione. Secondariamente, la strategia rivoluzionaria cinese maoista predilige contadini anziché operai, diversamente da quanto dicevano marx e lenin. Mao considera la tradizione culturale della cina: contadini, masse agricole. Valuta poi la repressione sanguinosa ad opera del Kuo-min-tang (anni '20). I lavoratori erano allora insorti sotto il PC, e una dimostrazione fu sedata nel sangue. Dunque si capisce che questa strategia è insidiosa. Quindi, l'armata rossa, l'esercito popolare, era stata cacciata progressivamente da tutti i centri urbani dal kuomintang. Era nei centri urbani che il capitalismo si stava insediando. L'esercito nazionalista, armato dagli occidentali, aveva cacciato le milize comuniste da questi centri. Mao dice: non ci sarà altra possibilità che ritirarsi e insediarsi fra i contadini. Va verso l'interno, ai limiti dell'isoieta. Inizia negli anni '20. si ritira in zone rurali, ricostruisce il PC falcidiato da arresti e uccisioni e creerà una coscienza di classe per milioni di contadini. Contemporaneamente, il partito comunista maoista si modella sulle esigenze sociali dei contadini e loro valori. È guida e allievo dei contadini. Questo approccio ci aiuta a capire come mai tutti i funzionari statali e di partito, professori compresi, venivano tutti mandati una volta l'anno a lavorare in campagna. In parte, ci aiuta anche a capire, la linea di massa, la rivoluzione industriosa partita dalle campagne e in seguito consolidata e ampliata dalla riforme volute da deng xiaoping. Spiega anche l'attuale preoccupazione dell'elite cinese, che sempre mise in cima alle priorità la diffusione dell'istruzione nelle campagne, controllo flussi migratori, più servizi ai villaggi. Tuto si riassume con l'etichetta di: nuovo socialismo delle campagne. Recentemente, per la prima volta nella storia della cina, la popolazione rurale è scesa sotto il 50%. si tratta di un insieme demografico, quello dei contadini cinesi, superiori all'intera popolazione del sud-america, dell'africa. Si avvicinano a quelli dell'europa. Nessun altro paese al mondo, tranne l'India, ha la stessa caratteristica. C'è uno storico cinese che ha sostenuto che, se si sommano i periodi in cui il governo centrale perse il controllo delle sue aree interne, emergono circa 1000 anni di chaos interno. Dice allora: solo un miracolo può salvare la cina da se stessa. Rivolte, carestie, ecc... non sono eccezionali alla luce di ciò, ma ciclicamente sono la regola. 1000 anni, anche se sommati, sono tanti... è probabile, dice, che nei prossimi 10 anni vi sia un collasso di qualche tipo. Sollevazione popolare, crisi economica, pressione esterna, catastrofe naturale, o più eventi in uno potrebbero essere.
Consideriamo la globalizzazione: milioni di contadini cinesi si muovono ogni anno dalle campagne. I costi di questi movimenti sono circa il 4% del pil cinese. La conseguente pressione sulle infrastrutture appare difficile da gestire. Se arriviamo alla stazione di pechino, vediamo che ci sono, a perdita d'occhio, casette in linea, per un km gialle, per uno rosa, per uno bianche, ecc... è un fenomeno d'urbanizzazione. In fondo in fondo, quando finiscono le case, si vede.. blu. Consideriamo che sono 12 milioni i contadini che si muovono ogni anno. C'è questo problema sulle infrastrutture.
La superficie delle stradee costruite in cina aumenta del 6% all'anno, il numero delle auto del 10%. gli investimenti nell'idrico crescono. È probabile, secondo alcuni esperti, che i fiumi cinesi soffriranno per carenza d'acqua in futuro. E lo stesso si può dire per l'elettricità. Il quadro generale risente anche della burocrazia: c'è un certo disorientamento in cina, che ha ridotto la fase di gradualismo a una fase d'immobilismo. Il governo centrale, si dice, scarica sulle contabilità locali delle singole province il suo debito: il 20% ufficilamente dichiarato di rapporto debito/pil è in realtà l'80%. Sono questi escamotages contabili che lo riducono. Ci sono ingerrogativi anche sulle concrete possibilità da parte del governo cinese di sostenere le sue imprese con aiuti e agevolazioni fiscali. Vi sono state, lo sappiamo, pressioni americani perché la cina rivaluti la moneta per ridurre il vantaggio che derivano dalle esportazioni. La cina non accetta, perché sa che ciò equivale a ridurre l'occupazione nelle aziende pubbliche. I dirigenti cinesi sanno bene che, per mantenere le disoccupazione nelle bande rurali sotto il 20% (soglia critica), il pil deve crescere almeno del 7% l'anno. Al momento, la popolazione rurale cinese percepisce un reddito mediamente inferiore del 15% a quello della popolazione urbana.
Il territorio cinese non è omogeneo, e la sua vastità nasconde sacche di povertà profonda. Vi sono fabbriche-dormitorio, dove famiglie intere vivono con 1 dollaro al giorno. Vivono in grandi camerate. E parliamo di imprese con migliaia e migliaia di operai. Si vede ancora la loro grande povertà. Stanno in quell'area 5 o 6 anni, magari con la moglie e i figli in un'altra città...
nel corso della storia della cina, nessun teorico ha approfondito il problema della gestione delle crisi, cicliche. Nasce un imperativo per chi vuole governare la cina: il controllo del mercato interno e delle masse rurali. Sono i due punti strategici. La rivoluzione culturale stessa ha dato, come visto, impulso alle industrie di municipalità e villaggio. A partire dagli anni '80, con il ridimensionamento del messaggio della rivoluzione culturale, riappaiono le differenze fra città e campagna. Due mondi che tendono a contrapporsi. Il timore è che oggi la cina riscopra la propria tradizione rivoluzionaria. Alcuni segnali denotano questa tendenza: la cina è segnata da un forte aumento delle differenze di reddito, e il malcontento popolare per l'esito delle riforme è diffuso. Fino a pochi anno fa, le disparità di reddito erano controllate per alcuni motivi: per tutto il periodo delle riforme, si assistette ad un miglioramento del welfare di base in risposta all'aumento dei prezzi generale. Secondariamente, la differenza di reddito fu comunque accompagnata da un aumento dei redditi dei ceti medi. Terzo, un punto molto importante, la mobilità inter-generazionale: i figli delle famiglie cinesi, a parità di condizioni, livello d'istruzione, ecc, guadagnano più dei padri. C'è questa fiducia, i cinesi nel corso della loro carriera si migliorano, possono effettivamente migliorare le proprie condizioni economiche. Questi ceti medi, che costituiscono piccola e media borghesia urbana,  sono diventati gli interlocutori del partito. Il ministro degli interni cinese utilizza una categoria, i dati relativi alla “turbativa di disordine pubblico”, una voce che include sommosse, rivolte, disordini sociali generali. Secondo la fonte cinese, nel '93 questi erano 10 mila. Nel 2002, 50 mila. L'anno dopo, 58 mila. Due anni dopo 74 mila, nel 2005 87 mila. 2009, 90 mila. 2001, 190 mila. Crescono i disordini! Motivi? Vari: pagamento delle tasse; un funzionario locale mal comportato; destinazione di treni agricoli a uso industriale; casi di corruzione; degrado ambientale. Fino a 7-8 anni fa, i moti erano tutti sedati. Nell'ultimo periodo, invece, vi furono veri successi dei manifestanti: la polizia dovette ritirarsi, e le autorità scendere a compromessi. Altri imitarono questi casi. Divennero storia, sorsero emuli. Nel 2011, l'inflazione in cina aveva toccato il 9 % fra gennaio e marzo. Un dato più elevato del previsto, e in aumento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. A fare da traino a questo fenomeno furono i generi alimentari, cresciuti dell'11,7%. Nell'ottobre dello stesso anno, i prezzi del cibo erano aumentati del 10% su base annua, a fronte d'un aumento dell'8% a settembre. Vi sono insomma sussulti. Queste cifre sono stimate per difetto. La metodologia del calcolo di questi indici non prende in considerazioni alcuni prezzi, come il trend immobiliare (fondamentale invece per l'economia). L'inflazione reale è dunque ben al di sopra della stimata. Una crescita che pare inarrestabile! La banca centrale ha provato a ridurre l'emissione di moneta, ma i risultati non sono stati ottimali.

22/03/13

Concludemmo con il tasso d'inflazione reale in cina, superiore rispetto alle statistiche artificiali. Le cifre sono superiori rispetto alle aspettative del mercato. Quando un paese cresce, l'inflazione è inevitabile, ma dovrebbe essere controllata: 2-3% massimo. In cina emerge una classe operaia, tradizionalmente era invece ridotta e sostituita dai contadini nelle rivendicazioni. Nel 2006, china record bulletin: ogni città di medie dimensioni registra una forte componente operaia. Qual'è la peculiarità dell'operaio cinese? La rivoluzione industriosa ha prodotto questa figura, un operaio simile a quello che da noi lavorava in fabbrica negli anni '50: un tuttofare. Se serve scarica il camion, lo guida, se c'è da tirare un filo della luce lo collega, magari sa usare un po' il computer. Se c'è da smaltare un muro lo può fare, e via dicendo. Ha piccole nozioni di meccanica, può riparare alla meno peggio un camion. Per questi motivi, gli operai cinesi sono flessibili: hanno conoscenza di tutta la filiera produttiva. Quando scioperano creano grossi problemi: compromettono l'intera catena produttiva. Da noi, il grado di automatizzazione e la divisione spinta del lavoro, invece, permettono che anche solo pochi operai possono, per qualche tempo, far funzionare l'intera filiera produttiva: in Cina, impossibile. Ivi, le fasi del lavoro sono fortemente interconnesse fra loro, proprio perché si basano su produzioni ad alta intensità di lavoro. Contadini migrati dalle campagne occupati in produzioni destinate all'esportazioni, e il posto fisso è una delle recriminazioni più sentite. Il movimento operaio in cina è ancora in fase embrionale, ma in crescita. Il movimento operaio dell'età dell'oro, durante gli anni '30 in america: il decennio in cui si esce dalla grande crisi, e grazie alla politica aggressiva dei sindacati ottengono buoni risultati. Si alleeranno anche con la mafia, i sindacati americani. Perché? I padroni avevano delle squadre, milizie private, che andavano in giro a picchiare i sindacalisti e gli operai, usavano metodi intimidatori. A un certo punto, i sindacati si alleano con la mafia per avere un protettore. E le organizzazioni mafiose organizzano piccoli attentati nelle fabbriche. La cosa continua, e alla fine il sindacato americano non riuscirà a controllare questa connivenza. Abbraccio mortale. Finisce con la 2° guerra mondiale. Il tasso di crescita, sia per recriminazioni che per risultati che ottengono, è quello degli anni '30 negli usa, da parte del movimento operaio cinese. È una sfida per la dirigenza. Già ci furono cambiamenti: la dirigenza cinese aveva già introdotto una legislazioni che migliora le condizioni di lavoro, i livelli salariali (negli ultimi due anni). Emerge la preoccupazione di controllare il ceto produttivo prima che sfugga di mano all'intero paese. Queste concessioni, nei regimi autoritari, sono interpretate dal popolo come segno di debolezza da parte del potere. Quando cominciano queste recriminazioni, tendono a non fermarsi più. La questione finale è: se lo sviluppo cinese può essere un elemento che produce equità fra europa e asia, stesso quesito che si poneva Smith, oppure no. La risposta potrebbe essere positiva, ma con qualche puntualizzazione. La Cina sembra essere al momento il vero vincitore della guerra al terrorismo voluta dagli USA dopo l'11 settembre. Almeno due considerazioni facciamo: dopo l'11 settembre, la Cina ha aumentato il suo peso geo-politico. È ormai facile per molti analisti parlare di Beijing consensus anziché di Washington consensus. La differenza fra i due approcci qual'è? Quello cinese prevede per molti paesi dell'area non solo maggior sviluppo economico ma anche maggior peso nelle vicende internazionali. L'egemonia cinese, nel suo insieme, pare meno invasiva dell'americana. Parte da parametri diversi, a seconda delle caratteristiche culturali e di sviluppo dei paesi coinvolti. Il Washington consensus prevede invece (o meglio, prevedeva) parametri di sviluppo uniformi ed omogenei ed applicabili a tutti i paesi coinvolti. Il capitalismo americano opera una semplificazione totale. C'è questa ricetta economica conseguente alla creazione di multinazionali che dovrebbe creare sviluppo indipendentemente dal contesto in cui si trova. Perché è più elastica la cina? Il potere centrale ha sperimentato, in cina, difficoltà comunque ad imporsi su etnie e culture diverse. La necessità di controllare etnie interne è stata all'origine di fasi di chaos. Per questo, preferisce, memore di questa lezione, adottare una condotta più defilata, per ridurre gli attriti ed eventuali problemi a livello internazionale. Altra caratteristica? Il multilateralismo. Si basa più sulla cooperazione che su una visione gerarchica, che gli USA derivano dalla guerra fredda. La Cina potrebbe essere il perno di una nuova Bandung. Una potenza egemone che trascina il nuovo corso delle economie emergenti, come fece Olanda contro spagna nel 16° secolo. Si tratterebbe non solo di reclamare una autonomia politica ed economica, ma piuttosto di avviare una vasta cooperazione al fine di alterare e modificare gli equilibri di un nuovo mercato mondiale. Obiettivi particolarmente ambiziosi. Questo quadro è foriero di grandi cambiamenti, molte cose potrebbero succedere: molti di questi poesi potrebbero abbandonare la cina per allearsi all'occidente. Gli scenari sono aperti ancora, e poco definiti. Molto dipenderà da cosa l'occidente potrà offrire. Di certo, in questo momento di difficoltà strutturale è difficile che l'occidente sia credibile.
3 tipi di alleanza nord sud del pianeta: tutte e tre le teorie che abbiamo analizzato, per controllare la cina, sono condizionate dall'impantanamento americano in Medio Oriente. La Palestina è fondamentale per le rotte del petrolio. La questione deve essere risolta. Se questo impantanamento dovesse terminare, anche il peso USA nel sudest asiatico muterebbe. Al momento, il contenimento della Cina da parte USA prevede l'alleanza con alcuni paesi strategici dell'area. L'ipotesi più nefanda è quella di Pinckerton, il terzo che gode: prevede una riedizione di quanto successe in europa fra le due guerre, quindi gli USA che finanziano le potenze in contrasto fra loro. Prevede che ora gli USA finanzino e mettano uno contro l'altro i paesi attorno alla cina, in modo da essere il terzo che gode. Lo scenario di Kissinger prevede invece ancora un ordine mondiale a guida USA, con la cina integrata in un'economia capitalista a guida americana. La proiezione di Caplain prevede uno scenario da guerra fredda, non in Europa ma in asia. Costi e rischi sono elevati ed imprevedibili. Ci sono degli scenari intermedi, che riprendono in parte queste teorie. Non è detto che gli USA debbano concentrarsi sulla cina per contenerla: potrebbero prevedere alleanze con altri stati del sud-est asiatico. L'offerta fatta dagli USA all'India armi nucleari aveva lo scopo di impedire la prosecuzione dei lavori di un oleodotto Pakistan-India, che avrebbe creato un'alleanza regionale inedita. Ancora: gli USA, recentemente, han cercato di cooptare India e Brasile in un gruppo informale, il “partito dei 5”. questo gruppo prevedeva la collaborazione economica fra USA, unione europea, australia, brasile e India. Qual'era l'obiettivo di questo gruppo? Si cercava di creare un blocco economico che doveva simbolicamente mostrare l'alleanza fra sud e nord del mondo. Contemporaneamente, quest'alleanza avrebbe spezzato la collaborazione economica fra brasile e india che avrebbe potuto fungere da volano per altri paesi. Tutti questi progetti si sono arenati. La capacità degli USA però non va sottovalutata. Le prospettive geopolitiche dell'occidente si sono ridotte dopo la caduta del muro, e sembra che gli USA non abbiano mostrato alcuna alternativa all'uso della forza per la governance mondiale, nonostante tutte le prospettive che il crollo URSS ha aperto. Quest'esibizione di forza non è altro che il sintomo di un declino della forza economica usa. Un esercito di prim'ordine senza un nemico. Parliamo di un declino egemonico. Inoltre, ci sono state anche numerose crisi che hanno interessato diversi paesi negli ultimi decenni: Messico (chapas), argentina, turchia (inizi 2000, economia profondamente rivista dal FMI), Tigri asiatiche (a fine anni '90, profonda crisi). Sembra che questi paesi abbiano tutti imparato la lezione, e hanno cominciato a pagare il debito. Il portafoglio dei prestiti del FMI, oggi, è al punto più basso degli ultimi 25 anni rispetto a questi paesi. Sappiamo com'è formato il FMI: ci sono quote di vari paesi, che possono chiedere e concedere prestiti, e gli USA fanno la parte del leone. Hanno un forte peso egemonico. Visto che questi paesi han cominciato a estinguere i loro debiti, le possibilità di controllo su di essi degli USA si sono ridotte. Gli USA hanno una maggiore difficoltà a controllare le dinamiche finanziarie. La Cina ha acquistato notevoli quantità di titoli di stato americano, contemporaneamente ha attirato capitali da molti paesi del sud del mondo, offrendo prestiti a livelli più che competitivi. La cina sta facendo la stessa cosa che la Russia a cipro, a paesi di dimensioni demografiche più importanti. Quando da noi lo spread era a 590, erano stati presi contatti con la cina per vedere a che termini negoziare un eventuale credito rispetto al fondo monetario, ad esempio. Comunque la cina offrì prestiti ai paesi in via di sviluppo a condizioni più competitive. Nel 2006, ad esempio, la cina concesse alle filippine triennale da 2 miliardi di dollari annui (FMI: 200 milioni offrì...). Questo prestito permise alle filippine di ritirarsi dall'Iraq senza subire conseguenze dagli USA. Subito dopo, vi fu un accordo con cui il governo filippino permise la costruzione da parte cinese di importanti infrastrutture a metà prezzo rispetto a quelli offerti dalle multinazionali americane. Al momento c'è anche un'altra tendenza: molti paesi investono ormai nel sudest asiatico. Questi ostacolano la politica globale estera USA. Il venezuela ad esempio: ha prestato all'argentina, al momento del default, oltre 2,4 milioni di dollari, e fatto ingenti acquisti di titoli di stato ecuadoregni. Esiste la teoria del cortile di casa degli USA: che il sudamerica è il loro cortile di casa. Se guardiamo a questa politica che ha sempre caratterizzato gli USA, si può dire che mai come ora essi sono stati deboli nell'esercitare influenza in sudamerica. I surplus derivanti dai ricavi del petrolio da parte dei paesi mediorientali hanno anche perso la via del sudest asiatico. Per adesso, il livello degli investimenti esteri degli USA è rimasto inalterato, ma tutti gli osservatori concordano nell'esistenza di un ingente flusso di denaro verso il sudest asiatico, e i paesi del MO si sganciano sempre di più dalla tutela americana. La primavera araba potrebbe essere uno degli ultimi capitoli dell'egemonia USA. I motivi di questa situazione sono diversi. Hanno influito la mancanza di soluzione della questione palestinese da parte americana. E poi la guerra in Iraq, paese destabilizzato in cui ancora non si capisce chi comanda. È da considerarsi che il MO ha due risorse: una scarsa, l'acqua, una abbondante, il petrolio. L'acqua in tutti i paesi (eccetto Turchia, libano e israele) è in penuria. In magreb il problema dell'acqua è qualcosa che penalizza lo sviluppo, in MO ci sono fiumi che attraversano più stati. C'è pace fredda, guerra pregressa, e mancano trattati che stabilizzino l'area. In questo momento, l'Israele ha un forte surplus. E la popolazione è in forte crescita. L'Egitto è il paese più popolato del MO. Ha ampia popolazione e aumenterà, questa. Concentrata sul 5% del territorio (il resto è deserto). E nessun paese, apparte Israele e arabia saudita, ha politica demografica. Qui l'aumento sarà pari al 50% della sua popolazione. Idem Iraq, iran, giordania. I palestinesi sono nella fascia di fertilità medio-alta. Tutti questi paesi hanno un forte settore primario → anche l'agricoltura richiede acqua. La produttività? Medio-bassa. Assisteremo a una ulteriore fase migratoria dalle campagne verso le città, con tutte le richieste che comporta ciò: case, educazione, assistenza sanitaria, ecc...i tragitti migratori di solito ingrossano bidonville e quartieri marinali. Il passo successivo di solito è andare dall'altra parte del mediterraneo. Come si esce da questa situazione? Che MO rinunci a produrre derrate alimentare per importarle dall'europa. Ma per questo ci vuole la pace. Una collaborazione d'area importante. Tempo fa ci fu, circa 20 anni fa, Pérez propose, all'inizio del processo di pace, un piano che prevedeva lo sviluppo del mediterraneo basato sull'importazione di tecnologia da Israele e UE e manodopera a basso costo. Si arenò tutto col processo di pace. Consideriamo gli oleodotti. Tra tutti i vecchi oleodotti che attraversano l'area, tutti erano vie commerciali che congiungevano i popoli. La situazione che si venne a creare negli ultimi 50 anni è inedita, perché bloccò tutto quanto laddove un tempo c'erano contatti continui. Tutti sfociavano tra siria e palestina. Tutto bloccato. Le vie del petrolio si sono alterate. Il Sumet passa per l'egitto, Petroline per arabia saudita. L'80% del traffico del canale di Suez va da sud a nord, anche se il canale era stato pensato per la funzione inversa. Perché attualmente la pace palestinestinese ne è minacciata? Solo fino a 70 milta tonnellate possono passarvi petroliere. Le mega petroliere da 300 mila devono andare altrove. I costi del passaggio del canale di suez sono i più alti del mondo, 2 volte quelli di panama. L'oleodotto Sumed è poco usato, perché l'Egitto ha tutto l'interesse di sfruttare di più suez. Mantengono delle petroliere al largo che fungono da deposito e sono pronte a partire. I costi aumentano così. Le rotte del petrolio sono fortemente alterate: se vi fosse della pace, il prezzo del petrolio calerebbe visibilmente. Vi sarebbero importanti investimenti che farebbero da volano per tutta la regione. Imprese straniere che dovrebbero fare questi investimenti creerebbero un volano per le imprese arabe. Aumenterebbe il livello tecnologico, ci sarebbe la formazione di migliaia di giovani arabi che potrebbero essere assunti, e sulle coste tra libano israele e siria si potrebbero costruire poli petrolchimici in cui potrebbe arrivare il gas tramite viadotti, essere liquefatto e trasportato in europa. Il MO ha riserve naturali di gas tra 25 e 30%, è strategica per le riserve di tutto il mondo. Perché, poi, non costruire una serie di centrali elettriche sparse lungo tutto il magreb, alternate a centrali che sfruttano energie alternative (considerata l'esposizione solare). Se ci fosse questa cooperazione, potrebbe succedere che l'Europa acquista energia in inverno e la restituisce in estate. Si creerebbe un grande circolo virtuoso. Ma la guerra lo impedisce. In questo scenario è ancora più impressionante la mancanza di iniziativa da parte dell'unione europea. Anche gli USA dovrebbero avere interesse a intervenire, ma prima di tutto si tratterebbe d'un progetto che agevolerebbe l'europa. Pérez, personaggio un po' ambiguo perché politicamente non ha mai vinto niente, ma è sempre riuscito a stare un po' a galla. Il suo momento di fama è proprio questo progetto, e viene dipinto come uno ambizioso, ma questo progetto di grande cooperazione, che doveva sfruttare il basso costo della manodopera araba e la tecnologia e i capitali europei e israeliani.
Torniamo alla Cina ancora però. In passato, l'investimento principale dei paesi del golfo consisteva nell'acquisto di titoli di stato americani. Così, gli americani finanziarono molte delle loro guerre. Oggi, costoro vedono nel sudest asiatico un'alternativa d'investimento più redditizia. Ci fu, nel 2006, per la prima volta un ministro indiano che si espose ufficialmente che invitò gli operatori economici indiani a trasferire i propri investimenti dagli USA al sudest. Negli USA questa fu accolta con scalpore. Un atto di ostilità lo ritennero. Ma Sinth si limitava a fotografare una tendenza già in atto da tempo. I neo-con sono preoccupati dal declino egemonico dell'occidente, disegnano scenari catastrofici, ma propongono rimedi che sono quelli di un terzo conflitto mondiale. Prevedono scenari da conflitto mondiale. Il futuro dovrebbe essere valutato con una certa attenzione: è vero che gli USA non riusciranno ad imporre l'egemonia con la propria forza militare, ma non è detto che il dollaro non continui a rimanere moneta di riferimento degli scambi, come avvenne per la sterlina per qualche decennio dopo il passaggio del testimone agli USA. Quel che sorprende, a distanza ormai di qualche decennio, è ammettere il sostanziale fallimento di tutte le politiche liberiste adottate dai tempi di Reagan e Tatcher fino a oggi. Politiche fallimentari nei paesi del terzo mondo, che paghiamo oggi in termini di fine dell'egemonia. In questo momento, la nuova Bandung che potrebbe delinearsi attorno alla cina potrebbe riuscire a perequare le differenze fra sud e nord del mondo. La prima bandung aveva obiettivi ideologici, quella di oggi ha basi esclusivamente economiche. Basi più solide. Capiamo allora bene che l'occidente, così, ha poche possibilità. È difficile che riesca l'occidente ad opporsi a questa rivoluzione che geograficamente e demograficamente coinvolge ampi settori del mondo. La cina e l'india, insieme, hanno un terzo della popolazione mondiale. I reciproci investimenti di questi due paesi potranno influenzare lo standard globale. Facciamo un esempio: il successore d'un sistema informatico come microsoft potrebbe tranquillamente nascere in Cina o India. O gli standard dei nuovi cellulari. Dobbiamo collaborare con questi paesi. Molto dipende da cosa decideranno di fare questi governi. Se lo sviluppo asiatico dovesse ripercorrere la strada indicata dall'occidente, il futuro sarebbe fosco. Disse Gandhi nel 1928: Dio non voglia che l'India imiti l'occidente sulla via dell'industrializzazione. L'imperialismo economico di una piccola isola (UK) imprigiona un continente come l'India. Se l'India le si sostituisse, spoglierebbe il mondo intero. È il momento di fare un bilancio e imparare la lezione del passato. L'occidente ha escluso gran parte dell'umanità dall'accesso alle risorse umane e naturali. Non è stata mai, in sé, una via praticabile dalla maggioranza. Consideriamo che già nel 18° secolo, fra 1741 e '70, il consumo di cotone in UK aumenta di tre volte grazie alla filatura meccanica. Se la cina avesse dovuto realizzare un simile aumento, avrebbe dovuto importare quantità di cotone disumane. La sola provincia del quantung importava dall'india una quantità di 6 volte superiore all'inghilterra. Il successo della rivoluzione industriale inglese è dovuto principalmente al fatto che UK aveva un mercato ridotto. L'aumento delle esportazione era conveniente. E poi, la visione gerarchica che pone il capitalismo al centro del mondo. C'è anche da dire che la Cina, se avesse applicato gli stessi parametri di UK, avrebbe avuto una crescita inferiore. Le dimensioni ridotte dell'economia inglese garantiscono forniture adeguate... meccanismo impossibile in Cina con le stesse condizioni.

 

 

Fonte: http://www.besid.it/appunti-e-materiale/category/35-geopolitica?download=155:dispensa

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