Dispensa di musica

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Dispensa di musica

Avvio alla scrittura e alla grammatica della musica.

  • Il pentagramma
  • Le note
  • Le note sulle linee
  • Le note dentro gli spazi
  • La battuta
  • Indicazione di tempo
  • La doppia stanghetta
  • Il segno di ritornello
  • Le figure di valore o segni di durata/ le pause
  • I caratteri del suono: altezza, intensità, timbro e durata.

La storia della musica

  • La musica nella preistoria
  • Le grandi civiltà
  • La musica medievale

Gli strumenti dell’orchestra

 

Il pentagramma      

Il pentagramma è un rigo musicale formato da cinque linee e quattro spazi. Le linee e gli spazi si contano dal basso verso l’alto.

                                      

La chiave di violino o di sol è una chiave che si mette all’inizio   per conoscere la chiave di lettura delle note . E’ detta anche chiave di sol perché si scrive sulla seconda linea, dove si trova appunto la nota sol.

Le note in tutto sono 7 e sono: Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si. Esse sono così disposte sul pentagramma:  

 

 

Le note sulle linee sono: Mi, Sol, Si, Re, Fa:

 

Le note dentro gli spazi sono:

Le Figure musicali e la loro durata

 

 

 

 

 

La semibreve vale 4/4

La minima vale 2/4

La semiminima vale ¼

La croma vale 1/8

La semicroma vale 1/16

La biscroma vale 1/32

La semibiscroma vale 1/64

 

 

La posizione delle note sul pentagramma individua l'altezza dei suoni e….

 

 

 

 

 

... la forma delle figure musicali ne definisce la durata.

 

 

 

 

 

La nota  scritta sul pentagramma è un SOL, in quanto si trova sulla seconda linea e vale 2/4 poiché ha il valore di una minima.

 

Le pause

 

Il tempo musicale

 

 

 

 

Quando si parla del tempo in musica, si fa riferimento all’ andamento e alla velocità con cui viene eseguito un brano.

 

La misura o battuta

 

 

 

 

       

La misura o battuta è una parte di pentagramma racchiusa tra due stanghette dentro le quali si scrivono le note e le pause:

       1 Battuta      / 2 battuta

Il ritmo

 

 

 

Il ritmo binario comprende 2 pulsazioni per ogni battuta; il ritmo ternario comprende 3 pulsazioni per ogni battuta; il ritmo quaternario comprende 4 pulsazioni per ogni battuta

Accanto alla chiave di violino viene scritta una frazione che indica il numero delle pulsazioni contenute in una battuta. Alla fine di una composizione si mette la doppia stanghetta .

Le indicazioni di tempo

 

 

 

 

      

Il tempo viene  indicato con  una frazione numerica scritta accanto alla chiave di violino , all'inizio del brano.

 

 

 

 

   

Il numeratore della frazione indica il numero dei movimenti all'interno della battuta

 

   

Mentre il denominatore indica quanto vale ogni movimento.

 

 

La scala musicale

 

 

 

 

In musica spesso si parla di scala musicale e si sente dire che una melodia è in una certa tonalità (ad esempio in DO).

 

 

 

 

 

 

Quando sette suoni vengono disposti in ordine successivo, essi formano una scala musicale ( dopo il settimo suono viene ripetuto il primo per completare l'ottava).

 

I gradi della scala

 

 

 

 

I suoni che compongono la scala vengono anche chiamati 'gradi'. Per indicarne la posizione all'interno della scala si usano le cifre romane. Il primo suono quindi corrisponderà al primo grado; il secondo suono al secondo grado, e così via.

 

 

 

Ad esempio nella scala di DO il primo grado corrisponde al DO, il secondo al RE, il terzo al MI e così via.

 

I caratteri del suono

L’altezza

  • l’altezza ci permette di distinguere i suoni alti da quelli bassi.

L’intensità:

  • l’intensità ci permette di distinguere i suoni forti dai suoni deboli

La durata

  • la durata ci permette di descrivere i suoni come lunghi, corti, molto lunghi, molto corti

Il Timbro

  • Il timbro ci permette di capire da quale voce o da quale strumento è prodotto un suono.

LA MUSICA NELLA PREISTORIA

Nulla ci è arrivato delle musiche di quei lontani mil­lenni, a parte alcuni brevi frammenti di dipinti greci giunti fino a noi su papiro, ma scarsamente decifrabili. Bisognerà aspettare il medioevo per avere il primo repertorio di musiche, scritte sui codici. Sappiamo però molto delle pratiche musicali di quei popoli e del loro modo di considerare la musica. Per i nostri antenati, tutti i suoni della natura sono le voci degli spiriti che la abitano. Quando un uomo imi­ta il suono di uno spirito, questo entra in lui. Anche con la divinità si comunica attraverso il suono. Ancora fino a pochi decenni fa, per gli Indiani d'America e per i Veda dell'India, Dio ascolta l'uomo solo se questi si rivolge a lui cantando e suonando: la musica è l'unico linguaggio umano che possa convincere la divinità. La musica nasce dunque da bisogni religiosi. Per questa ragione, era af­fidata ai sacerdoti del villaggio, gli sciamani. La musica diventava un mezzo essenziale per con­vincere gli spiriti a mandare le piogge o il sereno, a far nascere felicemente un bambino, a procurare successo nelle spedizioni di caccia; o a provocare un maligno sortilegio. Poco per volta, la musica diventò un mezzo di espressione e di comunicazione con gli altri. Ai nostri antenati, che vivevano nelle grotte o nelle palafitte, il mondo doveva apparire abitato da creature invisibili e misteriose. Non si potevano vedere, ma si sentivano le loro voci: il sibilare del vento, lo scroscia­re delle piogge, il tumulto dei tuoni, i tonfi delle pietre cadute...Tutto un mondo misterioso, e spesso ostile, che i primitivi sentivano il bisogno di dominare, facendose­lo amico. E il modo migliore di farselo amico era quel­lo di entrare in comunicazione con le creature che lo abitavano. Come? Ripetendo i loro suoni sugli ogget­ti a portata di mano. Poco per volta, si passò a operazioni più complesse. Il muggito del bisonte poteva essere imitato soffiando a un'estremità del suo corno; il tuono, battendo su una pelle d'animale tesa su un corpo cavo; il vento, fa­cendo ruotare nell'aria lunghe pietre, i rombi; la piog­gia, scuotendo zucche riempite di semi; e così via. I pri­mi strumenti nascono così, circa quarantamila anni fa: lo provano i reperti archeologici.

 

 

 

LE  GRANDI  CIVILTA’

Intorno al 3000 a.C nascono le prime grandi civiltà. L’uomo non è più nomade e si mantiene grazie all’agricoltura e all’allevamento. Possediamo numerose testimonianze di scrittori, e opere di pittura e scultura -che ci mostrano strumenti musicali evoluti, scene indiane di attività musicale intensa. La musica accompagnava la vita familiare e civile, re­ligiosa e militare, di tutti i popoli antichi, diversi fra loro ma accomunati da una sorprendente affinità di usanze e di tecniche musicali. Grande era l'im­portanza assegnata alla musica da quelle popolazioni.

I Cinesi per esempio sentivano che la musica è in grado di produr­re un'armonia interiore, un'ar­monia fra pensiero, senti­mento e volontà. E questa armonia era per loro la stessa armonia che regola l'intera vita dell'universo. Perciò la cura delle regole musi­cali era affidata ai supremi sacer­doti.

 

EBREI ED EGIZI

 

La Bibbia è una delle fonti più importanti delle pra­tiche musicali dell'antichità. Vi troviamo descritta con cura una quantità di strumenti musicali. Per rendersi conto del fasto delle cerimonie religiose del popolo ebraico, basti pensare che i re d'Israele Davide e Salomone arrivarono a organizzare cori di ventimila perso­ne, accompagnate dal suono d'intere orchestre. :

Anche le varie occasioni della vita quotidiana, priva­ta e pubblica, erano accompagnate dalla musica. Tutte, dalla culla alla tomba, dalla festa per la nascita del bam­bino, al lamento per la scomparsa del vecchio capofa­miglia.

Gli affreschi e i rilievi egizici mostrano figure di paesani danzanti al suono degli strumenti, o principi e principesse intenti a spettacoli musicali.

I testi letterari giunti fino a noi ci raccontano che i contadini, o gli addetti alle portantine, alleviavano le proprie fatiche con canti appositi.


 Nei periodi di guerra, trombettieri e tamburini convocavano le truppe, dava­no gli ordini di schieramento, le incitavano all'assalto.

 

L’ANTICA GRECIA

La musica aveva una funzione determinante nei drammi teatrali greci, che erano la forma d'arte princi­pale della loro cultura: una presenza fissa era quella del coro, a cui era affidato il compito d'introdurre e di commentare le azioni. Ma anche la poesia era nor­malmente cantata, non semplicemente recitata; ed era accompagnata da strumenti. Si distinguevano due generi principali:

la citarodia: canti accompagnati dalla cetra.

la aulodìa: canti accompagnati dall'aulos.

 L'aulos era uno strumento di canna, ad ancia. Mentre nelle antiche civiltà orientali l’uso principale della musica era quello religioso, i Gre­ci impararono presto a servirsene in tutte le ma­nifestazioni della vita privata e sociale. Nella stessa Iliade, il grande poema epico di Omero, leggiamo che il guerriero Achille, nelle pause delle battaglie, si dilettava cantando e suonando.

I Greci sentivano fortemente l'effetto emotivo che i diversi tipi di mu­sica generavano nell'ascoltatore. Così per esempio la musica che usava prevalentemente intervalli di tono (il genere diatonico) era sentita più "virile" di quella che usava prevalentemente semitoni (il genere cromatico).

La tragedia ha origini antichissime e deriva dal ditirambo, un canto in onore del dio Dioniso che veniva intonato durante la festa della vendemmia.

I tre più celebri tragediografi dell’antica Grecia furono: Eschilo, Sofocle ed Euripide. Alla musica si interessarono anche i grandi filosofi greci che  nelle loro ope­re descrivono il ruolo che la musica deve avere nel­l'educazione e nella vita dei cittadini.

 

 

 

 

LA MUSICA MEDIEVALE

IL CANTO GREGORIANO

La musica popolare, o quella dei menestrelli, veniva tramandata oralmente. Con le invasioni barbariche, che avevano frenato ogni forma di attività culturale in Eu­ropa, nessuno si preoccupò di trascrivere neppure le musiche colte, che sì tramandavano a memoria.

La ripresa dell'attività culturale si deve ai monaci dei monasteri sparsi per l'Europa. Per scrivere la musica essi perfe­zionarono un sistema intuitivo: per esempio quando la voce sale si disegna una lineetta verso l'alto, quando scende, una lineetta verso il basso. Questi segni si chiamava­no Nèumi

Naturalmente le musiche che questi monaci trascri­vevano non erano quelle "profane"(non sacre) , che anzi la chiesa mal tollerava, bensì quelle cantate su testi religiosi. A fissare le preghiere della comunità cristiana fu papa Gregorio Magno, intorno al 600.

Sono anni terribili per Roma: i Longobardi sono giunti fino alle porte della città; la peste imperversa; nell'Occidente cristiano dilagano spinte a separarsi dal­la chiesa romana. Gregorio riesce a tenere a bada i Lon­gobardi, e si dedica all'assistenza della popolazione, che l'imperatore d'Oriente non può arrivare a proteggere. Così inizia il potere temporale dei papi.

Gregorio si accinge a una grande opera di unificazione della liturgia, in modo che in tutta la cristianità si  seguano i medesimi riti: è un modo per salvaguardare l'unità della fede.

Anche le preghiere da cantare nelle diverse occasioni religiose vengono ordinate, e fatte trascrivere in un grande libro, l’Antifonario. Però le musiche  su cui queste preghiere sono cantate non vengono ancora scritte.

Le principali caratteristiche del canto gregoriano sono:

  • ha il testo in latino;
  • è vocale cioè senza accompagnamento strumentale;
  • ha ritmo libero.

Le principali forme in cui il canto gregoriano si è sviluppato sono:

  • il canto salmodico (lettura intonata dei salmi);
  • il canto melismatico.

 

 

L’INVENZIONE DELLE NOTE E DEL PENTAGRAMMA

Guido d’Arezzo, monaco benedet­tino, inventa un sistema per ri­chiamare alla mente, e quindi per cantare, i diversi gra­di della scala, associandoli a nomi particolari, i nomi delle note.Guido prende questi nomi dall'inizio dei primi versi dell’inno di San Giovanni.

UT QUEANT LAXIS

RESONARE FIBRIS

MIRA GESTORUM

FAMULI TUORUM

SOLVE POLLUTI

LABII REATUM

                                             Sancte Johanne

Inoltre perfeziona il siste­ma di scrittura musicale a linee paral­lelesu cui vengono collocati i segni musicali allora in uso (i nèumi).Inizialmente le linee sono quattro (tetragramma), in seguito ne viene aggiunta una quinta e nasce il pentagramm


GLI STRUMENTI DELL’ORCHESTRA

Gli strumenti musicali si classificano secondo il materiale che, vibrando, emette il suono. Osserviamo attentamente questa tabella.

CORDOFONI, cioè strumenti a corda

Strumenti a corda strofinata, tramite l’archetto (sono chiamati anche archi)

Violino, viola, violoncello, contrabbasso

Strumenti a corda pizzicata

Liuto, mandolino, chitarra, arpa, clavicembalo

Strumenti a corda percossa

pianoforte

AEROFONI, cioè strumenti in cui viene messa in vibrazione direttamente l’aria

organo

Strumenti a fiato, i legni

Ottavino, flauto, oboe, clarinetto, fagotto

Strumenti a fiato, gli ottoni

Tromba, trombone, corno, basso tuba, sassofono

MEMBRANOFONI, cioè strumenti in cui il suono è prodotto da una membrana in pelle messa in vibrazione

Timpani, tamburo, grancassa

IDIOFONI, cioè strumenti in cui vibra il materiale stesso di cui sono composti

Legnetti, xilofono piatti, vibrafono, gong

ELETTROFONI, cioè strumenti che si servono dell’elettricità per produrre il suono

Sintetizzatore, chitarra elettrica

 

Fonte: http://www.ictelesiomontalbettirc.gov.it/attachments/article/1020/Dispensa%20musica%20a.s.%202013-2014.doc

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