Ercole Eracle storia dei suoi viaggi e delle sue fatiche

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Ercole Eracle storia dei suoi viaggi e delle sue fatiche

LE FATICHE DI ERCOLE

Le dodici fatiche compiute da questo mitico eroe rappresentano il cammino che il discepolo compie sulla Via, preparandosi al successivo ciclo di Iniziazioni che porteranno alla liberazione finale.
Nella fase del discepolato, la volontà dell’anima s’impone sulla natura inferiore, attraverso la libera scelta di una disciplina in grado di accelerare quella crescita evolutiva comunque assicurata dalle leggi di natura.
In tal modo, nel corso di una innumerevole serie di esistenze, le forze latenti negli esseri umani saranno scoperte ed utilizzate in armonia con gli scopi divini che si dispiegano sul piano  delle ère di cui è costituita una manifestazione universale.
Nel caso specifico, Ercole attraversa i dodici segni dello zodiaco, da Ariete fino a Pesci, esprimendo le caratteristiche di ciascun segno ed acquisendo nuova conoscenza.
Egli, cioè, utilizza i dodici tipi di energia con cui la coscienza del Divino si esprime nella forma, riportando una vittoria sulla materia e pervenendo all’autorealizzazione.
Si tratta di un lavoro che ciascuno di noi è chiamato a compiere, per controllare le forze insite nella natura umana e divenire dapprima servitori dell’umanità ed infine Salvatori del mondo.
Nell’astrologia esoterica, si parla di quattro costellazioni che caratterizzano le prove fondamentali che un discepolo deve con fatica superare; esse costituiscono la cosiddetta Croce Fissa nei cieli su cui deve immolarsi il discepolo sulla Via interiore e sono quelle del Toro, del Leone, dello Scorpione e dell’Acquario.
Ora, nel mito, non a caso Ercole è raffigurato con un collo taurino, alludendo alla sua risolutezza; veste una pelle di leone; uccide i serpenti e l’Idra di Lerna; usa l’intelletto tipico dell’Acquario il cui motto infatti è “conoscere”.
Il suo cammino poi continua fino al Capricorno, in cui diviene a pieno titolo un Iniziato.
Vediamo ora di comprendere i significati di questo mito, andando oltre l’interpretazione letterale dello stesso.
Dunque Ercole, il cui primo nome era Alchèide (dal greco alché, forza, coraggio), per volere di Giove fu soggetto al potere di Euristeo, cioè al comando dell’anima, poiché in greco l’aggettivo euristenès vuol dire “onnipotente”; del resto, il nome Ercole o Eracle significa la gloria di Era ed Era rappresentava la psiche o anima (dal sanscrito svar, cielo). L’eroe greco, dunque, riusciva ad esprimere sul piano fisico il potere della sua innata divinità.
Inoltre, egli aveva un padre divino (Giove) ed una madre terrena (Alcmena), a significare la dualità di Dio nella manifestazione, dello Spirito e della Materia che s’incontrano nell’uomo, il quale ha il dovere di liberarsi dai vincoli che l’imprigionano nella dimensione terrena.
Ercole era un gemello, ma suo fratello era nato da un padre terreno (Anfitrione), mentre lui vantava discendenza divina; il che vuol dire che nell’uomo sussistono due aspetti: la personalità (fisica, emotiva e mentale) e la natura spirituale che con le sue intuizioni spinge al divino, attraverso una lotta che scaturisce dalla consapevolezza di questa dualità.
Ora si sa che Ercole ancora bambino uccise il suo gemello, nel senso che ben presto egli fu consapevole di non essere un’entità divisa, duale, ma un’unità di anima e corpo.
Ancora in culla, uccise due serpenti, cioè quelli della materia e dell’illusione che lo tenevano prigioniero; chiaramente, non si tratta del serpente della saggezza che si manifesta quando gli altri due vengono uccisi.
Si dice anche che egli fosse alto quattro cubiti, cioè che fosse consapevole di possedere,  oltre ai tre aspetti della personalità, quello dell’anima.
Il mito narra che uccise anche i suoi maestri, cioè che ruppe con l’autorità esteriore, per seguire la sua strada. Del resto, Krishna nella Bhagavad Gita invita l’eroe Arjuna a fare lo stesso.


A diciott’anni, uccise un leone e 18 è un numero simbolico formato dal 10 (perfezione della personalità) sommato all’8 dell’energia cristica o del sé interiore.
Si parla poi del suo matrimonio e della nascita di tre figli, cioè dell’unione con l’anima che consta di tre aspetti: volontà, amore e mente spirituale.
Tuttavia, Era (Psiche o anima) lo fece impazzire con la sua gelosia, donandogli la famosa camicia intrisa del sangue del centauro Nesso; per cui, egli uccise i figli, gli amici e chiunque incontrasse; ciò allude alla fase del fanatismo, dello squilibrio e dell’ambizione spirituale che purtroppo caratterizza molti discepoli.
Ercole però guarì dalla sua follia, cambiò il nome terreno di Alchèide in Eracle, cioè assunse il nome dell’anima e s’apprestò a compiere le dodici fatiche.
Gli dèi allora gli fornirono gli strumenti per compiere il lavoro: Minerva una veste, cioè il compito stesso; Vulcano una corazza protettiva d’oro; Nettuno, dio delle acque, dei cavalli che simboleggiano una natura emotiva e sensibile asservita a fini divini; Mercurio una spada che allude alla mente capace di discriminare; Apollo, dio del sole, un arco e delle frecce per centrare il bersaglio ed arrivare alla meta grazie alla luce che fuga le tenebre.
Ercole, tuttavia, non padroneggiando ancora tutti quei doni divini, si arma di una semplice clava costruita con le sue mani e s’accinge all’ardua impresa.

PRIMA FATICA: Cattura delle giumente antropòfaghe. Ariete (21 marzo-20 aprile).

L’Ariete è il primo segno della grande ruota zodiacale che il discepolo percorre in senso inverso rispetto al corso apparente del sole; pertanto, rappresenta il primo passo compiuto sul sentiero della trasformazione.
Emerge dunque la spiritualità, quando le giumente selvagge ed antropòfaghe simbolo della mente inferiore non disciplinata vengono assoggettate al potere dell’anima.
La mente quindi va controllata, ma la personalità non ha questo potere; occorre che intervenga un principio superiore capace di non essere travolto dal fluire disordinato dei pensieri.
È per questo che Abderis il compagno di Ercole viene ucciso dagli animali imbizzarriti, mentre l’eroe riesce nel suo intento.

SECONDA FATICA: Cattura del toro di Creta. Toro (21 aprile-20maggio).

Questa prova ha attinenza col mondo del desiderio e con la sua potenza scatenata; per  questo, il discepolo deve saperlo governare in modo intelligente senza reprimerlo, ma anche senza lasciarsi trascinare da esso.
Il mito narra che il toro cretese era nato dal mare, simbolo delle acque mutevoli ed infide, e che bisognava condurlo sulla terraferma: dall’isola del labirinto, che rappresenta l’io  separato vittima della grande illusione, alla terra dei Ciclopi, gli iniziati dall’occhio unico, quello di Shiva nella tradizione orientale.
Così la materia viene consacrata, purificata e resa spirituale. Quindi, vediamo che Ercole cattura, doma e cavalca il toro, ma non lo uccide, bensì lo guida con intelligenza ed equilibrio.

TERZA FATICA: Raccolta delle mele d’oro del giardino delle Esperidi. Gemelli (21 maggio-21 giugno).

Prima di portare a termine l’impresa, stavolta Ercole va incontro a molti fallimenti. Infatti, disdegna l’aiuto di Nereo, messaggero di verità, mandato in suo soccorso; stenta ad eliminare Anteo (la personalità) e se ne libera solo dopo averlo sollevato da terra; cede alle lusinghe di Busiride, il falso maestro; infine, però, libera Prometeo incatenato ad una rupe ed allevia Atlante che sorregge il mondo dal terribile peso.


Solo dopo aver unificato i due poli del suo essere, anima e corpo, gli eterni gemelli appunto, l’eroe riceve in premio i frutti d’oro, cioè la saggezza costituita da Intelligenza, Amore e Volontà, superando il fascino dell’illusione e consacrandosi all’altruismo.

QUARTA FATICA: Cattura della cerva. Cancro (22 giugno-22 luglio).

A questo punto, l’aspirante è pronto per sviluppare l’intuizione, di cui la cerva dalle corna d’oro è simbolo, perché sfuggente e difficile da catturare.
L’istinto e l’intelletto del discepolo devono essere subordinati a questa qualità capace di elevare la materia al cielo; cioè, fuor di metafora, di riconoscere il regno dello spirito.
Per far ciò, Ercole deve lottare e dedicare l’animale al Dio Sole, ignorando le proteste di Artemide e Diana, simboli della natura inferiore.
I vari aspetti della natura umana, comunque, rappresentano delle tappe da attraversare e non devono essere demonizzati; occorre solo usare correttamente l’istinto e poi servirsi dell’intelletto per condurre la propria ricerca, prima di sviluppare l’intuizione che rende consapevoli del mondo spirituale e del Piano divino.

QUINTA FATICA: Uccisione del leone di Nemea. Leone (23 luglio-23 agosto).

Il simbolo sotteso a questa prova è il superamento del sé individuale; la belva feroce, infatti, allude alla personalità dominatrice che l’aspirante deve uccidere, abbandonando l’egoismo.
Il mito narra che la caverna in cui Ercole strangola il leone a mani nude possiede due aperture, l’una delle quali viene ostruita con una catasta di legna, per impedire alla bestia di fuggire.
La grotta compare in molti racconti allegorici ed in testi sacri; lo stesso Cristo è nato in una di esse ed infatti è qui che la personalità è sconfitta, al momento della nascita del divino fanciullo all’interno dell’individuo che s’accinge a percorrere la Via.
È interessante notare che nella testa, dietro la fronte, esiste una piccola cavità in cui è  inserita la ghiandola pituitaria che presenta due lobi; quello anteriore è la sede della mente  razionale, mentre quello inferiore lo è della natura emozionale.
L’individualità pienamente sviluppata ha qui la sua tana ed è qui che Ercole blocca una delle due entrate, per riuscire a controllare le emozioni personali per mezzo della mente superiore.
A quanto detto si aggiunga che da millenni, sia in Egitto che in Oriente, si conoscono i chakra o centri di energia del corpo eterico; in Occidente, la scienza ha individuato il sistema endocrino, le cui ghiandole si trovano in corrispondenza con i centri eterici suddetti, essendo un  loro riflesso sul piano fisico.
Esiste quindi una diretta correlazione tra le varie dimensioni dell’Essere, come recita  l’antico assioma ermetico: “Come è sopra, così è sotto”.

SESTA FATICA: La cintura di Ippolita. Vergine (24 agosto-22 settembre).

Nel mito antico, Ippolita era la regina delle Amazzoni; indossava una cintura d’oro donatale da Venere, simbolo di unità ed amore.
Ercole se ne impossessa con la forza, mentre lei stava donandogliela senza combattere. L’eroe arriva ad ucciderla, provocando i rimproveri del Maestro che lo assiste nelle difficili prove.
Per bilanciare l’errore con un’azione positiva, Ercole salva la povera Esione da un mostro marino. Ciò significa che i due poli della natura umana, gli opposti maschile e femminile, devono trovare un equilibrio nell’amore e nella comprensione.
La personalità va redenta, non uccisa; bisogna identificarsi con entrambi gli aspetti divini: Materia e Spirito.

SETTIMA FATICA: Cattura del cinghiale di Erimanto. Bilancia (23 settembre-22 ottobre).


La Bilancia è un segno di equilibrio e giustizia; pertanto, la prova serve a dominare se stessi, affidandosi all’anima per guidare il corpo.
È così che Ercole controlla il corpo emozionale od astrale, catturando il cinghiale simbolo del desiderio sulla cima di una montagna, dove si diradano le nebbie della valle e si perviene all’illuminazione.

OTTAVA FATICA: Uccisione dell’Idra di Lerna. Scorpione (23 ottobre-22 novembre).

Il mito narrava che nella palude di Lerna, tra la fetida melma delle sabbie mobili, s’acquattava un mostro serpentino dalle nove teste, di cui una immortale; se mozzate, ricrescevano sempre. Impresa difficile, dunque, quella di annientarlo.
Ercole, tuttavia, dopo vani tentativi, sollevò l’orrida creatura nell’aria e nella  luce  del giorno, provocandone la morte lenta. La testa immortale, venne seppellita sotto una roccia.
Il senso della storia è che l’idra s’annida negli oscuri recessi dell’inconscio, dove albergano desideri e pensieri prodotti dalla natura inferiore. Queste energie non vanno né inibite, né esercitate senza freni, ma sublimate per utilizzarle in modo positivo.
Serve a poco quindi la tecnica escogitata dalla moderna psicanalisi di portare in superficie, cioè all’attenzione della mente analitica, questo fango, se poi non si riesce a sublimarlo nella luce divina.
L’eroe greco, invece, agisce con umiltà, riconoscendo i propri difetti e poi lasciando entrare gradualmente la luce dell’anima, per non essere abbacinato dal suo splendore, fino ad ottenere un pieno dominio sulla personalità che, comunque, resta l’unico mezzo per contattare l’espressione divina nella nostra dimensione duale ed illusoriamente separativa.
La personalità infatti non è negativa in sé; dipende da come viene usata. Dunque, se la  magia nera usa la forma in modo egoistico, quella bianca si serve della personalità per elevare la vita verso la dimensione spirituale.

NONA FATICA: Uccisione degli Uccelli di Stinfalo. Sagittario  (23  novembre-22 dicembre).

Nella palude di Stinfalo nidificavano enormi uccelli feroci, dal becco e dagli artigli  d’acciaio; Ercole ne provoca la fuga precipitosa, battendo dei grandi piatti d’ottone donatigli da Atena, la dea della sapienza, e poi colpendoli con le frecce della sua faretra.
Il senso della storia è abbastanza esplicito: la palude è simbolo della mente e delle emozioni; occorre cacciare gli uccelli che la popolano verso l’aria pura, dominando pensieri e sentimenti negativi.

DECIMA FATICA: Uccisione di Cerbero, guardiano dell’Ade. Capricorno (23 dicembre-20 gennaio).

Ercole scende nell’Ade per liberare Prometeo che vi giace incatenato, ma il cammino è sbarrato dal cane infernale Cerbero, vero e proprio Guardiano della Soglia, dotato di tre teste e coda serpentina, che lo accoglie latrando e spalancando le fauci.
Prometeo è simbolo dell’umanità dotata del fuoco della mente, ma ancora asservita ai desideri; l’iniziato Ercole, ormai libero dai vincoli della personalità, s’impegna con tutto il suo essere a servire ed aiutare il prossimo.
Egli non mira più nemmeno alla propria liberazione ed agisce per il bene in modo impersonale; è per questo che può vincere il cane infernale, ormai libero da desideri, soffocandolo a mani nude. La coda serpentina, simbolo delle illusioni che ostacolano il cammino verso lo spirito,


del materialismo e della natura psichica inferiore, giace ormai inerte, priva di vita; il mostro è vinto e non può più nuocere.

UNDICESIMA FATICA: Pulizia delle stalle di Augia. Acquario (21 gennaio-19 febbraio).

Il regno di Augia era infestato da una pestilenza originata dalla sporcizia accumulata nelle stalle del re, dove enormi mandrie vivevano ammassate da tempo immemorabile.
Ercole ripulisce il luogo, deviando due fiumi dal loro corso e purificando l’ambiente ammorbato da orribile fetore.
Il discepolo, decentrato da sé ed ormai votato al servizio altruistico, non ottiene riconoscenza; infatti, dopo la sua impresa, viene bandito dal re che non ne comprende la magnanimità; eppure, egli svolge una funzione essenziale ammaestrando l’umanità, simboleggiata dalle mandrie, ancora immerse  nella lordura della natura inferiore.

DODICESIMA FATICA: Cattura delle mandrie di Gerione. Pesci (20 febbraio-20 marzo).

Ercole s’adddentra nell’oscura regione Eriteia governata da Gerione, un mostro tricefalo, per condurre le mandrie che vi pascolano verso la Città sacra.
Dopo aver invocato l’aiuto di Elio, il dio del fuoco solare, si libera dall’assalto del cane  Ortro dotato di due teste (la materia e la natura psichica), ma risparmia la vita del guardiano Euritione che gli si sottomette impaurito; infine, uccide con l’arco Gerione.
Poi guida la mandria verso la Città Sacra, dove sarà accolta da Atena dea della saggezza, badando che nessuno si perda e tutti giungano alla meta.
L’eroe greco è divenuto dunque un Salvatore del mondo; infatti, libera l’umanità (la mandria dal rosso mantello, colore del desiderio) dall’influenza del mostro Gerione prigioniero dell’illusione prodotta dalla sua triplice natura inevoluta (corpo fisico, emotivo e mentale inferiore), ma risparmia il guardiano degli animali, che simboleggia la mente; infatti, questa non può essere destituita da ogni potere, se si vuole raggiungere l’anima attraverso la sua mediazione.

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Qui si conclude la storia di Ercole che allude al progredire dell’individuo dall’ignoranza alla saggezza e dal desiderio materiale alle aspirazioni spirituali, per collaborare consapevolmente con l’anima.
Ciascuno di noi può sperimentare le stesse prove, l’alternarsi di successi e fallimenti, assoggettandosi alla medesima disciplina che lo porterà a far emergere la sua innata divinità, il Sé.
La vita di Ercole è la stessa di ogni anima incarnata, che compie il suo cammino attorno allo zodiaco da Ariete a Pesci in senso antiorario, come fanno i Discepoli a differenza degli uomini comuni.
Per concludere, alcune brevi nozioni di astronomia ed astrologia, che aiuteranno il lettore ad orientarsi nell’ambito di argomenti non sempre facilmente assimilabili.
Lo zodiaco avvolge la Terra con una cintura immaginaria di 12 costellazioni, attraversata dalla traiettoria del sole con moto retrogrado nel cielo (eclittica). Il suo punto d’inizio coincide con l’Equinozio d’Inverno.
In realtà, esistono due zodiaci; il primo comprende le 12 costellazioni che il sistema solare tocca in un grande ciclo di 26.000 anni, passando da un segno all’altro circa ogni 2160 anni; il secondo è costituito dalle costellazioni attraversate mese per mese dalla Terra, nel suo moto di rivoluzione annuale attorno al sole.
La percezione di questa perenne rotazione induce nelle menti umane l’idea di uno sviluppo, di un’evoluzione che si attua in un moto d’ascesa spiraliforme da parte di tutte le vite che popolano il nostro sistema.


Ogni segno attraverso cui sembrano transitare il sole e la Terra non è altro che la solidificazione di energie (come del resto lo è tutta la materia visibile, anche secondo la fisica moderna), capaci di produrre effetti potenti non solo su tutte le forme di vita, ma anche sul mondo delle idee.
È per questo che assistiamo al nascere e morire di civiltà, che mostrano un innegabile progresso, secondo un Piano che le orienta verso una Meta luminosa.
Nella sintesi del presente testo, si è accennato alle Croci zodiacali. Senza scendere in particolari troppo astrusi, si può dire che il simbolismo della Croce e del Cerchio è uno dei più antichi e misteriosi, ma accessibile alla ragione umana, soprattutto nella nostra epoca.
Dunque, lo zodiaco forma un anello di 360°; il quadrato di 90° costituisce un quarto della circonferenza, formando quattro angoli: questa è la croce nel cerchio.
Vi sono tre Croci principali che rappresentano i tre aspetti del divino: Spirito, Anima e
Corpo.
Quindi,  lo  zodiaco  può  essere  diviso  nella  Croce  Cardinale  (Ariete,  Cancro, Bilancia,
Capricorno) dello Spirito, percorsa dall’iniziato; nella Croce Fissa (Toro, Leone, Scorpione, Acquario) dell’Anima, attraversata dai Discepoli come Ercole; nella Croce Mobile (Gemelli, Vergine, Sagittario, Pesci) percorsa dagli individui comuni nelle varie incarnazioni che permettono di evolvere attraverso una forma.
Pertanto, nelle tre Croci, che assieme costituiscono la totalità dei dodici segni, è sintetizzata rispettivamente la storia del Cristo cosmico, il Dio che discende nella materia per sublimarla; quella di tutti i Discepoli, che collaborano all’attuazione di questo Piano divino, e quella dell’uomo comune che, spesso inconsapevolmente, è inserito in questo processo evolutivo.
Siamo certi che la conoscenza di questo schema e di tale Progetto che coinvolge tutti i regni della natura (subumani, umani e sovrumani che siano) aiuti a proceder più spediti, consapevoli e liberi sul Sentiero Interiore che costituisce la Via della Salvezza per la materia inizialmente incosciente, che va progressivamente risvegliandosi alla Realtà.
Ed allora, assorti nella meditazione e rivolti alla luce della nostra anima, ripetiamo assieme  le parole di un antico mantra, dicendo: “Guidaci dalle tenebre alla Luce, dall’irreale al Reale, dalla morte all’Immortalità”.

 

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Fonte: http://www.istitutocintamani.org/sintesiLibriBailey/Sintesi_LE_FATICHE_DI_ERCOLE.pdf

Sito web da visitare: http://www.istitutocintamani.org

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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