Friedrich Nietzsche

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Friedrich Nietzsche

Friedrich Nietzsche:

Nietzsche si colloca tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento in una prospettiva del tutto originale. La sua filosofia è espressione di una ragione dissacrante e il suo pensiero è caratterizzato da una forte asistematicità, che presenta comunque una sottile logica.
La maggior parte dei suoi scritti sono in forma di aforismi, brevi pensieri in cui i contenuti vengono presentati senza spiegazioni dirette e in forma allusiva, attraverso simboli, immagini e metafore.
Questo stile rispecchia perfettamente il suo obiettivo, che è quello di prendere le distanze dalle concezioni occidentali, che ritenevano la ragione limpida e ordinata (apollineo). Nietzsche, infatti, valorizza il caos ed il disordine (dionisiaco).
Alla verità si giunge in modo fulmineo attraverso dei “lampi di genio e di follia” che, attraverso immagini e simboli, vengono proposti nei suoi scritti.

Il compito di Nietzsche:
La filosofia di Nietzsche è una filosofia intellettualmente distruttiva, dallo spirito esplosivo: ha, infatti, una forte carica aggressiva, ma non rappresenta una vera e propria distruzione delle precedenti certezze filosofiche (arte del sospetto).
Nietzsche sottolinea come il suo compito non sia di distruggere, ma di smantellare alcune certezze tipiche della filosofia occidentale, per proporre un’alternativa nuova e radicale di pensiero, da lui chiamata “la profezia di un’umanità nuova”, basata sul superuomo, sull’eterno ritorno e sul nichilismo.
Smantellare e decostruire le certezze del mondo occidentale significa ridurlo alle sue parti costitutive, smontando così la loro pretesa di imporsi come assolute e autonome.
Nietzsche, per esempio, non combatte la certezza dell’esistenza di Dio (tipico valore occidentale) affermando che Dio non esiste, perché in questo modo esprimerebbe un pensiero altrettanto assoluto.
Ma decostruisce questa affermazione cercando le origini storiche e psicologiche che hanno portato a tale convinzione, facendola così crollare in quanto prodotto dei diversi bisogni umani.
Un altro esempio è rappresentato dall’altruismo, cioè l’amore disinteressato per il prossimo, un valore fortemente esaltato dai cristiani. Nietzsche afferma che l’altruismo non è altro che una forma di egoismo sublimato: quando compiamo un atto buono e generoso nei confronti prossimo, in realtà lo compiamo solo per amore di noi stessi. Siccome non è un atto moralmente elevato, lo trasformiamo in un’azione verso il prossimo (tipica concezione della sublimazione freudiana).
Anche la sua meditazione sull’essere e le soluzioni che propone sono strettamente collegate alla sua critica della tradizione occidentale.
Del suo pensiero filosofico, caratterizzato da una parte costruttiva e da un’altra distruttiva, quella che maggiormente ha influenzato la filosofia del Novecento è proprio quest’ultima, basata sul nichilismo, ovvero l’affermazione del nulla.

Vita:
Nietzsche nasce a Lützen, in Germania nel 1844 e studia filologia (studio dei classici) prima all’università di Bonn e poi a Lipsia.
Il pensatore a cui fa maggior riferimento è Schopenhauer, che insieme a Wagner, influenza notevolmente la stesura della sua prima opera “La nascita della tragedia dallo spirito della musica”, pubblicata nel 1872.
Ben presto l’ammirazione nei confronti di Wagner si tramuta però in disprezzo, tanto che lui lo definisce “un romantico disperato e marcio”, in quanto nella musica esprimeva un forte pessimismo, così come Schopenhauer nella filosofia.
Tra il 1873 e il 1876 Nietzsche scrive “Considerazione inattuale” e nel 1878 pubblica l’opera “Umano, troppo umano”, che segna il definitivo distacco da Schopenhauer e da Wagner e segna l’inizio della fase cosiddetta illuministica. In quest’opera Nietzsche riconosce infatti alla scienza (espressione di una ragione critica e da qui il termine “fase illuministica”) la funzione di liberare la mente dell’uomo dall’impaccio della metafisica e della religione. Questa influenza continua anche nelle opere successive “Aurora” e “La gaia scienza”.
Nel 1883-84, Nietzsche completa la stesura dell’opera che rappresenta la massima espressione del suo pensiero maturo, “Così parlò Zarathustra”, che viene pubblicato solo nel 1891, quando il filosofo dà ormai segni di forte squilibrio mentale.
Altre opere importanti sono:
“Al di là del bene e del male”, “Genealogia della morale”, “Il crepuscolo degli idoli”, “L’anticristo”, “Ecce Homo”. L’ultima opera, “La volontà di potenza”, viene pubblicata postuma nel 1906 dalla sorella di Nietzsche, la quale aveva raccolto gli ultimi pensieri del fratello.
Su questo scritto in particolare hanno fatto leva coloro che hanno interpretato Nietzsche esclusivamente in chiave politica ed hanno individuato nel suo pensiero un’anticipazione del nazionalsocialismo. Pare però che questi scritti siano stati modificati proprio dalla sorella, che avrebbe accentuato alcuni toni delle frasi, che per il modo in cui sono scritte si prestano ad essere piegate nell’una e nell’altra direzione.
Una lettura esclusivamente politica del pensiero nietzcheano è però assai riduttiva.
Nietzsche muore nel 1900 in preda alla pazzia.

I due spiriti dionisiaco e apollineo:
Nietzsche era un profondo conoscitore della cultura classica, specialmente di quella greca, e nell’opera “La nascita della tragedia dallo spirito della musica”, cerca di andare alle origini della cultura occidentale, cioè nell’antica Grecia, per trovarne il germe della decadenza e della stanchezza.
Nietzsche osserva che nella cultura pre-classica esisteva un’armonia tra due elementi contrapposti e complementari, che costituivano i due poli sia dell’esistenza dell’uomo che della realtà in generale:
dionisiaco e apollineo.
Dioniso era il dio del vino e portatore dell’entusiasmo, della passione e dell’ebbrezza.
Apollo era invece il dio dell’equilibrio, della razionalità e della misura.

Dionisiaco

Apollineo

 

Passione
Entusiasmo
Ebbrezza
Creatività
Energia
Salute
Vitalità
Caos
Oscurità
Musica

 

Ragione
Equilibrio
Misura
Moderazione
Ordine
Armonia di forme
Luminosità
Trasparenza
Serenità
Arti figurative

 

Dionisiaco è l’espressione della dimensione non razionale, degli impulsi vitali e degli istinti, che per natura tendono all’eccesso in modo spontaneo e sregolato.
Dionisiaco è caratterizzato da atti all’insegna della passione, della spontaneità e della creatività.
È l’esplosione della vita, anche in senso strettamente biologico, come energia, salute e vigore fisico.
Dionisiaco comprende però anche tutti i lati oscuri, caotici e disordinati che appartengono e intimoriscono l’uomo. È una sorta di aspetto “notturno” dell’esistenza umana, che crea appunto timore e destabilizza l’uomo, proprio perché egli è incapace di controllarlo.

Se Dionisiaco tende all’eccesso, Apollineo mantiene l’equilibrio, è ragione, razionalità e misura.
Apollineo incarna tutti i caratteri dominanti nella Grecia classica: è bellezza, ordine, senso del limite, armonia di forme e trasparenza.
Dionisiaco si esprime nella musica, mentre Apollineo nelle arti figurative, soprattutto nell’architettura (es. il tempio greco esprime perfettamente la proporzione e l’armonia tra le parti).
Apollineo è espressione di serenità ed è una maschera che l’uomo occidentale si è creato per nascondere gli aspetti caotici del Dionisiaco. Il fatto che l’uomo si costruisca questa maschera, che in un certo senso lo rassicura, è un fatto positivo, in quanto è istintivo in lui cercare il bisogno di protezione. Questa maschera diventa qualcosa di negativo quando Apollineo tende a porsi come assoluto, soffocando i valori vitali del Dionisiaco.

Dalla cultura pre-classica a quella occidentale:
Nietzsche sostiene che la cultura pre-classica era solida e vitale e ciò è evidente nelle tragedie rappresentate da Eschilo e Sofocle, due grandi tragici greci, emblemi della cultura greca e dell’equilibrio armonico in cui Apollineo e Dionisiaco riuscivano a convivere.
Questo equilibrio si rompe con l’arrivo dell’età classica a causa di:

  • Socrate, Platone: nell’ambito filosofico
  • Euripide: nell’ambito della tragedia.

Questo è l’inizio della distruzione della cultura pre-classica, che ha portato al soffocamento di Dionisiaco.
Euripide aveva introdotto nella tragedia il lieto fine (l’ordine prevale quindi sul disordine) e aveva ridimensionato il ruolo del coro (voce narrante che commenta le vicende dei personaggi e rivela i lati più oscuri della tragedia, il coro era ritenuto un residuo degli antichi riti dionisiaci) coprendo così il Dionisiaco con l’Apollineo e introducendo un’armonia apparente.
Ma la colpa più grande viene attribuita ai filosofi, che hanno cercato di razionalizzare tutta la realtà:

  • Socrate, introducendo il “concetto” è colui che per primo ha cercato di dare un ordine razionale alle cose.
  • Platone afferma invece che la vera realtà non è quella presente, ma quella delle idee, in un mondo trascendente, che è l’iperuranio. In questo modo Platone rovescia il rapporto tra ideale e reale. Secondo Nietzsche, Platone ha inoltre introdotto il germe della metafisica che ha poi determinato la decadenza della cultura occidentale. Nello scritto “Così parlò Zarathustra”, Nietzsche fa continuamente riferimento alla terra, affermando di esserle sempre fedeli: questo significa che egli non accetta il trascendente, ma solo il mondo presente.

Tutto questo ordine non ha fatto altro che spegnere gli aspetti più vitali della realtà:
la “Nascita della tragedia dallo spirito della musica” rappresenta quindi una riscoperta e una liberazione del Dionisiaco.

Il Cristianesimo:
Un’altra malattia della cultura occidentale, secondo Nietzsche, è il cristianesimo.
La malattia spesso viene contrapposta alla salute e questo rappresenta un punto di contatto con Freud.
Nietzsche definisce il cristianesimo come «la più sotterranea congiura che sia mai esistita contro la salute, la bellezza e la vita stessa». Il cristianesimo è una religione anti-vitale, in quanto nega il Dionisiaco per valori coma la rinuncia, il dolore e l’altruismo.
Il cristianesimo ha prodotto un individuo auto-tormentato e triste poiché incapace di godere la vita nella sua pienezza.
È una religione del risentimento (spirito di vendetta che i deboli hanno nei confronti dei forti).
Gli spiriti deboli, che non hanno esaltato, perché non possedevano, i valori del Dionisiaco, hanno così fortemente espresso i valori esattamente opposti (la rinuncia, il dolore, la povertà), covando in loro uno spirito di vendetta nei confronti di coloro che possedevano le virtù vitali. 
Questo spirito genera un uomo malato e tormentato poiché soffocato da uno spirito di rinuncia e autolimitazione.
Il cristianesimo è la morale degli schiavi (la vendetta dei deboli, l’esaltazione dei valori opposti, come la povertà e la proiezione del positivo in una realtà che sta al di là) in contrapposizione all’antica morale dei signori (la morale eroica, che esaltava le virtù aristocratiche della forza e della bellezza e che pochi possedevano; esempio sono i poemi omerici).

N.B. Il termine nietzscheano di morale non si riferisce solamente a delle regole imposte appunto dalla morale, ma abbraccia tutte le teorie assolute, come la religione e la metafisica.
La de-costruzione della morale rappresenta quindi lo smantellamento di tutte le teorie assolute.

Critica della morale degli schiavi:
Termini  che indicano come Nietzsche si pone nei confronti della cultura occidentale sono:

  • metodo genealogico:                                                                                                                                      
  • La genealogia è lo studio delle origini.                                                                                                             
  • Il metodo genealogico si propone di decostruire la morale risalendo alle sue origini storiche e psicologiche. Mettere in luce queste origini significa smantellare la pretesa di assolutezza della morale.
  • de-costruzione:                                                                                                                                                                     
  • De-costruire significa smantellare il mondo nelle sue parti e ridurre le certezze ai loro elementi costitutivi, distruggendo la loro pretesa di assolutezza.
  • chimica dei sentimenti:                                                                                                                                                                               
  • In particolare negli scritti “Umano, troppo umano” e nella “Genealogia della morale” Nietzsche parla di una chimica dei sentimenti. Lo spirito umano tende a sublimare gli impulsi vitali in valori ideali e assoluti. La chimica ha il compito di riconoscere gli elementi di base, quelli concreti e “pesanti” (la sublimazione è infatti il passaggio di stato solido a gassoso), che Nietzsche definisce “umani, troppo umani”. L’analisi chimica consiste nel ritorno allo stato solido, da quello gassoso.

impulsi vitali                                        valori ideali e assoluti
 


  • trasvalutazione dei valori:                                                                                                                        La trasvalutazione consiste nell’invertire ciò che la tradizione occidentale aveva a sua volta invertito, mostrando che i veri valori non sono quelli ideali e assoluti, ma sono quelli originari (gli impulsi del dionisiaco), che erano stati negati appunto dalla cultura occidentale.

 

Critica alla scienza:
Inizialmente Nietzsche esprime un giudizio positivo nei confronti della scienza, che ritiene un sapere critico, spregiudicato e che sia attiene ai fatti.
Durante questo periodo, però, il positivismo, corrente culturale che identificava nella scienza l’unica forma valida di conoscenza e che aveva nelle sue possibilità una fiducia sconfinata, porta Nietzsche a ridimensionare il suo giudizio.
Nietzsche combatte contro questa visione positivista della scienza, non accettandone la sua esaltazione ed assolutizzazione.
La scienza, come unica forma assoluta di conoscenza, limita quella sfera della realtà, che non è traducibile in numeri e forme. L’interpretazione scientifica è accettabile, ma non è l’unica possibile, né quella assoluta.

 

 

Giudizio della storia:
Nietzsche sostiene che sia lo storicismo hegeliano (metafisica della storia), ossia il tutto è storico, che, in particolare la storiografia rendevano la cultura troppo proiettata verso il passato e ostacolavano  lo slancio della vita verso il futuro.
L’interesse esclusivo per il passato finisce infatti per soffocare ogni slancio futuro.
Nella seconda parte di “Considerazioni Inattuali”, “Sull’utilità e il danno della storia per la vita”, Nietzsche individua tre tipi di storia:

  • Storia antiquaria: come un antiquario, custodisce i pezzi antichi, preservandoli così come sono, intatti senza modificarli. Nella logica della pietas, quella del rispetto e della venerazione.
  • Storia monumentale: cerca nel passato dei grandi modelli da imitare.
  • Storia critica: è la forma più positiva di storia perché essa viene posta di fronte a un tribunale che la giudica con distacco e che saprà di conseguenza distinguere gli elementi utili per progettare il futuro.

 

Così Parlo Zarathustra:

Prologo:
Zarathustra, è un profeta, che a 30 anni (come Gesù) scende dal monte, dove per anni aveva vissuto in solitudine, e comincia a predicare l’annuncio del tramontare dell’uomo e il conseguente avvento dell’oltreuomo (colui che trascende i propri limiti, oltrepassa se stesso).

Nel libro ricorrono diverse figure simboliche:

  • Tramonto: simbolo della discesa verso il superuomo;
  •  Viandante (figura legata al Romanticismo): per Nietzsche il filosofo è uno spirito libero, libero dalla tradizione. Uno spirito libero è colui che vaga senza meta, e che si gusta i singoli momenti. Afferma Nietzsche “Restate fedeli alla terra”. Ed essere fedeli alla terra significa proprio gustare le cose prossime. Non bisogna proiettarsi verso le cose lontane, ultime e remote (come il viaggiatore che non si gusta le singole tappe perché pensa alla meta finale) , ma bisogna proiettarsi verso le cose presenti e concrete. Le speranze ultraterrene non fanno che avvelenare la mente; coloro che tradiscono la terra sono disprezzatori della vita.
  • Questo concetto è rappresentato anche dalla figura del fanciullo che gioca e che si abbandona spontaneamente e completamente alla vita                                                                                                             

Nietzsche vuol “dire di sì” alla vita di conseguenza il Dio che si afferma è un Dio che canta, che ride e che danza. Un Dio che esprime una totale adesione alla vita.

  • gregge (da cui hanno fatto leva le interpretazioni politiche): rappresenta la massa, gli uomini in una condizione tesa più verso l’animalità, essa è contrapposta all’uomo forte, il superuomo, che rappresenta il dominatore.

Nietzsche afferma che l’uomo non deve essere un termine ma un ponte tra animale e superuomo.

Delle tre metamorfosi:

  • Cammello         Spirito paziente : è il simbolo dell’uomo Occidentale schiacciato dal peso dei valori tradizionali, ideali
  • Leone        Spirito distruttore: rappresenta l’uomo che si libera dal peso che l’opprimeva, distruggendo tutto ciò che l’aveva schiacciato. Ma ciò è ancora una forma di adesione a quegli stessi valori che sta cancellando.                                                                                                                                   Richiama alla “malattia delle catene” accennata in “Umano troppo umano”. La guarigione non è qualcosa di immediato è graduale. Chi viene liberato dalle catene poterà a lungo i segni delle stesse. Perciò l’odio e la rabbia che l’uomo ha nei confronti dei valori è ancora un segno di dipendenza.                                                                                                                                                                                 Ad esempio: “l’uomo ha creduto in Dio”, ora e il voler dire che dio non esiste o è morto è ancora una forma di adesione a quei valori. La liberazione la si ottiene superandosi alla condizione del fanciullo.
  • Fanciullo        Spirito  leggerezza: la condizione del fanciullo è quella della piena spontaneità, fedeltà alla terra. È lo spirito creatore, perché  essendo indifferente ai valori tradizionali, ne crea di nuovi.

 

La morte di Dio:
Zarathustra è il profeta che annuncia la morte di Dio, precorrendo una fase e annunciando un messaggio che gli uomini non sono ancora pronti ad accogliere.
L’annuncio della morte di Dio è una premessa indispensabile per l’avvento del superuomo, è una forma di ateismo postulatorio, bisogna necessariamente ammettere la morte di Dio affinché l’uomo possa realizzarsi come uomo, affinché sia se stesso pienamente.
n.b. La morte di Dio non rappresenta solo la morte del Dio Cristiano,ma incarna la morte, la decadenza, di tutti gli altri valori, emblemi della cultura Occidentale. Quindi il tema della morte e quello della trasvalutazione sono strettamente collegati.

Questo percorso è un percorso lungo e graduale, assai difficile per l’uomo, perché nel momento in cui Dio “viene ucciso”, crollano i valori e l’uomo si trova in una condizione di totale smarrimento.
Come si delinea anche nel “racconto dell’uomo folle” nella “Gaia Scienza”.
Un uomo folle si reca nella piazza del mercato e annuncia la morte di Dio, usando delle immagini che sottolineano l’abissale vuoto e quel senso di vertigine in cui cade l’uomo, per la totale assenza di punti di riferimento. L’uomo scivola in un baratro freddo e oscuro.
L’oltreuomo è colui che supera questo senso di vuoto profondo e di mettersi al posto di Dio creando dei valori completamente nuovi. L’oltre uomo si identifica con l’umanità intera che deve dare un senso alle cose.
Questa pretesa finisce per divenire una grande illusione. L’uomo infatti non si realizza come Dio perché andrebbe al di fuori dei suoi valori. L’uomo è infatti un essere finito.

Il nichilismo:
La morte di dio è l’emblema del nichilismo. Il nichilismo è l’affermazione del nulla e del non senso più totale. Rappresenta la completa svalorizzazione dei valori, la mancanza di un fine, e di risposte ai perché. Nietzsche distingue tre significati di nichilismo alla quale corrispondo le tre figure della metamorfosi.

Cammello             nichilismo Passivo

Leone
nichilismo Attivo (Momento distruttivo-costruttivo)
Fanciullo

Il nichilismo passivo, rappresentato dalla cultura occidentale platonica e cristiana, è la negazione della vita e dei valori vitali (cammello). Quando comincia la decostruzione di tutti i valori si passa al nichilismo Attivo. Questo momento si divide in due fasi:

  • fase distruttiva (leone): rappresenta la decostruzione di tutti i valori occidentale
  • fase costruttiva (fanciullo) che coincide con l’affermazione dell’oltreuomo, che si basa sul non senso (nichilismo assoluto) per diventare il senso di tutto.

In questa connotazione attiva c’è perciò sia il nichilismo, che il tentativo di superamento.

 

Dell’uomo Superiore:
Se dio è morto allora può vivere il superuomo. Le cose tradizionalmente considerate come negative in realtà sono quelle da riscoprire.                                                                                                                        Qua si delinea il giudizio negativo nei confronti del cristianesimo,definito come confutazione della vita. La cultura cristiana non amando abbastanza la vita la ha disprezzata.

Della visione e dell’enigma: L’eterno ritorno e la volontà di potenza:
L’eterno ritorno è definito dallo stesso Nietzsche il più abissale dei suoi pensieri. È infatti un pensiero che difficilmente l’uomo può sopportare, perché si tratta di una visione che ha notevoli conseguenze antropologiche pur essendo una condizione ontologica e segna il passaggio da uomo a superuomo.
Quando l’uomo diventa capace di accettare l’eterno ritorno, allora passerà alla condizione di oltreuomo.
La concezione dell’eterno ritorno è la concezione della ciclicità del tempo e della storia e della negazione del concetto lineare, tipicamente cristiano, della stessa.

Zarathustra incontra un nano di fronte a una porta su cui è scritta la parola attimo (presente),  dove si uniscono due sentieri che nessuno ha mai percorso sino alla fine, poiché si perdono nell’eternità: il primo rappresenta il passato, il secondo il futuro. Dunque nel presente si riconducono i due sentieri del passato e del futuro, si ricongiungono inizio e fine. Eterno ritorno significa infatti che tutto è destinato a ripetersi infinite volte e sempre allo stesso modo. In ogni attimo tutto ritorna.
Questa è una concezione tipica della Grecia Classica: i greci credevano infatti che la circolarità fosse sinonimo di perfezione.
Circolarità = ripetizione, non c’è dunque possibilità né di una novità, né di un cambiamento, tutto si ripete allo stesso modo. L’eterno ritorno rispetto alla vita dell’uomo si configura quindi come qualcosa di opprimente: l’uomo non è libero, ma è condannato a rivivere infinite volte lo stesso attimo senza poterlo cambiare. Tutto ciò che percepiamo è già stato e ci sarà infinite volte.
Il serpente è il simbolo della circolarità del tempo. Quando il pastore morde la testa del serpente si trasforma, si eleva a superuomo (creatura luminosa che ride). Mordere la testa del serpente significa accettare l’eterno ritorno.
Il superuomo deve trasformare la necessità nella propria libertà; fare dell’eterno ritorno vita della propria vita. Così l’atteggiamento che assume nei confronti dell’eterno ritorno è quello dell’amor Fati (amare il proprio destino),ossia far coincidere la volontà con la necessità; trasformare il “così fu”, in un “così volli che fosse”.
L’uomo vive le stesse cose ma in un’ottica diversa: dalla necessità l’uomo ricava tutta l’energia possibile e diventa uno spirito ridente che accetta il proprio destino e quindi il non senso delle cose, sprigionando da ciò tutta la volontà di potenza possibile.
La volontà di potenza si identifica quindi con il modo di essere del superuomo, visto come libertà creatrice che si fa carico di dare un senso alle cose.

In una concezione lineare del tempo, “ogni momento viene divorato da quello successivo”, perché tutto gli eventi tendono ad un fine ultimo oltre la storia (concezione edipica),  in una concezione ciclica, invece, ogni attimo ha in sé il suo senso e il suo fine (la ciclicità indica la coincidenza tra evento e senso).
Nell’ottica dell’amor fati il viandante acquista dunque ulteriore significato, proprio perché è in grado di gustarsi appieno le singole tappe. La vita è in ogni momento e bisogna perciò cercare di vivere ogni attimo come se desiderassimo che si ripeta infinite volte: da ogni attimo bisogna trarre tutta l’energia possibile.

Fonte: http://digilander.libero.it/alemar85/Autori%20filo/Friedrich%20Nietzsche.doc

Sito web da visitare: http://digilander.libero.it/alemar85/

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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