Filosofia estetica

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Filosofia estetica

 

Benedetto Croce
BREVIARIO DI ESTETICA (1912)

 

Prima lezione: CHE COSE' L'ARTE?

"L'arte è ciò che tutti sanno che cosa sia" (15), ma il filosofo ha domande e risposte sull'arte di "maggiore intensità", pur se sempre limitato dal suo momento storico e senza la pretesa di poter dare una risposta definitiva.
Ogni filosofo supera le posizioni precedenti, le coglie come inadeguate, ma non false, la casa nuova mantiene la casa antica e una teoria vera germoglia sempre da una erronea, tanto che la verità si afferma in un processo di lotta.

"L'arte è visione è intuizione" (22), ciò nega alcune concezioni false dell'arte, precisamente quattro.

  1. L'arte non è un fatto fisico

Non ci sono canoni della bellezza dei corpi (Rinascimento), né rapporti geometrici da rispettare (greci) per avere un'opera d'arte.
Il mondo fisico non è reale (i principi della fisica si sottraggono all'esperienza), i fatti fisici sono costruzioni del nostro intelletto), mentre l'arte lo è sommamente.

  1. L'arte non può essere un fatto utilitario

Non c'entrano l'utile, il piacere, il dolore.
Un quadro brutto può anche darci piacere se ci fa riemergere dolci ricordi e viceversa.
Eppure si parla ancora di un arte che dà piacere nell'Estetica edonistica.
Il piacere può derivare solo dal fatto che l'estetica è un'attività spirituale e dà piacere come lo danno tutte le attività spirituali.

  1. L'arte non è un fatto morale

L'intuizione è un atto teoretico e non può avere riferimenti con l'ambito della pratica.
L'immagine è immagine, è al di là della morale, non nasce per opera di volontà.
Perciò l'arte non deve indirizzare al bene, non deve migliorare i costumi, benché ciò sua stato molto sostenuto specie in letteratura (Dante, Tasso, Parini, Alfieri, Manzoni, Mazzini).

  1. L'arte non ha carattere di conoscenza concettuale

L'intuizione non distingue tra realtà e irrealtà, non ha senso domandarsi se ciò che l'artista ha espresso sia vero o falso.
L'arte va poi distinta dal mito, il mito richiede la fede, e l'artista semplicemente produce un'immagine, "poesia e matematica sembrano così poco d'accordo come il fuoco e l'acqua" (33).
Eppure la scienza estetica tenta di spiegare l'arte come filosofia, religione, storia, scienza.
Schelling ed Hegel confondevano arte e religione con la filosofia.

L'intuizione
L'intuizione non è un semplice immaginare, produce le immagini, ma non in una forma incoerente.
L'intuizione è vera perché rappresenta sempre un sentimento, si deve superare la distinzione tra classicisti e romantici e le loro polemiche, ed è sempre una intuizione lirica.

Seconda lezione: PREGIUDIZI INTORNO ALL'ARTE

  1. Distinzione tra contenuto e forma

Nell'800 ci fu addirittura una distinzione tra Estetica del contenuto (conta ciò che si dice) e Estetica della forma (conta il modo in cui si dice: armonia, simmetria etc.).
La conseguenza qui è i filosofi si fanno volgo (cioè non conta il come si esprimono) e il volgo si crede filosofo.
Così contenuto e forma devono distinguersi, "ma non possono separatamente qualificarsi come artistici" perché l'arte è sintesi di sentimento e immagine nell'intuizione, il sentimento senza l'immagine è cieco, l'immagine senza il sentimento è vuota" (53).
Se li stacchiamo immagine e sentimento non possono esistere da soli.
Perciò il contenuto è formato e la forma è riempiti dal contenuto, o il sentimento è figurato e la figura è sentita.
È questo ciò che De Sanctis chiamava Estetica della forma.
Il sentimento è un guardare il contenuto sub specie volitionis, mentre il pensiero è considerare il contenuto sub specie cogitationis e gli enti matematici sub specie abstractionis e le volontà sub specie volitionis.

  1. Distacco tra intuizione e espressione, cioè tra l'immagine e la traduzione fisica dell'immagine.

Ciò che conosciamo sono sempre intuizioni espresse, come un pensiero è sempre formulato in parole, la poesia ha bisogno di metro, ritmo e parole.
Sono i fisici dell'estetica che fanno erroneamente ciò mettendo in risalto gli atti pratici, concreti fatti dall'artista.
Invece un gran poeta fa bene i suoi versi, un gran pittore fa bene la mescolanza dei colori, non esiste un gran pittore con grandi intuizioni e incapace con i colori e viceversa.
È questa attenzione alle cose fisiche che ha portato a parlare anche di bello di natura.
Croce accetta che delle cose già fatte in natura possano essere adatte ad esprimere l'intuizione di un'artista, pur tuttavia questa è arte minore.

3. Distinzione "della espressione estetica strettamente considerata o proprietà e della bellezza dell'espressione o ornato" (61)
Come se vi fossero espressioni nude e espressioni ornate.
È questo invece che afferma la Rettorica per la quale il parlare ornato vale più del nudo, mentre invece una espressione se è propria è sempre una espressione bella, espressione e bellezza vanno insieme come un unico concetto.
Il linguaggio del resero non è solo logica, ma è anche metafora, poesia, se l'arte è intuizione e l'intuizione è espressione, allora il linguaggio è arte.
Così ogni uomo è poeta perché esprime impressioni e sentimenti, solo così la poesia può essere capita.
Dunque Estetica e filosofia del linguaggio, coincidono.

  1. Distinzione tra forme particolari di arte

Croce non accetta la distinzione tra generi letterari, tra forme di arte (poesia, pittura, scultura, etc.), ciò genera altre false questioni, tipo quella di quale sia l'arte più alta.
Invece ogni opera va amata in sé per ciò che essa è, e comunque le intuizioni sono infinite e non possono essere rigidamente catalogate in classi di generi artistici.
La divisione delle arti è così solo utile per favorire l'attenzione, la memoria, la conoscenza.
Inoltre " tutte le opere d'arte sono organicamente connesse come tappe successive e necessarie dello svolgimento dello spirito, note ciascuna dell'eterno poema, che armonizza in sé tutti i singoli poema" (74)

Terza lezione: IL POSTO DELL'ARTE NELLO SPIRITO E NELLA SOCIETA' UMANA

Le discussioni sulla dipendenza dell'arte da altre discipline (politica, morale etc.) non ha senso, l'arte è indipendente da esse, il suo principio non dipende da un'altra attività.
L'arte è spiritualità e come tale si distingue dal mondo fisico, l'arte è intuizione e perciò si distingue dall'attività pratica, morale e concettuale.
Tuttavia c'è anche una forma di dipendenza, ma una dipendenza che garantisce l'indipendenza.
Le varie attività spirituali vanno infatti considerate in un reciproco rapporto di condizione e di condizionato, in un processo nel quale, l'ultimo viene ad essere poi condizione del primo, dato che un incondizionato non si trova.
Si costituisce così la figura del circolo.
Croce attacca quei pensatori che hanno poi confuso immagine e percezione, per cui l'arte diventa ritratto, imitazione della natura, come se la percezione sia solo una immagine colta con i sensi.
Invece la percezione è un giudizio, sintesi dell'immagine (o rappresentazione) e delle categorie mentali, mentre l'immagine è, a sua volta, la sintesi di sentimento e fantasia (ciò che avviene nell'intuizione).
Rappresentazione e categorie formano una unità inscindibile.
Accanto a tale sintesi estetica, vi sono anche la sintesi logica e la sintesi pratica.
Il sapere scientifico, infatti, non solo dà la soddisfazione della conoscenza, ma anche spinge all'azione, all'attività pratica che è così esigenza, non degradazione, della teoria.
La circolarità necessaria di queste sintesi fa sì che "concetto, tipo, numero, misura, moralità, utile, piacere e dolore sono nell'arte in quanto arte o come antecedenti o come conseguenti" (87).
Tuttavia resta il fatto che "l'artista è sempre moralmente incolpevole e filosoficamente incensurabile" (87).
Il concetto di circolarità aiuta anche a superare la distinzione tra prosa e poesia, come se arte fosse solo la seconda perché esprime l'immagine (mentre la prima esprime il concetto).
Così è arte anche quella di chi ha scritto la Metafisica o la Summa teologica, o di chi ha scritto la guerra del Peloponneso.
La scienza appartiene allora alla storia della letteratura, certo a modo suo.
Data la circolarità non può accadere che in nome di una forma dello spirito se ne neghi un'altra, non si può così rifiutare l'arte in nome del concetto, ad esempio!
Questa circolarità non è, infine, il noioso ripetersi dello stesso, ma l'ultimo che diventa primo non è il primo di prima, è arricchito, così l'idea del circolo rappresenta l'idea filosofica del progresso, nel coircolo deve risolversi in un qualcosa du superiore (Dio, l'Assoluto, lo Spirito etc.), perché è assoluto lui stesso.
E se anche i momenti ideali sembrano dividersi (il filosofo, lo scienziato, il politico, l'economista etc. e le loro rispettive discipline), ciò non è dato.

Capitolo quarto: LA CRITICA E LA STORIA DELL'ARTE

1. La critica non può rendere artista chi artista non è, ma neppure intaccare un artista se artista è.
Spesso invece i critici pretendono di essere pedagoghi, di tornare a periodi antichi perché scontenti dell'arte loro contemporanea, sono "capricciosi" (98) perché in realtà loro stessi artisti mancati.
2. Il critico pretende poi di fare il magistrato e il giudice e poter definire il bello e il brutto nell'arte prodotta, ma il bello e il brutto non li definisce il critico, perché nella sua espressione artistica, l'artista, se è artista, elimina già lui il brutto costituito dalle sue passioni, debolezze, pregiudizi, comodi etc.
Chi guarda l'opera coglie tutto questo, il consenso "popolare" (101)
3. La critica si fa piccina quando commenta, aiuta ad interpretare, dà ragguagli sul tempo, la lingua, il quadro storico, "la critica è l'arte di insegnare a leggere" (102).
Così essa è utile, ma non è critica e andrebbe piuttosto chiamata commento o esegesi.
Parentesi: Croce si domanda se possa poi bastare fare esegesi con tutto il materiale possibile e riprodurre nella fantasia l'opera d'arte, ma l'individuale non si riproduce, casomai si riproduce l'universale.
C'è però una unità nel reale che ci mette in sintonia con le opere del passato e se la scolastica distingueva tra universale e individuale (accidente dell'universale), essa "ignorava che il vero universale e l'universale individuato" (107). Comunque la conoscenza del passato e la sua ricerca è opera che continua in maniera sempre più precisa benché mai conclusa fine parentesi.

Arte, esegesi storica e gusto sono presupposti necessari alla critica, ma non sono la critica, esse ci pongono nella condizione dell'artista produttore e realizzano "la riproduzione e il godimento dell'immagine-espressione" (108).
Invece la critica si domanda se il fatto artistico che si ha davanti sia una intuizione, cioè se sia reale, dunque se sia bello e non brutto (brutto è ciò che è irreale).
Così nell'arte bellezza e bruttezza sono "come il logica verità ed errore, in economia utile e danno, in etica bene e male" (108-109).
Così la critica ci deve solo dire se c'è o non c'è un'opera d'arte.
Per fare ciò la critica ha a disposizione esegesi, riproduzione e gusto per definire l'intuizione e il concetto d'arte come categoria: così si formula il giudizio.
In particolare le discordie tra i critici spesso si hanno per la poca chiarezza sull'idea di arte.
Ci sono, infatti, false filosofie dell'arte che provocano false critiche artistiche, c'è una critica distruttiva, moralistica, edonistica, intellettualistica, che stacca contenuto e forma.
Vi è la falsa distinzione tra critica estetica e critica storica "che aborrono il concetto di arte in ispecie" (112).
La critica estetica (Croce la chiama estetistica) ha a che fare con il gusto, mentre la vera estetica opera in base al concetto di arte.
La critica storica (Croce la chiama storicistica) e solo erudizione intorno all'arte e non sa che cosa l'arte sia in quanto prova del concetto d'arte.
Così abbiamo gli estetizzanti e gli storicisti pieni dei preconcetti moralistici, edonistici, intellettualistici etc.

La vera critica d'arte
La vera critica d'arte è certamente critica estetica che opera come filosofia e concezione dell'arte e recupera i dati storici diventando critica della vita (la storia dell'arte fa un tutt'uno con la storia complessiva della civiltà umana) e recuperando tutte le altre dimensioni dello spirito, la morale, la logica etc.
Infatti "le forme dello spirito, delle quali la critica si vale come categorie di giudizio, sono bensì idealmente distinguibili nell'unità, ma non materialmente separabili tra loro" (117).
La critica d'arte si distingue solo nel senso che considera un aspetto dello stesso contenuto considerato anche da altre forme di critiche.


INIZIO, PERIODI E CARATTERE DELLA STORIA DELL'ESTETICA

L'Estetica come scienza appare tra il '600 e il '700, benché anche prima gli uomini avessero il concetto di poesia o di arte in genere.
Si devono poi ai greci e ai romani si devono le parti pratiche dell'arte: grammatica, retorica, poetica, arti figurative, musica, architettura.
E così si parla di tragedia, commedia, lirica, poesia, prosa e ci si riferisce a concetti elaborati nell'antichità.
Mancava però una filosofia dell'arte, benché qua e là vi fossero pensieri filosofici tuttavia il loro concetto di arte non era ancora connesso con altri concetti filosofici, per questo non vi era ancora una Estetica (=filosofia dell'arte).
I semi sparsi buoni poterono attecchire solo nell'ambito del pensiero moderno.
Infatti il pensiero precedente (antico, medievale, rinascimentale) non aveva elaborato un concetto di spirito e si era soffermato sugli ambiti di natura e soprannatura, mondo e al di là, fisica e metafisica, scienza e teologia.
Così l'arte era ridotta alla sua fisica cioè grammatica, retorica etc.
Parallelamente vi era disinteresse anche per le altre forme dello spirito, sfera pratica (politica, economia) e teorica (Estetica).
Tuttavia questi concetti si arte "sciolti e non legati" (128) erano almeno sufficienti per discernere il bello dal non bello, la poesia dalla non poesia.

La nascita dell'Estetica
Con il pensiero moderno abbiamo il soggettivismo, la filosofia come scienza dello spirito, la concezione del reale come immanenza dello spirito.
Estetica, soggettivismo, filosofia dello spirito sono come una sola cosa, sono la schietta filosofia.
Assieme allora al conoscere logico, pratico, morale, l'arte consentiva e completava "l'inventario dello spirito umano" (131).
Anche Kant dovette ammettere la necessità dell'estetica cogliendo la necessità della terza critica e del giudizio estetico e teleologico, c'è dunque un legame intrinseco dell'Estetica con tutti gli ambiti della filosofia.
Mentre prima la metafisica era l'ambito principale e il pensiero critico secondario, ora è all'opposto, il pensiero critico è il principale, e la metafisica è l'episodico.
Kant aveva sì affermato una bellezza disinteressata, senza fine, fonte di piacere, ma universale, ma poi aveva parlato dell'opera d'arte come rappresentazione del concetto, riprendendo la finalità e spiegando il bello come simbolo della moralità.
Hegel accettava l'intuizione artistica, ma poi la inseriva in una forma logica, in una storia dialettica dell'arte ed elabora una dottrina della bellezza della natura riprendendo Plotino (pur riconoscendo che il bello è dello spirito e non della natura).
Nel '600 si indagava sul ritrovamento di una facoltà speciale inventiva e creativa per la produzione artistica detta ingegno e una facoltà di giudicare l'arte detta gusto.
La riduzione matematica di Cartesio rifiutava però questo tipo di riflessione.
In realtà sono due diverse riflessioni e complementari, i retori del '600 cercavano il ruolo di arte e poesia nella vita dello spirito e chi, come Cartesio intendeva fondare razionalmente una filosofia dello spirito.
Leibnitz riuscì a combinare le due esigenze, così le conoscenze chiare, ma confuse dell'arte diventarono nei suoi discepoli una conoscenza inferiore chiamata Aesthetica.
Si formò anche una grammatica filosofica che portò alla filosofia del linguaggio.
Fu poi Vico a cogliere la relazione tra i problemi della filosofia del linguaggio e quelli dell'Estetica e cercò l'origine delle lingue nell'origine della poesia.
Nel '700 la grande questione riguardava l'assolutezza o la relatività del gusto e se l'arte "appartenga ai piaceri organici dell'individuo o alle forme mentali della verità" (139), nonché i valori dei generi letterari e delle regole.
Sono temi che si trovano come concentrati in Kant cui si chiedeva una parola definitiva.
Però mancava a Kant "la già iniziata considerazione storico-dialettica della poesia e del linguaggio" (142).
Fu così nell'Estetica post-kantiana tedesca (Herder, Leibnitz, Baumgarten, Schiller, Hegel) che l'arte si confonde con la filosofia, con la capacità di cogliere l'Assoluto, e dunque sempre con la storia.

Periodizzazione della storia dell'Estetica
Preistoria: dagli inizi del pensiero fino al XVII secolo.
Storia: quattro periodi.

  1. Estetica pre-kantiana: ricerca di una facoltà estetica da prosi tra le facoltà dello spirito umano.
  2. Dall'estetica kantiana all'idealismo: le varie facoltà sono colte non in giustapposizione, ma in unità. L'arte ha la sua parte nella storia ideale dello spirito.
  3. Positivismo e psicologismo fino alla fine dell'800: contro la metafisica torna un concetto di naturalità dell'arte.
  4. Estetica contemporanea: ripresa filosofica oltre la metafisica e il positivismo, "arte come forma di filosofia dello spirito estetico" (147).

Questi quattro periodi sono poi quelli in cui si può dividere la filosofia moderna e il quarto è proprio lo sbocco contemporaneo in una filosofia anti-metafisica e anti-positivistica.
Così ora abbiamo la coincidenza di Estetica e filosofia e di storia dell'Estetica con la storia della filosofia.
(1916)

IL CARATTERE DI TOTALITA' DELL'ESPRESSIONE ARTISTICA

L'arte è una forma individuale che però abbraccia il tutto e riflette in sé il cosmo.
Il pensiero moderno ha considerato l'arte come una forma di giudizio e il giudizio è sempre giudizio dell'universale, il problema è che l'arte considerata come rappresentazione giudicante "non è più arte, ma giudizio storico, ossia storia" (150).
Così l'arte non è giudizio proprio perché è intuizione pura dunque staccata da concetto è giudizio, "la forma aurorale del conoscere senza la quale non è dato intendere le forme ulteriori e più complesse" (151).
In tal modo l'arte è anche sentimento e passione in quanto "conferisce forma intuitiva ed espressiva ad uno stato d'animo" (151).
Totalità dice che "ogni schietta rappresentazione artistica è se stessa e l'universo, l'universo in quella forma individuale… In ogni accento di poeta, in ogni creatura della sua fantasia, c'è tutto l'umano destino" (153).
C'è però il pericolo che l'artista lasci penetrare nella sua rappresentazione con gridi, urli e strazi qualcosa di particolare, di personale, di finito, per cui sentimento e rappresentazioni non in sono più tali.
Invece "dare al contenuto sentimentale la forma artistica è dargli insieme l'impronta della totalità" (155).
Non si tratta tanto, comunque, di sopprimere gli interessi personali, quanto di dare loro valore di totalità, pur mantenendo la rappresentazione come qualcosa di individuale.
Insomma l'artista non deve lasciare penetrare nell'arte ciò che è artisticamente immotivato come, ad esempio, l'introduzione del sensuale e dell'osceno che tanto crea scandalo.
L'arte passionale ed esuberante piace all'età giovanile, ma poi vi è sazietà e nausea e si passa alle opere d'arte pure nella forma, piene di una bellezza che non sazia.
Infine l'Estetica è sempre legata al proprio tempo, "non vive fuori del tempo, ossia delle condizioni storiche" (160) e così svolge i problemi attinenti al proprio tempo.
Ma i grandi poeti e artisti esulano dal proprio tempo, sono cittadini dell'arte e si riconoscono tutti fratelli a qualsiasi tempo appartengano. (1917)

Appendice: LE DUE SCIENZE MONDANE L'ESTETICA E L'ECONOMICA

  1. Spirito e senso

 

Politica, economia ed arte hanno avuto risalto particolare solo nell'età moderna, prima c'erano, ma l'interesse non era incentrato su di esse.
Nel Medioevo poesia, letteratura, arte erano solo opere esortative, didascalica, la politica aveva fini oltremondani, le crociate, i rapporti chiesa-impero.
L'economia era solo naturale, con pochi scambi e industria.
Tutto diverso con l'età moderna perciò nascono come discipline la Politica e l'Economia e l'Estetica.
Invece il Medioevo aveva nella sfera pratica solo la Morale, in quella teorica la Logica e poesia e arte servivano solo a divulgare le sacre verità.
Col Rinascimento abbiamo prima la Politica e poi l'Economia e si studiano le arti cercando la facoltà da cui tutte le arti si generano, così nel '700 abbiamo l'Estetica.
Queste nuove scienze sono nuove soprattutto perché anti-ascetiche, anti-trascendenti, mondane e profane.
Politica, Economia, Estetica giustificano teoreticamente quel che si chiama il senso cioè ciò che del conoscere è sensibile e intuitivo (e non logico e raziocinativo) e ciò che nella pratica non è dettato dal dovere, ma voluto perché desiderato, amato utile, piacevole.
Abbiamo così una "logica dei sensi, o logica poetica, scienza del puro conoscere intuitivo o Estetica e una edonistica, una logica dell'utile, l'Economia" (176-177).

  1. Spirito e natura

 

Croce prende posizione netta contro tutti i dualismo: uomo/natura, coscienza/inconscio, vita/meccanicità.
Si è tentato il superamento attraverso una spiritualizzazione della natura (filosofia della natura del Rinascimento, poi idealistica, poi romantica), mantenendo però un altro dallo spirito e confermando così, sostanzialmente, il dualismo.
Invece non esistono due mondi ma un'unica realtà che "può essere a volta a volta elaborata secondo i concetti di spirito, vita, fine e secondo quelli di materia, causa, meccanismo" (182).
Tuttavia anche questa impostazione non convince perché così l'unica realtà sarebbe, e in due diversi modi opposti, sempre falsificata.
Così la verità sta con chiarezza in un solo mondo la cui verità sta nel pensare speculativo e nella "concezione spiritualistica assoluta della realtà come storia" (183).
Così la natura come un qualcosa al di fuori dello spirito deve essere negata.
Eppure quando si pensa qualcosa torna il dualismo di un soggetto che pensa e di un oggetto pensato, ma, negata la natura, tale oggetto non può essere che spirito come il soggetto, tuttavia in un modo diverso dal pensiero (che è il modo di essere dello spirito del soggetto).
Politica, Economia (studiano la prassi) ed Estetica (figurazioni della fantasia) ci dicono allora che l'oggetto è la vita passionale, gli stimoli, impulsi, piacere, dolore, commozione che nella fantasia si fa materia.
Non esiste allora una res cui l'intelletto si deve adeguare per raggiungere la verità, ma una adeguarsi dell'intelletto alla prassi, dove la natura si identifica "col pratico processo dei desideri, degli appetiti, delle cupidità, delle soddisfazioni e insoddisfazioni risorgenti, delle congiunte commozioni, dei piaceri e dei dolori" (185-186).
Il tutto sempre da intendersi come particolare forma dello spirito, sempre interna allo spirito, pensiero e fantasia si incorporano.

Il male e l'errore
Questa concezione unitaria dello spirito chiede una chiarificazione su cosa possa essere il male e l'errore che non possono essere oggetti sbagliati, né una forma dello spirito che, come tale, è sempre positiva.
Essi sono "un qualcosa di positivo che assume sembianze di negativo" (188).
Nella sfera dello spirito pratico vi è la forma edonistica dell'utile (sono l'oggetto dell'Economia), del quod mihi placet, degli affetti e delle passioni, ma vi è anche una forma superiore che è quella dell'etica.
Quando l'uomo morale e del dovere cade dalla moralità alla propria utilità abbiamo il male e l'errore.
Così il male non è dovuto all'azione di una forza extra-spirituale che non esiste.
Estetica ed Economia conciliano spirito e senso, spiritualizzano l'oggetto del soggetto, negano una natura esterna, interiorizzano la lotta tra bene e male e evitano il trascendente.
(1931)

Fonte: http://anteprima.qumran2.net/aree_testi/studi/filosofia/testi-filosofia-3_corretto.zip/Filosofia%20-%20Benedetto%20Croce,%20Breviario%20di%20Estetica.doc

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Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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