Norberto Bobbio

Norberto Bobbio

 

 

 

I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore

 

 

Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).

 

 

 

 

Norberto Bobbio

 

Ti propongo qui di seguito parte della  voce “Politica” ( p.) scritta da Norberto Bobbio per il “Dizionario di politica” di Bobbio, Matteucci, Pasquino.
Riguarda il rapporto tra politica e morale, uno dei problemi chiave del pensiero di Machiavelli.
Bobbio è uno dei più importanti filosofi del diritto contemporanei

VIII. POLITICA E MORALE. - Al problema de! rapporto fra p. e non-p., si ricollega uno dei problemi fondamentali della filosofia politica, il problema del rapporto fra p. e morale. La p. e la morale hanno in comune il dominio su cui si estendono, che è il dominio dell'azione o della prassi umana. Si ritiene che si distinguano fra loro in base al diverso principio o criterio di giustificazione, e di valutazione delle rispettive azioni, con la conseguenza che ciò che è obbligatorio in morale non è detto sia obbligatorio in p., e ciò che è lecito in p. non è detto sia lecito in morale; o che vi possano essere azioni morali che sono impolitiche (o apolitiche) e azioni politiche che sono immorali (o amorali). La scoperta della distinzione che viene attribuita, a torto o a ragione, a Machiavelli, onde il nome di machiavellismo a ogni teoria della p. che sostiene e difende la separazione della p. dalla morale, viene di solito trattata come problema dell'autonomia della p. Il problema procede di pari passo con la formazione dello Stato moderno e con la sua graduale emancipazione dalla Chiesa, che giunge nei casi estremi anche alla subordinazione della Chiesa allo Stato e di conseguenza alla supremazia assoluta della p. In realtà ciò che si chiama autonomia della p. non è altro che il riconoscimento che il criterio in base al quale si considera buona o cattiva un'azione politica, (e non si dimentichi che per azione politica s'intende, secondo quel che è stato detto sin qui, un'azione che abbia o per soggetto o per oggetto la polis ) è diverso dal criterio in base al quale si considera buona o cattiva un'azione morale. Mentre il criterio in base al quale si giudica un'azione come moralmente buona o cattiva è il rispetto di una norma il cui comando è considerato come categorico, indipendentemente dal risultato dell'azione (“fa quel che devi e avvenga quel che può»), il criterio in base al quale si giudica un'azione come politicamente buona o cattiva è puramente e semplicemente il risultato («fai quel che devi perché avvenga quel che vuoi»)- I due criteri sono incommensurabili. Questa incommensurabilità viene espressa mediante l'affermazione che in p. vale la massima «il fine giustifica i mezzi” massima che ha trovato in Machiavelli una delle sue più forti espressioni: «( ...) e nelle azioni di tutti gli uomini, e massime de' principi, dove non è indizio a chi reclamare, si guarda al fine. Facci dunque uno principe di vincere e mantenere lo stato: e mezzi saranno sempre iudicati onorevoli e da ciascuno laudati» (prìncipe, XVIII). Al contrario, in morale la massima machiavellica non vale, giacché un'azione per essere giudi¬cata moralmente buona deve essere compiuta con nessun altro fine che quello di compiere il proprio dovere. Una delle più convincenti interpre-tazioni di questa contrapposizione è la distinzione weberiana fra l'etica della convinzione e l'etica della responsabilità: «V’è una differenza incolmabile tra l'agire secondo la massima dell'etica, della convinzione, la quale in termini religiosi suona: "Il cristiano opera da giusto e rimette l'esito nelle mani di Dio", e l'agire secondo la massima dell'etica della responsabilità, secondo la quale bisogna rispondere delle conseguenze (prevedibili) delle proprie azioni» (La politica come professione, in I1 lavoro intellettuale come professione, Torino 1948, p, 142). L'universo della morale e quello della p, si muovono entro l'ambito di due sistemi etici diversi anzi contrapposti. Più che di immoralità della p. o di impoliticità della morale si dovrebbe più correttamente parlare di due universi etici che si muovono secondo princìpi diversi secondo le diverse situazioni in cui gii uomini si trovano ad agire. Di questi due universi etici sono rappresentanti due personaggi diversi che agiscono nel mondo su vie destinate quasi sempre a non incontrarsi: da un lato, l'uomo di fede, il profeta, il pedagogo, il saggio che guarda alla città celeste, dall'altro l'uomo di Stato, il condottiero di uomini, il creatore della città terrena. Ciò che conta per il primo è la purezza delle intenzioni e la coerenza dell'azione all'intenzione, per il secondo la certezza e la fecondità del risultato. La cosiddetta immoralità della p. si risolve a ben guardare in una morale diversa da quella del dovere per il dovere: è la morale per cui si deve fare tutto quello che è in nostro potere per realizzare lo scopo che ci siamo proposti, perché sappiamo sin dall'inizio che saremo giudicati in base al successo. Vi corrispondono due concetti di virtù, quella classica, per cui «virtù» significa disposizione al bene morale (contrapposto all'utile), e quella machiavellica per cui la virtù è la capacità del principe forte e avveduto che usando insieme della «golpe» e del «lione», riesce nell'intento di mantenere e di rafforzare il proprio domìnio.

IX. LA POLITICA COME ETICA DEL GRUPPO. - Chi non voglia arrestarsi alla constatazione della incommensurabilità di queste due etiche e voglia cercare di capire la ragione per cui ciò che è giustificato in un certo contesto non è giustificato in un altro, deve porsi ancora la domanda, dove risieda la differenza di questi due contesti. La risposta è la seguente: il criterio dell'etica della convinzione viene impiegato di solito per giudicare azioni individuali, mentre il criterio dell'etica della responsabilità viene impiegato di solito per giudicare azioni di gruppo, o comunque compiute da un individuo in nome o per conto dei proprio gruppo, sia esso il popolo, o la nazione, o la Chiesa, o la classe, o il partito ecc. In altri termini si può dire che alla differenza fra morale o p., o tra etica della convinzione ed etica della responsabilità, corrisponde anche la differenza fra etica individuale ed etica di gruppo. La proposizione iniziale, secondo cui ciò che è obbligatorio in morale non è detto sia obbligatorio in p., può essere ritradotta in quest'altra formula: ciò che è obbligatorio per l'individuo non è detto sia obbligatorio per il gruppo di cui quell'individuo fa parte. Si pensi alla profonda differenza nel giudìzio di filosofi, teologi, moralisti, intorno alla violenza, secondoché l'atto di violenza sia compiuto da un individuo singolo o dal gruppo sociale di cui quello stesso individuo fa parte, secondoché, con altre parole, si tratti di violenza personale, generalmente, salvo casi eccezionali, condannata, o di violenza delle istituzioni, generalmente salvo casi eccezionali, giustificata. Questa differenza trova la sua spiegazione nella considerazione che, nel caso della violenza individuale, non si può quasi mai fare ricorso al criterio di giustificazione dell'extrema ratio (tranne nel caso della legittima difesa) mentre nei rapporti fra gruppi il ricorso alla giustificazione della violenza come extrema ratio è abituale. Orbene, la ragione per cui la violenza individuale non è giustificata sta proprio nei fatto che essa è per così dire protetta dalla violenza collettiva, tanto che diventa sempre più raro, al limite impossibile, il caso in cui l'individuo singolo si venga a trovare nella situazione di dover ricorrere alla violenza come extrema ratio. Se questo è vero, ne viene una conseguenza importante: la ingiustificazione della violenza individuale riposa in ultima istanza sul fatto che è accettata, perché giustificata, la violenza collettiva. In altre parole non c'è bisogno della violenza individuale perché basta la violenza collettiva: la morale può permettersi di essere così severa con la violenza individuale perché riposa sull'accettazione di una convivenza che si regge sulla pratica continua della violenza col letti va.
Il contrasto fra morale e p. così inteso, come contrasto fra etica individuale ed etica di gruppo, serve anche a fornire un'illustrazione e una spiegazione della secolare disputa intorno alla «ragion di stato». Per«ragion di stato» s'intende quell'insieme di princìpi e di massime in base alle quali azioni che non sarebbero giustificate se compiute da un individuo singolo, sono non solo giustifi¬cate ma addirittura in taluni casi esaltate e glorificate se compiute dal principe, o da chiunque eserciti il potere in nome dello Stato. Che lo Stato abbia le sue ragioni che l'individuo non ha o non può far valere è un altro modo di mettere in evidenza la differenza fra p. e morale, in quanto questa differenza venga riferita al diverso criterio in base al quale sono giudicate come buone o cattive le azioni nei due diversi ambiti. L'affermazione che la p. è la ragione del lo Stato trova una perfetta corrispondenza nell'affermazione che la morale è la ragione dell'individuo. Sono due ragioni che quasi sempre non s'incontrano: anzi, dal loro contrasto si alimenta la secolare storia del conflitto fra morale e p. Quel che se mai occorre ancora aggiungere è che la ragion di stato non è che un aspetto dell'etica di gruppo, se pure il più clamoroso, se non altro perché lo Stato è la collettività nel suo più alto grado di espressione e di potenza. Ma ogni qual volta un gruppo sociale agisce per la propria difesa contro un altro gruppo si appella a un'etica diversa da quella generalmente valevole per gl'individui, a un'etica cioè che risponde alla stessa logica della ragion di stato. Così accanto alla ragion di stato la storia ci addita secondo i tempi e i luoghi, ora una ragion di partito, ora una ragion di classe o di nazione, che ripresentano sotto altro nome ma con la stessa forza e con le stesse conseguenze il principio dell'autonomia della p., intesa come autonomia dei princìpi e delle regole di azione che valgono per il gruppo come totalità rispetto a quelle che valgono per l'individuo nel gruppo. [NORBERTO BOBBIO]

Fonte: http://www.luciorizzotto.it/classe4/filosofia/Bobbio_finito.doc

Sito web da visitare: http://www.luciorizzotto.it

Autore del testo: indicato nel documento di origine

Il testo è di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente i loro testi per finalità illustrative e didattiche. Se siete gli autori del testo e siete interessati a richiedere la rimozione del testo o l'inserimento di altre informazioni inviateci un e-mail dopo le opportune verifiche soddisferemo la vostra richiesta nel più breve tempo possibile.

 

Norberto Bobbio

 

 

I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore

Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).

 

Norberto Bobbio

 

"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco

www.riassuntini.com dove ritrovare l'informazione quando questa serve

 

Argomenti

Termini d' uso, cookies e privacy

Contatti

Cerca nel sito

 

 

Norberto Bobbio