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OPEC

L’ OPEC
OPEC è l’acronimo di “Organization of the Petroleum Exporting Countries” - organizzazione dei paesi esportatori di petrolio.                                                                                                            

E' stata fondata durante Conferenza di Baghdad nel Settembre del 1960 e inizialmente ne facevano parte 5 Paesi (Iran, Iraq, Kuwait, Arabia Saudita e Venezuela), in seguito il loro numero è salito ad 11, con l'ingresso del Qatar (1961), dell'Indonesia (1962 tuttavia, attualmente l’Indonesia sta riconsiderando la sua appartenenza all’OPEC, essendo diventata un importatore netto e non essendo più in grado di soddisfare le sue quote di produzione), della Libia (1962), degli Emirati Arabi Uniti (1967), dell'Algeria (1969) e della Nigeria (1971). L’ultimo Stato entrato a far parte dell’OPEC è l’Angola (2007). Attualmente sono 14 i Paesi che associandosi formano un cartello economico, per negoziare con le compagnie petrolifere aspetti relativi alla produzione di petrolio, prezzi e concessioni.
Insieme coprono circa il 40% della produzione petrolifera mondiale e il 14% di quella di gas naturale.
Nel loro sottosuolo, inoltre, è racchiuso quasi l'80% delle riserve di petrolio planetarie, un quarto lo detiene la sola Arabia Saudita.
Il petrolio viene esportato principalmente in Asia (45%), Europa occidentale (21,8%) e Nord America (21,5%). In Asia, il Giappone è il maggior importatore con il 26,1%, in America, gli Stati Uniti incidono per il 19,2% e in Europa, l'Italia per il 5,4% (dati relativi al 2005, pubblicati dall'OPEC).   

                                                                                                                                                 

Si tratta di un’organizzazione internazionale che raggruppa alcuni Stati che hanno nell’esportazione del petrolio la loro maggiore fonte di entrate economiche. Proprio perché la più consistente fonte di guadagni di questi paesi è data dalla vendita del greggio (detenuto per la maggior parte da questi Stati), risorsa, che, una volta esaurita, necessita milioni di anni per riformarsi, l'OPEC controlla e limita la produzione di petrolio da parte dei paesi membri.
 
Obiettivo dell’organizzazione è la stabilità del mercato del petrolio, attraverso una regolazione dei livelli di produzione dei paesi membri che aiuti a mantenere l’equilibrio tra domanda e offerta. 
STORIA
Quando nacque l'OPEC non se ne accorse quasi nessuno. Nacque come risposta dei paesi produttori di greggio al predominio economico delle aziende petrolifere straniere, principalmente anglo-americane, che fin dagli anni '20 e '30, attraverso una serie di concessioni per l'estrazione, esercitavano un controllo pressoché assoluto sulla filiera produttiva (riserve, estrazione, raffinazione, commercializzazione)
Le compagnie straniere, conosciute come «sette sorelle» - termine coniato dall'italiano Enrico Mattei, dirigente dell'Agip - tra il 1950 ed il 1970 arrivarono a controllare la quasi totalità del petrolio mediorientale, definendo in maniera unilaterale le quote di estrazione ed il prezzo da pagare ai paesi produttori.
Al fine di bilanciare l'offerta e la domanda per evitare negative fluttuazioni nel prezzo e mantenere così lucroso il loro business, le sette sorelle imposero spesso quote di estrazione inferiori alla capacità massima dei paesi produttori con ovvie ricadute sugli introiti degli stessi. A questo punto è importante notare come le esportazioni di petrolio rappresentassero, e rappresentino tutt'oggi, la quasi totalità delle esportazioni di molti paesi produttori, principalmente quelli del Golfo Persico.
In aggiunta a queste sfavorevoli condizioni il 30 aprile 1959 il presidente americano Dwight Eisenhower varò il MOIP - Mandatory Oil Import Program («programma obbligatorio per le importazioni di petrolio») che limitava le importazioni di petrolio al 9% del fabbisogno totale degli Stati Uniti. Il MOIP era un programma economico di tipo protezionistico inteso a raggiungere due obiettivi:* Difendere gli interessi delle compagnie petrolifere americane che già da diversi anni operavano, attraverso le loro lobbies, pressioni sul governo americano per limitare le importazioni di petrolio.* Rendere gli Stati Uniti maggiormente indipendenti in campo energetico attraverso un utilizzo più massiccio dei giacimenti presenti sul territorio americano. Il petrolio medio-orientale, pur essendo meno costoso, veniva infatti estratto in zone strategicamente instabili con il rischio di interruzioni nell'approvvigionamento. Inoltre, il MOIP tese a privilegiare le importazioni dal Canada, importante alleato americano nell'era della Guerra Fredda, sfavorendo nel contempo il Venezuela, all'epoca principale esportatore di petrolio verso gli Stati Uniti. Una clausola del programma definì, infatti, che il petrolio importato via terra (il Canada confina direttamente con gli Stati Uniti e, per lo stesso motivo, la clausola ebbe effetto anche sulle importazioni dal Messico) non era da considerarsi «importato» ed esulava quindi dalla quota massima di importazione. L'insoddisfazione dei paesi medio-orientali per l'ingerenza delle compagnie petrolifere straniere e quella del Venezuela per i limiti imposti dal MOIP condussero, nel settembre 1960, l'Iraq a convocare una riunione nella quale

Nel 1960, infatti, l'offerta  di petrolio era abbondante e il prezzo basso, con il mercato controllato dalle grandi compagnie petrolifere occidentali, le Multinazionali. Durante gli anni sessanta, l'iniziativa dell'OPEC mirò quasi esclusivamente alla difesa del prezzo e quindi a contrastare il potere delle grandi compagnie petrolifere internazionali.
In un primo tempo, tuttavia, i tentativi di elaborare una politica comune tra i paesi membri ebbero scarsi risultati e persino le quote di produzione collegialmente stabilite vennero spesso violate.
All'inizio degli anni ‘70 la domanda internazionale di greggio esplose, e nel rapporto con le compagnie petrolifere l'OPEC si ritrovò improvvisamente favorita, riuscendo nel 1973 a imporre un grosso aumento del prezzo del greggio, che passò da 3 a più di 11 dollari a barile. Inoltre, tra il 1971 e il 1972 alcuni dei paesi produttori (Algeria, Iraq, Libia) nazionalizzarono l'industria petrolifera, mentre altri stabilirono un maggior controllo sulle compagnie petrolifere.  
Un ulteriore aumento del prezzo del petrolio si ebbe dopo la guerra del Kippur, quando i membri arabi dell'OPEC imposero l'embargo ai Paesi occidentali che sostenevano Israele, a scapito di Egitto e Siria. Questo rifiuto provocò un incremento del 70% nel prezzo del greggio, che durò per cinque mesi, dal 17 ottobre 1973 al 18 marzo 1974. Le nazioni dell'OPEC decisero, poi il 7 gennaio 1975, di innalzare i prezzi del petrolio grezzo del 10%.

Tra il 1975 e il 1979 la domanda internazionale di petrolio riprese e i prezzi raggiunsero una relativa stabilità, interrotta dalla rivoluzione islamica in Iran e da un conseguente nuovo rialzo del prezzo del greggio, che arrivando a 32 dollari a barile, provocò una forte recessione nei paesi industrializzati.
Nel 1976 viene istituito l'OPEC Fund for International Development - Fondo dell'OPEC per lo sviluppo internazionale - destinato a interventi economici a favore di paesi in via di sviluppo.
Questo organismo concede, soprattutto ai paesi più poveri, prestiti agevolati e sovvenzioni per i programmi di sviluppo economico e sociale.
 
La situazione peggiorò ancora agli inizi degli anni Ottanta, in seguito allo scoppio della guerra tra Iran e Iraq, quando un ulteriore aumento del prezzo del greggio (che arrivò a 42 dollari a barile) scatenò una violenta guerra dei prezzi sia tra i membri dell'OPEC sia tra questi e gli altri paesi produttori, mirata all'acquisizione di nuove quote di mercato.
Il timore di un veloce esaurimento delle riserve di greggio spinse negli anni successivi l'OPEC, con scarsi risultati, a definire una politica tendente a regolare l'estrazione e a stabilizzare il prezzo del greggio, trascinato in basso, intorno ai 10 dollari a barile, dalla crisi economica dei paesi industrializzati, dalle politiche energetiche da questi adottate e dalla scoperta di nuovi giacimenti.
Verso la fine degli anni Ottanta, all'indomani della guerra in Iran-Iraq, l'OPEC ritrovò una relativa coesione interna e un accordo con gli altri paesi produttori di petrolio per evitare un nuovo crollo dei prezzi del greggio, ma la Guerra del Golfo (1990-91) mise nuovamente in discussione l'equilibrio faticosamente raggiunto: il presidente iracheno Saddam Hussein, infatti, sostenne che l'OPEC dovesse spingere verso l'alto il prezzo del petrolio, aiutando così l'Iraq e gli altri Stati membri, a ripianare i debiti.
Nei primi anni del XXI sec. un nuovo meccanismo per l’individuazione delle fasce di prezzo ha contribuito a rafforzare e stabilizzare i prezzi del petrolio grezzo.          Tuttavia, una combinazione di forze di mercato, speculazione e altri fattori esterni ha trasformato la situazione cosicché nel 2004, si è assistito a un nuovo rialzo dei prezzi che è proseguito fino a metà 2008 prima di collassare anche e soprattutto a causa della crisi finanziaria mondiale e della recessione economica.

 Nei nuovi equilibri politici ed economici che si vanno delineando in quest’ultimo biennio,             
L'OPEC, che complessivamente detiene più di due terzi delle riserve petrolifere   
 esistenti, conserva un ruolo rilevante, anche in funzione del supporto che sta
dando al settore petrolifero, come parte degli sforzi mondiali nell’arginare la recessione
economica.

In questi ultimi anni, inoltre, l'innalzamento dei prezzi e l'aumento della domanda sta creando le giuste condizioni per la nascita di un OPEC del gas naturale. L'organizzazione del GECF (Gas Exporting Countries’ Forum), costituita a Teheran nel 2001, tenta di superare l'attuale meccanismo che vincola il prezzo del gas naturale a quello del petrolio (proposta dell'Egitto del 2004) e di prepararsi per l'evoluzione del mercato del gas, che se fino a poco tempo fa era un mercato regionale, vincolato ai gasdotti, oggi, grazie al GNL (Gas Naturale Liquefatto) si sta globalizzando (i terminali di liquefazione e di rigassificazione sono geograficamente svincolati) e fluidificando (cresce l'importanza del mercato spot a scapito dei contratti di lunga durata).

CARATTERISTICHE
La struttura del mercato del petrolio è per molti versi ideale per la creazione di un cartello autosanzionante e duraturo.
La produzione di petrolio è infatti limitata per la maggior parte ai Paesi OPEC; esistono altri produttori, è vero, ma sono molto meno consistenti. Essendo una risorsa energetica che non può essere creata, il mercato del greggio presenta una totale barriera all'entrata.
Il fatto che i
produttori siano pochied abbiano quote di mercatomolto consistenti è un altro vantaggio per la stabilità del cartello, infatti facilita la possibilità di trovare accordi tra i Paesi produttori.

Grazie all'OPEC, gli stati membri  ricevono, per il petrolio che esportano, considerevolmente più di quanto riceverebbero se non ne facessero parte. "Nel 2002, gli 11 membri dell'OPEC . . . hanno ricevuto 338 miliardi di dollari di entrate per l'esportazione del petrolio, un incremento del 42% rispetto al 2003, secondo cifre compilate dall'Energy Information Administration" (New York Times, 28 gennaio 2005). Si confrontino queste cifre con quelle del 1972, quando gli esportatori di petrolio incassarono 23 miliardi di dollari per le esportazioni, o con quelle del 1977, quando nel seguito della crisi energetica del 1973, essi ricevettero 140 miliardi di dollari (Daniel Yergin, The Prize: The Epic Quest for Oil, Money, and Power [Simon & Schuster, 1991], p. 634).

Poiché le vendite di petrolio a livello mondiale, sono denominate in dollari statunitensi, i cambi nel valore del dollaro rispetto alle altre valute, influiscono sulle decisioni dell'OPEC circa la quantità di petrolio da produrre. Ad esempio, quando il dollaro perde rispetto alle altre valute, i membri dell'OPEC ricevono minori entrate per il loro petrolio, causando dei tagli sostanziali nel loro potere d'acquisto, poiché essi continuano a vendere petrolio in dollari.

Dopo l'introduzione dell'Euro, l'Iraq ha deciso unilateralmente di voler accettare pagamenti in tale valuta anziché in dollari. Alcuni sostengono che questa decisione avrebbe potuto danneggiare seriamente l'economia statunitense se fosse stata seguita dagli altri membri.  Le decisioni dell'OPEC hanno una considerevole influenza sui prezzi internazionali del petrolio. Ad esempio, durante la crisi energetica del 1973, (grande shock), l'OPEC si rifiutò di spedire petrolio verso le nazioni occidentali che avevano sostenuto Israele nella guerra del Kippur contro l'Egitto e la Siria. Questo rifiuto provocò un incremento del 70% nel prezzo del greggio, che durò per cinque mesi, dal 17 ottobre 1973 al 18 marzo 1974. Le nazioni dell'OPEC decisero, il 7 gennaio 1975, di innalzare i prezzi del petrolio grezzo del 10%. Contrariamente ad altri cartelli, l'OPEC è riuscito con successo a incrementare il prezzo del petrolio per lunghi periodi. Gran parte del successo dell'OPEC può essere attribuito alla flessibilità dell'Arabia Saudita. Questa nazione ha tollerato gli imbrogli sui patti da parte di altri paesi membri, e tagliato la sua produzione per compensare l'eccesso delle quote di produzione degli altri membri del cartello. Questo fatto dà alla nazione una buona influenza, perché con molti membri a produzione piena, l'Arabia Saudita è l'unico membro con capacità di scorta, e l'abilità di aumentare la produzione se necessario. Questa politica ha avuto successo, causando l'innalzamento del prezzo del petrolio grezzo a livelli che erano stati raggiunti, in precedenza, solo dai prodotti raffinati. Comunque, l'abilità dell'OPEC di innalzare i prezzi ha dei limiti. Un incremento nei prezzi del petrolio fa diminuire i consumi, e può causare un decremento netto delle entrate. Inoltre, una crescita continua del prezzo può incoraggiare un cambio dei comportamenti, come l'utilizzo di fonti alternative di energia o un maggiore risparmio.

Con l'avvicinarsi della guerra del Golfo del 1990-91, il presidente iracheno Saddam Hussein sostenne che l'OPEC doveva spingere verso l'alto il prezzo del petrolio, aiutando così l'Iraq e gli altri stati membri, a ripianare i debiti. Ad agosto 2004, l'OPEC comunicò che i suoi membri disponevano di poco margine di incremento della produzione, indicando così che il cartello stava perdendo la sua influenza sul prezzo del greggio. L'Indonesia stava riconsiderando la sua appartenenza all'OPEC, essendo diventata un importatore netto e non essendo in grado di soddisfare le sue quote di produzione. Il primo gennaio 2007 entra a far parte dell'OPEC l'Angola.

Ci sono 14 paesi attualmente membri dell'OPEC:

Africa ( Algeria 1969 – Angola 2007 – Gabon 1975/1994 – Libia 1962 – Nigeria 1971- )

Asia (Medio Oriente  Iran, Iraq, Kuwait, Arabia Saudita 1960, Qatar 1961 Emirati Arabi Uniti 1967, Indonesia 1962/2009)

America Latina (Venezuela 1960, Ecuador 1973/2007)

Paesi produttori di petrolio non-aderenti all'OPEC:

America Anglosassone e Centrale   ( Canada , Messico, Stati Uniti d’America )

Asia    (Medio Oriente Oman, Kazakistan, Russia)

Europa ( Norvegia )

COME OPERA
I paesi membri organizzano frequenti incontri tra i propri ministri del petrolio, al fine di coordinare ed unificare le proprie politiche petrolifere. Questi incontri, chiamati Conferenze, si tengono per lo meno due volte all'anno.
Sebbene la quota di produzione petrolifera OPEC sia meno della metà di quella mondiale, in realtà la sua percentuale sul petrolio scambiato nei mercati internazionali sale al 60%.
Infatti una grossa fetta della produzione petrolifera degli estrattori non aderenti all'OPEC viene destinata al fabbisogno interno dei vari paesi. Scegliendo di estrarre più o meno petrolio, dunque, i paesi OPEC possono influenzare il prezzo del greggio di tutto il mondo.                                      

Tuttavia non bisogna dimenticare che una cosa è il prezzo del petrolio e un'altra quella dei suoi derivati, come la benzina, dove incidono molto anche i costi di trasporto, raffinazione, distribuzione e più pesanti di tutto, le tasse.

L'organizzazione parallela dell' OAPEC (Organization of Arab Petroleum Exporting Countries), fondata nel 1968 nel Kuwait, si occupa del coordinamento delle politiche energetiche dei paesi Arabi parte dell'OPEC.

                                             

 

 

Fonti sitografiche:
www.wikipedia.it
www.opec.org
www.liceoberchet.it

 

MARTA FRIGERIO VBL
CHIARA GALLIANI IVAL                                         
 

 

                                            

 

Fonte: http://www.lucianabenincaso.it/OPEC.doc

Sito web da visitare: http://www.lucianabenincaso.it

Autore del testo: indicati nel documento di origine

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