Geografia e fattori economici

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Geografia e fattori economici

IL LINGUAGGIO DELLA GEOGRAFIA
La parola “geografia”, che deriva dal greco, significa studio, descrizione e rappresentazione delle diverse parti della superficie terrestre.
Sappiamo che la superficie terrestre è abitata dagli uomini e questo ha conseguenze importanti: ogni gruppo umano che sceglie di vivere in un certo luogo lo trasforma, costruendo e organizzando il proprio spazio con modalità precise, che dipendono dalla propria cultura e dalle tecnologie di cui dispone. La geografia si propone di studiare l’organizzazione dello spazio ad opera delle società umane. Per raggiungere tale obiettivo essa deve considerare sia l’ambiente naturale con le sue caratteristiche fisiche e con le specie animali e vegetali che lo popolano, sia la presenza dell’uomo che, con la sua azione, lo modifica e lo rimodella profondamente.
La geografia è andata evolvendosi arricchendosi di nuovi aspetti. Oggi esistono molte branche della geografia. Si può parlare di geografia economica, quando si approfondiscono le relazioni tra il territorio e le dinamiche economiche, di geografia politica, quando il centro dell’interesse è il rapporto tra l’ambiente e la sua organizzazione in entità politiche. La geografia fisica si occupa invece di descrivere le forme del paesaggio naturale, gli ambienti e le forme di vita che li popolano, il clima.
L’intervento umano sull’ambiente può essere osservato e descritto in modo immediato, ossia nei suoi risultati visibili, oppure può essere misurato. Per effettuare delle misurazioni occorre fare ricorso alla statistica che raccoglie le osservazioni dei fenomeni che avvengono in un dato territorio, le analizza per poi quantificare con precisione i fenomeni.
Le statistiche geografiche si basano sulla misurazione di alcuni indicatori, cioè parametri il cui valore fornisce indicazioni su fenomeni che avvengono in un paese o in una regione.
Gli indicatori più comunemente utilizzati sono di due tipi:

  • Indicatori demografici;
  • Indicatori economici.

Gli indicatori demografici riguardano la popolazione e alcuni aspetti sociali ad essa connessi sono indicatori demografici:

  • Il numero di abitanti. Rappresenta il numero di abitanti rilevati a metà anno. Oltre a definire le dimensioni di un paese fornisce altre utili informazioni quali: disponibilità di manodopera, numero di consumatori, ampiezza del mercato ecc.
  • Densità demografica. E’ il totale della popolazione diviso per l’estensione del territorio. E’ utile per comprendere quale sia il livello di sviluppo attuale e potenziale per il futuro.
  • Tasso di crescita della popolazione, cioè il numero delle persone di cui è cresciuta la popolazione di uno stato in un certo periodo di tempo ( espresso in percentuale).
  • Tasso di fecondità. Indica il numero medio di figli per ogni donna in un determinato stato  ( consente di elaborare previsioni sull’andamento demografico futuro).
  • Mortalità infantile. E’ il rapporto tra il numero dei bambini morti e in età inferiore a un anno e il numero dei bambini vivi nati nello stesso arco di tempo. E’ un indicatore sociale, poiché dipende dalle condizioni degli ospedali, dall’assistenza sanitaria, dal tenore di vita della popolazione, dalla salute delle partorienti.
  • Speranza di vita. E’ il numero di anni che si ritiene potrà vivere, in media, il cittadino di uno stato.
  • Indice di invecchiamento della popolazione. Rappresenta la proporzione degli ultrasessantacinquenni in rapporto ai bambini con meno di 15 anni. Si può così sapere se la società tende ad invecchiare.

 

Gli indicatori economici:

  • Prodotto interno lordo (PIL). Questo indice misura, in dollari statunitensi, l’ammontare totale della ricchezza, cioè dei beni e dei servizi prodotti da un paese in un anno.
  • PIL-PPA pro capite (cioè reddito medio per abitante). Esso viene calcolato come il rapporto tra il PIL e la popolazione residente; consente di rendersi conto di quale sia lo standard di vita della popolazione.
  • ISU (Indice di sviluppo umano). E’ un indicatore sintetico che viene aggiornato ogni anno dall’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite). Esso viene calcolato ricorrendo a tre elementi: la speranza di vita alla nascita, l’indice di scolarizzazione, che rappresenta il livello di istruzione, e il Pil pro capite; assume valori da 0 a 1. Più elevato è il valore dell’ISU migliori sono le condizioni di vita di uno stato.

2 LE SCALE DI INTERVENTO DELL’UOMO SULL’AMBIENTE
Ogni gruppo di uomini che si insedia in un ambiente naturale ne sfrutta le risorse e ne organizza lo spazio. L’ambiente naturale fornisce agli uomini delle possibilità sotto forma di risorse minerarie, idriche o forestali; le società umane utilizzando le risorse ambientali, rimodellano l’ambiente dandogli caratteristiche ben precise. L’ambiente naturale diventa così paesaggio umanizzato.
Si definisce sistema territoriale l’interazione tra l’ambiente e gli uomini che in esso vivono. Esistono sistemi territoriali semplici, come negli spazi in cui pochi abitanti si dedicano allo sfruttamento delle foreste e dell’allevamento, e sistemi complessi come i grandi bacini minerari e le aree urbane e metropolitane. Nelle società attuali l’intervento dell0uomo sulla terra si articola su diverse scale territoriali; si possono distinguere tre diversi tipi di scale territoriali.

  • Le comunità locali, i comuni e le province costituiscono l’ambito più ristretto di relazioni e implicano il coinvolgimento più diretto per i singoli cittadini, i quali possono agire individualmente ma anche subire in prima persona le conseguenze delle azioni che avvengono a questa scala.
  • Lo Stato o i gruppi di Stati: in questo caso l’individuo non agisce mai singolarmente, ma è rappresentato da un’autorità istituzionale che rappresenta la popolazione di uno Stato. Le decisioni e le politiche statali possono agire sull’intera economia di un Paese.
  • Lo spazio continentale e quello mondiale sono la scala più vasta su cui si possono ripercuotere le conseguenze di interventi sull’ambiente. Sono i governi dei singolo Stati a dover stipulare accordi o a trovare compromessi il cui valore delle decisioni è molto elevato.

Queste scale territoriali sono tra loro legate, poiché quelle locale e regionale sono contenute in quella statale, inclusa a sua volta in quella continentale e mondiale.
Tra tutti i livelli in ogni caso, quello che interviene nella gestione dell’intervento umano sull’ambiente è lo Stato che si presenta come il maggiore organizzatore dello spazio, disponendo di un territorio vasto e di un’ autorità e un’autonomia tali da compiere modificazioni significative.

3. NASCITA E SVILUPPO DELLA GEOGRAFIA
La conoscenza del territorio è stata da sempre una esigenza vitale per gli uomini i quali, per avvalersi delle risorse offerte dalla natura e per evitare i pericoli devono avere una rappresentazione quanto più precisa possibile dell’ambiente in cui si trovano a vivere.
3.1 Il permanere dell’interesse storico
La nascita della geografia come disciplina autonoma risale al I secolo d.C. e si deve all’opera del greco Strabone, intitolata Geografia. In essa Strabone descrive le regioni che si affacciano sul Mediterraneo focalizzando l’attenzione sull’uomo in quanto protagonista dello spazio in cui vive.
Durante l’età romana la conoscenza del bacino del Mediterraneo è molto approfondita, poiché le conquiste dell’Impero comprendono buona parte dell’Europa e una porzione dell’Asia.
3.2 Lo sviluppo del commercio e lo sviluppo della geografia
Dopo il crollo dell’Impero romano e le invasioni barbariche, che portano a un periodo di stasi nello sviluppo degli studi geografici, si ha una nuova ripresa di interessi per l’esplorazione. Dopo l’XI secolo gli Stati e le città tornano sulla scena, intessendo una fitta rete di rapporti commerciali, soprattutto via mare. In Italia le repubbliche marinare di Genova, Pisa e Amalfi, ma soprattutto Venezia, egemonizzano i traffici con l’Africa e con l’Oriente. Nel Nord Europa la lega anseatica, un’organizzazione che comprende più di 70 città, tra cui Amburgo, Brema Colonia e Lubecca, gestisce i traffici commerciali nel mar Baltico e nel mare del Nord. Questi rapporti economici determinano anche, una serie di progressi tecnici, come l’invenzione della bussola o l’aumento della stazza e della sicurezza delle navi.
3.3. Le esplorazioni dell’Età moderna
Nei secoli XV e XVI gli europei intraprendono lunghi ed avventurosi viaggi alla scoperta del mondo: Vasco de Gama doppia il capo di Buona Speranza; Colombo approda in America e Magellano circumnaviga la terra, dimostrandone definitivamente la sua sfericità. Questi esploratori  stimolano gli studi geografici e la curiosità per le nuove regioni. La descrizione delle nuove terre esplorate  dipende dal tipo di sfruttamento possibile; spesso, i viaggi degli esploratori vengono finanziati dai governatori europei allo scopo di trovare fonti di arricchimento pertanto, gli interessi dei geografi di allora sono rivolti alle ricchezze, alla struttura sociale e alle risorse di cui dispongono gli abitanti del Nuovo Mondo, tralasciando la descrizione della geografia fisica di tali luoghi.
3.4. L’affermazione delle discipline geografiche
Il progresso delle conoscenze geografiche è stato straordinario nel XX secolo. La tecnologia ha consentito di misurare esattamente le strutture fisiche del pianeta Terra, l’altezza dei monti, la profondità degli oceani, l’estensione dei continenti. Strumenti quali la fotografia aerea e satellitare consentono di effettuare una precisa rappresentazione nell’analisi del territorio. Studi demografici, etnografici ed economici forniscono informazioni dettagliate sui popoli che abitano la Terra.
Contemporaneamente i mezzi di diffusione di massa quali la televisione e il cinema, lo sviluppo della fotografia e la diffusione di libri e riviste hanno allargato la qualità e la quantità delle informazioni geografiche. La geografia si è quindi fatta carico di studiare l’organizzazione e l’uso dello spazio da parte dell’uomo risalendo alle molteplici cause(fattori umani, politici ed economici) che lo hanno determinato.

4  I CAMPI DI STUDIO DELLA GEOGRAFIA
4.1 Geografia e fattori umani
Informazioni importanti per conoscere la realtà in cui si trova un Paese ci vengono fornite dalla situazione demografica, dalla composizione etnica della popolazione, dalla lingua e dalla religione. Ma, il rapporto tra l’uomo e la natura è mediato anche dalla cultura e dalla mentalità che caratterizza la società  di cui ciascuno fa parte.
Le caratteristiche che contraddistinguono la popolazione di uno stato o di una regione e che sono alla base delle identità nazionali sono le caratteristiche etniche, linguistiche e religiose. Una nazione, infatti, è formata da persone che appartengono allo stesso popolo, parlano la stessa lingua, professano la medesima religione.
4.2 Geografia e fattori politici
Il ruolo del potere politico nell’uso e nell’organizzazione dello spazio è sempre stato di grande importanza. L’influenza del potere politico si manifesta secondo aspetti diversi ma concatenati. Un modo per rappresentare tale influenza consiste nell’azione svolta direttamente da organi pubblici per costruire, modificare o distruggere  alcune strutture presenti nel territorio: la costruzione di edifici e strade ha sempre rappresentato in ogni società organizzata un fattore importante per la riorganizzazione del territorio.
Un altro elemento importante per comprendere come la realtà territoriale è fortemente vincolata al potere politico, è rappresentato dai confini di uno Stato i quali, limitano lo spazio in cui l’autorità di ogni singolo Stato può essere esercitata. I confini possono segnare, quindi, notevoli cambiamenti tra due regioni per l’uso e l’organizzazione del territorio, oltre che per l’assetto sociale e urbano. Oggi, grazie al processo di integrazione europea, il significato delle linee di confine sta cambiando fino a diventare sempre meno importante.
Il centro del potere politico in ogni Stato risiede nella capitale e questa città generalmente ha un ruolo fondamentale nell’organizzazione del territorio. In alcuni Paesi la capitale, oltre ad essere la sede di tutte le istituzioni politiche  ed amministrative, è anche  il cuore economico, finanziario e culturale. La capitale poi, è anche il punto di convergenza delle reti di trasporto e di comunicazione a cui fanno riferimento le periferie del Paese che spesso tra di loro non sono collegate.
4.3 geografia e fattori economici
In passato le società umane erano numericamente ridotte ed erano dotate di tecnologie semplici. Esse vivevano di forme elementari di agricoltura, di pesca, di pastorizia e di raccolta di ciò che la natura offriva spontaneamente. Erano prive di mezzi di trasporto e non potevano instaurare relazioni commerciali e culturali  che superassero i 50-100 chilometri di distanza. Questa struttura economica è detta di sussistenza in quanto ha come obiettivo quello di produrre lo stretto necessario per la sopravvivenza, senza badare ad accumulare eccedenze da vendere o scambiare con altri beni.
Il progresso scientifico e tecnologico  hanno fatto si che l’uomo consideri la natura come materia prima da utilizzare, plasmare e sfruttare per il proprio vantaggio e profitto. Lo sfruttamento delle risorse offerte dalla natura per produrre ricchezza e benessere ha determinato un’organizzazione dello spazio finalizzata all’utilizzazione più efficace delle risorse; gli insediamenti si sono concentrati nelle pianure dove era facile coltivare il terreno e lungo i fiumi che fornivano un rifornirsi costantemente di acqua e rappresentavano una via di comunicazione.
Le società economicamente più evolute come Italia, Germania e Gran Bretagna sono quelle che intervengono più pesantemente sull’ambiente dove il territorio è coperto da una grossa percentuale di superfici coltivate (30%) e da aree urbane che si estendono su porzioni di territorio sempre più vaste.

 

Fonte: http://lumolin.altervista.org/files/capitolo_1_-_il_linguaggio_della_geografia.doc

Sito web da visitare: http://lumolin.altervista.org

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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