Riscaldamento globale global warming

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Riscaldamento globale global warming

IL CAMBIAMENTO CLIMATICO.

L’ALTERAZIONE DEL CICLO DEL CARBONIO: L’EFFETTO SERRA.
Le trasformazioni ambientali dipendono dalle interazioni tra il clima e i cicli dei maggiori composti chimici dell’ecosfera. Questi cicli sono stati altamente modificati dalle attività umane infatti in 100 anni l’uomo ha fatto aumentare il contenuto in anidride carbonica dell’ atmosfera con un conseguente aumento dell’effetto serra che minaccia di riscaldare il pianeta e quindi squilibrare gli ecosistemi. Negli ultimi 11000 anni circa la temperatura media è salita di circa 5°C contemporaneamente con l’anidride carbonica, per poi assestarsi  dopo l’ “optimum climatico” medioevale su valori oscillanti tra 0,5-1°C in 100-200 anni. Queste piccole oscillazioni non hanno causato cambiamenti drastici ai suoli o alla vegetazione, ma se continuerà a cambiare, varierà anche l’ordine di grandezza delle oscillazioni e la loro velocità aumenterà mettendo in pericolo la capacità di riproduzione dei vegetali e quella di adattamento dei sistemi agricoli. L’ aumento di temperatura provocherebbe inoltre la mancanza d’acqua in alcune zone e l’invasione da parte del mare. Oggi viviamo in una fase interglaciale calda e, in teoria, dovremmo entrare in una nuova epoca glaciale. Questa teoria è messa a dura prova dall’immissione massiccia e veloce di gas serra nell’atmosfera. I principali gas serra sono l’anidride carbonica e il vapore acqueo e le loro concentrazioni dipendono rispettivamente dal ciclo biogeochimico del carbonio e quello idrologico. Negli ultimi 160000 anni i livelli di vapore acqueo sono rimasti costanti mentre quelli di anidride carbonica hanno oscillato. Tutte le immissioni di gas serra derivano principalmente dai combustibili fossili, dai clorofluorocarburi impiegati nelle bombolette spray, dall’agricoltura e dal diboscamento. Inoltre, a peggiorare la situazione, sta il fatto che stiamo distruggendo le foreste alimentando il contenuto in CO2 dell’ atmosfera. Sfortunatamente non si conoscono ancora bene le relazioni tra gas serra e temperatura, di conseguenza  vi è incertezza sul futuro sviluppo dell’effetto serra; vi è incertezza anche sui futuri consumi energetici e sulle risorse non rinnovabili, come il carbonio e il petrolio.

IL RISCALDAMENTO GLOBALE.
Dal  1880, data in cui si è iniziato ad avere misure affidabili sui cambiamenti della temperatura, ci si è accorti che la temperatura è in costante aumento. Dal 1880 al 2000 la temperatura media mondiale è salita di mezzo grado e in seguito è salita di un altro mezzo grado in soli 10 anni. Il grafico che mostra i cambiamenti della temperatura può essere chiamato “bastone da hokey” proprio a causa della repentina e veloce crescita della temperatura, che contribuisce a creare un riscaldamento globale che in futuro rappresenterà un problema gravissimo, più grave che ai giorni nostri, se le abitudini degli stati non dovessero cambiare. Ancora non è certo, tuttavia, che il riscaldamento globale sia causato dall’effetto serra. Il problema è che negli ultimi 12-15 anni si sono verificati dei picchi di temperatura veramente molto alti. Ci sono alcuni modelli che pensano che con un continuo aumento dell’emissione di maggiori quantitativi di gas serra aumenterà la temperatura dai 2°C ai 6°C nel 2100. Su questo argomento ci sono molte discussioni e dibattiti, ma tutti sono concordi su ciò che è stato detto nel 2007 e poi nel 2013 dall’IPCC (International Pannel on Climate Change), ossia che l’umanità purtroppo ha le potenzialità per far cambiare il clima ad una velocità da 10 a 1000 volte più alta di quanto sia avvenuto negli ultimi 10000. Quello che deve preoccupare non è l’aumento del clima in sé, ma la sua rapidità, proprio perché se i cambiamenti avvenissero in modo lento e graduale ci si potrebbe abituare più facilmente e sarebbe più facile fare previsioni e programmi. Le tensioni che si potrebbero scatenare in seguito a  questo problema si potrebbero paragonare come ad un esteso conflitto nucleare. I Modelli Climatici Generali  (GCM) indicano che l’emisfero boreale si sta riscaldando più in fretta di quello australe. Un continente si riscalda più velocemente proprio perché l’oceano, agendo come una sorta di tampone, conferisce una grande inerzia alle trasformazioni climatiche. Un altro problema è rappresentato dal fatto che alle latitudini medie e alte l’aumento della temperatura dovrebbe essere 2-3 volte maggiore della media, influendo sui venti occidentali e le correnti a getto che regolano il clima e le precipitazioni. Infatti una conseguenza evidente, che si verifica soprattutto nei periodi estivi, è lo scioglimento dei ghiacciai artici. In questo caso si verifica una retroazione positiva, cioè: con lo sciogliersi dei ghiacciai, che hanno la capacità di riflettere i raggi solari, aumenta la concentrazione marina, che ha come proprietà quella di assorbire il calore dei raggi solari; un oceano più caldo aiuterà a sciogliere più velocemente i ghiacciai. Un'altra conseguenza deriva dal fatto che l’aumento della temperatura nell’acqua provoca un maggiore assorbimento di CO2 dall’atmosfera, che sta portando ad una acidificazione delle acqua. Le previsioni  prevedono un passaggio da un 8,10 di ph ad un 8 nel 2050. Più il ph è acido, più vengono danneggiati gli invertebrati marini, che formano gusci calcarei come i coralli; ci sono interi sistemi acquatici che stanno entrando in crisi, come le barriere coralline.
IL “CALDO” FUTURO DI GAIA.
Cosa succederebbe, quindi, se il mondo si surriscaldasse?  Le opinioni divergono fra gli ottimisti e i pessimisti. Vi è chi crede che le perdite e i guadagni dovuti all’aumento di temperatura si compenserebbero, ma  le previsioni più realistiche sono probabilmente quelle improntate a un razionale pessimismo. Vediamo i  pareri contrastanti:

  • Qualche ottimista potrebbe pensare che con il riscaldamento globale si spenderà meno in riscaldamento globale, immettendo meno CO2, tuttavia un pessimista può ribattere che con l’uso di aria condizionata aumenterebbe l’effetto di isola urbana, ovvero la formazione di una cappa d’aria calda che intrappola particelle di sostanze inquinanti, oltre all’emissione di clorofluorocarburi, che eliminano l’ozono.
  • I raccolti potrebbero aumentare, ma allo stesso modo aumenterebbero anche le erbe infestanti e gli insetti, insieme alla respirazione delle piante, l’evaporazione e la traspirazione dell’acqua.
  • I limiti di tolleranza delle specie si sposterebbero geograficamente di kilometri. Per ogni grado di aumento della temperatura le fasce climatiche si sposterebbero di circa 160 km a nord nell’emisfero boreale, a sud in quello australe. Se questo aumento fosse veloce i biomi potrebbero non riuscire a spostarsi, giungendo all’estinzione. È inoltre possibile che i territori della tundra non siano mai abbastanza fertili da produrre quello che producono oggi le praterie temperate.
  • Il riscaldamento globale potrebbe far accelerare la decomposizione della sostanza organica nei suoli e nell’acqua, provocando un aumento di immissioni di CO₂ ed innescando un feedback positivo.
  • Con la fusione del permafrost artico si libererebbe parte del metano imprigionato al di sotto di esso, provocando un ulteriore aumento dell’effetto serra. Si tratta del ciclo secondario del carbonio, chiamato metanogenesi: se viene liberato il metano ha un tempo di residenza nell’atmosfera di 10 anni, ma esso è 20 volte più potente della CO₂.
  • Con l’estensione della zona tropicale si diffonderebbero anche malattie tropicali e fenomeni violenti, come cicloni. Allo stesso modo aumenterebbe la frequenza e l’intensità di eventi metereologici estremi, quali siccità e precipitazioni violente, ed anche incendi nei boschi.
  • L’aumento di temperatura dilaterebbe lo scioglimento dei ghiacci e l’acqua degli oceani, provocando l’aumento del livello del mare, che sommergerebbe le zone costiere di tutto quanto il mondo.

In realtà è possibile che con il surriscaldarsi dell’atmosfera entrino in gioco retroazioni negative, così da limitare o bloccare questo aumento. Una maggiore evaporazione, per esempio, potrebbe far aumentare la copertura nuvolosa e le precipitazioni nevose sull’Antartide. Si è calcolato che un aumento indicativo di 3°C potrebbe innalzare il livello del mare da 0,2 m a un massimo di 1,5 m nei prossimi 50-100 anni: questo provocherebbe l’inondazione di numerose citta costiere e importanti zone deltizie e alluvionali coltivate.
IL CONTROLLO DEL SURRISCALDAMENTO GLOBALE.
Per riuscire ad evitare un eccessivo riscaldamento globale occorre:

  • Ridurre le emissioni di CO₂, diminuendo l’uso dei combustibili fossili.
  • Migliorare l’efficienza nella produzione e nell’uso dell’energia, cercando di non sprecarla.
  • Ridurre l’energia usata in agricoltura e allevamento.
  • Bloccare il disboscamento e piantare  nuovi alberi.

Il riscaldamento, anche adattando tutte le nuove strategie, non si fermerà e bisogna pensare a come adattarsi ad un mondo più caldo e con un livello del mare più alto. Questo è possibile cercando, ad esempio, di incrementare le ricerche biotecnologiche così da creare piante più resistenti in condizioni di forte stress ambientale, oppure preparare difese a livello costiero, o ancora rimuovere gli insediamenti dalle zone costiere, infine creare riserve ci cibo in zone sicure, cercando di risparmiare l’acqua.
L’INVERNO NUCLEARE.
È importante accennare un altro tipo di turbamento climatico, che non è in atto, ma incombe: quello provocato da un conflitto a base di armi nucleari. L’era atomica è iniziata nel 1945, quando gli americani sganciarono le due bombe sul Giappone: il danno non fu solo quello momentaneo, dovuto all’esplosione, bensì anche quello delle radiazioni, che tuttavia durò e continuò ad uccidere per anni. Negli anni successivi gli stati cercarono di sviluppare nuove bombe, il che richiedeva, tuttavia, esperimenti sul terreno, che vennero effettuati all’aria aperta fino al 1963. Al giorno d’oggi il potere esplosivo delle bombe progettate, a fusione (idrogeno) e a fissione (plutonio), è pari a quasi un milione di volte quello di Hiroshima. È stato simulato al computer l’impatto che uno scambio di confetti di questo genere potrebbe avere sul clima: il risultato prende il nome di “inverno nucleare”. Questo è esattamente l’inverso della prospettiva dell’effetto serra: un nube di fumo, gas e polveri oscurerebbe il Sole per mesi o per anni, provocando un abbassamento della temperatura notevole e bloccando la fotosintesi delle piante. Inoltre la produzione agricola, insieme a tutti gli altri sistemi collasserebbe, le foreste si brucerebbero, lo strato di ozono verrebbe distrutto e le specie in grado di sopravvivere alle radiazioni prenderebbero il sopravvento. Questo scenario è considerato da alcuni studiosi come esageratamente pessimista, sono stati quindi proposti altri modelli, detti “autunno nucleare”.
CONCLUSIONI: LA SALUTE E L’AMBIENTE.
L’aumento delle temperature a causa del riscaldamento globale provocato dall’incremento della concentrazione dei gas serra nell’atmosfera può comportare sia effetti diretti che indiretti per la salute dell’uomo. Le temperature estremamente calde aumentano soprattutto i rischi fisici a carico delle persone che presentano problemi cardiaci, poiché il sistema cardiovascolare deve lavorare in modo maggiore per mantenere la temperatura corporea stabile. Le temperature più elevate aumentano inoltre la concentrazione dell’ozono a livello del suolo, favorendone la formazione. In ogni luogo della Terra, la presenza e la diffusione delle malattie sono fortemente influenzate dal clima locale. In effetti molte malattie infettive potenzialmente mortali sono diffuse solamente nelle aree più calde del pianeta. Malattie come la malaria, la febbre dengue, la febbre gialla e l’encefalite potrebbero aumentare la loro diffusione se le zanzare e gli altri insetti che le trasmettono trovassero delle condizioni climatiche più favorevoli alla loro diffusione. Le temperature più elevate possono anche favorire l’aumento dell’inquinamento biologico delle acque, favorendo la proliferazione dei vari organismi infestanti. Tutti questi problemi sarebbero di difficile soluzione anche per i Paesi Occidentali che dispongono di un patrimonio economico ed industriale enorme. Molti degli impatti del cambiamento climatico potrebbero comunque essere risolti tramite l’organizzazione ed il mantenimento di programmi a difesa dell’ambiente e della salute pubblica. Invece, nei Paesi del Terzo e Quarto Mondo, l’inasprimento delle condizioni ambientali provocherebbe delle situazioni sanitarie e sociali insostenibili. L’aumento delle malattie, delle carestie e degli scontri sociali per la crescente povertà e precarietà della vita comporterà delle conseguenze inimmaginabili.
Sara Magnani
Federica Senni
Mila Tommasoni

 

Fonte: http://www.mcurie.gov.it/files/bianchi.loris/IL_CAMBIAMENTO_CLIMATICO_4.docx

Sito web da visitare: http://www.mcurie.gov.it

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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