Critica

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Significato di Critica

 

Critica

Critica (dal greco krínein, «giudicare», da kríno, «distinguo»): si indica con questo termine l’attività del pensiero, che, volta all’interpretazione, al commento e alla valutazione di un prodotto letterario, prende corpo in un discorso che ripercorre l’opera e si sviluppa nel quadro di un processo che, all’interno di un determinato sistema di idee e secondo parametri di giudizio particolari, miri alla evidenziazione della struttura e del funzionamento del testo e pervenga a una comprensione e a una giustificazione, se non dell’insieme, di una parte significativa dell’opera stessa. Da quanto detto, appare evidente che a questa attività sono connesse tre funzioni fondamentali: la prima, esplicativa, si applica alla trasmissione, analisi, interpretazione e commento del testo (livello del testo), la seconda, valutativa - legata alla tradizione e relazione tra testi (livello intertestuale) e al rapporto tra testo e contesto, all’ideologia e al gusto di un’epoca (livello extratestuale o contestuale) - tende a pronunziare giudizi di valore, la terza, infine, riproduttiva, procede in modo parallelo al testo stesso, diventando un nuovo testo, ispirato e generato dal primo. In base alle metodologie di approccio, all’ottica particolare e all’area storica e culturale in cui il critico si colloca di fronte all’opera, si distinguerà una critica romantica, positivista, idealista, ermetica, fenomenologica, marxista o sociologica, stilistica, formalista, strutturalista, semiotica, psicanalitica, simbolica, ermeneutica, decostruzionista, postmoderna, con specificità appartenenti alle corrispondenti epoche e correnti del pensiero. Quella definita marxista, generalmente intesa anche come sociologica, assume come proprio compito quello di considerare i fatti letterari in rapporto alla società da cui si originano, evidenziandone la natura ideologica in rapporto alla struttura economica. In base al rapporto istituito con la specificità del testo, si parlerà di una critica formalista, strutturalista e semiotica, quando a partire dalla rivoluzione linguistica di Saussure e sulle orme dei «formalisti» russi e di Jakobson, si tenderà a vedere l’opera letteraria come un sistema autonomo di «artifici», come dialettica interna al sistema letterario stesso, si vedrà nell’opera una totalità organica, di cui è possibile evidenziare e descrivere il funzionamento. Si parlerà, invece, di critica stilistica, quando, sulle orme dello Spitzer e dell’Auerbach, si richiamerà l’attenzione dell’analisi su certi elementi espressivi che costituiscono, per la loro novità, degli indizi di uno stato d’animo particolare e inconsueto. Si parlerà, ancora, di critica simbolica quando, sulle orme del Frye, si tenderà a cogliere nell’opera letteraria un senso profondo, legato a immagini e simboli dell’inconscio collettivo (archetipi). Si parlerà, infine, di critica psicanalitica, quando si tenderà a evidenziare le pulsioni libidiche, le motivazioni cioè inconsce e profonde, che attraversano il testo. Dalla considerazione dell’impossibilità di ricostruire il significato testuale quale lo concepì in origine l’autore, parte Hans Georg Gadamer, allievo di Heidegger, e la critica ermeneutica per affermare che è proprio la distanza storica tra il mondo dell’autore e quello del lettore a favorire il coinvolgimento positivo tra due esperienze storiche diverse, la cui interazione («fusione d’orizzonti») favorisce un confronto continuo tra la modernità e la tradizione. Il linguaggio è la dimensione, il «mezzo» di questo colloquio, dal momento che ciò che riguarda l’uomo, testo o evento che sia, è comprensibile e interpretabile solo in quanto si dà nel linguaggio e come linguaggio. Quando qualcuno parla è dipendente dalle possibilità offertegli dal linguaggio per esprimere i suoi pensieri. La funzione del linguaggio in Heidegger, secondo cui solo in esso il pensiero diviene del tutto concreto, viene da Gadamer accentuata in primo luogo per chiarire la nostra esperienza del mondo. Il linguaggio è quello del dialogo sviluppato da tutti gli uomini nel loro reciproco rapporto, un linguaggio che è anche precostituito, entro cui gli uomini crescono adeguandovisi. L’ermeneutica è perciò l’arte di entrare in dialogo con i testi o con le altre formulazioni concettuali. Per questo essa è strettamente connessa al principio dialogico della filosofia. Con Verità e metodo Gadamer vuole dirci che non tutta la verità è raggiungibile percorrendo il cammino del metodo scientifico. Un esempio ne è l’arte, quale esperienza extrametodica della verità. Nelle scienze della natura il linguaggio in realtà non è linguaggio, ma un sistema di simboli matematici, il quale rappresenta l’unica modalità espressiva corretta. Nelle cosiddette scienze dello spirito, nelle scienze umane, accade l’opposto. Qui il vero elemento è dato dalla capacità del linguaggio di render presente qualcosa. Ciò si avvicina molto alla funzione svolta dal linguaggio nella poesia. È dunque di questo tipo l’intimo rapporto tra l’arte e la filosofia, in primo luogo tra l’arte della parola, il linguaggio poetico e la filosofia.

 

Fonte: http://www.filologiasarda.eu/didattica/glossario_manca.pdf

Sito web da visitare: http://www.filologiasarda.eu/

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