Annotazioni sulla grammatica italiana

Annotazioni sulla grammatica italiana

 

 

 

I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore

 

 

Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).

 

 

 

 

Annotazioni sulla grammatica italiana

ANNOTAZIONI SULLA GRAMMATICA ITALIANA
TERZO CORSO D’ITALIANO
L’ARTICOLO
L’ARTICOLO    DETERMINATIVO
Singolare                                                                    Plurale
il                -------------------------------------------      i
l’ (davanti a vocale)
Maschile                                 ------- -----------------------------------     gli
lo (davanti a*)
(*) parole che cominciano per  ps;  pn;  gn;  z;  x;  y;  j; i*;  h;  o   s+ consonate
(*) i  semiconsonante        
l’ (davanti a vocale)
Femminile                                               --------------------------------   le
La (davanti a consonate)
Attenzione¡     Gli articoli plurali gli e le  non s’apostrofano mai!             
L’articolo determinativo singolare
Esempi: l’uomo;  lo psicologo; lo pneumatico; lo gnomo; lo zio; lo iugoslavo; lo studente;  lo yogurt; 
L’ARTICOLO    INDETERMINATIVO  
Singolare                                                                    Plurale
Un  (davanti a consonate)  ------------------                            dei
Maschile   Un  (davanti a vocale)
-------------------                          degli 
Uno ( davanti a *)
(*) parole che cominciano per; gn, pn; ps;  z;  x;  y;  j;  i**;  o   s + consonante). (**) la  i è semiconsonante        
un’ (davanti a vocale)
Femminile                                                          -----------------------     delle
una (davanti a consonante)                      
Attenzione!  Gli articoli indeterminativi plurali  degli   e  delle  non s’apostrofano mai!
.                  IL GENERE  DEI  NOMI
In italiano abbiamo due generi:   maschile   e   femminile.
Non è sempre facile sapere quali sono maschili  e  quali femminili.
I nomi in –O  sono normalmente maschili.   I nomi in –A  sono normalmente femminili
I nomi in –E  possono essere maschili o femminili
Però alcuni nomi in –A  sono maschili:  alcuni che terminano in –MA:       il problema.  il cinema.
alcuni che terminano in –ISTA   il dentista.    il giornalista.
altri nomi di persona in –A:         il poeta,        il pilota.
Sono normalmente maschili  i nomi:
in –ORE. Il fiore.   In –ONE: il sapone.  In –ALE : Il giornale.   In –ILE :  il fucile.
Alcuni nomi in –O sono femminili. Sono spesso parole tagliate o tronche:
la radio.           la moto.      l’auto.        la foto                       la mano.
I nomi in  -TÀ  e –TÙ  sono femminili :      la liber.         la vir,           la gioven.    La senili
I nomi in –I  sono normalmente femminili:  la crisi.            l’analisi.          la sintesi.
Eccezione: il brindisi
Sono normalmente femminili i nomi in –IONE: La lezione.   In –IE: la serie.    In –ICE  la lavatrice
Formazione del plurale del sostantivo
Maschile
I sostantivi che finiscono in –o, formano il plurale in –i      il bambino       i bambini
I sostantivi che finiscono in –e, formano il plurale in –i      l’insegnante    i insegnanti      
I sostantivi che finiscono in –a, formano il plurale in –i      il pigiama       i pigiami 
I sostantivi che finiscono in consonante restano invariabili:  il   bar           i bar
I sostantivi di parole straniere restano anche invariabili:       il bus           i bus     il leader    i   leader
I sostantivi monosillabici restano invariati:                             il re              i re       lo zar       gli zar        
I sostantivi che finiscono in vocale accentata restano invariati: il lunedì      i lunedì
I sostantivi che finiscono en  -io :
a) se la i  è accentata, al plurale doppia la i             lo zio   -  gli zii
b) se la i non è accentata, al plurale perde la o       il figlio -  i figli   lo studio  -  gli studi
I sostantivi che finiscono in  –co  e  -go  preceduti da consonate formano il plurale in  -chi  e – ghi  
il tabacco  i tabacchi    il chirurgo  i chirurghi  
I sostantivi in  –co  e –go preceduti da vocale formano il plurale in –ci  e  -gi:
medico -  medici;        austriaco – austriaci;   parroco  - parroci; raro parrochi          greco -  greci;
sindaco – sindaci        asparago – asparagi;  
Le parole bisillabe in –co  e –go formano il plurale in  -chi  e –ghi
Il banco  - i banchi;    il mago   - i maghi     il  lago  -  i laghi
le professioni che finiscono in –logo formano il plurale in –logi : lo psicologo – gli psicologi;         
eccezione:  monologo - monologhi  
Plurale   del   Femminile
I sostantivi che finiscono in –a   formano il plurale in –e                la bambina – le bambine
I sostantivi che finiscono in –e   formano il plurale in –i                 l’insegnante – le insegnanti
I sostantivi che finiscono in –i    no cambiano al plurale                  la crisi                         le crisi
I sostantivi che finiscono in –ie  no cambiano al plurale                  la serie            le serie
I sostantivi che finiscono in vocale accentata al plurale sono invariabili    la città  -  le città
I sostantivi monosillabi restano invariabili                                       la gru              le gru
I sostantivi che finiscono in consonate restano invariabili                la o l’hostess   le hostess
I sostantivi che finiscono in –ca  formano il plurale in –che           l’amica           le amiche
I sostantivi che finiscono in –ga  formano il plurale in –ghe           la maga           le maghe
I sostantivi che finiscono in –cia formano il plurale in –cie             la camicia       le camicie
I sostantivi che finiscono in –gia formano il plurale in –gie            la ciliegia        le ciliegie        
Se la parola in –gia  è preceduta da  consonante fa il plurale in –ge la frangia      le frange
Plurali irregolari
l’uomo–gli uomini; l’uovo–le uova;  il paio–le paia,   il braccio–lebraccia  il labro–le labra; il dito – le  dita
L’avambraccio - le avambraccia;  il ciglio – le ciglia;     il budello – le budella  il sopraciglio – le sopraciglia
un centenaio–delle centenaia; il miglaio–le migliaia   un dio-degli dei; il riso (ridere)– le risa; il miglio – le miglia
Le parole che derivano da abbreviazioni, si chiamano “parole tronche”,  restano invariati:
la moto-cicletta   le moto-ciclette;    il cinema – i cinema;          l’auto – le  auto;    la foto – le foto       
Le parole che finiscono in consonante non cambiano al plurale: camion;    sport;     iogurt;      autobus;   bar;     
lo smog;    film;      gas;          goal;        quiz;
Non cambiano: il gorilla-i gorilla  il boa–i boa;  il boia–i boia; il sosia–i sosia;   il vaglia–i vaglia   il lama – i lama
Cambiano: il dio–degli dei (regolare sarebbe dei dei); il bue–i buoi; il tempio–i templi; 1.000 mille – mila (tremila)
I  COLORI
il verde/i    nero/a  -  neri/nere    bianco/a  –  bianchi/ bianche   Rosso/a – rossi/e       giallo/a  -  gialli/e  marrone / marroni      grigio / i
rosa     arancione        lilla / viola      sono invariati, perché sono in origene nomi di fiore o di frutta
azzurro / i       azzurra / e       blu       il celeste  sono le variazioni dell’azzurro.                
Verde, marrone e grigio sono sempre maschili, non cambiano al femminile..
FORMAZIONE   DEL    FEMMINILE
I maschili che finiscono in – o           formano il femminile in –a             il bambino    –  la  bambina
Alcuni maschili finiti     in – e           sono invaribili al femminile             l’insegnante –  l’insegnante
I maschili che finiscono in – a           sono invariabili al femminile           l’artista        –  l’artista
I maschili che fisiscono in – e           formano il femminile in –a              il signore      –  la  signora
I maschili che finiscono in –ese         sono invariabili al femminile          il francese    –  la francese

Professioni
I maschili che finiscono in – tore      formano il plurale in – trice               il direttore -  la direttrice
Eccezioni
Il professore-la professoressa; Lo studente-la studentessa;  Il dottore-la dottoressa;  Il poeta-la poetessa
Alcuni  maschili che finiscono in – tore formano il femminile in – tora 
Il pastore  -   la pastora;        l’impostore  -   l’impostora        il tintore  -  la tintora
La nobilità
Il re-la regina ;     il principe-la principessa;     il duca-la duchessa;     Il conte-la contessa;
il barone-la baronessa;       il marchese    -    la marchesa
Altri  femminili   irregolari
L’eroe   -     l’eroina;         il gallo   -       la gallina;               lo zar  -  la zarina       
MASCHILE E FEMMENILE DI ALCUNI ANIMALI
Maschile                     femmenile                              cucciolo*
Il cavallo                     La cavalla                               Il puledro
il gallo                         la gallina                                 il pulcino
il cane                         la cagna                                  il cagnolino
Il porco/ il maiale       la scrofa                                 il porcellino   
il bue / il toro              la mucca / la vacca                 il vitello          
il montone                  la pecora                                 l’agnello
il becco**                   la capra                                   il capretto
*il cucciolo  è qualche animale quando è piccolo
**(Attenzione! questa parola ha anche il significato di cornuto)
LA FAMIGLIA
Maschile                                                                               Femminile
L’uomo                                                                                              la donna
Celibe (uomo non legato a donna)                                                    moglie  (donna legata a uomo)
Se tutti e due hanno bambini diventano
Padre   (Babbo, papà)                                                                        madre (mamma)
I suoi bambini saranno
Figlio                                                                                                 figlia
Uno rispeto dell’altro  è
Fratello                                                                                                          sorella
Il fratello / sorella de mio padre o madre sono    
Lo zio                                                                                                la zia  
Il padre / madre di miei genitori sono
Il nonno                                                                                             la nonna
                         Il marito / la moglie di mia  figlia / mio figlio sono
Il genero                                                                                            la nuora
                        Il figlio di mio / mia  zio / a    sono
Il cugino                                                                                            la cugina
                        Il figlio di mio / mia  fratello / sorella    sono
Il nipote                                                                                             la nipotte
Il padre / madre di mia moglie / mio marito  sono
Il suocero                                                                                           la suocera
Il fratello / la sorella di mia moglie / mio marito  sono
Il cognato                                                                                          la cognata
Il figlio / a di mio figlio/ mia figlia  sono
Il nipote/ nipotino                                                                  la nipote / la nipotina
La madre non sposata                                               la ragazza madre.
il fratello de mio nonno è mio prozio

LE  PREPOSIZIONI
Semplici                                                                          Composte o Articolate
In                                                                                           alla    →   a + la
Per                                                                                         della  →   di + la
Di                                                                                           al       →    a + il
Da                                                                                          sul     →   su +  il
Con                                                                                        sulla  →   su +  la
Su
Tra   o  fra
PREPOSIZIONI  SEMPLICI

  1. DA.  (agente)
    1. DA  chi è stata costruita questa casa? –     E’  stata costruita da un famoso architetto
  2. DI – SU (argomento)

      1)  DI  che cosa si è discusso ieri in Senato?         Della  politica all’estero.  (di + la)
2)  SU quale argomento si svolge la conferenza?  Sulla guerra in Africa.  (su + la)
C)  CON  (compagnia)
1) CON chi vai a teatro?                            Ci vado con mio fratello.
D)  DI – PER (causa)
1)  DI  che cosa è morto tuo zio?                          E’ morto di vecchiaia.
2)  PER quale motivo non eri in classe ieri?             Per il mal di testa
E)  A – DA – IN  (stato in luogo)
1)  Dove abitavi l’anno scorso?                            Abitavo a Perugia.
2  Dove stavi stamattina?                                                 Stavo  dal  medico.                              
3)  IN quale regione si trova Firenza?                  Si trova in Toscana,
F)  DA  (moto da luogo)
       1)  DA  dove arriva il treno delle 11?                 Arriba da  Roma..
        G)  DA – PER  (moto per luogo)
1) PER dove si passa per andare alla stazione?      Passiamo da / per  Piazza Strozzi.
2)  DA  dove si attraversa il fiume?                                 Dal Ponte Vecchio.
H )  A – DA – IN – PER   (moto a luogo)
                   1)  Dove vai la settimana prossima?                   Vado a Prigi, in Francia        
2)  Da chi vai a cena stasera?                             Vado da Mario e Carla.
3)  Quale aereo prendi?                                       Quello per  Parigi.
        I)   DI (materia)

  1. DI che legno è fatto questo armadio?          E’ fatto di pino canadese.   

       L)   A – CON – DA – IN  (modo)
       1)  Come ama Francesco sua moglie?                Con molta passione.
2)  Come parla Dario?                                         Parla a voce bassa
3)  In che modo ti ha trattato il capufficio?        Mi ha trattato da amico 
4)  Come vieni a scuola?                                   Vengo in autobus.
M)  A – DI  (propietà)
1)  A chi appartene questa macchina)                Appartene a Gianluca.     
         2)  DI chi è questo passaporto?                         E’di Pietro.
N)  DI  (specificazione)
1)  DI che cosa è la festa oggi?                         Oggi è la festa di s. Genaro.
O)  A – CON – DI – IN – PER  (strumento)
1)  Come vai in centro?                                    Vado a  piedi.
2)  Con che tagli la carta?                                             La taglio con le forbici.
3)  Di che cosa vivi?                                         Vivo del mio lavoro.
4)  Come viaggi a Roma?                                             Viaggio in treno
5)  Come spedisci il pacco?                              Lo spedico per posta  
P)  PER (vantaggio)
1)  Per che cosa lavori?                        Lo faccio per il bene della mia famiglia.
Q)  A – DA – DI – FRA – IN – PER – SU (tempo)
1)  A che ora parti per Roma?                          Alle tre e mezza.
2)  Da quanto aspetti?                                       Da  mezz’ora
3)  Arrivi di giorno a Venezia?                         No, arrivo di sera.
4)  Fra quanto parti?                                         Parto fra tre giorni.
5)  Quando parti?                                                          In  tre ore.
6)  Quanto tempo pensi di restare qui?             Per  tre mesi.
R)  (termine)

         1)  A chi hai dato i cioccolatini?                      A Mario.

PREPOSIZIONI  COMPOSTE 


A causa di

Attraverso -  

Dirimpetto a

Insieme a (con)

Presso

A metà di

Contro

Dopo -

Intorno a

Prima di

Accanto a

Dalle parti di

Fino a = sino a

Lontano da

Senza

Addosso a

Davanti a

Fuori  di/da

Lungo -

Sino a = fino a

Al centro di

Dentro – (a)

In cima a

Nei dintorni di

Sopra – (a)

Al di là di

Dietro

Incontro a

Nei pressi di

Sotto – (a)

Al di qua di

Di faccia a

In fondo a

Nel centro di

Verso -

Al disopra

Di fianco a

In meno di

Nel mezzo di

Vicino a 

Al disotto

Di fronte a

In mezzo a

Oltre – (a)

 

        Alcune preposizioni semplici e composte prendono ”DI”  davanti ai pronomi personali.
Esempi: Dietro di me, te ecc. Sotto di ... Sopra di ... Verso di ... Attraverso di ...Contro di ...  Dentro di ...  Presso di  ecc.
SU  e TRA  possono avere “DI” prima dei pronomi  o  no. 
Quando sono seguiti da un solo pronome hanno generalmente “DI”.  Esempi:  SU di me.  TRA di noi
Differenza di base tra  IN  ed  A:     
Vado AL mare (da Valencia a Denia)           Sono AL mare (sto seduto vicino al mare)  Vado IN  mare (faccio il bagno)                   Sono  IN   mare  (sto nuotando)
 A  :  Luigi abita A Roma -Vado A  casa - baccio A mia madre - Telefono A Maria  –  vado A piedi.
Vivo  A   Zurigo   -   Porto dei fiori A Lucia   -   Vado piedi  -  vado  A  teatro
 IN :  Viviamo  IN  Italia  -   Vado  IN   Francia   -   Andiamo  IN   bicicletta    
Attenzione:   Vado  IN  bicicleta  -  vado  IN  auto =  con l’auto  -   sono  IN  piedi,   ecc…
Interessante!
Dove possiamo studiare? (aula grande terzo piano): nell’aula grande del terzo piano.
Attenzione!    Aula viene qualificata per grande e per tanto porta l’articolo determinativo.
Se dicesse: aula terzo piano sarebbe: in aula terzo piano.
NUOVE PREPOSIZIONI
Dentro            fuori da              sotto     sopra           vicino a     lontano da     davanti a     dietro di                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              in mezzo a      nel mezzo di  
ANDARE  + la preposizione  A  (semplice o articolata)
ANDARE   a,  al;  alla;  all’;  allo    + nome di luogo al singolare

 

vado
vai
va

andiamo
andate
vanno

 

 

a

 

casa
scuola
lezione
letto
teatro
Roma
Elba

 

 

al

bar
*centro
liceo
ristorante
cinema
mare
lago
concerto
mercato
primo piano

 

 

alla     

 

biblioteca
mensa
stazione
posta
messa

 

 

 all’

 

Ufficio postale
Università
Accademia
Opera
Ospedale
estero

 

 

 allo

 

 

zoo
spaccio
stadio

ANDARE – STARE – ESSERE – CORRERE – RIMANERE le preposizioni IN, DA + nome di luogo, mezzo di trasporto o nome di negozi al singolare


ANDARE
STARE - ESSERE

 

Nomi di
Luoghi

Mecí di trasporto

Nomi di negozi

 

Nomi di negoazianti

 

Vado
Sto – sono

Vai
Stai – sei

Va
Sta – è

Andiamo
Stiamo – saimo

Andate
State - siete

Vanno
Stanno - sono

 

 

 

 

IN

banca
classe
chiesa
piscina
ufficio
albergo
pensione
città
campagna
montagna
paese
officina
*centro
farmacia
Italia
Spagna
Toscana
Sicilia
America

 

 

 

treno
autobus
metropolitana
nave
macchina
bicicleta
motorino

 

 

gelateria
librería
macelleria
pasticceria
tabaccheria
latteria
salumeria
cartoleria
pizzeria
biblioteca
trattoria
lavanderia
periferia
discoteca

 

 

 

 

DAL

 

gelataio
libraio
macellaio
pasticciere
tabaccaio
lattaio
salumiere
cartolaio
pizzaiuolo
bibliotecario
dentista
dottore
medico
meccanico

Le preposizione A,   IN,    DA   con i nomi di luogo al singolare
Attenzione!    Uso della preposizione IN davanti ai nomi registrati che cominciano per l’articolo
Per esempio si dice in “La Rinascente”  non nella Rinascente.  Invece si dice alla Rinascente.
AGGETTIVI  DIMOSTRATIVI
Singolare                                                                   Plurale
Questo                                                                        Questi
Quest’ (davanti a vocale si può apostrofare)             Questi
Maschile        Quel (davanti a consonate)                                        Quei
Quello                                                                        Quelli
Quello *                                                                     Quegli
Quell’ (davanti a vocale)                                           Quegli
*(davanti a  s + consonante, x, i, y, z, gn, pn, ps)
Questa                                                                        Queste
Femminile     Quella (davanti a consonate)                                     Quelle
Quell’ (davanti a  vocale)                                          Quelle
Le consonanti doppie
./ Il raddoppiamento delle consonanti non segue regole precise. In linea di massima una con­sonante
puo essere raddoppiata se si trova tra due vocali o tra una vocale ed l oppure r (palla, attrezzo) .
./ Ricorda che il raddoppiamento non avviene mai con:
           q ad eccezione di soqquadro;
b seguita dalla terminazione -ile: incredibile, nobile;
           g e z seguite dalla terminazione -ione: stagione, lezione .
./ I digrammi ch, gh, ci, gi raddoppiano la c e la g: tacchi, agghiacciante, astuccio, aggirare.
Raddoppiano la consonante iniziale le parole composte con i prefissi: a - da - fra - ra - so - su
sopra - sovra - contra: accanto, davvero, frattempo, rallentare, sorreggere, supporre, soprattutto,  
sovraccarico, contrapporre. Non c'è raddoppiamento nelle parole composte da sotto e contro e
inizianti con s impura (s seguita da consonante).
La  z si raddoppia quando dopo la vocale precedente si trovano tre lettere. Esemio: prezzo  pazzo
Eccezione: pazzia perche viene da pazzo.



GLI AGGETTIVI   BELLO – BUONO – QUELLO
Gli aggettivi  bello  ,  buono  e  quello  prima del nome seguono al plurale le regole rispettivamente dell’articolo determinativo e dell’articolo indeterminativo.
Se BELLO , BUONO e QUELLO sono dopo il nome seguono al plurale le regole dei normali aggettivi in –A  e –I /E.
BELLO                                                               QUELLO
                        Singolare                        Plurale                                 Singolare                    Plurale
Il bel  bambino         i bei    bambini                    quel   ragazzo               quei     ragazzi
Maschile        il bell’albero              i begli alberi                       quell’ artista                 quegli  artisti
Il bello studente       i begli studenti                    quello studente            quegli  studenti
Femmenile     la bella ragazza        le belle ragazze                  quella ragazza             quelle   ragazze
la bell’amica           le belle amiche                   quell’amica                   quelle  amiche
GLI  AGGETTIVI  POSSESSIVI

I          SCHEMA GENERALE 

  • – L’aggettivo possessivo ha sempre l’articolo determinativo.
  • – L’aggettivo possessivo  si mette sempre prima del nome
  • – Si trova dopo il nome solo in espressioni fisse e nelle esclamazioni.  Madre mia!
  • – Nel possessivo di terza persona si distingue, quando il possessore è uno, o sono diversi.
  • – Non si mette l’aggettivo possessivo davanti ai vestiti ed agli oggetti personali.

        Prendi la giacca!  Mettiti il cappotto!
A)        Un possessore:
Numero di      Genero e numero di               Persone grammaticali              Numero di
possessori        cosa / e  possessa / e                                                               cose possesse

 

 

 

 

 

 

Maschile

il mio

il tuo

il suo

 

 

Singolare

 

 

 

 

una

 

 

Femminile 

la mia

la tua

la sua

 

uno

 

 

 

 

 

 

 

 

Maschile

i miei

i tuoi

i suoi

 

 

Plurale

 

 

 

 

diverse

 

 

Femminile

le mie

le tue

le sue

               

Esempio: Questo è il mio posto.        Non trovo i miei libri.          Sono venuti i tuoi amici
              B)      Diversi  possessori.
Numero di    Genero e numero di                      Persone grammaticali               Numero di 
possessori      cosa / e  possessa / e                                                                      cose possesse

 

 

 

 

 

 

Maschile

il nostro

il vostro

il loro

 

 

Singolare

 

 

 

 

una

 

 

Femminile 

la nostra

la vostra

la loro

 

diversi

 

 

 

 

 

 

 

 

Maschile

i nostri

i vostri

i loro

 

 

Plurale

 

 

 

 

diverse

 

 

Femminile

le nostre

le vostre

le loro

 

   Esempio: Questa è la vostra camera.         Il loro amico è francese.        I nostri libri sono qui.
Per uno spagnolo, la difficoltà principale sta nell’uso della terza persona, già che ha bisogno di  distinguire se il possessore è uno:   “La sua macchina è nuova” (de él, de ella, de usted).
                                                            I suoi libri sono qui,  (de él, de ella, de usted),
                  o sono diversi:     “La loro macchina è qui”, (de ellos, de ellas, de ustedes).
I loro libri sono qui” (de ellos, de ellas, de ustedes).
  II       L’articolo davanti al possessivo. 
Regola generale:  il  possessivo italiano è sempre preceduto dall’articolo.
Ho preso il mio  libro.
Sei venuto con la tua macchina?.  Pietro ed Angelo hanno scritto ai loro amici. 
Ma si omette nei seguenti casi:
a–  Davanti ai nomi di parentela al singolaremio padre è venuto ieri.
          Tua moglie è americana. - Suo fratello ha studiato a Roma, non il suo fratello...
Ma i nomi di parentela mettono  l’articolo nei seguenti casi:
Quando vanno al plurale             I miei fratelli hanno studiato a Roma.
Quando vanno seguito da un nome proprio:       il mio fratello Carlo
Quando sono alterati per un suffisso o una trasformazione ipocoristica:
la tua sorellina è qui. La mia  mamma non è ancora arrivata.
 il mio babbo non è ancora venuto
Quando il nome va preceduto o seguito da un aggettivo:  come minore  o  maggiore.
Il mio fratello maggiore.  il mio bravo zio mi aiuta  moltissimo. La mia cugina francese.
Il mio altro fratello, oppure il mio fratello Carlo.
Quando l’aggettivo possessivo è  loro,  ha bisogno sempre dell’articolo:
Il loro padre è medico.

  • – In alcune  forme di cortesía:  (Sua eccellenza è molto gentile),

del linguaggio epistolare  (Aspetto tue notizie),
in certi sintagmi preposizionali:
A tua disposizione. A suo nome.  A mia insaputa (sin mi conocimiento). A mio danno
(en perjuicio mio). A tuo piacimento. A casa mia (a / en mi casa).
In vita mia (en toda mi vida).

  • – Quando si desidera accentare il fatto della proprietà: Questo libro è mio.
  • – Nei vocativi: amico mio!
  • – Quando il posto dell’artícolo determinativo è occupato per un’altro, sia un indeterminativo,   un dimostrativo,  un indefinito o sia un numerale: 

É venuto un  mio amico.                         Questomio lavoro non mi piace 
Alcune mie amiche sono  spagnole.        Tre miei amici sono venuti ieri.
TUTTO
Tutto  si usa come aggettivo e come pronome.
Tutto (pronome)        Ho capito tutto: tu non mi ami più.
Tutti ti vogliono bene, ma tu non ci credi.
Tutto (aggettivo)        Quando è aggettivo è seguito dall’articolo determinativo.
Vado al mercato tutti  i  giorni.
Ho lavorato tutta  la  sera.
Quando tutto è seguito da un numero, tra tutto e il numero c’è una e
Tutte  e  tre le sorelle di Fabio vivono a Bologna.
OGNI
Significa tutto è invariabile ed  è  sempre  seguito da un nome   al singolare.
Ogni volta (tutte le volte) che vado a Venezia, mangio in un ristorante vicino a Piazza San Marco.
CI   e   NE
Ci locativo  si usa per sostituire una determinazione di luogo e significa  qui, lì.
- Sei mai stato a Parigi?          - Sì, ci sono stato quattro mesi fa.
Ci  si usa anche con verbi seguiti dalle preposizioni:    a (pensare a, credere a), su (contare su),
con (parlare con, giocare con) e in questo caso significa a / su / con questo,  a / su / con lui / lei / loro.
Hai pensato a dove andare in vacanza quest’estate? Sì, ci ho pensato, ma non ho trovato con  chi.
Con AVERE nella lingua parlata, ci si usa anche in altre espressioni:
Dov’è la mia camicia a righe?           Io non ce l’ho.
Con  FACERLA = riuscire
- Sei pronto per l’esame di spagnolo?           -No, penso che non ce la farò a darlo.
Con VOLERCI.

  • Quanto tempo  ci vuole   per arrivare in macchina a Napoli?
  • Ci vogliono   più o meno tre ore.

Ne  si usa per sostituire un complemento o un’intera frase introdotta da di e significa :
di questo, di lui / lei /loro,  da questo.
- Sai che Luigi si sposa?   Sì, me ne ha parlato Maria.                     Ne = di questa cosa.
- Hai sentito che è scoppiata la guerra?   No, non ne so niente.       Ne = di questa cosa.
- Di studenti bravi, ne ho visti molti, ma come lui...
NE  partitivo.
Ne è un pronome ed è obbligatorio usarlo. Indica una parte del tutto e quindi non si usa quando c’è la parola tutto. In questo caso si usa lo / la / li / le.
            Quanti viaggi farai quest’anno?   Ne farò due, forse tre.    Ne sostituisce a viaggi.
C’è ancora della torta?  Penso di sì, io non ne ho mangiata. Ah, no, guarda. L’ha mangiata tutta Mario.
Quando la quantità è zero, cioè niente o nessuno, si usa ne, e nei tempi composti  (passato prossimo, passato remoto...) il participio si accorda in genere con il nome sostituito da ne.  Anche se c’è avere come verbo ausiliare.
Quanti libri hai comprato?                 Ne ho comprati  tre.    Ne ho comprato uno o nessuno.
Quante penne hai comprato?             Ne ho comprate due.  Ne ho comprata una o nessuna.
Il ne si usa anche in espressioni fisse o a volte quando non è necessario.

  • Non ne posso più, ho voglia di cambiare mestiere.
  • Non voglio più stare in casa, me ne vado a fare un giro.

CONGIUNZIONI  CAUSALI       
DATO CHE serve per introdurre la causa. E’ cioè una congiunzione causale. E’ seguito da un’intera frase con il verbo all’indicativo.
Altre espressioni con lo stesso significato sono: VISTO CHE, SICCOME, POICHÉ . = Puesto que, como.
DATO CHE / VISTO CHE / SICCOME / POICHÉ  piove, oggi pomeriggio resto in casa.
Tutti si mettono all’inizio della frase.
SICCOME  è l’unica congiunzione causale che non si puó mettere nella seconda parte della frase.
Oggi pomeriggio resto in casa visto che / dato che / poiché piove. 
Attenzione!  Non “ SICCOME “
INDEFINITI
Sono parole usate nell’italiano, chiamate INDEFINITI.  Possono essere aggettivi  e  pronomi.
Qualche ,  alcuni ,  un po’
Sono sinonimi, indicano una quantità piuttoso piccola, inferiore a  molto / tanto.
Esempi:  Ho alcuni amici = Ho un po’ di amici = Ho qualche amico.
Qualche non cambia mai e si usa sempre con un nome al singolare.
Alcuni / e  cambia al maschile e al femminile, ma si usa sempre al plurale. Può essere aggettivo e pronome.
Poco / a / chi / che
Indica una quantità superiore a 0 (zero), ma insufficente.
Cambia di genere e  di numero.   Si usa come aggettivo e come pronome.
Aggettivo: Ci sono pochi film interessanti oggi al cinema.
Pronome:  Ho visto  molte case  belle a Roma, ma nella zona dove vivo  ce ne  sono poche.
Nessuno / a
Indicano una quantità 0 (zero).
Nessuno se usa solo al singolare, cambia di genere.
Se segue il verbo vuole la negazione non.
Esempio: Non ho nessun / a  amico / a  cinese.
Se può usare anche come  pronome.
Esempio: Sono andato a casa di Franco, ho suonato, ma non c’erano nessuno.
Quando è aggettivo segue le regole dell’articolo indeterminativo un / uno / una.
Nessun amico. Nessuno sport. Nessun’amica.  Nessuna ragazza. 
Niente / nulla  sono sinonimi.
Significato nessuna cosa. Non cambiano mai!
Se seguono il verbo vogliono la negazione non.
Esempio: C’è stato un incidente dove abito, ma non ho visto niente / nulla
Ogni – Ciascuno – Ognuno  
          “Ogni”:è solo agettivo e non si trova mai da solo.
Esempio: ogni uomo.   Ogni donna.     Ogni volta che...
          “Ciascuno”: è aggettivo   e anche    pronome:
Esempio:  aggettivociascun uomo. Ciascuna donna. 
pronome:   Ciascuno di noi.  A ciascuno il suo...
          “Ognuno” significa tutti, è usato solo al singolare ,  è solo pronome, cambia al maschile e
al femminile.
           Ognuno deve (tutti devono) portare qualcosa da bere o da mangiare per la festa di Mario.

Qualcosa / qualcuno
Hanno un significato indeterminato. Sono invariabili e se usano sempre al singolare.
Qualcuno” è solo pronome
Significano qualche cosa / qualche persona.
Esempi: C’è  qualcosa  (qualche cosa) da mangiare in casa?
C’è  qualcuno (qualche persona)  che mi sa spiegare il futuro?.
Qualsiasi – Qualunque
Sono aggettivi indefiniti, e sono sempre seguiti dal verbo al singolare. Si usano sia con le cose che con le persone.
PRONOMI    DIRETTI
I pronomi diretti sustituiscono nomi maschili e femminili così al singolare come al plurale.
Singolare                               Plurale
Maschile                          lo                                            li
Femminile                        la                                            le   
Esempi:  Laura, conosci Luigi?         Si, lo conosco         Lorenzo, conosci Paola?            Si, la conosco.
Ragazze, conoscete Mario e Lorenzo?         Si, li conosciamo.   Ragazzi, conoscete Paola e Maria?       Si, le conosciamo.
Attenzione alla terza persona singolare e plurale del pronome diretto + il pronome riflessivo! 
Si + lo =  SE   LO        Si +  la  =  SE LA        si  +  li   =  SE   LI             si  +  le  =  SE  LE       
Maria si è LAVATA le mani. Maria SE  LE  è  LAVATE   
Carlo si è LAVATO i  pantaloni.   Carlo SE  LI  è  LAVATI
PRONOMI  INDIRETTI
Sono uguali ai pronomi diretti, meno le terze persone, singolare e plurale:
a me = MI    te =TI   a lui = GLI  a lei = LE  a noi = CI   a voi = VI  a loro = GLI /  … LORO (dopo il verbo)
Esempi:  (A Mario) GLI  do un libro / (a Mario e Luigi) GLI  ho dato un libro
(A Luisa)    LE  do un libro /  (a Luisa e Maria) LE   ho dato un libro.
(A loro)  GLI  do un libro / GLI ho dato un libro -  do LORO un libro / ho dato LORO un libro
(a me)  Hanno spiegato a me  il problema?  MI hanno spiegato il problema.  
(a noi)  Piace a noi il vino?                           CI  piace il vino.
(a voi)  Piacciono  a voi  gli spaghetti?         VI  piacciono gli spaghetti?

 

 

 

  PRONOMI  COMBINATI
Sono così formati:
PRONOMI  INDIRETTI

 

 

mi

ti

gli / le / Le

si*

ci

vi

Gli /….loro (dopo il verbo)

si*

 

D

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I

Lo

me lo

te lo

glielo

se lo

ce lo

ve lo

glielo   /   lo  .....loro  

se lo

 

R

La

me la

te la

gliela

se la

ce la

ve la

gliela   /   la   ....loro

se la

 

E

li

me li

te li

glieli

se li

ce li

ve li

glieli    /   li  .....loro

se li

 

T

le

me le

te le

gliele

se le

ce le

ve le

gliele   /   le  .....loro

se le

 

T

ne

 me ne

te ne

gliene

se ne

ce ne

ve ne

gliene  /   ne .....loro

se ne

 

I

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si* pronome riflessivo
Attenzione!    I pronomi combinati fanno la concordanza con il participio passato
Esempi: Ti do la giacca -   Te la do.
Hai portato il libroa Luisa?  Sì, gliel’ ho portato.
Hai portato la valigi a  CarloGliel’ho portata  
Ci hanno regalato la macchinaCe l’hanno regalata      
Quanti libri ci sono sul tavolo.    Ce ne sono due. Oppure Ce n’è soltanto uno*
*)    Questa è un’eccezione nella quale ne  s’apostrofa.  
Lo stesso per i pronomi diretti   +  i pronomi riflessivi  (sono uguali ai diretti, meno le terze persone):
Si  +  lo  =  SE  LO           Si  +  la  =  SE  LA  
Quando c’è un pronome diretto + un pronome riflessivo, il pronome riflessivo va prima.
Ti sei lavato le mani'? SI, me le sono lavate.
Chi ha mangiato la cioccolata? Se l'è"mangiata Ugo.
Quando c'e un pronome indiretto+ un pronome riflessivo, il pronome riflessivo va dopo.
Quando il bambino ha visto la mamma, le si è gettato tra le braccia.
Quando il bambino ha visto il babbo, gli si è gettato tra le braccia.
PRONOMI  RELATIVI   CHE   e   CUI
I pronomi relativi   che  cui   si usano per unire frasi che hanno un elemento in comune.
Il pronome relativo sostituisce quell’elemento.
Esempi:  1. Mia sorella Silvia arriva domani  +  2. Mia sorella Silvia vive a Milano =
Mia sorella Silvia che vive a Milano, arriva domani.
1. John è inglese. + 2. Io lavoro con John. =  John con cui lavoro, è inglese.
Il pronome relativo che è invariabile e si usa per sostituire un soggetto o un oggetto diretto (un oggetto senza preposizion).

  1. La ragazza che parla con lui è amica mia.  2.  Le scarpe che porto sono tedesche.

3.   Gli italiano che parlano inglese sono aumentati. 4. Il libro che  legge è un capolavoro!
Il pronome relativo cui è  invariabile  è si usa per sostituire un oggetto indiretto (un oggetto preceduto da una preposizione).
1. Quello è l’amico di cui ti avevo parlato.   2. La ditta a cui dobbiamo telefonare si trova in Olanda.
3. Il paese da cui provengo è piccolissimo.   4. E’ imbarazzante parlare della situazione in cui mi trovo.
5. Come si chiama la ragazza con cui parlavi prima?  6.  E`davvero uno su cui puoi contare.
7. Abbiamo diverse ragioni per non venire, tra cui il fatto che è troppo tardi.
PRONOMI RELATIVI  CHE   e   CUI
    Soggetto o oggetto diretto  (senza preposizione) ›                             che
    Sempre dopo preposizione                                     ›                             cui
                                                                         (a cui, con cui, da cui, di cui, per cui, su cui, tra / fra cui)

 

PRONOME RELATIVO  CHI
Chi è sempre singolare e ha il significato di:
“tutti quelli che” . “la gente che”,  “la persona / le persone che”. 
Chi  non sostituisce all’antecedente. Non si dice: la persona chi... si dice la persona che ...
Chi è usato spesso nei proverbi popolari. 
Non sopporto chi parla mentre mangia.                    Di solito chi fa una vita sana vive più a lungo,
Chi dorme non piglia pesci.                                      Chi va piano va sano e va lontano.
Pronome relativo  chi
                                                     La persona / le personone che    ›           chi
PRONOME RELATIVO “POSSESSIVO”
Per unire due frasi che hanno un elemento comune che esprime possessosi usa la forma:
articolo determinativo  +   cui
(il cui / la cui / i cui / le cui)
l’articolo prima del pronome relativocui concorda sempre con l’oggetto “posseduto”
1. Quella ragazza è una mia amica.  +   2. Ieri hai incontrato la madre di quella ragazza. =
La ragazza, la cui madre hai incontrato ieri, è una mia amica.
1. Umberto Eco insegna a Bologna. +   2. I suoi romanzi sono tradotti in moltissime lingue. =
Umberto Eco i cui romanzi sono tradotti a moltissime lingue, insegna a Bologna.
1. Quell’artista è molto famosa.  +  2.  Le opere  di quell’artista si trovano al MOMA di New York =
Quell’artista, le cui opere si trovano al MOMA di New York, è molto famosa.
1. Il pittore è morto.  +  2. Siamo andati alla sua mostra qualche mese fa.
Il pittore, alla cui mostra siamo andati qualche mese fa, è morto.
PRONOME  RELATIVO  IL QUALE
Articolo determinativo  +   quale
CHE e CUI  si possono sostituire con il pronome relativo  il quale / la quale / i quali / le quali
Ho visto Marco, che mi ha raccontato tutto.            Ho visto Marco il quale mi ha raccontato tutto.
L’auto con cui sono venuto è a noleggio.                 L’auto con la quale sono venuto è a noleggio.
I vicini con cui avevo un bel rapporto, hanno traslocato.  I vicini  con i quali avevo un bel ....
Le mie figlie, a cui avevo comprato una macchina, hanno  avuto un incidente.
Le mie figlie, alle quali avevo comprato una macchina, hanno avuto un incidente.
Giovanni, che è il capo di mio marito, ha divorziato ieri. (più usato)
Giovanni, il quale è il capo di mio marito, è divorziato. (meno usato).
Ho visto Anna, che tu conosci molto bene. (più usato).
Ho visto Anna, la quale tu conosci molto bene. (meno usato).
Attenzione!   Non si può mai usare la forma il/la quale, i/le quali con funnzioni di complemento oggetto.
- Ti ho riportato i libri i quali mi hai prestato ieri.               Incorretto
- Ti ho riportato i libri che mi hai prestati ieri.                     Corretto
Colui – colei – coloro che
Esempi: Chi  deve fare l’esame vada nell’aula 122.
Coloro che devano fare l’esame, vadano nell’aula 122.
Oltre al pronome relativo chi possiamo usare coloro che, entrambi significano le persone che.

Al singolare, cioé con il significato la persona che esiste la forma del femmenile colei che e del maschile colui che.

Queste forme non sono molto frequenti. Sono spesso sostituiti da chi.
Ricorda che chi solo può essere usato all’inizio della frase.
Chi ha unito l’Italia si chiama Giuseppe Garibaldi.

 

I COMPARATIVI
SUPERIORITÀ    e   INFERIORITÀ       MAGGIORANZA   e   MINORANZA
Il comparativo con gli aggettivi si forma con le parole più / meno seguita dall’aggettivo:
L’Italia è più popolata della Svezia.               La Svezia è meno popolata dell’Italia
SUPERIORITÀ       Più…………………. di / che  
INFERIORITÀ        Meno……………….di / che  
DI  e CHE   introducono la seconda parte del paragone
Uso di: DI.
Si usa quando la parola che segue è un sostantivo  o un pronome personale, dimostrativo, possessivo            Roma è  meno  fredda  di  Perugia.
Luigi è  più / meno alto  di  te 
La mia macchina è più veloce della  tua.
           Quello che ti ha detto Paolo è più interessante di quello che ti ha detto Mario.
Uso di: CHE  si usa quando la parola che segue è un:
Aggettivo:  Roma è più caotica che inquinata.
Avverbio:  Bere liquori fa più male che bene.
Complemento con preposizione:  In città si vive peggio che in campagna.
Verbo all’infinito: Abitare in campagna è  più rilassante che vivere in città.
Un comparativo di quantità:  In Italia  ci sono più  donne che uomini.
COMPARAZIONE DIRETTA TRA DUE SOSTANTIVI
Dicono che sia più sano bere tè che caffè, ma a me non mi piace.
UGUAGLIANZA  
Si formano anteponendo a ciascuno degli elementi in comparazione o paragone:                        
Tanto              -           quanto   
Così                -           come   
Luigi  è   tanto / così   intelligente   quanto / come    Pietro. 
Maria è   tanto / così   brava   quanto / come    timida.
Non si devono incrociare gli elementi delle due correlazioni.  
Tanto      con     come          o           Così     con      quanto
Se vuoi rendere più forte il comparativo può usare :
Molto;  assai;  abbastanza;  notevolmente;  estremamente.
Queste parole si metteno prima di più: Napoli è molto più grande di Pompei.
IL SUPERLATIVO
Esistono due tipi di superlativi: quello relativo e quello assoluto.
Il superlativo relativo si forma utilizzando l’articolo determinativo  +  il comparativo:
Roma è la città più grande d’Italia.
Il superlativo assoluto si forma aggiungendo il suffisso –issimo / a   all’aggettivo.
Firenze è bellissima.
Comparativi  e superlativi  irregolari.


Aggettivo

Comparativo

Superlativo
Relativo

Superlativo assoluto

Superlativo
regolare

Buono

migliore / i

il migliore

ottimo

buonissimo

Cattivo

Peggiore / i

il peggiore

pessimo

cattivissimo

Grande

maggiore / i

il maggiore

massimo

grandissimo

Piccolo

Minore / i

il minore

minimo

piccolissimo

Il comparativo e il superlativo degli aggettivi  seguono le regole di questi.
Si può fare il comparativo e il superlativo anche degli avverbi:
Esempi:   Cerca di pronunciare le parole più chiaramente.
George parla benissimo l’italiano.
Avverbi il cui comparativo è irregolare:


Avverbio

Comparativo di Maggioranza e Minoranza

Bene

Meglio

Male

Peggio

Molto

Più

Poco

Meno

Per differenziare l’uso dell’aggettivo migliore / peggiore dall’uso dell’avverbio meglio / peggio si fa la frase al plurale, per sapere quale ha senso. L’aggettivo ha plurale, l’avverbio no.
Nell’italiano moderno esistono altri modi per esprimere il superlativo assoluto oltre a –issimo.
Si usano davanti alle parole prefissi come: arci- ;   iper- ;  stra- ;  super- ;  ultra- ;  mega-.
Esempi:          Tuo zio è straricco.                           Questa è una supermacchina.
LA FORMA IMPERSONALE
Ci sono vari modi per rendere la forma impersonale, cioè per non esprimere in modo determinato la persona che compie l’azione.
Loro. Questa mattina hanno rapinato la filiale della banca. La parola Loro non è espressa esplicitamente.
Uno.    Uno può avere molti soldi, ma la felicità non si può comprare.
Tu.      Se in Italia viaggi in treno, risparmi.
Nel caso degli esempi il soggetto tu indica una persona qualsiasi, un soggetto indeterminato.
Forma impersonaleSI”
La forma impersonale esprime azioni generali, comuni a molte persone.
A Natale si mangia sempre troppo.  Alle feste si canta e si balla.
Per fare la forma impersonale usiamo: si + verbo (3ª persona singolare)
Da Roma a Milano si fa prima con il treno che con la macchina.
Con i verbi ESSERE e  DIVENTARE usiamo gli aggettivi sempre al plurale maschile.
In Italia quando si  é  contenti, si canta o si fischia una canzone
Quando sei / diventi giovane fai delle pazzie.
Forma impersonale: Quando si è / si diventagiovani  si fanno delle pazzie.
Attenzione!  Quando l’azione  solo può essere fatta per le donne usiamo il femminile plurale.  
Esempio: Quando si è menopausiche si fanno delle pazzie.
Con il verbo riflessivo:  D’estate mi vesto con pantaloni corti.
D’estate  ci si veste con pantaloni corti.
I verbi riflessivi diventano ci si + verbo  (3ª persona singolare) alla forma impersonale.
Le pizze, le devi comprare dal pizzaiuolo.    Le pizze, le si devono comprare dal pizzaiuolo.
Se comincia un lavoro devi finirlo.               Se si comincia un lavoro, si deve finirlo   o    lo si deve finire.
Attezione! I pronomi diretti: lo, la, li, le vanno sempre davanti al si impersonale.
Si può comprare il vino all’Enoteca  lo si può comprare all’Enoteca.
Forma dell’impersonale al passato prossimo. Sempre si usa l’ausiliare ESSERE.
                        Ho comprato il libro.              Si è comprato il libro
AVERE
                        Ho comprato i libri.                Si sono comprati i libri.
Con  AVERE la concordanza del participio, dipende dell’oggetto.
ESSERE        Sono andato a Firenze.           Si è andati a Firenze.
Con ESSERE alla forma impersonale il participio passato sempre  al plurale maschile
Con l’imperfetto:         passato con AVERE
Mai  avevamo  visto   Non si era mai visto.  
Attenzione!    In questo esempio l’ausiliare é  AVERE  ed allora non c’è la concordanza
                                    passato con ESSERE
                                    Mai ero andato a Firenze       Non si era mai andati a Firenze.
Attenzione!    In questo esempio l’ausiliare é  ESSERE  ed allora  c’è la concordanza
Se usciamo presto, arriviamo in orario. Non si mette il si, si arriva presto, perché usciamo è soggetto
Con i verbi servili  DOVERE – POTERE  – VOLERE  +  INFINITO  la concordanza non è d’obbligo, secondo “Invito al buon nitaliano” di Bruno Storni*.
Esempi:           SI può acquistare questi libri.
SI possono acquistare questi libri.
SI è dovuto pagare una bella somma.
SI è dovuta pagare una bella somma. 
PASSATTO   PROSSIMO   IRREGOLARI
-so    prendere   preso   ;         chiudere      chiuso   ;      perdere    perso     ;    correre     corso
-sso   mettere    messo   ;        succedere    successo
-to     aprire       aperto  ;        vedere         visto     ;      chiedere   chiesto   ;   scegliere   scelto
-tto   scrivere    scritto   ;        fare             fatto     ;      dire          detto       ;   leggere    letto
Attenzione  ai verbi  FINIRE   e   COMINCIARE
Questi verbi a seconda del significato possono prendere l’ausiliare AVERE   oppure   ESSERE.
Esempi:   Io ho cominciato la lezione alle 10.          la lezione è cominciata alle 10.
Luis ha finito di studiare alle 21.               Lo spettacolo è finito  alle 21.

  • Se è una persona chi fa l’azione si usa AVERE. 
  • Se non è una persona e implica un’azione passiva si impiega  ESSERE.
  • PASSATO PROSSIMO CON AVERE.

       In generale il participio passato non s’accorda con il soggetto, tranne quando c’è un
       pronome diretto, allora s’accorda in genere e numero con il pronome e non con il soggetto.
Esempi:  Hai visto  Luisa?                            Sì. L’ho vista.    * L’  é  il pronome diretto la
                          Avete visto  Carla e Maria?              No, non le abbiamo viste 
Attenzione!  I pronomi diretti   lo, la,  La (di cortesia) s’apostrafano sempre davanti ad a o acca
dell’ausiliare AVERE.   I pronomi diretti li e le non s’apostrafano mai!
Il passato prossimo si usa spesso con le parole come: già ,  appena,   ancora,   non ancora,    ormai,
Oggi ho già  preso il caffè.
IL PASSATO REMOTO
Le forme irregolari riguardano solo le tre persone: Io - Lui  - Loro,  le altre tre persone Tu – Noi – Voi sono regolari. Questo è valido per le forme di tutti i verbi che hanno anche il PASSATO  REMOTO irregolare.
NOTATE  che le desinenze finali delle forme irregolari sono sempre:  Io  -Í   lui  -E      loro –ERO
Queste due regole sono valide anche per il verbo  AVERE
Io  ebb – i      tu avesti     lui  ebb – e     noi   avemmo      voi   aveste      loro  ebb – ero
Ci sono verbi che le desinenze delle tre persone irregolari sono: Io –etti  lui –ette     loro –ettero 
Come CREDERE   TEMERE    VENDERE
Il verbo ESSERE  invece è l’unico verbo irregolare che forma tutte le forme da un tema completamente diverso:  Io FUI                     tu  FOSTI       lui FU   noi FUMMO      voi FOSTE           loro FURONO 
I verbi che hanno il passato remoto irregolare sono moltissimi, e quasi tutti sono della II coniugazione in – ERE. 
IL PASSATO REMOTO  si usa per indicare un’azione passata sentita dal soggetto come lontana  (remota) e comunque non più legata al presente o (che comunque non si considera in rapporto al presente).
Esempi:  Il nonno Giacomo  EMIGRO’  in Germania nel 1956.
Dante Alighieri  NACQUE  a Firenze,  ma  MORI’  in esilio a Ravenna.
Nella lingua scritta si deve fare attenzione: se si comincia una narrazione o descrizione al passato remoto, bisogna  continuare con questo tempo e non si può inserire improvissamente un passato prossimo.
Esempi: FINII di mangiare e LAVAI i piatti.  ERA una calda serata estiva e così DECISI di  uscire a fare una passeggiata (“ho diciso di …”.  sarebbe decisamente un errore).
L’IMPERATIVO
L’imperativo si usa per esprimere comandi, ordini, inviti, esortazioni, consigli, istruzioni, ecc.
L’imperativo negativo
Per esprimere l’imperativo negativo alla seconda persona singolare si usa NON seguito dall’infinito. I pronomi, se ci sono, precedono o seguono l’infinito.
Esempi:  Maria, non fumare le mie sigarrette!          Non fumarle / non le fumare!
Nelle altre persone la formazione  dell’imperativo negativo  è regolare.
L’imperativo  ed  i pronomi:
I pronomi atoni, il “NE” partitivo ed il “CI” e “VI” locativi, seguono la seconda persona singolare e plurale e la prima persona plurale dell’imperativo e precedono la terza persona singolare e plurale.
VERBO + PRONOME con TU / NOI / VOI  
(tu) domandaLO!                  EntraCI!                     CompraNE due!
(noi) domandiamoLO!          EntriamoCI!               CompriamoNE uno!
                                    (voi)  domandateLO!            EntrateCI!                  ComprateNE due!
Esempi:           Promettere a-me di venire     PromettiMELO!
Scegliere uno!                        ScegliNE uno!      o    ScegliLO!
Non cadere nella brace!         Non caderCI
Dire a noi la verita'!               DiciamoCELA!
Nuocere all'assassino!            NociamoGLI!       o  NuociamoGLI
Dare a lei la chiave!               DiamoGLIELA!
Fare a noi un piacere!             FacciamoCELO         FacciamoCENE uno!
Fare (TU) le spese!                FaLLE
Andare (TU) all’agenzia di viaggi! VaCCI!
PRONOME + VERBO con LEI / LORO   (Lei)    LO domandi!      CI entri!       NE compri tre!
(soli di cortesia)                                       (Loro)  LO domandino!  CI entrino!   NE comprino uno!
Sedersi sulla panca!   Si   CI / VI  sieda  **si non cambia, perchè ci / vi sono particelle di luogo
Porre il problema tranquillamente non distrarsi!   LO ponga tranquillamente
Forma negativaTu – noi – voi      (tu)    ascoltaLO!        Non ascoltarLO!        Non LO ascoltare!
(noi)  ascoltiamoLO!  Non ascoltiamoLO!
(voi)  ascoltateLO!     Non ascoltateLO!
Forma negativa:  Lei/Loro              (Lei)   LO ascolti!      Non LO ascolti!
(Loro) LO ascoltino!  Non LO ascoltino!
Non darsi delle arie!   Non SE NE dia  si davanti al pronome ne diventa se
Non distrarsi!                                     Non SI distragga
Non udire le sue parole!                     Non LE oda
Non espulsare quell'alito gelido        Non LO espulsi
Attenzione! :  i verbi modali  POTERE / DOVERE  non seguono la regola dell’imperativo negativo.
Esempi:           Non devi uscire!                     Non puoi dire questo!
Non lo devi fare!                   (oppure  =  non devi farlo!) 
Forme abbreviate
La seconda persona Tu – dei verbi : ANDARE,  DIRE,  DARE,  FARE,  STARE
è spesso abbreviata all’IMPERATIVO:
va’  -   di’  -  da’  -  fa’  -  sta’  invece delle forme intere  vai,  dici,  dai,  fai,  stai
Esempi:  VA’  a vedere quel film, é bellissimo!     DA’  l’acqua ai fiori!
      STA’  fermo al meno cinque minuti!       DI’ a mia madre che la telefono domani mattina!
FA’  presto,  sono già le cinque e siamo in ritardo! 
Tutte queste forme  +  pronomi  +  CE / NE  raddoppiano la consonante iniziale del pronome
(questo è molto importante perchè sono tutte forme della conversazione comune!):         
Esempi:  DA’  +  MI  =  DAMMI    VA’  +  CI  =  VACCI      FA’  +   NE = FANNE   ecc.
Lo stesso succede con i pronomi combinati:
Esempi:  DA’ +   ME  LO  =   DAMMELO             DI’   +   CE  LO   =   DICCELO  ecc.
   MA :   con le forme  GLIELO,  GLIENE   ecc,   non si raddoppia:
Esempi:  DA’   +   GLIELO   =    DAGLIELO         DA’   +   GLIENE   =   DAGLIENE
Marco c’è Laura al telefono!. Dille di ricchiamare tra dieci minuti
Gesù, un senza Dio non merita un premio così grande.  “Questo dillo a quelli del totocalcio, non a me!”
Eccoti il rullino con le foto che ti ho scattato ieri sera ballando. FANNE quello che vuoi.

 

La posizione del pronome
I pronomi atoni (mi, ti, gli, ecc), anche quelli doppi, ne e ci vanno prima dal verbo quando c’è un indicativo, un condizionale, o un congiuntivo:
Esempi:          Mi ridai il tuo numero di telefono ) l’ho perso.
Vi andrebbe di fare due chiacchiere con noi stasera davanti un bel bicchiere di vino?
Mi scusi, mi sa dire dov’è Piazza del Popolo?
E dopo il verbo quando c’è un infinito, un imperativo, un gerundio:
Mi piacerebbe rivederla prima che si spossi.                        Guardami negli occhi, non mi stai dicendo la verità.
Ascoltandolo   dal vivo, ho capito che è un grande musicista.
Nel caso dell’infinito il verbo perde l’ultima e quando è seguito  da un pronome:
parlare + gli =  parlargli                   leggere + lo =  leggerlo
Con  DOVERE, POTERE, SAPERE e VOLERE, sono possibile due costruzioni:
Voglio conoscerla          oppure         La voglio conoscere
TRAPASSATO PROSSIMO
Il  trapassato prossimo  si forma  con l’imperfetto  dei verbi ausiliari  ESSERE   o  AVERE  più  il
      participio passato del verbo coniugato.
Esempi:  Luigi e Gianni erano partitI   /  Eva e Maria  erano  partitE
Gianni  era  partitO  /  Maria  era  partitA
L’avevo visto,  l’avevo vista,    li avevo visti,   le avevo viste
Il  trapassato prossimo si usa quasi solamente nelle frasi dipendenti quando il verbo della frase
principale è al passato.
Il trapassato prossimo si usa per indicare un’azione avvenuta  prima di un’altra espressa con un
Passato – prossimo – remoto o un imperfetto
Esempi: Quel giorno ho letto(passato) il libro che avevo comprato (trapassato) il giorno prima
Quando arrivai all’università, il professore aveva già iniziato la lezione.
Quel giorno comprai la camicia che avevo visto in vetrina.
Per unire le frasi, in italiano, si usano parole chiamate appunto congiunzioni (a volte sono degli avverbi), perché servono a congiungere, a unire le frasi di un testo. Dal RETE 2!


Per unire

 

e – anche - inoltre

Per dividere o mettere in contrasto

 

ma – anche se – o – oppure – tuttavia – però - comunque

Per introdurre la causa

 

perché – poiché – dato che – visto che – siccome

Per introdurre la conseguenza

 

perciò – così – quindi - dunque

Per introdurre il tempo

 

quando – mentre – prima – dopo – appena – poi

Per introdurre una condizione

 

se

Per esprimere la negazione

 

neanche – nemmeno

Per confermare

 

infatti

FUTURO ANTERIORE   O  COMPOSTO
Si forma con il Futuro semplice di ESSERE / AVERE + participio passato del verbo principale
Sarò tornato                                      avrò mangiato
Si usa dopo gli avverbi di tempo   QUANDO,  (NON) APPENA,   DOPO CHE.
Quando abbiamo due azioni future in frasi dipendenti l’una dall’altra (cioè  unite da “e”), usiamo
futuro composto  in quella che avviene prima ed il futuro semplice, in quella che avviene dopo.
Esem:  Farò la doccia e poi andrò a letto  =  Quando avró fatto la doccia andrò a letto. 
Tornerò a casa e vedrò la TV  =  Non appena sarò tornato / a  a casa, guarderò la TV.
Tu partirai e poi mi scriverai = Dopo che  sarai partito / a, mi scriverai

 

 

IL CONGIUNTIVO 
Il CONGIUNTIVO serve per esprimere una opinione, un desiderio, un dubbio 

 

         Logico                                                      Mi sembra che tu sia stanco
         Meglio                                                             
         Necessario                                               É giusto
Probabile                                                                     che lui è inglese. (esprime una sicurezza.
Si esprime nel presente del indicativo.
  É     bene             + che + Congiuntivo.      É sicuro
naturale                                                 
         giusto                                                    Ma: Non è certo         che lui sia inglese (Com’è una
possibile                                                                                    opinione, se esprime nel presente
IL CONGIUNTIVO PASSATO
Si forma con il verbo AVERE o ESSERE + il participio passato del verbo principale.
Es.  Io dirò che tu sia stato /a  qui
Spero che tu abbia dormito bene
IL CONGIUNTIVO IMPERFETTO
I verbi  ESSERE  -  DARE  -  STARE  sono gli  unici verbi irregolari   al   congiuntivo imperfetto.
ESSERE:  che io   fossi          DARE:  che io    dessi                  STARE :  che io   stessi
che tu   fossi                        che tu    dessi                                   che tu    stessi
che lui   fosse                      che lui    desse                                  che lui   stesse
                      che noi  fossimo                  che noi   dessimo                             che noi  stessimo
                      che voi  foste                        che voi   deste                                 che voi  steste
                     che loro fossero                  che loro   dessero                             che loro stessero
BERE (bevessi) - DIRE (dicessi) - CONDURRE  (conducessi) ecc... sono irregolare all’infinito e non al  congiuntivo imperfetto.
CONGIUNTIVO TRAPASSATO
AVERE
Si forma con l’ausiliare                      al congiuntivo imperfetto + participio passato del verbo principale
ESSERE
Esempi:   Io avessi avuto
Io fossi stato / a
CONCORDANZA DEL CONGIUNTIVO PRESENTE E PASSATO
Dopo una frase principale con un verbo all’indicativo presente, al futuro o all’imperativo si usa:  
a).  il congiuntivo presente o il futuro se si vuole esprimere un’azione posteriore.
b).  Il congiuntivo presente o il presente progressivo al congiuntivo se si vuole esprimere  un’azione
       contemporanea;
c).  Il congiuntivo passato per esprimere un’azione anteriore
                    Frase principale                                                  frase secondaria
Immagino                                             lui parta / partirà
Immaginerò                  che                 lui parta / stia partendo in questo momento
Immagina                                             lui sia partito ieri

 

 

 

CONCORDANZA DEL CONGIUNTIVO IMPERFETTO E TRAPASSATO
            Dopo una frase principale con un verbo al passato o al condizionale si usa:

  • il congiuntivo imperfetto o il condizionale composto per esprimere un’azione posteriore.
  • Il congiuntivo imperfetto per esprimereun’azione contemporanea.
  • Il congiuntivo trapassato per esprimere un’azione anteriore.

                        Frase principale                                             frase secondaria
Ho immaginato                                  lui partisse / sarebbe partito più tardi
Immaginavo                                      
Avevo immaginato                 che      lui partisse quel giorno
Immaginai
Immaginerei
Avrei immaginato                              lui fosse partito il giorno prima.
Qualche volta si può usare il congiuntivo imperfetto anche dopo una frase principale all’indicativo    presente, per esprimere un’azione tipica dell’imperfetto indicativo (sensazione, abitudine,
 descrizione atmosferica, ecc)                                                             
lui ieri sera fosse stanco (sensazione)
Immagino        che      tu da bambino andassi spesso al mare (abitudine)
domenica  facesse molto freddo in montagna (descrizione atmosferica)
IL PASSIVO
Il PASSIVO si forma con l’ausiliare ESSERE  +  il  participio passato  del verbo attivo:
Io compro un libro      Un libro è comprato da me.
Io compro due libri     Due libri  sono comprati da me.

  • La preposizione d’agente è sempre: DA  (e solamente DA!) e non s’appostrofa mai!

Esempi: E’ stato costruito da un falegnama.    E’ stato visto da tutti, ecc.

  • Nei tempi semplici il verbo ESSERE  può  essere sostituito dal verbo VENIRE:

Esempi: Il Presidente è eletto  /  viene eletto  dalle Camere   
La macchina è guidata  /  viene  guidata da me ecc.    
MA ATTENZIONE!: Ricordate che questa forma si può usare solo nei tempi semplicimai   nei
tempi composti  (passato prossimo, futuro composto, trapassato  ecc.)

  • Le frasi impersonali con “SI” hanno un significato passivo e si possono usare bene (al presente) invece della forma passiva. Solo in frasi generali o impersonali (cioè che non hanno un complemento d’agente espresso).

Esempi: Compriamo i francobolli alla Posta.
1.  I francobolli sono / vengono comprati alla Posta da noi.         
2.  I francobolli si comprano  alla Posta da noi.
d)  DOVERE  +  ESSERE  =   ANDARE  +  participio passato. (indica obbligo)
Esempi: Questo lavoro debe essere fatto  =  VA  fatto
Questo dente debe essere tolto    =  VA  tolto
Si usa in frasi impersonali (cioè quelle che non hanno un complemento espresso).
TRASFORMARE   alla forma passiva
Incredibile, chi te l’ha raccontato?                            Incredibile, da chi ti è stato raccontato?
Strano, chi te l’ha consigliato?                                  Strano, da chi ti è stato consigliato?
Bello, chi te l’ha fatto?                                             Bello, da chi ti è stato fatto?
Buffo, chi te l’ha regalato?                                        Buffo, da chi ti è stato regalato?
Simpatiche quelle ragazze, chi ve le ha presentate?  Simpatiche quelle ragazze, da chi vi sono state
                                                                                    presentate?
Stupende quelle cartoline, chi ve le ha spedite?         Stpende quelle cartoline, da chi vi sono state spedite?  
Splendidi questi fiori, chi ve li ha regalati?                Splendidi questi fiori, da chi vi sono stati regalati?

VERBI  SEMIAUSILIARI – MODALI – SERVILI    
POTERE               
AUSILIARE       +       DOVERE    +   VERBO ALL’INFINITO*
VOLERE

  • Il verbo all’infinito indica l’ausiliare che dobbiamo impiegare. 
  • Quando l’infinito è ESSERE l’ausiliare è anche ESSERE

 Esempi:  non  sono potuti partire 
Ci siamo dovuti trasferire   Partire e trasferire sono intransitivi
Non ho potuto lavorare
Io sono voluto essere
Dopo regge sempre  infinito composto.
Non si dice: Dopo ascoltare.  Si  dice: Dopo aver  ascoltato.
Non si dice: Dopo andare.      Si dice: Dopo essere andato.
Non si dice: Dopo dormire.    Si dice: Dopo aver dormito.
Non si dice: Dopo far cadere. Si dice: Dopo aver fatto cadere
Non si dice: Dopo entrare.      Si dice: Dopo essere entrato 
Il SI PASSIVANTE
Anziché usare le forme el pasivo con essere, venire o andare è possibile utilizzare il si passivante + la forma attiva del verbo, ma solo con i verbi transitivi e debe essere espresso il complemento oggetto.  
- In tutte le scuole italiane si leggonoI promessi sposi” di Alessandro Manzoni.
- In tutte le scuole  italiane sono / vengono letti “I promessi esposi” di Alessandro Manzoni.
Dopo il si abbiamo il verbo alla terza persona singolare se il nome a cui si riferisce è singolare, o alla terza persona plurale se il nome a cui si riferisce è plurale.
Nei tempi composti (passato prossimo, imperfetto, ecc) il verbo ausiliare è sempre essere  e il participio passato si accorda con il nome a cui si riferisce.
Esempio: Ieri si sono giocate le ultime partite del campionato di calcio
Avolte il si è usato al posto di noi: Dove si va questa sera?  Dove andiamo questa sera?
Il periodo ipotetico
Un periodo ipotetico è costituito da una ipotesi  e da la frase principale o conseguenza).
L’ipotesi, che sempre comincia per Se,  può avere diversi  livelli:
Della Realtà                                       Se l’ipotesi e la conseguenza sono reali avremo:
Se (presente) + presente                                Se domani piove, non esco
Se (futuro)     + futuro                                   Se domani pioverà, non uscirò'
Se (presente) + imperativo                            se vuoi la mela, mangiala!  

Sono possibili altri tempi dell’indicativo      Se da bambino eri timido, è normale che adesso parli poco
                                                                       Se tu eri stanco, potevi andartene

Della Possibilità – Probabilità          Se l’ipotesi e la conseguenza sono possibili, eventuali avremo:
Se (cong. imperfetto)+ condiz. Semplice       Se fossi ricco, viaggerei sempre!
Se (cong. imperfetto)+ condiz. composto     Se fosse sincero, avrebbe detto la verita'
(se l’azione ha luogo nel passato)
Con altre espressioni o congiunzioni:           Nell’eventualità che; nel caso che; se per caso, qualora,
Si usa il cong. imperfetto + indicativo presente  o  imperativo
Qualora non potessero venire, ci telefonano per avvertirci.
Dell’ Irrealtà - Improbabilità – Impossibilità  Se l’ipotesi e la conseguenza sono impossibili, irreali, avremo
Se (cong. trapassato) + condiz. composto    Se avessi studiato di piu', avresti passato l’esame
Con l’espressioni o congiunzioni                   ora;  adesso; in questo momento; a quest’ora si usa:
Se (cong. trapassato) + condiz. Semplice  Se avessi vinto la lotteria, adesso non lavorerei!

  • Regola pratica: dopo il “se” che introduce una frase condizionale, non compare:

Mai il modo condizionale
Mai il congiuntivo presente
I VERBI  IMPERSONALI
Oltre ai verbi che descrivono il tempo: In novembre in Italia piove molto.
E ad espressione con il verbo ESSERE + aggettivo: E’ bello saper parlare varie lingue straniere.
Ci  sono altri verbi cha hanno una costruzione impersonale, cioè che normalmente si usano alla terza persona singolare: basta, bisogna, occorre, sembra, conviene.
Solitamente il verbo che segue a questi impersonali è all’infinito, a volte introdotto da una preposizione come nel caso di sembrare.
Se uno vuole ingrassare, basta mangiare un tipico pasto italiano.
Bisogna cercare di parlare più spesso in italiano se si vuole impararlo bene.
Che caldo fa! Sembra di essere in estate.
Ma anche la costruzione con che + il congiuntivo è quasi sempre possibile quando la frase che segue il verbo impersonale ha il soggetto chiaramente espresso e personale.
Sembra che ieri sull’autostrada si siano formate code per 50 chilometri.
E’ necessario che tu e Franco raccontiate alla polizia ciò che è successo.
Altri verbi alla forma impersonale, ma che si costruiscono solo con che + il congiuntivo:
accadere, succedere, volerci, parere, può darsi.
Verbi ed espressioni che richiedono il congiuntivo
Verbi ed espressioni che esprimono sentimento:
avere paura, piacere, dispiacere, sperare, temere, meravigliarsi, sorprendersi,
essere contento / felice / triste / sorpreso / deluso, ecc.
Ritengo che la decisione di permettere ad altri paesi di entrare nell’Unione Europea sia stata giusta.
Verbi ed espressioni esprimono opinione:
credere, pensare, avere l’impressione, ritenere, suporre, immaginarsi, ecc.
Mi immagino che non abbiate visitato tutti i musei di Roma.
Verbi che esprimono volontà:
volere, desiderare, preferire, ordinare, permettere, pretendere, proibire, vietare, impedire, ecc.
In Italia la legge vieta che si guidi un motorino senza mettersi il casco.
Verbi e locuzioni che esprimono dubbio:
dubitare, non essere sicuro, negare, sembrare, parere, ecc.
Pare che i vicini di casa di Domenico abbiano riconosciuto il ladro.
Il verbo essere (è, era, ecc) + aggettivo o nome.
Il 1º maggio è stato bello che tanti lavoratori abbiano partecipato alla festa organizzata in piazza.
Il congiuntivo si usa anche dopo:
il verbo sapere alla forma negativa:
le espressioni: senza che, prima che, nel caso che.
gli avverbi: Nonostante, benché, sebbene, malgrado;
ATTENZIONE! Ma reggono l’indicativo:   anche se   e    forse
SULLA NARRAZIONE SCRITTA
*Attenzione!  Con i pronomi personali mi, ti, si, ci, vi davanti al verbo l’accordo è volontario
Esempio: ci avesse acompaganto /ti / te  all’aeroporto.
Quando s’inizia una frase al presente la seconda parte può venire
al presente, al futuro o al congiuntivo passato.
Suppongo(presente) che tu arrivi. (in quel momento, azione contemporanea)
Suppongo che ti arriverai domani. (azione posteriore).
Suppongo (presente) che tu sia arrivato ieri (azione anteriore)
Quando s’inizia una frase al passato la seconda parte può venire
al condizionale composto, al congiuntivo imperfetto o congiuntivo trapassato.
Supponevo (passato) che tu fosse arrivato ieri ( azione anteriore: trapassato)
Supponevo che tu arrivassi in quel momento (azione contemporanea: congiuntivo imperfetto)
Supponevo che tu saresti arrivato/a il giorno dopo.(azione futura nel passato: condizionale composto)
ESSERE  o  STARE
Un altro tratto abbastanza diffuso nelle parlate meriodionale è l’uso di stare al posto di essere.
Non ci sta nessuno     al posto di       Non c’è nessuno.
Dove stanno i miei pantaloni?          al posto di       Dove sono i miei pantaloni?
A volte si usa stare nell’italiano standar per esprimere qualcosa in modo più intenso:
Non ti agirare, sta calmo! (anziché sii calmo!  che non si utilizza).
Come ausiliare STARE ha soprattutto due usi importanti:
per descrivere un’azione in svolgimento,seguita dal gerundio:       Sto scrivendo una lettera.
Per descrivere un’azione che averrà in un futuro molto prossimo: 
Che film noioso: sto per addormentarmi!
SUL MODO CONGIUNTIVO IN PROPOSIZIONI DIPENDENTI:
Predicato principale al presente:
                                               verrà (venga)  fra poco - azione posteriore   futuro – congiuntivo presente
    Credo che egli (venire)     venga              adesso – azione contemporanea  congiuntivo presente
sia venuto       poco fa – azione anteriore      congiuntivo passato
Predicato principale al passato:
sarebbe venuto dopo-  azioneposteriore condizionale composto
Credevo che egli (venire)  venisseallora – azione contemporanea   congiuntivo imperfetto
(Ho creduto)                      fosse venuto prima – azione anteriore      congiuntivo trapassato 
Azione al futuro con –quando – dopo che – (non) appena
                                    quando
Mangerò il pesce       dopo che        si usa il futuro composto
                          (non) appena          
non sono sicuro (dubbio) che Aldo venga (congiuntivo presente).
Sono sicuro che Aldo verrà (futuro semplice).
Passato
                                    per esprimere  un’azione posteriore    -         condizionale composto.
Azione al passato      per esprimere  un’azione contemporanea -   imperfetto congiuntivo
per espressare un’azione anteriore     -          congiuntivo trapassato.
Se l’azione nel futuro non è ancora verificata si usa il condizionale semplice.
Se l’azione nel futuro è già verificata si usa il condizionale composto.
Se l’azione nel passato era realizzata sempre e la frase principale viene espressa da un imperfetto la frase dipendenti viene anche espressa da un imperfetto.
Se l’azione nel passato era realizzata a volte e la frase principale viene espressa da un imperfetto la frase dipendenti viene espressa da un passato prossimo.
L’estate scorsa quando andavo al mare è spesso mangiato al ristorante.
L’estate scorsa quando andavo al mare mangiavo al ristorante.
IL DISCORSO INDIRETTO
            DISCORSO DIRETTO                                                    DISCORSO INDIRETTO
Attenzione! La premisa è al passato.
Io / tu                          lui / lei                                                mio / mia / tuo / tua                          suo / sua
Noi / voi                      loro                                                     nostro/nostra vostro / vostra                       loro
Qui / qua                     lì / là (in questo posto)                       questo / a / i / e                      quello / a / i / e
Oggi                                                                                       quel giorno
Ieri                                                                                         il giorno prima
Domani                                                                                  il giorno dopo
Ora / adesso                                                                           allora (in quel momento)
Un’ora fa                                                                               un’ora prima
Fra                                                                                         dopo
La premisa                                                                           la dipendente
Presente indicativo / congiuntivo                                          imperfetto indicativo / congiuntivo
Futuro / condizionale semplice                                              condizionale composto
Imperativo                                                                             di + infinito
Venire                                                                                    andare
PERIODO IPOTETICO DELL’IMPOSSIBILITÀ
Il medico ha detto; “Se tutto andrà bene, Lei uscirà tra una decina di giorni”.
Il medico ha detto che tutto fosse andato bene, lei sarebbe uscito / a dopo una decina di giorni.
Gianni ha detto: “se ne avessi la possibilità, lo farei”.
Gianni ha detto che se ne avesse avuto la possibilità, l’avrebbe fatto”.
Gianni ha detto: “Se ne avessi avuto la possibilità, lo avrei fatto”.
Gianni ha detto che se ne avesse avuto la possibilità l’avrebbe fatto”.
DISCORSO DIRETTO                                                                             DISCORSO INDIRETTO
Cosa dobbiamo cambiare?
Gina ha detto: “Io sto bene qui”                                            Gina ha detto che stava bene lì (in quel posto)
Gina ha detto: “Nella stanza accanto alla mia                       Gina ha detto che nella stanza accanto alla sua
c’è una ragazza della mia età”                     c’era una ragazza della sua età.
Gina ha detto: “Nella mia stanza c’è una ragazza                 Gina ha detto che nella sua  stanza c’era una
Che resta qui fino a domani”                        ragazza che restava lì fino a il giorno dopo.
Gina ha detto: “Ieri le ho datto i dolci che mi                       Gina ha detto che il giorno prima le aveva dato avete portato”                                                                        i dolci che le avevano portato”.
Claudio ha detto: “Oggi arrivano i miei amici”                    Claudio ha detto che quel giorno arrivavano i suoi amici.
Claudio ha detto: “Adesso è tardi per uscire”                       Claudio ha detto che allora era tardi per uscire”.
Claudio ha detto: “Partirò fra una settimana”                       Claudio ha detto che sarebbe partito dopo una settimana.
Piero disse: “Credo che lui sia a casa”                                  Piero disse che credeva che lui fosse a casa.
Gina ha detto: “Quando tornerà Paolo”                                Gina ha detto che quando sarebbe tornato Paolo.
Claudia disse: “Vorrei rimanere un po’ ma ho fretta”          Claudia disse che sarebbe voluta rimanere un po’ ma aveva fretta.
Amalia mi ha pregato: “Di’ ai miei amici di venire a           Amalia mi ha pregato di dire ai miei amici di
                                      trovarmi”                                         andare a trovarla”
Nella forma interrogativa si usa il se.
Esempio: Luisa domandò: “Puoi accompagnarmi?
Luisa mi / gli / le domandò se potevo / poteva / potessi / potesse accompagnarla.        
Potevo / poteva è nel linguagio colloquiale, grammaticalmente deve essere il congiuntivo imperfetto
PROPOSIZIONI SUBORDINATE CAUSALI
PERCHÉ                   Ieri non sono andato / a al cinema perché dovevo studiare.
SICCOME                Siccome ero molto stannco, sono andato a letto presto.
DATO CHE              Dato che non avete più bisogno di me, me ne vado.
VISTO CHE             Visto che sono in ritardo, potresti darmi un passaggio.
POICHÉ                    Poiché non hai voluto darmi retta, ora non voglio sentire i tuoi lamenti.
GIACCHÉ                Giacché parli l’italiano abbastanza bene, potrai capire le parole della canzone.

 

PROPOSIZIONI COORDINATE CONCLUSIVE
QUINDI                     Ieri dovevo studiare, quindi non sono andato /a al cinema.
DUNQUE                  Non avete più bisogno di me, dunque me ne vado.
PERCIÒ                    Ero molto stanco, perciò sono andato / a  a letto presto.
LA COORDINAZIONE
Due o più proposizioni collegate tra loro in modo che ciascuna rimanga autonoma dall’atra o dalle altre si dicono coordinate.
Secondo il diverso tipo di rapporto che lega i termini coordinati, si distinguono diversi tipi di coordinazione:
•     coordinazione copulativa: e, né.
Es.: Lascio qui la macchina e  proseguo a piedi.
Non so se è partito se partirà..
•     coordinazione avversativa: ma, pero, tuttavia, eppure, anzi, invece.
Es.: Lo avevo messo in guardia, ma non mi diede ascolto, anzi fece il contrario; tuttavia lo giustifico.
*coordinazione disgiuntiva: o, oppure, ovvero.
Es.: E’ ancora qui  o  è già andato vía?
*coordinazione conc1usiva: quindi, dunque, pertanto.
Es.: Più presone lo hanno visto in citta, quindi e sicuramente tornato.
“Penso quindi sono” e la prova cartesiana dell’ esistenza.
*coordinazione dichiarativa o esplicativa: infatti, cioè.
Es.: Siamo in ritardo, infatti non c’è più nessuno.
Luisa è mía cognata, cioè  ha sposato mio fratello.
La coordinazione copulativa, avversativa e disgiuntiva può essere rafforzata da particelle correlative: e ... e; né ... né; non solo ... ma; o ... o.
­            Esem:   parla  lascia parlare.
Non solo l’ho detto, ma l’ho ripetuto mille volte.
O te ne vai tu, o me ne vado io.

  •  

LA SUBORDINAZIONE
Da "GRAMMMATICA ITALIANA" di M. Dardano e P. Trifone
La proposizione subordinata non può stare da sola, ha bisogno di un'altra
proposizione a cui appoggiarsi.
Subordinate esplicite e implicite:
Si chiamano implicite le subordinate che hanno il verbo in modo indefinito (infinito, gerundio, participio)
Es.: Lascialo parlare / Anche volendo, non potrei / Rimasto solo, riprese il suo lavoro.
Si chiamano esplicite le subordinate che hanno il verbo di modo fmito (indicativo, congiuntivo, condizionale)
Es: Lasci che parli / Anche se volessi, non potrei / Quando fu rimasto solo, riprese il suo lavoro.
Proposizioni oggettive: **
Svolgono la funzione di complemento oggetto della proposizione reggente.
Es.: Ti dico che e la veritaJ Pensano che io abbia torto / Spero che non si preoccupi Ricordati di prendere le chiavi.
Proposizioni soggettive:**
Svolgono la funzione di soggetto della proposizione reggente:
Es.: Conviene che io vada / E' meglio che ci rassegniamo / Mi sembra di ayer capito / E' ora di muoversi.

Proposizioni dichiarative**
Servono a "dichiarare", a spiegare un pronome dimostrativo, completando il senso della principale:
Es.: In ciò l’uomo si distingue dalle bestie, che ha l’uso della ragione.
Il fatto che siamo tutti qui testimonia il nostro affetto per te.
Proposizioni causali
lndicano la causa per cui avviene quanto ed espresso nella principale.
Es.: Non l'ho comprato perché non mi piaceva / Poiché avete gia deciso, non voglio insistere ulteriormente / Giacché le cose stanno in que sto modo, e consigliabile aspettare / Visto che non c'e, vado via / ...
Le causali esplicite sono introdotte principalmente da perché, poiché, giacché, siccome, che.
Locuzioni congjuntive che esprimono il rapporto di causalita: per il fatto che, per il motivo che, dal momento che, dato che, visto che, considerato che, in quanto (che), ecc.
Proposizioni finali **
lndicano con quale fine viene compiuta e verso quale obiettivo tende l'azione espressa nella proposizione reggente:
Es.: Sottrasse il documento, affinché non si potesse divulgado/ Tomo a dirlo perché ve ne ricordiate / Prendo la carta e la penna per scrivere.
Le congiunzioni piu usate nelle finali esplicite sono affinché e perché.
Proposizioni consecutive
lndicano la conseguenza di quanto espresso nella proposizione reggente.
Es.: Parlava co' si piano che non riuscivo a sentido / Era tale la mia stanchezza che mi addormentai subito / La proposta e talmente assurda da non meritare alcuna considerazione.
La consecutiva esplicita e introdotta de che, cosi, tanto, talmente, tale, simile. Locuzioni: cosicché, sicché, di modo che, al punto che, a tal segno che ...
Proposizioni temporali
Esprimono una relazione di tempo tra la subordinata e la reggente. Contemporaneita: si usa quando, come, mentre; nel momento che. Posteriorita: dopo che, (non) appena, quando, da quando, dopo.
Anteriorita:: prima che, fmo a che, fino a quando, ogni volta che, tutte le volte che.
Proposizioni comparative
Stabiliscono un rapporto comparativo con la reggente:
Es.: Il diavolo non e cosi brutto come si dipinge/ Ci mette piu impegno di quanto mi aspettassi / Abbiamo meno tempo di quello che sarebbe necessario.
Proposizioni condizionali (periodo ipotetico) **
Il periodo ipotetico e formato da due proposizioni, di cui una esprime la condizione necessaria per l'avverarsi di quanto e affermato nell'altra.
Proposizioni concessive**
lndicano il mancato verificarsi dell'effetto che potrebbe o dovrebbe conseguire una determinata causa.
Es. Benché abbia fame, non mangero
La concessiva e introdotta dalla congiunzioni benché, sebbene, quantunque, nonostante, malgrado o dalle locuzioni per quanto, nonostante che, malgrado che, anche se, ecc. o da prono mi e aggetttivi indefmitichiunque, qualunque.
Proposizioni interrogative indirette

Esprimono una domanda o un dubbio.

 

 

Fonte: https://fenomenal.files.wordpress.com/2006/05/ANNOTAZIONI%20SULLA%20GRAMMATICA%20ITALIANA.doc

Sito web da visitare: https://fenomenal.files.wordpress.com

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

Il testo è di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente i loro testi per finalità illustrative e didattiche. Se siete gli autori del testo e siete interessati a richiedere la rimozione del testo o l'inserimento di altre informazioni inviateci un e-mail dopo le opportune verifiche soddisferemo la vostra richiesta nel più breve tempo possibile.

 

Annotazioni sulla grammatica italiana

 

 

I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore

Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).

 

Annotazioni sulla grammatica italiana

 

"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco

www.riassuntini.com dove ritrovare l'informazione quando questa serve

 

Argomenti

Termini d' uso, cookies e privacy

Contatti

Cerca nel sito

 

 

Annotazioni sulla grammatica italiana