Verbi servili grammatica italiana

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Verbi servili grammatica italiana

I verbi servili
I verbi servili o modali sono una classe particolare di verbi che, premessi all’infinito di un verbo, formano con esso un predicato unico.          
Di solito si considerano verbi servili potere, dovere e volere e, con alcune restrizioni, sapere (nel senso di “essere capace di”, “essere in grado di”). Dal punto di vista semantico, questi verbi qualificano una particolare modalità dell’azione, incardinata sulla possibilità (potere, sapere), sulla necessità (dovere), sulla volontà (volere): Marco può arrivare da un momento all’altro; Ha saputo risolvere tutto senza problemi; Dobbiamo attendere il nostro turno; Luigi non ha voluto mangiare nulla.                
Per quanto riguarda la scelta dell’ausiliare temporale nella presenza degli ausiliari modali dovere, potere, volere e sapere, possiamo distinguere le seguenti situazioni:
1. Se sono combinati con l’infinito di un verbo attivo, prendono l’ausiliare dell’infinito che reggono. Sapere, invece, prende sempre l’ausiliare avere, essendo verbo servile nel senso di “essere capace di”, “essere in grado di”: Abbiamo dovuto attendere il nostro turno; Siamo dovuti partire più presto; Come mai hai saputo venire qui?
2. Se l’infinito è un verbo riflessivo, osserviamo che:
a) Se il pronome riflessivo “sale” ad attaccarsi al verbo servile, si usa l’ausiliare essere, perché tutta la costruzione diventa riflessiva e l’ausiliare temporale dei verbi riflessivi è essere: Carlo e Lucia si sono potuti sposare a maggio.
b) se il pronome riflessivo si unisce all’infinito in posizione enclitica, si usa l’ausiliare avere, la costruzione conservando il carattere transitivo della forma attiva del verbo all’infinito. In più, anche i verbi servili, usati da soli, selezionano l’ausiliare avere: Carlo e Lucia hanno potuto sposarsi a maggio.
3. Anche certi verbi intransitivi attivi richiedenti essere e uniti ad un complemento di interesse o di termine rappresentato da un pronome enclitico (mi, ti, ci, vi, gli, le), come: piacere, sembrare, capitare ecc., si comportano come i verbi riflessivi: assumono essere se il pronome è in posizione proclitica; assumono avere se è in posizione enclitica: Non capisco come mi sia potuto accadere tutto ciò; Non capisco come abbia potuto accadermi tutto ciò.
4. Se il verbo all’infinito è alla forma passiva, per evitare la ripetizione dell’ausiliare essere (che è anche l’ausiliare della forma passiva), l’ausiliare selezionato sarà avere: Carla ha fatto tutto da sola; non ha voluto essere aiutata da nessuno.
L’accordo del participio passato dipende anche nel contesto dei verbi servili dal tipo di ausiliare e dal tipo dei pronomi clitici che precedono il participio.
Dunque, quando l’ausiliare è essere il participio passato si accorda obbligatoriamente in genere e in numero con il soggetto, mentre nel contesto dell’ausiliare avere è invariabile e assume la forma del maschile singolare: Carla ha dovuto comprare un libro; Luisa è dovuta andare in città.
Con i verbi servili, l’accordo del participio passato del verbo servile con l’oggetto clitico della terza persona è possibile e obbligatorio solo se l’oggetto clitico “sale” all’ausiliare del verbo servile, ma è impossibile se l’oggetto rimane attaccato all’infinito: Non abbiamo potuto vederli/ Non li abbiamo potuti vedere nemmeno un attimo.
Se il complemento oggetto clitico che “sale” all’ausiliare del verbo servile è rappresentato da uno dei pronomi mi, ti, ci, vi, ne partitivo, l’accordo del participio passato con l’oggetto è facoltativo: Non vi abbiamo potuto vedere / Non vi abbiamo potuti vedere alla festa; Gelati, Luisa ne ha potuto mangiare / ne ha potuti mangiare molti.

 

Fonte: http://cis01.central.ucv.ro/litere/idd/cursuri/an_1/limba_straina/italiana/lb_it_an1.doc

Sito web da visitare: http://cis01.central.ucv.ro

Autore del testo: E. PÎRVU

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