Verbi italiani grammatica tipi di verbi

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Verbi italiani grammatica tipi di verbi

 

Il “Nuovo Metodo Grammaticale”

 

Per comprendere meglio i caratteri del sistema che viene proposto, ritengo che sia necessario fornire la ragione delle scelte che hanno determinato la creazione di quello che ho chiamato“nuovo metodo grammaticale”. Questa parte resta comunque riservata soprattutto agli addetti ai lavori, ai docenti e ricercatori impegnati sul fronte della Didattica delle lingue classiche, che potranno valutare ed eventualmente contribuire a migliorare la teoria che sottostà alla creazione degli ipertesti.
Quanto segue è un esaustivo riepilogo di gran parte del materiale prodotto per il Progetto U.Li.S.S.E, promosso nell’ambito del Programma di ricerca europeo Culture 2000. Perciò, coloro che fossero interessati a consultare i documenti nella versione originale e più ampia, potranno reperirli nel sito della Comunità Europea www.ulisseweb.eu.
Altre considerazioni sulla Didattica delle lingue classiche si possono trovare nel volume: Nicoletta Natalucci, Mondo classico e mondo moderno, Napoli 2002.

 

La conoscenza delle due lingue, greca e latina, è imprescindibile per quanti vogliano dedicarsi ad uno studio serio delle civiltà antiche: la lingua è infatti il mezzo principale per conoscere i modelli culturali del popolo che la parla e la sua visione del mondo. Ma lo studio della lingua è anche preparatorio alla lettura dei classici greci e latini, che si rivela preziosa per la formazione individuale e propedeutica all’approfondimento delle letterature moderne che dalle letterature antiche traggono ispirazione e canoni.
Da questo tipo di riflessioni e dalla consapevolezza che la pratica didattica “tradizionale” sia entrata parzialmente in crisi, nasce l’idea di mettere a punto un percorso di apprendimento e analisi delle lingue classiche che resti “tradizionale” sotto l’aspetto della riflessione metalinguistica, ma risulti più rapido, più moderno e più efficace, e soprattutto cerchi di porre costantemente in primo piano l’importanza del legame lingua - cultura e la “lettura” del testo originale.

Il testo originale

Il contatto col testo autentico, che ci giunge direttamente dall’Antichità, va privilegiato. Solo il testo originale, infatti, consente di esaminare la lingua come veramente era utilizzata, crea una situazione conforme a quello che è stato il suo reale impiego ed attiva, per le lingue morte, un tipo di approccio simile a quello della full immersion. Realizzandosi attraverso testi tramandati in lingue non più parlate, quest’ultima resta sicuramente“virtuale”, ma é senza dubbio più autentica di quella che si può mettere in atto con testi creati ex novo, che costituiscono per molti aspetti dei veri falsi linguistici.

Il metodo tradizionale – “traduttivo”

Il “nuovo metodo grammaticale” privilegia comunque un tipo di approccio che, pur tenendo presente il rapporto testo - contesto, lingua - cultura, si mantiene tradizionale per quel che concerne l’insegnamento della Grammatica.
Ma se si privilegia un tipo di approccio grammaticale, la novità deve coinvolgere innanzi tutto il modello linguistico di riferimento. Non si può più restare legati ad una impostazione da tempo superata ed è assolutamente necessario adattare alle esigenze della pratica didattica i grandi progressi compiuti dalla linguistica nel corso del Novecento. Ciò comporta in primo luogo l’eliminazione dell’aspetto “traduttivo” dal “metodo tradizionale”. Esso determina una falsa idea ed un rifiuto della “traduzione” stessa, ma soprattutto restringe la riflessione linguistica ad un concetto ormai superato di possibile equivalenza fra due lingue (la lingua madre e la lingua da apprendere), quando è invece necessario avviare un moderno esame contrastivo fra diversi sistemi linguistici, che, oltre tutto, ha anche il vantaggio ulteriore di promuovere la sprovincializzazione e l’interazione fra i saperi.

La linguistica moderna

Un allargamento di orizzonti nella direzione di una competenza linguistica generale si rende del resto necessario a partire dalla Grammatica generativa trasformazionale di Chomsky, con gli studi che l’hanno completata fino ai giorni nostri, perché in essa si pongono le basi di una grammatica che vuole essere universale, cioè valida per tutti i sistemi linguistici, ma che al suo interno evidenzia gli statuti particolari cui obbediscono le singole lingue: conoscere il funzionamento di ognuna di esse significa individuare i caratteri particolari e i meccanismi che la differenziano dalle altre.

Lo studio del lessico

Un nuovo metodo deve anche supplire alle carenze che la pratica didattica e gli studi di “Didattica delle lingue classiche” denunciano. Soprattutto in questi ultimi anni si è cominciato a riscontrare come, nell’insegnamento tradizionale, venisse data una troppo scarsa importanza alla padronanza del lessico. Non comprendendo il significato delle parole, infatti, non si è in grado di afferrare neppure il senso generale della frase più semplice, mentre una buona conoscenza dei termini più frequenti consente di acquisire, anche in una fase iniziale, una comprensione generale immediata.
In sede di approfondimento, è proprio il progredire delle conoscenze lessicali a rivelarsi assai utile per svelare il nodo strettissimo che lega ogni lingua alla cultura di riferimento, senza considerare che la conoscenza del lessico delle lingue classiche permette di ricostruire la parentela che unisce il greco e il latino alle lingue moderne e queste ultime tra loro, e di accedere ad una formazione linguistica di livello elevato.
Lo studio etimologico soddisfa infatti le esigenze dell’individuo di media cultura che desidera approfondire e padroneggiare quel linguaggio “intellettuale” che si realizza solo con la conoscenza del lessico delle due lingue, la greca e la latina, che alla sua creazione hanno contribuito in maniera decisiva. Sotto questo aspetto la conoscenza di molti termini presenti nelle lingue classiche può fornire una solida base per chiunque desideri specializzarsi in materie letterarie, linguistiche, giuridiche, mediche e tecniche, adire alle professioni connesse, o semplicemente essere una persona di buona cultura. Ma solo lo studio per radici evidenzia puntualmente il rapporto fra lingue classiche e lingue moderne e consente di superare l’“opacità” di molti termini, quelli del linguaggio scientifico, che, se conosciuti nella loro dimensione storica, possono essere compresi ed impiegati con reale cognizione di causa, e quelli che permettono di affrontare lo studio delle letterature moderne che dalle antiche traggono ispirazione anche sul piano linguistico, apprezzandone la lingua e lo stile.
Il “nuovo metodo grammaticale” propone perciò, accanto al tradizionale studio della morfologia, uno studio sistematico del lessico per la creazione di una competenza lessicale che, a partire dalla comune radice, inneschi la possibilità di una circolazione e corresponsione continua, e con l’altra lingua classica, e con le altre lingue europee.
Il metodo affronta sistematicamente lo studio del lessico, proponendo delle schede di lessico ordinate per radici. Le schede sono concepite ed organizzate per rendere di immediata comprensione i processi linguistici che, dalla “radice”, portano alla formazione dei “temi” dei sostantivi, degli aggettivi, degli avverbi e dei verbi. La radice viene opportunamente evidenziata con l’uso del colore, sia all’interno della tabella stessa, sia nell’appendice, dove sono riportate le parole ad essa riconducibili nell’altra lingua classica e nelle principali lingue moderne. I termini sono presentati, in una successione ragionata, a seconda della loro frequenza ed importanza, e suddivisi nelle categorie del Sostantivo, dell’Aggettivo, dell’Avverbio e del Verbo, tenendo presenti i processi di “derivazione” prima, e di “composizione” poi.
Trattandosi di un sistema destinato all’insegnamento, si escludono a priori tutte le occorrenze rare e quelle inutili e si pongono in primo piano le parole più frequenti con i loro derivati. Nella tabella si possono facilmente riconoscere i segni della “traslazione”, cioè il passaggio da una categoria  all’altra, individuando immediatamente i verbi che derivano dai nomi (denominativi) o i sostantivi che derivano dai verbi tramite l’aggiunta di suffissi, come accade per la formazione dei nomina agentis (poijtÐv), dei nomina rei actae (po°jma), dei nomina actionis  (po°jsiv). A questa prima “scoperta”, utile ancora una volta anche per la riflessione sulle lingue moderne (il suffisso –er, ad esempio è produttivo nelle lingue germaniche: Driver-Führer), si aggiunge la riflessione sulla composizione, per prefissazione (i termini che presentano un prefisso sono quando è possibile collocati nella scheda dopo i termini semplici) e per composizione vera e propria (i composti vengono generalmente alla fine). La comprensione del funzionamento della lingua andrà poi di pari passo con la ricostruzione del cambiamento di significato a partire dalla medesima radice.
Le schede risultano quindi innovative ed aggiornate anche per quel che concerne la semantica, che al lessico è intimamente legata. Sono strutturate infatti in maniera tale da evitare il disorientamento che si crea nello scoprire che, nel dizionario, ad un determinato termine, corrispondono diversi significati. Perciò si tenta sempre di creare, in primo luogo, all’interno dei significati delle singole parole in tabella, un percorso logico, perché questo permette, anche visivamente, di cogliere lo slittamento di senso che avviene con la derivazione, la prefissazione e la composizione. In secondo luogo, si cerca di mettere in evidenza che il significato che viene dato non vuole essere assolutamente la “traduzione” di quel termine; ciò crea infatti la falsa impressione di una possibile perfetta equivalenza fra due lingue che, come ho già avuto modo di sottolineare, si rivela controproducente e deve essere assolutamente evitata come presupposto didattico.
Per ogni termine presente in tabella si offre semplicemente una “comprensione strumentale” del significato che la radice assume in quel termine e ciò allo scopo di permettere la comprensione, a livello profondo, del significato che la radice veicola e delle potenzialità che essa ha in sé per esprimere significati diversi in contesti diversi. In pratica si vuol sottolineare che, compreso il significato della radice, proprio attraverso l’osservazione delle dinamiche che si instaurano nella sua modificazione nei vari termini, è possibile sfruttare quasi automaticamente questa competenza, nel momento in cui si è chiamati a comprendere, nel testo, il significato di un termine, legato alla medesima radice. Lo scopo è quello di svincolare dalla dizionario-dipendenza e di sviluppare, nei confronti della lingua da apprendere, una naturale sensibilità, simile a quella che i bambini sembrano conoscere istintivamente, ma tale da consentire in seguito di cogliere gli slittamenti diacronici di significato o l’uso di un registro particolare. La riflessione innescata si rivelerà preziosa per lo studio delle altre lingue, materna compresa.
L’aspetto diacronico viene sottolineato proprio con una opportuna riflessione sul passaggio necessario dal significato generale del termine contenuto nella tabella, mero significato a livello di comprensione, al significato che lo stesso assume nel testo, un processo che conduce nella direzione di una vera traduzione, una fase importante che va rivalutata con opportuni riferimenti al cotesto e al contesto. Anche in questo caso l’impostazione del sistema resta fedele a quanto detto sull’opportunità di restituire alla traduzione il suo reale valore scientifico, individuando la profonda diversità che separa la fase della comprensione da quella della traduzione. Nel caso del lessico questo avviene con la riflessione sull’aspetto diacronico e su quello sincronico che il legame col testo di riferimento, alla base dell’ipertesto, consente. Nel sistema, il link  (Civiltà) , concepito proprio per mettere in evidenza che la traduzione è il momento finale di una ricerca, che non deve essere solo linguistico – grammaticale, ma anche storico - letteraria, contiene informazioni utili alla individuazione del significato del termine nella frase in oggetto.
Nelle schede, viene potenziata anche la sensazione dell’intersecarsi delle varie componenti del linguaggio, presentando le possibili connessioni del lessico, con la “fonetica” (“componente fonologico”), o la “morfologia” ( parte del “componente sintattico-categoriale”). Queste si rivelano oltremodo utili alla comprensione immediata di molti fenomeni. Particolarità come: l’apofonia della radice, i mutamenti relativi all’incontro di consonanti, il suppletismo del verbo, l’apofonia tipica del latino, appaiono immediatamente evidenziate e continuamente richiamate. Sotto questo profilo si rivela particolarmente utile, nell’appendice della scheda, la menzione dei principali esiti nelle lingue moderne, cui si è accennato. È grazie a questo richiamo infatti che si innesca un processo circolare importante per la formazione linguistica generale. Ad esempio, osservando il legame fra (F)žrgon, il tedesco Werk e l’inglese Work, si comprenderanno, una volta per tutte, il fenomeno dell’apofonia dal suono e al suono o e il fenomeno della caduta del digamma nella lingua greca.
L’interfaccia tra il lessico e quella che siamo abituati a chiamare “sintassi dei casi” è esplorata solo per l’insegnamento di secondo livello, tramite links che vanno a formare un “lessico valenziale”.
Lo studio del lessico proposto si caratterizza soprattutto per semplicità di apprendimento e di memorizzazione: la scheda stessa permette di cogliere i fenomeni, come è stato sopra sottolineato, anche semplicemente per via induttiva, come avviene al bambino che, nell’apprendimento della lingua materna, accresce il suo vocabolario, cogliendo istintivamente il nesso fra termini derivati dalla stessa radice (come ad esempio: “guida”, “guidare” e “guidatore”).
Inoltre l’adozione di una classificazione che segue un criterio etimologico si rivela una scelta vincente, dal momento che, abbandonando la prassi che prevede il mandare a memoria lunghi elenchi di termini senza connessione fra loro o quella che propone l’apprendimento per famiglie di parole inerenti allo stesso campo semantico, si riesce a non dimenticare facilmente nel tempo il significato di numerosi termini, perché si forniscono gli strumenti che consentono di ricostruirlo di volta in volta, in base al significato della radice e degli affissi.
Le schede, oltre che incentivare l’educazione immediata alla scomposizione della parola con l’individuazione della radice, dei suffissi e dei prefissi arrecano indubbi vantaggi per la memorizzazione anche per il ricorso alla ripetizione continua tramite l’uso computer. Non è assolutamente da trascurare che la tabella di lessico relativa venga richiamata nel sistema con un semplice link ogni volta che nel testo compare un termine legato alla stessa radice.

Lo studio della morfologia

L’approccio all’insegnamento della morfologia segue nel “nuovo metodo grammaticale” i principi della “Didattica breve”, che distilla la materia, nella direzione di un ridimensionamento e di una razionalizzazione delle regole, allo scopo di renderne l’apprendimento più agile, meno gravoso, e in più stretto raccordo con quello del lessico e della sintassi, dei quali si va sempre più rivalutando l’importanza.
Poiché in morfologia, economicità si coniuga con semplicità, e memorizzazione con comprensione di come funziona la lingua, le schede morfologiche sono concepite come “Microstrutture”, pensate soprattutto per obbedire a questi criteri. Al loro interno la discorsività è ridotta al minimo e la materia è organizzata in utili schemi, che, anche visivamente, con l’uso del colore o del trattino, concorrono a creare l’abitudine alla scomposizione della parola. Si cerca con questo di stimolare un atteggiamento attivo e non passivo, che consenta di “costruire” e “ricostruire” autonomamente le forme grammaticali e di sviluppare una conoscenza approfondita a lungo termine.
Le schede, organizzate secondo un ordine razionale, vanno a costituire una Grammatica normativa autonoma, su cartaceo, che fornisce un quadro teorico di riferimento. La continua ripetizione della regola nell’ipertesto avrà così la possibilità di essere organizzata in un insieme ragionato e coerente, perchè ugualmente concepito, e soprattutto ispirato alle stesse linee di fondo. La morfologia, oltre ad essere coerente al suo interno, deve essere organizzata infatti attorno ad un criterio principale che spieghi il meccanismo che ad essa sovrintende. Tale criterio non può essere che quello del “tema”, inteso come somma di radice ed eventuale suffisso, e del suo unirsi alle desinenze. Si deve perciò far capire come, all’interno delle varie classi: nelle declinazioni per i nomi ed gli aggettivi (e l’articolo nel caso del greco) o nelle coniugazioni per il verbo, il “tema”, vada a combinarsi con le varie desinenze e come questo fenomeno di base segua quasi sempre le medesime costanti (nella versione informatica le desinenze dei casi per i nomi e delle persone per i verbi sono sempre evidenziate dal colore azzurro, i suffissi dei temi temporali, aumento e raddoppiamento sempre con l’uso del colore, nella versione cartacea sono comunque separati dal trattino). È imprescindibile comprendere infatti che in sostanza si tratta sempre di un gioco di “temi” e desinenze.
Questo aspetto, che certamente non mancava nel metodo tradizionale, nel sistema viene comunque costantemente enfatizzato e la vera novità consiste proprio nella attenzione e nel rilievo dato a questa “Macrostruttura”. Ciò significa che, alla esposizione di declinazioni e coniugazioni, propria di un approccio prevalentemente descrittivo, si vuole sostituire costantemente, in maniera programmatica, una comprensione del funzionamento della lingua, che permetta, attraverso l’enfasi data alle costanti linguistiche, di ridurre il peso della memorizzazione, sviluppando, con l’uso del colore o del trattino, la capacità di analisi della parola attraverso la segmentazione. Solo la conoscenza del gioco dei suffissi permetterà di distinguere, anche senza il ricorso alla memoria, la differenza fra ž-ball-on  (tema del presente formato con il suffisso y) ed ž-bal-on  (tema dell’aoristo, senza suffisso), mentre il riconoscimento dei mutamenti fonetici prodotti dall’incontro di consonanti consentirà di individuare i vari componenti di p°nax (ks) o di dux (cs) o di ž-praxa (gs) e di scripsi (bs>ps), notando la presenza di nominativi sigmatici, di un aoristo stigmatico e di un perfetto latino in –s-.
Le schede di morfologia sono concepite anche per collegare forme connesse o attinenti. Ad esempio, la scheda degli aggettivi della prima e della seconda classe è messa in diretta relazione con quella delle declinazioni, allo scopo di stimolare le connessioni logiche e, sempre nelle schede relative agli aggettivi, vengono inglobate, per motivi di economicità, le forme del  comparativo e del superlativo. Ugualmente, in ottemperanza al criterio della semplificazione e razionalizzazione, in latino, le forme del passivo e del deponente vengono affrontate nella stessa scheda, considerato che esse coincidono e la differenza riguarda solo il significato.
Se si vuole comprendere il funzionamento della lingua, non si può non programmare l’acquisizione di alcune nozioni di fonetica; esse regolano quasi sempre gli incontri di vocali e consonanti che spesso concorrono alla formazione del “tema” e, dal punto di vista strettamente morfologico, all’incontro fra “tema” e desinenza. Per motivi di praticità, il sistema non offre una trattazione sistematica e autonoma della fonetica, inutile, a mio avviso, allo scopo didattico che ci si prefigge e spesso addirittura controproducente, in quanto costituisce solo un inutile gravame. Importantissimo invece è il ricorso alla fonetica nel momento in cui ciò diventa necessario alla comprensione del fenomeno morfologico.
La regola fonetica è perciò costantemente richiamata nel sistema con la segnalazione di un paragrafo dal titolo: FONETICA, in corpo minore. Questo paragrafo compare nella scheda di morfologia ogni volta che, per la spiegazione della morfologia trattata, è necessaria la conoscenza della fonetica relativa, e cioè solo dove e quando questa è necessaria alla comprensione del funzionamento della lingua. Il fenomeno dell’apofonia che è molto difficile da comprendere se lo si studia preventivamente, in astratto, e magari solo per il greco, diventa semplice, se lo si studia globalmente, utile, se lo si applica anche al latino e facilissimo, come abbiamo visto, se si impara a riconoscerlo anche nelle lingue moderne. Ugualmente accade per il suppletismo, se lo si individua ad esempio in “vado” e “andiamo”.
Il richiamo all’incontro di gutturale + s, gutturale + s degli esempi sopra esposti, ad esempio, viene inserito nella scheda dei sostantivi della III Declinazione greca e latina ed in quella dei temi dell’Aoristo stigmatico e del Perfetto latino in x  (duxi). Così, nell’ottica della comprensione dei fenomeni “in chiave fonetica”, cadono definitivamente alcune categorie, invenzione di grammatici, che non hanno un reale riscontro linguistico, come quella dei parisillabi e degli imparisillabi, per spiegare il genitivo plurale in –ium della III Declinazione latina.
Accanto alla fonetica, un altro utile strumento per ricordare e capire le regole, è la conoscenza della “Storia della lingua”. Si propone perciò, all’interno delle schede di morfologia, anche un parallelo paragrafo dal titolo: STORIA, anch’esso in corpo minore. Pur consapevole del fatto che, soprattutto nello studio di base di una lingua, è necessario evidenziare immediatamente la norma, ritengo infatti imprescindibile dare presto al discente anche il senso della dinamicità della lingua, convinta che il parametro della diacronia, disposto come nelle schede, a latere di quello sincronico, non ostacola l’apprendimento sistematico, ma anzi lo supporta.
Sarà tuttavia decisione del docente se affrontare questa materia immediatamente o nel tempo. Ma indubbiamente interessante ed utile alla comprensione di certi fenomeni è la storia della nascita in greco, come in latino tardo, dell’articolo dal dimostrativo, e forse imprescindibile è sapere che il futuro è estraneo al sistema del verbo greco, considerato nel suo valore aspettuale, perché formazione più tarda, che deriva dall’antico desiderativo, e che il sistema del verbo latino si era formato sullo stesso valore aspettuale con i Temi dell’Infectum e del Perfectum, da cui derivano i vari tempi.
La presenza del richiamo alla storia delle lingua si rivela comunque di non secondaria importanza anche per il riconoscimento delle comuni origini indoeuropee e per la parentela fra il greco e il latino. L’utilità pratica di tale paragrafo, favorendo la memorizzazione delle desinenze del greco e del latino e del loro studio contrastivo (vedi ad esempio la desinenza i da aggiungere al tema in –a- della prima declinazione (nom. plurale) che dà -ae in latino e -ai in greco, la presenza dell’apofonia in pater e patÐr, o la formazione degli aoristi greci e dei perfetti latini con suffisso –s- o con tema puro ecc.), apre la via ad un’altro dei vantaggi offerti dal sistema, quello di promuovere lo studio in parallelo delle due lingue classiche. Sono infatti evidenti i benefici in termini di tempo offerti dalla razionalizzazione di insegnamenti precedentemente affrontati in momenti successivi e perciò anche con modalità diverse. L’insegnamento del latino conserva infatti spesso i residui di una didattica più elementare, perché una volta veniva impartito alla scuola media. Quando il curriculum lo prevede, sarebbe quindi dispersivo non pensare ad un confronto diretto fra greco e latino, tanto più che esso è perfettamente attuabile, se pure con l’introduzione di alcune innovazioni imprescindibili e consigliate dal punto di vista di una razionalizzazione linguistica.
Allo scopo di rendere più omogeneo lo studio delle due lingue, le schede di morfologia sono concepite in parallelo e studiate per mettere in evidenza proprio le coincidenze e le differenze fra il sistema morfologico del greco e quello del latino. Oltre ai continui rimandi fra sistema greco e sistema latino, esiste infatti una sorta di sovrapposizione nel modo di affrontare i medesimi argomenti. Il lavoro, facile e produttivo per le declinazioni e le classi degli aggettivi, di cui si è potuto mettere in evidenza le somiglianze per quanto riguarda le desinenze, è risultato meno facile per il verbo. In questo caso, proprio per obbedire alle esigenze dello studio in parallelo, si rendeva necessaria una revisione nella tradizione descrizione del sistema verbale latino, che ottemperasse alle esigenze di coerenza interna sopra espresse e salvaguardasse la centralità della nozione di “tema”, che nel sistema del greco, anche per il richiamo alla nozione di aspetto, è sempre stata riconosciuta.
Anche per il latino il valore aspettuale diventa funzionale all’organizzazione della Morfologia, perché, malgrado nel latino classico la distinzione/opposizione fra il tema dell’Infectum e il tema del Perfectum non fosse operante come in greco, essa restava parzialmente riconoscibile, nella struttura morfologica, nella derivazione da essa dei temi temporali. Il sistema proposto è coerente con questa scelta fino in fondo. Si riconoscono le distinzioni fra tema dell’Infectum, tema del Perfectum e tema del Supino e da essi si fanno derivare con molta consequenzialità, i vari temi temporali. Dal tema dell’Infectum derivano Presente, Imperfetto e Futuro Attivi e Passivi e Deponenti, nei quali è operante la distinzione fra le coniugazioni. Dal tema del Perfectum, il Perfetto, il Piuccheperfetto e il Futuro anteriore attivi, nei quali si perde la distinzione fra le coniugazioni. Da quello del Supino (da cui si forma il Participio Perfetto) le forme composte del Perfetto, del Piuccheperfetto e del Futuro anteriore Passivi e Deponenti. Il sistema risolve anche il problema della collocazione degli Infiniti, soprattutto Futuro e Perfetto, con la stessa coerenza.
Questa consequenzialità assoluta rappresenta la novità di maggiore rilievo ed un aiuto indubbio alla razionalizzazione e alla migliore memorizzazione delle forme. In questo caso la fedeltà a tutti i costi alla descrizione tradizionale è infatti da evitare per motivi di coerenza interna e chiarezza di analisi linguistica. Inoltre, si deve essere consapevoli che discenti che hanno l’età per comprendere il sistema del verbo greco, devono essere in grado di organizzare ugualmente quello del verbo latino.
Con la “componente lessicale”, la morfologia condivide i medesimi meccanismi di derivazione. Alla “derivazione lessicale”, destinata alla formazione delle parole, si affianca infatti la “derivazione morfologica”, che permette a queste ultime di collocarsi nelle varie classi del Sostantivo, dell’Aggettivo, dell’Avverbio e del Verbo. L’intima relazione fra lessico e morfologia appare quindi essere in primo piano nel sistema.
Ma la morfologia, nelle moderne teorie linguistiche, è strettamente legata anche alla sintassi, tanto che si parla preferibilmente di morfo-sintassi. Il greco e il latino sono due lingue nelle quali è particolarmente evidente come il meccanismo della flessione sia concepito ed abbia una sua chiara funzionalità nei confronti della sintassi. L’interfaccia con la sintassi viene immediatamente enfatizzata nel “nuovo metodo grammaticale” mediante la rappresentazione sintattica della frase.

La rappresentazione sintattica della frase

La scelta di collocare la sintassi in primo piano è imprescindibile, soprattutto perché il greco e il latino presentano, proprio in conseguenza della loro natura flessiva, una struttura complessa che difficilmente presenta l’ordine lineare SVO (soggetto-verbo-oggetto).
Nel “nuovo metodo grammaticale”, il “modello Tesnière” viene aggiornato con l’“analisi logico-semantica” e l’introduzione del concetto di “predicato”, un elemento della frase che in genere appartiene alla categoria del verbo, ma può essere anche un nome, un aggettivo o un avverbio.
Nello studio delle lingue classiche, deve essere introdotta infatti un tipo di analisi “logico-semantica”, che può apportare vantaggi notevoli per la riflessione metalinguistica. La percezione di un “livello profondo”, “logico-semantico”, della frase permette, sia di tener presente le relazioni comuni a tutti i sistemi linguistici, che di comprendere che, nelle varie lingue, la resa di superficie del medesimo concetto risulta differente. Ciò rende possibile l’analisi contrastiva, ampliando immediatamente l’orizzonte delle competenze di linguistica generale e permettendo un uso finalmente corretto del processo di traduzione, nel quale è necessario scendere al livello della comprensione, cioè al livello “logico-semantico” “profondo”, capire il significato, per poi risalire al livello della resa nella lingua “altra”.
Un primo vantaggio dell’introduzione del “livello logico-semantico”, per quanto concerne l’analisi della “frase minima” è proprio la considerazione in base alla quale il predicato non è rappresentato più solo dal verbo, ma può essere anche un nome, un aggettivo ecc. La riflessione non può non avere come oggetto perciò anche il fenomeno della “nominalizzazione”sulla base della quale, oltre al verbo, anche le altre categorie (nome, aggettivo, avverbio) sono in grado di fungere da predicato e di avere loro attanti. Ciò permettere di spiegare quei casi in cui crediamo di scorgere una copula sottintesa e che invece non sono che un esempio originario di nominalizzazione. Nella cosiddetta frase nominale (sostantivo + sostantivo o sostantivo + aggettivo) infatti, il secondo termine è esso stesso un predicato, ad esempio, in Homerus poeta, è evidente che il termine poeta è un predicato, a livello profondo la frase infatti è equivalente a Omero “scrive componimenti poetici”.  D’altro canto sono da considerarsi come un unico predicato i verbi servili + infinito e le circonlocuzioni del tipo habeo exordium, che a “livello profondo” vale del resto quanto il semplice exorior.
Il “nuovo metodo grammaticale” si caratterizza per la proposta di schemi ad albero di ogni “enunciato”, in cui il predicato è messo in evidenza in posizione centrale. Ogni predicato possiede degli ATTANTI (A): gli argomenti che non possono essere omessi senza rendere la frase non grammaticale, non realizzabile. Il primo Attante, A1, è il soggetto, il secondo, A2, il complemento diretto o oggetto, mentre A3 sono tutti gli altri complementi, con o senza preposizione, strettamente legati al valore semantico del verbo. Con la scelta di A1 e A2 si cerca di rimanere nel solco della tradizione, evidenziando la peculiarità del greco e del latino. Con la scelta di A3 si apre invece la via ad una interpretazione “valenziale” della “sintassi dei casi”, che nel metodo ha una applicazione del tutto originale.
Accanto agli Attanti si collocano i CIRCOSTANTI, CR, che sono quegli elementi che si riferiscono agli Attanti (A1, A2, A3) e con essi formano generalmente sintagmi nominali. L’individuazione di tali sintagmi all’interno della frase è di grande importanza, perché permette, soprattutto ai principianti, di scomporre correttamente la frase. In greco, ad esempio, egli imparerà a riconoscere subito, come strettamente connessi, i termini presenti nel sintagma costituito dalla sequenza articolo-aggettivo-nome o articolo-Genitivo-nome, in latino lo stretto legame fra Genitivo di possesso e nome.
Al di fuori del “nucleo della predicazione” si collocano le ESPANSIONI, gli elementi della frase estranei al rapporto diretto predicato–attanti. Si tratta di quelle aggiunte che non modificano il senso della frase: in genere si tratta di determinazioni di luogo e di tempo o di causa, i noti complementi dell’analisi logica tradizionale, o le subordinate “circostanziali” o “avverbiali” dell’analisi del periodo.
A livello di comparazione delle lingue, la presenza di questi schemi sintattici ha il vantaggio di mettere in evidenza la grande sinteticità della lingua greca e di quella latina rispetto ad altre lingue, come l’italiano, ad esempio. Questa caratteristica si nota nell’uso diffuso del participio e delle forme nominali del verbo. Soprattutto si coglie il doppio valore nominale e verbale del participio, che funge in moltissimi casi da CR del termine cui si riferisce, ma per la sua natura di predicato si connette a sua volta ad uno o più “attanti”. Considerata la frequenza dell’uso delle costruzioni con participio in greco, l’acquisizione della funzione e del valore del participio è fondamentale per una buona ed agevole comprensione nella lingua originale e per semplificare la traduzione in italiano.
A questo punto risulta evidente come l’introduzione degli schemi, con la teoria che ad essi soprassiede, risulti una delle novità e uno dei punti di forza del sistema nella comprensione del funzionamento della lingua “in atto”.
La tendenza a tener conto del valore semantico di ogni predicato, mette inoltre in evidenza come sia proprio questo a determinare la possibilità di legarsi a diversi tipi di Attanti; ne consegue che ciascun predicato ha un suo “quadro predicativo” e che questo può variare in relazione al valore semantico che esso assume nella frase.
Nel “nuovo metodo grammaticale” la Sintassi dei casi viene presentata perciò in maniera innovativa, tenendo conto che ai “casi morfologici” della tradizione si dovrebbe dare meno enfasi di quanto si è fatto fino ad ora. L’approccio, come si è già accennato, è di tipo “valenziale”.
La prima considerazione da fare è che molti predicati hanno più di un significato, ne consegue, come abbiamo detto, che essi hanno diversi “quadri predicativi”. Ad esempio per  i significati diversi assunti dal verbo mostrano appunto un diverso “quadro predicativo”. Abbiamo: prendo qualcosa a qualcuno; (con le mani), afferro qualcuno o qualcosa con le mani; (con la lancia), sottometto qualcuno con la lancia; eleggo qualcuno stratego, con il complemento predicativo dell’oggetto. Nel “nuovo metodo grammaticale”, il quadro predicativo di numerosi termini viene richiamato all’interno delle schede di lessico: esso si rivela estremamente utile perché aiuta anche la memoria visiva. Per ottenere un buon risultato a livello didattico si ritiene comunque opportuno inserire solo le costruzioni principali, evitando di creare confusione.
Come per la Sintassi dei casi, la Sintassi del periodo viene affrontata sistematicamente nell’insegnamento di secondo livello: sono evidenziate le proposizioni dipendenti e la loro funzione. Lo schema rende molto più chiara la struttura di una frase altrimenti difficile da comprendersi: negli schemi le dipendenti occupano all’interno del periodo le stesse posizioni di Attanti , Circostanti ed Espansioni.
L’esame delle proposizioni all’interno della “frase complessa”, con la costruzione ramificata principale – secondarie, ricalca quella predicato – “attanti” della “frase minima”. In questo caso, considerando che la relativa, tranne in altri più rari casi come quello delle relative libere (ad es. “chi ama è felice”), è la rappresentazione esplicita a “livello superficiale” di quello che noi chiamiamo “circostante” (“gli esseri che vivono” è equivalente a “gli esseri viventi” e “che vivono” è quindi CR di “gli esseri”), la relativa stessa verrà indicata nello schema come CR del suo antecedente, il componente della frase cui si riferisce. Seguendo la stessa logica le soggettive e le oggettive occuperanno rispettivamente i ruoli di A1 e A2 ( “si narra che Romolo regnò” è equivalente a “il regno di Romolo viene narrato” ed è quindi un A1; “raccontano che Romolo regnò” è equivalente a “raccontano il regno di Romolo” ed è quindi un A2), mentre le proposizioni temporali o causali verranno collocate per lo più fra le “espansioni”, ESP.
Questo modo di procedere ha il pregio di rendere immediata la comprensione di fatti linguistici che altrimenti richiedono una lunga spiegazione; in particolare si chiarisce subito il concetto che l’ablativo assoluto latino e il genitivo assoluto adempiono alla funzione di “espansione” (ESP), essendo slegati dal predicato e dai suoi attanti. L’esame dei “complementatori” ( “quando”, “poiché”, “che”, quod, ut, o)/te, o)/ti, i(/na ecc.) permette di stabilire poi i legami fra le varie “frasi minime” e quello dei “connettori” il collegamento da “frase complessa” a “frase complessa”, che prelude ad un approccio alla linguistica del testo, anch’essa ritenuta basilare nell’insegnamento delle lingue classiche.

Coerenza interna ed efficacia

Considerato che è più che opportuno salvaguardare nell’insegnamento quanto di buono ci è tramandato da un metodo a lungo impiegato, ma che ugualmente non ci si può accanire sugli aspetti che la pratica, la teoria e ragioni di economicità sconsigliano, si è cercato, sfruttando al meglio il non trascurabile apporto fornito dall’informatica, di trovare una strada alternativa, da percorrere con coerenza e con la giusta considerazione dell’apporto della linguistica moderna.
Tutto ciò con l’auspicio che lo studio dei classici riesca ancora a cogliere la sfida di questo secondo millennio.

 

 

 

 

 

Fonte: http://www.morlacchilibri.com/personaggi/pagine/Il%20nuovo%20metodo%20grammaticale.rtf

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