La Gerusalemme liberata riassunto

La Gerusalemme liberata riassunto

 

 

 

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La Gerusalemme liberata riassunto

LA GERUSALEMME LIBERATA
Torquato Tasso

È l’opera di una vita che lo accompagna per tutta la sua esistenza.

1541

Controriforma della Santa Inquisizione

1542

Indice dei libri proibiti

1544

Nasce Torquato Tasso a Sorrento, figlio di Bernardo Tasso, funzionario al servizio del principe di Salerno Ferrante San Severino (impegnato nella grande impresa della sua generazione: riscrittura dell’Orlando furioso che pubblica nel 1532).

1550

Il principe di Salerno viene bandito dal regno e Tasso e famiglia si recato a Napoli dove Tasso riceve una solida educazione cattolica.

1551

Tasso e il padre vengono esiliati per fedeltà alla città di Napoli, in ribellione contro il dominio spagnolo

1554

Tasso esiliato

1556

Muore la madre di Tasso

1557

Tasso si trasferisce con il padre ad Urbino, dove viene a contatto con l’ambiente cortigiano.

1558

Tasso viene dichiarato ribelle e condannato a morte

1559

  • Esordio di Tasso.
  • Pace di Cateau-Cambresis à accordi che posero fine alle guerre d'Italia e al conflitto tra gli Asburgo e la Francia (che si erano da poco divisi in due linee dinastiche: Spagnola e Austriaca). Furono firmati due trattati: tra Elisabetta I d'Inghilterra e Enrico II di Francia e tra Enrico II di FranciaFilippo II di Spagna quello successivo.  l'influenza spagnola sull'Italia, ottenuta con questo trattato, durò fino al 1861.
  • Clima di spaccatura: Modena sotto il dominio degli Este e Ferrara feudo della Chiesa (la città perde i suoi margini di autonomia e si dibatte per sopravvivere). La chiave per salvare Ferrara è la cultura e Tasso l’artefice.

1560

  • Bernardo Tasso scrive l’Amadigi, un romanzo cavalleresco su sui lavora per più di 20 anni. Si rivela un disastro totale. Bernardo Tasso pubblica il libro a sue spese pensando di arricchirsi con la vendita, ma ciò non avviene. La famiglia è in bancarotta.
  • Tasso assiste a tutto questo. Inizia così a comporre la Gerusalemme, come per riscattare il buon nome della famiglia (ma si ferma a 110 ottave).

1561

  • Siamo in un periodo in cui i testi di Aristotele assumono l’importanza di “testo poetico dominante” e base retorica di tutte le riflessioni sull’arte. La sua poetica e la sua retorica si sposano perfettamente con il nuovo clima ideologico dogmatico. Nel contrasto tra cattolici e protestanti si sente l’esigenza di chiarire i principi della fede e applicarli alla poesia.
  • A tal proposito Tasso (genio critico) compone in questi anni i “Discorsi sull’arte poetica”, connubio tra poetica e critica contenente il fondo ideologico della Liberata e i pensieri sulle problematiche dell’Amadigi del padre.

1562

Tasso scrive “Rinaldo”. Un poema epico di argomento cavalleresco che non ha nulla a che vedere con la Liberata. È un prequel dell’Orlando Furioso da cui recupera il personaggio e le sue avventure. È un vero e proprio romanzo perché non ha una struttura chiusa, ma accumula, aggiunge. Questo è il principio cardine del romanzo.

1563

Concilio di Trento, basato sulla repressione e sulla censura

1565

  • Episodio del Braghettone (Daniele da Volterra) che dipinge le figure del “Giudizio Universale” di Michelangelo (la stessa censura verrà attuata in Tasso)
  • Entra al servizio del cardinale Luigi d’Este, fratello di Alfonso II d’Este, presso Ferrara.
  • Tasso comincia la composizione della Gerusalemme Liberata.

1572

  • Passa al servizio diretto del duca come gentiluomo stipendiato, avendo l’agio di dedicarsi interamente alla poesia.
  • Notte di San Bartolomeo: presso Parigi (città cattolica) la comunità protestante si raduna in occasione del matrimonio tra Margherita di Valois (cattolica) e Enrico III (protestante). Carlo IX attua un assalto alle case dei protestanti sterminandoli.
  • Questo è un grande campanello d’allarme per la comunità protestante a Ferrara.

1573

  • Veronese sottoposto alla Santa Inquisizione per l’affresco “Cena a casa di Levi”, commistione tra l’ultima cena e atti mondani giudicati volgari. Opera considerata offensiva nei confronti della sacralità del soggetto. Costretto a cambiare il titolo.
  • Compone il dramma pastorale “Aminta” per gli ozi festosi della corte.

1575

  • Tasso termina la Gerusalemme Liberata a fatica, è inquieto e insoddisfatto, tormentato dallo scrupolo di renderla aderente ai canoni letterari e religiosi.
  • Legge l’opera alla corte degli Este che decidono di sottoporla a un comitato presso il quale l’opera verrà giudicata dal punto di vista poetico, estetico, teorico, filosofico, educativo e religioso.
  • Si tratta della Commissione Romana:
    • Scipione Gonzaga: a capo della commissione, grande amico e protettore di Tasso
    • Sperone Speroni: teorico e commentatore di Aristotele. Consulente teorico di Bernardo
    • Nobili: filosofo
    • Bargeo: sovrintende alla parte poetica dell’opera (aveva composto un tema in latino sulle crociate)
    • Silvio Antoniano: sovrintende agli aspetti religiosi ed educativi dell’opera. Cardinale, umanista e pedagogista, nel  1584 scrive Della educazione cristiana e politica dei figlioli, per incarico di Carlo Borromeo, figura intellettuale più importante della Chiesa Cattolica.
  • Tra Ferrara e Roma comincia un via vai di manoscritti. Ogni membro della commissione ha un’opinione diversa che vie e appuntata sul manoscritto che verrà inviato nuovamente a Tasso per essere modificato. Il poeta lavora febbrilmente.

1576

Tasso compone un’ “Allegoria” con cui, mediante l’attribuzione di significati allegorici, tenta di giustificare gli episodi amorosi, non conformi agli intenti morali, ma inevitabili. Era anche volta a dimostrare come in realtà vi sia una unità data dal fine unico: la caduta di Gerusalemme e non dai personaggi. Inoltre, contiene la metafora del corpo (vedi Canto I, ottava X).

1577

  • Renata di Francia, protestante moglie di Luigi d’Este e Duchessa di Ferrara, viene condannata agli arresti domiciliari e rispedita in Francia dal figlio Alfonso II.
  • La situazione a Ferrara è in pericolo.
  • In questo periodo Tasso viene assalito da dubbi maniacali sulla propria ortodossia nella fede cattolica e si sottopone spontaneamente all’Inquisizione di Ferrara. Fu assolto.

1579

  • Tasso si riappacifica con gli Este, ma accade un avvenimento traumatico: Tasso irrompe alle nozze di Alfonso II insultando tutti i presenti. Viene dichiarato pazzo e messo nel carcere manicomio di Sant’Anna.
  • Intano la Gerusalemme Liberata viene pubblicata in un edizione pirata, ma la situazione è complicata: esce prima un canto, poi dei canti riassunti in prosa o addirittura assenti. Il testo è imperfetto.

1581

  • Viene pubblicata l’edizione ufficiale della Liberata, ma la Liberata non esiste! Non c’è mai stato un momento in cui Tasso avesse definito la situazione dell’opera! Non c’è corrispondenza con le volontà dell’autore. È un tagli e cuci dei vari manoscritti delle varie fasi di revisione.
  • È quindi un’opera artificiale, non è mi esistita. Si verifica una continua elaborazione di conflitti stilistici e concettuali, anche contro la volontà dell’autore a cui era stato detto di cambiare il testo per pubblicarlo.
  • Il titolo “Gerusalemme Liberata” non è di Tasso, ma di uno degli editori pirata, mentre Tasso è ricoverato. Il titolo gli viene imposto poiché l’opera ottiene un gran successo. Tasso aveva pensato a un titolo come “Goffredo” o “Gottifredo”.
  • Nonostante il grande successo, il poema scatena una violenta polemica tra i suoi sostenitori e quelli che preferiscono Ariosto. Tasso ne è amareggiato e scrive un’ “Apologia in difesa della Liberata” dedicandosi ad una revisione dell’opera, per renderla più conforme ai precetti retorici e moralistici.

1586

Tasso esce dal manicomio e rimette mano sul poema. Rimuove le scene d’amore accentuando il tono epico e religioso dell’opera.

1587

Pubblicazione pirata dei “Discorsi sull’arte poetica”.

1593

Viene pubblicata la “Gerusalemme Conquistata”

1595

Tasso muore

1598

Si estingue la dinastia degli Este con Alonso II. Ferrara torna alla Chiesa mentre gli Este rimangono a Modena.

Possiamo affermare che Tasso inizia a comporre la Gerusalemme nel 1565 grazie alla presenza di una lettera che l’autore scrive a un amico, un certo Tassoni, annunciando di aver presentato al suo mecenate, il Cardinale Luigi d’Este, uno spettro di possibile argomento per la sua opera:

  • Prima Crociata: tra 1096 e 1099. I Turchi conquistano Gerusalemme e fanno un controllo severo dei pellegrinaggi. Si sono sostituiti agli arabi che invece erano molto aperti.
  • Guerra greco-gotica (contro i Longobardi): tra 535 e 553. In Italia si insedia il regno gotico.

Ad Oriente subentra Giustiniano che vuole ricostruire l’unità dell’Impero e, con una campagna bellicosa tenta di riconquistare l’Italia devastandola.  Usa il termine “Greci” perché facenti parte dell’Impero romano d’Oriente di lingua greca.

  • La campagna militare di Carlo Magno (contro i Sassoni): Carlo Magno è imperatore nell’800 e segue una politica imperialista. Ci sono due guerre: una contro i Longobardi che sostituiscono i Bizantini. Carlo conquista l’Italia in difesa del Papa poiché i Longobardi sono ariani anti cattolici. L’altra è contro i Sassoni, popolo germanico pagano che verranno convertiti o sterminati.

La lettera di Tasso è importantissima poiché dice chiaramente che non è l’autore a scegliere l’argomento, ma Luigi d’Este. Si tratta quindi di un poema cortigiano, quasi su commissione come l’Olando Furioso; quando Ariosto lo mostra a Ippolito d’Este, egli le considera corbellerie, un testo simpatico ma poco importante. Ariosto era un funzionario, un burocrate presso la corte degli Este, quindi scrive l’opera nel tempo libero o togliendo addirittura tempo al lavoro. Per Tasso la situazione è diversa, è un poeta stipendiato, viene pagato per scrivere la Liberata, risponde alle esigenze politiche e culturali di chi lo finanzia. Nella lettera infatti, è indicato quali Stati e dinastie elogiare, è un mezzo di propaganda politico-culturale, ecco perché giudicato dalla commissione romana.
I tre argomenti hanno cose in comune, stessi elementi. In controluce c’è uno schema teorico: la Liberata risponde dei principi astratti che affondano nella scoperta della poetica di Aristotele. Il ‘500 è caratterizzato da una serie di commenti alla sua poetica che, in quanto dogmatica, si sposa perfettamente con l’irrigidimento religioso della seconda metà del 500 (Ipse dixit). Ariosto invece non aveva uno schema rigido da seguire, un modello teorico, compone in un contesto più libero, più fluido.

CARATTERISTICHE COMUNI AI TRE ARGOMENTI DELLA LETTERA A TASSONI

  • SONO TUTTI AVVENIMENTI REALI
  • Nell’Orlando Furioso l’avvenimento principale (guerra dei Franchi contro gli Arabi) è storicamente vero, ma l’episodio dell’assedio  a Parigi da parte dei Mori non è mai avvenuto.
  • Lo stesso “Amadigi” è ambientato in un’epoca indefinita (vi sono episodi con protagonisti gli Alamanni, Avarchide (1570), e l’assedio di Bruges da parte di Re Artù che non è storico).
  • Tasso, invece, utilizza un episodio storico reale, lo tratta in modo corretto, fa delle serie letture estese, tra cui l’opera di Di Tiro “Cronaca delle Crociate”.
  • La scelta della verità storica ci fa collegare al primo elemento di teoria cristiana: IL VERO. Per Aristotele è alla base di ogni testo poetico.
  • SONO TUTTI EPISODI APPARTENENTI AD UN’ETA’ DI MEZZO
  • Almeno 500 anni prima di Tasso.

 

  • IN TUTTI SI VERIFICA UNO SCONTRO TRA CIVILTA’
  • NOI (Europei, Greci, Franchi) contro ALTRI (Turchi, Goti, Longobardi, Sassoni)
  • AVVENGONO TUTTI NEL MEDIO ORIENTE
  • Tutto questo rimanda agli altri principi della teoria di Aristotele: IL VEROSIMILE e L’UNIVERSALE.
  • Aristotele contrappone la storia (il vero) alla poesia, ovvero il verosimile che sembra vero, ma non lo è poiché permette di introdurre il terzo elemento. Si tratta dell’universale, comune a tutti gli uomini, alla storia e ai sentimenti. Perché ci sia l’universale è necessario il verosimile.
  • Tasso quindi non introduce azioni inventate nella storia contemporanea perché il lettore saprebbe che non è mai accaduta, e nemmeno in quella più antica poiché impedirebbe di introdurre il quarto elemento: IL MERAVIGLIOSO,  ciò che è in grado di rompere  vero.
  • Il grande modello di Tasso sono i poemi Omerici, in particolare l’Iliade (assedio dei Greci a Troia),in cui compaiono numerosi interventi di divinità. Anche la Liberata racconta di un assedio, ma si tratta di un’opera della controriforma che deve rispondere a dei principi religiosi secondo un logica cristiana: deve eliminare gli interventi delle divinità pagane e introdurre così il MERAVIGLIOSO CRISTIANO.

Trissino, primo grande studioso di Aristotele, sceglie per la sua opera uno dei temi proposti da Tasso: la guerra greco-gotica. Nell’opera, scritta nel 1548 e intitolata “Italia liberata dai Goti”, l’autore introduce interventi di divinità e angeli cristiani: riprende gli episodi pagani trasportandoli nel cristianesimo con effetti comici. Crea angeli che combattono tra loro, come le divinità nell’Iliade, nelle due fazioni angeli (Dio) contro i diavoli (Satana).

  • IN TUTTI SI VERIFICA UNO SCONTRO DI TIPO RELIGIOSO
  • Cristiani contro musulmani, ariani o pagani.
  • Da questo punto di vista è più chiaro l’uso del Meraviglioso Cristiano che assume anche una matrice estetica e non unicamente religiosa. Ogni elemento della Liberata ha delle ripercussioni in tutti i campi: ideologico, culturale, religioso ecc. ecco perché i due anni di revisione sono stati così pesanti (è da considerare anche il fatto che si diceva che scrivere a proposito della storia sacra fosse un tabù à Prima Crociata).

 

L’OPERA
La Gerusalemme Liberata è composta da 20 canti. 20 è un numero pieno e indica una ricerca di regolarità (a differenza dell’Orlando Furioso che ne contava 32, numero casuale).
La Conquistata, invece indica un tentativo di rispettare i principi religiosi e aristotelici, adeguandosi anche al modello omerico à l’Iliade ha 24 libri e altrettanti sono i canti della Conquistata

Protasi® messo davanti all’argomento

Canto I
Ottava I
Non viene fatto riferimento all’Iliade, bensì all’Eneide, I. I 5-7:
Canto le armi e l’uomo che per primo dalle terre di Troia
raggiunse esule l’Italia per volere del fato e le sponde
lavinie, molto per forza di dei travagliato in terra
e in mare, e per la memore ira della crudele Giunone
e molto avendo sofferto in guerra, pur di fondare
la città, e introdurre nel Lazio i Penati, di dove la stirpe
latina, e i padri albani e le mura dell’alta Roma.

V1 à l’arme pietose à pius à Enea. Pio nei valori, famiglia, patria, rispetti per la volontà di Dio.
‘l capitano à Goffredo di Buglione, comandante dei crociati. Quindi il riferimento all’Eneide non avviene solo per alzare il livello, ma anche per effettuare un confronto tra Goffredo ed Enea. Enea, infatti, viene indicato come un personaggio che compie un viaggio ubbidendo alla volontà degli dei, come fa Goffredo.
V4 à “soffrì” à si è conclusa con il trionfo, ma per volontà divina ha sofferto.
V8à è l’unico in grado di resistere alle tentazioni, in particolare quelle erotiche
Per tutta l’ottava Tasso crea una serie di contrapposizioni:

  • Capitano – compagni erranti
  • Inferno – cielo à Meraviglioso Cristiano
  • Armi pietose – popol misto à composto da asiatici e africani

Continua polarizzazione NOI-LORO. Nel Furioso la pluralità è quasi anonima, globale, conta la tecnica dell’entrelacement. Nella Liberata si ha un senso di unità, tutto dipende dal Capitano che occupa una posizione centrale.

Ludovico Ariosto, Orlando Furioso I 1
Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori,
le cortesie, l’audaci imprese io canto,
che furo al tempo che passaro i Mori
d’Africa il mare, e in Francia nocquer tanto,
seguendo l’ire e i giovenil furori
d’Agramante lor re, che si diè vanto
di vendicar la morte di Troiano
sopra re Carlo imperator romano.

Nel proemio del Furioso vengono citati le donne, i cavalieri, la guerra e l’amore ponendoli sullo stesso piano. Boiardo e Ariosto scelgono come argomento il ciclo carolingio con personaggi trasformati in quelli del ciclo bretone, dove si innamorano e agiscono secondo la morale cortese. Ogni personaggio segue un proprio percorso inseguendo l’oggetto del loro desiderio.
Nella protasi della Liberata l’amore non viene citato, ma comparirà dopo. Vi è quindi una gerarchia dei valori: al vertice troviamo la Guerra Sacra e sotto l’amore, visto in maniera negativa poiché impedisce ai crociati di perseguire il loro compito, ovvero liberare il Sacro Sepolcro.
Questo concetto si ricollega alla contrapposizione tra Capitano e Compagni erranti, resa da:

  • La posizione opposta nell’ottava (verso 1 – verso 8)
  • Singolare – plurale (dove la pluralità è intesa in senso negativo)
  • L’atteggiamento nei confronti della missione: tutti gli altri crociati in un modo o nell’altro abbandonano il campo, sono erranti, seguono il destino inseguendo amore e gloria sottraendosi al loro dovere di crociati. Il termine “erranti” è ambiguo perché indica un vagare senza meta, ma può anche essere inteso come “sbagliare”.

Viene così introdotto un altro principio fondamentale: DELL’UNITÀ E DELLA VARIETÀ. In base a questo principio ogni espediente narrativo viene rivalutato in chiave morale, compresi molti elementi della tradizione precedente. L’Orlando Furioso, infatti, viene scritto prima della riscoperta di Aristotele. Quando questa avviene, ci si domanda cosa fare con l’opera, scatenando così un dibattito.
Ci sono due autori in particolare: Giraldi e Pigna che nel 1554 scrivono due opere omonime: “I Romanzi”. Si tratta di due testi di poesia molto simili. I romanzi sono generi della modernità, devono essere liberi da qualsiasi regola ed è quindi sbagliato applicare loro le regole Aristoteliche. Tasso, invece, segue la linea dominante che va nella direzione opposta: secondo questi intellettuali il romanzo moderno è una sottospecie del grande poema antico, quindi è necessario il rispetto delle regole. La principale differenza tra romanzo e poema sta nella gestione dei personaggi: i teorici del 500 fanno una cosa illecita trasportando sul poema qualcosa che Aristotele considera tipica della tragedia, genere ben più alto (mentre le 500 era la poesia ad essere considerata il genere più alto).
Nella tragedia era obbligatorio rispettare LE REGOLE DI UNITÀ ARISTOTELICA (azione, spazio e tempo). La principale è quella d’azione, per cui tutti i teorici aristotelici concordano che nel poema essa è necessaria.  L’Orlando Furioso non ne ha!
Giraldi scrive anche un poema intitolato “Ercole”, in cui non è presente unità d’azione poiché ogni azione delle 12 fatiche dell’eroe è a sé, staccata dalle altre, come se fossero tanti blocchi in serie. Allo stesso modo nel “Rinaldo ” di Tasso manca questo concetto di unità d’azione.
La principale preoccupazione del poeta è l’opinione di Sperone Speroni che non è un poeta, ma un teorico e come tale è astratto, non calcola le applicazioni pratiche della teoria. Secondo il teorico unità d’azione = UN’ azione di UN personaggio e questo inibisce la possibilità di creare un testo che sia reale. Per superare questo ostacolo, Tasso elabora il principio di VARIETÀ NELL’UNITÀ à un’unita generale che all’interno deve contenere una varietà (Tasso è molto concreto, è pagato per scrivere un poema di successo).
Il poeta confronta l’Orlando Furioso (che viene apprezzato sebbene libero da ogni regola) e l’Italia Liberata dai Goti del Trissino (che invece le rispetta tutte) e vede quest’ultima opera in modo negativo. Secondo Tasso, l’elemento che rende l’Orlando Furioso superiore è appunto la varietà, poiché la sua visione pessimistica dell’umanità gli fa capire che il concetto di unità è adatto agli antichi, del tutto diversi dagli uomini  della modernità che non hanno la stessa capacità di concentrazione. È necessario quindi tenere conto di questo e soddisfare la tendenza alla distrazione attraverso la varietà degli avvenimenti, introducendo nel racconto amori e avventure, inserendo un po’ di Ariosto nella Liberata in cui, però, certi elementi assumono un carattere negativo poiché distraggono dalla missione divina.

V2 à “Gran Sepolcro” à grandezza epica. Il termine “grande” posto già al secondo verso ci trasporta in questa dimensione di epicità.
V6 à  “Popol misto” à eserciti Asia e Libia, il misto ha una connotazione negativa!
Infatti, Canto IV, ottava V
“e i novi mostri, e non più intesi o visti
diversi aspetti in un confusi e misti”
Parla dei diavoli a concilio per ostacolare i crociati, il misto è associato al male. A divinità cristiana è una e nel sistema cristiano stesso tutto tende all’unità, la mescolanza è negativa perché la rompe.

Ottava II
V1 à invocazione della Musa (accade nel V 8 dell’Eneide). Ma cosa ci fa una Musa in un poema cristiano? Non laurea con allori gli eroi destinati a perire, si trova nel Paradiso, secondo alcuni studiosi è la musa Urania sul monte Eliconia o la stessa Vergine trionfante tra i cori angelici e “avocata vis”. Tasso quindi recupera l’invocazione classica cristianizzandola è una poesia di matrice religiosa.
V5 à incipit dantesco, Paradiso I, 19-12
“Entra nel petto mio, e spira tue
sì come quando Marsia traesti
de la vagina de le membra sue.”
È l’inizio del Paradiso, il momento in cui il poeta giunge al sacro. “Spira” –> respira, ma rimanda anche allo Spirito Santo, ispirazione poetica sacra. Questa Musa è davvero la Poesia Sacra.
V6 à “perdona” linguaggio sacro cristiano. Isolato alla fine del verso, prima del distico baciato. Deve il mancato rispetto del “vero aristotelico”, al quale intesserà il verosimile che porta diletto (la poesia sacra non è rivolta al piacere). Rispecchia il principio oraziano di unire l’utile al dilettevole.

La Gerusalemme Liberata è un’opera in ottave, scelta poco logica per un poema sacro che in genere tende ad imitare i classici (scritti in esametri, corrispondenti più o meno all’endecasillabo sciolto). L’endecasillabo è noioso, un buon poeta varia il ritmo ma resta poco attraente. Ci sono due poeti in particolare:

  • Trissino: vuole creare un poema moderno sul profilo del poema classico, ma nessuno lo legge
  • Bernardo Tasso: l’Amadigi è in ottave, ma in origine era stato iniziato in endecasillabi sciolti. Il figlio racconta che quando i primi due canti vengono letti a corte, l’aula si svuota poiché le rime non sono solamente un elemento metrico obbligato che crea la poesia, ma anche elementi di piacere, danno musicalità e permettono all’orecchio di riconoscere i punti.

La Liberata vuole imitare i poemi classici sebbene l’ottava sia il metro popolare con cui si componevano romanzi di basso livello.

Ottava III
Mondo non religioso corre dove il Parnaso versa le sue dolcezze. Si crea un’immagine negativa di un’umanità corrotta, che si fa adescare. I primi due versi sono una riflessione antropologica, l’amore c’è ma è negativo.
V5 à    similitudine medica trasformata in principio poetico: “risana perché è ingannato”.
Questa  similitudine deriva dal “De rerum natura” di Lucrezio (I, 936-947). Il poema filosofico di Lucrezio non è altro che una trasposizione in versi (allo scopo di alleggerirla) della dottrina di Epicuro. Lo stesso passo viene recuperato nel 51° libro dell’Amadigi, ma Torquato è ben più conciso:
Bernardo Tasso, Amadigi LI 1
“Come talor un medico, che vuole
gabbar l’infermo per fargli salute,
celar l’amaro sotto il dolce suole,
acciocch’egli di ber non lo rifiute;
così sotto figmenti di parole,
di chimere da noi non conosciute,
danno i poeti molti documenti
al volgo ignaro, ed alle inferme menti.”

 

 

 

 

Ci sono delle differenze tra lo scritto di Tasso e quello di Lucrezio:

 

Tasso:
“Sai che là corre il mondo ove piú versi
di sue dolcezze il lusinghier Parnaso,
e che 'l vero, condito in molli versi,
i piú schivi allettando ha persuaso.
Cosí a l'egro fanciul porgiamo aspersi
di soavi licor gli orli del vaso:
succhi amari ingannato intanto ei beve,
e da l'inganno suo vita riceve.”

Fanciullo è singolare, concreto. Si tratta dell’umanità, ai danni della quale l’inganno è ripetuto più volte. Quest’ultimo è il nucleo della poesia; essa stessa è inganno a fin di bene poiché dona nuova vita al fanciullo malato. La saluta e la vita corrispondono alla verità, la poesia all’inganno.

 

Lucrezio:
“Come quando chi cura cerca di dare ai bambini
l’assenzio ripugnante, e prima intorno ai bicchieri
gli orli cosparge del dolce e biondo liquore del miele,
perché l’incauta età dei bambini sia ingannata
fino alle labbra, ma insieme inghiotta l’amaro
lattice d’assenzio, e sviata non resti ingannata,
ma anzi, da tal mezzo guarita, ritrovi salute,
così io ora: poiché questa dottrina solitamente appare
troppo severa a chi non l’abbia saggiata, e lontano
la folla si arretra da essa, volli, per te con carme pierio
che soavemente si esprime, dispiegare la nostra dottrina,
- come cospargerla con miele dolce delle Muse.”

Bambini è plurale, astratto. Non c’è inganno, il fulcro è la dottrina insegnata dal poeta.

Ottava IV
Richiesta di protezione da parte del protagonista. In realtà viene inserita una serie di elementi poetici ed ideologici molto forti, come il mare in tempesta da cui Alfonso deve salvare Tasso che non si esprime mai in prima persona, questo è l’unico punto in cui lo fa, rompendo le norme del poema classico, come aveva fatto Ariosto nell’Orlando Furioso.
V4 à nell’ideologia cristiana, il mare rappresenta la vita terrena agitata dalle passioni e dal peccato. Tasso è preda delle proprie debolezze (egro fanciul).
V2 à la Fortuna è la sorte avversa. (elemento biografico riferente all’esilio, alla ribellione, alla pazzia ecc).
V3 à “peregrino errante”, in molti dialoghi è presente un forestiero napoletano che dà voce all’autore. Forestiero coincide con peregrino, colui che vaga (nell’opera troveremo molti stranieri/esuli). Il termine peregrino va considerato in ambito religioso, ma anche e soprattutto con il significato di “errante”, come i compagni di Goffredo. C’è sovrapposizione tra Tasso, fragile e incline al peccato e i compagni erranti; inoltre entrambi hanno un fulcro/referente: Alfonso II / il Capitano. Continua polarizzazione debole/forte, perdita/salvezza, capitano/compagni erranti, medico/bambino malato, Alfonso II/ Tasso e il naufragio.
V5 à Tasso scrive come se il poema fosse un “ex voto” che il naufragio porta verso la Chiesa per la salvezza (clima di riforma). Nell’ultima ottava del componimento, avviene la consacrazione delle armi (ex voto) presso il tempio per sciogliere il voto di liberazione della città. C’è quindi un forte parallelismo tra i crociati che liberano Gerusalemme e Tasso che completa l’opera. Completandola, è come un navigante che sfugge al naufragio. Lo stesso Ariosto, in conclusione all’Orlando Furioso, si descrive come un navigante che rientra al porto:
“Or, se mi mostra la mia carta il vero,
non è lontano a discoprirsi il porto;
sì che nel lito i voti scioglier spero
a chi nel mar per tanta via m’ha scorto;
ove o di non tornar col legno intero,
o d’errar sempre, abbi già il viso smorto.
Ma mi par di veder, ma veggo certo,
veggo la terra, e veggo il lito aperto.”

Vede tutti i suoi amici che lo salutano e invitano a tornare, ma c’è il rischio non rientrare con l’intera barca o di non farlo affatto e navigare per sempre. La metafora ha un forte valore testuale poiché l’opera è strutturata su una serie di éntrelacements e perdersi errando continuamente  vorrebbe dire non concludere l’opera. L’episodio è celebre e recuperato anche da Bernardo Tasso che nell’ultimo libro dell’Amadigi sostituisce il mare con il Monte Parnaso, ma non ha lo stesso effetto.
Tasso recupera tutte queste immagini, ma dal fondo le trasporta all’inizio, così ci comunica più il senso del pericolo e rischio di naufragio (metafora per la caduta nel peccato).
Tensione tra protagonista europeo e turco molto forte, poiché la Turchia è in fase espansiva, si teme un’invasione (1571 battaglia di Lepanto con vittoria Europa, m poi i Turchi prendono Cipro!).

Ottava VI
Comincia il poema, sesto anno di spedizione dell’esercito cristiano in Oriente che poi si ferma per l’inverno. In realtà la spedizione dura solo 3 anni, causando la rottura del vero. Quella di Tasso è un’amplificatio, elemento tipico del poema eroico. Inoltre, questa ottava è una ricostruzione di quanto era avvenuto fino a quel momento. Comincia dall’ultimo anno, in un momento di stati e crisi, come l’Iliade.

Ottava VII
L’azione parte in primavera, fondamentale nella percezione cristiana, poiché la rinascita del sole coincide con la resurrezione di Cristo. Tasso fa finire la Gerusalemme Liberata in autunno (falso storico, finisce in primavera). L’autunno è il periodo in cui si raccolgono i frutti del proprio lavoro e impegno. Inizio e fine dell’azione-poema: due punti dal valore allegorico. Dio guarda verso il basso, c’è distanza tra l’Inferno e le Stelle, ma ancora di più tra le Stelle e il trono di Dio (forte verticalità). L’Orlando Furioso è un poema orizzontale in cui tutti i cavalieri si trovano in uno spazio aperto con movimenti errabondi, al contrario, nella Liberata troviamo due linee: una verticale della trascendenza e gerarchizzazione e una orizzontale che punta a Gerusalemme, c’è un unico movimento, necessariamente giusto poiché in ottica cristiana. Inoltre, orizzontale+verticale=croce, cristianizzazione dello spazio.
V7 àInsistenza sull’UNO accentuato dall’enjambement.
Secondo Tasso, il poeta è una sorta di dio e il poema è come un piccolo mondo. Il poeta con uno sguardo deve abbracciare tutto quello che ha creato armonizzandolo, come Dio fa con gli uomini.
Ottava VIII
Vv 1-2 à immagine cinematografica, zoom che passa da “tutto il mondo” alla Siria, dalla Siria agli uomini, dagli uomini alla loro interiorità.
Dio è in grado di vedere l’interiorità umana.
Catalogo di Crociati, costruzione intera per parallelismi in espansione. L’azione è data da questa capacità di Dio, come fa il poeta, poiché il verosimile consiste nella capacità di immaginare i pensieri dei personaggi. Dio contempla gli affetti degli uomini e ne capisce i difetti, le passioni che li sviano (aspetti negativi). L’unico personaggio che non è fragile è Goffredo.
Mentre l’Orlando Furioso è un racconto basato su intrecci e azioni, nella Gerusalemme le azioni sono viste come conseguenza di passioni, sebbene ci sia sempre ambiguità dietro l’uomo.

Ottava IX
“ma” à distacco forte.

  • Baldovin e Boemondo: intenti alla costruzione del proprio Stato (personaggi secondari)
  • Tancredi: è un personaggio fondamentale e ambiguo, tormentato da un amore. Di lui non sappiamo nulla, la sua scoperta è progressiva per il lettore. Ha un distacco dalla vita concepito negativamente dalla moralità cristiana. È scisso dalla propria capacità di vivere, si estrania.

Ottava X

  • Rinaldo: è un caso particolare. Il personaggio non è reale, nel primo libro viene chiamato Ubaldo, poi Riccardo. È insistentemente modellato sulla figura di Achille (Iliade) che litiga con Agamennone (potere militare) e abbandona il campo, per poi tornare.
  • Goffredo: è un Agamennone in positivo, forse un po’ troppo perfetto. Rinaldo invece è Achille (V 3), impaziente e bramoso di onore.

Il problema risiede nel rapporto tra unità e varietà. Tasso cerca di unire più elementi, ma gli viene rimproverato di aver raccontato storie diverse. L’autore risponde con un’opera del 1577 “Allegoria”, una lettura allegorica della Liberata volta a dimostrare come in realtà vi sia un’unità data dal fine unico (la caduta di Gerusalemme), non dai personaggi! Inoltre, Tasso utilizza la metafora del corpo: l’esercito cristiano è un corpo, in cui Goffredo è la testa e Rinaldo la mano che ubbidisce. Immagine tipica politica che va a creare una metafora ben più complessa, derivante dal concetto filosofico delle 3 anime di derivazione classica. Il concetto compare nella “Repubblica” di Platone.
Ogni anima ha tre funzioni: razionale, irascibile e concupiscibile. Ogni Stato ha tre classi: capi, guerrieri e popolo. Ognuno ha delle virtù civili, saggezza, coraggio e temperanza.

CLASSI

VIRTU’ CIVILI

FUNZIONI

CAVALIERI

Capi

Saggezza

Coraggio

Temperanza

Razionale

Goffredo

Guerrieri

 

Coraggio

Temperanza

Irascibile

Rinaldo

Popolo

 

 

Temperanza

Concupiscibile

Tancredi

Ma la tabella non funziona! In realtà Rinaldo e Tancredi non sono per nulla temperati! Tasso costruisce lo schema partendo da elementi di antichità: Rinaldo è irascibile come Achille e Tancredi concupiscibile a causa del suo desiderio di un vano amore. Tasso sostiene che nel sistema della Liberata i 3 cavalieri sono le 3 anime e il poema potrà essere concluso quando l’anima razionale prenderà il controllo sulle altre due: quando Goffredo rimetterà sotto i Santi Segni i suoi corrispondenti erranti, Gerusalemme cadrà perché avrà conquistato la virtù grazie all’UNITÀ tra le 3 anime.

A proposito della scelta dei personaggi, la Commissione si scinde in due fazioni:

  • Sperone Speroni voleva tutta l’attenzione su Goffredo perché un personaggio reale che rappresenta l’unità: unico e vero.
  • Antoniano preferisce Goffredo perché è il perfetto esempio di milite cristiano. Al contrario, non ama Rinaldo che non esiste, è un assassino e cede alla concupiscenza.
    • Bargeo invece considera Goffredo noioso, mentre gli altri personaggi, non veri, sono più belli e vanno più valorizzati. Pensa all’Iliade, in cui ad Achille viene concesso molto spazio.

Tasso scrive anche un’ottava alternativa, incipit all’Eneide (armi e cavalieri), usando il plurale che ricorda anche l’incipit del Furioso (donne e cavalieri). Lo fa per presentare un senso di varietà fedele al testo effettivo, ma che viene scartato perché ricorda troppo Ariosto e non si accorda bene con il principio di unità aristotelica.

Incipit Alternativo

Eneide

Orlando Furioso

Conquistata

Liberata

“L’armi pietose e i cavalier i’ canto”

“Canto le armi e l’uomo”

“Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori,
le cortesie, l’audaci imprese io canto”

“Io canto l’arme e ’l cavalier sovrano”

“Canto l’arme pietose e ‘l capitano”

Ottave XXIX-XXX
Concilio dei capi cristiani. Si alza Pietro l’Eremita, personaggio storico, esortatore alla crociata, il primo a predicare. C’è qualcosa da risolvere prima: è necessario scegliere un capo, un passaggio politico. Si verifica una sovrapposizione tra l’elemento narrativo (con Goffredo al centro) e l’intento politico-morale.
Siamo in epoca imperiale, l’Imperatore è impegnato a controllare i vari Stati dell’Impero, anche dal punto di vista religioso. Quando l’autorità è di molti e vari, è negativo, ci sono troppi elementi autonomi (popol misto).

Ottava XXXI
Dove il potere è di molti, si crea un Governo errante, sbaglia. È necessario fare un corpo solo e dargli un capo à metafora del corpo che tradizionalmente è conservatrice, poiché deriva da un episodio della storia romana: l’Apologo di Menenio Agrippa. I plebei si allontanano da Roma e si rifugiano sull’Aventino dove fondano un’altra città. I Patrizi, allora, mandano Agrippa che racconta il seguente apologo: un giorno le parti del corpo si sdegnarono nei confronti dello stomaco che, pur ricevendo cibo, non lavorava quanto loro. Smisero così di lavorare e di inviare nutrimento allo stomaco, causando la morte di tutto il corpo. Lo stesso stava accadendo a Roma: i patrizi sono lo stomaco, fondamentali per il corpo civico. I plebei si convincono e ritornano.

Ottava XLV
Goffredo chiede alle truppe di sfilare à lunga rassegna dell’esercito, tipica del poema epico (Iliade, Eneide).
Ottava XXV, vv 7-8 : “S’era egli fermo, e si vedea davanti/ passar distinti i cavalieri e i fanti.” à il termine distinti indica una gerarchizzazione, un ordine che li distingue dalla prima ottava in cui il popol misto rappresenta la mescolanza, il male e il disordine. I personaggi non vengono elencati solo per le loro virtù, ma per gli elementi che ne raccontano la storia e la natura.

V3 àTancredi è un grande combattente e diverso dagli altri per la sua bellezza che rimanda al concetto di cavaliere bretone. È un personaggio reale, storico, ma Tasso lo trasforma: nelle “Cronache” non è del tutto positivo, ha anche elementi negativi: è violento, arrogante, egocentrico, a Gerusalemme compie un massacro di donne e bambini, crea dissidi all’interno del campo crociato, litiga con Goffredo, agisce da solo, attacca la carovana dei pellegrini musulmani, coinvolto in problematiche di tipo politico-diplomatiche. Inoltre, non è per niente rigoroso nel principio della castità: gli piacciono le Saracine. Questa sua natura sensuale si trasforma poi in una storia d’amore tragico con una donna musulmana. Tasso compie un processo di depurazione di Tancredi, creando la figura di Argante, il suo doppio-negativo, forti nessi linguistici.

V5 à  è un eroe con molte paure, e caratterizzato da una follia d’amore che investirà anche Argante.
Il suo è un amore nato tra le armi (ossimoro) che getta luce tragica sul finale della storia.
V7à di breve vista, fugace, come se il suo amore fosse nei confronti di un fantasma che riaffiora. È il tratto tipico di Tancredi, perseguitato dalla sua interiorità, tormentato. Amore che si rivela a poco a poco e che Tasso descrive progressivamente, un tassello alla volta.

Ottava XLVI
La breve vista viene rivelata solo adesso. La scelta di raccontare l’accaduto al passato, ne aumenta la fragilità. In quel giorno in cui i crociati sconfiggono i Persi, Tancredi si stanca di inseguire i fuggitivi e si allontana alla ricerca di una fonte.
Vv 4-6 à Tancredi è stanco fisicamente, ma il lettore associa questi termini anche alla sua stanchezza esistenziale (la vita ha a sdegno).

Ottava XLVII
Non sappiamo nulla della fanciulla, a parte che è armata (tipico dell’epica), simile ad una amazzone. Non indossa l’elmo, simbolo di distanza che scherma il viso, incomunicabilità che sta alla base del rapporto tra i due.
Poliptoto: mirolla-ammirò. Innamoramento di breve vista.
V7-8 à Amorino, eros con le sue frecce. Ma anche perché provocherà dolore.

Ottava XLVIII
La fanciulla si copre con l’elmo, si nasconde. Per tutta l’opera, Clorinda sarà la figura che nega se stessa e la propria femminilità. Lei non lo attacca perché arrivano altri soldati, è aggressiva. Gli incontri tra i due saranno sempre scontri inconclusi finché lui la ucciderà. La donna fugge, ma la sua immagine resta, è un fantasma che rimarrà con Tancredi anche dopo la morte.

Ottava XLIX
È un amore tragico, senza speranza. Tancredi è una figura sospirosa.  Caratterizzato da molti chiaroscuri. Inoltre, è l’unico italiano (campano) e Tasso è di Napoli, è una sua proiezione. Malinconia nei confronti dell’infanzia di Tasso corrisponde a quella per la terra abbandonata di Tancredi. Quindi, i versi dedicati a Tancredi non sono quasi mai al presente, perché basati sul ricordo e sulla malinconia.
V5 à è la truppa che Tancredi ha con sé.

Ottava LII
Sono gli ultimi nell’ordine all’interno della sfilata, ma primi per onore. Non sono inquadrati, ma solo avventurieri che hanno costituito un piccolo nucleo.
V3à avventurieri: concetto di avventura tipico dell’Orlando Furioso e del romanzo francese.
V5-6à “taccia”: sono superiori ai Mini di Argo e ai soldati di Re Artù (assimilati ai cavalieri erranti dei romanzi – in senso negativo).
Vi è un chiaro riferimento al Triumphus Cupidinis di Petrarca che, nel 500, era più letto del Canzoniere.

“Ecco quei che le carte empion di sogni,
Lancillotto, Tristano, e gli altri erranti,
ove conven che ’l vulgo errante agogni”
(Petrarca, Triumphus Cupidinis III 79-81)

Successione di trionfi: Amore, Morte, Fama, Tempo, Eternità, prima si è e più si è volatili. L’Amore, quindi, è peccato, è fragile, volubile e seguito da tutti quelli da lui sono stati sconfitti: Didone, Cleopatra ecc
Lancillotto e Tristano sono i più erranti. È molto negativo, il popolo errante sogna su queste carte piene di sogni, favole senza valore morale che portano al peccato.
Si tratta quindi di personaggi peccaminosi, fragili e erranti, tra cui troviamo anche Rinaldo (ottava seguente).

Ottava LVIII
Figura di fantasia, centrale, che serve a Tasso per aprire la pagina encomiastica degli Este che discendono da Rinaldo. Serve anche a duplicare Achille (forte ossimoro nei versi 3 e 8). È un guerriero sensuale, come Achille, ed è un evro fanciullo guarito, senso di fragilità, colpe peccaminose.
V5à diviene combattente molto presto, il frutta nasce precocemente, prima del fiore.

Ottava LIX
Breve biografia di Rinaldo: nobile di origine e crescita. Di Achille sappiamo che è stato nutrito da un saggio centauro.
V 7-8 à invaghire, grande impresa cristiana/amore/gloria in battaglia? È ambiguo. Lessico dell’amore, ma immagine un po’ negativa.
V8 à la tromba, lo stesso Achille quando ne sente il suono sguaina la spada e Ulisse lo scopre.

Canto II
Ottave II-V
Ottave VIII-XII
L’azione si sposta all’interno di Gerusalemme che non è ancora stata assediata dai crociati. È il momento dell’episodio di Sofronia e Olindo, uno dei più controversi e meno graditi alla commissione:

  • Poeticamente è messo troppo presto, c’entra poco e non c’è unità.
  • Secondo Antoniano ha un tono di sensualità.

Aladino, Re di Gerusalemme, prepara la difesa e tra i suoi consiglieri c’è Ismeno, u mago ex cristiano convertito all’Islam. Mescola il cristianesimo con la magia, dice di prendere un’icone della Vergine e metterla in una Moschea, così la città non cadrà. Se, per miracolo, l’icona sparisce, non funzionerà. Secondo Aladino, quindi, il furto è avvenuto per mano dei cristiani e si vendica. Sofronia si prende la colpa per salvare la comunità cristiana. L’episodio è inventato, ma è simili ad uno raccontato dai Cronisti (episodio del cane morto).
Ottava XIV
Sofronia è una vergine cristiana che rimanda alla Giuditta, ma anche come un’anti-Armida, figura del campo musulmano, sua opposta. “Alta” à principio epico dell’amplificatio, ma lei nega la sua bellezza, si nasconde. Ma la sua bellezza non resterà nascosta!
Ottava XVI
Vv 4;6;8 à Tricòlon riferita ai due. Questi elementi retorici indicano un amore di lontananza psicologica, un amore impossedibile, non si comunica. Lei non ha consapevolezza e lui non osa dire nulla. Il lieto fine non è possibile.

Ottava XVII
Serie di poliptoti su forza e vergogna, tipico della vergine. Sofronia va contro il Palazzo di Aladino mostrando audacia e bellezza.

Ottava XVIII
Naturale, non mostra né nasconde. Ambiguità tra natura e arte, estetica dell’epoca. Il fatto che non curi la persona, indica una tendenza naturale, ha una bellezza simile a quella dell’arte. Nella Liberata l’artificio imita la natura.

Ottava XIX
Arriva davanti al re e si auto-denuncia.

 

Ottava XXII
V3 à Intervento del narratore sull’estetica. La menzogna è più bella del vero: dimensione morale, ma anche arte, creare qualcosa più bella del vero (abbellire la realtà è lo scopo della Liberata). Con la parola crea una bellezza che si pone a livelli più alti del vero. Aladino si vendica solo su di lei e Olindo interviene prendendosi la colpa, forte tensione.

Ottava XXVIII
Una donna non è in grado di fare ciò.
V8 à poliptoto, impossibilità di amore tra i due.

Ottava XXIX
Lui racconta tre parole chiave che rimandano a metafore d’amore

Ottava XXX
Lei rifiuta, trionfo della solitudine umana, di chi non cerca compagnia.

Ottava XXXII
Aladino li vuole uccidere entrambi, sono schiena a schiena. Nella prima versione erano volto a volto, ma l’Antoniano lo fa togliere perché troppo sensuale.

Ottave XXXIII-XXXIV-XXXV
Lui si dichiara, doppio senso erotico nell’ottava XXXV. Questa parte viene omessa ella Conquistata, anche l’intera metafora del fuoco, delle catene ecc poiché, oltre al trasferimento in una dimensione materiale, è anche un chiaro riferimento alla passione erotica. Non è l’unico caso di doppiezza del linguaggio, l’opera vive di ambiguità a vari livelli, e la lingua è uno di questi.

Ottava XXXVI; XXXVIII
Sofronia risponde con la cultura della controriforma, disinnescando la dimensione erotico-sensuale.
Versi 7-8 à oltre il semplice premio per i fedeli nell’Oltretomba. Guarda per l’ultima volta la bellezza del cielo, il mondo terrestre.
Stanno per bruciare, ma arriva Clorinda he il lettore conosce solo attraverso il ricordo di Tancredi. Ora arriva davvero mentre i due bruciano. Mentre il rogo proietta la morte su di lui, ha già un segno di morte.

Ottava XLI
La prima cosa che vede è la morte, ma offre la sua virtù in cambio della vita dei due. Sofronia porta con sé Olindo, ma non lo ama davvero. È l’unico episodio in cui si sposano, per questo viene escluso dalla Gerusalemme Conquistata.

Ottave LVIII-LXI
Arrivano due messaggeri diplomatici con l’incarico di convincere i crociati ad accontentarsi si quanto conquistato e vengono descritti.
La cultura del tempo elabora la teoria del diplomatico (come di tutti gli altri ruoli sociali, la cultura di metà 500 cerca sempre dei modelli, degli schemi per professare sui principi teorici aristotelici).
Tasso scrive un dialogo: “Il Messaggero” in cui ne parla partendo dal modello dell’angelo, mentre qui espone due differenti modelli comportamentali:

  • Alete: nell’Orlando Furioso non era possibile che un uomo della plebe fosse degno, anzi! Nella rigida società del tardo 500 il fatto di far parte della plebe era molto negativo! Ma lui si fa strada grazie al suo ingegno, ma la sua astuzia è negativa, è un parlatore. Utilizza la retorica, il linguaggio è ambiguo, come in Olindo e Sofronia, dove la morte è un riferimento alla sessualità. È segno di una società che ha perso sicurezza. Ambiguità del reale, difficile interpretarlo.
  • Argante: polo negativo di Tancredi, è esule, straniero. (vedi entrata di Clorinda nell’ottava XXXVIII). Non dovrebbe sprezzare ogni dio, è musulmano! Ma è blasfemo. Riferimento all’inferno dantesco.

Differenza visibile anche nei gesti dei due.

Ottava LXII 
Discorso di Alete:

  • Prima parteà amicizia, amore, pace. Alete porta elogi al sultano e a Goffredo e vuole che si fermi. Ma con grande abilità inserisce alcuni elementi e apre delle crepe psicologiche

LXVIà si combatte per l’onore, non per la vittoria. Ma la Liberata dice il contrario! Cercare la gloria è negativo, usa un linguaggio sbagliato!

Ottava LXVII

  • Seconda parteà dimostrare la fragilità della condizione dei crociati inserendo nel discorso la vita umana in modo instabile in cui l’uomo è debole. Per Goffredo è diverso e lo contesta. Gerusalemme, però, è davvero il regno il regno della Fortuna, un personaggio negativo si fa portavoce  di una realtà sotterranea dove scorrono le inquietudini umane. La fragilità è in contrapposizione con la regola di Dio. Serie di domande che mirano a rimarcare la debole condizione dei soldati crociati e mostra una realtà storica precaria, fragile, dove il successo è  nelle mani della Fortuna. La retorica di Talete riflette il doppio strato umano.

Ottava LXVIII
Il consiglio di qualcuno a cui pesa che qualcun altro conservi a lungo le conquiste, potrebbe far continuare la guerra. Semina dubbio e zizzania.

Ottava LXX
Domande, ognuna è una debolezza

Ottave LXXXI-LXXXVIII
Risposte di Goffredo, discorso pensato, diretto. Figure retoriche dominanti: anafore e parallelismi, linearità e sequenzialità.
Alete à mondo confuso e disordinato
Goffredo à Dio, ordine

Ottave LXXXVIII-LXXXIX
Interviene Argante, più brusco e diretto. Viene paragonato a Plutone (demone infernale), Capaneo (blasfemo) à forte connotazione negativa. Ci sono pagine in cui si trasforma (enorme differenza con l’Orlando Furioso dove i personaggi violenti restano tali, sono monolitici). Imposizione: o guerra o pace e i Crociati scelgono la guerra.
V3 à sintagma che rimanda alla figura di Plutone nell’Inferno di Dante “enfiate labbia”
V12 à “dispettoso e torto” ancora riferimento all’Inferno dantesco e a Capaneo

Ottave XC – XCI
V6 à dichiarazione di guerra
Seno à mito del vaso di Pandora, il male sta per diffondersi nel poema.
Aletto e Megara sono le furie che perseguitavano i rei. Senso di violenza e vendetta. Titanismo del Tasso, i personaggi musulmani lottano sapendo che saranno sconfitti.

Canto III
Inizia la guerra. I crociati arrivano sotto le mura di Gerusalemme. Avviene una serie di cambi di punti di vista, che è indice di disponibilità di schierarsi da una parte e dall’altra, così da interiorizzare i sentimenti delle due parti ed evitare una banalizzazione buoni/cattivi. Il lettore vede alcune cose da parte dei musulmani, come una tecnica cinematografica:

  • Crociati verso Gerusalemme. Ottava III-IV à esultanza, immedesimazione
  • Ottava IX à dentro la città, terrore per i crociati che si avvicinano

Ottava XII àè la premessa. Il re di Gerusalemme sale sulla torre per osservare il campo crociato e porta con sé Erminia. È un personaggio immaginario con un fondamento di verità: era figlia del re di Antiochia (conquistata da Tancredi). Tancredi l tratta regalmente e lei se ne innamora. Erminia conosce i vari comandanti e il re vuole che glieli indichi per capire cosa succede. È un chiaro riferimento all’Iliade, in cui Priamo interroga Elena sui comandanti greci, ma l’episodio della Liberata è più realistico, poiché i crociati sono appena arrivati, e assume un nuovo senso se si considera il concetto di catalogo inserito presente all’inizio dell’opera. All’inizio vi era lo sguardo di Dio verso l’interiorità umana (due versi per personaggio), poi la rassegna dell’esercito davanti a Goffredo. Ora succede lo stesso, dall’alto Aladino e Erminia analizzano.
Lo sguardo di Erminia è soggettivo e basato su un gioco di cambi di vista: quello di Erminia, dall’alto e quello interno, dalla battaglia (rapporto alto/basso). Inoltre, le parole di Erminia sono espresse con un discorso diretto, ma è presente l’intervento del narratore.

Ottava XIII-XVI
Premessa della tragedia. Triangolo delle infelicità amorose. Avvicinamento militare tra Tancredi e Clorinda. L’amore è come una battaglia ed Erminia vede tutto dall’alto.
Erminia

                                                                     
Clorinda                 Tancredi

Ottava XVIII
V4 à “su le labbra un sospir, su gli occhi il pianto”à polo femminile di Tancredi

Ottava XVII
Tancredi va verso Clorinda. Erminia risponde e lo descrive. Erminia non potrà esprimere i propri sentimenti. Negazione del proprio linguaggi, come Tancredi, ma forse ancora di più.

Ottava XIX
V1 à “infingevole”, dice una cosa ma ne intende un’altra, tutto si stratifica! L’ambiguità non nasce soltanto dall’esigenza di nascondere il suo affetto nei confronti di Tancredi, ma anche dal suo intimo dissidio, perché dovrebbe provare rancore verso il nemico.
V3 à amore travestito da odio
V7 à metafora della ferita d’amore à Riferimento a Petrarca:
I begli occhi ond’i’ fui percosso in guisa
ch’è’ medesmi porian saldar la piaga,
et non già vertù d’erbe, o d’arte maga,
o di pietra dal mar nostro divisa,

m’ànno la via sì d’altro amor precisa,
ch’un sol dolce penser l’anima appaga

(Petrarca, Rvf 75, 1-6)
Ottava XX
Vv 1-2 à apice del doppio linguaggio. Secondo la cultura della Controriforma doveva essere più calibrato, tramite:

  • Dissimulazione onesta: non è peccato occultare ciò che si pensa.
  • Nicodemismo: necessità di dissimulare la propria religione
  • Restrictio mentis: risposta relativamente vera, ma che provoca una chiusura. Forma di comunicazione teorizzata  dai Gesuiti

 

Ottava XXI
V7 à Petrarchesco (erano i capei d’oro a l’aura sparsi). È il sogno stesso che entra a far parte della vita. Tema dell’elmo, fondamentale. Negazione della femminilità.
V8 à Riferimento al Purgatorio di Dante:
così, dentro una nuvola di fiori
che dalle mani angeliche saliva
e ricadeva in giù, dentro e di fori,

sovra candido vel cinta d’uliva
donna m’apparve, sotto verde manto
vestita di color di fiamma viva.
(Pg XXX 28-33)
Parallelismo tra Clorinda e Beatrice. Non appare improvvisamente, ma si manifesta perché l’elmo salta, stupore.
“in mezzo ‘l campo apparse” à forte teatralità. La battaglia è il caos, ma lei appare isolata.

Ottava XXII
Voce epica del narratore, interrompe il tempo narrativo. Il narratore interviene con delle domande retoriche rivolte all’interiorità dei personaggi. Danno un senso di smarrimento, di sospensione davanti alla riemersione dei suoi fantasmi, l’immagine della fonte si concretizza. Lo stupore immobilizza Tancredi.

Ottava XXIII
Assalto di Clorinda à morte fisica e per amore. Ancora senso del doppio che comprende tanto il lettore quando Tancredi.

Ottava XXIV
Tancredi parla: i colpi di spada sono a vuoto, ma quelli della sua bellezza colpiscono nel segno

Ottava XXV
Tentativo di Tancredi di comunicare il suo amore, incapacità d’espressione tipica de personaggi della Liberata. Lui è già prigioniero (Erminia nell’ottava XX). Tancredi la invita ad uno scontro separato, ma nel codice epico questo è sbagliato, perché avviene una distrazione delle forze (codice romanzo).

Ottava XXVI
Fisicizzazione à “baldanzosa”; ”smarrito”

Ottave XXVII – XXVIII
Dichiarazione d’amore di Tancredi a Clorinda. Tasso gioca sull’idea della morte, preannuncia quella che sarà la vera conclusione: qualcuno morirà. Quel qualcuno sarà Clorinda, la cui figura è già legata alla morte dalla sua entrata in scena. Lei non può rispondergli perché arriva la mischia à incomunicabilità.

Ottava XXIX
Uno dei crociati vuole colpire Clorinda, Tancredi lo impedisce, errore.

Ottava XXX
Bellissima similitudine: oro che rosseggia per riflesso dei rubini. Clorinda è ornata da un gioiello che è segno di femminilità che lei stessa ha rifiutato indossando l’elmo. Ora la riacquisisce, proprio mentre rischia la vita. Tutto questo si enfatizzerà quando sarà in punto di morte. Tancredi si infuria e impulsivamente insegue il Crociato. Altro errore.

Ottava XXXI
Clorinda è ferma e guarda i due combattenti. Lei ha lo stesso sospetto che Tancredi aveva prima, come se lei fosse rimasta immobile davanti alla rivelazione del crociato per lei. Poi avviene uno scontro incerto, a ondate. Corrisponde ad una metafora del processo amoroso.

 

Canto IV
Concilio infernale recuperato dalla grande epica classica: dei che decidono le sorti delle guerra in cui si crea una spaccatura. Sostituzione del Meraviglioso con il Meraviglioso Cristiano.
non poteva essere Dio con altri, perché ha potere assoluto, come l’Imperatore e come Goffredo.
Il Concilio è sinonimo di molteplicità  ed è quindi negativo. Non c’è la possibilità di trasferire le entità demoniache da pagane a cristiane, quindi viene utilizzata l’immagine dei diavoli.
Ottave I-VIII à arrivo dei demoni
Ottave IX-.. à monologo di Satana

Ottava I-II
Sguardo di Satana verso l’alto che crea degli ostacoli demoniaci causando la dispersione dei Crociati. Opposto a Dio che nel I Canto osserva l’azione dall’alto. La figura di Satana viene resa più negativa attraverso dei riferimenti all’Inferno di Danteà Conte Ugolino, rabbia e impotenza.

Ottava III-IV
“T”- “R” à rimbombo sottoterra, il negativo riemerge, le pulsioni negative dell’uomo riaffiorano per invaderlo. Effetti devastanti del male sulla terra.

Ottava V
Creature deformi, divinità pagane demonizzate, rese orride e tremende. Il Meraviglioso Cristiano, ma anche elemento che nel tardo ‘800 sarà “Fantastico Orroroso” e affascinerà i romantici.

Ottava IX
Orazione a Satana, punto di vista interno ad esso, come se l’autore sospendesse la negatività del personaggio, concedendogli un punto di vista personale in cui lui e i demoni sono visti in maniera positiva sebbene siano vinti, sconfitti, offesi.
Sono esiliati, stranieri (come Argante, Erminia, Solimano e Clorinda). Anche Tasso era esule e ribelle, proprio come Satana.
Hanno origine nel Sole, l’Inferno è il luogo dell’esilio. Dio viene raffigurato come un dittatore, in un’epoca in cui un re veniva ucciso se non rispettava la volontà popolare.
Non è una novità, anche nell’Aminta di Tasso, un Satiro (personaggio negativo) tenta di violentare una fanciulla di Aminta. C’è un soliloquio in cui il personaggio teorizza ciò che sta per fare e crea il concetto di un amore prostituito come arma per colpire: lui è oltraggiato perché povero e brutto, quindi usa le sue armi.
Lo stesso accade nella Liberata: Stana dice cose che suonano legittime, e il lettore prova simpatia per lui. Forse Tasso stesso si identifica più con Satana che con i Crociati.

Ottava X
Satana parla del Cielo con malinconia, lo rimpiange.

Ottava XI
Dio=dittatore, assolutismo dispotico, aggressione.

 

“Non sono io brutto, no, né tu mi sprezzi
perché sì fatto io sia, ma solamente
perché povero sono: ahi, ché le ville
seguon l’essempio de le gran cittadi;
e veramente il secol d’oro è questo,
perché sol vince l’oro e regna l’oro.
O chiunque tu fosti, che insegnasti
primo a vender l’amor, sia maledetto
il tuo cener sepolto, e l’ossa fredde,
e non si trovi mai pastore o ninfa
che lor dica passando: “abbiate pace”,
ma le bagni la pioggia e mova il vento,
e con piè immondo la greggia il calpesti
e ’l peregrin. Tu prima svergognasti
la nobiltà d’amor; tu le sue liete
dolcezze inamaristi. Amor venale,
amor servo de l’oro è il maggior mostro
ed il più abominabile e il più sozzo,
che produca la terra o ’l mar fra l’onde.
Ma perché in van mi lagno? Usa ciascuno
quell’armi che gli ha date la natura
per sua salute […]
[…]; e son potenza ed armi
della donna bellezza e leggiadria;
io perché non per mia salute adopro
la violenza, se mi fé natura
atto a far violenza ed a rapire?”
(T. Tasso, Aminta, II 776-803)

Ottave XI-XIII
Ambito semantico del dolore e dell’ingiustizia. Sono anche portatori di un’epica pagana dell’azione: il mondo Cristiano porta gli uomini  a non operare perché troppo concentrati sulla vita dopo la morte. L’idea di Machiavelli polemizza proprio su questo.

Ottava XV
Satana esorta alla guerra utilizzando un linguaggio molto interessante. Sono virtuosi e dai nobili ideali.
V2 àRimando a Petrarca:
“vertù contra furore
prenderà l’arme, et fia ’l combatter corto:
ché l’antiquo valore
ne l’italici cor’ non è anchor morto.”
(Petrarca, Rvf 128 93-96)
Italiani oppressi dagli stranieri, come i demoni dagli angeli. Sono gli stessi versi che chiudono il principe di Machiavelli. Quindi il senso di condivisione del lettore italiano nei confronti di Satana.
V4 à “impero”à termine ambiguo, per Aristotele è positivo, per altri è negativo.

Ottava XVII
Programma di Satana, quasi riassume lo sviluppo della Liberata. L’amore c’è, ma molto negativo poiché strumento di Satana.

Ottava XVIII
I demoni vanno per creare ostacoli.
V3 à ricorda la conclusione dell’Inferno di Dante, senso di libertà
V8 à “del mar e della terra” à il potere politico sconvolge tutto! 

Ottava XXIII
Armida è la prima figura inviata da Satana per far innamorare i Crociati. È una maga che crea dei regni, ma in realtà la sua arma di seduzione non è altro che sensualità femminile, una bellezza negativa perché deriva dalla magia infernale. Nel romanzo, al contrario, il concetto di magia in generale è positivo.
Qui la cultura dell’epoca è quella tipica di Jean Bodin, padre dell’Europa moderna. È il primo teorico di economia moderna, ma anche della società dello Stato. Egli scrive nel 500 la “Demonologia degli stregoni”, crede nella stregoneria e sostiene la tortura di streghe e bambini di circa 6-7 anni che venissero accusati di stregoneria. Il testo viene tradotto a Ferrara da uno studioso amico di Tasso che quindi è immerso in questa cultura.

Ottave XXVI-XXVII
Tutto è lecito, Machiavelli era finito all’indice, per questo in bocca a una strega! Armida arriva al Campo Crociato (diverso dall’arrivo di Sofronia presso la Corte di Aladino).
V2 à “del sesso e de l’etate”à seduce con l’aiuto della magia

Ottava XXVIII
Fulcro di voci e sguardi. Gioco vedo/non vedo.

Ottave XXIX-XXX
È la naturalità della bellezza, del sesso. Comparazione delle naturalità che diventano negative. Immagini bellissime, molto liriche, ma rese negative.

Ottave XXXI-XXXII
Molto sensuali, fantasia, immaginazione erotica, ancora gioco vedo/non vedo. Lo sguardo immagine cosa c’è sotto la veste di Armida, ma la sessualità non è mai resa esplicitamente come nell’Orlando Furioso.

 

Ottava XXXIII
Si tratta di una sensualità femminile auto-coscienziosa. Si presenta come una fanciulla espulsa dal regno che chiede soccorso. Chiede 10 persone per riconquistare il regno (viene accusata d’omicidio nell’ottava LVII). Nel dirlo accentua l’erotismo.

Ottava LXXX
I cavalieri del romanzo sono obbligati ad aiutare, molti qui lo fanno ma solo perché attratti da lei. Richiamo ai doveri del buon cavaliere.

Ottava LXXXI
Francia, paese cavalleresco per eccellenza. I cavalieri quindi cedono e Goffredo li vuole estrarre a sorte

Ottave LXXXVII-LCII
Armida in realtà se ne prende 10, ma saranno di più ad abbandonare il campo (obiettivo di Satana).

Canto V
Scontro interno, altro obiettivo di Satana. Rinaldo uccide un compagno a causa della sua ira e viene allontanato dal campo per questo (Iliade).

Canto VI
Ottave XIII-XIV
È ampio e bipartito:

  • Argante sfida i Crociati, combatte con Tancredi. Sono i due poli della stessa persona, infatti lo scontro non si risolve: calano le tenebre e si ritrovano giorni dopo, gravemente feriti.
  • Erminia, nel cuore della città, è esule. Sa che può salvare Tancredi perché è una maga, ma non può uscire!

Ottava LXX
Sono le due forze di tutta la GL. In lei è restare/andare, onore che va seguito.

Ottava LXXIII
L’amore è un consiglier fallace, alletta, dà piacere, è negativo! Lei segue l’amore.
Colpo di scena: ricompare il triangolo Clorinda-Tancredi-Erminia.

Ottava LXXIX
C’è intimità tra le due, ma non emerge l’aspetto amoroso! Le due figure si congiungono e si rivelano speculari! Sono opposte figure della negazione di sé
Erminia aspira a diventare come Clorinda negando se stessa.

Ottava LXXXII
V5 à costrizione anche ideologica

Ottave LXXXVI-LXXXVIII
Monologo di Erminia in cui esprime la sua invidia nei confronti di Clorinda, decide di prendere la sua armatura ed esce.
“Ah” à stacco

Ottava XCIX
Erminia invia uno scudiero da Tancredi perché gli dica che c’è una donna (anonima) che lo ama ed è lì per salvarlo. Gioco di rapporto tra amore e guerra che caratterizza Tancredi e, da adesso, anche Erminia. Lui pensa si tratti di Clorinda.

 

Ottava CI
Tancredi crea una fantasia su quello che gli è stato detto.

Ottava CII
A Erminia succede la stessa cosa, vive di fantasia. I due personaggi sono affini.

Ottava CIII
Bellissimo dialogo con la natura. Muti/silenzio, stesso campo semantico.

Ottava CIV
Immagine di bellezza visiva che penetra l’interiorità di Erminia. Apoteosi amore-guerra à ultimi versi. L’unica pace, quindi, è tra le armi.
Si va verso il Barocco, per questo finale con accostamento anomalo che rispecchi l’impossibilità di amare. È arguto. Erminia viene riconosciuta e attaccata perché la luna riflette l’elmo, impossibilità di ricongiungimento. Quelle armi che l’hanno fatta uscire, ora non la fanno entrare. Può solo scappare.

Ottava CXIV
Tancredi pensa che si tratti di Clorinda e si avventura nella selva, fuori dal campo (Orlando Furioso).

Canto VII
Il canto si apre su questa scena, ma nell’Orlando Furioso, l’incipit consiste in Angelica che scappa disperatamente dai suoi spasimanti. Al contrario, la fuga di Erminia la allontana da ciò che lei stessa ama.

Ottava I-II
È impossibile che ci siano delle selve a Gerusalemme! Qui risiede l’aspetto fantasioso (Francia romanza). Si raggira tra tante strade, intricate, molto negativo! La strada giusta è unica e lineare!

Ottava III
In balia degli eventi. Il Giordano è un fiume sacro, in senso cristiano. Termini come “giacque” e “risorge” sono cristologici. Questa parte, in realtà, si stratifica sull’Orlando Furioso (momento di follia di Orlando che arriva nel bosco in cui un contadino racconta la storia d’amore tra Angelica e Medoro e impazzisce, a causa dell’incisione sull’albero).
Nella Liberata, Erminia viene colta da una contraddizione e lascia delle scritte su un albero nel Locus Amoenus (animali, pastori ecc), al di fuori del contesto epico (perdita dei valori dei cavalieri). Il pastore dice che ha vissuto presso la corte di un sultano e fa un monologo in cui condanna la corte per la falsità à cambio del punto di vista, perché il libro è stato scritto PER l’ambiente della corte à ambiguità, emergono delle idee che contrastano con i valori dominanti.

Ottava VI

Ottava XII
Corte à iniquità

Ottava XIII
Ritorno al mondo pastorale

Ottava XV-XVI

Ottava XVII
Erminia diventa pastore e lascia un messaggio inciso sulla corteccia dell’albero che ricorda “Chiare, fresche e dolci acque”, perché Petrarca si augurava che Laura (che non lo amava) arrivasse lì un giorno e vedesse la sua tomba, per concedere pietà.

Ottave XXI-XXII
La scritta di Erminia. Proiezione sulla propria morte e speranza che il cadavere dell’amato stesse come lei non è mai stataà allucinazione.
Da qui, lei sparisce di scena fino al momento in cui guarirà Tancredi ferito.
Tasso aveva pensato di far convertire Erminia e metterla in convento, per rimarcare l’impossibilità di amare. Ma ciò non è possibile nella Liberata, perché l’amore ormai è concluso! Dev’essere inconcluso, sarebbe un escamotage per chiuderla lì. La situazione è irrisolta, ambigua.

Ottava XXII  
Si ricollega a Tancredi in una situazione tipica del romanzo (nell’Orlando Furioso). È lontano da lei, ma la cerca.

Ottave XLIII-XLIX
Magia, Meraviglioso Cristiano à tenebre, tutto si spegne, la notte è negativa, magia nera. Tasso segue il musulmano nel castello in cui è prigioniero; è uno dei castelli di Armida che creano realtà false.
Nell’ottava XLVIà simil ferrarese à Tancredi corrisponde al pesce che si impaluda a Comacchio (complicità psicologica) mentre il buio corrisponde alla sua condizione  di peccatore (ha abbandonato il campo).

Ottave CIV-CXXII
C’è una battaglia, i cristiani stanno vincendo, ma i demoni mandano una tempesta.
Ottava CXXIIà tempesta che scuote il mondo, sublime (romantico)
Ottava CXVII à punti di vista “buoni”, ma sappiamo che non è opera del cielo, ma dei demoni! Grande tragicità

Canto IX
Ottave I-II
Ottava IV
Solimano era re di Nicea, ma fu spodestato dai cristiani ed ora è quindi esule. È il classico bello e dannato, simbolo del titanismo e dell’odio verso i cristiani. È il re dei beduini (pedoni), abbassamento.

A Solimano viene fatta una predizione: dalla sua stirpe nascerà Saladino, Imperatore turco che riconquisterà Gerusalemme nel 1099. È strano che un poema di questo genere, secondo cui Dio rivuole Gerusalemme, dice che sarà perduta un secolo dopo. Tutto ciò incrina l’importazione crociata come volontà divina, del bene contro il male. Frattura, fragilità, persistenza del male, rompe la sicurezza.
Inoltre, i personaggi musulmani sono negativi, ma avranno un glorioso futuro. Tipico dell’epica, ma soprattutto dell’Eneide (Enea fa parte della stirpe Iulia). Elemento anomalo: profezia fatta per un personaggio negativo. Parallelismo con Rinaldo che, infatti, poi lo ucciderà. Inoltre, ha un enorme rilievo, viene riconosciuto come grande!

Ottava VIII-IX
Aletto, una delle furie, va da lui con le sembianze di uno dei predoni e lo esorta alla vendetta.

Ottava XI
Finale del discorso di Aletto, prende possesso dell’animo umano e si confonde tra i venti.

Ottava XII-XIII
Solimano sa che non si tratta di un essere umano, sa che va incontro alla perdizione, segue il destino, si danna da sé.
V1 à “levando al ciel la mano”à titanismo

 

 

Ottava XV
Gli arabi si dirigono verso Gerusalemme  per combattere il notturno d’orrore. La natura e il cosmo diventano uno scenario demoniaco. Gli uomini avanzano con questo fondale. È già notte, ma è la notte degli abissi riversata sul mondo superiore, emersione del male che dal fondo conquista il “sopra”.

Ottave LXVIII-LXX
Nell’Orlando Furioso i duelli risultano comici perché sono troppo enfatizzati. Qui no, sono drammatici, sanguinosi. È un poema epico proprio perché la guerra è presentata nella sua vera dimensione. La guerra è voluta da Dio, è compiuta in suo onore e ha un fine nobile, ma la guerra resta un atto violento!

Ottave XCVII-XCIX
Gli arabi perdono e Solimano grida vendetta, promette la guerra anche dopo la morteà titanismo, odio umano. Nell’Orlando Furioso non c’è psicologia, i personaggi restano funzionali al proprio ruolo. Invece, nella Liberata, troviamo tutto lo spettro della psicologia umana.

Canto X
Al campo cristiano tornano i guerrieri “di Armida” liberati da Rinaldo.

Ottava VIII

Ottava LXI-LXVIII
Il Mar Morto è il luogo in cui erano, un lago sterile, orrende, terre di nessuno. Come nel girone dell’inferno, troviamo un castello posto al centro di un locus amoenus à concentricità.
È la magia di Armida, sembra un paradiso. Mensa eccà negativo!
Vv 7-8 à “gira” e “spira” à movimento rotatorio, ma anche senso di chiusura.
La brigata è vista in modo negativo, ≠ Decameron

Metamorfosi epica: Circe che tramuta in maiali i compagni di Ulisse (per i cristiani è il simbolo dell’uomo che cede al piacere). Qui però vengono trasformati in pesce. Insiste sul cambio psicologico, più che quello fisico. Si ricorda della trasformazione come di un sogno, ricordo indefinito, di diversa condizione interiore. Non esiste un’unità interiore tra uomo e pesce.
“stolto, vano..” à confuso e fallace, moralmente.
Per il cristianesimo i sogni sono pericolosi, perché corrispondono al momento in cui le forze del male posso entrare à matrice erotica dei sogni (Sant’Ambrogio).
La scelta dei pesci è dovuta all’immagine dell’acqua (associata a Venere). La liquidità è collegata all’eros e all’instabilità, in netto contrasto con il mondo cristiano caratterizzato dall’immobilità. L’acqua è simbolo di ciò che è terreno, instabile, quindi negativo.

Canto XII
È il canto di Clorinda, della sua morte, dello svelamento del personaggio. Società espressiva-repressiva.

Ottava I
L’ambiente notturno è tipico della Liberata, è il momento in cui l’uomo fa i conti con se stesso, caratterizzato da confusione e orrore, tutto si sovrappone. Notte collegata alla figura di Tancredi.
Scena in cui due guerrieri escono dal loro campo ed entrano in quello nemico (riferimento all’Iliade).
Tasso ribalta la scena perché Clorinda e Argante escono per bruciare la torre d’assedio costruita dai crociati, ma dovevano essere in 3! Toglie la figura di Solimano per rendere l’idea della coppia e dell’ambiguità del rapporto Clorinda-Argante (che la ama perché è l’altro polo di Tancredi).

Ottava IV
Traccia di svelamento di Clorinda che è rimasta in città come arciere e se ne dispiace, preferirebbe essere nel vivo della battaglia. Ribaltamento di quanto detto da Erminia che desiderava prendere le armi e uscire dalla città (infatti sono i due poli della stessa identità).

Ottava VI-VII
Consorte à amante. Argante usa il linguaggio amoroso (Tancredi)

Ottava VIII-XI
Core à è capace d’amore anche se i sentimenti restano inespressi.

Ottava XVIII
V1 à “spoglie inteste” à armi, ma anche corpo morto
V4 à Preannuncio del lutto “ruginose nere” à veste del lutto.
Idea del personaggio che ancora nega se stesso: riconoscibile dalle armi, ora toglie anche queste (occulta andar). Ma le armi le ha Erminia sul Giordano! Anche nella Conquistata l’episodio resta così, è un errore voluto. Tasso vuole così calcare l’ironia tragica: Tancredi la ucciderà perché non ha le sue armi solite. Da questo errore narrativo nasce il nucleo tragico.

Il vero modello della figura di Clorinda è Camilla. Questa in realtà è più la sorte di Diana, della dea della caccia, Clorinda è diversa perché Clorinda non ha nulla di selvatico! La condizione in cui conosce Clorinda è il frutto di una serie di violenze, un progresso negativo.

Ottava XXIV
Arsete racconta l’origine di Clorinda, figlia del re di Etiopia (neri e cristiani), ma lei è bianca e musulmana! Attua una scoperta di sé che però arriva dalla negazione! Qui Tasso recupera la storia delle “Etiopiche” di Eliodoro, che narra le vicende di una bimba bianca nata da una coppia etiope perché nel palazzo vi erano degli affreschi con miti greci che la madre soleva guardare (anche la mamma di Clorinda soleva guardare l’icona della Vergine bianca). La madre di Clorinda allora pone nella culla una bimba nera e dà la figlia ad Arsete che la cresce come musulmana. L’uomo ha avuto un sogno con A.G. secondo il quale Clorinda morirà da musulmana, tenta quindi di fermarla inutilmente. Episodio basato sulla negazione, solo con la morte riacquisterà identità.
Rogo à verticalità e fuoco
Torre d’assedioà verticalità
Idea della morteà rogo d’amore

“Scacciato dal regno per invidia e per la forza superba,
Metano, lasciando l’antica città di Priverno,
in fuga allevò, compagna d’esilio, tra gli urti
della guerra la figlia neonata, e dal nome della madre
Casmilla, la chiamò, mutandolo in parte, Camilla.
Egli portandola con sé tra le braccia cercava le lunghe
giogaie dei boschi deserti; dovunque incalzavano armi
ostili, e i Volsci si aggiravano con soldati sparsi all’intorno.
[…]
Nessuna città lo accolse nelle case o tra le mura,
ed egli non si sarebbe arreso a causa della sua fierezza;
trascorse la vita sui monti deserti dei pastori.
Qui nutriva la figlia tra i cespugli e le irte tane
con il latte ferino delle mammelle d’una cavalla selvaggia,
spremendone gli uberi sulle tenere labbra.
E come la piccola si resse in piedi segnando
le prime orme, le armò le palme d’un acuto dardo
e le appese alla piccole spalle l’arco e le frecce;
invece della benda d’oro per la chioma, e della copertura
del lungo mantello, le scende dal capo per il dorso una pelle
di tigre. Armi infantili già allora scagliò con tenera mano
e roteò intorno al capo con cinghia ritorta la fionda,
e abbatté gru strimonie, o bianchi cigni.
Numerose madri nelle città tirrene la desiderarono
invano per nuora; contenta della sola Diana,
coltivava intemerata un eterno amore della verginità
e dell’armi.”
(Eneide XI 539-546; 567-584, traduzione di L. Canali)

 

Ottava XLIII
Loro stessi sono notturni, nascondimento, errore che porta alla morte.
Scatta l’allarme.

Ottave XLVIII-XLIX
Anadiplosi: raddoppia le frasi nella fine/inizio di due ottave consecutive. Trionfo del caos e dell’irrazionale.
V1 à “sola esclusa” solitudine ed estraniamento di Clorinda
V8 à “a i cor togliea la cura, a gli occhi il senso” à fulcro della fragilità umana

Ottava L
Clorinda capisce che è giunta l’ora della sua morte, ma cerca di confondersi. Passa dalla negazione di sé alla cancellazione.

Ottava LI
Tancredi la riconosce come “COLUI che ha bruciato la torre”, un uomo degno a combattere con lui.
V5à “Solo Tancredi avien che lei conosca” à tragica ironia, in realtà non viene riconosciuta!

Ottava LII-LIII
Clorinda è sola, ma si sente seguita.
Anadiplosi G e M, canto ossessivo.

Ottava LIV
500 à età teatrale per definizione, idea di essere osservato. La notte sta per cancellare tutto, la vita di Clorinda e la conoscenza stessa

Ottava LV
Lo scontro, basato sulla parola “non”. Duello di Tancredi contro Argante e Tasso ne descrive la differenza tra le due tecniche di scherma (aveva competenza nel settore).
Qui dire che non rispettano nessuna tecnica è importante, è uno scontro di violenza, bruto, irrazionale (notte, furore).

Ottava LVII
Corpo a corpo, linguaggio che riproduce la contrapposizione sessuale tra i due, sembra una scena amorosa.
Nodià braccio, ma in Sofronia e Olando erano corde, ma anche amore.

Ottava LVIII
Pausa, sta per finire la notte. Compare l’ultima stella: Venere à Lucifero. Segno d’amore unito a quello della morte.

Ottava LIX
Intervento di Tasso che anticipa il futuro, insiste sulla dimensione del senso di colpa. Si passa dall’erotico al patetico.

Ottava LXI
Le chiede il nome, vuole sapere chi ha ucciso. Ancora ironia tragica, si dichiara come “colui che ha bruciato la torre”, si rompono i codici della cavalleria per lasciare spazio al codice epico: l’importante è il fine, non la gloria!

Ottave LXIV-LXV
Forte sottofondo erotico (v3).
“bel sen” à riacquisisce il suo ruolo di donna.
V5à nel momento della morte quasi non ha l’armatura, ma la bella veste femminile. Nel primo scontro tra i due, un cristiano passa per ucciderla e la ferisce al collo. Il suo sangue sembra un rubino sull’oro dei suoi capelli, molto femminile. Ora lei viene trafitta a morte e torna ad essere una figura femminile.

Ottava LXVI
Clorinda riacquista anche l’appartenenza alla comunità religiosa: chiede il Battesimo.
“Non so che”à indefinito, ambiguo, romantico.

Ottava LXVII
Tancredi prende l’acqua con il suo elmo e toglie quello di Clorinda. L’elmo è la negazione di sé, ora la verità viene rivelata dal togliere l’elmo, è segno di conoscenza.

Ottave LXXV-LXXVII
Tancredi svenuto e recuperato dai suoi soldati. Lamento di Tancredi, insiste nel senso di colpa e idea che tutto testimonia la sua colpa e gliela ricorda.
V4 à “primo error”, il fatto di non averla riconosciuta. Errore, notte.
Vv 7-8 à “Temerò me medesimo; e da me stesso/ sempre fuggendo, avrò me sempre appresso”à allitterazione sul “me”, come nel Canzoniere. Senso calcato della persecuzione. La vita stessa è il ricordo della colpa.

Ottava LXXVIII
Masochismo: Tancredi non sa cosa succede al cadavere di Clorinda

Canto XIII
Meraviglioso cristiano à selva di Saron, vicino a Gerusalemme. Occorre del legno per ricostruire la torre d’assedio. Un mago incanta la selva che ora è posseduta dal demonio.

Ottave I-V
Descrizione della selva perturbante. Nel 500 la concezione di bosco era opposta a quella della città. Luogo di cecità morale in cui emergono i terrori.
Sabba à ottava IV

Ottava VIII
Scena di magia nera, il mago convoca i demoni.

Ottava XI
Arrivo dei demoni

Ottava XXXIII
Selva inesplorata, fa paura. Viene allora inviato Tancredi che avverte un “non so che”.

Ottava XXXVI
Muro sostituito da una nuvola infernale.

Ottave XXXVIII-XXXIX
Il cipresso è simbolo della morte, mentre le piramidi rimandano all’Egitto e quindi a Clorinda (è l’epoca degli obelischi a Roma). Superata la soglia vita-morte. Il cipresso demoniaco parla a Tancredi con le parole di Clorinda, come se la selva sapesse leggere nell’interiorità dell’uomo e coglierne le paure.

Ottava XL
Vento à stesso linguaggio del Canto XII, ottava LXVI. Tancredi rivive le sensazioni che vive prima di vedere Clorinda à interiorità non risolta.

Ottava XLII
Il cipresso ha anche la voce di Clorinda, il fantasma lo tormenta

Ottava XLIV
È infermo (come l’evro fanciullo) e sognatore (crociato che racconta la metamorfosi).

Ottava XLVI
Resaà gli cade la spada e il vento la porta via. È stato vinto internamente. Il cavaliere che segue Clorinda è titubante, vede la spada a terra, la raccoglie e torna sconfitto.

“V’era un bosco sacro, inviolato da tempo immemorabile,
che cingeva con un intrico di rami l’aria tenebrosa
e gelide ombre profondamente remote dal sole.
Non lo abitavano agresti Pan, né Silvani, signori
dei boschi, o Ninfe, ma i riti degli dèi barbarici.
Le are vi erano costruite in sinistri altari,
e si soleva purificare tutti gli alberi con sangue umano.
Se merita qualche fede l’antichità ammiratrice del divino,
anche gli uccelli temevano di posarsi su quei rami
e le belve di sdraiarsi in quei covi; neanche il vento
e la folgore sprigionata dalle fosche nubi potevano abbattersi
sulla selva; gli alberi erano percossi da un brivido,
senza che alcuna brezza investisse le fronde.
Acqua abbondante cadeva da cupe fonti, e tetre
statue di dèi si drizzavano scolpite senz’arte nei tronchi.
La muffa stessa e il pallore dei tronchi imputriditi
producevano sgomento; non si temono così gli dèi
consacrati in figure tradizionali: tanto aggiungere al terrore
il mistero degli dèi da temere. Già la fama riportava
che spesso le profonde caverne muggivano per i sommovimenti
[della terra
e i tassi caduti tornavano nuovamente a elevarsi,
le selve senza bruciare mandavano bagliori di incendî
e avvinghiandosi ai tronchi draghi strisciavano all’interno.
Le genti non s’accostavano al luogo per celebrarvi il culto,
[ma lo lasciavano
agli dèi. Quando Febo giunge a metà del corso
e la fosca notte occupa il cielo, il sacerdote stesso
teme di entrarvi e di imbattersi nel sovrano del bosco.
Cesare ordina di radere al suolo questa foresta
a colpi di scure: intatta nelle guerre precedenti,
si ergeva foltissima vicino alla fortificazione tra monti spogli.
Ma la forti mani tremarono: vinti dalla paurosa
maestà del luogo, credevano che le scure sarebbero rimbalzate
contro le loro membra, se avessero colpito i sacri tronchi.
Appena Cesare vide le coorti immobilizzate
dalla profonda indecisione, afferrando una bipenne, per primo
osando brandirla e colpire un’aerea quercia
esclamò, con il ferro ancora infisso nel tronco violato:
«Ormai nessuno di voi esiti ad abbattere la selva;
ritenete il sacrilegio compiuto da me». Allora la truppa
ubbidì agli ordini, non già rassicurata, o bandito il timore,
ma soppesando la collera degli dèi e quella di Cesare.”
(Lucano, Farsalia - Bellum civile III 399-439)

Canto XIV
Ottave VIII-IX-X
Ottave LXI-LXXVI
Carlo e Ubaldo devono recuperare Rinaldo e incontrano il Mago di Ascalona (magia bianca) il quale dice loro che Rinaldo è entrato nel palazzo di Armida. Lì, è stato torturato, finché la strega non si è innamorata di lui e l’ha fatto portare su un’isola incantata tra le isole incantate (Canarie). Quest’isola è un mondo ribaltato: c’è una montagna che ricorda il Purgatorio di Dante, in basso ha la neve e in alto l’Eden. Sulla cima qui troviamo il palazzo.

 

Ottava LXXVI
Il palazzo è un labirinto, qualcosa di circolare e insuperabile. Tema dello spazio che non è lineare (positivo), ma circolare (negativo) in cui l’uomo si perde e resta chiuso (confusi giri).
V4 à errorà dispersione spaziale e morale
V6à spirià soffi/elementi sinuosi/ che chiudono l’uomo nella dimensione terrena.
V7à grembo à luogo della chiusura, i cerchi sono concentrici
Vv 2;4;5à complicato labirinto

Canto XV
Comincia il viaggio per recuperare Rinaldo

Ottave I-X
Descrizione della nave della fortuna, incantata à Meraviglioso Cristiano

Ottave XXVI-XXX
Viaggio di Ulisse.
Originariamente le isole di Armida erano situate in America, poi identificate con le Canarie, per avvicinarle alla scena della Gerusalemme Liberata, per dare unità d’azione. Questo procedimento di avvicinamento continua nella Conquistata dove le isole vengono sostituite dai monti del Libano.
Tasso, quindi, ha cercato di inserire il concetto di “altrove”, poiché le Canarie fanno parte del sistema europeo, è la fuga dai vincoli. L’isola è il regno della completa libertà intesa in senso negativo. Il racconto del viaggio di Ulisse è costruito su quello dell’Inferno di Dante, in cui Ulisse è un personaggio superbo, simbolo della caduta (Adamo). Egli infatti vuole raggiungere il Paradiso Terrestre per recuperare la condizione perdutaà recupera il senso di condanna e esprime il desiderio di cercare qualcos’altro. Rinaldo ha cercato qualcosa di diverso dal percorso cristiano.

Ottave LIII-LXVI
Carlo e Ubaldo arrivano presso l’isola di Armida e cominciano la scalata.
Tasso crea un’isola negativa, caratterizzata da ambiguità e fascino, basandosi su due modelli positivi: la Primavera di Botticelli e l’Eden dantesco.
Vv 7;9à “sì come altrove sole” “né, come altrove suol” à sempre giorno, sempre primavera

Ottava LVI
Sistema di acque e fonti, sensualità

Ottava LVII
Esigenza della ragione di controllare il desiderio, i due non sono immuni al desiderio.
False sirene: due fanciulle allettatrici, piacere terreno. La sirena è l’archetipo del fascino che ciò che è terreno esercita sull’uomo. Dante nel Paradiso incontra Beatrice che lo accusa di essere andato con altre “sirene” invece che seguirla con il pensiero in Paradiso.

Ottave LVIII-LIX
Escono le due fanciulle dall’acqua (Botticelli). Ma in origine il testo era diverso:
Una alfin n’esce, e tutte e senza velo
spiega le nude sue bellezze al cielo.
(Gerusalemme Liberata, ottave extravaganti, XV 28)
Fanciulla tutta nuda, ancora più botticelliana. Tasso la censura ed è di forte impatto, perché avrebbe voluto scene di totale libertà.

Ottava LX
Figura di Venere carica di sensualità.

 

Ottava LXI
Gioca a mostrarsi/celarsi (Armida)

Ottava LXIII
Parole di una delle sirene

Ottava LXIV
Porto padrinoà ritorno a Dio, petrarchesco. Ribaltamento dei codici, morale alternativa in cui il fine dell’uomo è il piacere, il diletto, raggiungere il porto dopo un viaggio travagliato.
Il giardino di Armida rappresenta il tempo mitico dell’Età dell’Oro, un Paradiso pagano del piacere
“senza fren” à senza norme morali
“sacrare” à l’abbiamo già visto: nel primo canto Tasso dice di voler sacrare il problema, nell’ultima ottava, Goffredo sconsacra le armi. Completa contrapposizione dei codici.

Ottava LXV
Contrapposizione tra i sensi (allettati) e il codice morale che frena.

Canto XVI
Incontro dei tre: voyerismo perché i due vedono l’incontro d’amore tra Rinaldo e Armida, visione a distanza del piacere.

Ottava I-II
Descrizione del palazzo e del fiume Meandro (Turchia).
V1 à “turco”, “chiuso grembo” à concezione pagana della vita e della storia + enjambement
V5à “inosservabile e confuso” à non è conoscibile bè percorribile.
Vv 6-7 à spazialità negativa
V8à “giace”à morte/sensualità

Ottava IV

Ottave VI-XV
Entrano nel giardino, racconto basato sul contrasto tra natura e arte intesa come imitazione della natura. Qui non si sa chi imita cosa, è il luogo del meraviglioso ma anche del negativo. Ambiguità tipica delle teorizzazioni estetiche dell’epoca.

Ottave IX-X
Sembra che la natura ci si stia mettendo con l’arte e che imiti per scherzo chi la imita, ovvero l’arte, considerata negativamente. C’è una compresenza delle stagioni: fiori e frutti contemporaneamente, negativo!

Ottava XI
Vite e vino, conforto e ebrezza.

Ottava XIII
C’è un pappagallo, animale esotico che parla imitando l’uomo.
V2à “color vari” à pluralità negativa!

Ottava XIV
Vertice della sensualità nella Gerusalemme Liberata: inno al piacere, portavoce dell’autore. Tasso si dichiara un epicureo (materialista e alla ricerca del piacere), estrema proiezione sulle voci esterne al codice.
Armida viene associata alla rosa, elemento erotico. Il pappagallo parla di un elemento che è destinato a morire, decadimento e morte à ambiguità.

Ottava XVII
Il grembo femminile viene spesso citato nel canto, qui c’è una riduzione concentrica del campo semantico del grembo: feminino, fascino inteso negativamente.
V8à inizio del “De rerum natura”. Venere e Marte, amore e armi. Marte riposa in grembo a Venere, il piacere seda la violenza. Filosofia dell’Epicureismo.

Ottava XX
Vedono Rinaldo e Armida.
C’è un gioco di specchi tra i due:

  • Armida si osserva in uno specchio
  • Rinaldo si riflette negli occhi di lei

L’immagine dello specchio è ambigua: è positiva se intesa come conoscenza di sé, e negativa se si considera il riferimento alla vicenda di Narciso.
“Donna, il bel vetro tondo
che ti mostra le perle e gli ostri e gli ori,
in cui tu di te stessa t’innamori,
è l’effigie del mondo”
(T. Tasso, madrigale 260)
Incapacità di aprirsi, il mondo è circoscritto nello specchio, idea dio chiusura, confinamento. È la stessa cosa che dice Rinaldo ad Armida nell’ottava XXII

Ottava XXII
Armida si allontana e i due cavalieri si avvicinano per svegliare Rinaldo (sonno negativo). Lo fanno specchiare nello scudo e lui riacquista coscienza di sé.

Ottava XXXV
Rinaldo cerca di andarsene, lei se ne accorge e lo raggiunge sulla spiaggia. Tasso crea il melodramma che ripercorre l’addio di Enea a Didone. Armida assume l’immagine della donna abbandonata e vendicativa.

Ottava XLI-LXX
Parlare con Armida li renderà più forti delle sirene.

Ottava XLVI
Armida rivendica il proprio amore e la propria sofferenza. Ribaltamento: assume la prospettiva della vittima.
V2à frase ironica

Ottava XLVII
Abbandona persino la fede religiosa perché il suo idolo è Rinaldo

Ottava XLIX
Abbassamento, ormai è solo una serva. Ancella à linguaggio evangelico che si ricollega all’annunciazione. Alla fine i due si rincontreranno e lei dirà “ecco ancella tua”. La figura negativa viene caricata con termini che la rendono ambigua.

Ottava LIII
Rinaldo è portavoce della morale razionale, percezione della fragilità umana che ha portato all’errore.

Ottava LV
Il giardino è il luogo in cui viene proiettato tutto il represso, dove la passione resta sconfinata. Rinaldo ha pianto, resta sempre qualcosa, ma Armida non lo saprà mai, diventa una Medea.

 

Ottava LXVI
Promette sesso a chi uccide Rinaldo, negazione del senso della propria bellezza.

Ottava LXVIII
India che si distrugge, solo pietre scoscese, viene meno anche il luogo in cui viene proiettato il piacere. Resta solo la Terra Santa con i valori che trionfano.

Ottava LXX
V7à “Ella sul carro suo”à Medea

Canto XVIII
Ottave I-V

Ottave XII-XIII
Contrapposizione delle bellezze naturali cosmiche e del viso (breve confine). Rinaldo sta tornando, va verso la purificazione. Deve liberare la foresta di Saron prima di Gerusalemme. Tancredi viene respinto perché la magia viene letta nella sua interiorità.
Entra Rinaldo, la foresta risponde a seconda dei suoi sentimenti, metaforicamente cambia a seconda dell’uomo.

Ottava XVIII
Riproduce il giardino di Armida, al centro c’è il mirto, simbolo di Venere

Ottava XXVI
Quercia, producono ninfe tentatrici. Questa figura è la stessa Armida.

Ottava XXXI
Lei cerca di adescarlo, ma Rinaldo è purificato e colpisce la quercia. Le ninfe diventano giganti e combattono contro di lui (Meraviglioso Cristiano).
Taglia il mirtoà noce, albero demoniaco. Qui viene sconfitta la magia nera e il concilio dei demoni.

Da questo punto in poi sarà possibile porre tutte le azioni in sacralità e consacrare il poema.

Canto XIX
Ottave II-IV

Canto XX
Ottave IV-V
Ottava VII
Ottava X
Ottave XVII-XVIII

 

Fonte: http://it-it.abctribe.com/download/appunti/Estratti_appunti/32137-XXKYXFYHDI_20130502085604.docx

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