Manzoni la sua giovinezza

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Manzoni la sua giovinezza

INTRODUZIONE

Lʹintenzione di questa tesina è di presentare un famoso drammaturgo, scrittore e poeta italiano, Alessandro Manzoni. Considerato uno dei maggiori romanzieri italiani di tutti i tempi per il suo celebre romanzo I prommesi sposi, fondamento della letteratura italiana. Guarderemo la sua provenienza; i suoi studi nei collegi dove soffriva per la mancanza della madre e i maltrattamenti nei collegi. Grazie allo studio in vari collegi si formò una buona cultura classica e lʹAlessandro iniziò la propria attività letteraria. Andò a trovare la madre e si stabillì a Parigi, conobbe e frequentò il gruppo degli ″ideologi″ e strinse amicizia con Claudio Fauriel, un notevole rappresentante della nuova corrente romantica; Fauriel influì moltissimo il Manzoni. [ Gli anni nella capitale francese, dal 1805 al 1810, sono decisivi nellʹevoluzione umana e culturale dello scrittore, sostanzialmente di stampo illuminista e razionalista. ] Vedremo il suo ritorno in Italia dove conobbe e sposò Enrichetta Blondel. [ Nel 1810 il Manzoni aderì ai principi della fede cattolica, cosidetta conversione religiosa. ] Durante il soggiorno fiorentino conobbe i più noti letterati italiani del tempo, come Leopardi ecc. Il Manzoni ebbe anche un periodo infelice per i gravi lutti e sventure familiari. Nel 1859, dopo la liberazione della Lombardia, gli venne conferita dal re Vittorio Emanuele II una pensione annua in riconoscimento dei suoi meriti patriottici; e lʹanno seguente fu nominato senatore del Regno, su proposta del Cavour.
La nostra tesina e divisa in qualche capitolo. Vedremo un poʹ da cui provenne, la sua giovinezza nei collegi, lʹesperienza parigina e il ritorno in Italia. Alla fine guarderemo le sue opere.


  1. Alessandro Manzoni

Lʹorigine

Alessandro Manzoni nacque a Milano il 7 marzo 1785 in una casa sul Naviglio. Suo padre, conte Pietro Manzoni, stava per compiere 49 anni e sua madre, Giulia Beccaria, figlia del marchese Cesare Beccaria, lʹautore del famoso libro Dei delitti e delle pene, non aveva nemmeno 23 anni. Nonostante il padre legittimo, è molto probabile che il padre naturale di Alessandro fosse un amante di Giulia, Giovanni Verri. Con Giovanni, uomo affascinante e libertino, ella aveva avviato una relazione già nel 1780, proseguendola anche dopo il matrimonio. Il  matrimonio di Pietro e Giulia era stato celebrato  il 20 ottobre 1782. Non era una gran nobiltà quella della famiglia di Manzoni. [ Alessandro, né prima né poi, si doveva curare di quel titolo. « Coloro che mi chiamano conte,» diceva da vecchio, « mostrano di non aver letto le mie opere….Io non sono conte e nemmeno nobile. Sono Alessandro Manzoni e nientʹaltro.» Con ciò, egli sembrò lasciar intendere di ritenere che ogni individuo è soltanto figlio di se stesso e delle sue opere, ma esprimendosi così categoricamente al riguardo può anche aver voluto dire che se un uomo è sempre responsabile delle sue azioni, non deve essere mai tenuto responsabile  delle proprie origini. ]
Pietro Manzoni era dovuto presto accorgersi di cosa aveva fatto sposando la mamma di Alessandro, Giulia, che, insofferente del legame impostole, in nulla aveva mutato la sua vita. Dopo dieci anni di convivenza insopportabile, i due coniugi si orieantarono verso una separazione amichevole, e lʹaccordo fu raggiunto il 23 febbraio 1792.
Abbastanza giovane quando la Giulia lʹaveva conosciuto, bello come un cammeo, nobile dʹanimo quanto di nascita, non poco colto infine, il conte Carlo Imbonati. La Giulia lasciò Milano, tornandovi dapprima ogni tanto e poi si stabilì infine a Parigi.

La sua giovinezza

A dir vero, il ragazzo non aveva conosciuto lʹamore materno, come del resto non aveva dovuto conoscerne il bimbo che appena nato e batezzato era stato messo a balia al casale della Costa, dopo di che, probabilmente, nessuno della famiglia sʹera più molto occupato di lui in modo seguito. Fu riportato in famiglia a circa due anni. Esiste un quadretto in cui lʹAlessandro ancora in gonnelle è ritratto accanto alla madre, ma di fatto, si ha fondato motivo di credere che il ragazzino la vedesse solo discontinuamente, in rare occasioni, e queste non sempre allegre. A sei anni, lo condusse essa stessa a Merate, e lo affidò ai Padri Somaschi che vi dirigevano un rinomato collegio, dove rimase cinque anni. Furono anni duri per il ragazzo, in quanto il piccolo Alessandro risentiva della mancanza della madre e perché soffriva del difficile rapporto con i suoi compagni di scuola, violenti tanto quanto gli insegnanti che lo castigavano di frequente. La letteratura era già una consolazione e un amore. [ Leggeva con passione Monti e Parini, componendo, egli stesso versi dallʹetà di nove anni, ciò che faceva chiudendosi in una stanza durante le ricreazioni, e spesso vi recitava anche ad alta voce a se stesso questa o quellʹode dʹuno dei suoi idoli. ] Nel 1796 il Manzoni passò al collegio S. Antonio a Lugano, diretto dai somaschi, dove rimase fino al marzo 1798, dove i Somaschi avevano trasferito i loro allievi per sottrarli al clima di violenza portato dala occupazione francese in Lombardia. [Ma il ragazzo, affascinato dalle tappe travolgenti di Bonaparte, più vedeva allungarsi, a ogni vittoria, i vissi dei propri educatori, e più sʹinfervovava. ]
Pochi mesi dopo entrò nel collegio Longone dei barnabiti, allora a Castellazzo de' Barzi; nel 1799 il collegio tornò a Milano e lʹAlessandro vi concluse gli studi nell'anno scolastico 1800-1801.
Anche se il Monti e il Parini restavano i suoi prediletti, non poco amato prendeva pure a ricantarsi i versi del Frugoni e del Bettinelli, poeti decisamente minori ma popolarissimi in quel tempo e i cui echi doveva portarsi successivamente per tutta la vita.
Dell'educazione ricevuta avrebbe ricordato con odio, anche in testi poetici, gli aspetti atti a generare paura e doppiezza.
Non risulta che il Manzoni si sia iscritto all'Università di Pavia, ma è probabile che abbia seguito (1802-1803) le lezioni di Vicenzo Monti, e quelle di Pietro Tamburini, i maggiori giansenisti lombardi. Suoi amici furono immigrati come Andrea Mustoxidi, allievi di Monti e studenti a Pavia.
Negli ultimi tempi di scuola lʹAlesssandro ebbe contatti anche con esuli d'origine non lombarda: Monti e Ugo Foscolo, Vincenzo Cuoco e Lomonaco. Prima ancora aveva letto Giuseppe Parini e quando nel 1799 la notizia della sua morte, giunta in collegio, gli aveva procurato forte emozione. Vittorio Alfieri, che ammirò come poeta geloso della libertà e trageda, per prenderne poi le distanze. [ Con Monti e Foscolo i rapporti furono intensi. Nel primo riconobbe un maestro, e fu ricambiato come promessa della poesia; il secondo lo ricordò nelle note ai Sepolcri (1807) e se ne disse guida dai primi anni. ]
Il Manzoni a quindici anni, uscì di collegio e visse a Milano, nella casa del padre. Fece molteplici esperienze di vita e di cultura. Nell'ottobre 1803 lʹAlessandro si trasferì a Venezia e la permanenza gli permise di allargare le sue esperienze.

Lʹesperienza parigina

LʹImbonati aveva desiderato avvicinare lʹAlessandro con mamma, lʹaveva inviato a raggiungere la madre a Parigi dove da tempo sʹera fissata la coppia, ma poi  il Carlo era improvvisamente morto a neppure 52 anni prima che il giovane arrivasse, ciò avveniva nel luglio 1805. Carlo Imbonati lascia a Giulia tutti i suoi averi. [ Il Manzoni si riunì alla madre, e si stabilì con lei a Parigi dove rimane fino al luglio 1810. ]
Il loro legame diverrà molto intenso e continueranno a vivere insieme anche dopo il matrimonio di Manzoni. L'incontro fu decisivo per tutti e due. Si creò una condizione nuova quando grazie alla ricchezza della madre liberò infatti il Manzoni dalla soggezione al padre.
La Giulia era diventata una delle più assidue frequentatrici del salotto della vedova di Condorcet, Sofia di Grouchy che si trasferì poi da Parigi ad Auteuil e di lì nella famosa Maisonnette di Meulan. La Sofia liberarmente conviveva con Cladio Fauriel, uno dei più notevoli rappresentanti della nuova corrente romantica.
Nella capitale francese il giovane scrittore, grazie alla madre, conobbe Sofia di Grouchy, il cui salotto era frequentato dai più insigni letterali e ideologi del tempo. LʹAlessandro iniziò a frequentare il cosidetto gruppo degli ″ideologi″ che sostenevano le dottrine del razionalismo e del sensismo. Il Manzoni, finalmente, lontano da Milano, dal suo conformismo, dalla sua corruzione , si trovava in una società di anime elette, una società  ciò risanata dove vigevano i principi e i costumi dei tempi nuovi. Lì strinse amacizia con lo storico Claude Fauriel che gli ebbe arricchita la vita come nessun altro, se non forse, ventʹanni dopo, dal Rosmini. [ A quarantʹanni passati conobbe il Rossini di cui già grandemente ammirava gli scritti, ne divenne, più ancore che amico, filialmente devoto, e ciò per quanti il filosofo roveretano gli fosse minore di ben dodici anni. ]
Non a caso era stato il Fauriel che proveniva dal Terzo stato ad aver suscitato nel Manzoni quella viva simpatia da cui doveva nascere il reciproco e lungo attacamento. [ Il Fauriel tuttavia, per essere esenzialmente letterato, partecipava più dello spirito della ideologia di quanto ne professasse le dotrine. Anima degli ideologi era soprattutto il medico e filosofo Cabanis, e alla sua morte gli successe come capo riconosciuto del gruppo il conte Cladio Destutt de Trancy. ]Questa nuova esperienza di vita e di cultura fu effettivamente determinante per il Manzoni.
Il Manzoni se ne andò da Parigi, sempre in compagnia della madre. La prima volta fu nel 1806, quando i due si recò in Svizzera probabilmente per disporto, dopo si spinsero fino a Torino, dove la Becaria sʹincontrò con una delle sorelle dellʹImbonati, Maddalena Sannazzari, avendo con lei da definire cose dovute allʹeredità dello scomparso e vi restarono quasi tre mesi. La seconda volta, nel 1807, il viaggio intrapreso aveva uno scopo: trovare la moglie per Alessandro. La Giulia sʹera diretta con suo figlio a Genova. A Genova il Manzoni  rivide Luigia (Luisina) Visconti, di cui era stato innamorato da giovane, sorella di Ermes Visconti; la Beccaria, che desiderava un sollecito matrimonio del figlio, rimase tuttavia delusa nell'apprendere che la donna era già sposata. [ Proprio a Genova furono informati il 20 marzo che Pietro Manzoni, malato, voleva rivedere il figlio, ma giunti a Brusuglio seppero che aveva fatto testamento ed era morto. Senza entrare in città ripartirono per Torino. ]
Molto sconvolto appare nella lettera dellʹ8 aprile, scritta al Fauriel da Torino, nella quale narra della improvvisa morte del padre avvenuta il 17 marzo a Milano.
La realtà è che il Manzoni non vedeva lʹora di volger le spalle al passato – quei primi ventʹanni della sua vita così pieni di cose penose e diagevoli – non vedeva soprattutto lʹora di ritornare a Parigi, fra i suoi nuovo amici, accanto al suo amato Fauriel. A Parigi lo troviamo di nuovo alle preso con un altro progetto di unione, stavolta con una figliola del Destutt de Tracy. [ Ma neppur questo progetto era destinato a maturare, e la Giulia prese a seguir senza indugio unʹaltra pista, e questa era la buona. ]
La morte del padre permise al Manzoni di aggiungere l'eredità paterna ai beni Imbonati. Il possedimento, divenuto notevole, costituiva una responsabilità e una sfida. La critica ai costumi italiani espressa fino ad allora richiedeva che il giovane benestante provasse a far meglio dei nobili suoi conterranei, amministrando e creando una nuova famiglia.
 Nel settembre 1807 madre e figlio tornarono a Milano nutrendo progetti su Brusuglio e per impiegare i denari nei poderi. C'era anche una ragazzina nuziale: Enrichetta Blondel, sedicenne ginevrina, calvinista, estranea all'aristocrazia milanese ostile ai Manzoni. Enrichetta Blondel, oltre che la dolcissima sposa di Alessandro Manzoni doveva diventarne anche lʹamica più cara, e perfino la musa, per i venticinque anni che durò il loro legame. Dal 1806 al 1825 Fauriel rappresentò un riferimento inevitabile per il Manzoni, più vecchio di 13 anni, critico di Napoleone, custode di ortodossia politica, storico e letterato amico di Anne-Louise-Germaine Necker (madame de Staël) e di Cabanis, Destutt de Tracy, Fauriel fu garante, traduttore, correttore del Manzoni. Le sue lettere sono tra le poche fonti private del Manzoni., per il quale fu come un fratello maggiore. [ Il primo ad essere informato di come si andavano mettendo le cose fu beninteso il Fauriel.
Jʹai une confidence à vous faire; - gli scriveva infatti il Manzoni - jʹai vu cette personne dont je vous ai parlé, à Milan; je lʹai trouvée très gentille; ma mère qui a parlé avec elle aussi…la trouve dʹun coeur excellent… Il y a pour moi un autre avantage qui en est réellement un dans ce pays, au moins pour moi, cʹest quʹelle nʹest pas noble… Elle est de plus protestante, enfin, cʹest un trésor…
«Ho da farvi una confidenza. Ho visto quella ragazza di cui vi ho parlato, a Milano; lʹho trovata molto carina. Anche mia madre le ha parlato… e le ha trovato un cuore eccellente… Cʹè poi per me un altro vantaggio, che in questo paese è un vantaggio davvero, almeno per me, ed è che la ragazza non appartiene alla nobiltà… Per di più è protestante, insomma è un vero tesoro…» ]
A Milano fu celebrato il matrimonio civile in municipio il 6 febbraio 1808; poi, nel palazzo che i Blondel avevano acquistato da Giulia, il pastore Gian Gaspare Orelli, nativo di Zurigo ma dimorante a Bergamo, benedisse gli sposi con cerimonia calvinista, visto la rinuncia delle autorità ecclesiastiche milanesi di consentire la celebrazione di un matrimonio "misto". Ecco dunque una famiglia molto felice. Grazie allʹeredità Imbonati ebbero una gran villa a Brusuglio con un vasto parco intorno, ma per sfuggire i commenti ostili della società milanese, i Manzoni non sanno far meglio che tornare a Parigi. Il 23 dicembre 1808 lʹEnrichetta mise al mondo una bambina, Giulia Claudia (Giulietta). A Parigi durante gli anni 1808 – 1810, gli interessi dellʹAlessandro si estesero alla riflessione sull'etica classica cui era volto Fauriel, la "storia dello stoicismo", che il Manzoni istigava a scrivere, e alla letteratura tedesca. L'atmosfera libera da pregiudizi gli permise una rinnovata disponibilità verso i rapporti con vecchi e nuovi amici: decisiva fu, tuttavia, la comune scelta della fede cattolica.
Otto mesi dopo la nascita, Giulia fu battezzata nella chiesa di St-Nicolas di Meulan, padrini nonna Giulia e caro amico,Fauriel. Accettata la supplica del Manzoni al papa Pio VII per poter sposare Enrichetta con rito cattolico, la celebrazione del matrimonio ebbe luogo il 15 febbraio 1810. In aprile il genovese abate Eustachio Degola, oltre che provato catechista era fervido giansenista attivo nel proselitismo, incontrò più volte Enrichetta alla presenza dellʹAlessandro per erudirla al cattolicesimo e il 22 maggio accolse la sua abiura, delegato dal capitolo di Notre-Dame. [ Era la sfumatura di cattolicismo che meglio si attagliva alla Enrichetta, come quella che meno contrastava alla sua educazione di famiglia e alle sue profonde abitudini religiose – nella quale, oltre tutto, meglio poteva ritrovare quel senso continuo della caduta dellʹuomo e del bisogno della grazia, nonché quella semplice austerità da Antico Testamento che aveva lasciata nella casa paterna. Ed era anche lʹunica sfumatura di cattolicismo a cui potesse accedere il Manzoni. ] Si chiuse così la prima fase della regolarizzazione della famiglia, in vista del ritorno in Italia. Era un decisivo cambiamento: certo per Enrichetta e Giulia, probabile per il Manzoni., il cui processo fu più lento. [ La leggenda accredita la conversione del Manzoni a un incidente avvenuto durante le feste per le nozze di Napoleone e Maria Luisa, il 2 aprile 1810: perduta la moglie in un movimento di folla, in preda a crisi nervosa il Manzoni sarebbe entrato nella chiesa di St-Roch invocando l'aiuto del Dio di cui non aveva certezza. Nel ritrovamento di lei avrebbe riconosciuto una prova per la propria fede. ]
[ La rinovata fede religiosa non instaura di bel nuovo, bensì soltanto conferma e ribadisce in lui quella nativa esigenza morale, per cui era portato ad attribuire anche allʹarte un valore educativo, non esteriore ma intimo, che avesse le sue radici in unʹaltissima serietà di propositi, in  un costante impegno riflessivo, in un ʹintensa collaborazione di sentimento e di meditazione; che lo faceva tendere verso unʹarte «vera», che avesse per oggetto cioè la realtà umana, che aderisse alla vita per diventare a sua volta strumento di vita, patrimonio di civiltà per tutti. ]   Converrà  notare senzʹaltro che se la conversione del Manzoni,di sua moglie e di donna Giulia era avvenuta « sotto la specie giansenista», e se ampiamente gianseniste seguitarono ad essere le loro frequentazioni e le loro letture, di giansenista nel Manzoni non rimase poi nulla fuorché la rigidezza morale, che specificamente giansenista non é, ma, a ben vedere, principalmente cristiano. LʹAlessandro è solamente e semplicemente un cristiano ossequente della tradizione. Il suo cristianesimo intimamente, completamente, esclusivamente lievitato dallo spirito evangelico, e che non conosce compromessi. [ Si aggiunga che questo gentiluomo lombardo non nascondeva le sue simpatie per le idee liberali e democratiche del tempo, le quali erano pure caldeggiate dagli ultimi giansenisti francesi facenti capo al movimento gallicano – tanto bastava perché giansenista fosse detto il Manzoni. ]

Ritorno in Italia

Nel giugno 1810 il Manzoni con la sua famiglia abbandonò la capitale francese e si stabilì definitivamente a Milano. Questo fu il perido della più fervida e feconda attività creativa, in cui lo scrittore compose, specialmente tra il 1812 e 1827, le sue opere artisticamente più originali e mature. [ Nel 1816 e negli anni successivi partecipò con impegno alla polemica tra i classici e i romantici. ] Nell ottobre 1819 il Manzoni, anche per curarsi di permanenti disturbi nervosi, di cui rimase sempre più o meno infelice, se ne andò con famiglia a Parigi, dove rimase quasi un anno. Nellʹagosto 1827, dopo la prima pubblicazione dei Promessi Sposi, il Manzoni si recò con la famiglia a Firenze, abitandovi per due mesi, allo scopo di far preparativi alla revisione liguistica del romanzo secondo lʹuso vivo del fiorentino parlato.        [ Durante questo soggiorno fiorentino, il poeta ebbe modo di conoscere alcuni tra i più noti letterati italiani del tempo; Leopardi, Giordani, Niccolini ecc., che frequentavano il Gabinetto Vieusseux, una specie di accademia scientifico-letteraria, che aveva il suo organo di stampa nella rivista LʹAntologia, e che costituì per molto tempo il centro della cultura liberale toscana. ]
Più tardi iniziò per il Manzoni un periodo tristissimo da gravi lutti e sfortune familiari, che egli seppe sopportare con coraggio e rassegnazione. Nel 1833 gli morì la diletta moglie Enrichetta Blondel; nel 1834 la prima figlia Giulia, la quale si sposò Massimo DʹAzeglio; nel 1841 la madre e negli anni seccessivi, tra il 1841 e il 1856, altre tre figlie, Nel 1861 perdette anche la seconda moglie, Teresa Borri Stampa, la quale aveva sposato nel 1837.
Durante il lungo periodo del dominio austriaco il Manzoni, pur non partecipando direttamente alla vita politica attiva, prese sempre un atteggiamento di decisa opposizione verso i governanti stranieri, rinforzandosi sempre più nei ideali dellʹindipendenza e dellʹunità dʹItalia. Nel marzo 1848, durante la rivolta delle cinque giornate di Milano, non seppe scegliere a incitare i suoi figli, Pietro, Enrico, e Filippo, a prendervi parte; [ e sottoscrisse un appello a Carlo Alberto e ai principi italiani, perché intervenissero contro lʹAustria, in soccorso dei Milanesi. ] Nel 1859, dopo la liberazione della Lombardia, gli venne assegnata dal re Vittorio Emanuele II una pensione annuale in riconoscimento dei suoi meriti patriottici; e lʹanno successivo fu nominato senatore del Regno, su proposta del Cavour. Nel marzo 1861 se ne andò a Torino per partecipare alla seduta del primo Parlamento italiano, in cui venne ufficialmente proclamato il Regno dʹItalia; nel dicembre 1864 volle recarsi di nuovo a Torino per partecipare alla seduta del Parlamento, in cui si votava il spostamento della capitale del nuovo Regno dʹItalia da Torino a Firenze: in questa occasione ebbe modo di esprimere la sua ferma convinzione che Roma dovesse divenire la capitale dʹItalia; nel 1872, infine, non dubitò ad accetare la cittadinanza onoraria di Roma. [ Nei primi di marzo del 1873, Alessandro Manzoni, uscendo dalla chiesa di San Fedele a Milano, scivola battendo la testa contro un scalino: morirà il 22 maggio ] a ottantotto anni.

Le sue opere

Durante gli anni dellʹadolescenza e della gioventù il Manzoni compose diverse poesie di intonazione neoclassica. Per opere giovanili si intendono tutte le opere precedenti alla sua conversione, tra le quali si possono ricordare, almeno, le successive:
Del Trionfo della libertà – un poemetto di quattro canti, in terzine, di ispirazione illuministica e giacobina che il Manzoni scrisse all’età di 15 anni, nel 1801. Il Manzoni non pubblicò mai lʹopera. Fu poi pubblicata nel 1878 a cura di Carlo Romussi. 
Sermoni (1802 – 1804) – sono quattro composozioni satiriche riche di echi pariniani e alferiani.
Adda dellʹanno 1803 è un idillio dedicato a Vincenzo Monti. Nonostante lʹottimo giudizio ricevuto dal Monti, lʹautore non pubblicò lʹopera; fu pubblicato nel 1875.
In morte di Carlo Imbonati (1805 – 1806) – Il sottotitolo di ″ In morte di Carlo Imbonati″ è ″ Versi di Alessandro Manzoni per Giulia Beccaria″. In questa composizione Il Manzoni racconta che il conte Carlo Imbonati, compagno della madre morto da poco tempo,gli è apparso in sogno esortandolo a non diventare mai il servo di nessuno e ad ispirarsi a un ideale di nobiltà morale e letteraria.
Conosciuto è il poemetto lʹUrania (1809) - . un poemetto composto da 358 versi endecasillabi sciolti. Il titolo si riferisce ad una delle Muse (per lʹappunto, Urania) protettrice dellʹastronomia e già ispiratrice del poeta greco Pindaro. Sviluppa un tema tipico del mondo neoclassico, ovvero il passaggio degli uomini dalle barbarie alla civiltà per opera delle Muse.
Il Manzoni scrisse le Odi dʹispirazione politica. Per esempio:
Marzo 1821 (1821) - lʹode, un componimento in strofe di decasillabi, rimasto per allora inedito, fu pubblicato poi nel 1848. [ Fu scritta durante i giorni dellʹinsurrezione piemontese.]
Gli Inni sacri (1812 – 1815) – [ negli anni immediatamente seguenti alla conversione, il Manzoni diede inizio alla sua nuova poesia. Scrisse i primi quattro Inni sacri: e precisamente la Resurrezione (1812); il Nome di Maria (1812 – 1813); il Natale (1813) e la Passione (1814 – 1815). Alcuni anni più tardi compose la Pentecoste, iniziata nel 1817, e portata a termine nel 1822, che e di gran lunga il più grande degli Inni sacri, sia dal punto di vista religioso che da quello più specificamente poetico. Il Manzoni aveva in progetto di comporre dodici inni, che contassero gli avvenimenti principali dellʹanno liturgico; ma compose in concreto solo i cinque che abbiamo appena cittato. ]
Il proclama di Rimini (1815) – espresse il suo ideale dellʹindipendenza e dellʹunità italiana.
Il Cinque Maggio  - L'ode fu scritta nel 1821 subito dopo la morte di Napoleone; nell'opera lo scrittore mette in risalto le battaglie e le imprese dell'imperatore nonché la fragilità umana e la speranza in Dio.
LʹAlessandro scrisse anche due tragedie di forma e di ispirazione romantica, Il Conte di Carmagnola elʹAdelchi.
Il Conte di Carmagnola (1820) – è una tragedia divisa in cinque atti, in endecasillabi sciolti. Il dramma si svolge dal 1425 al 1432, il protagonista è Francesco Bussone, conte di Carmagnola.
LʹAdelchi (1822) - è una tragedia divisa in cinque atti, in endecasillabi sciolti. Il drama la cui azione si svolge dal 772 al 774, [ incentrata sullo scontro tra i franchi di Carlo Magno e i longobardi di Desiderio.]
I promessi sposi è un celebre romanzo storico di Alessandro Manzoni, ritenuto il più famoso e il più letto tra quelli scritti in lingua italiana.  I promessi sposi passarono attraverso vari stadi di elaborazione. Una prima redazione che fu composta tra il 1821 e il 1823, è rimasta a quel tempo inedita. Lʹopera, nota con il titolo Fermo e Lucia, venne pubblicata postuma solo nel 1915 e nel 1954. La prima edizione, portata avanti con un coraggioso e radicale lavoro di rielaborazione tra il 1824 e il 1827, fu pubblicata nel 1827. La seconda e deffinitiva edizione, edita a dispense tra il 1840 e il 1842.
LʹAlessandro immagina di aver trovato lʹargomento della sua storia in un manoscritto ignoto del Seicento, e di aver fatto nuovamente il racconto secondo i modelli della prosa narrativa moderna.
Ambientato dal 1628 al 1630 in Lombardia durante il dominio spagnolo, fu il primo esempio di romanzo storico della letteratura italiana. [ Un componimento misto di storia e di invenzione. Appartengono, infatti, alla realtà storica avvenimenti fondamentali del romanzo, come lo sviluppo della carestia, inserito nel quadro più ampio del malgoverno spagnolo nel milanese, le tragiche conseguenze della guerra dei Trentʹanni, e la diffusione del terribile morbo della peste, che devasta intere popolazioni; e sono storici alcuni tra i personaggi  artisticamente più vivi della narrazione, come il padre Cristoforo, lʹInnominato, la monaca di Monza, il cardinal Federico e il gran cancelliere Antonio Ferrer. Sono invere personaggi di più libera e personale invenzione artistica quelli di Renzo, Lucia, don Rodrigo, don Abbondio, Perpetua, ecc. Il genere del romanzo deriva dallo ancor recente tradizione narrativa inaugurata dallo srittore scozzese Walter Scott. ]
Il Manzoni compose anche numerose opere critiche (di ispirazione letteraria, storica o lingiustica), tra  le quali possiamo menzionare, almeno, le seguenti:
Prefazione al Conte di Carmangola (1820) - primo saggio di teoria letteraria.
 Lettre à monsieur Chauvet sur l'unité de temps et de lieu dans la tragédie (1820) – [ lo scrittore respinge il principio classicistico dellʹunità di tempo e di luogo nella tragedia, insistendo sul fatto che le regole aristoteliche impediscono, in concreto, unʹaneguata rappresentazione del vero storico e psicologico. ]
Sul romanticismo è una lettera inviata da Alessandro Manzoni al marchese Cesare DʹAzeglio nel 1823 e pubblicata senza il suo consenso nel 1846. Lo scrittore manifesta le nuove dottrine romantiche e rinuncia lʹuso della mitologia greco – latina e la passiva imitazione dei classici, In questa opera sono manifestati i principi fondamentali della nuova poetica manzoniana. Tale lettera è molto importante al fine di comprendere meglio le idee romantiche che si stavano spandendo in Italia, in particolare in Italia settentrionale, nei primi decenni dellʹOttocento.
Discorso sopra alcuni punti della storia lomgobardica il Italia (1822) – un opera di carattere erudito 
Sentir messa (1835) – un saggio sulla lingua italiana.
Sulla lingua italiana (1846) – [ lo scrittore sostiene fermamente che ″la lingua Italiana e in Firenze, come la lingua latina era in Roma, e come la francese è in Parigi″. ]


CONLUSIONE
Abbiamo cercato di fare del nostro meglio per presentare in sostanza un poʹ un bravissimo drammaturgo, scrittore e poeta italiano, Alessandro Manzoni.
Allʹinizio abbiamo menzionato la sua provenienza; la infelice giovinezza senza lʹamore materno nei vari collegi, lʹesperienza parigina che fu determinante per il Manzoni e il ritorno in Italia. Alla fine abbiamo visto le sue opere.
Abbiamo cercato di racchiudere in queste poche pagine, la vita e le opere di un importante personaggio del Romanticismo italiano, Alessandro Manzoni che è degno di interesse.


 

BIBLIOGRAFIA

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Fonte: http://giorgio.cadorini.org/uni/materialy2/manzoni.docx

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Autore del testo: Romana Kovaliková

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Manzoni la sua giovinezza

 

 

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