Pascoli il fanciullino tema

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Pascoli il fanciullino tema

 

Ho scelto il tema del fanciullino di Pascoli, poiché ha un fascino che perpetua nel tempo, infatti, ci accompagna per tutti gli anni della nostra vita. Di conseguenza, è possibile collegarlo con un tema molto attuale che riguarda i giovani d’oggi “il complesso di peter pan”. 

 

Nel brano “Il Nuovo Adamo”, tratto dal “Fanciullino”, Pascoli conferma il suo grande amore nei confronti del fanciullino.
Il brano è diviso in due capitoli, dove nel primo vi è la suddivisione del Fanciullino nelle varie età evolutive: infanzia, adolescenza, maturità e anzianità.
Nell’infanzia troviamo un unione con il fanciullino, custode della nostra anima; nell’adolescenza invece, ci si <<vergogna di un passato ancor troppo recente>>; nell’età matura, il fanciullino divine invisibile; nell’anzianità lo si riscopre come un fiore a primavera e finalmente gli si dona la giusta osservanza, lo si ascolta e gli si dà voce.
Nel secondo capitolo vi è descritto perfettamente cos’è il fanciullino; un’entità primitiva che dà voce ai nostri istinti primordiali, ingenua ma geniale, adornata di semplici parole che racchiudono un animo ripieno di significati….i simboli.

Da questo brano emerge la completa identificazione del poeta con il fanciullino, entità che ci lascia assaporare il gusto vero della vita.
È egli che ci lascia veramente vivere, è una parte nascosta di noi che nessuno può trascurare e qualche volta affiora dolcemente come un qualcosa di stupefacente.
È importante dare voce al fanciullino, anche se fin troppo spesso viene sconfitto dalla meccanicizzazione  drastica degli adulti, e non sanno che il fanciullino può scalare vette insormontabili per la nostra coscienza, egli è colui che ci fa sorridere anche nella cupidigia…è un amico dell’anima, è figlio della felicità… l’arcaico Adamo od Eva custoditi nel profondo di ognuno di noi. Egli è la spiegazione a cose incomprensibili… la chiave per rimanere giovani… la nostra speranza, la nostra fantasia….è il sale della nostra esistenza.

Mi attrae questo modo di pensare Pascoliano, è colmo di vitalità ed è straordinario poter essere inondati dal vigoroso fascio di luce che illumina il nostro mondo interno. È un universo colorato dove ognuno di noi riscopre la sua sognante essenza primitiva!
Da un lato però non bisogna traboccare in un mondo esclusivamente infantile, altrimenti si rischia di naufragare nel “complesso di Peter Pan”, tanto celebre ai giorni nostri, che psicologicamente viene definito come una vita “eternamente fanciulla”.
Bisogna, al contrario, che l’equilibrio interno al nostro IO, sia preponderante per poter avere stabilità mentale e fisica nella nostra attanagliata esistenza.

-Il Fanciullino - Pascoli-

L’opera di Pascoli “Il Fanciullino” è da definirsi come una riflessione sulla poetica, mette in relazione l’ispirazione poetica con la sensibilità infantile. Infatti, secondo il pensiero di Pascoli, per essere poeti bisogna recuperare il “primitivo”, ritornare agli albori.
Questa opera è formata da venti capitoli dove esistono due età poetiche: fanciullezza e vecchiaia.
Infatti, il poeta secondo il Pascoli è chi divenuto anziano e non potendo più assaporare il gusto della vita, scrive e dice ciò che ha vissuto da fanciullo; ricordi legati all’umanità primitiva.
Secondo il Pascoli, il poeta è una sorta di mago che dona luce all’esistenza attraverso il primo linguaggio dell’umanità….la poesia.

La sua poesia è irrazionale come un bambino, non vi è ordine, utilizza un linguaggio semplice, tutto diventa importante e si immerge completamente nella natura.
La poesia di Pascoli è una poesia analitica, infatti, egli descrive tanti piccoli particolari che si accavallano fra di loro, e utilizza molti simboli come mistero del mondo.
Pascoli rompe con le tradizioni in campo letterario, egli però appare come un tradizionalista e rivoluzionario, infatti egli da un lato conserva la metrica del passato (rime), ma dall’altro la sintassi risulta molto semplice, frasi brevi, pochi verbi come i bimbi.
Il ritmo è come una cantilena dei bambini, le frasi accavallandosi creano confusione come le stesse immagini analogiche.
Pascoli potrebbe definirsi come poeta impressionista, poiché nelle sue opere c’è grande padronanza di immagini e colori.
Egli collega i periodi analogicamente attraverso i simboli come visioni oniriche. Utilizza frequentemente sinestesie (associazione di parole differenti), onomatopee (associazioni di suoni) e ossimori (parole contraddittorie).
Infine, solo il fanciullino vede la vita misteriosa ed è l’unico in grado di decifrarla.

Abbiamo detto che la poesia di Pascoli è simbolica, di conseguenza va interpretata in modo soggettivo, poiché i simboli di Pascoli sono spontanei, ricchi di suggestione e si legano all’inconscio del poeta.
Il suo principale simbolo è il nido, simbolo della casa degli affetti, irta di spine all’esterno e accogliente nel suo interno. Il nido è un rifugio contro il male della vita, una sicurezza che solo la famiglia può donare. Per Pascoli però è da tradursi come un atteggiamento infantile, incapace di diventare adulto e contro l’abbandono di qualche familiare dal nido.
Un ulteriore simbolo è la morte, il nemico più spaventoso del nido, che sta a significare anche la presenza sempre viva dei morti familiari che incitano le persone vive a custodire il nido. La morte inoltre è la voce assillante sull’animo del Poeta; infatti, Pascoli è un forte pessimista oltre che angosciato per l’ignoto futuro che ci riserva il cosmo.
Pascoli infine è un poeta molto legato alle sensazioni, all’istinto ed è per questo che egli è un “gigante” del Decadentismo.

Il decadentismo è da potersi definire come una finestra sull’inconscio.
È una corrente letteraria nata in Francia alla fine dell’800 (atmosfera culturale di tutta Europa), vicina al romanticismo. Questo periodo è caratterizzato da una grave malattia dello spirito.
Si giunge a questa massima espressione di crisi, poiché la vita diventa indecifrabile, ci si rese conto che il positivismo creava guerre, inoltre ci fu la crisi economica creata dal passaggio dall’economia pianificata all’economia di mercato.
Gli intellettuali e gli artisti di questo tempo, vivevano sull’orlo dell’abisso inseguendo la realtà, sgretolando i sensi attraverso le droghe.
Vi è un ritorno alle origini come unica autenticità della vita.
L’individuo nutre la necessità di ritrovare la verità attraverso l’inconscio contro la società che ci impone di nasconderlo.
Il sogno è il linguaggio della verità, decifrabile solo attraverso i simboli.
I decadenti rifiutano il progresso e la razionalità.

La vita di Pascoli è povera di eventi esteriori, poiché egli si rifugiava continuamente nel suo intimo, per sfuggire al disastroso presente.
Era fortemente pessimista, molto probabilmente perché era ateo.
Inoltre aveva paura del quotidiano vivere, ed è per questo che fu esclusivamente e profondamente legato alla sua famiglia.
Egli passò una vita adornata di sventure familiari, basti pensare al padre, che venne ucciso da sicari.
Frequentò l’università e si laureò in lettere. Si impegnò nel sociale contro le ingiustizie, aderendo ad un movimento rivoluzionario, in seguito partecipò ad una dimostrazione anarchica  venne arrestato.
Egli infatti era anarchico ma con idee socialiste. Diventò un professore liceale. Negli anni cresce la sua fama letteraria e divenne insegnante universitario.
Muore nel 1912 consumato dalla cirrosi epatica.

In un primo momento Pascoli fu un anarchico con idee socialiste, ma dopo egli si volge ad una sorta di socialismo patriottico e pacifico, rifiutando la lotta di classe.

In questa epoca che va dal 1860 al 1900 vi sono grandi cambiamenti in campo politico, economico e sociale.

Nel 1860 avvenne l’unificazione d’Italia e il suo successivo completamento con l’annessione del Veneto e di Roma. Ricordiamo che la questione romana era abbastanza gravosa, in quanto Roma era sotto il dominio dei Papi e tutelata dai francesi, poi nel 1870 si pose fine al temporale potere dei Papi e venne approvata la legge delle Guarentigie che concedeva alla chiesa la sovranità sulla Città del Vaticano. Il Papa Pio IX però, respinse le norme e vietò ai cattolici di partecipare alla vita politica. Da questo momento si aprì una grave frattura tra cattolici e laici.
In campo sociale c’era un elevato analfabetismo, pochi conoscevano la lingua nazionale, vi erano pessime condizioni di vita ed elevata mortalità infantile.
In campo politico nel periodo compreso tra il 1861 e il 1876 salì al potere la destra, espressione dell’aristocrazia e della borghesia liberale. Essa applicò l’ordinamento sabaudo e il regno fu diviso in 59 province con prefetti.
In campo economico, precedentemente, vi era un’agricoltura arretrata, l’industrie erano fragili e non esisteva un mercato interno. In seguito, sotto la destra liberista, si raggiunsero dei traguardi: unificazione economica, costruzioni di infrastrutture, il risanamento del bilancio statale, abbattimento dei dazi doganali interni ed unificazione monetaria.
Ci fu la scelta libero scambista per favorire e rafforzare i settori “naturali”, si favorirono le esportazioni di prodotti agricoli ma non quelli industriali.
Il continuo sviluppo delle infrastrutture fece innalzare il debito pubblico e di conseguenza si ricorse a prestiti e alla vendita di beni del Damiano.
Grazie alle tasse, alle imposte e alla tassa sul macinato, si ebbe il pareggio della bilancia dello stato.
Questa ultima tassa però, fu a discapito dei contadini, calpestando miseramente il mezzogiorno, come lo stesso servizio militare e la leva obbligatoria. Tutto ciò portò la gente meridionale a nutrire una profonda sfiducia nello Stato, che non fu in grado di tutelare tutti i ceti.
Di conseguenza si cominciarono a creare delle organizzazioni criminose come il brigantaggio (assaltavano le fattorie dei ricchi, si ribellavano contro lo Stato italiano), che erano pro i borboni e la Chiesa e contro la destra liberale che li represse militarmente.
Nel 1876 in seguito alla caduta della destra (poiché non erano in grado di rappresentare il Paese), salì al potere la sinistra con Depretis fino al 1887.
La sinistra era un raggruppamento politico composito formato infatti, da democratici, progressisti e conservatori.
La sinistra approvò una serie di riforme:il diritto di voto innalzato alla maggiore età, scolarità elementare obbligatoria, e abolizione delle tasse sul macinato.
Ricordiamo però che il diritto di voto era condizionato dalla corruzione, il parlamento infatti,  da rappresentante del popolo si trasformò in “politica degli interessi”, così si venne a creare il trasformismo (accordi, patteggiamenti, scambi di favore tra politici).
Si applicò la politica del protezionismo per difendere e rafforzare l’industria, però ebbe effetti negativi, in quanto danneggiò l’economia meridionale.
Depretis stipulò un patto per la difesa in caso d’attacco…la triplice alleanza, fra la Germania, Italia e Austria. Vi fu questo patto, poiché gli stati europei fecero una corsa agli armamenti per il colonialismo. L’Italia infatti, provò ad espandersi in Africa ma non ci riuscì.
Alla morte di Depretis, salì al governo Crispi che trovò una situazione disastrosa; deficit del bilancio derivato dalle troppe spese per l’alleanza, e la scelta protezionistica che gravava sul meridione, politicamente ci fu l’insofferenza al trasformismo.
Crispi accentrò molti poteri nella sua persona, aumentando la sua autorità, rafforzando il potere esecutivo e riducendo il ruolo del parlamento.
Inasprì la politica protezionistica, incrementò il sostegno alle industrie, elaborò un nuovo codice penale (aboliva la pena di morte e consentiva gli scioperi), diede più poteri alla pubblica sicurezza e introdusse riforme sanitarie e sulla pubblica assistenza.
In seguito alla caduta di Crispi, salì al governo Giolitti (liberale progressista) per un brevissimo periodo. In questo periodo (1891) ci furono molti scioperi nel sud, basti pensare ai fasci siciliani.
In seguito alla scandalo della banca romana, Giolitti fu costretto alle dimissioni e lasciò il governo nelle mani di Crispi.
Egli represse con durezza i fasci siciliani decretando lo stato d’assedio nell’isola.
Cominciò ad espandersi in Africa, conquistando la Somalia e l’Eritrea ma in Etiopia subì una serie di sconfitte e così Crispi di dimise.

In Italia nel 900 per quanto riguarda l’economia vi fu uno sviluppo a forbice, dove il nord cresceva sempre di più, infatti, ci fu un grande decollo industriale (FIAT) grazie al protezionismo, mentre la questione meridionale rimase irrisolta.
La questione sociale del sud era pessima, infatti, ci fu un grande sviluppo del fenomeno migratorio, c’era un’alta mortalità, crisi agraria e di conseguenza cominciarono a nascere rivolte e organizzazioni contadine come la Federterra d’ispirazione socialista.
Anche per il proletariato industriale, non erano ottime le condizioni, infatti, i salari erano bassi e c’era lo sfruttamento minorile. Si creò così il sindacalismo organizzato per la difesa dei lavoratori e sorse così la confederazione generale italiana del lavoro (CGIL).
Si danno alla luce due movimenti operai: anarchismo (no stato, rivoluzionario)e socialismo, e da questo ultimo nasce il I partito moderno di massa (Partito Socialista Italiano).
In seguito però, si giunse alla crisi di fine secolo per l’accentuata linea autoritaria inaugurata da Crispi, che portò al CARO-VITA, aumento dei prodotti dovuto anche ai cattivi raccolti  e di conseguenza ci furono moti spontanei per la protesta della fame, ai quali furono applicati provvedimenti restrittivi.

Nel 900 sale al governo Giolitti fino alla I Guerra Mondiale.
I suoi obiettivi erano: lo sviluppo economico e la libertà politica per assicurare stabilità.
Appoggiò le classi operaie accordandosi contro la rivoluzione ed ebbe l’appoggio parlamentare dei socialisti.
Egli inoltre, mantenne una posizione di neutralità di fronte ai conflitti sindacali.
Si rafforzò il movimento sindacale e il nuovo governo diede inizio alla redistribuzione del reddito.
Mise in atto una serie di riforme per la tutela del lavoro femminile e minorile, e nazionalizzò le assicurazioni sulla vita.
Il progetto di Giolitti però muoveva su una visione industrialista e settentrionalista, infatti, la questione meridionale si aggravò ulteriormente.
Il governo di Giolitti si fondò su compromessi e corruzioni, infatti, fu chiamato neotrasformismo.
Giolitti vedeva nei socialisti una possibile componente della politica italiana, ci furono degli scontri tra le varie componenti dei socialisti, i rivoluzionari e i riformatori.
Il congresso di Bologna stabilì la sconfitta dei riformisti e di conseguenza ci fu lo sciopero generale che impaurì la borghesia.
Un’altra grande componente della società italiana secondo Giolitti furono i cattolici. Il movimento cattolico si era molto esteso, anche qui troviamo varie componenti: Intransigenti (conservatori), Moderati (liberali) e Democrazia Cristiana (riformista moderno).
Nelle elezioni fu eletta la Democrazia Cristiana e cominciarono a formarsi i primi accordi elettorali tra i cattolici e Giolitti.
Un’altra grande ideologia si fece sempre più spazio in Italia, il nazionalismo.
Il nazionalismo conduceva una politica aggressiva, era pro guerre ed espansione coloniale ma contro la corruzione e le lotte socialiste.
Di conseguenza si riprese la politica coloniale in Libia e la si conquistò.
Ci furono le prime elezioni a suffragio universale maschile nel 1913 con l’accordo tra cattolici e Giolitti per evitare che i socialisti potessero salire al potere.
In seguito Giolitti diede le dimissioni, poiché incapace di riprendere economicamente il Paese e lasciò il governo nelle mani di Salandra che condusse l’Italia al I Conflitto Mondiale.

 

Fonte: http://francescadevincentiis.com/FileWord/Fanciullino.doc

Sito web da visitare: http://francescadevincentiis.com/

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