Pascoli latino

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Pascoli latino

IL PASCOLI LATINO

Per Pascoli si può parlare di bilinguismo perché Pascoli conosce il latino perfettamente come se fosse la sua lingua madre, pensa il latino e spesso annota cose personali in questa lingua.
Per esempio scrive: IDIBUS SEPTEMBRIBUS ABSOLUTUM ESSE IUBEO CARMEN DE GRAECINA, INCHOATUM ET LIMATUM FANUM; voglio che alle Idi di settembre sia concluso il carme De Graecina, iniziato e limato il Fanum.
La sorella Maria disse che sul letto di morte diede delle disposizioni in latino.
Usa il latino come lingua viva anche se lui ritiene che sia una lingua morta.
Per Pascoli sono vivi anche i morti e sono una presenza costante nella poesia. Il latino quindi non è un’esercitazione ma parla di qualcosa di vissuto.
Pascoli si trasferisce nella mentalità di personaggi di cui parla .
Il Contini nel saggio sul linguaggio pascoliano parla di plurilinguismo di utilizzo improprio nella poesia italiana di una terminologia straniera come per esempio nel poemetto Italy dove Pascoli usa un linguaggio parlato dagli emigrati in America misto di americano e dialetto.
Anche il latino cambia nel tempo sia nell’uso della terminologia sia nella semantica.
Solo nei paesi in cui non si ha una lingua discendente dal latino (Inghilterra) questo mantiene un’impostazione classica.
Pascoli utilizza un linguaggio determinato, ricco di termini specifici (botanici..) insieme a termini dialettali (chiù).
Per l’utilizzo del latino Pascoli si rende conto che è un lavoro difficile, ma egli conosce perfettamente ogni sfumatura della lingua, non sembra una lingua appresa in un secondo momento.
Il latino è una lingua morta ma Pascoli è attratto da ogni cosa che sia morta e qui la lingua viene rivissuta, rivista.
Si mette nella mentalità dell’epoca che descrive e rivive i momenti, non li produce in modo staccato, ma sente nel cuore i dolori antichi.
Per esempio nel carme Thallusa egli sente il dolore della madre alla quale è stato strappato il figlio che passa l’ultima notte di schiavitù cantando ninne nanne agli altri bambini.
In questa vicenda Pascoli rivive il momento del distacco dalla madre.
Inoltre Pascoli è coerente nell’uso del latino perché cerca di utilizzare linguaggi differenti adattandoli alle situazioni descritte.
Non si può quindi vedere il bilinguismo come anacronismo, perché l’uso del latino risponde alle esigenze del poeta.
Il critico Mengaldo trova l’uso del latino in Pascoli un’operazione di retroguardia e i carmi sono visti come livello minimo di comunicabilità in quanto essendo in latino sono accessibili a pochi e come livello massimo di astrazione dalla realtà storica.
Il rinchiudersi nel nido è visto in chiave anti storica e anti sociale.
Inoltre il suo socialismo e il suo cristianesimo sono velleitari e destinati a fallire.
Le ragioni dell’uso del latino vanno però ricercate nella poetica.
Pascoli dice di sentire in sé l’evoluzione umana e questo lo avvicina a un positivismo che però supererà.
La poesia è vista come un ricordo, una memoria .
Nel carme CREPEREIA TRYPHAENA la storia di una ragazza promessa sposa giovanissima che muore prima delle nozze e viene sepolta con i suoi giocattoli, Pascoli scrive: SED QUID ANTIQUIS OCULI VIDENTI / NUNC MIHI EFFETI LACRIMIS MADESCUNT?/ QUAS PREMO CURAS ALIOQUE EUNDEM/ CORDE DOLOREM? (Perché gli occhi esausti si bagnano ancora di un pianto antico? Quali affanni e quale dolore diverso sento nel mio cuore?)
Alcuni spiegano la poesia della memoria parlando di poetica delle cose ripresa nelle prose del fanciullino. Per Pascoli “nelle cose è il nuovo per chi sa vederlo e sa vederlo solo il fanciullino”.
Il poeta deve “vedere e udire”.
La poesia è già negli oggetti; il modo di esprimersi e la poesia stessa è una sorta di illuminazione  di carattere evocativo che sconfina dall’ambito positivista.
Le cose però non sono solo nella natura ma anche nei libri degli storici e dei poeti.
I CARMINA sono componimenti di argomento romano: alcuni sono pagani altri cristiani e trattano della decadenza del paganesimo per il cristianesimo e nel momento di transizione in cui il cristianesimo si associa a riti e culti ancora pagani.

 

Fonte: http://www.webalice.it/forluca/materials/appunti/PASCOLI.DOC

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