Pirandello narratore

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Pirandello narratore

Luigi Pirandello – narratore
La vita
Pirandello nasce ad Agrigento nel 1867. A vent’anni si trasferisce a Roma per continuare gli studi Universitari. In Germania Pirandello soggiornò dal 1889 al 1891, conseguendo a Bonn la laurea in filologia romanza. Tornato di nuovo a Roma, Pirandello dedicò la propria vita alla letteratura e al teatro. Sposa una donna molto ricca, come del resto la sua famiglia. Il padre di Pirandello speculò e perse tutto (persino la dote della moglie di Pirandello). Questa ragazza diventa pazza. Sentendosi responsabile, Pirandello tratterà la pazzia come tematica principale nelle sua arte. Muore a Roma nel 1936, due anni dopo aver ricevuto il premio Nobel per la letteratura.
Le caratteristiche dell’arte umoristica di Pirandello

  • la scomposizione, la disarmonia, la divagazione, il grottesco: mentre l’arte tradizionale tende alla coerenza e alla compostezza, l’arte umoristica di Pirandello ama la disarmonia, la contraddizione...;
  • strutture aperte: utilizza strutture aperte e inconcluse;
  • rifiuto del Sublime e linguaggio quotidiano: utilizza un linguaggio quotidiano, medio-basso;
  • la “destinazione dell’io”: il soggetto perde la propria autorità; non è unico in una persona, ma ci sono più personalità;
  • estraneità e riflessione: se una persona esce dal flusso della vita, irta di contraddizioni, riesce a riflettere su di essa (l’umorismo è visto come una riflessione);
  • opposizione all’arte classica, romantica e decadente: l’arte umoristica rifiuta i canoni classici;
  • rifiuto al simbolismo e il passaggio all’allegoria: il simbolismo è un’interpretazione soggettiva. L’allegoria è un processo razionale che ci porta a un certo significato. Lui sceglie la razionalità.

Distinzione fra comicità e umorismo
Pirandello distingue la comicità, ossia un qualcosa che fa ridere, dall’umorismo. L’umorismo, come la comicità è un qualcosa che ci fa ridere, anche se in realtà non ci sarebbe da ridere per quel fatto (ad esempio la caduta di una persona). Quindi l’umorismo implica una riflessione.
Legame con il Verismo siciliano
I primi romanzi di Pirandello, L’esclusa e Il turno furono scritti alla fine dell’Ottocento sotto l’influenza del Verismo. Altro romanzo di transizione legato alle tradizioni veriste è I vecchi e i giovani. I principali motivi di interesse del romanzo L’esclusa sono i seguenti:
1) il tema dell’esclusione: la protagonista, Marta Ajala, è una maestra cacciata dal marito per un presunto tradimento, che però lei non ha commesso;
2) al determinismo naturale dei veristi si sotituisce un determinismo sociale: l’esclusione di Marta non è data da una condizione oggettiva, ma è il risultato di un’opinione (tutti pensano che lei abbia tradito il marito);
3) il motivo esistenziale del padre: anche il padre chiude le porte alla propria figlia, dopo il tradimento.
I romanzi umoristici
1. Il Fu Mattia Pascal (1904)
In esso applica la poetica dell’umorismo e appaiono i temi fondamentali dell’arte pirandelliana (il “doppio”, il problema dell’identità, la critica al moderno e alla civiltà delle macchine). Il fu Mattia Pascal venne pubblicato a puntate sulla rivista “Nuova Antologia”. La storia comincia dalla fine. Mattia Pascal racconta in prima persona la propria storia. Pascal, improvvisamente arricchitosi alla roulette, approfitta di una falsa notizia della sua morte (è stato trovato un cadavere che gli assomiglia): si fa passare per morto e decide di cambiare vita. Cambia il nome e si trasferisce, dopo un breve soggiorno a Milano, a Roma. Qui capisce che non può vivere come prima, senza uno stato civile (ad esempio vorrebbe sposarsi, ma non può).Finge il suicidio e torna nel proprio paese, dove scopre che la moglie si è risposata con un amico. Decide di restare, lavorando in una bibblioteca, riflettendo sul significato della vita.
2. Quaderni di Serafino Gubbio operatore
Presenta una struttura quasi diaristica (“Quaderni”). A scrivere in prima persona è l’operatore cinematografico Serafino Gubbio, divenuto muto in seguito a uno shock in scena. Il protagonista è presentato nell’atteggiamento di chi, estraniato dalla vita, la studia per cercarvi invano un significato. L’operatore cinematografico vede la ripresa da fuori e quindi può fare una riflessione. Inoltre vede le scene, come la vita , in maniera frammentata.
3. Uno, nessuno e centomila

Le “Novelle per un anno”: dall’umorismo al surrealismo
Si assiste al passaggio dall’umorismo al surrealismo. Per Pirandello la realtà deformata è proprio il realismo, poichè la ricerca della realtà porta alla cristallizzazione di essa. Pirandello intendeva riunire i suoi racconti sotto il titolo Novelle per un anno, suddividendoli in 24 volumi contenenti 15 novelle ciascuno, per un totale di 360. La morte impedì tuttavia a Pirandello di completare l’opera: uscirono 15 volumi con 225 racconti. Il criterio con cui le novelle vengono ordinate non è tuttora stato scoperto (non cronologicamente o per tema). L’organizzazione potrebbe essere anche casuale. Il titolo, Novelle per un anno, pone in rilievo il tema del tempo: il tempo è vissuto in maniera caotica. Personaggi, vicende, paesaggi sono immersi nella caducità caotica e casuale della vita.
Le caratteristiche principali delle Novelle per un anno sono:

  • la tendenza al grottesco e l’isolamento espressionistico della parte rispetto al tutto. I personaggi, come le situazioni in cui si muovono, sono spesso deformi e grottesche. Contribuisce al grottesco la tecnica della “zoomata” (il particolare viene ripreso da vicino, facendolo diventare mostruoso);
  • la disarmonia fra paesaggio e l’uomo. Pirandello sottolinea la distanza fra l’uomo e ciò che lo circonda;
  • il rapporto fra nichilismo e ricerca della verità. In Pirandello c’è un forte nichilismo, cioè una negazione su quello che sappiamo della realtà. Allo stesso tempo abbiamo anche una ricerca della verità. Pirandello esamina la realtà in maniera razionale, ma capisce che la realtà è irrazionale, non ordinata, non uguale per tutti.

Distinzione fra la vita e la forma
La vita è un fluire continuo, mentre la forma è una finzione. Pirandello oppone la persona al personaggio, che identifica la forma. Le persone indossano una maschera, recitano una certa parte. Se una forma si cristallizza la persona non vive più, ma osserva vivere. Pirandello critica la cristallizzazione della forma. Infatti appoggerà il fascismo, considerato un movimento rivoluzionario che può portare alla fine della cristallizzazione della forma. Più tardi si accorgerà che il fascismo è la forma per eccellenza.
La ricezione
Pirandello viene criticato per il suo linguaggio basso e quotidiano. Benedetto Croce non lo apprezza, mentre Gramci lo trova molto innovativo. Viene rivalutato insieme a Verga nella seconda metà del ‘900; sono opere non belle esteticamente, ma con tematiche profonde.

Luigi Pirandello – Teatro

Pirandello è lo scrittore italiano più famoso del mondo, soprattutto per il suo teatro. Pirandello inizia a dedicarsi al teatro dal 1910. Nell’800 nella narrazione, come nel teatro, prevaleva la fase descrittiva, ma oggi con il nostro bagaglio di immagini non è più fondamentale. Nel ‘900 abbiamo la prevalenza della fase riflessiva: i personaggi parlano al pubblico, che esprime a sua volta un’opinione, senza l’intermediazione dello scrittore. Infatti, Pirandello trova nel soliloquio la forma ideale per il suo teatro. Nell’attività teatrale di Pirandello si possono distinguere quattro fasi:

  • La prima fase è dominata dal teatro dialettale e dal teatro del grottesco, che smaschera l’ipocrisia e l’inautenticità delle convenzioni borghesi. (Così è (se vi pare) ;Il piacere dell’onestà; Il giuoco delle parti).
  • La seconda fase è quella del teatro nel teatro, con una triologia: Sei personaggi in cerca d’autore, Ciascuno a suo modo, Questa sera si recita a soggetto. Il teatro nel teatro è una particolare tecnica teatrale, nella quale durante una recita si mette in scena un’altra recita. Con la tecnica dell’estraniamento, Pirandello vuole stupire il pubblico per farlo uscire dalla forma. Per fare ciò rappresenta le contraddizioni presenti nella nostra vita. Con questa triologia, Pirandello attua una critica al teatro borghese dell’epoca, intriso di romanticismo e decadentismo.
  • La terza fase è segnata da un altro capolavoro, Enrico IV (1921). Apparentemente esso sembra restaurare il clima e le scenografie della tragedia (lo spazio è una reggia, il protagonista è un re e le 3 unità aristoteliche sono rispettate), ma in realtà guardando il dramma si capisce che non è così. Il re, infatti, è un comune borghese che finge d’essere Enrico IV. Egli da otto anni continua a recitare consapevolmente la parte del pazzo, dopo che per 12 anni era stato veramente pazzo in seguito a una caduta da cavallo provocata dal rivale in amore Belcredi. Matilde e Belcredi e uno psichiatra, vent’anni dopo l’episodio della caduta da cavallo, vanno a trovare il presunto Enrico IV nel tentativo di guarirlo. Ma esso vuole mantenere la sua immagine di pazzo per continuare a guardare la vita da fuori e quindi trafigge il rivale, uccidendolo.
  • La quarta fase è quella dei miti. Pirandello crede troppo in se stesso e passa così dall’umorismo al mito. Con il mito cambia radicalmente la sua concezione: dal razionalismo passa all’irrazionalismo e dall’allegoria ritorna al simbolo. Il testo più importante di questa fase, rimasto incompiuto per la morte dell’autore, è I giganti della montagna.

 

Fonte: http://riassuntibuse.altervista.org/Luigi%20Pirandello.doc

Sito web da visitare: http://riassuntibuse.altervista.org

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