Verga Mastro don Gesualdo

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Verga Mastro don Gesualdo

Integrazione su”Mastro don Gesualdo”

Mastro don Gesualdo uscì a puntate su “Nuova Antologia” tra luglio e dicembre 1888, poi, dopo unga e accurata revisione, in volume nell’89.

Cronologia e struttura

Il romanzo è ambientato prima dell’unità.Racconta la storia di un mastro(muratore) che diventa borghese (don).
Non si indica precisamente il paese (nella redazione dell’88 si parlava di Vizzini, vicino a Catania). Non compaiono molte date precisema si può ricostruire la durata: all’incirca dal  1820 o 21 al 48/49. Date o fatti che sostengono quest’ipotesi:

  • La I parte narra avvenimenti tra febbraio  e luglio di un anno che potrebbe essere lo stesso della II parte o al più quello prima
  • La II dura solo un mese (agosto) e si parla di una rivolta carbonara esplosa in Sicilia nel 20, ma Verga la attribuisce erroneamente al 21
  • Nella III parte si parla dell’epidemia di colera (37) e nella IV della rivoluzione del 48

Pur non essendo citate molte date, sono presenti diversi fatti storici: le due rivoluzioni del 20 e del 48, la nascita della borghesia terriera e imprenditoriale (Gesualdo), la decadenza della nobiltà terriera (i Trao) e cittadina (duca di Leyra)

Il romanzo è costituito da 21 capitoli, divisi in 4 parti che raccontano quattro fasi/momenti importanti della vita di Gesualdo; ma egli spicca come eroe unico solo nella parte iniziale e finale. Nella II compaion anche altre vicende collaterali (ad es. la storia d’amore di Ninì Rubiera, per un’attrice), nella III la protagonista e Isabella, la figlia di Gesualdo

Nella I parte il motivo conduttore è quello del matrimonio tra Mastro don Gesualdo e la nobile spiantata Bianca Trao (che non solo non lo ama , ma lo disprezza e si “sacrifica” al matrimonio solo per salvare la famiglia), della quale si scopre la precedente relazione con il cugino Rubiera (di chi è realmente figlia Isabella?)
Nella II c’è l’ascesa di Mastro don Gesualdo che diventa il più ricco del paese , dapprima trionfando all’asta delle terre comunali e poi sfruttando la rivoluzione carbonara del 20 (G. vi partecipa per far valere i propri interessi e scalzare i nobili), nonché speculando su un prestito fatto a Ninì, il che gli vale ulteriore disprezzo e rancore da parte della moglie
Nella III vediamo Isabella, dopo un lungo periodo in collegio, rifugiarsi nella tenuta di campagna di Mangolavite, per sfuggire al colera: Qui si innamora del cugino Corrado (nobile ma povero), implicandosi in una storiche sembra la replica di quella materna; la scoperta della tresca determina la relegazione di Isabella in collegio, ma lei fugge con Corrado, compromettendosi irr
irrimediabilmente. Per nascondere il disonore il padre è costretto a maritarla con l’unico che è disposto a prendersela, il duca di Leyra, membra di una grande casata palermitana, ma in decadenza economica: Mastro don Gesualdo deve cedergli in dote una bella fetta del suo patrimonio e ancor di più quando il quasi marito scopre che Isabella è incinta: per Gesualdo questo matrimonio, che apparentemente sancisce la sua brillante ascesa sociale è in realtà l’inizio della decadenza economica.Nella IV parte la decadenza economica è fisica si presenta come un processo inarrestabile: dapprima muore la moglie Bianca, poi, allo scoppio dei moti del 48, resta ucciso un capo rivoluzionario (Nanni l’Orbo), e Mastro don Gesualdo viene accusato dalla folla inferocita di essere il capo della reazione e il mandante di tale assassinio. In realtà Gesualdo era rimasto passivo di fronte alla rivolta, non vi aveva partecipato come nel 20, sperando di farsi i i suoi interessi. La folla inferocita, dopo averlo costretto alla fuga, incendia i suoi magazzini. Alla decadenza ecoonomica si aggiunge quella fisica: il cancro allo stomaco lo divora e lo porta a una morte in squallida solitudine nella casa della figlia (che lo disprezza), dove Gesualdo assiste impotente allo sperpero di quella “roba” che aveva costituito tutta la sua ragione di vita.

Il sistema dei personaggi è più vasto e complesso rispetto ai Malavoglia: non è più un romanzo corale, il protagonista è solo Gesualdo, ma è molto maggiore la varietà e l’articolazione sociale dei personaggi.
Innanzi tutto, non c’è più la bipolarità dei Malavoglia, che articolava il chiuso mondo di Aci Trezza: qui l’opposizione “mondo dei sentimenti autentici” vs “mondo in autentico dell’interesse” non c’è, tutti o quasi (fa eccezione solo Diodata, ma è presenza marginale) appartengono al II, sono dominati dalla legge della roba. L’opposizione in realtà è tutta interna al personaggio, è la contraddizione che lui vive tra affetti familiari (perdenti) e logica del guadagno, a cui Gesualdo tutto sacrifica, pur con segreti sensi di colpa (soprattutto verso Diodata e i figli illegittimi)
I personaggi del romanzo appartengono ai più disparati  ceti sociali, riflesso della ricca articolazione della società moderna:

  • contadini,come Nanni l’Orbo, una delle figure più grette del romanzo (non per nulla Vergas, nel suo conservatorismo, lo pone a capo dei moti del 48)
  • servitori (tutta la schiera di servi villani e maldicenti della duchessa di Leyra, ma anche la umile e devota Diodata)
  • borghesi (in primis Gesualdo, ma anche funzionari e commercianti più o meno corrotti, tutti ugualmente protesi a far soldi)
  • nobili di città (boroiosi e futili come i Rubiera o il duca di Leyra)
  • e di provincia , che incarnano nella patetica e anacronistica  figura dei due fratelli di Bianca il fantasma dell’onore e degli antichi valiri,
  • ecclesiastici, come il canonico Lupi non meno avidi e invischiati in affari della nascente borghesia

In questo mondo il valore della famiglia, che era sopravvissuto a stento tra i superstiti dei Malavoglia, è completamente dissolto: Nunzio, il. Padre di Gesualdo, è figura un po’ gretta e meschina, Santo e Speranza, i fratelli lo sono ancora di più.

Un ruolo importante hanno le figure femminili di Bianca e Diodata: entrambe sono vittime delle leggi sociali, entrambe rappresentano il mondo dei sentimenti privati che G. trascura per il successo. La loro funzione è quella di far esplodere nel protagonista la contraddizione tra la logica della roba e la logica dei sentimenti: la sconfitta di G. si attua innanzi tutto nel privato, col fallimento di tutti i suoi rapporti affettivi (anche con Isabella)

Progetto letterario e poetica
Verga resta fedele al progetto di un metodo impersonale: scomparsa dell’autore e assunzione di una voce narrante interna al mondo rappresentato. ma deve adattarlo a una mataria diversa e a una situazione storica mutata rispetto ai Malavoglia: il mondo borghese è un mondo moderno, che non resta chiuso in uno spazio unitario, che si incontra e relaziona con classi diverse, i personagi sono meno elementari, più complessi. Proprio per questo s’impone la necessità della rappresentazione psicologica (anche storicamente erano gli anni in cui si andava affermando il romanzo psicologico di Bourget, Fogazzaro, D’annunzio).
Verga però non vuole rappresentare la psicologia dei personaggi attraverso l’analisi dall’interno, bensì dall’esterno, coerentemente con la sua poetica, quindi attraverso gesti , parole, azioni, non con l’introspezione: ci riesce con gesualdo, ma non con i personaggi delle classi più alte: questi sono abituati a “dissimulare”, quindi gesti, azioni, parole non sono sempre significativi del loro mondo interiore; questo sarà uno dei motivi per cui V. interromperà il Ciclo dei vinti.
In conclusione: V resta fedele ai principi del verismo, con 2 novità:

  1. realizza l’impersonalità in modo più Zoliano, a parte subiecti, con un narratore-regista che articola e gestisce un mondo più complesso
  2. concedendo maggior spazio ala rappresentazione della psicologia dei personaggi

Lo stile
Non essendoci più un mondo unitario e compatto, non è più possibile il tono uniforme dei Malavoglia, indice di un’unica  cultura.
La voce narrante è quella di n borghese di provincia, omogeneo per cultura a Mastro don Gesualdo, ma non mancano punti di vista diversi (nobiltà cittadina e rurale)
L’impersonalità non si attua più attraverso la regressione ma con l’assunzione di una prospettiva capace di interpretare e giudicare i fatti seppur in modo oggettivo, utilizzando spesso le categorie care ai naturalisti della “razzza” e dell’ereditarietà.
Cambia anche il linguaggio e la sintassi: il linguaggio tende sempre più alla frammentazione del parlato, ne riproduce la vivezza, con scelte decisamente antiletterarie. Viene meno il tono epico-lirico (es: come cambia l’uso del proverbio, da espressione di una mitica saggezza popolare a norma spietata della lotta per la vita)
Per creare la “forma inerente al soggetto” e il “colore” ambientale, V usa essenzialmente tre modi:

  1. la mimesi della realtà attuata col discorso diretto
  2. il discorso indiretto libero usato soprattutto per Gesualdo (non per gli altri personaggi)
  3. interventi del narratore oggettivo (che in genere usa lo stesso linguaggio del mondo rappresentato)

Nel complesso lo stile del romanzo appare quello di una vasta e complessa polifonia, orchestrata con sapiente impersonalità : polifonia del Mastro don Gesualdo vs coralità dei malavoglia

La storia, il pessimismo materialistico di Verga

Mastro don Gesualdo è anche un romanzo storico (30 anni di storia della Sicilia), ma è un romanzo storico in cui non esiste più la fiducia romantica nella capacità dell’uomo di indirizzare la storia, in quanto nella visione verghiana essa è mossa solo dall’interesse; la politica stessa è solo una ipocrita mascheratura degli interessi individuali. Viene così dissolta qualsiasi prospettiva storicistica, ma anche il senso della vita individuale ne resta vanificato: al ciclo della natura (Malavoglia) si sostituisce il ciclo della roba, per la quale il singolo si affanna e si danna, ma che finisce col passare di mano in mano, al di là della pretesa dei singoli di possederla: come Mazzarò, anche Gesualdo prende alla fine coscienza del fallimento della propria vita ; e la malattia è la materializzazione di tale consapevolezza.

In quest’ottica il romanzo si può leggere come allegoria dei seguenti principi: la norma economica è l’unica possibile perché corrisponde alle esigenze della lotta per la vita, ma al suo interno non c’è salvezza. Sottrarvisi significa essere patetici e anacronistici (Trao), adeguarsi significa autodistruggersi (Gesualdo). La realizzazione di sé è impossibile. In fondo è la negazione dell’idea che aveva attraversato tutto il romanzo 800esco (storia di un uomo , per indicare un senso e un valore): in quest’ottica è un romanzo più moderno dei Malavoglia, (a dispetto della sua struttura più tradizionale): è già un 2romanzo della crisi”, o almeno lo preannuncia.

 

Fonte: http://www.severi-correnti.it/index.php?option=com_content&view=article&id=101&Itemid=84&dir=JSROOT%2Fdocenti%2Flettere%2Fmiotti%2Fappunti+italiano&download_file=JSROOT%2Fdocenti%2Flettere%2Fmiotti%2Fappunti+italiano%2FMastro+don+Gesualdo.doc

Sito web da visitare: http://www.severi-correnti.it

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