Letteratura Ugo Foscolo

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Letteratura Ugo Foscolo

UGO FOSCOLO
Ugo Foscolo fu il maggiore scrittore neoclassico italiano scrisse, oltre a un romanzo che manifestava una sensibilità preromantica come Le ultime lettere di Jacopo Ortis (1802), due odi allegoriche neoclassiche (A Luigia Pallavicini caduta da cavallo, del 1799, e All'amica risanata, del 1802) e, a conclusione della sua carriera poetica, le Grazie, poema rimasto frammentario, dedicato a tre divinità minori che secondo la mitologia classica sono al seguito di Venere.
Nella poesia di Foscolo, infatti, si trovano tantissimi riferimenti mitologici, è il suo neoclassicismo,che non è uno stile elegante,volto solo ad arricchire esteriormente i propri contenuti,bensì un ritorno nostalgico alle origini greche della sua infanzia per ridare all’uomo la sua essenza interiore più vera. Foscolo può essere definito un padre ideale dell’Ottocento italiano, a lui si rivolsero,prendendolo ad esempio sublime,i grandi eroi,poeti e scrittori,protagonisti del nostro Risorgimento,come Mazzini, Garibaldi, Pellico, Carducci  e altri ancora.
Foscolo vive una tumultuosa e non lunga vita a cavallo di due secoli,il XVIII e il XIX,molto diversi tra loro. Del primo porterà con sé la concezione materialistica e meccanicistica del mondo. Dal secondo assimilerà i valori di patriottismo,umanità,solidarietà e amore. Resosi consapevole di quel dissidio,si pone,ostinato,operando delle scelte coerenti con il suo pensiero. Ateo convinto,egli vede l’universo come una realtà puramente materiale,dove tutto è destinato a finire,la stessa anima non è immortale,non vi sarà una rinascita dopo la morte. Da qui deriva una visione sconsolata dell’esistenza,in cui l’uomo è trascinato dal moto inarrestabile degli eventi e delle cose,contro cui e inutile lottare. Sembrerebbe la fine di tutto ma le risorse infinite del Foscolo fanno luce nelle tenebre. Reagisce al freddo razionalismo,creandosi una propria religione, quella delle illusioni,che hanno il potere di innalzare l’uomo dal suo stato di pessimismo e di scetticismo per elevarlo al bello,all’eterno,ai valori spirituali. Foscolo, insomma, fa sua la teoria materialistica e meccanicistica degli illuministi ma vuole eliminare o trovare una soluzione alla nullificazione e al “non senso” della vita dell’uomo Le “illusioni” (eroismo, giustizia, amore, patria, bellezza, gloria) danno una giustificazione e un senso alla vita e quando l’uomo muore resta in vita “il segno” che ha lasciato, le opere che ha realizzato

  • LA VITA

Ugo Foscolo nasce nel 1778 da madre greca nell’isola di Zante nell’arcipelago delle isole Ionie che facevano parte della repubblica veneta.  A sette anni si trasferisce con il padre a Spalato, ma dopo la sua  morte lascia la famiglia in gravi condizioni economiche e nel 1773 si trasferisce a Venezia. A quattordici anni affronta l’ambiente colto e raffinato della città, comincia a studiare i miti greci e latini, italiani sia antichi che moderni e anche i grandi stranieri, inoltre stringe grandi rapporti con i grandi intellettuali tra cui Ippolito Pindemonte e Melchiorre Cesarotti, ha anche una brevissima storia d’amore   con una gentildonna trentacinquenne animatrice della vita mondana della città, esalta gli ideali della rivoluzione francese e il giacobinismo. Quando Napoleone conquista Venezia e istituisce un governo democratico viene eletto segretario della municipalità in quel periodo sono gli anni della tragedia alfieriana e antitirannica tra cui Tieste e le odi A Bonaparte liberatore e Ai novelli repubblicani. Dopo il trattato di Campoformio avvenuto nel 1797 con cui Napoleone cede Venezia all’Austria, Foscolo è costretto ad abbandonare la città divenuta la sua patria di adozione. La delusione politica e l’esperienza dell’esilio offrono lo spunto per scrivere il romanzo dedicato ad Ortis intitolato Le ultime Lettere a Jacopo Ortis. Negli anni successivi milita nella Guardia Nazionale, in seguito si trasferisce prima  a Milano e poi in Francia dove intesse tempestose storie d’amore. La carriera militare obbligatoria in quel periodo, non soddisfa l’amore per la libertà di un Foscolo non ancora famoso e il continuo bisogno di soldi lo porta a cercarsi un lavoro. Nel 1808 riceve la cattedra di eloquenza presso l’università di Pavia dove  Monti lo scongiura di inserire la sua lezione inaugurale ma Foscolo rifiuta, dopo pochi mesi la cattedra  gli viene soppressa.
La Restaurazione del dominio austriaco accentua la sua sfiducia sulle sorti dell’Italia e lascia l’impegno politico. Il nuovo governo gli propone la direzione di una rivista letteraria; Foscolo dapprima sembra accettare, ma, alla vigilia del giuramento di fedeltà all’Austria lascia improvvisamente l’Italia per la Svizzera.
Perseguitato dalla polizia austriaca, si rifugia in Inghilterra . qui viene accolto benevolmente dall’ambiente intellettuale e dai circoli liberali, ma ben presto il suo carattere imprevedibile e provocatorio gli fa il vuoto intorno; l’amore per l’eleganza e per il lusso lo porta a spese pazze. Gli ultimi anni di vita sono particolarmente duri: povero, isolato, gravemente ammalato, può contare solo sull’assistenza della figlia Floriana, nata dalla relazione con una inglese. Muore nel 1827.

  • LE ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS

 “Le ultime lettere di Jacopo Ortis” è un romanzo epistolare ispirato a Rousseau e Gothe. L’aggettivo “ultimo” nel titolo del romanzo, preannuncia la morte del protagonista. Questa informazione toglie al lettore la curiosità di come andrà a finire la storia.
Foscolo ci lavora per molti anni, scrivendolo e riscrivendolo. Il protagonista è Jacopo Ortis un giovane patriota che confida per lettera all'amico Lorenzo Alderani le emozioni e le riflessioni che accompagnano le ultime tappe della sua vita: costretto a fuggire da Venezia, dopo il trattato di Campoformio, infatti,  si rifugia sui colli Euganei dove conosce una giovane di nome Teresa e se ne innamora, la ragazza lo ricambia ma il padre vuole che sposi il ricco Odoardo. Consapevole di non poterle offrire una vita agiata  Jacopo decide di partire. Vagabonda per l'Italia, angosciato anche per la viltà presente in un popolo incapace di liberarsi dall'oppressione. Dopo aver appreso che Teresa ha sposato Odoardo torna sui colli Euganei per vederla l'ultima volta, poi si uccide immergendosi un pugnale nel cuore. Il suicidio di Jacopo fu frutto di una sconfitta privata ma anche della disperazione politica. Ma i temi affrontati dall'Ortis vanno oltre i colori pubblici e privati un singolo individuo.
Foscolo accetta dell’Illuminismo la teoria meccanicistica ma di questa sviluppa però le implicazioni più pessimiste e, in un universo in continua trasformazione, retto da inesorabili leggi fisiche vede l’uomo solo come un semplice ingranaggio concepito per caso e destinato a morire come ogni altro frammento della materia del mondo. Cosi è necessario avere dei valori per cui vale la pena di vivere e questi, secondo Foscolo, sono le illusioni per cui, i  pochi uomini di animo grande che non si rassegnano a rinunciare agli ideali, si trovano a combattere contro il meccanismo della storia e della natura una guerra persa in partenza. La somiglianza delle traversie di Jacopo con quelle del giovane Foscolo è evidente e la sconfitta di Jacopo è una rappresentazione letteraria del fallimento del tipo intellettuale che Foscolo da giovane avrebbe voluto essere. Ma a differenza del suo personaggio Foscolo non si uccide accetta di collaborare sia pure criticamente con i francesi e cerca di trasformare la delusione in saggezza e di realizzare un nuovo equilibrio tra ideale e reale.
Il libro “Jacopo Ortis”   può essere considerato il primo romanzo del Romanticismo italiano, soprattutto per l'aspetto autobiografico, perché Foscolo mette in esso le sue idee. Foscolo nello scrivere questo libro ricordò senz'altro opere precedenti del '700, I dolori del giovane Werther di Goethe,  La Nuova Eloisa di Rousseau, Il poema di Ossian. Però, mentre nel romanzo di Goethe è importante soprattutto la delusione amorosa, nel Foscolo è molto importante la delusione politica. Questo romanzo fu molto amato dagli uomini risorgimentali, i quali videro in esso molto amore patriottico e lo spirito di libertà.

  • LE ODI E I SONETTI

Nelle poesie pubblicate nel 1803, Foscolo sviluppa le due anime fondamentali della sua poesia: da un lato la passionalità (elemento romantico) e dall’altro il richiamo alla classicità come rifugio in un mondo fatto di serenità e bellezza.
Nelle due Odi, A Luigia Pallavicini caduta da cavallo e All'amica risanata, i riferimenti autobiografici sono tenui e banali: nella prima,una delle tante gentildonne frequentate da Foscolo cade da cavallo, nell’altra, invece una bella donna guarisce da una malattia.
Nella prima, si parla soprattutto della bellezza: la preoccupazione del poeta è quella di vedere ritornare l'antica bellezza nella donna ferita ed esorta le Grazie (divinità) a guarire la sua donna, la quale caduta da cavallo come la Dea Diana guarirà più bella di prima. Come si vede questa poesia si rifà al Neoclassicismo per il linguaggio elegante che poi viene trasfigurato in un mito.
Nella seconda Ode, abbiamo il mito della bellezza più profonda che serve a consolare gli uomini, ed anche il mito della poesia eternatrice che poi, come vedremo nei Sepolcri, serve a rendere eterne le azioni degli uomini. Quest'ode parla della sua donna che guarisce dopo una malattia e che con la sua bellezza rallegra i giovani; il poeta con il suo canto trasforma la bellezza mortale della donna in bellezza immortale, anche quest'ode si rifà al neoclassicismo e si considera più perfetta della prima.
In contrasto con le Odi, vi sono i Sonetti, i primi otto ricordano da vicino l'ispirazione tempestosa  dell'Ortis. I  quattro sonetti maggiori, In morte del fratello Giovanni, A Zacinto, Alla sera, Alla Musa, invece mettono a frutto la misura rigorosamente esatta del sonetto e la ripresa degli autori classici per creare un linguaggio nuovo che imprime una forma armoniosa,rasserenata,agli impeti del sentimento. Qui i riferimenti autobiografici si fissano in immagini essenziali,avvolte da un clima mitico e suggestivo.
Il primo parla del suicidio del fratello e dell'importanza delle tombe. Il secondo, "A Zacinto", parla della sua Patria lontana, poiché lui è in esilio e in esso Foscolo ricorda l'eroe Ulisse, che rappresenta l'uomo esule lontano dalla Patria, figura dell'eroe romantico. In esso  si parla già dell'importanza del Sepolcro, della tomba illacrimata che se lontana dalla Patria non viene confortata dal pianto dei parenti. Il terzo parla della sera, che simile alla morte dà un senso di pace.
Per Foscolo il riferimento ai grandi autori mira a inserire i fatti, i sentimenti e le emozioni in un orizzonte più ampio, valido per tutti i luoghi e i tempi. Cosi il continuo accostamento tra i miti classici e i fatti contemporanei mira ad avvolgere le vicende del presente nel fascino delle favole antiche, e contemporaneamente a rivitalizzare l’eredità letteraria del passato, coniugandole con le emozioni della vita vissuta.

  • I SEPOLCRI

Questo carme fu iniziato nel 1806, ma già, il Foscolo l'aveva cominciato nel 1804, prima, quindi, della pubblicazione in Italia dell'editto di Saint Cloud che aveva due motivazioni: da una parte vi erano delle cause igienico-sanitarie, cui la nuova scienza aveva portato notevoli contributi. Stabiliva, infatti, che le tombe dovevano essere portate fuori dalla città, in luoghi soleggiati ed arieggiati (la chimica aveva infatti dimostrato che nel Medio Evo l’usanza di seppellire i morti nelle chiese era stata causa di epidemie). Dall’altra vi era un motivo più ideologico- politico: se la Rivoluzione Francese aveva visto fallire il suo progetto di uguaglianza, si tentava allora di stabilire questo regime nel mondo dei morti. Si partiva dal fatto che i benestanti elevavano “cippi e marmorei monumenti” pieni di ostentato fasto e di inutile spettacolarità, mentre per i più poveri c’erano le fosse comuni. Per colmare questo gap si facevano costruire tombe tutte uguali, identiche, solo con nome, cognome e date.
Il carme fu dedicato allo scrittore Pindemonte, come una lettera di risposta, perché Pindemonte aveva parlato pure lui dei cimiteri. Il motivo occasionale, superficiale, del carme fu l'editto di Saint Cloud del 1804, ma conosciuto in Italia più tardi. Però, i veri motivi derivano dal sentimento foscoliano che già abbiamo visto nell'Ortis, nei Sonetti e nelle Odi, e soprattutto dall'amore del Foscolo verso i grandi valori spirituali dell'umanità, che vivono anche dopo la morte. Questo carme vuole dimostrare che le tombe inutili ai morti sono utili ai vivi, perché fanno nascere in chi le visita sentimenti buoni, se queste tombe appartengono a persone oneste.
I motivi principali del carme sono: il sentimento romantico della morte e quello delle illusioni che ci permettono di sopravvivere. I Sepolcri, secondo il Foscolo, servono a rinforzare l'affetto familiare, a farci ricordare il passato glorioso della Patria e quindi spingere i giovani a grandi gesta, ed infine servono ad ispirare la poesia. Nel carme, la natura è vista come una forza che trasforma continuamente la materia e per questo, il Foscolo, s'avvicina al materialismo del Settecento. In quest'opera la morte e la vita sono sempre presenti, perché anche se si parla della morte, il carme si può considerare un incitamento alla vita eroica.
Nei Sepolcri sono ricordati grandi uomini come Dante, Petrarca, Alfieri. "Dei Sepolcri" si può considerare un'opera romantica e classica per la mitologia che presenta, per le espressioni armoniose e soprattutto per l'armonia che c'è fra la vita e la morte. Sono anni di riflessione in cui Foscolo, senza rinnegare il suo pessimismo politico, cerca di elaborare un'idea positiva della letteratura.
I meccanismi che regolano il funzionamento della società sono inesorabilmente violenti ed ingiusti, l'isolamento dell'intellettuale e la sua estraneità al potere non sono un segno di fallimento e di impotenza. Tutto questo Foscolo lo esprime non attraverso prediche o enunciazioni di principi ma partendo dall'esperienza vissuta.
Nell'intenzione dell'autore Dei Sepolcri doveva trattarsi di un'epistola in versi rivolta a Ippolito Pindemonte. Ma l'opera superò largamente i confini del genere, con il termine carme Foscolo allude a una composizione d'ispirazione classica di argomento grave e di intonazione solenne.
Foscolo vuole anche prendere le distanze dai caratteri intimistici della poesia “sepolcrale” di origine inglese.
La cornice concettuale in cui si colloca il discorso è quella già presente nell'Ortis: l'universo è dominato da una forza operosa che trasforma la materia in un gioco incessante di produzione e di istruzione. Ma mentre nell'Ortis le amare conclusioni della ragione toglievano ogni spazio alla speranza e il protagonista si uccideva, nei Sepolcri la volontà di dare un senso positivo alla vita si appoggia su un più solido tessuto di illusioni individuali e collettive.

  • LE   GRAZIE

Foscolo lavora alle Grazie  dal 1812 fino agli ultimi anni di vita. E' un carme che nacque quando il Foscolo vide lo scultore Canova lavorare intorno al gruppo delle Grazie. Con quest'opera il Foscolo canta gli aspetti più nobili della civiltà umana che sono state insegnati agli uomini dalle Grazie. (Amor di Patria, la danza, amore verso il prossimo). Le Grazie secondo il mito greco erano tre figlie di Giove.
Si tratta di una serie di frammenti incompiuti in una struttura organica, pensata come un testo unitario, poi come “un carme tripartito”,composto di tre inni, dedicati rispettivamente a Venere,Vesta e Pallade. Il tema è tipicamente neoclassico: le Grazie, attraverso l'armonia e la bellezza, educano l'umanità al dominio delle passioni, alla benevolenza, al pudore. Solo la bellezza può placare l'avidità e la violenza insite nella natura umana e rendere pacifica la convivenza tra gli uomini. Così per Foscolo l'evocazione di un regno di pura fantasia, contrapposto al mondo presente e reale, non è semplicemente una forma di evasione, ma il tentativo di realizzare le aspirazioni più alte dell'umanità, migliorandone la qualità della vita. 

  • LE TRADUZIONI

Il lavoro di traduzione accompagna tutta l'opera di Foscolo, come esperienza culturale e di sperimentazione stilistica che si riflette sugli altri aspetti della sua attività letteraria.
Nel 1803, pubblica la traduzione della CHIOMA DI BERENICE, composta da 14 considerazioni su questioni filosofiche, storiche ed estetiche. Nel 1804, incomincia una traduzione dell'Iliade che non porterà mai a termine.
Un punto di passaggio fondamentale della sua attività letteraria fra gli anni dell'Ortis e delle poesie e quelle delle Grazie, è la traduzione del Viaggio sentimentale di Sterne, iniziata nel 1805 e pubblicata nel 1813. In appendice ad essa si trova la Notizia intorno a Didimo Chierico, ritratto di un personaggio immaginario a cui viene attribuita la traduzione,e che in realtà è una delle tante immagini di sé che Foscolo dissemina nelle sue opere. Didimo è un Ortis sopravvissuto alle delusioni diventato più equilibrato e indulgente nei confronti di se stesso e degli altri in cui le passioni giovanili sono ancora vive ma temperate dal scetticismo e dall’ironia dell’ età matura.

 

 

 

Fonte: http://classe4ba.altervista.org/UgoFoscolo.doc

Sito web da visitare: http://classe4ba.altervista.org/

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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