Danni del sole alla pelle

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Danni del sole alla pelle

Il sole è indispensabile per la sintesi della vitamina D, che serve per fissare il calcio alle ossa, stimola la produzione di endorfine (sostanze con effetto “euforizzante”) inducendo un’azione antidepressiva e uno stato di benessere.
L’abbronzatura, dal punto di vista fisiologico, è una difesa indotta dalla nostra cute nei confronti delle radiazioni ultraviolette. Le radiazioni ultraviolette si distinguono in Uva e Uvb.

Gli Uva sono presenti durante tutto l’arco dell’anno, aumentando d’estate: queste radiazioni, che vengono impiegate anche per l’abbronzatura artificiale (lampade, lettini autoabbronzanti), penetrano nella cute molto in profondità, sino al derma (lo stato cutaneo che si trova sotto l’epidermide), inducendo danni cumulativi a carico del collagene e delle fibre elastiche: due componenti essenziali per mantenere giovane la pelle. L’effetto degli Uva si traduce in una abbronzatura “immediata”, ma poco duratura, nell’ispessimento dello strato corneo (lo strato più superficiale dell’epidermide) e in una accelerazione del processo di invecchiamento (photo-aging o fotoinvecchiamento).

Gli Uvb, presenti nelle ore centrali della giornata e nella stagione estiva, sono responsabili della produzione di vitamina D, della “tintarella” che perdura 20-25 giorni, dell’eritema e delle eventuali scottature. Anch’essi, a lungo andare, inducono un peggioramento dei segni dell’invecchiamento.

Ognuno reagisce in modo differente all’esposizione solare in base alla carnagione, indicata dal fototipo, cioè dalle caratteristiche cutanee di un individuo che influenzano il comportamento della cute dopo la fotoesposizione. Si possono individuare sei fototipi:

Fototipo 1 – capelli biondi, rossi, cute chiara, lattea, che si scotta facilmente, con difficoltà ad abbronzarsi

Fototipo 2 – capelli biondi, carnagione chiara, tendenza alla comparsa di eritemi e scottature, limitata capacità di abbronzatura

Fototipo 3 – capelli castani, carnagione chiara, talvolta soggetta a scottature ed eritemi. Tipo A: si abbronza leggermente. Tipo B: si abbronza abbastanza facilmente

Fototipo 4 – capelli castani, neri, carnagione olivastra, si abbronza facilmente

Fototipo 5 – capelli neri, carnagione olivastra scura, estrema facilità di abbronzatura

Fototipo 6 – capelli neri, pelle nera, sopporta bene i raggi solari ma deve proteggere le zone delicate, come le labbra

Filtri solari

La pelle deve essere protetta con filtri solari sicuri, adottando un indice di protezione più elevato per il viso, che è la regione corporea più fotoesposta e su cui leggiamo i danni più visibili: accentuazione delle rughe, colorazione giallognola, secchezza, comparsa di macchie scure o chiare, fino alla possibile insorgenza di veri e propri tumori.
È importante rinnovare più volte l’applicazione dei prodotti solari, in particolare dopo il bagno, l’attività sportiva, l’eccessiva sudorazione, specialmente se si è in prossimità di superfici riflettenti come l’acqua, la sabbia, la neve, il ghiaccio.
Il prodotto andrebbe steso con abbondanza almeno mezz’ora prima di esporsi al sole.
L’indice di protezione di un filtro solare è il rapporto tra le radiazioni ultraviolette necessarie a produrre un eritema sulla cute, con e senza crema. Attualmente sono indicate sulle confezioni le protezioni nei confronti delle radiazioni Uva, Uvb e delle radiazioni infrarosse. Le creme solari possono essere resistenti all’acqua, indicate soprattutto per chi pratica sport a diretto contatto col mare.
I prodotti solari possono contenere filtri fisici, per esempio biossido di titanio oppure ossido di zinco, che riflettono o disperdono i raggi solari, e/o i filtri chimici, che assorbono selettivamente le radiazioni solari, proteggendo solo dagli Uva o da Uva e Uvb (ad esempio i cinnamati, ma anche il tinisorb e il mexoryl).
Nella valutazione del filtro solare, non è importante solo la composizione chimica, ma anche la formulazione, cioè se il prodotto si presenta come un olio, una crema, una lozione, un gel o uno stick.
Gli oli solo filtri solari già utilizzati nell’Antica Grecia (si usava una mistura di sabbia e olive), ma hanno un Spf (fattore di protezione solare) molto basso (2-4).
Le lozioni sono formulazioni poco in voga in Italia, di più negli Usa. Possono costituire un filtro solare, ma il prodotto deve essere stabile e va consumato entro la scadenza.
Le creme e gli unguenti possono garantire un fattore di protezione alto, ma non sono molto apprezzati perché troppo grassi. In Italia hanno un largo mercato e costituiscono una frequente prescrizione dermatologica.
I gel, potendo incorporare solo principi attivi solubili in acqua, hanno un Spf limitato e non possono essere resistenti all’acqua.
Gli spray sono una nuova formulazione, ma garantiscono una modesta protezione a causa dei problemi costituiti dalla formazione del film sulla pelle: per consentire una adeguata protezione, il prodotto deve essere steso su tutta la superficie cutanea.
Gli stick sono i migliori filtri solari sia per la resistenza all’acqua, sia per la possibilità di costituire un film stabile sulla pelle. Grazie alla loro scarsa biodegradabilità possono essere utilizzati senza problemi in tutte le condizioni climatiche. Sono molto tollerati dagli atopici e dalle pelli sensibili.

La sostanza più usata nei prodotti autoabbronzanti è l’idrossiacetone (Dha), scoperta nel 1920 come dolcificante per i diabetici. Si notò che lo zucchero che arrivava alla pelle con la saliva le conferiva un colore marrone scuro e che questo colore non poteva più essere rimosso con l’acqua o con lo sfregamento.
I prodotti autoabbronzanti possono essere formulati in creme, spray e lozioni. La concentrazione del Dha è normalmente dal 3% al 15%. Le persone che beneficiano maggiormente dell’applicazione del Dha sono quelle con Fototipo 2 e Fototipo 3.

Nonostante l’uso di filtri ad alta o media protezione devono essere evitate le ore più calde (12.00 – 16.00), quando i raggi solari sono perpendicolari e più aggressivi, poiché non è mai garantita una barriera completa.
Il sole diventa più aggressivo a seconda della latitudine: all’equatore i raggi colpiscono la terra verticalmente e sono più potenti, quando invece ci si allontana verso nord o verso sud dell’emisfero la sua potenza decresce. Il flusso degli Uv aumenta di circa il 6% ogni chilometro di altezza, quindi è importante in montagna usare protezioni “ultra” e munirsi di lenti fotocromatiche per proteggere gli occhi.

I fattori climatici come il vento e l’umidità aumentano l’intensità delle radiazioni solari. Quando il cielo è completamente coperto dalle nubi, i raggi ultravioletti raggiungono la cute per il 50%. Il cappello è un valido mezzo per proteggere testa, viso e collo. Il foulard evita dolorose scottature al décolleté. Sono disponibili tessuti con fattore di protezione calcolato, ma basta anche orientarsi su tessuti a trama fitta e più scuri per avere una protezione efficace.
Per la zona oculare e peri-oculare è utile indossare gli occhiali da sole, oltre a stick formulati per quest’area così delicata.
Complementare alla protezione topica, c’è quella sistemica per fare affrontare alla pelle un’adeguata esposizione. Una giusta alimentazione ricca di alimenti colorati (carota, pomodoro, melone, eccetera) è già sufficiente, ma esistono prodotti di sintesi a base di beta-carotene, selenio, luteina, licopene, vitamina E che, assunti per via orale almeno un mese prima dell’esposizione e con regolarità, garantiscono una certa protezione nei confronti dei raggi Uv, aumentando la tolleranza della pelle ai raggi solari e neutralizzando i radicali liberi.
L’abitudine di trascorrere weekend al sole induce un impatto più violento delle radiazioni sulla pelle. E’ una cattiva abitudine quella di volersi abbronzare in poco tempo, specie quando si arriva stanchi dopo una settimana di lavoro.
Il sole ha un’azione immunosoppressiva sulla cute, per questo alcune infezioni virali come l’herpes simplex (febbre del labbro) si scatenano maggiormente al sole.
È necessario valutare, prima di esporsi ai raggi solari, l’eventuale assunzione di farmaci che possono scatenare reazioni di fotosensibilizzazione. Tra questi, antidepressivi, diuretici, alcuni antibiotici, antistaminici che possono dare origine a macchie, eritemi, orticaria, fino a vere e proprie ustioni.

La fotosensibilità si può presentare secondo due modalità differenti: si può avere una reazione “fototossica” con macchie, eritemi, vescicole e bolle, prurito e bruciore, se viene interessata la cute direttamente esposta al sole. Si parla di reazione “fotoallergica” quando compaiono gli stessi fenomeni cutanei, ma viene coinvolto il sistema immunitario, interessando anche il resto del corpo e non solo le zone fotoesposte.

L’uso delle terapie ormonali può indurre risposte anomale della pigmentazione, fenomeno conosciuto come “melasma” e caratterizzato da inestetiche macchie brune che possono insorgere sulla fronte, guance, prolabio, décolleté e sulla superficie anteriore degli avambracci.
In gravidanza bisogna fare ancora più attenzione al sole perché è più alto il rischio di macchie scure. Si tratta della cosiddetta maschera gravidica o cloasma gravidico, provocato da variazioni ormonali che inducono i melanociti a produrre una maggiore quantità di melanina.

Se si applicano sostanze come deodoranti, dopobarba, lacche, profumi, possono comparire sulla pelle macchie scure, creando in estetismi permanenti di ostica rimozione.

In seguito a trattamenti di peeling, laser, microdermoabrasioni, interventi chirurgici nelle zone fotoesposte, è consigliabile evitare l’esposizione solare. Gli ultravioletti possono, infatti, scatenare una pigmentazione irregolare che fa scurire (ipercromie) o schiarire (ipocromie) le aree interessate.
Anche dopo le cerette depilatorie è importante non esporsi al sole e mantenere nei giorni successivi un valido schermo ad alta protezione.
In caso di patologie cutanee infiammatorie, come l’acne o in caso di dermatiti caratterizzate da iperseborrea, è utile adottare prodotti senza grassi e non occlusivi.

 

Fonte: http://mediagallery.comune.milano.it/cdm/objects/changeme:22527/datastreams/dataStream4311246801728603/content

Sito web da visitare: http://mediagallery.comune.milano.it

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