Ipertensione

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Ipertensione

L’IPERTENSIONE ARTERIOSA

Dott. Roberto Reginelli

  1. L’Ipertensione è un disturbo diffuso?

 

L’ipertensione arteriosa consiste nell’aumento della pressione che il sangue esercita sulla parete delle arterie del corpo; ad esempio, nelle arterie omerali (quelle delle braccia), valori uguali o superiori rispettivamente a 90 mm di mercurio per la pressione diastolica (cosiddetta minima) e/o uguali o superiori a 140 mm di mercurio per la pressione sistolica (cosiddetta massima) costituiscono “ipertensione arteriosa”.
Di per sé, quindi, l’ipertensione è uno stato fisiopatologico, che può anche essere asintomatico e, quindi, passare inosservato, ma che rappresenta uno dei maggiori fattori di rischio di malattie cardiache e vascolari.
Il riscontro di valori pressori superiori a quelli che l’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce come normali è molto frequente: studi effettuati su vaste popolazioni di paesi industrializzati hanno permesso di rilevare uno stato ipertensivo nel 7 % dei ragazzi tra i 6 e i 17 anni, nel 9 % dei soggetti tra 18 e 24 anni, nel 18 - 30 % degli adulti tra i 25 e i 40 anni, nel 60 % degli ultraquarantenni, nel 75 % degli anziani ultrasettantacinquenni.
Per fortuna, nel 60 - 80 % dei casi, si tratta di ipertensione definita come “lieve”, ma che rappresenta tuttavia un importante fattore di rischio.

 

  1. Ne soffrono più gli uomini o le donne?

Nella razza bianca vi sono più ipertesi tra gli uomini; il contrario si osserva nella razza nera, specie nelle età più avanzate.

  1. Può essere ereditaria?

 

Sicuramente nella patogenesi (sviluppo) dell’ipertensione arteriosa entrano in gioco sia fattori genetici (quindi anche fattori ereditati dai genitori, come alcuni meccanismi biochimici cellulari, una particolare reattività di certi sistemi neurologici e endocrini, la produzione di alcuni ormoni anomali, l’alterata funzione dei tubuli renali, eccetera), sia fattori ambientali (ad esempio la dieta, l’uso di contraccettivi orali, il fumo, la sedentarietà, lo stress).
A proposito di fattori genetici, è nota a tutti la relazione esistente tra obesità, diabete mellito, aumento dei grassi nel sangue e ipertensione “essenziale”.

  1. Qual’è l’età critica in cui si può manifestare?

 

Come si è detto, la prevalenza (e l’incidenza) dell’ipertensione aumenta progressivamente con l’aumento dell’età: dopo i 40 anni c’è un brusco incremento dei casi, in particolare fra gli uomini.
Bisogna precisare che nei giovanissimi sono di più frequente riscontro gli stati ipertensivi “secondari” a una malattia nota e potenzialmente eliminabile, (come malattie endocrine, cioè delle ghiandole, o malattie renali ovvero delle grosse arterie); negli adulti e negli anziani, invece, prevale l’ipertensione “essenziale” o “primaria”, quella di cui non è nota una causa specifica; quest’ultimo è il tipo di ipertensione più frequente, costituendo il 90 % circa dei casi.

  1. Ogni quanto è bene sottoporsi ad un controllo medico?

 

Poiché l’ipertensione è molto comune e può essere presente, anche nei giovani, in modo asintomatico per molti anni, ma finisce poi col favorire gravi malattie, è necessaria un’opera di prevenzione da attuarsi con la semplice periodica misurazione dei valori pressori.
Eminenti Studiosi ritengono che, a partire dai tre anni di età, tutti debbano sottoporsi a un controllo della pressione e, per gli individui al di sopra dei 18 anni, consigliano controlli da ripetere ogni 1 o 2 anni se i valori risultano normali (cioè fino a 139/89 mm Hg, anche se vengono “raccomandati” valori attorno a 120/80 mm Hg !), meglio ogni anno se i valori sono “al limite” della normalità, ogni due mesi in caso di ipertensione “lieve”, ogni mese se l’ipertensione è di grado “medio”, ogni settimana se si ha a che fare con una ipertensione “grave”.

  1. I contraccettivi orali sono controindicati per chi soffre di ipertensione?

 

I contraccettivi orali possono rappresentare addirittura una causa di ipertensione arteriosa, attraverso la ritenzione di sale, l’espansione della massa liquida del sangue, l’aumento dell’insulina circolante. Circa il 5 % delle donne che usano questi farmaci sviluppa ipertensione entro 5 anni. Tale stato patologico può mantenersi anche dopo la sospensione della “pillola” e può aggravarsi, contribuendo, magari in associazione al fumo, all’ipercolesterolemia e all’obesità, all’incremento della mortalità cardiovascolare nelle giovani donne.

  1. E gli antidepressivi?

 

Alcuni di questi farmaci, soprattutto quelli appartenenti alla categoria degli inibitori della monoaminoossidasi (IMAO), specie se associati a altri antidepressivi (triciclici) o a diete ricche in tiramina (formaggi), possono dare gravissime crisi ipertensive e anche morte per collasso cardiocircolatorio. Ma non si usano quasi più!

  1. Quali conseguenze provoca l’ipertensione sulle arterie?

 

Un persistente aumento della pressione del sangue nelle arterie determina, inizialmente, una contrazione reversibile della muscolatura delle arteriole, tendente a ridurre il lume vasale e, quindi il flusso; in seguito, compare ipertrofia della componente muscolare della parete arteriosa, con ispessimento della parete stessa, riduzione spesso permanente del lume vascolare e rigidità parietale e, di conseguenza, aumento delle resistenze al flusso di sangue e ulteriore incremento della pressione. L’ipertensione, inoltre, danneggiando le funzioni del rivestimento interno delle arterie (endotelio), accelera quel processo di degenerazione dei vasi sanguigni chiamato arteriosclerosi, che comporta la progressiva ostruzione (parziale o totale) delle arterie, con maggiore compromissione della circolazione del sangue e, quindi, del nutrimento dei vari organi, nonché sovraccarico di lavoro per il cuore. L’ipertensione è uno dei più importanti fattori di rischio cardiovascolare: essa, cioè, è strettamente associata alla comparsa di malattie cardiache (angina pectoris, infarto miocardico, ipertrofia cardiaca, insufficienza cardiocircolatoria) e vascolari (ictus cerebrale ischemico o emorragico, arteriopatia ostruttiva degli arti inferiori, aneurismi aortici, con tutte le loro complicanze). Essa è anche causa di gravi danni a altri organi “bersaglio”, quali, ad esempio, i reni (insufficienza renale cronica e aggravamento dell’ipertensione stessa) e le retine oculari (retinopatia ipertensiva e cecità).

  1. Come giocare d’anticipo?

 

E’ proprio il caso di “giocare d’anticipo”, cioè di prevenire la comparsa di ipertensione, quando possibile, oppure prevenire o ridurre i danni che l’ipertensione può causare.
Prevenire l’ipertensione è difficile, soprattutto considerando che, nella maggior parte dei casi, essa è determinata da tanti fattori, non tutti noti, che interagiscono tra loro. Se, per ora, non è possibile eliminare le cause genetiche, è comunque auspicabile la riduzione o l’eliminazione dei fattori ambientali: stress, fumo, farmaci potenzialmente rischiosi, dieta ricca di sale aggiunto, sedentarietà. Merita una particolare sottolineatura la lotta all’obesità.
Quanto alla profilassi dei danni dovuti all’ipertensione, oggi si può fare molto, ovviamente prima che essi si siano instaurati: il controllo medico periodico, la diagnosi precoce, una terapia efficace non farmacologica (dieta, training autogeno, attività motoria, stile di vita) e farmacologica, insieme all’eliminazione di altri fattori di rischio vascolare (soprattutto il fumo), sono i capisaldi di tale prevenzione.

 

  1. Come tenere sotto controllo la pressione?

Con periodiche visite e controlli medici, cadenzati come suggerito in precedenza. Oggi esiste la possibilità di misurare la pressione arteriosa anche a domicilio, con utili apparecchiature elettroniche o con i tradizionali e sicuri strumenti a mercurio. Quando necessario, è anche possibile fare una registrazione dei valori pressori per 24 - 48 ore, in modo incruento, durante le normali attività quotidiane, memorizzando i dati per mezzo di piccoli computer da portare con sé.
Colgo l’occasione per ricordare che la misurazione della pressione richiede tutta una serie di accortezze che il Medico Curante sarà ben lieto di insegnare a ogni suo Paziente.

  1. Nelle donne in attesa l’ipertensione può costituire un problema serio?

 

In gravidanza si distingue l’ipertensione cronica, cioè l’ipertensione preesistente, insorta prima della gravidanza, dall’ipertensione gestazionale, cioè quella indotta dalla gravidanza, che compare nell’ultimo trimestre o immediatamente dopo il parto, a causa di difetti di perfusione uteroplacentare (pre-eclampsia).
In entrambi i casi si possono avere gravi conseguenze.

  1. Quali conseguenze?

 

L’ipertensione cronica può portare a ritardo della crescita fetale, a minaccia d’aborto, a eclampsia. Essa può anche aggravarsi dopo ogni gravidanza.
L’ipertensione gestazionale o pre-eclampsia può sfociare nell’eclampsia, cioè un quadro clinico gravissimo, a rapido sviluppo, caratterizzato da edema cerebrale, convulsioni, coma, danni renali, epatici, cardiaci, turbe della coagulazione con sindrome emorragica, talora morte materna e fetale.

  1. E’ più pericoloso l’innalzamento della minima o della massima?

 

A parte il fatto che spesso aumentano contemporaneamente sia la pressione sistolica (massima) che la diastolica (minima), sempre maggiori esperienze permettono di affermare che entrambi i tipi di ipertensione, quindi anche l’ipertensione sistolica isolata (che si rileva in molti anziani) sono associati a un aumento del rischio vascolare.

  1. Quali regole alimentari deve seguire il soggetto affetto da ipertensione?

 

Nell’iperteso è indicata una dieta che permetta di mantenere un peso ideale (o di ridurre il sovrappeso, se esiste obesità), con diminuita quota lipidica (soprattutto riduzione dei grassi animali, potenzialmente dannosi per le arterie), con molta frutta, verdura e ortaggi ricchi di potassio (a meno che non esista una tendenza all’iperpotassiemia, ad esempio per insufficienza renale cronica) e, in certi casi, con ridotta quota di sodio (senza aggiunta di sale da cucina). Possono risultare utili anche cibi ricchi di calcio e magnesio. Modiche quantità di vino (uno o due  bicchieri al giorno) sono ammesse. Da ridurre, meglio eliminare, il caffè. Da evitare l’abuso di liquirizia: mangiarla tutti i giorni, più volte al giorno, può portare all’ipertensione.

  1. In quale tipo di ambiente è preferibile andare in vacanza (alta montagna o mare)?

 

La vacanza, se non è fonte di stress, rappresenta anch’essa una forma di terapia dell’ipertensione. Certo, è bene stare lontani dalle situazioni estreme, affaticanti, quelle condizioni che sottopongono l’organismo (e, in particolare, l’apparato cardiovascolare) a un impegno gravoso.
Quindi non consiglierei a un iperteso una prolungata permanenza in alta montagna (al di sopra dei 1200 - 1500 mt di altitudine) e neppure un soggiorno in ambienti di mare particolarmente affollati e chiassosi e proibirei gli sforzi fisici eccessivi e le situazioni caratterizzate da repentini sbalzi di temperatura. Sarei invece favorevole a vacanze tranquille, riposanti, arricchite da passeggiate a piedi (meglio se a “passo veloce”) o in bicicletta o brevi nuotate, evitando le ore più calde del giorno.
Devo precisare che questi sono consigli generici, che possono non valere per singoli casi: ognuno dovrà ascoltare il parere del proprio Medico Curante.

  1. Quali effetti può provocare l’alta temperatura estiva?

 

Lo “stress” termico può scatenare crisi ipertensive; più spesso, il caldo, favorendo la vasodilatazione e la perdita di liquidi col sudore, induce ipotensione arteriosa, anche sintomatica, con sensazione di confusione in testa, pseudovertigini e vere e proprie sincopi (svenimenti). Queste ultime sono talora precipitate dall’uso di farmaci ipotensivanti (ad esempio i diuretici, soprattutto negli individui anziani).

  1. Si può guarire dall’ipertensione?

 

Se per guarigione si intende la scomparsa dello stato ipertensivo, così da non dover più usare alcun provvedimento terapeutico, direi che ciò è possibile molto raramente e, soprattutto, nelle forme di ipertensione secondaria, come quelle legate a certe malattie endocrine o a alterazioni delle arterie renali: eliminata la causa (ad esempio intervenendo chirurgicamente su una porzione di ghiandola ammalata o su una arteria renale parzialmente ostruita), l’ipertensione scompare.
Ma, nella maggior parte dei casi, l’ipertensione è uno stato fisiopatologico cronico, con il quale il Paziente deve convivere. Per fortuna, le terapie non farmacologiche e i farmaci antiipertensivi moderni permettono di ottenere buoni risultati, spesso con ottima adesione del Paziente al trattamento e una qualità di vita normale.

 

 

 

 

Fonte: http://www.medinterna.it/DocumentiOlogie/1021858809/L'Ipertensione_arteriosa.doc

Sito web da visitare: http://www.medinterna.it

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