Digestione assorbimento nell’intestino crasso

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Digestione

 

I processi, che ci permettono l’assimilazione dei cibi, sono costituiti da decine di reazioni chimiche concatenate le une alle altre, che nel loro insieme prendono il nome di digestione. Il cibo viene classificato in proteico, lipidico ed amidaceo. Una forchettata di spaghetti richiede una diversa elaborazione chimica rispetto ad un cucchiaio di zucchero, anche se entrambi sono alimenti caratterizzati dall’alta percentuale di carboidrati. Anche i risultati sono diversi: gli spaghetti (prevalenza di carboidrati complessi) inducono ad una medio/bassa risposta dell’insulina (indice glicemico di circa 60), lo zucchero (saccarosio), viceversa ha un indice glicemico di 138 e di conseguenza un’elevatissima risposta insulinica. Occorre tener presente che, quando si parla di alimenti proteici, grassi o amidacei, considerato che la gran parte dei cibi contengono almeno due dei tre macronutrienti, si intende indicare quelli che sono caratterizzati dall’alta percentuale di proteine, di grassi e di carboidrati pur possedendo le altre sostanze in proporzioni inferiori.
La digestione, che ha il compito di trasformare i principi alimentari in modo che, giunti nell’intestino tenue, possano essere assimilati, si realizza nella cavità orale, nello stomaco e nella prima parte dell’intestino tenue.
Nella cavità orale gli amidi subiscono una prima scissione in carboidrati più semplici grazie all’enzima ptialina, contenuto nella saliva. Il boccone lubrificato e appallottolato (bolo) viene spinto dalla lingua verso la faringe (deglutizione) e quindi attraverso l’esofago giunge nello stomaco.
Nello stomaco le proteine subiscono una parziale disgregazione per mezzo del succo gastrico e dell’acido cloridrico. Qui vi è la formazione di una poltiglia (chimo) che, attraverso il piloro (anello muscolare che funziona come una valvola), passa nell’intestino tenue. I tempi di permanenza nello stomaco variano in base alla quantità e alla natura dei cibi ingeriti, si può arrivare anche a più di sei ore.
Nell’intestino tenue (lungo negli adulti circa 7 metri con un diametro di 3/4 cm) avviene la trasformazione del chimo in chilo.
Nella prima parte dell’intestino tenue, il duodeno, la decomposizione dei carboidrati, delle proteine e dei grassi viene completata quasi del tutto, grazie all’intervento degli enzimi contenuti rispettivamente nel succo pancreatico e intestinale.
La scissione definitiva avviene nella seconda parte dell’intestino tenue, il digiuno, per mezzo degli enzimi contenuti nelle pareti dei villi che tappezzano l’intestino. I villi sono minuscole escrescenze di forma conica, alte circa 1 mm, all’interno delle quali passano i capillari e un vaso linfatico. Nei villi, quindi, si conclude la digestione dei principi alimentari, che da questo momento chiameremo più propriamente principi nutritivi, e se ne attua l’assorbimento.
Il processo digestivo viene portato a compimento nella parte terminale dell’intestino tenue, l’ileo, e nell’intestino crasso (cieco, colon, sigma e retto). I residui della digestione, nel retto, si arricchiscono di muco che ne favorisce l’espulsione attraverso l’ano. Gli avanzi intestinali di un pasto vengono mediamente eliminati per un terzo dopo 24 ore, per due terzi dopo 48 ore e completamente dopo 96 ore.

Fonte: http://www.myskarlet.altervista.org/Scuola/Digestione.doc

Sito web da visitare: http://www.myskarlet.altervista.org

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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