Faringe apparato digerente

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Faringe apparato digerente

 

 TRATTO GASTRO-ENTERICO   

L’attività motoria del tubo digerente favorisce la digestione e l’assorbimento del cibo e il trasporto, in senso aborale, dei residui alimentari fino all’espulsione finale.
L’attività motoria del tratto gastrointestinale deve fornire al cibo, a ogni livello, una propulsione adeguata alla sua viscosità e alle sue caratteristiche fisiche.

Il tubo digerente è costituito da tratti funzionalmente distinti

  • l’esofago,
  • lo stomaco,
  • l’intestino tenue,
  • l’intestino crasso.

Ognuno di questi possiede una propria caratteristica attività motoria, anche se tutti sono strutturalmente simili.

La parete del canale alimentare è costituita da una tonaca muscolare che consta di uno strato longitudinale e uno circolare interno; all’interno della tonaca muscolare vi è la sottomucosa, limitata dalla muscolaris mucose, e quindi la mucosa che riveste l’intestino.

La particolare attività motoria dei diversi tratti del canale alimentare rende possibile lo svolgimento di funzioni specializzate:

  • l’esofago, per esempio, trasporta frammenti di cibo ingerito,
  • lo stomaco immagazzina, digerisce e tritura il cibo trasformandolo in minute particelle che poi libera ô
  • nell’intestino tenue dove avviene la digestione e l’assorbimento.
  • il colon, grazie alla sua particolare attività motoria assorbe l’acqua endoluminale rendendo i residui alimentari di consistenza solida.

I diversi tratti del canale alimentare sono separati da:

  • sfinteri  che agiscono come valvole unidirezionali, permettendo soltanto un flusso anterogrado ( in avanti ).

La motilità gastrointestinale è regolata da fattori nervosi e ormonali.

Innervazione estrinseca ( SNA):

Il tratto gastrointestinale possiede una innervazione estrinseca, attuata da fibre
appartenenti al sistema nervoso simpatico e al parasimpatico.

- Orto = l'innervazione simpatica è attuata da fibre che originano nel midollo spinale, nel tratto compreso fra i segmenti T5 e L2. Le fibre pregangliari, dopo aver lasciato il midollo, raggiungono i gangli prevertebrali e paravertebrali, dove sono localizzati i corpi cellulari dei neuroni postgangliari.
Le fibre di quest'ultimi seguendo i vasi si distribuiscono a tutti i segmenti del tratto digerente, terminando principalmente sui neuroni del sistema nervoso enterico.

 

 

 

L'attivazione dei nervi simpatici esercita, di norma, un effetto inibitorio della peristalsi
Alcune fibre simpatiche innervano i vasi sanguigni del tratto digerente, sui quali hanno una azione vasocostrittrice.
Altre fibre simpatiche innervano le strutture ghiandolari contenute nella parete intestinale.

- Para Ü all'innervazione parasimpatica del tratto gastrointestinale, partecipano le sezioni craniali e sacrali del parasimpatico.
L'innervazione parasimpatica craniale è fornita dai nervi vaghi.
I vaghi provvedono ad innervare estesamente il tratto gastrointestinale fino al colon trasverso.
Il parasimpatico sacrale tramite i nervi pelvici va ad innervare la metà distale dell'intestino crasso.
Tutte queste fibre sono pregangliari, colinergiche e terminano sulle cellule gangliari dei plessi mienterico e sottomucoso, i cui assoni innervano le fibrocellule muscolari lisce e le cellule secernenti del tratto gastrointestinale.

In genere, l'attività parasimpatica stimola l'attività motoria e secretoria del tratto digerente.

Ma:
il tubo digerente possiede un suo sistema nervoso intrinseco, denominato sistema nervoso enterico, che svolge un ruolo molto importante nel coordinare le attività motorie e secretorie di tale apparato, com'è dimostrato dall'osservazione che in seguito a sezione dei nervi simpatici e parasimpatici tali funzioni non si alterano significativamente, bensì divengono più “grossolane” o meno regolate.

La muscolatura liscia dell'apparato gastrointestinale ha un'attività elettrica pressoché continua.

Le attività meccaniche che avvengono nelle diverse parti del tratto gastrointestinale sono:
-    masticazione,

  • deglutizione,
  • motilità gastrica.
  • motilità intestinale.

Masticazione:

la masticazione è un'attività volontaria, che ha lo scopo di ridurre il volume dei frammenti di cibo a dimensioni che ne permettono la deglutizione e di mescolare il cibo con la saliva in modo da mettere a contatto l'amido contenuto in esso con l'amilasi salivare.
In assenza di movimenti masticatori la bocca rimane chiusa per l'azione tonica dei muscoli striati elevatori della mandibola che si oppongono alla forza di gravità.
L'inibizione dei motoneuroni del trigemino che innervano questi muscoli è un atto volontario che dà inizio alla masticazione; essa è associata all'eccitazione dei motoneuroni che innervano i muscoli che abbassano la mandibola.
Le tappe successive possono svolgersi per via riflessa.

 

 

 

Deglutizione:

La deglutizione è un insieme di movimenti che iniziano con un atto volontario e sono completati con meccanismi puramente riflessi.

Si divide in tre stadi: orale, faringeo ed esofageo.

  • stadio orale (o volontario) Ü il bolo posto sul dorso della lingua viene compresso contro il palato duro e quindi spinto verso il cavo faringeo dalla contrazione volontaria dei muscoli della lingua;

 

  • stadio faringeo Ü legato a meccanismi puramente riflessi. La componente volontaria della deglutizione termina quando il bolo arriva a contatto con aree riflessogene situate in prossimità dell'apertura del faringe. Arco riflesso Ü gli impulsi sensoriali che nascono in queste aree vengono trasmessi ad alcune regioni del bulbo, le quali, insieme ad altre regioni della porzione caudale del ponte, costituiscono l'area di integrazione centrale della deglutizione, area che viene collettivamente designata come "centro della deglutizione". Dal centro della deglutizione partono impulsi motori che decorrono in vari nervi cranici e raggiungono la muscolatura della faringe e della porzione superiore dell'esofago. Il passaggio del bolo nella laringe e quindi nella trachea viene reso impossibile dalla chiusura della glottide. In tal modo resta aperta al bolo la sola via dell'esofago. La contrazione dei muscoli faringei si aggiunge a quella dei muscoli della lingua e spinge il bolo nell'unica direzione possibile.
  • stadio esofageo Ü l'esofago è separato dalla faringe dallo sfintere faringo-esofageo, ed è chiuso a livello della giunzione con lo stomaco dallo sfintere esofageo inferiore. Lo sfintere faringo-esofageo è chiuso, in condizioni di riposo, per l'azione di sole forze elastiche. Tali forze vengono vinte durante la fase faringea della deglutizione da movimenti verso l'alto della laringe e dell'osso ioide.

Quando la parte superiore dell'esofago viene distesa dal bolo alimentare partono onde di contrazione discendenti a carattere propulsivo, dette onde peristaltiche. Lo sfintere esofageo inferiore si apre quando viene raggiunto da un'onda peristaltica esofagea.

Motilità gastrica

 

La motilità dello stomaco ha, fondamentalmente, lo scopo di:

  • consentire l'utilizzazione dello stomaco come serbatoio delle grosse quantità di cibo ingerito,
  • di mescolarlo con le secrezioni gastriche, per permettere l'inizio della digestione,
  • svuotare il contenuto gastrico nel duodeno.

Lo stomaco è la parte più dilatata del tratto intestinale; in esso si distinguono tre parti:

  • il fondo,
  • il corpo
  • l'antro che è in rapporto con il duodeno per mezzo del piloro.

 

 

Lo stomaco presenta una innervazione, alla quale concorrono sia i nervi estrinseci sia i neuroni del sistema enterico ( neuroni del plesso mioenterico e sottomucoso ).
Gli assoni delle cellule dei plessi innervano sia le cellule muscolari che le cellule secernenti.

L'innervazione parasimpatica dello stomaco è affidata a fibre del nervo vago, mentre l'innervazione simpatica deriva da fibre provenienti dal plesso celiaco.
In genere, l'attivazione dei nervi parasimpatici stimola l'attività motoria, mentre l'attivazione delle fibre simpatiche la inibisce.

Numerose fibre afferenti lasciano lo stomaco decorrendo nei nervi vaghi ed in misura minore nei nervi simpatici Ü alcune trasportano informazioni relative alla pressione intragastrica, alla distensione e al pH dello stomaco.

All'arrivo di un'onda peristaltica lo sfintere esofageo inferiore si rilascia per via riflessa.
Tale rilasciamento è seguito da un rilasciamento del fondo e del corpo dello stomaco.
Gli strati muscolari del fondo e del corpo sono piuttosto sottili, pertanto, le contrazioni di queste regioni sono alquanto deboli.
Le contrazioni gastriche iniziano a metà del corpo e si dirigono verso il piloro, e man mano che  si avvicinano alla giunzione gastroduodenale aumentano di forza e di velocità, pertanto la maggior attività di rimescolamento si svolge nell'antro.
Durante la permanenza nello stomaco il cibo viene agitato col succo gastrico, fino a formare il chimo, una sostanza densa e lattiginosa, che viene immessa nel duodeno.
Le contrazioni dell'antro, oltre alla funzione di rimescolare il contenuto gastrico, hanno la funzione di spingerlo "a getti" nel duodeno.

Regolazione

 

I processi che regolano lo svuotamento gastrico, che ha inizio da 2 a 6 ore dopo un pasto, a seconda della quantità e della qualità del cibo, sono sia nervosi che umorali.
La velocità di svuotamento gastrico è regolata da molteplici meccanismi, i quali permettono il trasferimento del chimo nel duodeno ad una velocità adeguata alla sua capacità digestiva.
Lo stomaco è separato dalla prima porzione del duodeno dal piloro, che si comporta, dal punto di vista fisiologico, come uno sfintere.
Il piloro è riccamente innervato da fibre nervose d'origine sia vagali che simpatiche.
L'attivazione delle fibre simpatiche aumenta l'intensità della contrazione dello sfintere, mentre l'attivazione delle fibre vagali sembrano esercitare sulla muscolatura liscia del piloro sia effetti eccitatori sia effetti inibitori. La duplice azione delle fibre vagali è probabilmente in relazione con il neurotrasmettitore utilizzato: in particolare le fibre vagali che stimolano la contrazione del piloro utilizzano acetilcolina, mentre le fibre inibitorie utilizzano probabilmente il peptide intestinale vasoattivo.

 

 

 

La mucosa duodenale possiede recettori sensibili all'acidità, alla pressione osmotica ed al contenuto lipidico.

La presenza nel duodeno di soluzioni ipertoniche, di aminoacidi o peptidi, la riduzione del pH del contenuto duodenale al di sotto di 3.5 provocano il rallentamento dello svuotamento gastrico.

 

Motilità intestinale

Allo stomaco fa seguito l'intestino tenue che va dallo sfintere pilorico alla valvola ileo-cecale; esso viene suddiviso in:

  • duodeno,
  • digiuno
  • ileo.

I movimenti che avvengono nell'intestino sono movimenti di segmentazione, pendolari e movimenti peristaltici. Ad essi si aggiungono i movimenti dei villi.

Movimenti di segmentazione ( o di mescolamento ) Ü consistono in contrazioni della parete intestinale ad intervalli regolari che suddividono l'intestino in tanti segmenti.
Successivamente ciascun segmento viene suddiviso in due metà da nuove contrazioni anulari e ciascuna di esse confluisce in quella vicina, formando un nuovo segmento. Questi a loro volta vengono suddivisi in più parti, ciascuna delle quali poi confluisce nella parte limitrofa.
Il risultato di queste contrazioni ritmiche della muscolatura intestinale è unicamente quello di suddividere più volte ed in punti diversi il contenuto dell'ansa.
Questo tipo di movimento porta ad un continuo rimescolamento del contenuto intestinale, che favorisce i processi di digestione e di assorbimento.

Movimenti pendolari Ü il materiale rimasto dentro ai segmenti viene agitato e mescolato da movimenti ritmici della muscolatura longitudinale del segmento, detti di “ va e vieni ”.

Movimenti di peristalsi Ü sono movimenti di tipo progressivo che spingono punto a punto il materiale presente nel tratto digerente.

Regolazione

La contrazione della muscolatura liscia dell'intestino è controllata da vari meccanismi fisiologici: miogeni, nervosi intrinseci ed estrinseci ed ormonali.
E' certo che l'innervazione estrinseca non è indispensabile per l'attività motoria intestinale, infatti movimenti intestinali si osservano in tratti d'intestino separati dall'organismo e quindi sottoposti a completa denervazione estrinseca.

 

 

 

La frequenza dei potenziali d'azione che determinano l'attività contrattile dipende dalla eccitabilità delle cellule muscolari lisce dell'intestino, la quale a sua volta è influenzata da:

  • ormoni circolanti,
  • dal sistema nervoso enterico
  • dalla sistema nervoso autonomo ( nervi parasimpatici e simpatici ).

I nervi parasimpatici e simpatici rivestono un ruolo importante nel modulare l'attività contrattile delle fibrocellule muscolari lisce; le prime ne aumentano l'eccitabilità le seconde la inibiscono.

L'intestino crasso è l'ultima parte del tubo digerente. Va dallo sfintere ileo-cecale all'ano.
E' composto da:

  • cieco;
  • colon con le sue porzioni ascendente, trasverso, discendente, sigmoide;
  • retto che sbocca nel canale anale.

Lo sfintere ileo-cecale, di norma, rimane chiuso. Si rilascia in risposta alla presenza di onde peristaltiche nella parte terminale dell'ileo. Lo sfintere ileo-cecale è regolato prevalentemente dai neuroni del sistema nervoso enterico.
L'innervazione estrinseca dell'intestino crasso è attuata dal sistema nervoso autonomo.
L'innervazione parasimpatica pregangliare del cieco e del colon ascendente e trasverso origina dal nervo vago, mentre quella del colon discendente, sigmoideo, retto e canale anale è attuata dai nervi pelvici.
La stimolazione dei nervi simpatici provoca l'arresto dei movimenti del colon, mentre la stimolazione vagale induce la comparsa di contrazioni segmentarie nella porzione prossimale del colon. Infine, la stimolazione dei nervi pelvici provoca la comparsa di movimenti espulsivi del colon e contrazioni intense di alcuni suoi segmenti.
La maggior parte delle contrazioni della prima porzione dell'intestino crasso sono di tipo segmentario, adatte al rimescolamento del contenuto intestinale; tale azione di rimescolamento facilita l'assorbimento di sali e di acqua da parte dell'epitelio intestinale.
Caratteristici dell'intestino crasso sono i movimenti di massa, dovuti alla vigorosa contrazione della muscolatura di parti estese del colon. Grazie a queste contrazioni l'intero contenuto del colon trasverso può essere spinto nel colon sigmoide, dove si accumulano le feci in attesa della defecazione.
Il canale anale è normalmente mantenuto chiuso dagli sfintere anali, interno ed esterno.
Lo sfintere anale interno è costituito dall'ispessimento della muscolatura liscia circolare del canale. Lo sfintere anale esterno, localizzato più distalmente, è costituito da muscolatura striata ed è innervato da fibre motrici che decorrono nei nervi pudendi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ATTIVITA’ SECRETORIA

 

L'attività secretoria del sistema gastrointestinale consiste in una serie di processi mediante i quali le ghiandole associate al tratto gastrointestinale secernono acqua e molecole di varia natura.

Le ghiandole più importanti annesse al tratto gastrointestinale sono:

  • ghiandole salivari,
  • gastriche,
  • pancreas esocrino,
  • fegato.

Tali ghiandole versano i loro secreti o succhi digerenti nel cavo orale, nello stomaco e nel lume intestinale.
I succhi digerenti, che svolgono un ruolo molto importante nei processi digestivi, vengono secreti in maniera intermittente, quindi al momento più opportuno per lo svolgimento dei processi digestivi.

Ghiandole salivari:

le ghiandole salivari, i cui dotti sboccano nel cavo orale, sono:

  • la parotide,
  • la sottomascellare
  • la sottolinguale.

Le cellule secernenti si distinguono in base al tipo di secreto in sierose e mucose.
La parotide è una ghiandola sierosa, il cui secreto è un liquido acquoso e contiene un enzima digestivo, l'amilasi salivare o ptialina.
Le ghiandole sottomascellari e sottomucose sono ghiandole miste, infatti in essi sono presenti entrambi i tipi di cellule mucose sierose, la saliva secreta da tali ghiandole è dunque più viscosa a causa della presenza di mucine.
La saliva svolge l'importante funzione di lubrificare il bolo alimentare facilitandone in tal modo la deglutizione, e di proteggere gli epiteli del cavo orale. L'unica funzione digestiva della saliva è legata all'azione dell’amilasi sull'amido: questo enzima infatti trasforma l'amido in molecole di oligosaccaridi.

L'innervazione delle ghiandole salivari è affidata al sistema nervoso autonomo, simpatici e parasimpatico.

 

 

Ghiandole gastriche

La superficie dello stomaco può essere suddivisa, in base alla struttura delle sue ghiandole, in tre aree:

  • area delle ghiandole del cardia Ü situata immediatamente al di sotto dello sfintere esofageo inferiore, contengono prevalentemente cellule secernenti muco;
  • area delle ghiandole ossintiche Ü che occupa il fondo e parte del corpo dello stomaco, le ghiandole ossintiche sono costituite da
  • cellule mucose,
  • cellule parietali ( che secernono HCl ).
  • cellule principali ( che secernono la pepsina ).

 

  • area delle ghiandole piloriche Ü che corrisponde alla mucosa dell'antro pilorico. Tali cellule contengono cellule secernenti muco e le cellule G che secernano gastrina.

I costituenti principali del succo gastrico sono:

  • ioni,
  • acqua,
  • acido cloridrico,
  • pepsine,
  • fattore intrinseco
  • muco.

La composizione ionica del succo gastrico è piuttosto variabile, e lo ione cloro è il principale anione del succo gastrico.

Le pepsine sono un gruppo di proteasi secrete dalle cellule principali delle ghiandole ossintiche, e vengono secrete sotto forma di proenzimi inattivi, definiti pepsinogeni.
I pepsinogeni vengono trasformati in pepsina per azione dell'acidità gastrica. L'ambito ottimale di pH per l'azione della pepsina è molto basso, infatti esercita la sua massima attività ad un pH uguale od inferiore a 3. Le pepsine vengono inattivate non appena il contenuto duodenale viene neutralizzato.

Il muco gastrico è costituito da diverse macromolecole:

  • glicoproteine,
  • mucopolisaccaridi,
  • mucoproteine.

La secrezione di muco viene stimolata dall'applicazione di sostanze irritanti e dall'acetilcolina liberata dalle terminazioni nervose parasimpatiche nei pressi delle ghiandole gastriche.
Il muco forma un rivestimento sulla superficie luminale della mucosa proteggendola da possibili da traumi meccanici.
Anche la secrezione di HCO3- ( secrezione alcalina ) protegge la mucosa dall'azione lesiva della pepsina e dell'acido cloridrico.

 

 

Formazione di HCl:
Le cellule parietali attingono dal proprio metabolismo ossidativo la CO2 che viene idratata a H2CO3 da una carboanidrasi.
I prodotti terminali della secrezione sono H+ e HCO3- che scompaiono mano a mano che si formano.
Gli H+ vengono immessi nel lume della ghiandola per azione di una pompa H/K ATPasi situate sulla membrana apicale della cellula ossintica.
HCO3- fuoriesce dalla regione baso-laterale ( nel sangue ) seguendo i suoi gradienti elettrochimici e, in conseguenza di questo viene trasportato un anione Cl- nella direzione opposta.
Il cloro si accumula nella cellula parietale e successivamente passa nel lume ghiandolare a livello della membrana apicale, per azione di un sistema di trasporto facilitato.

Le cellule parietali secernono, inoltre, il fattore intrinseco, esso è una glicoproteina ed è essenziale per il normale assorbimento della vitamina B12.

Regolazione

 

La secrezione gastrica è regolata sia da meccanismi nervosi che da meccanismi ormonali.
E' noto che se lo stomaco si trova vuoto per qualche ora si ha una modica secrezione basale, mentre l'introduzione di cibo intensifica notevolmente la secrezione gastrica.
La distensione del corpo e del fondo dello stomaco da parte del cibo attiva i meccanocettori, che danni il via a dei riflessi sia vagali che centrali che si concludono con un aumento della secrezione di HCl.

Pancreas esocrino

Il pancreas esocrino secerne un succo nettamente alcalino e contenente enzimi, che versa nel duodeno.
Esso è una ghiandola alveolare composta, costituita da acini in cui sono raggruppate le cellule secernenti. Le cellule degli acini, presentano granuli caratteristici contenenti gli enzimi digestivi.

Il secreto delle cellule acinari passa nei dotti intercalati, tappezzati di cellule più piatte prive di granulazioni. I dotti intercalati confluiscono nei dotti interlobulari di maggiore dimensione e questi infine confluiscono in un unico dotto, il dotto pancreatico principale.
Il dotto pancreatico principale, unendosi al dotto coledoco si apre nella papilla duodenale maggiore.

Il succo pancreatico è costituito da:

  • una componente acquosa, ricca di bicarbonato
  • una componente enzimatica.

La componente acquosa viene secreta dalle cellule epiteliali dei dotti e dalle cellule centroacinose, essa ha concentrazioni di Na+ e di K+ simili a quella del plasma.
I principali anioni sono: HCO3- e Cl- ; i livelli di HCO3- sono piuttosto elevati e ciò rende il succo pancreatico fortemente alcalino, tuttavia il succo pancreatico è isotonico rispetto al plasma, infatti, l’elevata concentrazione di HCO3- è compensata da una minore concentrazione di CL-, in modo che la somma delle concentrazione dei due anioni resti costante.

 

 

Gli HCO3- vengono prodotti attivamente dalle cellule duttali a partire dalla CO2 proveniente dal sangue.  La CO2 viene idratata all'interno della cellula ad opera della carboanidrasi, ciò porta alla formazione di H2CO3 che si dissocia in H+ e HCO3-. I due prodotti finali della reazione scompaiono dalla cellula mano a mano che si formano, in direzioni inverse a quelle seguite nelle cellule parietali dello stomaco.
Gli H+ vengono versati nel sangue.
Gli HCO3- vengono versati nel lume del tubulo.

La componente enzimatica del succo pancreatico è costituita dalle proteine enzimatiche secrete dalle cellule acinari del pancreas.
I principali enzimi secreti dalla cellule acinari del pancreas sono:

  • proteasi,
  • lipasi
  • amilasi.

Attraverso l'intervento di tali enzimi il succo pancreatico opera in pratica la completa digestione dei glucidi, lipidi e protidi della dieta, ciò ne determina l'importanza fondamentale ai fini dell'utilizzazione dei principali costituenti alimentari.

Le più importanti proteasi del succo pancreatico sono la tripsina, la chimotripsina e la carbossipeptidasi. Esse vengono secrete in forma inattiva, chiamate nell'ordine: tripsinogeno, chimotripsinogeno e procarbossipeptidasi.
Le più importanti lipasi presenti nel succo pancreatico sono: la triglicerolo idrolasi, la colesterolo estere idrolasi e la fosfolipasi A2. Esse vengono secrete direttamente in forma attiva, ed hanno il compito di digerire i lipidi.
Il succo pancreatico contiene una alfa amilasi, che viene secreta in forma attiva e scinde l'amido in piccoli oligosaccaridi.

Regolazione

 

La regolazione della secrezione pancreatica è affidata a meccanismi nervosi ed ormonali.
La regolazione nervosa è operata dal sistema nervoso parasimpatico e simpatico.
La stimolazione di rami vagali diretti al pancreas aumentano la secrezione sia della componente acquosa che della componente enzimatico, mentre la stimolazione di fibre simpatiche inibisce la secrezione pancreatica, probabilmente per effetto della riduzione del flusso sanguigno diretto al pancreas.
La secretina e la colecistochinina sono gli ormoni più importanti nella regolazione della secrezione pancreatica. Tali ormoni vengono liberati dalla mucosa duodenale in risposta alla presenza di determinati prodotti nel contenuto duodenale.
Stimolante la secrezione pancreatica è anche la presenza di aminoacidi e di peptidi, nonché di acidi grassi e monogliceridi. Non è noto se tali sostanze agiscano stimolando la liberazione di ormoni tipo la secretina e la colecistochinina, oppure attivando recettori di neuroni sensibili, capaci a loro volta, di attivare in via riflessa la secrezione pancreatica.

 

ASSORBIMENTO DEI NUTRIENTI PRINCIPALI

L’assorbimento, il passaggio della molecola dal lume intestinale all’enterocita,
avviene con modalità diverse a seconda della natura del nutriente:

I glucidi e gli aminoacidi vengono riassorbiti tramite proteine carriers che funzionano con meccanismo di trasporto attivo secondario.

I trigliceridi vengono scissi dalle lipasi a acidi grassi e glicerolo.
Acidi grassi e colesterolo entrano nell’enterocita all’interno del quale vengono risintetizzati a trigliceridi. I trigliceridi che si sono riformati si aggregano in goccioline chiamate chilomicroni e come tali sono trasportati fuori dalla cellula per esocitosi.
I chilomicroni, date le dimensioni non possono entrare nei capillari del circolo portale ma vengono assorbiti dai vasi linfatici. I chilomicroni lasciano l’intestino con la linfa e attraverso il dotto toracico sono reimmessi nel torrente circolatorio

 

FEGATO

La bile può essere considerata un succo digerente poichè alcuni suoi componenti, gli acidi biliari, hanno importanza fondamentale nella digestione dei lipidi. Gli altri costituenti della bile sono sostanzialmente sostanze di rifiuti. Tali sono, ad esempio, i pigmenti biliari.

La bile è prodotta continuamente dagli epatociti del fegato e da questi secreta nei canalicoli biliari; questi sono sottilissimi canali che non hanno un rivestimento proprio, ma sono ad immediato contatto con le cellule epatiche.
I canali biliari sboccano nei dotti biliari interlobulari, che sfociano nel dotto epatico.
Il dotto epatico si unisce al dotto cistico, che drena la bile proveniente dalla cistifellea, e forma il dotto coledoco.
Il coledoco attraversa le pareti del duodeno per sboccare nella papilla duodenale maggiore.

Attorno all'orifizio di sbocco del coledoco è posto lo sfintere di Oddi, il cui stato di contrazione regola l'afflusso della bile nel duodeno.

I costituenti principali della bile sono:

  • sali biliari,
  • colesterolo,
  • lecitina,
  • pigmenti biliari.

Gli acidi biliari vengono sintetizzati negli epatociti a partire dal colesteroloÜ sono l'acido colico e l'acido chenodeossicolico, l'acido deossicolico e l'acido litocolico.
Gli acidi biliari sono coniugati con taurina ( e sono acidi forti) o con glicina ( acidi deboli ).
La maggior parte degli acidi biliari coniugati si trova in forma dissociata, questi dopo aver espletato le loro funzioni nel duodeno e nel digiuno, vengono riassorbiti attivamente nell'ileo.
Passati nel sangue portale, i sali biliari, ritornano al fegato, le cui cellule li captano rapidamente e li secernano nuovamente nella bile. In tal modo vengono recuperati circa il 98% dei sali biliari passati nell'intestino. Solo il 2% viene perso con le feci.
La funzione fisiologica dei sali biliari riguarda la digestione e l’assorbimento dei lipidi.
Essi, infatti, hanno una azione emulsionante, cioè tendenza a formare aggregati molecolari capaci di incorpare lipidi insolubili (colesterolo, acidi grassi, vitamine liposolubili) favorendone così la solubilizzazione in acqua.

I pigmenti biliari derivano dall'emoglobina dei globuli rossi e precisamente dal gruppo prostetico eme. Il gruppo prostetico viene trasformato in bilirubina per rottura degli anelli pirrolici.

Gli epatociti secernono nella bile fosfolipidi, in particolare, la lecitina.
Anche il colesterolo viene secreto nella bile, che costituisce pertanto la sua principale via di escrezione. Tali molecole, essendo insolubili in acqua, vanno a disporsi nelle micelle formate dagli acidi biliari.

La secrezione di elettroliti biliari ha molti punti in comune con quella che si ha nel pancreas.
Il prodotto più importante è l'anione HCO3- che si forma da CO2 del metabolismo ad opera della carboanidrasi. Tale anione conferisce al secreto la caratteristica alcalinità.

 

Regolazione

La secrezione della bile è un processo attivo; la sua regolazione è affidata a meccanismi nervosi ed ormonali.
La stimolazione del vago, aumenta notevolmente la secrezione biliare.
La secretina aumenta il flusso biliare senza aumentarne la secrezione dei sali biliari, per una azione sul passaggio dell'acqua nella bile e sulla secrezione di HCO3-.
Tali effetti sono dovuti ad una azione esercitata sulle cellule dei piccoli dotti biliari, e non alla stimolazione degli epatociti.

 

Fonte: ftp://www.rimini.unibo.it/Medicina/Infermieristica/Domeniconi/LezInf/11)%20Apparato%20gastro-enterico.doc

Sito web da visitare: ftp://www.rimini.unibo.it/Medicina/Infermieristica/Domeniconi/

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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