Gravidanza e parto

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Gravidanza e parto

 

DIAGNOSI DI GRAVIDANZA E MODIFICAZIONI DELL’ORGANISMO MATERNO IN GRAVIDANZA

La gravidanza modifica evidentemente le caratteristiche fisiche e non solo fisiche della donna.
Ci concentriamo su quelli che sono gli elementi che ci consentono di fare la diagnosi di gravidanza.; in realtà, è una trattazione un po’ scolastica che da un certo punto di vista è completamente superata dal fatto che, per fare diagnosi di gravidanza, esistono attualmente dei test semplici di gravidanza che dosano la gonadotropina corionica che è l’ormone specifico della gravidanza,  e che è presente solo in gravidanza nella donna o, molto raramente, in alcune condizioni patologiche della donna o dell’uomo, condizioni di neoplasia molto rare.
Questa trattazione, se volete un po’ scolastica e che comunque ritroverete nei principali testi, ci serve per capire nel contempo quelle che sono delle informazioni che riguardano le caratteristiche della donna in gravidanza. Quindi  non ci serve soltanto per approcciare la diagnosi di gravidanza:  la modalità più semplice con cui viene fatta è, in conseguenza di un ritardo mestruale o di  un sospetto di gravidanza,  l’esecuzione di un test che ci permette di verificare lo stato di gravidanza.
E’ preferibile che, oltre agli appunti e alle nozioni che potete trarre dalle diapositive, approcciate comunque un testo.

  1. SEGNI DI CERTEZZA POSITIVI

Cosa ci dà sicuramente la certezza della presenza di gravidanza? Vedrete poi l’impianto, l’annidamento, quando comincia il battito cardiaco fetale….
- Presenza del battito cardiaco fetale: naturalmente l’identificazione del battito cardiaco fetale non coincide con la sua presenza, perché l’identificazione del battito cardiaco fetale presuppone l’impiego di una strumentazione che necessariamente individua questo evento un po’ più tardi di quando compare.

  1. In realtà, la rilevazione più antica del battito cardiaco fetale è quella legata a una tecnica abbastanza diffusa in medicina che è l’auscultazione. L’auscultazione può essere fatta con un particolare stetoscopio che si chiamava stetoscopio di Pinard e che, oramai, è praticamente superato e che  poteva e può tuttora essere posizionato sull’addome della donna e rilevare la presenza del battito cardiaco fetale. Tipicamente la frequenza cardiaca fetale è caratterizzata da un ritmo più veloce rispetto alla frequenza dell’adulto e più simile a quella del neonato, del bambino-  tra i 120/ 160 battiti al minuto-  ed è differente da quella materna. Da questa semplice valutazione identifichiamo con certezza la presenza del feto. Il focolaio di auscultazione è variabile in base alla postura del feto, in base al dorso del feto, a dove è quello che si chiama focolaio di massima intensità che normalmente corrisponde al dorso fetale. Naturalmente dipenderà dalla posizione del bambino dall’epoca della gravidanza e dalla relazione che il feto contrae con l’addome, con l’utero materno.
  2. In realtà, molto prima della possibilità di auscultare il battito cardiaco fetale con uno stetoscopio è possibile rilevarlo con dei rilevatori a ultrasuoni che utilizzano l’effetto doppler. E questo può essere fatto anche a settimane inferiori: già dalla 10-12 settimana un rilevatore adatto a questo uso può identificare la presenza del battito cardiaco fetale, che ha le stesse caratteristiche che abbiamo detto.
  3. Ancor prima di queste metodiche, con gli ultrasuoni, con l’ecografia e non soltanto con un piccolo rilevatore doppler, è possibile identificare il battito cardiaco fetale che può essere rilevato già a partire dalla 5-6 settimana di gravidanza se vengono utilizzate delle particolari sonde, sonde transvaginali, che hanno un’elevata frequenza e raggiungono il viscere uterino da vicino, consentendo di individuare la presenza del battito cardiaco fetale già molto precocemente. Quasi contemporaneamente alla possibilità di visualizzare l’embrione, con l’embrione di lunghezza di 4-5 mm, possiamo già identificare la presenza del battito cardiaco fetale che è segno di certezza della gravidanza ( anche se, a questo punto, la certezza ce la fa l’identificazione di altri parametri, come la presenza del sacco gestazionale… ) e di avere anche delle informazioni sull’evoluzione favorevole che sta avendo la gravidanza. Lievemente più avanti nell’epoca gestazionale, attorno alla 7 settimana,  anche l’ecografia transaddominale è in grado di rilevare , oltre che a visualizzare la gravidanza, la presenza del battito cardiaco fetale. In realtà, l’ecografia ci dà dei segni di certezza della gravidanza anche se non di evolutività , anche prima dell’individuazione del battito cardiaco fetale.

Questa è solo la sequenza degli strumenti che ci permettono di identificare il battito cardiaco fetale: stetoscopio, effetto doppler, ultrasuoni.
In realtà, con l’auscultazione con stetoscopio, attraverso l’addome materno, del contenuto dell’utero, si possono percepire anche altri suoni: si può sentire il soffio del funicolo ombelicale, che è sincrono col battito cardiaco fetale e che ci dà più o meno la stessa informazione; il soffio uterino,  che è quello dei vasi uterini, che è sincrono col battito materno; si possono sentire anche i movimenti fetali che corrispondono a dei tonfi, a rumori sordi; la pulsazione aortica materna -anche questa va posta in diagnosi differenziale con il rilievo del battito cardiaco fetale perché può essere aumentata- ; poi si possono sentire normalmente, come anche al di fuori della gravidanza, i borborigmi intestinali. Quindi, l’auscultazione, negli ultimi mesi della gravidanza, ci dà una serie di segnali che possono essere molto variabili e dissimili tra loro e tra i quali, a volte, diventa più complesso riconoscere con precisione il battito cardiaco fetale. In realtà l’auscultazione nella semeiotica ostetrica, a parte l’auscultazione del battito cardiaco fetale, ha un’utilità abbastanza modesta: non è certo nell’esame ostetrico uno dei punti fondamentali su ci si concentra.
- Percezione dei movimenti attivi del feto: altro segno di certezza della gravidanza e più legato a eventi successivi nel corso della gravidanza è la percezione dei movimenti fetali. Naturalmente la donna percepisce i movimenti fetali più o meno sempre a partire dal 4-5 mese, poi progressivamente in modo più deciso e continuativo, e dopo la 20 settimana possono anche essere percepiti da un operatore: quindi, nell’ambito di una diagnostica di presenza di una gravidanza ci può anche essere questo segnale, che normalmente non è certamente quello che noi impieghiamo per fare la diagnosi di gravidanza. ( Esempio: questo vi può servire nel momento in cui vi trovate in una condizione molto particolare, in cui avete la percezione di una tumefazione addominale di origine incerta, di cui non sapete la natura; la donna magari non  è a conoscenza dello stato di gravidanza; voi avete il sospetto della gravidanza…: avendo in mano degli strumenti davvero banali quali l’auscultazione e la palpazione, se all’auscultazione sentite un rumore che corrisponde a una frequenza cardiaca che non è quella materna, e alla palpazione improvvisamente sentite un sobbalzo che non sapete cosa potrebbe essere, la diagnosi di gravidanza è presto fatta.  E, anche se questa è una condizione rara ed eccezionale, si deve avere la coscienza di quali sono gli strumenti banali e semplici che si hanno a disposizione per fare una diagnosi di gravidanza).
Naturalmente, anche la percezione dei movimenti fetali non è una percezione così scevra dalla possibilità di essere confusa con la palpazione di un utero che si contrae o di una parete addominale di un certo tono, magari lievemente aumentato.
- Visualizzazione ecografia della gravidanza: tornando invece a metodiche più evolute, come l’ecografia, ritorniamo a quello che dicevamo prima, cioè che, non soltanto la presenza del battito cardiaco fetale, ma la presenza stessa della gravidanza, ecograficamente documentabile, ci fa fare diagnosi di certezza.
In particolare, la diagnosi di gravidanza si fonda sulla visualizzazione del sacco gestazionale all’interno della camera ovulare che è visibile già dalla 4 settimana. Quindi, praticamente pochi giorni dopo il ritardo mestruale, possiamo avere la visualizzazione di una minuscola camera gestazionale all’interno del viscere uterino, e alla 5 settimana , come dicevamo, compaiono i primi echi embrionali: normalmente uno dei primi echi che si visualizzano è la presenza del sacco vitellino all’interno della camera gestazionale; e poi da qui in avanti la comparsa dell’embrione e la possibilità di individuare il battito cardiaco fetale. Queste informazioni ci danno anche segnali rispetto all’evolutività della gravidanza, e non soltanto rispetto al fatto che la gravidanza ci sia o no.

  1. SEGNI DI PROBABILITA’ O DI PROBABILE EVIDENZA

- Aumento del volume dell’addome materno e palpazione dell’utero: oltre i segni di certezza ci sono dei segni che ci danno una probabile evidenza, una probabilità che ci sia una gravidanza, e questo, tra tutti, è quello che dovete tenere più presente in generale nella vostra pratica clinica. Ogni volta cioè che c’è un aumento del volume addominale, a meno che non sia già nota la sua origine o che la gravidanza possa essere esclusa, non deve mai essere trascurata la possibilità che sia legato a una gravidanza.
In particolare, l’utero può essere palpato a livello addominale dopo la 12 settimana dal momento che, dopo la 11-12 settimana, l’utero fuoriesce e non è più contenibile all’interno dello scavo pelvico, e quindi è palpato al di sopra della sinfisi pubica. L’aumento del volume è tipicamente più pronunciato nelle pluripare;  osservabile più precocemente nell’ambito dei  primi mesi della gravidanza; la dimensione dell’utero è modificata anche dalla posizione della donna: l’osservazione in stazione supina piuttosto che eretta può darci informazioni anche differenti. Quindi, al momento in cui eseguiamo la palpazione addominale e sospettiamo o diagnostichiamo una tumefazione, questa diagnosi dobbiamo averla presente, tra le altre possibilità,  e non è la più remota evidentemente in una donna in età fertile.
- Modificazioni di forma, volume e consistenza dell’utero: tutto questo può essere apprezzato all’esplorazione vaginale, che fa parte di una diagnostica che è già confinata all’interno di sottoclassi di competenze mediche, e quindi non è lasciata al medico che in prima battuta incontra una paziente. Però anche questo lo diciamo per interesse storico, nel senso che quando non era disponibile il test di gravidanza né l’ecografia  o gli ultrasuoni , evidentemente questi segni, che potevano essere rilevati da parte di un medico esterno, che incontrava la donna con un sospetto di gravidanza, avevano una utilità e validità clinica che evidentemente si è persa nel tempo e costituiscono l’esito di una serie di eventi fisiologici che è interessante conoscere. In particolare, l’aumento del corpo uterino, che è progressivo e consensuale all’epoca gestazionale e che è un sistema semplice, indiretto e banale di rilevare informazioni sull’evoluzione della gravidanza , sull’accrescimento fetale e su alcune caratteristiche come il contenuto di liquido, la relazione del feto rispetto all’addome materno…
Oltre all’aumentare di dimensioni, l’utero subisce anche delle modificazioni della forma: le modificazioni iniziali conferiscono un certo grado di asimmetria al viscere uterino, che poi viene  perduto nelle settimane successive. In particolare, la possibilità di apprezzare una deformazione dell’utero nella gravidanza iniziale è chiamato segno di Piskaczek ed è uno dei segni che erano  descritti come segni presuntivi di gravidanza. Viceversa, un altro dei segni che clinicamente possono essere percepiti nella gravidanza iniziale è il segno di Hegar ( sulle diapo in alto a destra): questo segno è tipicamente legato alla diminuzione della consistenza dell’istmo uterino: l’istmo uterino, anche nella gravidanza molto iniziale, riduce la sua consistenza e alla  palpazione bimanuale, vaginale e addominale combinata, si ha questa percezione, come se ci fosse una separazione netta tra il corpo dell’utero - che viene palpato al di sopra della sinfisi pubica o anche all’interno della sinfisi pubica con la palpazione addominale che tende a raggiungere il fondo dell’utero- e la cervice – contemporaneamente percepita con l’altra mano-. Queste due strutture vengono percepite come se fossero separate  proprio per questa riduzione di consistenza dell’istmo. Anche questo è un segno presuntivo di gravidanza. Questi segni più che essere utilizzati da noi come presunzione della gravidanza sono volti a farci riconoscere delle modificazioni fisiologiche che stanno avvenendo.
- Contrattilità uterina: più avanti nella gravidanza, la comparsa di contrazioni uterine è un segnale possibile di gravidanza. Alla palpazione addominale l’utero, dopo la 20 settimana, quindi circa a metà della gravidanza, verso la 24 in modo più marcato, comincia ad avere una sua attività contrattile che può essere palpatoriamente apprezzata: sono contrazioni non dolorose, a intervalli irregolari, spontanee.
- Ballottamento delle parti fetali: il ballottamento del feto può essere ottenuto circa a metà della gravidanza; naturalmente è dipendente dalla relazione che il feto contrae con il liquido amniotico: è infatti  dato dal fatto che il feto può essere sballottato all’interno della cavità uterina nel liquido amniotico e quindi, la relazione liquido-feto, che tipicamente è a favore del liquido amniotico e, proprio a partire dalla metà della gravidanza e successivamente poi nel terzo trimestre, si riduce, ci consente di apprezzare questo segno.
- Positività del test endocrino per la gravidanza: la presenza dell’hCG nel plasma materno e la sua escrezione nelle urine è la base per i comuni test endocrini di gravidanza disponibili.  Sono test di inibizione dell’agglutinazione o con anticorpi monoclonali verso l’hCG, o verso l’intera catena dell’hCG o verso la subunità β. In base ai vari test abbiamo varie sensibilità e modalità con cui l’esito viene proposto: che sia come una positività/negatività piuttosto che in un altro modo, piuttosto che i banali test di gravidanza che hanno una possibilità di lettura ottica, per esempio.
Il principio su cui si fondano è la presenza di questo ormone. E’ fondamentale conoscere la sensibilità dei test perché questo ci consente di capire se è possibile diagnosticare la gravidanza anche in fasi iniziali; l’altro dato che può essere interessante è conoscere la differenza fondamentale che c’è tra un test che viene eseguito su sangue e uno sulle urine. La differenza  che i test delle urine hanno è che sono a basso costo e ci consentono di avere un’ informazione in termini di presenza o assenza di hCG al di sopra di un certo cut off: quindi, quello effettuato sulle urine è un test che può darci un risultato in termini ottici o in termini di positività o negatività, un test sì/no.
A differenza di questo, un test ematico, normalmente, prevede la possibilità di effettuare un dosaggio quantitativo dell’hCG: ma questo non ha  nessuna funzione clinicamente rilevante se l’obiettivo del nostro test è fare la diagnosi di gravidanza. Non abbiamo nessun motivo di effettuare un test su sangue che è anche più costoso, se non abbiamo, per esempio, l’obiettivo clinico di discernere tra una gravidanza che evolve piuttosto che una che non evolve, o tra una gravidanza normalmente impiantata in utero e una di cui abbiamo il sospetto che sia impiantata al di fuori dell’utero. Quindi, per fare una diagnosi di gravidanza è sufficiente il test sulle urine.
I test della farmacia hanno un’ottima sensibilità paragonabile a quella dei test ospedalieri; semplicemente, i vantaggi di quelli ospedalieri sono: avere un dato documentato, scritto, refertato, di positività rispetto ai test che possono essere acquistati in farmacia, e la garanzia del laboratorio, rispetto alla possibilità dell’altro test di essere scaduto, o non efficace, o danneggiato.

  1. SEGNI DI PRESUNZIONE

Arriviamo, da ultimo, ai segni di presunzione che servono a  indirizzare la nostra mente verso la gravidanza tutte le volte che ci imbattiamo in uno di questi. Quindi, nel momento in cui li osserviamo, non servono tanto a fare la diagnosi, ma da memoria,  possono cioè, insieme ad altre informazioni, farci sorgere il sospetto della gravidanza;  viceversa, serve conoscerli per rassicurare la donna tutte le volte che ce ne racconta uno piuttosto che un altro, che si tratta di un dato di normalità. La conoscenza  della fisiologia della gravidanza serve al medico ostetrico per monitorare l’evoluzione normale della gravidanza, che è un evento fisiologico; serve al medico stesso per rassicurare la donna che ciò che le sta accadendo è completamente all’interno di una condizione di normalità; serve anche al medico generico per questo stesso fine, cioè per dare un adeguato counceling a una donna che ha il sospetto che ciò che le sta accadendo sia o no normale; ma serve in generale a qualunque medico per interpretare correttamente i segni e sintomi di patologia di una donna in gravidanza. La conoscenza della fisiologia della gravidanza è indispensabile per affrontare qualunque problema che in gravidanza possa accadere.
- Amenorrea : tra i segni di presunzione c’è tipicamente l’amenorrea, che, se è il segno che la donna riferisce con più semplicità, da una parte, non necessariamente è segno di una gravidanza, e d’altra parte, l’assenza dell’amenorrea non ci deve rassicurare completamente sul fatto che la gravidanza non ci sia. In generale per utilizzare questo segno di presunzione bisogna considerare: le caratteristiche mestruali della donna; se è, per esempio, in allattamento, poiché la mestruazione può mancare ma il concepimento può avvenire; il fatto che anche in una gravidanza iniziale ci possono essere delle perdite ematiche che possono essere un segno di patologia o semplicemente un segnale dell’impianto avvenuto, quindi un segno parafisiologico; altre cause che modificano questo setting, per esempio l’assunzione di estroprogestinici, piuttosto che l’uso di anticoncezionali come il dispositivo intrauterino,ecc.; una storia di perdite ematiche magari legata ad altre condizioni; naturalmente ci possono essere anche altre cause di anovulazione che sono patologiche e che posso condurre alla amenorrea al di fuori della gravidanza .
- Modificazioni tipiche della gravidanza:
sono le modificazioni della ghiandola mammaria, che va incontro a modificazioni che sono uniche della gravidanza: cioè la donna che non ha gravidanze non raggiunge mai il grado di maturazione ultimo della ghiandola mammaria, che si evidenzia completamente soltanto con la gravidanza e con l’allattamento. La mammella aumenta di dimensioni, aumenta il suo trofismo, aumenta la vascolarizzazione, si modifica anche dal punto di vista istologico, e la donna percepisce queste modificazioni come aumento del volume, aumento del turgore, aumento delle dimensioni generali. Anche la pigmentazione cutanea si modifica: la pigmentazione dell’areola mammaria fa parte delle modificazioni cutanee e a livello della ghiandola mammaria si evidenziano i tubercoli di Montgomery a livello dell’areola mammaria che sono tipici della gravidanza. La pigmentazione cutanea è un altro segnale indiretto.
Si modifica anche il colore delle mucose visibili dei genitali esterni: tipico colore bluastro, con le mucose congeste.
Altro segnale di presunzione di gravidanza: se una donna registra la temperatura basale , cioè la temperatura corporea interna standard, che può essere registrata tipicamente nelle prime ore del mattino, al risveglio, e osserva un rialzo termico, che tipicamente è legato all’evento ovulatorio, se questo rialzo termico persiste e non decade, come avviene nei giorni della mestruazione o immediatamente precedenti alla mestruazione, questo è un altro segnale abbastanza forte di gravidanza, molto semplice da rilevare.
- Sintomi comuni della gravidanza iniziale: tutti i sintomi tipici della gravidanza iniziale sono segni di presunzione: se una donna non riferisce con chiarezza un’amenorrea o la gravidanza, ma lamenta nausea, astenia, sonnolenza, pirosi…, deve esserci il sospetto della gravidanza prima di sottoporre la donna a indagini invasive volte a capire l’origine della pirosi piuttosto che dell’astenia. Altro sintomo tipico che insorge nelle prime settimane della gravidanza è la pollachiuria.

 

EVENTI CARATTERIZZANTI LA GRAVIDANZA FISIOLOGICA
Un accenno breve alla durata della gravidanza: quanto dura la gravidanza e perché è importante conoscere questo dato? Per la maggior parte delle donne in condizioni di fisiologia dura 40 settimane o 280 gg dalla data di inizio dell’ultima mestruazione: il calcolo è semplice e si fa aggiungendo 7 gg alla data dell’ultima mestruazione sottraendo 3 mesi ( es. oggi è il 9 di marzo, se fosse la data dell’ultima mestruazione, la data presunta del parto sarà il 16 dicembre).
E’ importante conoscere ogni fase della gravidanza perché, uno dei punti fondamentali che ritroveremo quando parleremo delle patologie della gravidanza è che la possibilità di sopravvivenza del feto e, di seguito, la prognosi del feto, è fortemente determinata dall’epoca gestazionale in cui ci troviamo. Quindi, il punto cruciale della tutela della gravidanza e della cura della gravidanza, è ottenere la salute della mamma e del bambino: per far questo, in ogni fase della gravidanza dobbiamo sapere con che paziente abbiamo a che fare e che il paziente feto ha, come primo determinante della sua prognosi l’epoca gestazionale, ancor prima di tutto il resto che gli può capitare, a parte condizioni incompatibili con la sopravvivenza come alcune malformaz ecc. Quindi, per cimentarsi con la cura della gravidanza bisogna aver presente che l’epoca gestazionale è il determinante principale, conoscerla e conoscere in che fase della gravidanza ci troviamo, perché età differenti hanno una semeiotica differente, complicanze  differenti e storie differenti a seconda delle complicanze che occorrono.
Alcune altre informazioni sulla gravidanza ci permettono di avere notizie importanti qualunque professione voi facciate.
Il limite arbitrario che la legge italiana ancora ha per definire una gravidanza esitante in aborto è il 180 giorno. Tenete conto che corrisponde circa alla 26 settimana di gravidanza, che è caratterizzata da una possibilità di sopravvivenza in Italia che è circa il 50-60%; quindi è evidentemente una definizione di aborto che non ha nulla a che vedere con la realtà clinica in cui noi ci troviamo; potrebbe andare benissimo probabilmente in Sudan, ma non è assolutamente adeguata alla nostra realtà assistenziale. In realtà, la più corretta definizione di aborto è quella secondo cui si parla di aborto al di sotto del limite per il quale quella condizione di nascita è verosimilmente associata a una probabilità minima di sopravvivenza. In Italia questo limite è più correttamente da porre intorno alla 23 settimana: dalla 23 settimana in avanti è possibile la sopravvivenza, anche se episodica; dalla 24 settimana di gravidanza in avanti, la sopravvivenza non è un’eccezione, anzi ha delle percentuali basse ma assolutamente possibili, attorno al 20%-30% a seconda dei centri dell’ubicazione geografica dell’ospedale dove la nascita avviene, quindi, se in un ospedale di primo, secondo o terzo livello. Dunque, questa è una definizione arbitraria e sicuramente impropria e nella maggior parte degli ospedali non viene adottata. Un altro cut off che si può utilizzare per la definizione di aborto è quello del peso fetale di 500 gr.
La interruzione volontaria di gravidanza per la legge italiana è possibile, su richiesta della donna non legata a condizioni patologiche, fino alla 12 settimana compiuta.
Si definisce parto avvenuto pretermine, quindi prima del termine della gravidanza, ogni parto che avvenga prima della 36 settimana compiuta, quindi prima della 37 settimana. 
Si definisce gravidanza oltre il termine ( come si diceva prima il problema della definizione dell’epoca gestazionale è importante non solo nella prematurità ma anche nella postmaturità che costituisce tutto un capitolo della patologia ostetrica) ogni gravidanza che si verifica al di sopra della 42 settimana, quindi oltre i 294 giorni di gestazione.

 

MODIFICAZIONI DELL’ORGANISMO MATERNO IN GRAVIDANZA
- Modificazioni dell’apparato genitale
Sicuramente l’organo che ha una modificazione più evidente è il viscere uterino. Il viscere uterino partendo da dimensioni minime, che sono quelle delle normali vostre conoscenze anatomiche, arriva a dimensioni di circa 32 cm e a un peso che può raggiungere anche il kg e ½. Evidentemente il fondo uterino è quello che aumenta in modo più notevole e, in generale, l’aumento delle modificazioni dell’utero sono legate a due fenomeni, iperplastici e ipertrofici, oltre che, naturalmente, alla ritenzione idrica, all’aumento vascolare e linfatico.
E’ tipica della gravidanza, la trasformazione della regione istmica in una regione tipica della gravidanza che è chiamata segmento uterino inferiore: da una regione anatomicamente non individuabile al di fuori della gravidanza a una regione anatomicamente individuabile, che ha poi tutta una sua funzione nei meccanismi del parto.
La cervice si modifica: riduce la sua consistenza ( c’è una trasformazione delle fibre collagene, in particolare si riduce il collagene compatto); c’è un edema della cervice;  c’è la produzione del cosiddetto tappo mucoso che ha una funzione specifica, anche protettiva, nei confronti della gravidanza. Il viscere uterino, la cervice, naturalmente, ha una duplice funzione che è quella di contenzione del feto che si accresce, e nello stesso tempo, anche di contenimento rispetto alla fuoriuscita del feto; poi, al momento del travaglio del parto la cervice uterina va incontro a una modificazione che consente l’espletamento del parto, per poi ritornare a una condizione simile a quella che c’era prima della gravidanza. Quindi una trasformazione che ha un andamento assolutamente peculiare.
Anche la vagina va incontro a una serie di modificazioni nel senso di una vasocongestione, un aumento della vascolarizzazione e anche un aumento delle secrezioni vaginali, che è un sintomo, un disturbo, che viene comunemente riferito dalle pazienti.
Queste sono le modificazioni della cervice nella donna non gravida ( riferendosi alla diapo): c’è una modificazione della mucosa e all’interno, la rima cervicale è occupata da questo tappo mucoso, abbastanza tenace e denso.
L’apparato genitale va incontro a queste modificazioni eclatanti.
- Modificazioni dell’apparato cardiovascolare
Insieme all’apparato genitale avevamo accennato prima anche alle modificazioni mammarie… naturalmente, tutto l’organismo della donna segue questo evento e si trasforma in questo evento. La gravidanza infatti trasforma tutto l’organismo materno per poi consentire un ritorno a condizioni che evidentemente non si possono dire identiche a quelle antecedenti la gravidanza, ma molto simili.
Le modificazioni riguardano un po’ tutti gli apparati: le ho riassunte in quelle che sono le modificazioni degli apparati che hanno una rilevanza maggiore sulla clinica ostetrica e che hanno un’importanza per quanto riguarda le vostre possibilità di riconoscere sintomi e segni di normalità o anormalità.
Le modificazioni dell’apparato cardiovascolare sono fondamentalmente legate a un’aumentata richiesta di ossigeno e nutrienti che è data dalla gravidanza, oltre che alle modificazioni dei flussi e dell’apporto vascolare che è richiesto a livello del distretto utero placentare.
L’osservazione più importante dal punto di vista delle componenti ematiche è la modificazione sia del volume plasmatico che del volume dei globuli rossi: in gravidanza si osserva tipicamente una condizione, documentata dai comuni esami ematochimici, di emodiluizione. Abbiamo cioè, un aumento in generale della massa ematica, un aumento della massa plasmatica, che aumenta del 40-50% ed è correlato con il numero e la taglia dei feti - quindi maggiore per feti grossi e maggiore per gravidanze gemellari – e che evolve parallelamente all’evoluzione della gravidanza; contemporaneamente, aumenta anche il volume dei globuli rossi, quindi il volume corpuscolato , ma questo aumento è percentualmente inferiore rispetto all’aumento del volume plasmatico e questo comporta una caratteristica condizione di emodiluizione e ridotta viscosità. Tale evento ha come scopo quello di consentire alla donna di avere una capacità di sostenere una perdita ematica inevitabilmente connessa con l’evento parto: quindi, sia di garantire l’apporto di nutrienti al feto durante la gravidanza, sia di consentire la vascolarizzazione di distretti che necessitano di essere più irrorati ma anche di consentire una protezione nel momento del parto, perché la massa plasmatica è sicuramente uno dei fattori protettivi per l’emorragia nel parto. Dal L’output cardiaco aumenta e viene distribuito ai distretti che sono variamente modificati: alcuni distretti non subiscono modificazioni, tipicamente, invece l’aumento della vascolarizzazione riguarda l’utero, le mammelle, la cute e fondamentalmente nessun altro distretto. L’aumento dell’output  cardiaco è accompagnato anche da un aumento della frequenza cardiaca, che ha delle basi fisiologiche non chiarissime.
L’altro punto su cui ci dobbiamo concentrare è l’altro evento tipico della gravidanza che è la riduzione delle resistenze vascolari periferiche, legato al distretto utero placentare che è a bassa resistenza. Quindi, la gravida ha questo assetto di relativa vasodilatazione periferica e questo riguarda il distretto utero placentare ma anche gli altri distretti corporei. Il motivo per cui questo si estende anche agli altri distretti corporei è poco chiaro e, probabilmente,  è legato a una minor sensibilità agli agenti vasopressori: i comuni stimoli ipertensivi che hanno un certo effetto, in particolare, il sistema renina angiotensina aldosterone che ha un certo effetto al di fuori della gravidanza, ha un effetto minore durante la gravidanza. Quindi, la condizione è di relativa ridotta resistenza vascolare periferica. Il meccanismo di questa aumentata vasodilatazione periferica porta poi come conseguenza, come dicevamo, una serie di  risposte che conducono a un richiamo netto di liquidi e a una fuoriuscita poi di questi liquidi all’interno dello spazio extracellulare, a un certo grado cioè di ritenzione idrica che nella donna gravida è spostato lievemente a favore del  compartimento extracellulare rispetto al compartimento intracellulare. Il cuore, in gravidanza, ha una modificazione  della silouette cardiaca, più pronunciato a destra, e anche un relativo aumento della trama vascolare. L’aumento della trama vascolare rientra nello stesso concetto  del passaggio di liquidi nell’extracellulare: cioè in gravidanza c’è una relativa riduzione della pressione oncotica e quindi il passaggio di almeno una parte di quest’acqua nel compartimento extracellulare. Questa imbibizione interstiziale è proprio una delle condizioni con cui tipicamente ci si trova a confrontarsi nell’affronto di tutte le patologie nella gravidanza ed è anche la base fisiologica di un altro dato obiettivo comune della gravidanza, che tutti avrete osservato, che è l’edema, o comunque un certo grado di imbibizione tissutale  che osserviamo a livello cutaneo diffusamente. Principalmente sono edemi pretibiali, non alle caviglie.
Oltre alla riduzione della pressione oncotica, si verificano anche altre modificazioni dell’apparato cardiovascolare riguardanti la permeabilità capillare e un relativo aumento della pressione venosa agli arti inferiori, come conseguenza questa volta della compressione meccanica esercitata dal viscere uterino, quindi più marcata nelle fasi avanzate della gravidanza, cosicché la probabilità di avere stasi ed edemi è aumentata. La stasi agli arti inferiori è un elemento da tenere presente che può manifestarsi con un’aumentata tendenza alla varicosità,  alla comparsa di varici agli arti inferiori, anche nelle donne che prima non ne erano portatrici.
Altro punto cruciale della gravidanza è il verificarsi di una condizione di  relativa trombofilia, perché tutti i fattori della coagulazione principali in gravidanza aumentano: il fibrinogeno, il fattore settimo, il fattore ottavo, decimo.. tutti. Aumentano per la verità anche alcune proteine inibitorie della coagulazione, però l’aumento più importante è quello dei fattori protrombotici. Le piastrine in gravidanza sono immodificate, eventualmente si riducono un po’, ma non la loro funzione, semplicemente il loro numero.
Dobbiamo avere presente l’origine di queste modificazioni della coagulazione: la stimolazione estrogenica, che è uno stimolo per la coagulazione. Inoltre, dobbiamo tenere presente che questa condizione protrombotica costituisce un campanello d’allarme se associata a altri eventi patologici o fattori che possono favorire la formazione del trombo, come la stasi, come dicevamo prima, il danno endoteliale, come vedremo per esempio in alcune patologie tipiche, o altri fattori genetici che condizionano un’ipercoagulabilità.

- Modificazioni dell’apparato respiratorio
Per quanto riguarda l’apparato respiratorio, un sintomo tipico è l’epistassi che è un segno normale legato all’ipervascolarizzazione delle alte vie, quindi non deve preoccupare.
Altro sintomo tipico della donna gravida, anche già a partire dalla prima settimana di gravidanza è la dispnea. In realtà, la dispnea ha una base antecedente quella del problema meccanico dell’utero che cresce e che esercita un certo grado di pressione sul diaframma, perché probabilmente è legata ad una maggiore recettività dei centri del respiro, ed è in qualche modo correlata a fattori ormonali o metabolici, e non soltanto fattori meccanici.
Altro punto cruciale è un aumento del consumo di ossigeno: questo è legato principalmente alle richieste del feto e al lavoro cardiaco ed è caratterizzato da un aumento della ventilazione. Quello che si riduce, per favorire la ventilazione è il volume residuo. Nel terzo trimestre l’altro elemento è un certo grado di sopraelevazione del diaframma che contribuisce a questa sensazione della donna di dispnea, anche se in realtà la frequenza respiratoria non si modifica in modo significativo nonostante la sensazione soggettiva della donna di dispnea.
Questa (diapo) è la modificazione della ventilazione, che naturalmente va di pari passo, ma in realtà è maggiore di quanto lo sia l’aumento del metabolismo basale in gravidanza. Da tenere presente è la riduzione delle capacità di risposta a eventuali stimoli ulteriori di richiesta di ossigeno, perché se noi riduciamo il volume che in qualche può rispondere a uno stimolo ulteriore è come se fosse un sistema che è già a un livello superiore di possibilità di risposta a ulteriori richieste e domande.
- Modificazioni dell’apparato urinario
Altro importante apparato che si  modifica sia dal punto di vista anatomico che dal punto di vista della funzione in gravidanza è l’apparato urinario.
Caratteristicamente i reni aumentano di volume e aumenta lievemente il loro apporto vascolare, anche se nell’ambito della redistribuzione del flusso durante la gravidanza l’aumento percentuale è minore di quello che si ha a carico di altri distretti.
Dal punto di vista anatomico, abbiamo una maggiore probabilità di andare incontro a una dilatazione della pelvi renale e dell’uretere, soprattutto a destra, e questo è legato alla compressione dell’utero gravido e a un certo grado di destroruotazione uterina che favorisce che la compressione meccanica si eserciti sull’emisoma di destra, e in particolare sull’uretere di destra. L’altro punto che favorisce un certo grado di stasi è anche uno stimolo di tipo ormonale: il progesterone, che porta a una sorta di impregnazione del fisico della donna perché arriva a livelli che non sono raggiunti in nessun altra condizione, ha un effetto inibitorio sulla muscolatura liscia, un effetto miorilassante complessivamente, che quindi si deve esercitare, naturalmente,  sul viscere uterino, ma anche indirettamente sull’altra muscolatura liscia ureterale, intestinale favorendo un certo grado di stasi. La stasi è uno dei fattori che causa, insieme ad altri fattori come princilpalmente una certa predisposizione alla glicosuria, una inclinazione tipica della donna gravida a sviluppare infezioni delle vie urinarie. E questo è importante, infatti vedremo che questa condizione alimenta una ricerca , uno screening.
A livello della vescica abbiamo un aumento delle pressioni vescicali e una ridotta tolleranza allo stress. Quindi, anche per questo motivo, un certo grado di incontinenza allo sforzo è abbastanza comune nella donna gravida,  soprattutto nelle fasi finali della gravidanza, e persiste anche per un certo tempo dopo il parto. Poi tendenzialmente si risolve, può ricorrere e peggiorare nelle gravidanze successive. Oltretutto la gravidanza, per sé, è un evento che può favorire lo sviluppo dell’incontinenza urinaria da stress anche poi nell’evolvere della vita della donna.
Dal punto di vista della funzione renale abbiamo un aumento del flusso renale, un aumento della filtrazione glomerulare: l’effetto che osserviamo sui dati che abbiamo a disposizione dagli esami ematochimici è una riduzione relativa della creatininemia, quindi, il rene funziona con uguale capacità ma ha questo flusso aumentato, filtrazione aumentata. Inoltre si verifica una piccola quota di albuminuria, una piccola fuoriuscita di proteine a livello urinario,  che può essere compatibile, così come la glicosuria, con questa aumentata filtrazione glomerulare. In realtà si osserva anche un aumento del riassorbimento di sodio, che porta a una relativa ritenzione idrica, e uno stimolo generale, dato da questa vasodilatazione periferica, sul sistema renina angiotensina aldosterone: tuttavia, è il circolo periferico che è refrattario, quindi non è tanto una questione di ridotta produzione ma è una questione di circolo che è meno prono a rispondere agli stimoli ipertensivi, in particolare a quello del sistema renina angiotensina aldosterone. Dunque questo è il tipico equilibrio della gravidanza: basse resistenze, alto volume plasmatico, ritenzione di acqua, fuoriuscita di acqua nell’interstizio ma pressione arteriosa che rimane perfettamente all’interno dei valori normali o che tendenzialmente si riduce.
Queste sono le modificazioni della clearance in gravidanza (diapo).
Altro sintomo tipico della gravidanza e legato all’apparato urinario è la pollachiuria: questa modificazione della frequenza e della necessità di urinare che è legata principalmente alle compressioni sulla vescica dell’utero gravido e ancor prima alle modificazioni pressorie all’interno della vescica.
- Modificazioni dell’apparato gastroenterico
Per quanto riguarda l’apparato gastroenterico un altro punto di interesse immediato è quello di capire il perché di alcuni sintomi.
La nausea tipica della gravidanza non ha una base organica nota, quindi non si sa perché in gravidanza c’è la nausea e perché alcune donne hanno più nausea di altre, ed è un sintomo purtroppo molto difficile da trattare. Se il vomito è un sintomo, anche questo, molto variabile e disturbante da caso a caso e da donna a donna, ma che ha avuto una possibile ipotesi e iter possibili terapeutici, la nausea invece ha una possibilità di essere curata veramente molto modesta. L’altro sintomo tipico è la stipsi. La stipsi  così come i sintomi che avevamo descritto prima a livello urinario, è legata a una riduzione del transito intestinale.
Quindi, tono e motilità intestinali ridotte legati principalmente alla produzione di progesterone: il transito è globalmente rallentato  anche a livello dello stomaco e dell’esofago dove sono presenti delle modificazioni pressorie importanti che spiegano un’aumentata tendenza alla pirosi e al reflusso. Per che cosa sono importanti questi dati? Per spiegare i sintomi che una donna può sviluppare, dal momento che può andare incontro a un intervento chirurgico in gravidanza - il più semplice e il più comune è il taglio cesareo-;  bisogna avere presente come questo rallentato transito intestinale e rallentato svuotamento gastrico possono invece essere un fattore di rischio importante, per esempio, per alcune complicanze anestesiologiche: quindi la donna gravida ha questa peculiarità di rallentato transito che è importante conoscere.
Alla base di un altro sintomo che è l’aumento dell’appetito sta invece l’aumento del metabolismo basale e anche l’aumento ponderale che è inequivocabilmente connesso, chi più chi meno, con la gravidanza. Il fegato ha una modificazione importante: l’escrezione epatica è ridotta, e questo è da tenere presente per esempio per l’utilizzo di alcuni farmaci che hanno una escrezione epatica preferenziale; anche quello che vi dicevo prima del rene, sia dell’aumento della filtrazione glomerulare sia della ritenzione idrica e dell’aumento del volume plasmatico in gravidanza, è da tenere presente per tutto il problema dell’uso di farmaci in gravidanza. Quindi, le caratteristiche di circolo e di escrezione renale, oltrechè epatica – soprattutto per i farmaci metabolizzati prevalentemente a livello epatico-, ci devono far tenere presente che l’approccio farmacologico nella donna gravida non è uguale a quello della donna non gravida, e che in generale ogni farmaco che necessita di essere utilizzato in gravidanza, deve essere utilizzato a dosaggi maggiori rispetto a quelli che sono utilizzati al di fuori della gravidanza. per garantire la stessa efficacia. Questo vale sia per le terapie croniche, per le terapie antibiotiche, e per quasi tutti i farmaci che dobbiamo decidere di impiegare. L’altro punto del fegato importante è una predisposizione alla colestasi. A livello cellulare, del metabolismo dell’epatocita, c’è, come conseguenza della stimolazione estrogenica, una ridotta escrezione che comporta, indirettamente, una tendenza colestasica, che poi si estrinseca in una condizione patologica che è tipica della gravidanza ( di cui non parleremo in questo corso perchè è un’evenienza non comune e che si chiama colestasi gravidica, patologia tipica della gravidanza legata proprio ad una modificazione in alcuni soggetti particolari o magari predisposti- soggetti che hanno già una calcolosi e un’epatopatia come per es. l’epatite c- degli acidi biliari).
Sulle cellule beta del pancreas: verrà trattato in una lezione a parte il problema del diabete in gravidanza.
- Modificazioni dell’apparato endocrino
Tiroide: la tiroide del feto e della mamma sono separate; la tiroide è iperstimolata nelle fasi iniziali della gravidanza, quindi c’è un relativo ipertiroidismo tipico della fase iniziale della gravidanza legato a una sorta di iperstimolazione da parte del TSH,che poi si riduce, tanto che successivamente la gravidanza è caratterizzata da una relativa ipofunzione tiroidea. Questo significa, che, per esempio, una donna ipotiroidea ha bisogno di più tiroide, di prendere più farmaco in gravidanza. L’ipotiroidismo materno è un fattore non trascurabile: quindi, verso una donna, di cui già sappiamo che si trova in una condizione patologica, bisogna essere molto attenti e precisi o comunque tener presente che la gravidanza è un fattore che può slatentizzare una condizione di relativo ipotiroidismo, che magari prima non era clinicamente rilevante. Madre e feto sono indipendenti tranne che per lo iodio: la relativa carenza di iodio è un altro dei fattori ipotiroidizzanti.

ANTENATAL CARE
Che cos’è l’obiettivo? E’ quello di garantire una cura antenatale. Esempio di cura antenatale è: quante donne vi accedono, quanti bambini nascono pretermine, qual è la mortalità infantile... Questi sono dei capisaldi che permettono di descrivere anche le condizioni sociali e sanitarie di un paese. Quindi, l’accesso alla cura antenatale non è un qualcosa che c’è sempre stato, ma qualcosa che si è modificato moltissimo, come molte altre pratiche in medicina, nel corso degli anni, volto a garantire il più possibile, a promuovere la salute della madre e del bambino. E’ stato dimostrato che la cura antenatale migliora la prognosi della gravidanza  e la salute della mamma e del bambino. Potrebbe sembrare ovvio: ovvio non è , -ogni cosa in medicina tendenzialmente  necessita che in qualche modo venga osservata la sua efficacia- e in particolare questo è molto importante per la gravidanza, perché, se da una parte, noi siamo certi che la cura della gravidanza ne migliori la prognosi, dall’altra, bisogna stare molto attenti al pericolo opposto che è quello di trasformare la gravidanza, pericolo a cui siamo tutti soggetti soprattutto in una società occidentale, da un evento fisiologico a un evento potenzialmente o patologico fino a prova contraria. Questo è molto rilevante perché, posto che la condizione di gravidanza è fisiologica e fortunatamente caratterizzata da una bassa probabilità di incorrere in complicanze, nel momento in cui noi mettiamo in atto delle procedure diagnostiche o terapeutiche incongrue, questo può essere molto peggio che non lasciare la gravidanza alla sua evoluzione spontanea. Quindi, in un assetto  in cui l’evoluzione è favorevole nella stragrande maggioranza dei casi , intervenire con degli interventi diagnostici piuttosto che terapeutici inadeguati può essere peggio che non fare nulla: e questo è da tenere presente. Lo dico perché l’assistenza sanitaria alla gravidanza in Italia, purtroppo, è aggravata da un problema enorme che è quello della medicalizzazione incongrua. Quindi la gravidanza, da evento fisiologico, è stata, principalmente a causa del malcostume medico, trasformata in evento patologico, nella sua fase evolutiva e poi anche nel parto. E questo ha delle ripercussioni in termini di salute molto gravi, cioè, o si considera la gravidanza un evento normale in cui naturalmente va prestata una grande attenzione a tutto ciò che da questa norma può deviare, e questo è un approccio che è considerato ragionevole e accettabile, o viceversa si può approcciare la gravidanza individuando tutte  le possibili problematiche che incorrono come patologiche, e trasformare quell’evento in un evento oltretutto particolarmente stressante per la donna stessa. L’evento gravidanza va ben oltre l’evento medico. L’evento della nascita è qualcosa che trasforma la vita di una donna , di una coppia, della famiglia, della società, la sua affettività, l’affettività di tutti quelli che le stanno intorno, quindi avete ricadute che sono molto complesse. Quindi, ogni intervento medico che entra in questo complesso sistema deve essere attento non soltanto alle ricadute sanitarie ma anche a tutte le altre ricadute. Il passaggio da una percentuale di tagli cesarei accettabile secondo l’OMS non dovrebbe superare il 10-15%:  una percentuale del 40%, come c’è in alcune regioni italiane, evidentemente comporta delle ricadute mediche, sul futuro dell’affettività di queste donne, sul loro rischio operatorio…ma anche delle ricadute sociali importanti, perché il parto è da sempre stato considerato come un punto cruciale della crescita affettiva, dell’espressione di sé della donna, quindi non è che sia soltanto un cambiamento medico, è un cambiamento molto rilevante anche da tanti altri punti di vista.
La cura antenatale prevede fondamentalmente una continuità e una raccolta di dati, quindi ciò che è importante è che chiunque di voi si trovi a che fare con una donna che è curata in gravidanza, deve preoccuparsi che questa donna abbia a disposizione una documentazione chiara di chi e come la sta seguendo, che questo qualcuno o struttura che la sta seguendo garantisca una continuità e che abbia facile accesso alle cure. Cioè a una donna gravida deve essere garantito, in qualunque momento, un facile accesso, preferenzialmente alle stesse strutture, alle stesse persone a cui fa riferimento per la cura nell’ambito della normalità, ma anche per tutti i problemi, dubbi, incertezze…
Qual è lo scopo oltre a quello che vi ho detto? Sicuramente scopo della cura in gravidanza è individuare effettivamente i fattori di rischio che, in qualche modo, possono alterare la storia naturale della gravidanza. Possiamo grossolanamente dividere le gravide in due grosse categorie: le donne a basso rischio e le donne ad alto rischio. Lo sforzo di chi cura una gravidanza è cercare di definire bene questo limite, perché per tutte le donne che sono a basso rischio, in cui c’è un’evoluzione normale della gravidanza, tutto ciò che è fatto in più è potenzialmente un disagio e uno svantaggio, nella donna che ha un qualunque fattore di rischio, più o meno grave, invece, bisognerà modulare gli interventi in base a quello. Allora concentrerò evidentemente la mia attenzione, i miei esami, i miei interventi terapeutici su questo sottogruppo di donne in cui c’è un fattore di rischio o anamnestico o attuale. Confondere queste due entità può essere effettivamente molto deviante.
Un punto fondamentale è che la cura antenatale, e questo vale in generale, è un passaggio che per molte donne - non tanto per quelle che arrivano alla prima gravidanza attorno ai 26-28 anni-  include un approccio sistematico alla salute della donna . E l’approccio sistematico alla salute della donna in alcuni casi acquisisce un’importanza maggiore, per esempio, quando ci confrontiamo con donne di etnie diverse che magari non hanno mai avuto altra occasione di incontrare un medico: in questo sottogruppo possono essere riconosciute delle condizioni rilevanti per la salute generale della donna che altrimenti rischierebbero magari di essere trascurate. Oggi ho incontrato questa paziente che ha avuto due aborti spontanei (nella fase iniziale della gravidanza  l’abortività spontanea è intorno al 15% quindi insomma non è un evento raro e, neanche due aborti spontanei, per la verità, sono un evento raro, tanto che è dibattuto l’utilità di fare degli accertamenti diagnostici in presenza di due aborti piuttosto che rimandare gli accertamenti diagnostici, che sono molto costosi, a quando gli aborti sono più di due). Questa donna, nei test di prima battuta molto banali e molto semplici, aveva un ipotirodisimo molto marcato, apparentemente clinicamente irrilevante, aveva un TSH mi pare di 15, un valore veramente altissimo e quasi improbabile da trovare nei nostri test: quindi il bilancio della salute fatto in occasione della gravidanza è stato utile in generale anche per la cura di questa donna.
Altro punto importante per favorire questa distinzione fra condizione di basso o alto rischio  è la storia. La storia, che non è solo l’anamnesi patologica ma anche la storia familiare e, di particolare importanza nell’approccio della gravidanza, la storia genetica: per cui l’anamnesi relativa a eventi precedenti sfavorevoli legati a gravidanze della mamma piuttosto che delle sorelle oppure una storia di malattie geneticamente trasmissibili. E associata alla storia personale e medica, l’altro punto che non va trascurato mai in gravidanza è la storia psicologica: cioè, di solito, diciamo che il campanello d’allarme di una condizione di disagio è magari la non accettazione della gravidanza, ma in generale va indagata comunque in una donna gravida. Bisogna cercare di entrare nel merito delle sue condizioni psicologiche, della sua eventuale predisposizione a slatentizzare delle condizioni di disagio che magari erano già presenti. Tenete conto che la gravidanza è una fase della vita della donna in cui l’emotività è molto spiccata e in cui possono emergere delle situazioni di difficoltà nella relazione con la realtà o con le altre persone che magari non si verificavano precedentemente. Nella storia della donna, l’individuazione di eventuali condizioni croniche o patologie sottostanti è fondamentale:  quindi è importante capire, se c’è qualcosa che, in anticipo rispetto alla gravidanza, ci fa presumere che questa gravidanza potrà avere dei rischi aggiuntivi. Tutte le malattie croniche preesistenti la gravidanza sono da considerare in questa ottica; quindi bisogna sapere se queste malattie hanno un rilievo, che conseguenze possono dare sulla gravidanza, e viceversa, che conseguenze la gravidanza può dare su una condizione patologica preesistente la gravidanza stessa. Le più rilevanti sono il diabete, le nefropatie, le patologie della tiroide, e in generale tutte le patologie endocrine, l’ipertensione, l’epilessia…. Quindi tutte le condizioni croniche, che richiedono a maggior ragione un impiego cronico di farmaci, sono da tenere in questo conto: bisogna essere molto esperti nel gestirle.  Questo non può essere lasciato all’approssimazione.
Di una gravida è importante sapere anche le sue condizioni nutrizionali, quindi il primo approccio con la paziente ci consente di capire se ha un livello nutrizionale buono. Ci sono tutta una serie di questionari disponibili per capire se c’è un buon livello nutrizionale. Una domanda semplice che possiamo rivolgere a una gravida - ovviamente quando abbiamo il sospetto di questo, non nelle donne obese- è se c’è qualcuno nella sua famiglia che la sera va a letto avendo fame: ci sono sicuramente condizioni di povertà in cui la mancanza del cibo può essere un fattore non trascurabile e nella gravidanza questo fattore diventa estremamente importante per la salute della donna e del bambino. Sono condizioni particolari e rare, ma non bisogna trascurare la possibilità che esistano; più probabile adesso è il problema opposto, di una nutrizione anomala che comporta un eccesso di peso.
Nella cura antenatale altri dati sono importanti e vanno tenuti presenti anche nella donna che si approccia per la prima volta a un medico - può essere un medico di base o un ostetrico- quindi anche prima della gravidanza, come, per esempio, nel caso in cui si incontri una donna che magari fa delle domande relative alla ricerca di prole. Essi sono: le vaccinazioni ( in particolare la vaccinazione contro la rosolia: è importante che le donne in età fertile siano vaccinate, siano immuni dalla rosolia che è un infezione trasmissibile al bambino e che  può dare danni gravi;  la vaccinazione per tutte le donne a rischio per epatite B, quindi anche voi.); un’altra informazione data alla donna in cerca di prole consiste nel prevenire l’infezione da HIV –evidentemente non vale solo per la donna che cerca prole, però il riflesso che l’infezione da HIV può avere sulla gravidanza è molto importante, quindi bisogna conoscere lo stato di portatore o prevenirlo; conoscere la storia mestruale, per tutto quello che dicevamo prima ; astenersi in generale da fumo e alcol, e naturalmente dall’abuso di sostanze. Quindi l’astensione da fumo e alcol sono utili sia nella fase preconfezionale, sia poi nella fasi della gravidanza, anche se naturalmente non è che si può presumere che tutte le donne smettano di fumare in gravidanza… Dunque, se una donna vi fa un colloquio di qualunque tipo, o ha in programma una gravidanza e ve lo comunica, il punto in cui voi medici siete tutti implicati è quello del controllo di ogni malattia nota preesistente alla gravidanza. L’altro punto che vi può capitare nella vostra carriera, come medici ostetrici o specialisti, è la possibilità di fare un counceling, di entrare nel merito della decisione della ricerca di prole, in presenza di patologie che sicuramente possono avere una rilevanza per la gravidanza. Questo è un punto su cui mi sento di spendere qualche parola perché è molto delicato: il desiderio di prole, il desiderio della maternità è uno dei punti fondamentali dell’espressione di sé della donna, e in generale, considerare questo come un punto sui cui voi vi possiate arrogare il diritto di decidere che quella gravidanza è accettabile piuttosto che non accettabile è probabilmente improprio. Quindi, in ogni condizione vi troviate, anche di severa gravità, problematicità estrema, è sempre più corretto che il counceling complessivo rispetto alla ricerca di prole venga fatto, magari anche da voi, con tutte le vostre competenze, ma soprattutto da un medico che abbia una competenza specifica nella cura della gravidanza, perchè la percezione del valore di una gravidanza per una donna probabilmente quel medico ce l’ha un po’ più di voi. E questo è, con buona pace di tutti, da considerare un punto assolutamente irrinunciabile nella nostra professione. Io ho incontrato, non moltissimo tempo fa, una donna di quarantun anni che aveva avuto una storia di sterilità, poi ha avuto un concepimento inatteso e contemporaneo al concepimento – mi pare che avesse 37/38 anni- le è stato diagnosticato un cancro mammario. Come ipotesi terapeutica, in risposta a questa diagnosi concomitante alla gravidanza che era mi pare alla 10 – 11 settimana, le è stato proposto di eseguire contemporaneamente, da una parte, la terapia chirurgica e successivamente la chemioterapia, e dall’altra, l’interruzione volontaria della gravidanza. La donna ha seguito questo iter perché è stato l’unico iter che le è stato proposto; non le è stato proposto nessun altro iter; non ha considerato di effettuare una scelta eroica, libertà sua di farlo, però non le è stato proposto un iter differente da questo. Le comuni attuali conoscenze scientifiche rispetto a questo dicono che non è una scelta eroica effettuare contemporaneamente, la chirurgia, la chemioterapia, non effettuare la interruzione volontaria della gravidanza, perché non necessariamente la gravidanza modifica la storia naturale del tumore mammario. Poi la scelta è una scelta assolutamente personale, ma la donna non deve trovarsi nella ipotesi di dover scegliere, per una indicazione medica, una cosa che non è squisitamente medica, che ha anche altre valenze, solo per l’incompetenza del medico che ha incontrato. Per quella donna non sono state fornite le informazioni necessarie per fare la scelta più corrispondente a sé. Quindi, occorre mettere sempre la donna nelle condizioni di fare la scelta più corrispondente a sé, e non sempre questo è facile né scontato, però non sempre la competenza del medico specialista è adeguata in queste circostanze.
Altra informazione: quando una donna si deve rivolgere in ospedale? Sicuramente i motivi per cui una donna gravida, in qualunque fase della gravidanza, deve recarsi in ospedale con più o meno urgenza a seconda della fase della gravidanza in cui ci troviamo, sono: la comparsa di perdite di sangue ( naturalmente la valenza di questo dipenderà dall’epoca gestazionale, quindi se è al terzo mese di gravidanza la necessità è legata a una possibile complicanza per la donna rara ma possibile; all’ottavo mese di gravidanza è legata alla possibilità che oltre alla cura della donna ci sia una urgenza per la cura del feto: quindi vedete come è importante sapere a che settimana ci troviamo e se ci troviamo a 24 settimane è altrettanto importante perché la possibilità di sopravvivenza esiste); la perdita di liquido amniotico ( quindi la rottura delle membrane, che è documentata normalmente dalla perdita di liquido amniotico, è una indicazione all’ospedalizzazione in generale, anche se l’urgenza è legata poi all’epoca gestazionale in cui ci troviamo: sarà più urgente se la rottura delle membrane è pretermine perché è un segnale di qualcosa che non va, che non se a termine, perché semplicemente può essere il segnale dell’insorgenza del travaglio di parto); le contrazioni uterine (quindi il dolore uterino e la comparsa di contrazioni uterine, o comunque il dolore, in una manifestazione anche differente, è sempre evidentemente di solito un motivo per recarsi in ospedale); la riduzione dei movimenti fetali ( quindi anche questa è un’altra delle indicazioni che la donna deve avere presente e che anche voi dovete avere presenti, che significa, al di sopra della vitalità naturalmente, invio in ospedale). Questi sono i motivi principalmente ostetrici; ci sono poi i motivi normali per cui ciascuno va in ospedale.
Questo è un riassunto di che cosa è importante nella storia di una donna, che cosa è da considerarsi come fattore di rischio (diapo).
Quando e chi deve fare i controlli? Entro quando deve essere fatto un primo controllo in gravidanza? Ci sono tre approcci. Il primo è quello minimalista dell’OMS : entro la sedicesima settimana. Questo è il punto che garantisce un migliore esito della gravidanza, cioè che una donna vada a farsi visitare prima dei quattro mesi. Un altro: entro il primo trimestre ed è quello che propone, per esempio, il Royal College degli Ostetrici Ginecologi. L’altro approccio, anche questo plausibile, è: quando una donna lo richiede, quindi, nel momento in cui una donna richiede un primo controllo è ragionevole che lo effettui, perché il primo controllo è un momento in cui viene anche pianificata la cura della gravidanza, e in cui lei può presentare tutti i suoi dubbi, le sue preoccupazioni…Per i controlli clinici, a seconda dei protocolli standardizzati dei vari paesi, occorre effettuare una serie di visite preordinate che hanno una scadenza all’incirca  mensile e un po’ più frequente nelle ultime fasi della gravidanza e, naturalmente, più frequente in tutte le condizioni di rischio, e meno frequente, nelle donne  che, per esempio, hanno già avuto figli, in cui anche la competenza della donna rispetto alla gravidanza, la sua esperienza le fa interpretare in modo più semplice alcuni sintomi.
I punti  fondamentali dell’esame in gravidanza sono il peso, l’altezza soprattutto nella prima valutazione, la registrazione del Body Mass Index  (dal momento che il BMI ha un rilievo sia sull’evoluzione della gravidanza sia sulle complicanze), la pressione arteriosa che è sicuramente uno dei capisaldi dell’esame fisico iniziale. E poi un occhio generale alle condizioni di salute della donna.
Questo è l’esame ostetrico ginecologico che vi studiate ( sono un po’ cose che abbiamo gia detto prima parlando dei segni della gravidanza…) e poi ci sarebbe la parte degli esami di laboratorio ma adesso non ce la faccio a farla.

IL PERCORSO NASCITA

APPROCCIO ALLO STUDIO ED ALLA CONOSCENZA DEGLI EVENTI FONDAMENTALI DELLA GRAVIDANZA E CURA DELLA GRAVIDANZA FISIOLOGICA

In questa lezione parleremo delle modalità, modificazioni, caratteristiche dell’organismo materno durante la gravidanza, della diagnosi di gravidanza e dell’assistenza alla gravidanza fisiologica.

DIAGNOSI DI GRAVIDANZA

 

Una donna con amenorrea oggi esegue il test di gravidanza (disponibile da circa 20 anni), mentre in passato la diagnosi si basava sull’osservazione di segni e sintomi tipici.

  1. SEGNI DI CERTEZZA O POSITIVI (ci fanno affermare che certamente quella donna è gravida):

 

    • Identificazione del battito cardiaco fetale (BCF), cioè individuazione di una presenza diversa da quella della mamma nel corpo della donna; ciò si verifica con:
      • Auscultazione con stetoscopio di “PINAR” (ostetrico) che si effettua dalla 17°-20° settimana, sicuramente si può eseguire alla 22°. Si percepisce un rumore simile all’orologio sotto il cuscino. La frequenza cardiaca fetale è 120-160 battiti/min, quindi diversa da quella materna. Il focolaio di auscultazione è variabile in base alla posizione del bambino e all’epoca gestazionale in cui è eseguito l’esame.
      •  Rilevatore Doppler di ultrasuoni che è in grado di rilevare battito cardiaco fetale a partire dalla 10°-11° settimana attraverso l’addome materno.
      • Ecografia a partire dalla 6° settimana con sonda transvaginale, che si approssima al viscere uterino, e dalla 7° settimana con la sonda TA: permette di valutare la presenza del battito cardiaco fetale [frequenza inferiore (100 battiti/min) alla 6°-7° settimana], che deve essere presente quando è visibile l’embrione di qualche millimetro all’interno della camera gestazionale.
      • Auscultazione negli ultimi mesi di gravidanza (6°-9° settimana): si può fare anche con un normale stetoscopio e si rileva la frequenza cardiaca fetale che è più elevata di quella materna, inoltre si percepiscono altri suoni come il soffio del funicolo ombelicale, sincrono con BCF, il soffio dei vasi uterini, sincrono con il battito cardiaco materno, i movimenti fetali percepiti come tonfi sordi, la pulsazione aortica materna ed i borboritmi intestinali.

 

  • Percezione dei movimenti attivi fetali con la palpazione attraverso l’utero materno dalla 20° settimana, hanno intervalli indeterminati e comparsa casuale, da differenziare dalle contrazioni uterine e della parete addominale.
  • Visualizzazione ecografica del sacco gestazionale o camera ovulare all’interno della cavità uterina già dalla 5° settimana (il BCF è visibile dalla 6° settimana).

La settimana gestazionale si conta dall’ultima mestruazione anche se l’embrione è presente da meno tempo, circa 3 settimane, nell’organismo materno.

  1. SEGNI DI PROBABILITA’ (prima dell’introduzione dell’ECO tali segni avvicinavano alla diagnosi di gravidanza, quando cioè era possibile auscultare il BCF e palpare i movimenti attivi fetali solo alla 16°-18° settimana):

 

  • Aumento del volume addominale che è consensuale all’aumento del viscere uterino il quale subisce le modificazioni più significative durante la gravidanza. Dopo la 12° settimana il viscere uterino può essere palpato al di sopra della sinfisi pubica attraverso l’addome materno. L’aumento del volume addominale è più pronunciato nelle pluripare.

Si parla di nullipara per una donna che non ha mai partorito ed è alla sua prima gravidanza, di multipara o pluripara per una donna che ha già avuto uno o più parti.

  • Modificazioni dell’utero che riguardano volume, forma e consistenza e che si possono apprezzare all’esplorazione (visita vaginale o vaginale-addominale):

 

    • CORPO DELL’UTERO: L’aumento del volume è progressivo e consensuale all’epoca gestazionale; la forma dall’8° settimana da piriforme diventa sferoidale; la consistenza diventa più elastica e soffice. E’ possibile apprezzare le pulsazioni vascolari, più marcate a livello dei fornici vaginali in quanto la vascolarizzazione è aumentata per aumento di volume dell’utero: SEGNO DI PISKACZEK.
    • CERVICE DELL’UTERO: rammollimento, consistenza ridotta perché si modificano le fibre elastiche e non il contenuto in acqua della cervice.
    • ISTMO: consistenza soffice, SEGNO DI HEGAR (palpando l’utero gravido si ha l’impressione di avvertire il collo dell’utero staccato dal corpo).
  • Contrazioni di BRAXTON HICKS: contrazioni uterine irregolari, spontanee, non dolorose che si possono però palpare non prima del II° trimestre.
  • Ballottamento del feto: a metà gravidanza si può ballottare il viscere uterino ed apprezzare le parti fetali attraverso il liquido amniotico.
  • Test endocrini che possono però dare raramente dei falsi positivi:

 

    • Presenza subunità b di HCG nel plasma o nelle urine materne (HCG = gonadotropina corionica prodotta dal citotrofoblasto). Questo è un segno di gravidanza, ma può essere presente in altre condizioni come la mole vescicolare.
    • Test di inibizione dell’agglutinazione.
    • Test con anticorpi monoclonali verso l’intera catena o solo la subunità.

                              La sensibilità dei test è variabile, ma i comuni test sono positivi anche con 40-   
50 unità di bHCG, valori già presenti prima dell’ultima mancata mestruazione.        

  1. SEGNI DI PRESUNZIONE (segni che fanno sospettare una gravidanza):

 

  • Amenorrea: si considera la regolarità delle mestruazioni, allattamento, perdite ematiche in gravidanza iniziale, altre cause di anovularietà, patologie.
  • Modificazioni della ghiandola mammaria: sono definitive solo con la gravidanza e l’allattamento e comprendono modificazioni del trofismo (aumenta la vascolarizzazione e il tessuto) e della pigmentazione.
  • Modificazioni della pigmentazione cutanea.
  • Modificazioni del colore delle mucose visibili dei genitali esterni che assumono un colore bluastro, le mucose sono congeste: SEGNO DI CHADWICH.
  • Aumento della temperatura basale per più di 16 giorni, cioè nella seconda parte del ciclo, come risposta alla secrezione di progesterone.
  • Sintomi tipici: nausea, vomito, stanchezza, pollachiuria.

  DURATA DELLA GRAVIDANZA

L’epoca gestazionale si calcola dall’ultima mestruazione.
La gravidanza normale dura 240 giorni o 40 settimane a partire dalla data di inizio dell’ultima mestruazione.

REGOLA DI LAEGELE per calcolare la data presunta del parto: si tolgono 3 mesi e si aggiungono 7 giorni dalla data dell’ultima mestruazione.
Per esempio: ultima mestruazione = 15 maggio ® data presunta del parto = 22 febbraio

ABORTO: limite arbitrario che corrisponde a 180 giorni o 25.5 settimane di amenorrea con una sopravvivenza del feto del 30-40%. Tale evento può incidere sui parti successivi della donna, cioè sul transito vaginale del feto, ed il limite che si considera è 500 grammi.

INTERRUZIONE VOLONTARIA DI GRAVIDANZA: alla 12° settimana

PARTO PRETERMINE: parto prima della 37° settimana.

GRAVIDANZA OLTRE IL TERMINE: alla 42° settimana (294 giorni) o dopo.

MODIFICAZIONI DELL’ORGANISMO MATERNO IN GRAVIDANZA

 

La gravidanza è una condizione particolare in cui tutto l’organismo si trasforma in modo quasi totalmente reversibile, perché alcuni organi modificati come utero e mammella non ritornano alle condizioni precedenti.

  • APPARATO GENITALE

 

  • UTERO: sono le modificazioni più evidenti: da pochi cm arriva a 32x22 cm e 1000-1500 grammi, più importante è l’aumento del fondo e dell’istmo (che si trasforma in segmento uterino inferiore e modifica la sua costituzione anatomica); iperplasia e ipertrofia delle fibre; ritenzione idrica; aumento dell’apporto vascolare e linfatico.
  • CERVICE: riduzione del collagene compatto, si inibiscono le fibre collagene ed elastiche;  produzione di muco (tappo mucoso); edema.

 Il corpo ed il fondo hanno funzione contenitiva, il segmento uterino inferiore è importante nella fase finale di gravidanza, il collo ha funzione di contenzione dinamica e di dilatazione durante travaglio e parto. A questo meccanismo di contenzione meccanica e dinamica il tappo mucoso aggiunge una produzione di tipo batteriologico, cioè funziona da barriera alla risalita di germi nella cavità uterina.

  • VAGINA: vasocostrizione ed aumento delle secrezioni perciò è tipico un certo grado di leucorrea.

 

  • APPARATO CARDIOVASCOLARE
  • Modificazioni già dal I° trimestre per aumentate richieste di ossigeno e nutrienti.
  • Aumento del volume plasmatico, almeno del 40-50%, correlato alla taglia, al numero dei feti ed all’epoca gestazionale.
  • Aumento del volume dei globuli rossi del 20-30% (quindi inferiore all’aumento di volume plasmatico): la donna in gravidanza ha tipicamente un certo grado di emodiluizione ed una ridotta viscosità. Un certo grado di anemia è fisiologico in gravidanza.
  • L’aumento del volume plasmatico è protettivo sulla perdita ematica al momento del parto;  la donna gravida è perciò in grado di tollerare una perdita ematica fino a 500cc.
  • L’aumento del volume plasmatico ha un effetto favorente sulla ossigenazione.
  • Aumento dell’output cardiaco del 30-50%, distribuito soprattutto ai distretti modificati [utero, rene (per aumento dell’apporto ematico), mammella, cute].
  • Aumento frequenza cardiaca.
  • Riduzione della pressione arteriosa legata a una riduzione delle resistenze vascolari sistemiche, ciò perché le arterie spirali modificano la loro parete invasa dal trofoblasto, quindi il letto vascolare placentare è a bassa resistenza.
  • CUORE: ipertrofia e aumento della contrattilità, modificazione della silouette cardiaca dislocata dal viscere uterino e dal diaframma che risale.
  • Parto e peripartum: stress emodinamico acuto 
  • Ritenzione idrica e aumento dei liquidi nel compartimento extracellulare (aumento della permeabilità capillare), riduzione albuminemia. Si evidenzia un certo grado di edema, di maggiore inibizione dei tessuti ed un certo grado di succulenza, soprattutto agli arti inferiori.
  • Aumento della pressione venosa agli arti inferiori che determina stasi, edemi e varici.
  • Aumento del fibrinogeno e dei fattori della coagulazione (soprattutto X e VIII), quindi la gravidanza è una condizione di trombofilia (cioè stato di ipercoagulabilità); c’è un danno endoteliale e stasi soprattutto agli arti inferiori.
  • Le piastrine sono immodificate o diminuiscono un poco alla fine della gravidanza.

 

  • APPARATO RESPIRATORIO
  • Ipervascolarizzazione delle alte vie (epistassi).
  • Dispnea (modificazione della sensibilità sui centri del respiro), presente precocemente.
  • Aumento del consumo di ossigeno dovuto alle richieste del feto e all’aumento del lavoro cardiaco; aumento della ventilazione per aumento del volume corrente e diminuzione del volume residuo.
  • Maggiore escursione del diaframma

 

  • APPARATO URINARIO
  • Aumento del volume dei reni e dell’apporto vascolare; dilatazione della pelvi renale e dell’uretere soprattutto destro (legato forse a fatti di compressione perché l’utero va incontro ad un certo grado di destrorotazione, mentre a sinistra l’uretere è protetto dal colon nella sua relazione con l’utero). Il progesterone riduce la peristalsi a livello dell’apparato urinario e del tratto gastrointestinale in quanto diminuisce il tono delle miocellule per indurre la quiescenza del viscere uterino; ciò predispone a stasi e infezioni del tratto urinario.
  • E’ presente un certo grado di glicosuria che favorisce infezioni del tratto urinario.
  • Aumento delle pressioni vescicali e facile incontinenza da stress.
  • Aumento del flusso renale e modificazione della filtrazione glomerulare (ridotta creatininemia, modesta albuminuria (<15mgr/dL), modificazione nell’eliminazione di alcune sostanze).
  • Aumento dell’assorbimento del sodio che contribuisce alla ritenzione idrica e stimola il sistema renina-angiotensina-aldosterone, ma il circolo è refrattario (c’è minore risposta agli stimoli ipertensivi) e ciò contribuisce a completare quel circolo di basse resistenze periferiche tipico della donna gravida.

 

    • APPARATO GASTROENTERICO
  • Nausea, vomito,stipsi, aumento dell’appetito
  • Aumento del metabolismo basale e del peso corporeo.
  • Modificazioni pressorie a livello di esofago e stomaco in modo tale da favorire un certo grado di reflusso che causa pirosi. Ciò è importante dal punto di vista anestesiologico: una donna gravida ha una situazione di maggior rischio perché ha un rallentato svuotamento gastrico e una maggiore probabilità di reflusso.
  • Tono e motilità intestinali ridotti (progesterone).
  • Stasi venosa del flusso emorroidario.
  • FEGATO: ridotta escrezione, predisposizione alla colestasi ed alla calcolosi della colecisti.

 

    • APPARATO ENDOCRINO
  • La gravidanza è una condizione diabetogena, nelle donne predisposte si può sviluppare diabete, soprattutto nella fase avanzata di gravidanza. Esiste iperplasia delle cellule b pancreatiche, aumento dell’insulina, iperglicemia per le stesse dosi di glucosio, ipoglicemia più marcata a digiuno, l’aumento delle resistenze periferiche predispone all’intolleranza glucidica.
  • TIROIDE: iperplasia e ipervascolarizzazione; nelle prime fasi di gravidanza ci può essere un certo grado di ipertiroidismo dato dall’HCG che può stimolare la tiroide. In gravidanza non si devono dosare T3 e T4 ma le loro forme libere (fT3 e fT4) perché modificandosi le proteine leganti si modificano anche T3 e T4. Il TSH rimane un marcatore significativo di patologia tiroidea. La madre ed il feto hanno una produzione indipendente di ormoni tiroidei (il feto utilizza iodio passato dalla mamma).
  • In gravidanza c’è un certo grado di emodiluizione ed un’aumentata richiesta di ferro materna, del feto e durante l’allattamento: ciò predispone all’anemia sideropenica. (NB: la prof consiglia di riguardare il metabolismo del ferro). Routinariamente non è necessario il supplemento marziale, che si utilizza solo in alcuni casi di carenza dietetica.

 

CURA DELLA GRAVIDANZA FISIOLOGICA

L’OBIETTIVO è PROMUOVERE LA SALUTE DELLA MAMMA E DEL BAMBINO. La gravidanza è un evento fisiologico che nella maggior parte dei casi porta alla nascita di un bambino sano da parte di una madre che sta bene, ma necessita di un approccio di monitoraggio, non necessariamente medico; il medico viene chiamato in causa quando c’è una deviazione da questo evento fisiologico.
La cura antenatale garantisce una maggiore probabilità che la gravidanza proceda senza complicanze per la madre ed il bambino. Nei paesi sviluppati però si assiste ad una eccessiva medicalizzazione della gravidanza: per esempio per l’esito della gravidanza non è dimostrata l’efficacia di fare l’ecografia a tutte le donne; oppure è aumentato il ricorso al taglio cesareo, che ha contribuito a ridurre la morte perinatale, ma al di sopra di una certa percentuale di tagli cesarei non c’è dimostrazione che si migliori la situazione.
Essendo la gravidanza un evento fisiologico è importante cercare di fare il meno possibile ed avere familiarità con gli eventi della gravidanza fisiologica e patologica; inoltre l’ostetrica si trova a curare contemporaneamente 2 individui: la mamma ed il feto e da qui è nata la medicina perinatale che si propone di capire l’interazione tra mamma e bambino nelle condizioni patologiche ed ottimizzarne la cura.
Nell’approccio sistemato alla cura della donna gravida è importante conoscere:

  • STORIA:

 

    • Familiare
    • Genetica e malformativa
    • Mestruale
    • Medica
    • Psicologica
  • USO FARMACI cronico e saltuario
  • NUTRIZIONE
  • ESPOSIZIONE AMBIENTALE
  • STORIA OSTETRICA se ha già avuto figli
  • ESAME FISICO
  • VACCINAZIONE ROSOLIA: tutte le donne fertili dovrebbero essere vaccinate
  • DONNA PORTATRICE HBV: importante dopo il parto per permettere una vaccinazione precoce del neonato
  • Utile prevenire INFEZIONE HIV: se donna è portatrice dell’HIV si deve migliorare la cura della gravidanza per escludere la trasmissione verticale
  • ASTENERSI DA FUMO ED ALCOOL
  • CONTROLLO MALATTIE CONCOMITANTI ad esempio il diabete
  • Deve esserci un FACILE ACCESSO ALLE CURE

 

1) La valutazione iniziale della donna gravida comprende:

  • Definire lo stato di salute di madre e feto
  • Escludere le condizioni di rischio: distinguere una condizione di fisiologia da una di non fisiologia. I fattori di rischio possono essere anamnestici (diabete, ipertensione, familiarità per malattie congenite), ostetrici (ad esempio anomalia del collo dell’utero, un precedente parto pretermine o complicanze di gravidanza) o attuali (che trasformano la gravidanza da condizione fisiologica a patologica). Questo è il campo peculiare  in Italia dell’ostetrico, in Inghilterra del medico di base, ecc.
  • Stabilire con la donna un piano di monitoraggio
  • Indicazioni su quando rivolgersi in ospedale:

 

    • Perdite di sangue: sempre quando la donna ha perdite di sangue, l’unica situazione di non urgenza consiste in perdite nel I° trimestre di gravidanza con certezza che essa sia intrauterina, altrimenti ci si rivolge all’ospedale; nella seconda metà della gravidanza perdite di sangue di una certa entità sono indicazione assoluta a rivolgersi a una struttura ospedaliera
    • Perdite di liquido amniotico soprattutto se avvengono al di fuori dei fenomeni normali del travaglio di parto
    • Contrazioni
    • Diminuzione o assenza dei movimenti fetali in una fase in cui la donna li avverte già in modo continuo: può cominciare ad avvertirli intorno alla 16°-17° settimana, stabilmente dopo la 22°-24° settimana, nel III° trimestre sente sempre muovere il bambino, dalla 32° settimana la valutazione materna della presenza dei movimenti fetale è una delle prime cose da spiegare alla donna e l’assenza o la riduzione significativa dei movimenti fetali all’interno di certi schemi, che devono essere spiegati alla donna, è uno dei primi segnali, anche se spesso tardivi, di un quadro patologico fetale.

            -      Contrazioni uterine pretermine o del travaglio di parto.

  • Quando deve essere fatta la prima valutazione?

L’OMS dice entro la 16° settimana per ottimizzare la cura di quella gravidanza; in genere si fa prima della 16° settimana e cioè quando la donna lo richiede.

  • Quanti controlli eseguire?

Ad esempio in USA il protocollo di monitoraggio della gravidanza fisiologica prevede un controllo ogni 4 settimane fino a 28 settimane, poi ogni 2-3 settimane fino a 36 settimane, poi una volta la  settimana. Qui a Monza è previsto un controllo ogni 4-6 settimane fino a 20 settimane, poi ogni 4 settimane fino a 36 settimane, 2 volte nell’ultimo mese ed infine un controllo a 40 settimane.

La valutazione iniziale consiste in:

  • Anamnesi e registrazione dei dati rilevanti (età, caratteristiche staturo-ponderali, stato nutrizionale, professione)
  • Esame fisico: peso, altezza, esame generale, pressione arteriosa, mammelle, arti inferiori, cute. Spesso questa è la prima visita che la donna fa dopo l’infanzia.
  • Esame obiettivo ostetrico vero e proprio che consta di alcune parti:

 

    • ISPEZIONE a paziente supina ed eretta osservando le mammelle, l’addome, le mucose visibili (che assumono una colorazione scura).
    • Esame con SPECULUM VAGINALE che permette di vedere la cervice uterina. Lo speculum viene inserito all’interno della vagina, formato da 2 valve collegate, divarica la vagina permettendo di osservare il collo dell’utero (rosso bluastro) e di fare prelievi come il pap-test o microbiologici. Si possono inoltre osservare le escrezioni (leucorrea fisiologica).
    • PAP TEST, se la donna non l’ha eseguito in tempi brevi
    • OSSERVARE posizione, forma, lunghezza e stato di chiusura della cervice
    • PALPAZIONE esterna dell’utero dopo il I° trimestre
    • AUSCULTAZIONE
    • ESPLORAZIONE VAGINALE o palpazione interna: eseguita a vescica vuota, paziente supina, posizione litotomica, bimanuale combinata con il dito esplorante in vagina che palpa il collo dell’utero ed il viscere uterino e attraverso l’addome con la mano a piatto si palpa il viscere uterino. Questa manovra ci dà informazioni sull’aumento del volume uterino, sullo stato di contrattilità dell’utero, sulla modificazione della cervice, sullo stato di chiusura della cervice, sulla presenza di tumefazioni a livello della regione pelvica. La palpazione della cervice uterina non si è dimostrata efficace nelle donne a rischio né indispensabile e utile nel migliorare la cura della gravidanza.

2) La valutazione nel II°e III° trimestre comprende:

  • PALPAZIONE esterna dell’utero: supera la sinfisi dalla 10° settimana, raggiunge l’apofisi xifoidea alla 38° settimana, poi tende ad abbassarsi.
  • MISURAZIONE della lunghezza della sinfisi pubica–fondo dell’utero a partire dalla 20° settimana attraverso un nastro centimetrato, che permette una valutazione semiquantitativa del viscere uterino e indirettamente, se non ci sono condizioni patologiche del liquido amniotico in difetto o in eccesso, sul grado di crescita del feto. Se la donna è obesa è difficile valutarlo, se ha miomi multipli la crescita del viscere uterino dipende anche dalla crescita dei miomi e non solo del feto.

 

L’accrescimento fetale è uno dei punti peculiari, assieme alla valutazione della mancanza di rischio di partorire prematuramente, della cura della gravidanza.

  • PALPAZIONE delle parti fetali dalla 26° settimana
  • MANOVRE DI LEOPOLD: permettono di valutare la posizione del feto, il suo grado di impegno nella pelvi, lo sviluppo del viscere uterino, ecc.
  • CARATTERISTICHE del collo dell’utero rispetto al rischio di parto pretermine al travaglio.

 

3) Esami di laboratorio utili in monitoraggio della gravidanza fisiologica:

  • EMOGRUPPO è indispensabile.
  • TEST di COOMBS INDIRETTO, indipendentemente dal fatto che la donna sia RR+ o RR-  perché la gravidanza è un evento immunizzante non solo per RR ma anche per altri antigeni. Ciò è rilevante in caso di trasfusione.
  • ESAME EMOCROMOCITOMETRICO COMPLETO con conteggio delle piastrine. La correzione dell’anemia migliora la cura della gravidanza. Alcune condizioni di piastrinopenia possono avere rilevanza al momento del parto.
  • GLICEMIA per riconoscere precocemente intolleranze glucidiche preesistenti.
  • CREATININA, TRANSAMINASI, FERRITINA, ACIDO URICO: sono esenti da ticket per le donne gravide, ma non c’è dimostrazione della loro effettiva utilità. La creatininemia è più bassa, così anche l’uricemia, le transaminasi sono uguali, la fosfatasi alcalina è più alta perché prodotta anche dalla placenta, gGT sono inibite. L’esame emocromocitometrico avrà un certo grado di emodiluizione.
  • ROSOLIA, esami sierologici per TOXOPLASMOSI (se contratta come prima infezione in gravidanza può dare danno fetale), CITOMEGALOVIRUS (non esiste terapia e anche la diagnostica è controversa), VDRL (lue), HbsAg (soprattutto nel III° trimestre della gravidanza), HCV (non c’è dimostrazione della sua utilità), HIV.
  • ESAME DELLE URINE per conoscere le condizioni patologiche preesistenti.
  • Stato di PORTATORE DI bTALASSEMIA se la madre è interessata.

 

4) Esami di laboratorio da ripetere

  • TOXOTEST se negativo.
  • ESAME EMOCROMOCITOMETRICO a scadenze variabili.
  • TEST DI COOMBS INDIRETTO se la donna è RR- e partner è RR+.
  • ESAME URINE mensilmente.
  • URINOCULTURA: se è + è un fattore di rischio per complicanze della gravidanza o a carico del feto.
  • TEST DA CARICO DI GLUCOSIO con 50 grammi per lo screening cui fa seguito la curva da carico orale con 75 o 100 grammi per la diagnosi di diabete gestazionale; si esegue alla 24°-28° settimana. E’ di routine solo in alcuni protocolli.
  • TAMPONE VAGINO-RETTALE per la ricerca di STREPTOCOCCO b EMOLITICO (34°-36° settimana), che può dare infezioni perinatali potenzialmente anche molto gravi. In caso di positività e presenza di fattori di rischio si tratta con antibiotico la donna durante il parto.

DIAGNOSTICA ECOGRAFICA NELLA SORVEGLIANZA E CURA DELLA GRAVIDANZA

 Sono un ginecologo ospedaliero e mi occupo soprattutto di patologia della gravidanza, di ostetricia in generale e di diagnosi prenatale. Oggi tratterò alcuni tratti fondamentali del mio lavoro, la sorveglianza ecografia della gravidanza.
L’ecografia è forse l’unica metodica di diagnostica per immagine di cui si fa largo uso nella pratica ostetrica. Nonostante esistano altri esami come la risonanza magnetica nucleare, l’immagine del feto è essenzialmente ecografica. L’introduzione dell’ecografia ha cambiato totalmente il modo di fare ostetricia, è stata una vera e propria rivoluzione per i ginecologi che hanno vissuto la cosiddetta epoca pre-ecografica, durata fino alla fine degli anni 70. (Nel 78 c’era forse un ecografo a  Milano  alla Mangiagalli, era un’enorme vasca dove si immergeva completamente la donna  dentro l’acqua e si facevano queste rilevazioni  valutando gli echi degli ultrasuoni). Tutti quelli che facevano già i ginecologi a quell’epoca, Prof. Mangioni ad es., erano in grado di fare le stesse diagnosi che facciamo noi oggi con i loro sensi, con le loro dita, con le manovre di Leopold, con la palpazione per gran parte della patologia ostetrica. Per questo ancora oggi il professore ha tutta questa attenzione per la parte clinica di base, perché questa è stata l’ostetricia per  due secoli. Con l’introduzione dell’ecografia abbiamo iniziato a vedere aspetti del feto che prima non vedevamo (ad esempio una cardiopatia), ma abbiamo disimparato a fare clinicamente certe diagnosi che invece dovremmo saper fare: ad esempio abbiamo disimparato a palpare un utero; a capire dove è messa la placenta; a fare le manovre di Leopold, attraverso le quali si capisce lo sviluppo di un feto, la presentazione dentro l’utero (queste le so fare molto peggio di Mangioni, non solo perché lui è più esperto e più anziano di me, ma perché sono un’ ecografista e quindi al primo dubbio che ho prendo la sonda in mano e controllo il feto).Questa è una cosa importante da ricordare.
La  gravidanza viene scolasticamente divisa in 3 trimestri, oggi parleremo dell’ecografia nel 1°, 2°,3° trimestre ( in realtà sarebbe più corretto parlare di un’ecografia del 1° trimestre e di una  del 2°-3° trimestre, poiché non c’è una grossa distinzione tra questi ultimi due).
Innanzitutto in ostetricia dobbiamo porci un problema che in medicina normalmente non ci poniamo, ovvero abbiamo a che fare, il più delle volte, con una donna incinta  che come tale non è una paziente, ma una donna in una fase fisiologica della sua vita. Esistono dei controlli che tutte le donne fanno in gravidanza, esami del sangue, visite ostetriche e anche un monitoraggio ecografico della gravidanza fisiologica.
Innanzitutto ci poniamo il problema se sia necessario che tutte le gravidanze fisiologiche facciano un esame del primo trimestre.

PRIMO TRIMESTRE

PRESUPPOSTI TEORICI PER UNO SCREENING DEL PRIMO TRIMESTRE

  • Valutazione impianto intrauterino: valutare che la gravidanza non sia extrauterina. Molti ginecologi fanno fare un’ecografia nel primo trimestre, ma in realtà non ha senso perché la gravidanza extrauterina  dà segni clinici di se ( sanguinamenti vaginali, dolori)  intorno a 6-7 settimane di amenorrea dal primo giorno dell’ultimo ciclo, quindi molto prima che si riesca a fare la prima ecografia, che in genere viene fatta intorno alle 8-10 settimane (Una donna fa il test di gravidanza in media a 5-6 settimane di ritardo mestruale, dopo prende l’appuntamento per un’ecografia, fatta intorno a 8-10 settimane, quindi se avesse avuto una gravidanza tubarica sarebbe già stata diagnosticata prima in pronto soccorso).
  • Valutazione vitalità dell’embrione :  apparentemente ha senso, ma in realtà no. La mamma non è una  persona malata, ma semplicemente una donna in gravidanza, l’embrione è un essere vivente con un cuoricino che batte, io posso controllare oggi il battito cardiaco del bambino, ma non so se ci sarà domani o dopo. Quindi fare un controllo di routine a una certa settimana per vedere se l’embrione è vivo può aver senso, ma bisognerebbe ricontrollarlo di continuo.
  • Diagnosi precoce di gravidanza multipla e determinazione della corialità :  è importante sapere se la donna ha una gravidanza singola o gemellare.  Anche se questa è una diagnosi che viene fatta nel tempo, poiché una gravidanza gemellare dà nel tempo dei segni clinici di se e non c’è nessuna fretta di diagnosticarla a 8-9-10 settimane
  • Datazione corretta della gestazione : non ha senso fare una datazione in tutte le donne. Esistono studi che hanno definito che la datazione fatta sulla base dell’ultimo ciclo mestruale, in donne con ciclo mestruale regolare, è assolutamente attendibile nel definire la data del termine della gravidanza esattamente come fare lo screening ecografico. La datazione viene chiesta in tutte quelle situazioni in cui c’è una storia mestruale incerta, non dobbiamo avere un approccio di routine.
  • Inquadramento morfologico del primo trimestre con sonda transvaginale (tvg): alcune malformazioni dell’embrione e poi del feto sono già visualizzabili a 10-12 settimane con sonda tvg. In realtà questo non può essere considerato uno screening delle malformazione, non ha senso fare un controllo quando io posso vedere solo il 20% delle possibili malformazioni di un feto. Quindi senz’altro non va considerato uno screening morfologico e questo vale anche per il punto seguente
  • Definizione del rischio di trisonomia autosomica in eventuale associazione a test biochimici:oggi è possibile  predire staticamente il rischio del feto di avere una Sindrome di Down misurando lo spessore dei tessuti retronucali del feto, la cosiddetta translucenza retronucale. Anche questo è un esame che non ha alcun senso imporre a tutte le pazienti come  screening al primo trimestre, viene normalmente fatto solo alle pazienti che richiedono un certo tipo di diagnosi prenatale, così come  l’amniocentesi o altre metodiche d’indagine nel secondo trimestre.

 

Nessuno di questi giustifica uno screening allargato nel primo trimestre
Ciascuno di questi punti potrebbe giustificare uno screening al primo trimestre, ma ho cercato di mostrare con il mio ragionamento che in realtà non ha senso proporre al primo trimestre un’ecografia a tutte le donne in gravidanza. Quindi l’esame va fatto su indicazione fondamentalmente anamnestica e/o clinica.

 

INDICAZIONI ALL’ECOGRAFIA DEL PRIMO TRIMESTRE

  • Dolori
  • Perdite ematiche vaginali
  • Grave iperemesi gravidica. Tutte le donne al primo trimestre hanno nausea e vomito, l’iperemesi gravidica è una forma molto accentuata di questo disturbo, che impedisce alla paziente di alimentarsi adeguatamente e quindi porta a calo ponderale e a squilibrio elettrolitico. È dovuta o ad un’iperproduzione di ormoni di Hcg  o ad un’ipersensibilità della paziente ai livelli ormonali gravidici. Perché fare un’ecografia? Ad esempio perché una delle situazioni che potrebbe portare ad un’iperproduzione di ormoni è una patologia placentare, la mola vescicolare, un tumore della placenta che porta ad una iperproduzione di ormoni durante la gravidanza e può creare dei pericoli per la salute della mamma. Sapere che l’iperemesi gravidica non è dovuta a questa patologia può essere importante. Ci sono anche altre situazioni che possono causare iperemesi che meritano una diagnosi tempestiva.
  • Iper/iposviluppo uterino. In quale situazione l’utero potrebbe essere più grande di quanto io me lo aspetto? Nella gravidanza multipla. Oppure può esserci stato un errore di datazione. Definire la datazione di una gravidanza è importante perché arrivati al termine si mettono in atto dei controlli per il benessere del feto, se un feto sta troppo in utero senza essere adeguatamente controllato aumenta il rischio di morbosità e mortalità  perinatale.
  • Patologia ginecologica nota : fibromi, cisti ovariche, malformazioni uterine sono patologie che aumentano il volume dell’utero. E’ importante sapere se alla gravidanza è associata una patologia ginecologica, ad es. un grosso fibroma.
  • Sproporzione cervice/corpo : una cervice uterina estremamente globosa e un corpo uterino invece più piccolo e più rigido, meno pastoso, fa sospettare un impianto cervicale della gravidanza, che è una patologia importantissima da riconoscere per la salute e la vita della mamma. Sapete qual è il rischio di morte materna per gravidanza cervicale non riconosciuta oppure non trattata? È del 50%. (Tenete conto che la mortalità materna nei paesi occidentali la si calcola in unita per 100000 normalmente)
  • Pregressa patologia del trofoblasto: poiché vi è un rischio di ricorrenza di questa patologia, la studierete nelle prossime lezioni.
  • Pregressa gravidanza tubarica : l’incidenza è di 1.4% in Lombardia. Su 100 test di gravidanza positivi, dobbiamo aspettarci almeno una gravidanza rimasta impiantata nella tuba. Una donna che ha già avuto una gravidanza di questo tipo ha un rischio di ricorrenza che è circa del 10-15%, quindi in questo caso è bene fare l’ecografia.
  • Storia di aborto ricorrente (tender loving care):  una donna che è rimasta incinta più volte e per più volte di fila ha perso la gravidanza. Perché in questo caso devo fare            un’ ecografia al primo trimestre e farne poi tante? Si è dimostrato che visite molto frequenti ( per visite intendiamo il colloquio, il provare la pressione, il tempo dedicato alla paziente per ascoltare ciò che ha da dire e per dare delle rassicurazioni, quindi non necessariamente la visita ostetrica) e frequenti osservazioni del bambino migliorano gli esiti delle pazienti con pluriabortività. Ovvero basta questo atteggiamento diverso del medico per avere già impostato una cura dell’aborto ricorrente, questo tipo di cura viene chiamato dagli Inglesi “Tender loving care”.

                                                                                                                        
PARAMETRI ECOGRAFICI DA ANALIZZARE AD OGNI CONTROLLO DEL PRIMO TRIMESTRE (SIEOG 2002)

    • Presenza del sacco gestazionale dentro l’utero
    • Identificazione dell’embrione e del loro numero
    • Presenza di  battito (B-mode, M-mode, non ecodoppler prima di 10 settimane!! La regola è quella di usare sempre la minor potenza possibile su un embrione, anche se nessuno ha mai dimostrato che l’ecografia, anche facendo il doppler o                         il color-doppler, sia teratogena).
    •  La biometria del primo trimestre è la misura della sigla CRL, la quale rappresenta la distanza tra il vertice e l’osso sacro, è una misura della lunghezza dell’embrione abbastanza attendibile fino a 10-11 settimane. Dopo di che l’embrione inizia a flettersi, estendersi e questa misura, che è in funzione dell’atteggiamento dell’embrione, diventa poco attendibile. Quindi si inizia a fare delle misure segmentarie (ad esempio si misura il diametro biparietale).
    • Datazione: normalmente al primo trimestre si spostano le date se c’è uno scarto di almeno una settimana. ( Nessuno può sapere con certezza la data di concepimento di un bambino per diversi motivi: la donna può anticipare o posticipare l’ ovulazione rispetto al 14° giorno; gli spermatozoi possono rimanere vivi e fecondanti nelle vie genitali almeno 4 giorni…) 

 

Esistono degli studi in cui si vanno a cercare le malformazioni nel primo trimestre, ad esempio si studia la plica retronucale. Oppure  esiste la possibilità di misurare al primo trimestre anche la lunghezza della cervice uterina come indicatore del rischio di parto prematuro di una donna.

DIAGNOSI DI ABORTO
È la diagnosi che viene fatta più spesso al primo trimestre. In realtà esistono varie diagnosi in questo ambito:

    • Diagnosi di minaccia di aborto: quando una donna con perdite ematiche si presenta in ps e troviamo all’interno dell’utero il sacco con un embrione con battito, possiamo addirittura non vedere il sacco perché siamo in un epoca ancora molto precoce o vedere il sacco ma non trovare l’embrione.
    • Diagnosi di aborto completo : è una situazione analoga, la donna si presenta in ps con perdite anomale però non vediamo niente all’interno dell’utero. È diffcile distinguere questa situazione, dove il sacco è stato perso, dalla situazione precedente di aborto molto precoce con sacco che ancora non si vede. Nessuno di voi  se non farà il ginecologo verrà mai chiamato a fare questo tipo di diagnosi, però vi lascio questa tabellina insieme ai lucidi che potrebbe servirvi sulle diagnosi  che sentirete in futuro.

Assenza di sacco gestazionale intrauterino per mancata comparsa: l’utero è tutta questa palla, vedete la parete di miometrio e l’endometrio che si è ispessito ed è diventato bianco, è diventato decidua. La decidua ha un’interlinea, nello spessore della decidua vediamo una pallina nera ipoecogena, questo potrebbe essere un sacco gestazionale in fase molto iniziale. Però siamo di fronte ad un immagine che potrebbe rappresentare qualsiasi altra cosa, per esempio una zona di iperplasia cistica della decidua. Quindi la regola qual è? Non chiedete mai come medico di base o come medico specialista un’ecografia a 4-5 settimane pensando di avere un responso che sia diagnostico, perché vediamo immagini assolutamente non diagnostiche.

Assenza di sacco gestazionale in utero per espulsione:

    • Aborto completo (piano sagittale dell’utero): in questo caso vedo un utero vuoto, la cavità uterina è lineare, non c’è la decidualizzazione, non c’è una mucosa bianca spessa. Vedendo questo endometrio, senza sapere che il test di gravidanza è positivo, si direbbe che la donna è in una fase mestruale (endometrio estremamente sottile,spessore di 3-4 mm).
    • Aborto incompleto : non vedo il sacco , perché è stato perso, però vedo una cavità ispessita e irregolare perché è rimasto del materiale all’interno. Col doppler posso anche andare ad evidenziare la vascolarizzazione della decidua e delle regioni perideciduali, in gravidanza infatti abbiamo una vasodilatazione, un maggior sviluppo della vascolarizzazione. Esistono alcuni indici ( ad esempio “flash” multipli con flusso maggiore di 8 cm/sec) che il ginecologo può utilizzare per dire se c’è una vascolarizzazione che fa pensare ad un avvenuto impianto intrauterino, anche se non si vede ancora la gravidanza o non la si vede più  perché è stata appena persa. Qui la decidua  si vede bene, avrà uno spessore di almeno 12-13 mm.

Assenza di sacco gestazionale in utero per impianto extrauterino: questo è un caso di gravidanza tubarica. La donna aveva una reazione deciduale in utero, non aveva il sacco gestazionale in utero, ma non era un aborto perché accanto all’ovaio (mi spiace, si vede malissimo) c’era una massa che era la tuba, sede di impianto della gravidanza. Importante è che se ho un’assenza di sacco gestazionale in utero e ho delle B-HCG (ormoni di gravidanza) estremamente elevati (maggiori di 2600) sono autorizzato a pensare che c’è un sacco fuori utero che sta producendo ormoni. Questo è diagnostico per una gravidanza tubarica, anche se non sono ancora in grado di vederla perché la tuba è nascosta, non è molto lesa oppure perché c’è un’ansa intestinale davanti.

Sacco gestazionale in utero : in queste immagini si vede bene il sacco gestazionale, il primo sacco è nelle prime fasi di sviluppo e il secondo invece in fasi più avanzate dove vediamo il cosiddetto “doppio contorno”, il trofoblasto e la decidua con un’interlinea scura in mezzo.
L’impianto avviene nello spessore della decidua e la gravidanza non si sviluppa sull’interlinea deciduale, ma infiltra, penetra nella decidua come se fosse un tumore, e poi crescendo porta a un bombè sull’interlinea deciduale (questo è uno schema che riporta questa cosa in maniera molto intelligente).

Pseudosacco gestazionale: esistono immagini che possono trarvi in errore, questa è una cavità distesa da sangue, non è un sacco gestazionale perché manca il doppio contorno.

Sacco e pseudosacco: questo schemino ci fa capire che cos’è un sacco gestazionale nello spessore della decidua e cos’è invece uno pseudosacco, ovvero una cavità distesa da liquido.
Comunque il concetto fondamentale è che il sacco gestazionale non si sviluppa nella cavità uterina ma nello spessore di uno dei due strati di mucosa (i due tessuti si fondono tra di loro, decidua capsulare e parietale alla fine abbiamo l’utero con dentro il sacco).

Anomalo pattern ecografico corion-deciduale: su questo non mi soffermerei, ma si vede un’immagine che fa molta paura, perché si vede un sacco gestazionale che è attaccato solo per un pezzettino con un enorme ematoma che lo circonda. Questa è una gravidanza che può essere espulsa oppure andare avanti.

Noi stabiliamo degli indici per definire che dentro un sacco di certe dimensioni deve esserci un embrione ( nessuno ve li chiederà mai all’esame, ma sapere che esistono è importante).
La diagnosi di aborto deve essere estremamente standardizzata; poiché se io faccio una diagnosi di aborto, che comporta sempre un intervento di pulizia della cavità uterina, in una donna che non ha un aborto le provoco un’interruzione di gravidanza.

Sacco gestazionale con echi embrionali. Qui iniziamo a vedere l’embrione nella prima fase di sviluppo, si misura la lunghezza dalla punta del cranio alla punta del rachide, qui c’è una grossa bozza (se ripassate embriologia) che è il sacco vitellino (caso tipico di una 6° settimana). Nella seconda, fase di sviluppo più avanzato, si vede l’embrione che inizia ad occupare una porzione più centrale del sacco e il sacco vitellino non è più addossato all’embrione ma è distanziato (caso tipico di un’ 8° settimana).

Assenza di BCE: criteri diagnostici : qua ci sono dei valori di lunghezza dell’embrione al di sopra dei quali noi dobbiamo vedere il battito, se questo non c’è si parla di “aborto interno”

Fattori di rischio di aborto: ematomi extracoriali : il sacco qua è metà attaccato e metà  completamente scollato, infatti vi è la presenza di un ematoma extracoriale. Questo può essere un fattore di rischio di aborto, va segnalato e ricontrollato.

Fattori di rischio di aborto : BCE lento : questa è un’immagine fatta in M-mode (chi di voi farà cardiologia avrà molta familiarità con questo tipo di ecografia per lo studio delle valvole soprattutto). Noi possiamo misurare la frequenza cardiaca dell’embrione e una bassa frequenza è un fattore prognostico negativo (così come trovare un embrione che ha poco liquido attorno oppure un embrione che ha un sacco vitellino estremamente disteso). Questo è un quadro idro… che precede o segue l’arresto del battito.

Concludendo quello che è importante ricordare è che l’ecografia al primo trimestre non va fatta come screening allargato ma su indicazione. Abbiamo visto quali sono le indicazioni, i ragionamenti che si fanno di fronte a certe immagini e infine anche gli studi di secondo livello che si possono fare ( traslucenza retronucale e misura della cervice).
In realtà l’ecografia considerata più importante in gravidanza è quella del secondo trimestre.

 
SECONDO TRIMESTRE

L’ecografia del secondo trimestre viene fatta a tutte le pazienti (è molto raro che una paziente non faccia un’ecografia dalla 16° alla 24° settimana). Il solito dibattito è dobbiamo fare un test di screening o un test su indicazioni? Nel 2001 è uscita una revisione ,una metanalisi di 8 studi clinici randomizzati (che comprendevano anche qualche studio radius, che è lo studio più importante al mondo che sia stato fatto sull’ecografia ostetrica) che ponevano il problema se aveva senso fare un’ecografia al secondo trimestre a tutte le donne. Conclusione:

      • Aumenta senz’altro l’interruzione di gravidanza per feti malformati. Infatti al secondo trimestre si vedono i feti malformati e l’ecografia stessa viene detta morfologica (è un termine brutto che noi ginecologi preferiamo non usare perché ci fa pensare che siamo lì solo per trovare la malformazione).
      • Riduce la mancata diagnosi di gravidanza gemellare. Una volta questo tipo di gravidanza veniva diagnosticata almeno nel 30% dei casi al parto, perché nato il primo bambino ce n’era un altro, anziché la placenta, che voleva uscire. Come vi ho detto prima la gravidanza gemellare dà dei segni clinici di sé, però è anche vero che se al secondo trimestre non si hanno le idee chiare vale la pena fare un’ecografia. Infatti è molto importate, passato il primo trimestre, che il ginecologo abbia chiaro se la gravidanza è singola o gemellare, perché la gestione e la prognosi della gravidanza multipla sono completamente differenti.
      • Riduce la necessità di indurre il travaglio passato il termine della gravidanza. Questo perché definirò in maniera più precisa la data anche nelle donne con mestruazioni irregolari diminuendo il rischio di fare un’ induzione sbagliata se queste donne non partoriscono al termine della gravidanza.
      • Riduce la mortalità perinatale. Ovvero la morte in utero o la morte in travaglio, al parto, dopo il parto e nei primi giorni di vita. In realtà però questa mortalità viene ridotta perché aumenta l’interruzione di gravidanza per i feti malformati, che se non stoppati avrebbero un maggior rischio di mortalità perinatale. Se noi togliamo i feti malformati dalla casistica è stato dimostrato che l’ecografia di questo trimestre non riduce la mortalità perinatale, quindi non è da considerarsi un criterio di cura migliore per un feto che non sia affetto da malformazioni. Per un feto affetto da patologia congenita grave, non è un discorso di cura, ma di informazione alla coppia che poi farà le proprie scelte. È un discorso deprimente ma è la realtà, l’esame del secondo trimestre  viene fatto soprattutto per lo screening della patologia malformativa. Esistono altre cose che io potrei capire da questo esame, , ad esempio capire dove è messa la placenta, ma potrei capirle anche più avanti, a 24-28 settimane.

Escludendo le malformazioni e mettendo assieme questi 8 studi randomizzati (vedete perché vi ho detto che lo studio radius è  il più famoso, perché ha 7800 casi verso 7500) non c’è assolutamente una riduzione significativa della mortalità perinatale.
Domanda: “L’aborto al secondo trimestre è ammesso nel caso di malformazioni gravi?” No. In Italia la legge prevede che la gravidanza possa essere interrotta entro la 12° settimana sulla sola volontà materna, interruzione volontaria di gravidanza. Invece dopo la 12° settimana e fino all’epoca di vitalità del feto (una volta si considerava 28 settimane, poi 26 e adesso 24 settimane), la gravidanza può venire interrotta solo per grave rischio della salute psichica o fisica della madre. Questa formulazione della legge lascia la scappatoia legale e clinica di interrompere la gravidanza valutando la patologia del nascituro come un rischio per la futura salute psichica della madre. Infatti spesso e volentieri su queste interruzioni fetali la documentazione richiesta in cartella non è solo la mia descrizione da ecografista che evidenzia la patologia del feto, ma anche una certificazione psichiatrica. Questa è la scappatoia che si usa in Italia fino all’epoca di vitalità, ma nessuno ha mai dimostrato che un’interruzione terapeutica di gravidanza protegga la mamma da una futura patologia psichiatrica, anzi potrebbe non cambiare nulla o addirittura causarla. Sarebbe corretto, se uno volesse essere onesto nei confronti della paziente, dire: “Signora, se lei vuol fare un’ecografia a 18-20-22 settimane sappia che l’ecografia attualmente è finalizzata a questo tipo di diagnostica, se lei non è interessata per motivi di tipo etico-religioso a sapere che cosa possa avere il feto, allora tanto vale che faccia un’ecografia a 24-26-28 settimane, dove io vedo meglio cose di utilità clinica e dove non potrà più decidere di interrompere la gravidanza”. In effetti io ho provato a fare questo: 2 pazienti capiscono il senso di quello che voi dite, una delle due condivide e rifiuta, però la maggior parte pensa che tu sia deficiente e preferiscono saperlo a tempo.Alla fine quindi diventa talmente pesante fare un discorso di questo tipo che anche i ginecologi più volenterosi alla fine fanno di routine questo controllo a 20 settimane.

Ecografia di routine nel  secondo trimestre: punti essenziali dell’esame :

    • determinazione della vitalità del feto, non solo se batte il cuore, ma anche i movimenti attivi del feto.
    • determinazione del numero di feti che stanno dentro l’utero
    • la presentazione del feto
    • la sede e i rapporti della placenta
    • il liquido amniotico:valutazione soggettiva e semiquantitativa

Quindi una serie di cose che vanno valutate prima di andare a valutare il feto stesso, quindi le misure, l’anatomia, la morfologia.
Rispetto alle misure che noi facciamo sul feto abbiamo una buona predittività anche al  secondo trimestre, se misuro un feto e dico che cresce come 18 settimane posso sbagliare al massimo di 8-9 giorni, quindi l’ecografia è un metodo molto preciso per determinare la datazione di una gravidanza. Normalmente però arrivati al secondo trimestre si preferisce non ridatare  la gravidanza se lo scarto è inferiore alle due settimane, perché può esserci il caso di un bambino geneticamente molto piccolo o molto grande, se io lo ridato considerando questo principio, rischio di fare degli errori. Quindi si ridata solamente se c’è uno scarto di 2 settimane o più.
Us come screening delle malformazioni fetali :

    • Il 3% delle pazienti avrà un feto affetto da una qualche malformazione. È un’incidenza molto più alta di quello che ci si aspetta (chiaramente all’interno di questa ci sono tutti i tipi di malformazioni, anche l’ipoplasia ungueale di un dito del piede).
    • Il 90% in coppie non a rischio
    • Il 25% delle morti perinatali è dovuto a patologia malformativa congenita del feto, quindi è ovvio che, se tolgo questa fetta di pazienti, migliora molto la casistica ostetrica. Ricordate però che una persona potrebbe ritenere utile sapere che un bambino ha una malformazione, non solo per decidere se tenerlo, ma anche per curarlo meglio. Infatti alcune malformazioni  sono molto importanti da riconoscere poiché possono cambiare la condizione ostetrica. Un esempio può essere il bambino con la spina bifida, un mielomeningocele, se lo facessimo nascere per via vaginale questo potrebbe creare un traumatismo sulle radici nervose contenute nel sacco erniato, quindi l’indicazione è un parto laparotomico, un taglio cesareo elettivo. Un altro caso potrebbe essere una grave cardiopatia, per cui il bambino, una volta nato, deve essere assistito da un centro dotato una buona terapia intensiva, esperta di neonati cardiopatici e di una cardiochirurgia infantile molto buona per essere eventualmente operato (ci sono gravi cardiopatie che diagnostichiamo ma non facciamo nascere a Monza ma, ad esempio, all’ospedale di Bergamo dove c’è una buona terapia intensiva neonatale cardiologica e una cardiochirurgia infantile di primo livello). Esistono quindi altri scopi per proporre uno screening delle malformazioni alle mamme, anche a quelle che magari non sono interessate ad un discorso d’interruzione. Purtroppo però questo non è stato portato avanti in termini scientifici e tutt’oggi non esiste uno studio al mondo che abbia dimostrato che la diagnosi prenatale delle cardiopatie congenite migliora gli esiti dei bambini. Esistono anche studi sull’ernia ombelicale congenita (onfalocele) i quali dimostrano che oltre i 4 cm di diametro questa impone un taglio cesareo che migliora gli esiti postnatali di questi bambini. Soprattutto è oggetto di studio l’epoca in cui viene fatta l’ecografia finalizzata all’interruzione, si fa di solito entro la 20ª settimana, perché la diagnosi deve essere fatta entro la 22ª-23ª e  una donna può interrompere entro la 24ª. Nessuno però ha mai dimostrato che 20 settimane rappresenti il momento migliore per studiare un feto e per vedere patologie in tempo per curarle, anzi potrebbe essere meglio studiare il cuore a 24-26 settimane, perché si ha una maggior sensibilità e specificità e migliori valori predittivi.

(Per chi vuole fare neurologia  è interessante  vedere quello che siamo in grado di capire su un cervello fetale già a 18 settimane)

Ecografia morfologica 4: Questa è un’immagine dove si vede molto bene il cervelletto, il verme cerebellare, la linea mediana, i due talami, i due peduncoli cerebellari, il cavo di Verga, tutte strutture anatomiche (il ginecologo quindi deve ricordarsi un po’ di neurologia, di ortopedia, sapere bene le patologie congenite delle varie branche, perché deve occuparsi di un paziente che in realtà non ha solo l’utero e le ovaie).

Ecografia morfologica 5: Queste sono immagini della colonna in sezione assiale, si vede bene il nucleo d’ossificazione del corpo vertebrale e i processi laterali, la zona del processo spinoso e il canale midollare, le due coste (queste sono sezioni sagittali e coronali).

Studio morfologico 1: Un’immagine traversa dell’addome del feto con la bolla gastrica. Vedere lo stomaco disteso in un feto è molto importante perché ci dice che quel bambino deglutisce regolarmente il liquido, quindi che non ha , per esempio, un’atresia esofagea o altri tipi di malattia.

Studio morfologico 3: Questa è un’altra immagine abbastanza chiara dell’addome del feto dove si vede sempre lo stomaco, l’aorta, la vena cava inferiore, vedete che la vena ombelicale appena entrata nella pancia piega a destra verso il fegato (mi scuso per la qualità della riproduzione eventualmente le vedremo dal vivo se qualcuno di voi capita nel nostro reparto).

Sensibilità dello screening ecografico delle malformazioni: in questa tabella vi faccio vedere qual è la sensibilità per la diagnosi prenatale delle malformazioni. L’esame è fatto al secondo trimestre. Ovviamente noi non vediamo il 100% delle malattie fetali e ci sono malattie gravi che magari ci sfuggono, perché non siamo in grado di vederle oppure perché siamo alla trentesima ecografia e quindi stanchi. Vedete, per distretti, la sensibilità di un’ecografia del secondo e terzo trimestre. In media i vari autori (Chambers è un maestro mondiale d’ecografia) vedono circa il 50% della patologia malformativa congenita. Questo dato ridimensiona un poco il senso del lavoro che facciamo al secondo trimestre. Sono studi per lo più multicentrici, fatti da centri di riferimento che coordinano attorno a sé altri centri, come se Monza facesse uno studio con Carate, Vimercate e Desio. È importante dire che la qualità dell’ecografia può cambiare da centro a centro, da operatore ad operatore.

TERZO TRIMESTRE

Ecografia 3° trimestre.  Gli ipotetici goal che noi ci proponiamo nel valutare l’ecografia del terzo trimestre sono:

  • Definire la crescita del feto
  • Valutazione di eventuali malformazioni tardive del feto
  • Definizioni di alcune situazioni importanti :
    • La localizzazione della placenta
    • La quantità del liquido amniotico attorno al feto.

 

L’ecografia del terzo trimestre è essenzialmente volta alla cura della gravidanza, alla cura del feto, anche se nessuno ha mai dimostrato, in uno studio clinico controllato, l’utilità in termini di esiti perinatali. Ci sono cose che noi diamo per scontate, il nostro buon senso ci dice che funziona e quindi la facciamo, ma in realtà nessuno ha mai stabilito che le cose siano effettivamente così. Questo avviene non solo in ostetricia, un mio amico anestesista mi diceva che nessuno ha mai dimostrato che la pressione d’incuneamento con lo schwangann (non sappiamo se si scrive così) sia  migliore di altri metodi di monitoraggio, eppure tutti lo usano nonostante  sia un metodo molto invasivo, perché concettualmente è meglio (questo esempio non è nel mio campo e magari può essere sbagliato, tenetene conto).

Vi faccio quello che Mangioni mi ha detto di fare perché poi ve lo chiede all’esame, la parte dopo è più importante, ora andiamo un po’ veloci su questa .

 

Ecografia del 3° trimestre: diagnosi di iposviluppo fetale
La diagnosi che viene fatta più spesso nel terzo trimestre è di iposviluppo fetale, ovvero un deficit di accrescimento del bambino. Su questo argomento non vi voglio raccontare niente di particolare, per studiare l’iposviluppo va benissimo che vi fotocopiate il Pescetto, il Candiani, il manuale d’ostetricia che voi avete e lì c’è scritto tutto quello  che dovete sapere.
Concettualmente la diagnosi si fa esprimendo la deviazione fra il peso che io mi aspetto a quell’epoca e il peso che il bambino ha. Il peso lo trovo attraverso un’equazione: calcolo le misure del feto, le inserisco  dentro come variabili e ho come risultato una stima del peso. Sapere se un feto è iposviluppato è molto importante, perché ha un maggior rischio di sofferenza e di morte in utero. Quindi questo è uno dei pochi casi dove una diagnosi fatta in utero porta ad una modificazione della condizione ostetrica, finalizzata proprio alla protezione del feto, al benessere fetale, alla cura del feto. Una volta definito che un feto è iposviluppato con l’ecografia possiamo non solo definirne il grado (se pesa mezzo chilo o sette etti meno del previsto), ma possiamo anche valutare una serie di indici che ci dicono sia il grado di benessere  che di compenso emodinamico di un feto malnutrito.
Possiamo valutare l’AFI (Amniotic Fluid Index), modo per definire in maniera semiquantitativa la quantità di liquido amniotico attorno al feto; possiamo valutare lo stato di benessere del feto, lo stato di attività neurologica del feto attraverso i movimenti del bambino, il suo comportamento in utero.  Questo tipo di analisi si chiama Profilo Biofisico di Manning e si basa sul concetto seguente: un feto che ha un significativo grado d’ipossia, di iponutrizione in utero, inizierà a risparmiare energia ad esempio non facendo più certi movimenti poco necessari, un grado d’ipossia maggiore gli farà risparmiare ulteriore energia su altri movimenti, un grado ancora maggiore causerà un danno neurologico. Alla fine avrete quindi un bambino che perde tutta una serie di comportamenti all’interno dell’utero e questi sono necessari per valutare il suo stato di benessere. (Queste cose ve le dico come punti eventualmente da approfondire e da studiare sul libro, non vi faccio una lezione di un’ora sul doppler dell’aorta nel feto perché è veramente assurdo).
Infine è importante ricordare che possiamo usare l’ecografia, in un feto iposviluppato, per definire:

      • I flussi di sangue che  nutrono l’utero, attraverso le arterie uterine, le arterie della mamma (doppler materno).
      •  Il flusso di sangue che nutre il bambino (doppler dell’arteria ombelicale), quindi sul cordone.
      •  Il flusso di sangue che nutre il cervello del bambino (doppler dell’arteria cerebrale media del feto).

Sono esempi che vedrete fare se verrete almeno un giorno in ambulatorio di ecografia ostetrica e  sono fondamentali nel definire il tipo di iposviluppo e il grado di compenso che il feto mette in atto.  Posso quindi andare a vedere di quanto è ridotto il flusso all’utero, di quanto è ridotto il flusso al feto attraverso il cordone e come il feto compensa ad esempio vasodilatando il distretto cerebrale e vasocostringendo il distretto splancnico.
(Sull’ecografia avrei finito, mi interessava fare un discorso ovviamente di metodo e non di come si fa un’ecografia ostetrica perché non vi interessa, a meno che non facciate i ginecologi)

 

LIQUIDO AMNIOTICO

Il liquido amniotico è sempre presente attorno all’embrione, anzi prima ancora che compaia  l’embrione, il sacco è comunque tonico perché contiene una certa porzione di liquido.

In questa diapositiva ci sono alcuni dati:

  • A 10 settimane ci sono 30 ml di liquido, a 16 settimane invece 190 ml. Perché vi ho messo 16 settimane? Perché a 16 settimane normalmente noi facciamo l’amniocentesi, che è quell’esame che consente di valutare il cariotipo del bambino attraverso il liquido. Con l’amniocentesi vengono prelevati 20 cc di liquido, circa il 10% del liquido. È importante sapere quanto liquido c’è e che percentuale viene tolta. All’ottavo mese di gravidanza (32-35 settimane) abbiamo 900 ml di liquido, circa 1-1,5 litri a seconda dei casi e questa è la quantità massima di liquido che viene raggiunta. Quindi a partire da 35-36 settimane il liquido piano piano inizia a ridursi. Uno dei motivi per cui, passato il termine di gravidanza, aumenta la mortalità del feto in utero è proprio una situazione di marcata riduzione del liquido amniotico.
  •  Il liquido viene prodotto a livello di vari siti, in funzione dei soliti meccanismi che voi avete già studiato, meccanismi sia di tipo idrostatico che di tipo osmotico. Se pensiamo alla filtrazione a livello glomerulare, a come si forma l’essudato, ci sono sempre in ballo queste due forze, gradienti di tipo osmotico e/o gradienti di tipo idrodinamico. È importante sapere quali sono i siti a livello dei quali viene prodotto e riassorbito il liquido, esiste infatti un turn over del liquido all’interno del sacco gestazionale.

 

Grafico: Questa diapositiva vi fa vedere la quantità del liquido nel corso delle settimane e vedete che la quantità massima è segnalata a 32-34 settimane, a 35 inizia un po’ a ridursi, il 50° centile della curva è intorno a 800-900 cc, il 95° centile arriva circa a 1.7 litri. Questo significa che entro le due standard deviation abbiamo una grossa variabilità: ci sono donne che hanno un liquido doppio di altre ma che ancora è considerato normale.

Liquido amniotico : produzione.
Come viene prodotto il liquido?

    • I reni del feto producono liquido, il feto fa la pipì, inizia a 9-11 settimane. Come facciamo a saperlo? Semplicissimo, perché a 9-11 settimane con l’ecografia si vede già una vescica fetale che è distesa. Fino alla 18ª settimana la produzione renale di liquido non è essenziale. Posso avere un liquido amniotico regolare o quasi, anche in un feto che ha, ad esempio, un’agenesia renale bilaterale (non ha i reni) e solo dalla 18ª-20ª settimana un feto di questo tipo svilupperà un oligoidramnios (poco liquido) e successivamente un anidramnios (assenza totale).

 

    • La deglutizione fetale è il principale meccanismo attraverso il quale il feto riassorbe il liquido, faccio una postilla: l’urina fetale non è l’urina che conosciamo noi, il feto non purifica le tossine a livello renale, ma a livello placentare. Quindi i processi di filtrazione, riassorbimento tubulare ecc. portano alla produzione di un liquido che non contiene tutto ciò che contiene la nostra urina (queste cose le potete approfondire sul manuale). Comunque la deglutizione fetale è anch’essa fondamentale nella seconda metà della gravidanza. Ci sono alcune malformazioni, tipo l’atresia esofagea, che portano ad  un’impossibilità del feto a deglutire e in questo caso, non solo non vedrete lo stomaco disteso con l’ecografia, ma nel tempo si sviluppa un polidramnios, un eccesso di liquido attorno al feto.
    • Il tratto respiratorio fetale (polmoni, trachea, bronchi,ecc.) è caratterizzato dalla presenza di liquido al suo interno perché il bambino è tutto immerso in un liquido. Questo liquido va avanti e indietro nelle vie aeree seguendo i movimenti di respirazione del feto, il quale non respira continuamente, ma ha alcune fasi di movimenti respiratori durante la giornata. Riuscire a vedere questi movimenti è un segno di benessere perché è una ginnastica che il feto fa per allenare la muscolatura respiratoria; ovviamente, stando nel liquido, non è essenziale per lui respirare, lo fa tutte le volte che ha un surplus d’energia da impiegare. Quindi il liquido viene sia inalato e sia espirato ed è più il liquido prodotto dai polmoni rispetto al liquido che viene riassorbito dai polmoni; questo si sa perché possiamo dosare sul liquido amniotico sostanze di produzione polmonare per valutare che il polmone del feto sia maturo o meno. Normalmente non consideriamo un feto maturo, pronto per respirare, fino a che non ha raggiunto almeno la 34ª-35ª settimana di gestazione, prima di questa data lo si considera sempre a rischio di sindrome respiratoria. Se devo far nascere un bambino a 30 settimane devo pormi il problema del grado di maturazione di quei polmoni, perché devo bilanciare i problemi:  ad esempio, da un lato non cresce più l’utero, il doppler è catastrofico, il bambino si muove male, ci sono segni di sofferenza, però sull’altro piatto della bilancia ci sono i rischi dovuti alla sua prematurità. Se faccio nascere un bambino che non sta bene in utero ma poi sta ancora peggio fuori dall’utero chiaramente non ho fatto una cosa buona. Il grado di maturazione del polmone può essere espresso andando a dosare il rapporto L/S, ovvero la concentrazione di lecitine (L) fratto la concentrazione di sfingomieline (S), quindi il rapporto fra la concentrazione di due classi di fosfolipidi di produzione polmonare. Man mano che il polmone matura  e che si sviluppano i pneumociti di secondo ordine in grado di produrre surfactante, questo rapporto tende ad aumentare. Allora dosiamo queste sostanze nel liquido amniotico proprio per capire il grado di maturità del polmone, perché questo ci aiuta molto nel decidere la condizione di una determinata patologia. Esiste anche la possibilità di accelerare  la maturazione del polmone del feto in utero, cioè a 31 settimane trovo un polmone immaturo e quel feto sta proprio male dentro l’utero, allora posso prendermi uno o due giorni e mettere in atto una terapia per accelerare il grado di maturazione del tessuto polmonare, dando banalmente del cortisone (si usano due molecole o il βmetasone o desametasone). Tutto ciò ovviamente lo fa lo specialista, è solo per spiegarvi a cosa servono queste cose che vi racconto.

 

    • La cute fetale: è lecito ipotizzare che la cute trasudi liquido fino a che non c’è una cheratinizzazione. Senz’altro dopo la 25ª settimana non c’è più né riassorbimento, né produzione di liquido.
    • Livello delle membrane: le membrane fetali al primo trimestre sono quelle che producono il liquido, a 7-8 settimane l’embrione è circondato da liquido ma non lo produce, è il liquido che trasuda dal corion, dall’amnios  entro il sacco. Nel terzo trimestre invece a livello delle membrane c’è un’operazione che è prevalentemente di  riassorbimento del liquido.

 

Liquido amniotico: funzione.

  • A proteggere il feto da stimoli meccanici, dalla classica botta. Stare immerso in un liquido fa sì che le pressioni esercitate in un punto siano distribuite in maniera omogenea attorno al corpo del feto.
  • La protezione della testa del bambino da fenomeni di compressione durante il travaglio di parto. Questo è importante ed è uno dei motivi per cui il sacco si rompe alla fine del travaglio e non all’inizio, però  vedrete che questa non è una regola assoluta.
  • Protezione del cordone ombelicale da compressioni. Se comprimo il cordone ombelicale per 5 minuti il feto muore ed è per questo che rappresenta una situazione molto importante. Però questo è il caso estremo, ovvero di morte endouterina del feto per compressione funicolare, esistono casi dove la compressione del funicolo non induce morte al bambino però può indurre alterazioni patologiche del battito del bambino durante il travaglio.
  • Il liquido è molto importante per lo sviluppo del feto, il quale è così in grado di muoversi regolarmente e di sviluppare correttamente le articolazioni. Il feto sviluppa le articolazioni fino a 24-26-28 settimane, se lascio nel secondo trimestre un feto senza liquido nascerà senz’altro con un certo grado di anchilosi delle articolazioni. Il liquido è importante anche per il corretto sviluppo somatico, i tratti somatici che noi abbiamo, derivano dal fatto che la nostra faccia è cresciuta protetta da un liquido.
  • Quest’ ultimo punto è molto complesso, non solo il liquido mi serve per capire come va il polmone, ma se un feto cresce senza liquido quel polmone non si svilupperà in maniera  corretta. (avrei bisogno di un’ora per fare una lezione su questo).

 

Valutazione ecografica: falda massima.
Il  liquido in una donna in gravidanza si valuta misurando la falda massima, cioè guardo dappertutto attorno al feto, identifico il  punto dove c’è maggior profondità di liquido e stabilisco che quella è la falda massima, profonda tot cm per tot cm.
Oppure si può valutare il liquido attraverso l’indice che vi dicevo prima, Amniotic Fluid Index: 
si divide l’utero in quattro quadranti (dimenticate i nove quadranti addominali) e si fa la somma delle falde massime che trovo nei quattro quadranti. Quindi se avrò 2 in un quadrante, 3 in un altro, 0 in un altro e 3 in un altro ancora, avrò 8 di Amniotic Fluid Index. Questo è il metodo più usato attualmente per valutare il liquido soprattutto a termine di gravidanza.

OLIGOIDRAMNIOS

 

Si dice che c’è poco liquido quando ho una falda massima sotto i 2 cm oppure un Amniotic Fluid Index inferiore a 5. (Questo invece lo dovete sapere come cut off, potrebbe venire chiesto)
Quali sono le cause che più tipicamente portano ad una riduzione del liquido attorno al feto? fondamentalmente le seguenti:

  1. Causa vascolare. Tutte le volte che un feto è iponutrito sarà iposviluppato, concentrerà i flussi a livello cerebrale e vasocostringerà altri distretti, ci sarà una riduzione della produzione renale di liquido amniotico e quindi una situazione di oligoidramnios attorno al feto. (Questo è importante)
  2. Causa farmacologica. Al terzo trimestre di gravidanza i reni fetali sono estremamente sensibili all’azione dei FANS (ibuprofene, chetoprofene) soprattutto i FANS cosiddetti non selettivi. Avete studiato in farmacologia che adesso ci sono queste nuove molecole cosiddette Cox2 selettive (Celecoxib, l’Artilog), farmaci che avrete magari già visto usare. Sui farmaci selettivi attualmente c’è un dibattito, per alcuni non riducono il liquido del feto per altri invece si, ci sono ancora in corso studi su queste cose. Quindi dare un antinfiammatorio ad una donna incinta a termine di gravidanza è un grosso errore. Basta una singola dose (ad esempio di Voltaren) per mandare un feto in anidramnios. In questo caso l’anidramnios è reversibile, ma ci impieghi 3-4-5 giorni a ripristinare il liquido attorno feto. Una volta ho visto un caso d’anidramnios fetale, dovuto ad una gengivite della madre, la quale usava un collutorio antinfiammatorio! Questo per farvi capire quanto è sensibile il feto all’azione dei FANS (Non mi chiedete il perché di questa cosa, perchè i reni, cosa centrano le prostaglandine, chiedetelo ad un nefrologo; a me risulta che anche nei pazienti anziani e nei pazienti con problemi renali comunque ci sia una controindicazione all’uso di questi farmaci, quindi senz’altro c’è un motivo di fisiologia che in questo momento non vi so spiegare nel dettaglio biochimico).
  3. Causa genetica/malformativa. Abbiamo già citato prima alcune situazioni, come l’agenesia renale bilaterale, che possono dare anidramnios ad un  feto. Se un feto cresce senza liquido, avrà non solo la malattia che ha prodotto l’assenza di liquido, ma anche le conseguenze di quest’assenza. La classica Sindrome di Potter è il tipico esempio dell’assenza di liquido attorno ad un feto.
  4. Rottura prematura del sacco amniotico (Prom). Una Prom pretermine riduce il liquido attorno al feto, succede quando si rompe il sacco a 26 settimane o addirittura a 20-16 settimane. Esistono casi di rottura iatrogena del sacco a 16 settimane dovuta ad amniocentesi, situazione che compromette la prognosi della gravidanza in maniera molto pesante.
  5. Gravidanza post-termine. (Bisognerebbe fare una lezione intera sulla gestione della gravidanza post-termine, ora non la trattiamo).

Sindrome di Potter

Questo è un neonato con la Sindrome di Potter, si nota: anomalia del padiglione auricolare, perché questo è cresciuto compresso; pliche epicantiche estremamente spesse, come tende che coprono la metà interna degli occhi, proprio da compressione nella zona della radice del naso ( Qui non si vedono perché non è preso di faccia altrimenti si noterebbero); il naso è  schiacciato; c’è microgniazia. Questo solo per quanto riguarda i tratti del viso. Poi qui ho citato altre cose che possiamo avere: anomalie scheletriche molto importanti. Ma la cosa importante è che questo bambino morirà alla nascita per ipoplasia polmonare. Mentre un bambino che nasce senza reni potrebbe morire d’insufficienza renale nell’arco di pochi giorni, a volte anche 10 giorni, 2 settimane, questo bambino invece non sarebbe in grado di respirare già alla nascita perché l’assenza di liquido ha condizionato in maniera negativa lo sviluppo dei suoi polmoni. Nei casi di rottura prematura del sacco amniotico, a Monza, stiamo facendo una terapia sperimentale per provare a rimettere del liquido artificiale attorno al feto, proprio per prevenire, non solo la Sindrome di Potter nei suoi tratti somatici, ma soprattutto l’ipoplasia polmonare. Abbiamo un certo tasso di successo, riusciamo a mettere del liquido amniotico attorno al feto nel 37% dei casi di rottura del sacco, quindi una terapia sperimentale che nel 60% dei casi non riesce ad ottenere il risultato che vorresti. Ma su questi feti in cui si riesce a rimettere il liquido, si riduce del 50% l’incidenza di ipoplasia polmonare. Quindi questa terapia non solo è utile per salvare qualche bambino, ma dimostra proprio il legame eziopatogenetico tra liquido  e sviluppo polmonare.

 

POLIDRAMNIOS

Polidramnios:

Il polidramnios può essere lieve, medio o grave a seconda della profondità di falda massima che noi misuriamo; come indice di diagnosi si usa di più la falda massima che l’Amniotic Fluid Index.

  • Nel 40 % delle forme lievi è idiopatico.
  • Nei restanti casi invece riconosce per lo più un’eziologia malformativa o dismetabolica:
  • L’eziologia malformativa è dovuta a situazioni che impediscono un corretto riassorbimento del liquido amniotico, quasi tutte situazioni che impediscono una corretta deglutizione del feto.
  • La causa dismetabolica è dovuta al diabete gestazionale o al diabete pre-gestazionale, adesso non entriamo nei dettagli, però avete una lezione fatta dalla dottoressa Vergani sul dismetabolismo in gravidanza. Studierete che nelle donne diabetiche, se non adeguatamente trattate con dieta o con insulina, c’è un aumentato sviluppo di macrosomia del feto, un feto troppo grosso, ipernutrito e con un eccesso di liquido, con un polidramnios. 

L’ultimo punto che mi preme ricordarvi è che l’ eccesso di liquido non è meglio, ma è causa a sua volta di problemi o di patologie generalmente non diretti sul bambino ma più sulla gravidanza. L’utero apparirà sovradisteso da un eccesso di liquido e avrà contrazioni premature, quindi un aumentato rischio di parto prematuro, di rottura prematura del sacco amniotico, il quale se si rompe con un eccesso di liquido aumenta inoltre il rischio di prolasso del funicolo, del cordone, dovuto alla cascata di liquido; questo può addirittura uccidere un feto per successiva compressione.
Quindi ricordate questo concetto, ma sappiate anche che esistono una serie di patologie secondarie alla gravidanza collegate alla situazione di polidramnios, le cui descrizioni sistematiche potete trovarle poi su un testo.                         

 

 

La lezione si basa sulla comprensione dei lucidi, perciò riteniamo che alcuni di essi siano fondamentali. Sono in formato ridotto perché sono stati stampati dal docente, il quale ritiene che siano sufficienti solo quelli da lui commentati (abbiamo pensato di evidenziarli sottolineandone il titolo prima della spiegazione di ciascuno),

Alex &  Rita

 

Fonte:

http://sbobinature2.altervista.org/gyn/gineco/03.Gineco-09.03.05.doc

http://matt7692.altervista.org/Archivio%20Sbobinature%2002-04/sbobinatureX/ginecologia/04.Gineco-19.03.03.doc

http://matt7692.altervista.org/Archivio%20Sbobinature%2002-04/sbobinatureX/ginecologia/05.Gineco-19.03.03.doc

Sito web da visitare: http://sbobinature2.altervista.org/gyn

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