Paramorfismi e dismorfismi differenze

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Paramorfismi e dismorfismi differenze

 

 

Che cosa sono i paramorfismi della colonna vertebrale?

Per paramorfismi si intendono sostanzialmente quelle deviazioni dell'asse della colonna sul piano frontale e sagittale, che non sono causate da patologie "primarie" della colonna stessa.
In pratica, si tratta di curve del rachide il più delle volte causate da atteggiamenti posturali erronei, slivellamenti del bacino, squilibri muscolari. dismetrie degli arti inferiori. In questi casi la colonna vertebrale è di fatto sana e le terapie poggiano sul una ginnastica di ricondizionamento posturale, oppure su interventi specifici finalizzati a risolvere determinati problemi (ad esempio, dei plantari che riequilibrino eventuali differenze di lunghezza degli arti inferiori).
I dismorfismi sono viceversa delle patologie vere e proprie della colonna vertebrale, caratterizzate da curve che non si correggono con i semplici interventi di cui sopra.
Le vertebre si deformano e ruotano sul loro asse, determinando vere e proprie deformazioni della gabbia toracica, denominate gibbi.
Il dismorfismo di gran lunga più frequente, cioè la scoliosi, si manifesta generalmente in epoca puberale ed evolve in modo del tutto svincolato da fattori esterni, sia in senso positivo che negativo.
Non c'è ginnastica che possa curare una scoliosi, insomma, così come la pratica dello sport è quasi del tutto ininfluente sulla progressione della malattia.

Psicologia e patologia del movimento.
Psicologia
Nello sport, così come nella vita, si trascurano in gran parte gli aspetti mentali ed emotivi che potrebbero contribuire non solo alla buona riuscita della performance, ma anche al benessere dell’uomo-atleta.
Se si esamina “l’ambiente” sportivo, infatti, si riscontrano ancora, in linea di massima, realtà abbastanza carenti di attenzione verso il benessere psicofisico dell’atleta.
Si incomincia a fare sport per divertimento e ben presto, si pone tutta l’attenzione al risultato.
Allenare il corpo è indispensabile, avere una buona tecnica di gioco è altrettanto indispensabile, avere una buona strategia è estremamente importante, ma più importante di tutto è disporre di un buon allenamento mentale, poiché gli errori quasi mai sono di natura tecnica, quasi sempre invece derivano dall’interferenza dei pensieri  e delle emozioni.
Scopo dell’allenamento mentale è quello di aiutare a scoprire come l’unità psicofisica mente-corpo possa determinare il livello della propria prestazione tenendo presente comunque che la preparazione psicologica non è un rito magico, la bacchetta magica per diventare campioni: essa permette la realizzazione delle potenzialità dell’atleta nel loro complesso, ottenibili pertanto con un costante impegno dell’allenamento fisico accompagnato da una personalità equilibrata.
.“La Psicologia nelle arti marziali” La formazione marziale è un cammino lungo e costante, che in un’altalena di improvvise accelerazioni e altrettanto rapidi rallentamenti, può durare anche tutta una vita. Le arti marziali insegnano a coordinare i gesti tra loro, a dare un significato alle proprie azioni: ogni gesto viene eseguito in un dato momento, in armonia col successivo, attraverso una danza coordinata perfettamente con la danza dell’altro.
La formazione marziale deve consentire la crescita psicologica e fisica dell’individuo, utilizzando come strumento formativo il “movimento”.
Ogni individuo, infatti, indipendentemente dal livello di competenza e dalle motivazioni e aspirazioni che lo hanno av­vicinato alle arti marziali, può migliorare la consapevolezza di sé, migliorare le proprie qualità psicologiche come imparare a ridurre la tensione fisica e mentale, , migliorare la concentrazione, identificare la modalità concreta per utilizzare in pieno le proprie qualità e identificare le strategie più appropriate per gestire gli stati di stress.
L’arte marziale ha inoltre tutte le carte in regole per proporsi come soluzione di sostegno a terapie già avviate per i casi più complessi, mentre potrebbe divenire una nuova soluzione, in alternativa alla terapia, nei casi di nevrosi meno gravi e sufficientemente adattati alla realtà.
 

Patologia

Quando si parla di sport e movimento umano, sono comprese le conseguenze che la pratica sportiva può causare ai praticanti. Non ci si riferisce solo agli infortuni che possono colpire occasionalmente( più o meno diffusamente) i professionisti, ma anche quelli legati all’attività agonistca continua in se, e alle patologie che questa può provocare col tempo.Infatti ogni disciplina ad alto livello, comporta delle patologie proprie.          Vi sono poi alcuni sport, che per loro natura presentano una pericolosità superiore alla norma e quindi più a rischio di altri, ma in linea generale, nessuna pratica sportiva è esente da incidenti.
L’infortunio è sempre dietro l’angolo. La prevenzione è una delle armi vincenti, ma e spesso, anche quando viene applicata, si può rivelare insufficiente.
Metodi per quanto riguarda la prevenzione del trauma:
Mezzi attivi, cioè principalmente quelle iniziative che il soggetto mette in atto per proteggersi efficacemente dall’azione potenzialmente dannosa dell’esercizio fisico e si possono individuare:
nella corretta esecuzione dei movimenti,
nell’esatta posizione del corpo,
nell’adeguato grado d’allenamento.
Mezzi passivi, cioè le precauzioni adottate direttamente sull’atleta e sull’ambiente aventi lo scopo di eliminare o quanto meno, ridurre il rischio nelle varie attività sportive.

 

Il doping nello sport.

Doping:
prestazione fisica e l'efficienza agonistica dell'atleta, anche attraverso l'artificioso sviluppo delle masse muscolari. Dal punto di vista pratico le finalità del d. sono essenzialmente due: combattere la fatica e aumentare le capacità basali dell'atleta. Entro certi limiti è possibile prevenire e neutralizzare la fatica specie per quanto concerne i suoi riflessi psicologici (riduzione della combattività e dello spirito agonistico, ridotta coordinazione psichica e motoria, ecc.). L'uso di agenti defaticanti è più frequente nell'ambito di alcune discipline sportive, quali ciclismo, canottaggio, atletica leggera e nuoto nelle specialità di fondo, tuffi, paracadutismo, motociclismo, automobilismo, ecc. Pugili, saltatori, lanciatori e sollevatori di pesi ricorrono invece più spesso a mezzi in Impiego in campo sportivo di sostanze chimiche e di altri mezzi destinati a migliorare, in contrasto con l'etica sportiva, la grado di aumentare le capacità atletiche basali, attraverso un migliore trofismo delle masse muscolari o per la stimolazione dei processi metabolici collegati con la produzione di energia. Una classificazione degli agenti farmacologici più largamente adoperati nel d. comprende le seguenti categorie di sostanze: A) metaboliti a elevato contenuto energetico o con funzioni bioregolatrici, quali il glucosio-I-fosfato, la fosfocreatina, complessi di amminoacidi, sali minerali aggiunti alla dieta, le vitamine B1 e B6, i coenzimi UTP, UDPG e l'adenosintrifosfato. B) La dieta alcalinizzante a base di frutta, con l'addizione di carbonato sodico e di altri sali basici. Tale dieta deriva dal fatto che la fatica provoca il progressivo accumulo di cataboliti acidi e in partic. di acido lattico nei tessuti e nel sangue: l'acidosi esalta a sua volta i sintomi dell'esaurimento organico e riduce l'efficienza delle risposte muscolari. La dieta alcalinizzante ritarda, pertanto, entro certi limiti tali modificazioni, neutralizzando i cataboliti acidi. C) Ormoni: comprendono i derivati sintetici degli androgeni, che favoriscono lo sviluppo delle masse muscolari (steroidi anabolizzanti); gli estrogeni, utilizzati dalle atlete per spostare la data delle mestruazioni; i corticosteroidi e la corticotropina che aumentano la resistenza dell'organismo allo stress, esercitando nel contempo azione antiflogistica e antinfiammatoria; la tiroxina, che aumenta il metabolismo basale e le ossidazioni organiche; l'insulina, che favorisce l'utilizzazione cellulare dei carboidrati; l'adrenalina e i suoi derivati, che mobilitano i materiali energetici di riserva dai depositi tissutali. D) Sostanze che aumentano la capacità del sistema cardiocircolatorio e del respiro: comprendono cardiostimolanti (canfora, caffeina, xantine, sparteina), vasodilatatori, come l'acido nicotinico e i nitriti che aumentano l'apporto di sangue e di ossigeno ai muscoli e al miocardio, gli stimolanti del respiro (lobelina, micoren, canfora, remeflin, cardiazolo). E) Sostanze psicostimolanti, come l'amfetamina e i composti amfetamino-simili: per la loro azione eccitante e antidepressiva riducono i riflessi psicologici della fatica, attenuando le sensazioni premonitrici che la precedono. Aumentano inoltre con meccanismo adrenergico la respirazione cellulare e il metabolismo del tessuto muscolare. L'uso dell'amfetamina innalza per breve tempo la soglia di affaticamento, ma determina in un periodo successivo un inusuale senso di spossatezza fisica e psichica, per cui, in caso di ulteriori competizioni sportive, l'atleta è indotto a far nuovamente uso di psicostimolanti. Per gli amfetaminici è stato standardizzato un procedimento di controllo (controllo antidoping) attuato mediante gascromatografi e altre attrezzature mobili durante la gara o al termine di essa. Ciò ha contribuito a ridurre l'impiego di amfetamine in quasi tutte le discipline sportive; per contro si ritiene in aumento l'abuso di altre sostanze, in cui sono state sintetizzate decine di molecole, differenti fra loro dal punto di vista chimico, ma dotate di effetti sovrapponibili.

Fonte: http://www.pietroguerra.com/files/I-paramorfismi-della-colonna-vertebrale.doc

Sito web da visitare: http://www.pietroguerra.com

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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