Sordomuti

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Comunicato Stampa                                                                                      Recanati, 14/03/2006  

Non più “SORDOMUTO” ma “SORDO”, questa la nuova corretta definizione dei soggetti “non udenti”, cioè affetti da sordità “preverbale”, vale a dire: sordità congenita o acquisita prima dell’apprendimento spontaneo del linguaggio verbale-orale.

“SORDO” = (DEAF, SOURD):
la nuova definizione adottata anche dalla legislazione italiana, grazie alla promulgazione, in data 9 febbraio, della Legge 3417/6231, proposta e sostenuta con forza dalla FIADDA (Famiglie Italiane Associate Difesa Diritti Audiolesi), da parte soprattutto del presidente nazionale dott.ssa Silvana Baroni, lottando fin dal 1992 contro incomprensioni e violente opposizioni da parte di altre associazioni del settore (quali l’ENS, Ente Nazionale “Sordomuti”), e appoggiata da molti parlamentari, quali la Senatrice Maria Grazia Daniele Galdi, l’On. Tommaso Zanoletti, Presidente 11° Commissione Lavoro e l’On. Giuseppe Palumbo, Presidente 12° Commisione Affari Sociali.

Questo traguardo è una conquista di fondamentale importanza, nell’ottica del superamento dello svantaggio dovuto a questa gravissima disabilità.

“MUTO (MUTE; MUET) = “senza parola”: è un termine obsoleto.
Il sordo preverbale può apprendere la parola (la lingua materna) e conquistare un livello ottimale nella padronanza del linguaggio verbale-orale.
Può conseguentemente ottenere una buona competenza linguistica, alti livelli culturali, con la possibilità di svolgere qualsiasi professione.
Tutto ciò è possibile grazie alla terapia LOGOPEDICA, che si basa sulla stimolazione dei meccanismi fisiologici e mentali che producono la parola e sull’insegnamento della lettura labiale; e grazie alla PROTESIZZAZIONE, che mediante l’uso di apparecchi acustici analogici o digitali,  impianti cocleari, ecc., permette il potenziamento dei residui uditivi.

E’ veramente grave definire SORDOMUTI (CIOE’ SORDI SENZA PAROLA) le persone sorde che possono avere la parola, parlare la propria lingua e apprendere anche altre lingue.
E’ inoltre una pesante responsabilità quella di voler ghettizzare i “NON UDENTI” come una “MINORANZA LINGUISTICA”.
Il sordo, al contrario, ha il diritto di avere quanto oggi è stato raggiunto dalle scienze della riabilitazione, dalla medicina e dalla tecnologia e la società in cui vive ha il dovere di assicurargli tutto ciò e deve favorire la sua completa integrazione ed autonomia nell’ambiente in cui si trova, incrementando l’erogazione di servizi per i sordi: quali i sottotitoli in tutte le trasmissioni televisive, insegne luminose nei luoghi di interesse pubblico, lavagne luminose e scritte scorrevoli nelle scuole, durante i convegni e gli altri eventi pubblici.
A completamento, è importante anche attuare un’opera di informazione e sensibilizzazione tale da agevolare la lettura labiale da parte del sordo e la comprensione del messaggio di chi gli parla.

Questi sono gli obiettivi della FIADDA, un’associazione che opera da oltre 30  anni sul territorio nazionale con collegamenti europei, con il forte impegno di rendere concreto il diritto della persona sorda di sviluppare tutte le sue potenzialità e parlare la lingua di tutti.
Raggiungere le più alte professionalità, con una perfetta integrazione ed autonomia nella società, senza ricorrere al LINGUAGGIO DEI SEGNI (che non può certo permettere al sordo di comunicare autonomamente con le persone udenti, che non conoscono tale linguaggio)

ELSA GUZZINI

Fonte: http://garanteminori.regione.marche.it/documenti/sordi.doc

Sito web da visitare: http://garanteminori.regione.marche.it

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