Emozioni e autoipnosi

Emozioni e autoipnosi

 

 

 

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Emozioni e autoipnosi

AUTOIPNOSI ED EMOZIONE 

« Uno dei miracoli del cervello umano é che noi possiamo decidere cosa ci causa della sofferenza e del piacere »
Anthony Robbins.

L’autoipnosi, cosi  come altre tecniche di P. N. L, non sono altro che approcci a nuove dimensioni di noi stessi. Dimensioni che ci fanno capire quanto può essere profonda la parte di noi che non si conosce, quanto può essere nascosta, e quanto pero può essere facile farla emergere, con una semplice tecnica di rilassamento, respirando, conoscendo il nostro corpo, facendo attenzione alla nostra respirazione, usando il potere dell’immaginazione come quando sogniamo ad occhi aperti, usando il potere della visualizzazione nel fissare i nostri obiettivi.

Il cervello umano funziona fondamentalmente su due sistemi primari : un funzionamento conscio che equivale al 10% delle potenzialità della mente, ed un funzionamento inconscio che copre un 90%. Se calcoliamo che quello che si conosce del funzionamento della nostra mente è un 10%, possiamo immaginare il nostro cervello come un secretaire in cui ci sono molti cassetti nascosti, mai aperti. In realtà, quello che più ci determina è quello che meno conosciamo, e ciò non fa forse parte di quel grande mistero della vita di cui tanto si parla ?  

Aprire uno di questi cassetti rappresenta già un grande cambiamento. Per fare questo non é necessario credere in qualcosa, se non nel nostro grande potenziale.  

Il 90% che ci sfugge é quello che ci detta ogni emozione, reazione, stato d’animo, azione. Ma ci sfugge veramente ? O é li a portata di mano ? Certo non lo si potrà conoscere e gestire tutto in una seduta di ipnosi, e forse non lo conosceremo mai interamente, ma il fatto di poter attingere a questo vasto potenziale della nostra mente apre grandi prospettive. Se entriamo in semplici automatismi « schiavizzanti » per cui ragioniamo del tipo « Ho reagito cosi perché ero sotto stress », non ci rendiamo conto che in realtà lo stress non é un qualcosa di esterno che ci piove addosso, ma é una nostra dimensione. Noi pensiamo spesso che il nostro « essere » dipenda quasi esclusivamente dal fattore « esterno ». Questo é vero perché la realtà esterna é molto determinante nel comportamento di una persona, tra schemi culturali, modelli sociali, ma il tutto viene filtrato dal nostro cervello in modo da diventare una realtà interiorizzata.  

 Data la multiformità del nostro essere, siamo individui malleabili : in tutte le circostanze che viviamo, in realtà, noi tiriamo fuori una parte di noi stessi. A una data circostanza  rispondiamo con un certo stato d’animo, di fronte ad una determinata situazione proviamo un’emozione. E’ proprio questa la ricchezza dell’uomo, il fatto che da un’essenza profonda si passa ad una moltitudine di manifestazioni, diversificazioni. Si parla di io energetico, conscio e subconscio, tripartizione dei cervelli.
Il discorso di base é che la multiformità dell’essere umano garantisce la sua libertà. In fondo che cos’é la libertà dell’uomo se non quella di potere conoscere se stesso ! In questo senso l’ipnosi come l’autoipnosi prescindono da connotazioni idealistiche. Che siamo orientali o occidentali e quindi pratichiamo una meditazione zen piuttosto che una tecnica ipnotica, il fulcro é che andiamo a toccare stati profondi dell’essere.

Pensiamo molto spesso che la nostra evoluzione dipenda dalla quantità di esperienze che riusciamo a fare nel corso della vita, dimenticando che quello che alla fine resta di un’esperienza non é il fatto in sé di aver provato questa o quella situazione o circostanza, ma la nostra interpretazione dell’evento sperimentato: il « come » l’abbiamo vissuto. Siamo noi gli artefici della nostra vita !!!!

Nel conoscere noi stessi, possiamo cambiare ciò che scopriamo che ci fa soffrire o che non ci piace, possiamo migliorare il nostro equilibrio psico-fisico, fissare obiettivi più consoni ai nostri valori, cambiare schemi passati e che ci portiamo nel presente.

In realtà niente di ciò che ci può accadere nella vita ci può procurare uno stato di soddisfazione duraturo, la chiave della nostra felicità é allora riuscire a cambiare il nostro stato d’animo e l’interpretazione che diamo agli eventi. Il potere di costruire la nostra vita consiste effettivamente nel potere di cambiare il significato che attribuiamo a ciascuna esperienza.

 Nel compiere questo cammino prodigioso, partiamo dalla nostra essenza fondamentale, che mentalmente non é altro che la definizione che diamo di noi stessi, come ci definiamo, che immagine abbiamo della nostra personalità. Questa definizione di fondo ha un effetto su tutti gli aspetti della nostra vita, « ridefinirci » significa poter cambiare i nostri comportamenti, le nostre emozioni, rivedere i nostri valori e le nostre credenze, staccarci dalla visione che gli altri hanno della nostra persona, perché il potere di definirci spetta solo a noi stessi. Possiamo decidere in un istante di attribuirci una identità più vasta, che va al di la  del nostro passato e del nostro vissuto. 

Non dimentichiamoci però che l’ingrediente per attingere al successo é il nostro entusiasmo nella vita : il nostro bene più prezioso. Allora se è vero che la nostra persona rappresenta l’unico angolo nascosto del mondo in cui la nostra mente é padrona sperimentiamo noi stessi con entusiasmo e fiducia !

« Tutti i grandi momenti nella storia del mondo sono attribuibili al trionfo dell’entusiasmo ». Emerson

 
LE EMOZIONI

 « Colui che ha più vissuto non é colui che vanta il maggior numero di anni ma colui che ha provato più emozioni » (Jean-Jacques Rousseau).

Le emozioni sono delle manifestazioni diverse di condizionamenti innati o acquisiti, esse sono fugaci, furtive. Le emozioni hanno una causa, un oggetto, hanno un inizio ed una fine e una durata limitata. Ad ogni stimolo sensoriale corrisponde un’emozione, la quale a sua volta determina una risposta programmata del nostro cervello, che consiste in un comportamento riflesso.

La ragione per cui le emozioni sono furtive é che la loro funzione é di spingerci all’azione, ed é per questo che esse appartengono solo ed esclusivamente al presente, perché é in esso che noi agiamo. Da un punto di vista temporale, quindi, esse sono circoscritte al momento stesso in cui le proviamo, o almeno cosi dovrebbe essere.

Quante volte, nel provare una qualsiasi emozione, ci siamo sentiti completamente incapaci di prendere il sopravvento su di essa ? Quante volte ci siamo detti che dovremmo arrivare a controllare meglio le nostre emozioni ? In realtà, non si tratta esclusivamente di un problema di autocontrollo. Nella maggior parte delle situazioni che occorrono nella nostra vita, non sappiamo definire le emozioni che proviamo, non captiamo i pensieri che le accompagnano, non decifriamo le immagini che a loro volta sorreggono i pensieri.

Per poter agire direttamente sulle nostre emozioni é necessario capire la loro importanza e la loro utilità. Siamo esseri emotivi, impossibile non provare emozioni ! In realtà, tutti i nostri gesti, atteggiamenti, pensieri, azioni possono essere ricondotti ad una nostra emozione del momento.

Addirittura, il nostro corpo, con i suoi difetti fisici, ci parla di emozioni represse, esperienze o sentimenti che abbiamo  nascosto nel nostro inconscio. Ogni postura parla di noi !

« Senza emozioni l’oscurità non può cedere il passo alla luce, e l’apatia
non può lasciar posto al movimento ». Carl Jung

Il fatto di provare le emozioni deve essere però un atto circoscritto alla loro utilità.
Accade invece spesso che le emozioni del passato restino nel presente in quanto memorizzate come risposte ad un medesimo stimolo. Accendiamo la radio ed ascoltiamo una vecchia canzone dimenticata, che evoca un’emozione di gioia, un momento felice della nostra vita messo in un angolo della memoria.

 Così come in questo caso riviviamo un’emozione “positiva », accade però di provare vecchie emozioni “negative” in quanto risposte memorizzate a stimoli innati o acquisiti. Se a tre anni abbiamo paura del buio, e rispondiamo con un certo comportamento come per esempio non poter dormire da soli, a trent’anni possiamo ancora associare al buio la medesima paura e quindi il non potere dormire da soli, anche se questo comportamento non é più consono alla nostra età. Ecco che i ricordi delle nostre emozioni del passato possono bloccare la nostra evoluzione, in quanto creano percorsi mentali che associano ad un certo avvenimento o esperienza, la stessa emozione vissuta già nel passato in occasione di un’esperienza analoga.

Diventa allora indispensabile per la nostra crescita capire quali sono le nostre emozioni e individuare quelle « negative » che necessitano di essere « revisionate » e «positivizzate». Il passato, in definitiva, deve essere semplicemente informativo e non deve possedere una carica emotiva ancora nel presente.

Se continuiamo a sentire un’emozione al di là della sua utilità, essa non é più un’emozione, ma diventa un sentimento.

I sentimenti possono appartenere al presente, al passato e al futuro, sono duraturi e stabili.

LO STRESS

Lo stress é sempre stato e sempre sarà una componente  dell’essere umano. Si dice che la nostra società comporta un livello di stress inaccettabile ed in continua crescita. In realtà, la vita dei nostri giorni non é molto più carica di stress che quella dell’era preistorica. Battersi per vivere,  cacciare per procurarsi il cibo non é di certo meno stressante che cercare un posto auto in un parcheggio pubblico. Quello che é cambiato nella nostra definizione di stress é soprattutto la nostra attitudine ed il nostro modo di gestirlo.

« Siamo noi i soli esperti dello stress ».

Tutto dipende dalla nostra interpretazione della realtà : ci sono persone che si stressano per poco, altre che non si stressano per niente,  o meglio ancora che arrivano a gestire la propria risposta adeguatamente affinché il proprio livello di stress sia sempre accettabile da parte dell’organismo. Questo é molto importante se si considerano gli automatismi fisiologici connessi allo stress.

Il nostro cervello, nel 10% che si conosce, risponde con automatismi. Nel momento in cui riceve delle informazioni sensoriali dal sistema nervoso, le analizza, mettendo in moto dei programmi che si riflettono in manifestazioni fisiche e psichiche. Per quanto riguarda le prime, possiamo parlare di secrezione ormonale. Ad ogni emozione che si prova, il cervello fa corrispondere una secrezione di ormoni. Cosa sono gli ormoni ? Sono sostanze chimiche elaborate da un gruppo di cellule o da un organo. Ci sono ormoni di stress ed ormoni di felicità.

In definitiva, ad un certo stimolo sensoriale che il cervello ha memorizzato come « fattore di stress », il nostro corpo risponde con una secrezione di ormoni. Questo meccanismo non si può controllare, nel senso che noi possiamo andare oltre questo automatismo, ma non possiamo cambiarlo in se stesso. Si dice che bisogna « eliminare » il fattore stress. Questo può voler dire semplicemente diminuire la quantità di stress che percepiamo in un dato momento, il grado di pericolosità che attribuiamo a certi avvenimenti, ma non possiamo prescindere dai nostri automatismi, che sono anche quelli che ci permettono di preservare il nostro organismo in una situazione di vero pericolo.

Il nostro corpo risponde immediatamente a qualsivoglia stimolo che provoca stress, e ciò in base ad un principio intrinseco all’essere umano che é la sua conservazione. In questo senso si può distinguere tra uno stress « buono » e uno stress « cattivo ». Il primo ci tiene in vita, il secondo ci « uccide ». Il problema nasce dal fatto che il nostro cervello risponde con lo stress a situazioni anche per le quali questa risposta é inappropriata : esso potrebbe reagire ad una situazione di minima gravità con una quantità di stress identica a quella generata da una situazione di vita o di morte.

La medicina si occupa oggi sempre più dell’interazione tra il corpo e la mente, in quanto i processi psicologici e biochimici sono influenzati dai nostri sentimenti e dalle nostre emozioni, elaborati  a loro volta dal computer della « quindicesima generazione »: il nostro cervello.

« Il cervello è in qualche modo il quartiere generale, la sede sociale dell’organismo » (Christian Boiron).

E’ stimato che l’80% delle malattie psicosomatiche é legato al fattore stress. Questi malesseri comprendono, ulcere, emicranie, dolori muscolari, malattie della pelle....

Da un punto di vista fisiologico, gli ormoni di stress (noradrenalina, cortisole, testosterone e adrenalina) bloccano la nostra energia, creando reazioni emotive di vario tipo, come ansia, angoscia e depressione che, se non eliminate in tempo, provocano delle malattie : le malattie psicosomatiche.

Bisogna distinguere tra diverse forme di angoscia :

a) le crisi di panico non si controllano e possono essere violente ;

b) l’angoscia generalizzata é permanente e senza una causa precisa, é un sentimento generale che ci invade ;

c) la paura di non farcela ;

d) le fobie sono  paure concentrate su degli oggetti, degli atti, delle situazioni ;

e) le ossessioni sono dei gesti o dei pensieri che ripetiamo ossessionatamente.

I sintomi fisici dell’angoscia sono l’insonnia, i dolori lombari, muscolari, la gola annodata, le vampate di caldo, la perdita della libido. I sintomi psichici sono la paura, la diminuzione delle capacità intellettuali.

Esiste tuttavia una tipologia positiva dell’angoscia intesa però come emozione, che é quella che in una situazione di pericolo, ci permette di rispondere con un programma di salvaguardia del nostro organismo.

La depressione può essere :

a) nevrotica, cioè dovuta a problemi che risalgono all’infanzia. Può provocare sentimenti aggressivi contro se stessi e gli altri ;

b) Depressione condizionata da malattie celebrali,alcool, schizzofrenia, medicinali;

c) Depressione generica, per morte di un caro, trauma, choc.

I sintomi fisici della depressione sono l’insonnia, la stanchezza, le vertigini, mentre dal punto di vista psichico essa é caratterizzata dalla voglia di non fare, dal disinteresse per tutto, dal senso di colpa e da una profonda tristezza.

Anche per la depressione si può individuare un lato emozionale positivo, in quanto può contribuire a stimolare il cambiamento, facendoci guardare indietro e fare se necessario tabula rasa del passato.

Per ridurre lo stress, esiste un ampio e semplice campionario di armi psicologiche, che vanno dallo sport all’autoipnosi. Praticando uno sport si fa si che la psiche trasferisca lo stress su bersagli innocui ; per esempio, dando un calcio ad un pallone. Si attua cioè quello che in psicologia viene detta « sublimazione », trasformando le pulsioni negative in atteggiamenti positivi. Anche l’umorismo é molto utile : infatti, vedere il lato comico delle cose ci permette di valutarle come meno minacciose, e allora anche la nostra reazione psico-fisica sarà più moderata. Esistono poi tecniche di training autogeno, nelle quali é utilizzato il senso dell’umorismo.  Semplicemente « prendere le distanze » da eventi stressanti ne aumenta la tolleranza, e questo significa accrescere il nostro autocontrollo, cioè la capacità di padroneggiare gli eventi, aumentando cosi anche le nostre difese immunitarie.

Tra tutte le armi a nostra disposizione per combattere lo stress, le  tecniche di rilassamento ci permettono di andare a toccare la ragione, conscia ed inconscia, della nostra risposta al fattore ansiogeno. In questo modo possiamo eliminare il legame che esiste tra lo stimolo che é costituito dall’elemento stressante e la nostra risposta emotiva e fisica.

Il training emozionale

Con un semplice training emozionale, possiamo prevenire e riparare in molti casi le conseguenze negative degli ormoni di stress andando ad operare alla radice, cioè sulle emozioni che ne sono responsabili.

I punti chiave di un training emozionale sono :

1.Trasformare le immagini negative in immagini positive e relativizzare gli eventi

« So che non vedo le cose come sono ; io vedo le cose come io sono » (Laurel Lee)

Per trasformare le immagini negative in immagini positive é fondamentale accettare gli eventi. Ciò non significa negare o sopprimere le emozioni che sono ad essi collegate. La tristezza, il dolore, la paura sono stati d’animo naturali, ma non devono perdurare oltre un tempo « massimo ». Per essere disponibili al presente bisogna staccarsi dal passato. E’ inevitabile provare le nostre emozioni, ciò che però é necessario é rieducarci ad esse, riconoscendole come degli strumenti per evolvere. In questo modo riusciamo a capire che c’é un qualcosa di positivo in ciascun periodo di crisi, é quel qualcosa che ci fa progredire. Vivere significa accettare il cambiamento. Ogni evento é una chance, basta coglierla.

2. Sognare ad occhi aperti

« Il sogno é la domenica del pensiero ». (Marie von Ebner-Eschenbach)

Sognare ad occhi aperti favorisce la secrezione di ormoni di felicità. Questo si spiega con il fatto che la nostra parte inconscia non fa differenza tra sogno e realtà, tra reale ed immaginario. Il cervello « computer » che ai vari segnali associa differenti risposte, non ha capacità di giudizio, e perciò, a stimoli sensoriali analoghi, risponderà con gli stessi programmi. Se sogniamo di precipitare da un dirupo, il nostro cervello utilizzerà il programma che ha memorizzato per le situazioni di pericolo, e la secrezione di ormoni di stress che ne conseguirà é identica a quella che si avrebbe se precipitassimo effettivamente da un dirupo ! Non c’é quindi un giudizio preliminare che permette al cervello di differenziare la risposta visto che in questo caso stiamo solo sognando, e non precipitiamo per davvero.

 Inoltre, sognando ad occhi aperti viviamo i nostri desideri e visualizziamo i nostri obiettivi, che saranno poi più facili da realizzare.

« Tutto ciò che si produce comincia da un sogno ». Carl Sandburg.

3.Incoraggiarsi, utilizzare parole positive

Tutte le nostre affermazioni devono essere sentite positivamente. Nella comunicazione verbale é necessario utilizzare affermazioni e non negazioni, verbi al presente e non al futuro, concatenare più affermazioni positive e ripeterle più volte nell’arco della giornata.

Ma prima di tutto é importante cambiare il proprio dialogo interiore, smettere di dire che non valiamo niente e non riusciremo a fare niente di buono nella vita. Bisogna accettarsi, amarsi per essere amati. A questo fine, é utile ripetersi più volte a voce alta « Imparo ad accettarmi » per un pò di volte, poi continuare con« Mi accetto come sono » e infine  ripetersi « Mi amo come sono ».

4.Fare esercizi di rilassamento

Il rilassamento é fondamentale per modificare la nostra risposta abituale ad un fattore che incide nella massima misura sulla nostra salute e sul nostro benessere: lo stress.

Per rilassarci, il primo passo da compiere é respirare. L’abc di una qualsiasi tecnica di rilassamento, compresa l’autoipnosi, consiste nell’imparare a respirare. Una respirazione appropriata aumenta la quantità di ossigeno nel sangue e regolarizza il nostro battito cardiaco e la nostra pressione sanguigna. Inoltre, concentrandoci sulla nostra respirazione, focalizziamo la nostra attenzione sulla funzione fisiologica primaria che ci permette di vivere, e teniamo cosi impegnata la nostra mente logica.

Saper respirare favorisce in definitiva il nostro rilassamento mentale e fisico.

5. La respirazione contando 

Un facile esercizio per imparare ad utilizzare la nostra respirazione come partner del nostro rilassamento consiste nel respirare contando.

Chiudiamo gli occhi ed effettuiamo un respiro profondo. Espiriamo completamente. Quando inspiriamo immaginiamo il numero « 1 » nella nostra mente. Tratteniamo il respiro per tre secondi, e quindi espiriamo immaginando il  numero « 2 ». Inspiriamo nuovamente concentrandoci sul numero « 3 ». Tratteniamo il respiro tre secondi ed espiriamo visualizzando il numero « 4 ». Inspiriamo pensando al numero « 5 » e tratteniamo nuovamente il respiro, per poi espirare visualizzando il numero 6. Ripetere la sequenza per almeno due volte e aprire gli occhi.

Un’alternativa a questo esercizio é la seguente:

Prendiamo un respiro profondo e quando inspiriamo contiamo mentalmente da « 1 a 4 » ; tratteniamo il respiro contando nuovamente da « 1 a 4 ». Espiriamo lentamente contando da « 1 a 8 ». Ripetiamo la sequenza quattro volte.

6. Il calore e la pesantezza

Un altro metodo per rilassarsi consiste nell’indurre specifiche sensazioni fisiche associate al rilassamento, come il calore e il senso di pesantezza. Questa induzione fa si che gli altri fattori fisici legati al rilassamento occorrano di conseguenza. Una premessa va fatta. Nell’eseguire questo esercizio, é necessario non cercare di controllare razionalmente il nostro corpo. La chiave della riuscita del rilassamento sta nella « concentrazione passiva ». La suggestione della pesantezza serve a rilassare i muscoli dello scheletro, mentre quella del calore serve ad aumentare il flusso sanguigno.

Assumiamo una posizione seduta o sdraiata, e chiudiamo gli occhi. Effettuiamo un respiro profondo espirando profondamente e completamente. La respirazione deve seguirci per tutto il corso dell’esercizio. Lasciamo che i pensieri e le esperienze della giornata fluiscano in noi per uscire dalla nostra mente. Ora, ripetiamo ciascuna delle seguenti frasi tre volte :

a)         « Sono in pace con me stesso e completamente rilassato »

b)          « Il mio braccio destro é pesante » (le persone mancine incominciano con il braccio sinistro). Occorre che noi sentiamo effettivamente la sensazione di pesantezza.

c)         « Il mio braccio sinistro é pesante » (e viceversa per i mancini)

d)         « La mia gamba destra é pesante »

e)          « la mia gamba sinistra é pesante »

f)           « Il mio collo e le mie spalle sono pesanti »

g)          « Il mio braccio destro é caldo »

h)          « Il mio braccio sinistro é caldo »

i)           « La mia gamba destra é calda »

j)           « La mia gamba sinistra é calda »

k)           « Il mio collo e le mie spalle sono caldi »

l)            « Il mio battito cardiaco é calmo e regolare »

m)     « Il mio respiro é calmo e regolare»

n)      « Il mio addome é caldo e calmo»

o)      «La mia fronte é fresca e calma»

Per il risveglio, ripetersi più volte la frase : « Mi sento fresco e rigenerato ».

 
L’autoipnosi

1. L’autoipnosi come tecnica per bussare alla porta del subconscio

Da millenni certe tecniche orientali apportano all’individuo benefici identici a quelli propri delle tecniche di autoipnosi, anche se quest’ultima fa parte dei metodi di rilassamento solo da pochi decenni.

L’autoipnosi si sviluppa a immagine e somiglianza dell’ipnosi, e ne condivide la caratteristica fondamentale che consiste nel creare uno stato particolare a metà strada fra il sonno e la veglia, lo stato di « trance ». Si tratta di un metodo per rafforzare la personalità più rapido di altri perché interviene sulla parte analogica della mente, e non su quella razionale che ha più filtri e resistenze.

L’autoipnosi, cosi come l’ipnosi, é un sistema efficace per comunicare direttamente con il subconscio, inserire in esso dei comandi in vista di un cambiamento, ispirandolo con visioni di una felicità futura possibile.

Che cosa si intende per subconscio ? Innanzitutto possiamo distinguere un subconscio personale e un subconscio impersonale o sovrapersonale. Quest’ultimo può essere definito anche come subconscio assoluto o collettivo ed ha un carattere generale, perché i suoi contenuti si possono trovare nella testa di tutti. Il subconscio ha delle possibilità che sono del tutto precluse alla coscienza, perché esso dispone di tutti quei contenuti psichici al di sotto del valore soglia, cosiddetti « subliminali », di tutto ciò che é stato dimenticato e trascurato, e per di più della saggezza dell’esperienza derivante da innumerevoli millenni che é riposta nei tracciati reali e possibili del cervello umano. Il subconscio é continuamente all’opera e crea combinazioni nel materiale a sua disposizione, che serve a determinare futuri sviluppi. Nell’individuo la funzione principale del subconscio consiste nel realizzare una compensazione e ristabilire un equilibrio. Prendendo una posizione di concezione energetica della psiche, possiamo dire che il subconscio contiene tutto quello che di psichico non ha raggiunto la soglia della coscienza o la cui carica energetica non é sufficiente a mantenerlo nella coscienza. Anche tutto quello che «é stato dimenticato » in quanto la sua carica energetica non é sufficiente a mantenerlo nella coscienza.

Il subconscio è quella parte della nostra mente che é responsabile delle nostre abitudini e delle nostre risposte fisiologiche « non pensate ». Dirige le nostre sensazioni e il funzionamento del nostro corpo. E’ il nostro subconscio che determina le funzioni fisiologiche essenziali, come il battito cardiaco, la circolazione sanguigna, il sistema digestivo e quello linfatico. In questo senso, esso é in grado di comunicare con tutte le cellule del nostro corpo. Inoltre, il subconscio é il grande magazzino dove vengono custodite le informazioni che sfuggono alla nostra consapevolezza. Tutto quello che abbiamo visto, sentito, provato, ascoltato, é “stoccato” in questo grande magazzino. In questo senso, esso contiene tutti i nostri sogni, le nostre speranze, le nostre fantasie, le nostre forze di vita innate.

La mente razionale pensa, la mente inconscia reagisce, la mente razionale ragiona, la mente inconscia risponde. Nel praticare l’autoipnosi, bisogna oltrepassare le barriere tra linguaggio conscio e inconscio.

Una delle metafore che ho trovato personalmente suggestiva nel descrivere il subconscio, consiste nel pensare ad esso come a un bambino di 5 anni, a cui bisogna rivolgersi con parole chiare e semplici, poiché ha limitate capacità intellettive, ma al contempo é estremamente emozionale, ha bisogno di sicurezza e amore. Nel trattare con questo bambino, dobbiamo utilizzare una « gentile autorità ». Nuove soluzioni devono essergli presentate in modo semplice e suggestivo. Questo spiega perchè la conversazione ipnotica é la ripetizione di una singola frase, chiamata « affermazione », che si caratterizza per la sua semplicità, brevità ed incisività, e serve ad innestare un nuovo programma a livello inconscio, al fine di rimpiazzare abitudini negative o reazioni fisiche pericolose per il nostro benessere. L’affermazione é sempre formulata in termini positivi in quanto il subconscio risponde solo con il “si”, non conosce il “no”. E’ la parte conscia della nostra mente che traduce poi la risposta affermativa in negativa. In definitiva, dicendo al subconscio cosa fare attraverso la nostra affermazione, e associando ad essa il nostro potere di immaginazione, cioè mostrando al subconscio i benefici del fare ciò che gli chiediamo di fare, possiamo creare i cambiamenti che desideriamo. Tutto il processo ipnotico può essere sintetizzato in questa sinergia tra messaggio verbale (affermazione) e immaginazione, essendo quest’ultima il « sistema operativo » che ci porta a lavorare con un  « programma » di cambiamento.

« Niente é più forte al mondo che un pensiero positivo propriamente presentato alla nostra parte inconscia ».

Per comprendere meglio cosa si intende per parte inconscia della mente, pensiamo al nostro cervello diviso in due emisferi dislocati nella parte destra e nella parte sinistra dell’organo celebrale. L’emisfero sinistro é responsabile della logica, del ragionamento, dell’articolazione delle parole. L’emisfero destro é responsabile dell’emotività, del sogno, della creatività, dell’irrazionalità.

L’autoipnosi costituisce uno stato alterato di coscienza tramite il quale possiamo immettere messaggi nell’emisfero destro del cervello. Le tecniche di autoipnosi sono focalizzate a sollecitare l’operatività del nostro emisfero destro, « addormentando » il più possibile quello sinistro. Quest’ultimo é l’emisfero che di regola risulta più sviluppato e utilizzato nel corso della nostra vita. Ciò é dovuto in gran parte alla società in cui viviamo, che fin da quando siamo piccoli ci insegna che vivere significa produrre, che ogni mancato raggiungimento di un target costituisce una sconfitta, che la nostra autostima si misura sul riconoscimento in gran parte economico che ci viene attribuito, che in definitiva « siamo » quello che « abbiamo ». Niente di più normale che in questo funzionamento della società (che poi diventa ben presto il nostro modo di pensare), la nostra creatività, immaginazione, irrazionalità vengano « messe al bando » in quanto non finalizzate al mantenimento del « sistema ». Niente di più normale che l’unico modo per sperimentare il regno dell’inconscio in cui tutto é possibile, sia il sogno, il mondo onirico.

L’autoipnosi ci serve quindi ad utilizzare un potenziale nella maggior parte dei casi quasi inesplorato. Questo potenziale ci aiuta a capire meglio chi siamo al di là di quello che pensiamo, ci offre nuove risposte più adeguate alla nostra vera natura, perché siamo esseri pensanti e razionali, ma prima ancora siamo esseri emotivi, prima ancora della logica viene l’immaginazione, prima ancora della realtà c’é il sogno e la fantasia....

«Tutto ciò che é stato fatto dall’umanità inizia dall’immaginazione di qualcuno ».

Quando immaginiamo qualcosa, stabiliamo un legame molto potente tra il nostro subconscio e la nostra mente conscia.

 

« Tutto ciò che può essere concepito, può essere creato ».

 
2. L’autoipnosi come terapia e lo stato di trance

Con l’autoipnosi, possiamo trattare diverse malattie psicosomatiche, combattere il dolore e lo stress, nonché facilitare i rapporti interpersonali in generale. I poteri di guarigione dell’autoipnosi derivano dal fatto che essa procura uno stato di rilassamento profondo e benefico, mobilizzando delle energie che normalmente non utilizziamo.

E’ utile pero precisare, per onestà e chiarezza contestuali, che l’autoipnosi ha successo solo se la malattia, il dolore o il problema non sono di particolare gravità e solo se c’é una effettiva partecipazione del soggetto interessato. Ciascuno di noi sperimenta il proprio problema nel proprio unico modo, e ciascuno di noi lo risolve nel proprio unico modo.

« Non c’é niente di più importante nel mondo della nostra attitudine ». Robert Farago.

Il fattore soggettivo é di importanza fondamentale nella pratica dell’autoipnosi, cosi come delle altre tecniche di rilassamento di cui fa parte. Consideriamo il nostro umore : cosi come esso cambia senza che ce ne rendiamo conto e al di fuori di un nostro controllo, il risultato dell’autoipnosi é del tutto imprevedibile. Possiamo essere facilmente autoipnotizzabili in un certo momento e non in un altro, e non dobbiamo scoraggiarci se i primi tentativi di autoipnosi restano infruttuosi.

Testimonianza di un'allieva:
Ricordo che quando incominciai i corsi di PNL ero incuriosita dall’ipnosi. La mia era più una curiosità che un interesse. Ben presto capii che la mia curiosità era legata ad un pregiudizio, un pregiudizio dovuto a schemi culturali, credenze diffuse per cui l’ipnosi può essere pericolosa se non usata in un certo modo, può rappresentare un potere troppo forte sulla persona. Quando vidi che cosa in realtà era l’ipnosi, cosa in realtà si intendeva per stato di « trance », capii che era una semplice tecnica per entrare più in noi stessi, tecnica  molto più immediata di quanto si possa pensare, e fui sorpresa quando veramente entrai, e non fu subito, in uno stato di trance, dalla consapevolezza che ne avevo, mentre al contrario ero convinta che uno stato di ipnosi era assolutamente avulso da ogni consapevolezza. L’ipnosi, in realtà, da una risposta immediata ad un problema che magari é profondo, una risposta assolutamente gestibile da parte della persona, e quindi in un certo senso innocua.

Vi é mai capitato di « perdere il tempo », come quando state viaggiando in autostrada e vi accorgete che avete oltrepassato di kilometri la vostra uscita ? Avete mai sentito che qualcosa stava accadendo prima che accadesse, attribuendo poi questo potere irrazionale al vostro « sesto senso » ?

Nella nostra vita di tutti i giorni proviamo naturali stati di trance senza che ce ne rendiamo conto. In realtà sperimentiamo uno stato ipnotico anche solo leggendo un libro, condividendo le emozioni del protagonista di un film, ballando, cantando la nostra canzone preferita, facendo l’amore. In queste situazioni la mente inconscia prende il sopravvento sul nostro pensiero razionale.

La differenza fondamentale tra un comune stato di trance e quello indotto con una tecnica di autoipnosi consiste nel fine benefico preordinato al secondo. Ogni trance indotta é finalizzata ad un cambiamento.

Ma in che cosa consiste uno stato di trance ? Abbiamo già visto come esso si ponga in posizione intermedia tra lo stato di sonno e lo stato di allerta. Ciò significa che c’é differenza tra lo stato di rilassamento concentrato tipico della trance e la perdita di coscienza tipica del sonno. Nel primo, siamo consapevoli di ciò che sperimentiamo, mentre nel mondo onirico siamo totalmente avulsi da ogni consapevolezza e capacità di controllo, perché un sogno é difficile da gestire. In realtà i sogni servono alla nostra salute mentale, in quanto indispensabili a metabolizzare le esperienze del quotidiano. La differenza che intercorre tra lo stato ipnotico e lo stato di veglia consiste essenzialmente nel rilassamento che il primo ci procura.

Esistono alcuni fattori caratterizzanti dello stato di trance. Innanzitutto si parla di una distorsione temporale, nel senso che il tempo, durante la trance, sembra scorrere più veloce o più lento, e non c’é distinzione tra passato presente e futuro. Inoltre, questo stato mentale é contraddistinto da una suggestione emozionale, in quanto le nostre emozioni diventano più vive di quanto non lo siano in un normale stato di veglia ; oltre alla distorsione temporale, si verifica anche una distorsione sensoriale, i nostri sensi rispondono agli stimoli in modo più incisivo ; « last but not least », ciò che caratterizza questo stato mentale é una estrema concentrazione,  della nostra attenzione su di una sola cosa con esclusione di tutte le altre.

« Quando si parla al subconscio, un’immagine é cento volte più potente di mille parole ».

Per approfondimenti su questo argomento:

ANTHONY ROBBINS

www.anthonyrobbinsrimini.com

 

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Sito web da visitare: http://silviaminguzzi.it/

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Emozioni e autoipnosi

 

 

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