Riassunto La geografia di oggi

Riassunto La geografia di oggi

 

 

 

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Riassunto La geografia di oggi

La Geografia alla ribalta nel mondo ,in crisi in Italia.

Un secolo di cambiamenti nelle  definizione nei metodi e nei contenuti   .

La Geografia è una scienza molto antica , essendo nata per soddisfare un‟esigenza fondamentale  dell‟uomo : quella di conoscere il mondo che lo circonda .

Fino agli ultimo anni del Settecento la Geografia ha presentato un „impronta essenzialmente descrittiva.

Durante il periodo determinista ,che si estende fino agli inizi del Novecento, per i geografi  la natura  matrigna è una  costante .

Negli studi di questo periodo si tratta sempre di un uomo determinato dall‟ambiente naturale : i caratteri somatici si fanno dipendere dal clima e dalla vegetazione ; le attività agricole appaiono determinate dalla pendenza e dall‟esposizione dei suoli a raggi del sole .

Un impronta profondamente diversa è presentata dalla Geografia del periodo possibilista . Secondo i possibilisti l‟uomo è un soggetto attivo , capace di modificare l‟ambiente naturale  e soddisfare i propri bisogni .

La Geografia del possibilismo è quindi una Geografia umanizzata e storicizzata poiché le modificazioni apportate dall‟uomo sono avvenute  durante i secoli .

La Geografia di allora , per l‟importanza del paesaggio , era anche definita scienza del paesaggio .

Il metodo allora adottato era quello induttivo  e la Geografia era dunque  idiografica  .

Nei primi anni trenta , mentre dominava ancora la Geografia possibilista si sviluppò una nuova concezione detta funzionalista . La Geografia dei funzionalisti studiava la funzione dello spazio ad opera di centri dotati di servizi .Il fatto che le forme di organizzazione spaziale fossero allora ricondotte a figure geometriche aventi proprietà matematiche rappresentò una apertura della geografia verso quei metodi quantitativi che poi si sono affermati soprattutto  negli ultimi quarant‟ anni   .

In effetti il quantitativismo è stato giudicato una vera e propria rivoluzione per la Geografia .

Nelle indagini geografico- economiche si rileva che anche il più recente approccio che si è affermato in Geografia prevede un‟espressione numerica dei fenomeni fisici e umani studiati, o meglio l‟uso di modelli matematici. Nell‟analisi sistemica i costanti riferimenti a discipline diverse dalla geografia stanno forse contribuendo  al progressivo indebolimento di quest‟ultima.

    1. Una  collocazione incerta nel contesto  scientifico

Il fatto che la geografia si si occupata aia di fenomeni fisici che umani sia stata collocata per una sua parte fra le scienze naturali e per un‟altra fra le scienze umane rappresenta una  delle cause delle sua anomalie. Non ha tratto  neanche   vantaggio

quando si è distaccata dal territorio ed ha spostato la sua attenzione nello spazio. Il problema si pone ancora all‟Università soprattutto ai posti di professore di I e II fascia nei tre raggruppamenti disciplinari della Geografia, geografia economia e della Geografia fisica e geomorfologia, ogni docente insegna una  <sua> Geografia.

L‟unità nella diversità non sembra applicabile alla Geografia , i cui interessi sono difficili da capire all‟esterno.

I demeriti della geografia consistono nel fatto che ha affrontato i problemi con strumenti diversi e numerosi, risultando  debole perché:

a) Non ha stimolato adeguate riflessioni riguardo alla sua evoluzione nel contsto del pensiero filosofico e scientifico, b) troppo discorsiva e pria di un linguaggio autonomo.

    1. Il suo ruolo  nella  scuola e nella  cultura  dei Paesi più evoluti

Negli Stati Uniti,che  non hanno  mai interpretato  i luoghi in rapporto con la loro storia,ma


nella  migliore delle ipotesi,in rapporto con le loro esigenze strategiche,la Geografia ha  avuto ,per lungo tempo,un‟ importanza modesta. I cittadini della più grande potenza del mondo ritenevano di potersi esimere dall‟esplorare sistematicamente gli altri paesi sotto il profilo fisico, umano,economico,culturale. Un numero di insegnanti sufficienti per far fronte alla crescente domanda ; ma, di li a poco, la disciplina ha perso di nuovo molto terreno soprattutto in sede universitaria. Solo in tempi recentissimi la riscoperta della disciplina,avvenuta anche con l‟aiuto dei sociologi,ne ha favorito la reintroduzione in varie prestigiose sedi universitarie. Nella stessa Unione Sovietica ancor prima della trasformazione conseguente alla caduta del comunismo,le  discipline geografiche avevano un notevole rilievo,tanto da essere presenti nelle accademie delle scienze delle singole repubbliche e nei comitati consultivi.  La nascita della nuova  repubblica ha coinciso con  una  vera e propria esplosione della geografia nelle scuole di vario ordine e grado.

La Francia che da sempre ha visto vincente il binomio storia-geografia, ha fatto da modello alla nuova schola europaea , con sede a Lussemburgo, che , sulla base del protocollo intergovernativo recentemente  approvato, prevede di accompagnare i giovani fino alla  soglia degli studi universitari.  La geografia, che si prefigge con la storia lo scopo di formare i futuri cittadini europei. Indubbiamente l‟influsso francese si sta facendo sentire nella Svizzera.  In  Germania , l‟insegnamento  della geografia appare condotto con criteri diversi a seconda delle regioni. Quel fondamentale carattere della geografia, scienze della complessità, spesso ignorato in Italia.Il profilo didattico, molto simile a quella tedesca è la situazione della Geografia austriaca; fra l‟altro , al Dipartimento di Geografia dell‟Università di Innsbruck dev‟essere

riconosciuto il merito dell‟organizzazione di un sito Internet di fondamentale importanza per tutti .

1.4.Le cause (presunte)della scarsa considerazione goduta in Italia dalla disciplina. Nella percezione collettiva o sociale del nostro Paese, la Geografia appare come un qualcosa di ascientifico, di non formativo,in cui quel che vale   è:

  1. Enumerare  i luoghi;
  2. Descrivere i luoghi ;
  3. Precisare l‟altitudine  di determinati punti;
  4. Conoscere alcuni dati statistici per presentare graduatorie.

Alcune generazioni di Italiani, che oggi rivestono ruoli  di responsabilità in campo accademico e anche in politica, si sono formate proprio in costanza di una Geografia del genere, essenzialmente descrittiva, come quella dei quiz radiotelevisivi. Gli italiani dotati di tali convincimenti, ora in buona fede,ora in cattiva sede hanno un peso determinante sulle decisioni in sede manifestano, nei confronti della geografia, un costante scetticismo, non conoscendo o disconoscendo quell‟apparato teorico di cui è dotata e quelle innovazioni metodologiche che progressivamente  ha introdotto.

  1. Le distinzioni  tradizionali  e quelle innovative.

2.1 Geografia generale sì o no?

Per lungo tempo, nel periodo in cui lo scenario della Geografia era dominato dalla concezione possibilista, non si è osato mettere in dubbio l„esistenza di una <Geografia generale> , o se si preferisce di una <Geografia senza attributi>. In quel periodo la Geografia definita classica o sistematica rientravano  nella  Geografia generale tutti  gli studi in cui i fatti fisici e umani considerati si riferivano all‟intera superficie terrestre. Non si tralasciava la trattazione dei rapporti tra natura ed uomo, ma molte disquisizioni erano di primmatica, che lasciavano aperto il problema.

Nel corso degli anni  Settanta furono  messi in discussione:

    1. l‟utilità di porre in parallelo i fatti tipici indagati localmente. b) la posizione della Geografia generale come scienza di sintesi tra discipline scientifiche ed  umanistiche.

c) l‟opportunità di continuare  <a dare il nome di Geografia ad uno  zibaldone di


nozione  attinte> (!) da scienze diverse e riformulate  in forma divulgativa.

Solo da un decennio in nome della Geografia sistematica, che mira a ricondurre entro un comune alveo di ricerca i processi della storia e quelli della natura e a valutare in modo nuovo le <interdipendenze fra azione umana e ritmi dell‟ecosistema, si è proposta la riunificazione  della ricerca geografica>.

La geografia regionale

      1. Regione: un concetto che si evolve

La regione che in Italia  si conosce come ente amministrativo interno  allo Stato e

capace di emanare leggi è l‟oggetto di studio proprio della Geografia regionale. A ccanto al concetto di regione amministrativa si colloca quindi quello di regione geografica, mutevole nel tempo in concomitanza con l‟evoluzione del pensiero geografico. Nel periodo determinista la regione geografica era individuata tenendo conto del fatto che vi si manifestavano  uno  o più caratteri fisici che si ritenevano  importanti  a tal fine. Era, quindi, di fatto, una regione fisica. Importante era indagare sui fiumi, valli, laghi, indi clima, vegetazione,  temperature, eccetera.

      1. la regione paesaggio

La regione del periodo possibilista era identificata grazie al suo paesaggio, ossia ai suoi aspetti esteriori o formali, fisici e umani.  Talvolta,per  identificare una  regione ci si basava su un singolo elemento,per cui si parlava di regione elementare,altre volte su più elementi, per cui si parlava di regione complessa, altre volte ancora su tutti gli elementi che si imprimono nel paesaggio, per cui si poteva parlare di regione integrale. La regione formale integrale o regione-paesaggio era dunque  un prodotto dell‟uomo,  che vi si esprimeva come abitante, come lavoratore  come consumatore.

      1. La regione funzionale

La regione funzionale fu introdotta  nella  geografia come oggetto di studio di quella geografia nomotetica che prevedeva la verifica,sul terreno,di leggi stabilite precedentemente. Tale regione era rappresentata da quel tratto di superficie terrestre che risultava organizzato da un centro o polo grazie all‟esercizio di varie funzioni. Ogni cento è dotato di una  serie più o meno grande di strutture  capaci di espletare

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servizi  che soddisfano solitamente non solo i bisogni dei suoi abitanti, ma anche di  soggetti che abitano in un territorio circostante più o meno grande. Ognuna delle regioni elementari funzionali ha ovviamente un estensione diversa dalle altre,poichè, nello spazio geografico, vi sono anche altri pori, che attraggono popolazione. Ne consegue che la regione funzionale  sia di difficile delimitazione,  sia per motivi  di concorrenza  sia perché, nel tempo, le condizioni possono cambiare

      1. la regione-programma

Le regioni nelle quali si attua la pianificazione territoriale si definiscono regioni di piano o regioni programma. Si tratta di regioni di varia estensione territoriale, ma definite in modo inequivocabile, poiché di solito corrispondono a circoscrizioni amministrative o a parti di esse. Soltanto  nei paesi socialisti.

Per l‟Italia non si possono citare piani economici-territoriali in senso proprio. I pochi interventi  compiuti qua e là hanno  avuto  solo carattere settoriale.

      1. Una regione percepita

In stretto rapporto con lo sviluppo la geografia della percezione si è affermata un‟ulteriore configurazione  dello spazio che possiamo definire soggetivo o percepito. Alla definizione di tale spazio contribuiscono anche altre fonti di informazione dei rapporti intrattenuti, dei mezzi di comunicazione di massa con cui vengono in contatto. L‟immagine di uno spazio, perfino di una regione, che si può creare attraverso la letteratura e la pittura si definisce tradizionale, quello attraverso  i mass media si definisce attuale,  quello che si rifà ai rapporti fra reale e immaginario corrispondendo a ciò che si desidererebbe, si chiama


globale.

2.2.6. La regione sistematica

L‟identificazione della regione-sistema o regione sistemica presuppone il passaggio attraverso varie fasi che conducono  all‟identificazione stessa. Scelto il territorio si procede:

a) all‟identificazione degli elementi costituitivi e dei loro attributi b) alla disposizione degli elemtni e degli attributi nello spazio come <nodi> inj un sistema di strade, reti (ferrovia); Solo dopo queste due fasi si procede alla ricerca e alla valutazione delle interazioni, cioè  dei rapporti reciproci che intercorrono tra essi. La regione sistema così accertata e definita è comunque aperta cioè suscettibile di un progressivo allargamento o di una progressiva riduzione.

2.2.8. La regionalizzazione

Le definizioni che la Geografia ha dato nel tempo alla regione geografica sono molto diverse. In conseguenza di questo anche i criteri scelti per regionalizzare cioè per suddividere le regioni in unità territoriali minori sono piuttosto numerosi.  Durante il  periodo

<determinista> si individuavano le singole regioni erano delimitate grazie a parametri  fisici<. La valle del Po o la valle dell‟Adige; durante  il periodo <possibilistico>si individuavano le singole regioni tenendo conto del variare del paesaggio, molto difficile da definirsi. La regionalizzazione dei funzionalisti è attuata invece su regioni funzionali elementare  (regioni commerciali) o su funzioni  regionali complesse.

2.2.9 Il  ruolo  delle “geografie” regionali alla “costruzione”  della Geografia generale.

Gli approcci per lo studio della geografia regionale possono concorrere alla costruzione  della Geografia generale che studia le varie categorie di fenomeni separatamente, assumendo come base di riferimento l‟intera superficie terrestre. Secondo gli studiosi non sarebbe esistita una Geografia generale,  se non fossero state compiute ricerche a carattere regionale.(diversi tipi di clima, insediamento umano, agricoltura..) non sarebbero possibili se non fossero state su base regionale.

    1. Geografie speciali con particolare riferimento all‟Italia
      1. Geografia fisica e geografia umana

Nella geografia fisica si è sempre messo in evidenza l‟interesse per lo studio dei fenomeni sulla superficie terrestre indipendentemente dalla volontà dell‟uomo; della seconda si fa riferimento alla volontà dell‟uomo. Fra le tematiche più considerate dell‟ambito della geografia fisica regionale sono:

a) la posizione assoluta di un territorio definita mediamente attraverso latitudine e longitudine, b) la geomorfologia di un territorio intesa come studio delle forme orizzontali e verticali; c) la climatologia, d) l‟idrografia continentale; e9 l‟oceanografia; f) la biogeografia.

Queste stesse tematiche possono essere affrontate anche dalla geografia fisica generale. Le due tematiche nell‟ambito della Geografia umana  regionale sono:a) la popolazione; b)   le sedi.

2.3.2 GEOGRAFIA storica

Si definisce storica la particolare branca che studia le condizioni geografiche di età passate. Esempio: a) le caratteristiche fisiche di alcuni territori; b) le condizioni demografiche ; c) lo sviluppo topografico edilizio ; d) l‟organizzazione dello spazio destinato all‟agricoltura; e) le attività estrattive; f) i sistemi vari , g) le vie di navigazione interna; h) i rapporti commerciali; i) le strutture portuali; l) la toponomastica. Ricordiamo che gran parte delle indagini della Geografia storica riguarda il mondo greco e  latino.

2.3.3. Geografia politica

Lo studio degli Stati e dell‟organizzazione politico-amministrativa riveste notevole importanza  fin dalla fine dell‟‟800. Oggi le tematiche –geografiche –politiche riguardano :

a) i confini degli Stati; b) il fenomeno etnico; c) la discriminante religiosa; d) il problema nucleare  ; e) le organizzazioni  politiche ed economiche sovranazionali  ( l‟Italia con la


Germani nazista..).

      1. Geografia economica

Essa si interessa all‟agricoltura, all‟allevamento,alla  pesca, caccia, industria e commercio e trasporti .La sua attenzione è rivolta anche a fenomeni di flussi di capitali, di idee e informazioni. Territori di varie dimensioni sono oggi l‟oggetto preferito delle osservazioni dei geografi economisti.

      1. Altri campi di ricerca

In tempi recenti i campi di ricerca si sono allargati e degne di menzione sono: a) la Geografia urbana; b Geografia della popolazione; c) l‟organizzazione e pianificazione del territorio; d) la politica dell‟ambiente; e) la Geografia del turismo. Ma l‟elenco delle geografie speciali potrebbe continuare: dei trasporti, relazioni internazionali,  reti e flussi. Ma molto importante è la Cartografia, perché nessun studio geografico può essere realizzato  senza l‟ausilio di esse.

ALCUNE TEMATICHE  VINCENTI (p.37)

    1. Una  scala delle conoscenze adeguate alla società

Qualsiasi studio geografico può riguardare territori poco estesi o il Globo terrestre. L‟esperienza ci insegna che l‟idea di locale si è estesa a territori abbastanza estesi  (regioni italiane…). Le conoscenze necessarie, utili, acquisibili con la scuola o letture varie variano in base all‟età degli individui, al livello culturale e all‟attività esercitata. I ragazzi realizzano mappe mentali  per quello  che studiano, o per esigenze turistiche,  ed è importante tener presente che non è sufficiente fornirsi di un bagaglio di nomi, ma  possedere un minimo di conoscenze metodologiche per una <combinazione di informazioni>. Chi, invece, si occupa della gestione del territorio nazionale per conto dello Stato deve conoscere tutto il territorio nazionale e le sue caratteristiche per una corretta programmazione.

      1. Scala multinazionale

La vita sociale ed economica oggi coinvolge un numero sempre più grande di Paesi ed occorrono opportune conoscenze  geografiche.

      1. Scala globale

La globalizzazione in atto ha reso necessario conoscere le caratteristiche geografiche del Resto del mondo. E strumenti di informazioni molto utili sono: Internet  e il Calendario Atlante De Agostini.

      1. Le conoscenze  ottimali per un italiano medio

Definire <l‟italiano medio> colui che rappresenta questi 60 milioni di persone è molto difficile. L‟Italia è quasi in linea con quelli dei Paesi più evoluti del mondo. Semmai preoccupa le differenze tra Nord e Sud tuttora piuttosto marcate. Il livello culturale acquisito dipende, oltre che dalla capacità di apprendimento, anche dalla maggiore o minore capacità dei docenti a trasmettere  le loro conoscenze.

    1. L‟indispensabile uso della carta
      1. Caratteristiche di una carte geografica

Chiunque abbia in mente di studiare un Paese, una regione, o una città, deve consultare una carta geografica, che sono molto numerose. Si tratta di una rappresentazione ridotta, approssimativa e simbolica ed in scala.

      1. Carte generali e carte tematiche

Vi sono carte generali che raffigurano tutti i fenomeni e carte tematiche che raffigurano  un solo fenomeno. Nelle carte generali mancano mlti fenomeni che non s‟imprimono nel paesaggio (temperature,  neve..),  e per rappresentare questi fenomeni  particolari si ricorre a carte speciali che sono raccolte in atlatnti. Nelle aule scolastiche ci sono carte politiche e fisiche. Nelle carte tematiche il fenomeno che ci interessa è raffigurato con simboli particolari. In altre carte tematiche il fenomeno che ci interessa è raffigurato con gli stessi simboli, ma su un fondo semplificato, caratterizzato  dai soli confini politico-amministrativi


del territorio di riferimento (vedi carte geografiche).

      1. L‟ausilio dei grafici

Un‟importante funzione ausiliaria nei confronti  della cartografia è offerta da un complesso di rappresentazioni  grafiche spesso inclusi  nel libro di testo di Geografia.

Esempio classico: il cerchio con le percentuali del turismo, per esempio, il cosidetto grafico a torta. Oppure c‟è la scelta del digramma con ordinate filiformi con dati dell‟ISTAT,

oppure diagramma a canne d‟organo (pag. 50).

      1. La scelta della scala

La scala varia a seconda delle esigenze: a grande scala, a piccola scala. Ecco la classificazione: a) piante e mappe scala 1: 20.000; b) carte topografiche scala 1:150.00;

c) carte corografiche 1:1.000.000 d) carte geografiche in senso stretto quando è superiore al milione (carte murali  scolastiche).

      1. Carte digitalizzate e GIS

Carte di vario tipo possono essere realizzate con il computer, di tavolette grafiche, o digitalizzatori, di programmi cartografici. Da 20 anni si stanno affermando i Geographical Information System, adatti alla gestione di informazioni territoriali: risorse naturali, infrastrutture, suolo, popolazione…I pregi del GIS sono a) la flessibilità: idoneità ad essere letti in ogni istante; b) il fatto di potere geo-referenziare  le  informazioni.

      1. Carte topografiche
L‟Italia si è dotata di carte sempre più perfezionate grazie all‟Istituto Geografico Militare Italiano  con sede in Firenze,  che cede dati numerici  mediante <file>.Costituiscono  un vanto della produzione cartografica italiana due grandi atlanti: L‟Atlante internazionale del TCI e l‟ Atlante Tematico d‟Italia con in collaborazione del Consiglio Nazionale delle ricerche.

 

    1. I grandi cambiamenti politici su scala planetaria
      1. L‟assetto politico mondiale

Sull‟attuale assetto politico internazionale hanno avuto un ruolo importante a parte la cessazione dello stato di isolamento della repubblica Popolare Cinese, alcuni fatti fondamentali:

  1. La scomparsa dell‟Unione Sovietica
  2. La progressiva caduta del comunismo
  3. La riunificazione tedesca
  4. I conflitti balcanici
  5. Rimane insoluta  la questione del Vicino Oriente fra Israele e la  Palestina

. Oggi l‟unico paese leader appare l‟USA.

      1. Le principali organizzazioni  supernazionali

Le grandi organizzazioni internazionali sono molto numerose : la più importante è l‟ONU collegata ad altre agenzie: FAO, UNESCO, OMS, WTO, OCSE, ed infine OPEC Fra le organizzazioni internazionale con competenze più limtate ci sono l‟Unione Europea, la CSI (Russia..),  la Lega Araba e la NATO.

3.3.3. La partecipazione dell‟Italia

L‟Italia è membro di vari organismi internazionali , l‟ONU, l‟UE, Banca Europa,Organizzazione   sulla sicurezza.

3.4 Un mutato rapporto uomo-ambiente

La geografia ha sempre tenuto presente nei suoi studi il rapporto uomo-ambiente: da quello familiare a quello scolastico, a quello di lavoro. Gli studiosi più attenti trattano di ecosistemi e non semplicemente di ambiente.

3.4.2 Una sola politica o politiche diverse per l‟ambiente?

Fra gli scopi fondamentali  delle politiche per l‟ambiente sono:

  1. il controllo dell‟inquinamento
  2. la tutela  dei singoli ecosistemi

  1. la prevenzione  dei danni
  2. l‟utilizzazione  di tecnologie pulite.

Di fronte al fenomeno dell‟inquinamento  le alternative  sono:

    1. Disinquinare
    2. Risanare e ripristinare
    3. Prevenire le cause dell‟inquinamento

Soprattutto bisogna indicare l‟alternativa dei limiti non superabili:

  1. Nella fase di emissione di sostanze  gassose
  2. Nella fase di immissione di sostanze fluide nel  mare
  3. Nel momento  stesso della produzione.
      1. Il  principio della sostenibilità

La società d‟oggi richiede di essere informata sulla situazione dei vari ecosistemi – dopo il disastro atomico di Cernobyl – e gli indicatori usati per sapere lo stato dell‟ambiente sono numerosi e riguardano le emissioni dei gas ritenuti  responsabilei del cambiamento del clima. Occorre, dunque, che l‟uomo ponga dei freni allo sviluppo accettando solo quello ecosostenibile. Non bisogna alterare l‟ambiente per fini speculativi e creare inquinamento, specialmente nel caso di raffinamento del petrolio, centrali nucleari, impianti di stoccaggio, aeroporti, porti ecc..

      1. Un aspetto particolare: la difesa dei paesaggi

I paesaggi espressione di valori naturali  e di valori  culturali  sono meritevoli  di conservazione. IN RIGUARDO ALLA LORO TUTELA ALCUNI Paesi mirano a frenare gli eccessi in quei <rimodellamenti> che l‟uomo ha sempre prodotto nel paesaggio stesso. I problemi maggiori sono determinati : a) dall‟espansione di grandi agglomerati; b) dalla riutilizzazione delle abitazioni ex rurali;  c) dallo sviluppo industriale;  d) dalla sviluppo turistico alberghiero, e) dalla realizzazione di infrastrutture stradali; f) radicali cambiamenti rurali.

3.4.5 La situazione  in Italia

I geografi del periodo deterministico mettevano in evidenza che l‟uomo era costretto ad accettare i rischi ambientali naturali, perché egli era considerato succube della natura. I geografi di oggi, invece, secondo un‟ottica completamente diversa, sono indotti a non rimanere immobili, ma a valutarli, sia da un punto di vista etico che politico. In Italia  la nascita del Ministero dell‟Ambiente (1986) coincise con la prima delimitazione delle <aree ad elevato rischio ambientale> che oggi sono numerose , soprattutto a causa dell‟elevata concentrazione industriale, con industrie a rischio d‟incidente. La Geografia ha sempre contribuito a mettere in luce le interdipendenze fra la molte  cause delle alterazioni ambientali e suggerire le vie più adatte per rimuoverle, ma fino ad oggi ben poco si è fatto in merito.

3.5

I movimenti  della popolazione nel tempo e nello  spazio

      1. L‟esplosione demografica e i problemi conseguenti

Della popolazione la Geografia considera, oltre alla consistenza, la distribuzione, la  densità, le cause di variazione e vari aspetti qualitativi. Il fatto più importante che riguarda  la popolazione mondiale è rappresentato dalla rapidità del suo incremento. L‟umanità si ammassa su quattro grandi regioni della Terra.

  1. Nell‟Europa centro occidentale
  2. Nella parte nord orientale degli Stati  Uniti
  3. Nel sub continente  indiano
  4. Nell‟estremo oriente.

Naturalmente i fattori che influiscono sulla distribuzione della popolazione sono moti numerosi: alcuni  di carattere naturale;  altri  di carattere umano.  Non è facile definire quale sia la consistenza  di <popolazione ottimale> per un  Paese: in teoria quando  le forze-lavoro


sono sufficienti per sfruttare le risorse disponibili. In passato le catastrofi naturali avevano un ruolo  determinante  sugli  alti tassi di mortalità.

      1. migrazioni internazionali  e interne

I rimedi possibili nei confronti degli eccessi di popolazione rispetto alle risorse sono rappresentati: a) da una migliore utilizzazione di risorse: b) da un adeguato controllo delle nascite; c) dai movimenti migratori.

Tra i motivi  di attrazione esercitati dai luoghi  prescelti con meta dei flussi  migratori sono:

  1. Le condizione climatiche più favorevoli
  2. Il  tenore  di vita più elevato
  3. Lo spirito di avventura.

Fra i motivi  di repulsione indotti ad abbandonare sono

  1. le condizioni ambientali  sfavorevoli
  2. Le persecuzioni religiose
  3. Le persecuzioni politiche
  4. I cambiamenti avvenuti.

Si suole distinguere le migrazioni interne e internazionali. Le prime sono da una regione all‟altra dello stesso paese; quelle internazionali  coinvolgono più  Paesi.

Migrazioni di massa

Quando il trasferimento coinvolge interi popoli si parla di migrazioni  di massa ed il gruppo porta con sé usi e costumi; mentre invece quando il trasferimento coinvolge un limitato numero di soggetti in area già abitate si parla di migraioni per infiltrazione e si manifestano problemi di convivenza.Le migrazioni di coloro che non tornano più sono definitive.(Usa, Brasile,Argentina…). Vi sono anche migrazioni temporanee ed altre stagionali.

L‟Italia: da emigrazione a immigrazione

Dopo l‟Unità d‟Italia il Paese è passato da 21.8 milioni a 38 nel 1921, ai 57,6 nel 1999. Essa ha attraversato tutte le fasi della <transizione demografica> definita sulla base delle variazioni  che si manifestano  nei due tassi di mortalità e natalità.

In tempi più recenti un complesso di concause: Il progressivo invecchiamento  degli italiani, la riduzione dei matrimoni, la consistenza dei divorzi, la crescente adozione di pratiche anticoncettive, ha determinato la negatività del tasso di variazione per cause naturali della nostra popolazione. Mentre sotto il profilo del movimento migratorio l‟Italia si è trasformata da paese di emigrazione in paese d‟immigrazione

3.5 Urbanesimo ed urbanizzazione

      1. Le città: alcuni  concetti base

Le città sono forme d‟insediamento umano molto importanti e oggi assorbono quote di popolazione prevalenti rispetto a quelli che vivono  in campagna. I criteri usati per mettere in evidenza che un determinato insediamento è una  città  sono:

  1. La dimensione (o meglio numero di abitanti, oltre 5.000
  2. La densità demografica, abitante per km quadrato
  3. Tipologie edilizie prevalenti
  4. Struttura  della popolazione attiva che non si dedica  all‟agricoltura.

Deve esserci la prevalenza assoluta delle attività terziarie e quaternarie e non si devono manifestare le differenze di classe tra dipendenti e padronato e generi di vita propri degli abitanti delle campagne. Ma soprattutto occorre conoscere la funzione da espletare , quella tipica della città è commerciale.

      1. L‟urbanesimo nel mondo
      2. Col termine urbanesimo si designa l‟affermarsi del <fenomeno della città> che è possibile dimostrare attraverso  la crescita dell‟indice di urbanizzazione.  Con il termine urbanizzazione si usa in Geografia per indicare un fenomeno oggi molto complesso, relativo a quelle aree circostanti le città, che  assumono

progressivamente carattere urbano. La crescita della densità di popolazione, la sostituzione dell‟edilizia di tipo rurale con quella di tipo urbano, la città si espande a vista d‟occhio e si assiste alla nascita di vere e proprie conurbazioni (fra due o più città), o addirittura di aree metropolitane che, pur appartenendo a circoscrizioni amministrative  diverse, manifestano  un‟evidente  continuità  dal punto  di viste edilizio.

Diverso da urbanizzazione è il termine inurbamento, col quale si designa il fenomeno dell‟ingresso nelle città di popolazione che abitava nelle campagne. In poche parole si cerca un alloggio, s‟inurba, entrando  a far parte della popolazione urbana.

3.6.4. Il  caso Italia: tendenze  che cambiano

Si è già rilevato che l‟ Italia presenta uno sviluppo urbano medio-alto, poiché il 66,7 % dei suoi abitanti vive nella città. Ovviamente le percentuali  di popolazione urbana  sono diverse da quelle più alte al Nord e del Centro con quelle più basse del Sud. Inoltre alcune città esercitano la loro influenza  anche su uno  spazio ampio che prende il nome di  Hinterland.

Importante in Italia è ricordare l‟esistenza: a)ndi un insieme di città di varia dimensione in parte vitali al Nord Est e poso vitali Sud: b) di un complesso di nove <aree metropolitane > previste dalla legge del 1990 , che tutte per legge devono superare 1.000.000 di abitanti. Anche non dobbiamo dimenticare che da venti anni si sta assistendo ad una profonda crisi urbana per il calo demografico dovuto alla chiusura di impianti industriali,crisi edilizia, crisi fiscale, malessere sociale.

3.7

      1. Agricoltura nel mondo:di sussistenza  e commerciali

L‟agricoltura, con allevamento e silvicoltura,sono da sempre le attività economiche che richiedono i maggiori spazi. Tali attività dette primarie assorbono tuttora una percentuale di popolazione attiva superiore all‟industria e al terziario. L‟agricoltura fornisce generi alimentari e materie prime destinate all‟industria. Se si è capaci appena di soddisfare i bisogni si chiama di <sussistenza>. Anni fa in Italia si era al limite della sussistenza. In contrapposizione alla sussistenza c‟è quella commerciale che mira ad ottenere prodotti da mettere sul mercato .In  molti paesi c‟è la monocoltura,  in altre  policoltura,.

      1. Agricolture estensive,  intensive  ed attive

I fattori che influiscono sulla produzione agricola sono molto numerosi e oggi si attribuisce grande importanza alla capacità organizzativa degli imprndiori, alla politica dei governi, nell‟Unione Europea.

L‟agricoltura estensiva è praticata dove si sono grandi spazi, il fattore terra è dominante . Oltre all‟agricoltura esiste l‟allevamento  estensivo specialmente di ovini da lana in  Australia e Nuova Zelanda.  In contrapposizione  all‟agricoltura  estensiva c‟è quella intensiva  con elevata dose di capitali da spendere per sementi selezionate.

Esiste anche  un allevamento  intensivo  basato su stalle.

      1. Proprietà fondiarie

Le vari produzioni agricole sono ottenute in contesti diversi sia dal punto  di vista naturale che umano. La proprietà fondiaria si suddivide: prevalenza  di aziende molto estese; aziende medie e piccole. La conduzione dei fondi agricoli può vincolare a scelte produttive chi coltiva è proprietario ( diretta) o forme di compartecipazione (con altri), dove si praticano coltivazioni  diverse. Le successioni delle colture  si chiamano rotazioni agrarie.

      1. Produzioni  agricole, zootecniche , silvicole.

Le coltivazioni agricole possono condurre all‟ottenimento di prodotti di consume alimentare  e di prodotti di uso industriale.

Elenco dei prodotti:

  1. Frumento  nelle  regioni temperate fresche
  2. Riso tipicamente asiatico
  3. Mais nei paesi tropicali

  1. Patata in tutto  il mondo con estati fresche
  2. Batata (patata dolce)
  3. Manioca nelle Amazzoni

Fra le piante da zucchero ricordiamo la canna e la barbabietola (Francia) Fra le piante atte a bere bevande:

  1. La vite
  2. Il luppolo
  3. Il caffè
  4. L‟olivo
  5. L‟arachide

Fra i prodotti ad uso industriale abbiamo:

  1. Cotone (tropicale)
  2. Caucciù naturale  (regioni con temperature  costanti 28°

Fra le produzioni forestali il legname emerge per i suoi molteplici usi(equatore e nord Europa) . Importante  allevamento  bovino: India  Cina, USA, Argentina Russia.

Allevamento  suino : Cina. Allevamento  ovino da lana:  Australia e India.

      1. Cenni  sulla pesca

Il pesce è consumato nei Paesi che si affacciano sul mare, la pesca si applica nelle zone fredde, banche di Terranova, Mare del Nord, USA, Canada. Molto importante la Norvegia  e Giappone.

Il pescato nel 1993 si è aggirato sui 90 milioni di tonnellate. Nel fiume Volga uova  dello storione diventa  caviale.

      1. La situazione italiana

L‟agricoltura italiana è molto varia dal punto di vista organizzativo e produttivo, ma in complesso si presenta relativamente arretrata rispetto a quella di molti Paesi europei. I motivi sono numerosi: a) storico-sociali e naturali. Anche il paesaggio delle nostre campagne è tutt‟altro che uniforme.  Ecco le differenze:  della bassa pianura lombarda, della Toscana interna e della Sicilia interna. Insomma, l‟agricoltura italiana si colloca tra il modello mediterraneo di tipo tradizionale e quello nord-americano  di tipo avanzato.  I terreni  sono occupati da: seminativi, prati, colture permanenti  (vite), boschi, altra  superficie (pomodori, carciofi..).

3.8

Industrie  e relativi spazi

3.8.1. Industria pesante e leggera Per tradizione sono considerate:

  1. industria estrattiva
  2. industria manifatturiera
  3. industria  di trasformazione
  4. industria  delle costruzioni
  5. industria di produzione e di erogazione dell‟energia elettrica

La Geografia si occupa dell‟ubicazione,  della distribuzione  geografica, della localizzazione( come processo insediativi). I fattori che che influiscono sulla  localizzazione di un‟unità  industriale  sono: a) da industria ad industria (minerali-trasporti, auto-navi);  b)

nel tempo (oggi in un luogo, domani in un altro..); in relazione alle condizioni politicoeconomiche (gestione pubblica).

La Geografia non ha mai manifestato preferenze sia sui grandi complessi, che piccola e media industria o artigianato. Con riferimento alla natura delle materie prime utilizzate si è soliti distinguere: a) industria pesante (metallurgia);  industrie (leggere). Infine,  tenendo  conto della destinazione dei loro prodotti semilavorati o finiti distinguiamo: a) industrie di base (semilavorate)  e industrie produttrici di beni destinati al consumo  (abbigliamento).

      1. I luoghi dell‟industria

L‟industria si localizza in vario modo: estrattive (luogo); idroelettrica (salto d‟acqua); costruzioni e installazione d‟impianti (stradali e cantieri); industrie di trasformazione (metallurgiche, meccaniche e chimiche). I centri industriali (poli) corrispondono a città che ospitano, oltre al grande complesso di trasformazione, anche l‟indotto, cioè un complesso di attività produttive e di servizio che si sono sviluppate grazie all‟industria  principale (Fiat   a Termini Imerese…).

Tipiche aree industriali eterogenee, stabilimenti appartenenti a comparti diversi sorte alle periferie, dove alle piccole industri sono stati ceduti i terreni ( Zona industriale di Catania.). Aree industriali omogenee: un singolo comparto.

      1. I recenti cambiamenti tecnologici

Per lungo tempo si è sostenuto che l‟industria più avanzata riduceva i costi con la meccanizzazione, sostituita dall‟automazione, infine ai computer. A una più attenta analisi emerge che le industrie a tecnologia avanzata sono concentrate in particolari posti, caratterizzati da:

  1. presenza di centri di formazione  scientifica e tecnica.
  2. Forte propensione a collaborare con centri  di ricerca.
  3. Elevate disponibilità finanziarie.
  4. Condizioni ambientali favorevoli.
  5. Una volontà  politica chiaramente manifesta.

Al primo posto ci sono gli Stati Uniti,Giappone, Francia, Spagna.

      1. Le maggiori produzioni mondiali

Le produzioni industriali sono: a) il petrolio grezzo; b) carbon fossile; c) gas naturale; d) acciaio; e) energia elettrica; f) autovetture;  g) navi  varate; h) cemento.

Queste graduatorie rappresentano solo un esempio della miriade di prodotti industriali ottenuti  oggi nel mondo.

      1. L‟artigianato persisterà?

Il sistema di produzione artigianale è basato su: a) l‟acquisto di materie prime; b) l‟esecuzione del lavoro; c) la vendita diretta. Vi rientrano : gli articoli in pelle, gli articoli in legno, le sete pitturate, vari oggetti in legno intagliato Europa centrale, vari oggetti in vetro pitturato son una chiara espressione della semplicità di un  mondo umile ed a volte primitivo.

3.8.6 La situazione italiana

Il processo di terziarizzazione ha provocato anche  in Italia  un ridimensionamento  delle attività secondarie. La distribuzione regionale della potenza installata rispecchia il forte squilibrio tra Nord e Sud nella  domanda di energia .Ecco le varie distribuzioni subordinate  al fattore trasporti. A) industrie siderurgiche localizzate Piemonte e Lombardia; b) raffinazione del petrolio prevalentemente costiera; c) chimica pesante. Industrie localizzate tra materie prime e mercato: materiali da costruzione e industrie alimentari. Industrie localizzate  vicino il mercato: automobilistica, alta tecnologia, macchine utensili.

3.9

      1. Attività  terziarie e quaternarie

Da vari decenni la Geografia sta studiando il commercio, i trasporti, le comunicazioni, il turismo., Essa distingue un terziario banale che consiste in attività commerciali presenti quasi ovunque. E un terziario avanzato ( come la pubblicità e libere professioni) meno diffuse ed evolute.  Mentre  il terziario esplicito è riferito al marketing.

      1. Il  commercio interno

Già all‟inizio del Novecento si è parlato di commercio interno e la geografia commerciale coincideva con quella economica. Un grande numero di studi ha riguardato il commercio internazionale come importatori ed esportatori, soprattutto cereali, carbone, petrolio, e singoli prodotti industriali. Chi ha materie prime (Russia, USA) molto spesso è un paese esportatore. C‟è anche un documento contabile denominato <bilancia commerciale>  di


importazione  ed esportazione.

Invece le transazioni che avvengono nelol stesso Paese possono essere: consistenti, composizione qualitativa, distribuzione territoriale, grande distribuzione, aree di mercato, mercati periodici, fiere periodiche, manifestazioni fieristiche , espositori. Oggi si parla anche di Geografia dei prezzi.

3.9.3. Il  turismo nelle fasi di irradiazione, circolazione e ricezione.

La Geografia definisce il turismo come il trasferimento di uno o più soggetti dal luogo di residenza verso una o più mete con trasferimento di reddito e spese fuori sede. Nello svolgimento  del turismo si possono distinguere tre fasi:

  1. Irradiazione  (andare da un posto all‟altro)
  2. Circolazione ( trasferimento,  cioè il viaggio)
  3. Ricettivo (città, regione…).

I tipici esempi di turismo sono: culturale, manifestazioni, naturalistico, balneari, termali, congressuali, affari. Il rapporto tra turismo e l‟ambiente è la sostenibilità, perché quello di massa (Venezia) potrebbe creare problemi sociali.

20

      1. I flussi  materiali e quelli immateriali

La Geografia dei trasporti che per tradizione si occupa della spostamento di persone e beni si interessa sullo studio dei flussi che si manifestano sulle reti tecniche (strade, ferrovie idrovie). I flussi esprimono le reti di circolazione che si distinguono:  alla direzione dei movimenti,  alla consistenza  del traffico, alla  tipologia (passeggeri, merci). I flussi veicolari sono autostradali, ferroviari, imbarchi, ecc. Da qualche decennio l‟interesse è anche per flussi di capitali, idee informazioni.

      1. La bilancia dei pagamenti

Essa comprendenle  parti visibili (importazioni  ed esportazioni) e quelle  invisibili (positvo o negativo). Le parti invisibili consistono nella contropartita  monetaria di servizi di vario genere: diritti di mediazione; interessi sui capitali investiti all‟estero; apporti valutari; noli marittimi; noli aerei, rimesse degli emigranti; trasferimenti internazionali di capitali. Il terziario in Italia appare come il settore economico che assorbe il maggior numero di attivi quasi i 3/5 del totale. E nel reddito è ancor più forte: 68% contro il29%.  Si esportano prodotti dell‟industria meccanica cuoi, calzature, legno e mobili. Si importano computer e petrolio da raffinare.  Positiva è la bilancia dei pagamenti grazie  al turismo.I flussi molto intensi di beni e persone dimostrano la vitalità del <sistema- Italia>.  Adesso ci sono anche  nuove  professioni: evoluzione  dei mass media, telefonia e telematica

3.10

      1. Infrastutture   per i trasporti e le comunicazioni

Le infrastrutture (beni creati dallo Stato)ga gestiti dai privati, hanno grande rilevanza per la società d‟oggi. Tutte le infrastrutture economiche-tecniche (linee elettriche) e sociali (biblioteche) occupano spazi più o meno grandi. Ed adesso la Geografia si occupa anche  le infrastrutture  per le comunicazioni.

      1. Strade e loro differenziazioni

Il progresso industriale ha richiesto nuovi mezzi di trasporto soprattutto un‟enorme espansione delle strade (auto e camion), miglioramenti del fondo stradale, intensificazione dei traffici. Le strade sono importanti per la loro flessibilità, polivalenza , infine per lo sviluppo maggiore degli scambi molto rilievo hanno le autostrade.

3.10. 3 Ferrovie

L‟avvento della ferrovia c‟è stato in crescita perché più economici, più rapidi dipesi da fattori fisici ed umani.  Maggior ferrovie  si hanno  nei paesi più industrializzati  grazie ai

<nodi> ferroviari.  Anche se la ferrovia non è adatta da porta a porta, non è  vantaggiosa


per le piccole merci, né per le bravi distanze, con costi alti. Oggi molti rami ferroviari sono stati tolti.

      1. Porti

I porti erano naturali ed artificiali, oggi quelli naturali servono solo per imbarcazioni da diporto. Tutti gli altri sono artificiali. Vi sono porti esterni  (sulla  costa principale9 o interni (bacini di acqua per l‟attracco delle navi). Le funzioni di un porto possono essere: militari, mercantili, commerciali, industriali, di rifornimento, di riparazione, pescherecci, turistici.

      1. Aeroporti

La necessità di trasferire beni e persone con gli aerei implica l‟esistenza di particolari strutture  con particolari bacini di utenza  (Catania Roma). Essi sono civili e militari.

      1. Idrovie

I laghi e i fiumi rappresentano un‟alternativa alle strade. Quando si devono trasferire prodotti. Sopratutto legname in Canada. O nei grandi lagni dell‟America settentrionale, o lungo la Senna a Parigi, o sul Reno. Mentre in Brasile il Rio delle Amazzoni è l‟unico mezzo  per il trasporto.

      1. Una  visione di sintesi.

La Geografia raramente studia le singole strutture, bensì ci si applica su scala planetaria. Si studia anche la funzione delle reti, e ci si serve di Internet  per migliorare  le conocsenze.

      1. la situazione italiana.

L‟Italia possiede: strade ordinarie e autostrade (438.000 le prime, 6.500 le seconde), La densità si presenta diversa da regione a regione. Ci sono tangenziali e raccordi anulari. Ferrovie: si sviluppava per 19.500 km da nord a sud. Porti: notevole sviluppo costiero (Genova). Aeroporti: Roma (intercontinentale), Milano. ; Idrovie:  Po, ed infine le reti informatiche in pochi anni  già ci sono 4 milioni su  Internet.

3.11

L‟evoluzione  economica spontanea  e quella regolata

      1. sviluppo spontaneo o sviluppo  autoregolato?

Parlare oggi di sviluppo spontaneo è fuori luogo, poiché anche gli ordinamenti economici-sociali del Paesi ad economia di mercato prevedono regole cui devono sottostare i cittadini e le aziende. Le motivazioni che stanno alla base della regolazione dell‟economia sono: sociale, economico, politico, ecologico. Un esempio significativo è rappresentato dalla partecipazione statale alla gestione  dell‟industria.

      1. Lo sviluppo nelle  economie pianificate.

La pianificazione è sorta nella ex Unione Sovietica con proiezione economiche e politiche quinquennali consistenti nel‟<appiattimento delle remunerazioni del lavoro> ed eliminazione della disoccupazione. La stessa Repubblica Cinese sta poggiando il suo miracolo economico sull‟incremento  degli investimenti esteri.

3.11.4. L‟Italia e le sue privatizzazioni

In Italia c‟era il “fordismo” (imprese a partecipazione statale era un tutt‟uno con l‟ambiente circostante. Oggi ci si affida all‟iniziativa privata per questi motivi:

  1. Il ridimensionamento  della produzione  di massa.
  2. L‟introduzione  di innovazioni tecnologiche.
  3. Riduzione del lavoro umano  per le macchine.

Oggi la scelta nel nome dell‟Europa unita e nel quadro di uno sviluppo globale è affidato al mercato, con manager ed una  gestione efficiente ed equilibrata.

3.12

I divari territoriali

I metodi adottati per evidenziare le disuguaglianze territoriali sono di varia natura:  I metodi tradizionali consistono nell‟impiego di alcuni  indicatori statistici che esprimono la


condizione di sviluppo o di sottosviluppo in cui si trovano determinate aree. La diversa estensione territoriale non rendono opportuno utilizzare dati assoluti, ma quelli relativi (economia, andamento demografico, situazione alimentare, ecc..). E poi sulla base di questi metodi si è pervenuti  alla distinzione di paesi sviluppati  o sottosviluppati.

      1. Centro e Periferia del Mondo

Grazie ai metodi dinamici si è giunti a differire Centro (Paesi ricchi) con Periferia( Paesi sottosviluppati). Alla luce del reddito individuale, indice d‟inflazione e sviluppo motorizzazione  civile è possibile una  prima serie di considerazioni  sul livello

economico generale raggiunto dai vari Paesi. Ma dal punto di vista alimentare la situazione  dell‟umanità è veramente  preoccupante nei paesi poveri. A causa di:

  1. La mancata impronta agricola
  2. Un‟industria  che non decolla per mancanza  di capitali
  3. Le carenze infrastrutturali.
      1. Squilibri interni

Naturalmente i singoli Paesi solo di rado presentano  uno  sviluppo omogeneo. Nella maggior parte dei casi si verificano squilibri interni più o meno marcati. Contribuiscono a ciò: risorse naturali, infrastrutture, popolazione, istruzione, disponibilità di capitali. Un ruolo determinante è assorbir il surplus di manodopera.

      1. La situazione italiana

L‟Italia presenta uno  sviluppo squilibrato. La superiorità di Piemonte, Lombardia e Liguria  è netta  rispetto alle  altre regioni. Motivi storici sono alla base di questa  diversità economica tra Nord e Sud. Uno specchio dello squilibrio è dato dal PIL tanto che al Nord è quasi il doppio del Sud.

3.13

La Geografia può contribuire a risolvere i problemi del  mondo?

      1. La necessità di un‟integrazione  della Geografia con altre discipline

Tutti gli abitanti della Terra fanno geografia: produttori, spazio terrestre, essere attori della terra può  renderla più vivibile. Occorrono  sinergie anche  con le altre scienze.

      1. Azione congiunta  con Scienze naturali,  Medicina ed Ecologia

Oggi molti  fenomeni  naturali  sono studiati da branche  scientifiche a sé stanti. Basti pensare alle  piogge acide, ai dissesti, ed altro sono  affidati alle  scienze naturali.  Invece per quanto riguarda la geografia medica c‟è una forte convergenza con la Medicina vera e propria al servizio dei flussi turistici.

      1. Rapporti con la Storia, Economia, Sociologia, Antropologia.

Storia e Geografia sono in stretto rapporto, la prima studia i nessi tra i fenomeni che si susseguono nel tempo, la seconda studi i fatti nello spazio. Anche la geografia economica può avere rapporti con l‟economia. Produzione agricola, industrile, relazioni commerciali, ecc..Anche Antropologia culturale.  Demografia e Sociologia forniscono dati interscambiabili.

      1. I rapporti con la Statistica

Nella storia della Geografia risulta che è legata alla Statistica, perché i suoi dati vengono utilizzati dai geografi, che si trovano oggi di fronte ad una mole di informazioni sempre più ampia e frammentata,  difficile da selezionare,  tali da rimanere insoddisfatti. Per i geografo i dati non devono rappresentare affatto il risultato raggiunto, c‟è uno scambio di informazioni.

      1. La situazione italiana

I geografi italiani non hanno avuto mai la pretesa di risolvere i problemi che assillano il mondo ed in particolare il loro territorio, se si prescinda da chi ha avuto incarichi politici. I docenti sono impegnati nella scuola d‟obbligo; nella scuola superiore (anche se ora di geografia è stata eliminata dai curricula..), nell‟Università. In essa i fatti più gravi consistono: da un lato nel mancato  riconoscimento del lavoro  finora svolto   nella


formazione dei laureati; dall‟altro lato dalla posizione di netta subordinazione della Geografia non solo nei riguardi di discipline professionalizzanti, ma anche con la Storia. Non dimentichiamo anche  il lavoro svolto dai geografi sulla:

  1. Pianificazione territoriale
  2. Sulla tutela del  paesaggio
  3. Sulla tutela dell‟ambiente
  4. Sulla  qualità della vita
  5. Sulle  disparità regionali
  6. Sulla situazione politica delle  regioni
  7. Sulle fonti di energia. 3.14

Quella  di geografo, un professione possibile?

      1. L‟esperienza di alcuni Paesi stranieri

In molti paesi la professionalità delle discipline geografiche non è mai messa in discussione. Il geografo è ritenuto un uomo dotato si senso pratico per la soluzione di problemi quotidiani. E notevole è il suo contributo nella  Geografia applicata. I paesi in cui vi sono notevoli riconoscimenti sono: il Regno Unito: gli USA; Paesi Bassi: Belgio; Germania; Francia.

      1. Situazione  e prospettive in Italia

In Italia i geografi non hanno un gran rilievo nel campo delle applicazioni e sono poco noti alle autorità centrali che si occupano di pianificazione territoriale e di sviluppo economico. C‟ è un progetto alla Camera dei deputati secondo il quale i geografi dovrebbero offrire studi su:

  1. Condizioni naturali,  sociali ed economici
  2. Analisi geostorica del territorio
  3. Realizzazione  di cartografie tematiche
  4. Definizione dei limiti geografici
  5. Regionalizzazione di piani topografici comunali 26
  6. ricerca della localizzazione  geografica ottimale
  7. Vincoli geografici nell‟uso del suolo
  8. Valutazione  di impatto geografico
  9. Inventario  delle risorse naturali

Però l‟iter si è formato, pertanto solo alcuni geografi hanno avuto l‟opportunità di partecipare a ricerche applicate in attesa delle liberalizzazioni  delle professioni

LA GEOGRAFIA OGGI

Individui, società, spazio

 

LA GEOGRAFIA ALLA RIBALTA NEL MONDO, IN CRISI IN   ITALIA

 

La Geografia è una scienza molto antica, nata per soddisfare il bisogno dell’uomo di conoscere il mondo che lo circonda. Le definizioni che di essa sono state date hanno seguito l’evoluzione del pensiero geografico, a sua volta influenzato dalla varie correnti filosofiche. Nel Settecento la geografia aveva un’impronta essenzialmente descrittiva; nel corso dell’Ottocento, invece, ha iniziato a ricercare le cause dei fenomeni fisici e umani e le loro  interdipendenze.

Nel periodo determinista (fino all’inizio del Novecento) la geografia si ricollegava principalmente alle scienze naturali, ponendo l’uomo e gli altri esseri viventi in posizione subordinata rispetto all’ambiente naturale, ovvero la natura era  vista  come matrigna. L’uomo era determinato dall’ambiente naturale: i caratteri somatici (forma del naso, struttura dei capelli, statura) si facevano dipendere dal clima e dalla vegetazione; la presenza di sedi umane era determinata dal clima, dalla maggiore o minore distanza dal mare; le attività agricole dipendevano dall’esposizione dei suoli  ai raggi del sole, ecc.

Nella Geografia del periodo possibilista (a partire dal Novecento fino alla metà del secolo) l’uomo è diventato un soggetto attivo, capace di modificare l’ambiente naturale per soddisfare i propri bisogni. Essa è una geografia storicizzata in quanto le modifiche apportate dall’uomo sono avvenute durante i secoli.

In quegli anni erano frequenti lavori che avevano come oggetto territori paesaggisticamente omogenei, tali lavori erano detti monografie geografiche e venivano effettuati direttamente  sul terreno, attraverso sopralluoghi.

Nella geografia di allora le classificazioni erano il frutto di una generalizzazione di  casi e il metodo adottato era quello induttivo, dal particolare al generale, e la Geografia era dunque detta idiografica (idios=particolare).

Il  riconoscimento   che  l’uomo  può  intervenire  sulla  natura  e  modificarla   favorì

l’affermazione della concezione volontaristica o prospettica, soprattutto visibile presso gli urbanisti.

Nei primi anni trenta si sviluppò una nuova concezione detta funzionalista, la quale era indirizzata a studiare l’organizzazione dello spazio nei centri dotati di servizi che espletano funzioni. Essa applicava il metodo deduttivo, il quale prevede di partire dalle leggi generali e di verificarle nella  realtà.

Le forme d’organizzazione spaziale erano allora ricondotte a figure geometriche aventi particolari proprietà matematiche, dunque, la Geografia si aprì anche ai metodi  quantitativi.  Anche  il  più recente approccio che si è affermato in Geografia,


quello sistemico, prevede l’uso di modelli matematici per  lo  studio  dei  fenomeni fisici ed umani.

Nel corso dell’ultimo trentennio si è sviluppata la Geografia della  percezione,  la  quale avvalendosi delle tecniche proprie della Psicologia  e della Sociologia, studia uno spazio vissuto, la cui immagine è riflessa in speciali mappe  mentali.

In  generale,  in  tutto  il  suo  percorso  la  Geografia  si presenza  come una disciplina

relativamente  debole, perché:

  • Non ha stimolato riflessioni riguardo la sua evoluzione nel contesto filosofico   e scientifico;
  • Si presenta troppo discorsiva e priva di un linguaggio  autonomo.

 

Da circa un decennio, in molti Paesi, a seguito dell’approvazione della Carta internazionale dell’educazione geografica (Washington, 1992), si è assistito a una vera e propria esplosione della Geografia, grazie alla quale si ritiene di poter studiare e interpretare meglio lo sviluppo economico, i risultati elettorali, le diversità  culturali, la storia sociale del Paese.

In Italia, invece, si ha una scarsa considerazione della disciplina, che appare come qualcosa di ascientifico, di non formativo. Le cause sono interne alla stessa Geografia, in quanto, per lungo tempo, i docenti hanno richiesto, come conoscenza della Geografia di:

  • Enumerare i luoghi
  • Descrivere i luoghi
  • Precisare l’altitudine di determinati  punti
  • Conoscere alcuni dati statistici

Quasi mai , invece, è stata definita la funzione della Geografia  nel  contesto  educativo e sociale del Paese e raramente si è evidenziato il suo carattere di originalità rispetto alle discipline da cui attinge informazioni. In sostanza veniva privilegiata un tipo  di Geografia descrittiva e mnemonica.

 

LE DISTINZIONI TRADIZIONALI E QUELLE  INNOVATIVE

 

Geografia generale

Secondo la Geografia classica rientrano nella Geografia generale  tutti gli studi sia fisici sia umani che si riferiscono all’intera superficie terrestre. In base a ciò molti trattati di Geografia generale erano costituiti da un solo volume. Nell’unitarietà della Geografia dominava il metodo induttivo che partendo dal particolare permetteva di pervenire al generale.

Nel corso degli anni Settanta, per  effetto della concorrenza  di  discipline specialistiche e della contrapposizione tra geografi umani e geografici fisici, fu messa in discussione la Geografia generale come scienza di sintesi tra discipline scientifiche  e discipline umanistiche.  Da allora il dibattito in merito è stato molto acceso; solo   da


un decennio, in nome della Geografia sistemica, che mira a congiungere i processi della storia e quelli della natura e a valutare in modo nuovo l’interdipendenza fra azione umana ed ecosistema, si è proposta la riunificazione della ricerca geografica.

 

Geografia regionale

La regione, ente amministrativo interno allo Stato e capace di emanare leggi, rispettando i limiti posti dallo Stato stesso, è oggetto di studio proprio  della Geografia regionale.

Nel periodo determinista la regione geografica analizzava i caratteri fisici o naturali più o meno importanti, dunque era di fatto una regione fisica. Le regioni geografiche più indagate erano i bacini idrografici dei maggiori fiumi, ma venivano considerati anche altri fattori importanti come il clima, la morfologia, la  vegetazione.

La regione del periodo possibilista era identificata grazie al suo paesaggio. Per identificare una regione si poteva utilizzare:

  • un solo elemento, fisico o umano, per cui si parlava di regione  elementare,
  • più elementi,  per cui parlava di regione complessa,
  • tutti gli elementi,  per cui si parlava di regione integrale.

La regione integrale o regione-paesaggio era un prodotto dell’uomo  che  si esprimeva come abitante, come lavoratore, come consumatore. Il paesaggio, dunque, percepibile dall’uomo tramite i sensi era anche  culturale.

La regione funzionale fu oggetto di studio della Geografia nomotetica che prevede la verifica, sul terreno, di leggi stabilite precedentemente. Tale regione era rappresentata da un tratto di superficie terrestre organizzato da un polo, grazie all’esercizio di una o più funzioni. Ogni polo o centro  è dotato di una serie più o meno grande di strutture capaci di espletare servizi.  Es:

  • Negozi= regione funzionale di tipo commerciale
  • Uffici= regione funzionale di tipo  burocratico-amministrativo
  • Scuole= regione funzionale di tipo scolastico
  • Ospedali= regione funzionale di tiposanitario
  • Ecc.

Ogni regione funzionale ha un’estensione diversa dalle altre, poiché, nello spazio geografico, vi sono anche altri poli concorrenti, che attraggono popolazione. Dunque la regione funzionale è di difficile  delimitazione.

Le  regioni  nelle  quali  si  attua  la  pianificazione  territoriale si definiscono regioni di

piano o regioni-programma. Si tratta di regioni di varia estensione territoriale, di solito corrispondente a circoscrizioni amministrative o a parti di esse. Si è soliti ricordare, come regione-programma, due grandi valli  fluviali:

  • Valle del Ruhr (Germania), affluente di destra del Reno, fortemente industrializzato, disponendo di carbon fossile, fu soggetto ad un  piano multiplo (abitazioni, miniere, industrie), per cui si parlo di piano dei  piani.

  • Valle del Tennessee (Stati Uniti), sub-affluente di sinistra  del  Mississippi, nella quale il piano riguardò la sistemazione del fiume che provoca frequenti alluvioni, rendendolo navigabile e  utile.

In Italia i pochi interventi compiuti hanno avuto solo carattere settoriale  come  parchi e turismo, mentre un progetto di riqualificazione viario e urbano risalente agli anni ’80 non fu portato a termine per ragioni politiche ed  economiche.

In  linea  con  la  Geografia  della  percezione  si  è  affermata  un’idea  di  spazio   che

possiamo definire soggettivo o percepito. Il bambino è capace di definire l’immagine dello spazio sulla base delle informazioni raccolte guardandosi attorno. Per gli adulti contribuiscono anche altre fonti d’informazione che dipendono dal livello culturale, dai mezzi di comunicazione di massa ecc. L’immagine di uno spazio, perfino di una regione, che ci si può creare si definisce:

  • tradizionale se avviene attraverso la lettura e la pittura;
  • attuale se viene fornita dai mass-media o dalle informazioni del  momento
  • globale se riguarda i rapporti fra reale e immaginario, cioè ciò che si desidera. L’identificazione della regione-sistemica avviene per gradi, attraverso varie fasi. Una volta scelto un certo territorio, di sui si desidera verificare il carattere di regione- sistema, si procede:
  • A un’elencazione di tutti gli elementi fisici e umani presenti nel territorio e alle loro caratteristiche (numerosità, sesso, stato civile, istruzione, professione), che vengono organizzati in tabelle. (RICERCA  ELEMENTARE).
  • Alla  disposizione  degli  elementi  e  degli  attributi  nello  spazio,   identificando

nodi, assi e reti. (RICERCA  SINTAGMATICA).

Dopo queste due fasi si procede alla ricerca e alla valutazione delle interazioni, cioè dei rapporti reciproci fra nodi, assi, reti, ecc. (RICERCA  SISTEMICA).

La regione-sistema ha carattere aperto, cioè può essere costantemente modificata con allargamenti o riduzioni. Maggiore è il numero degli elementi in gioco, maggiore  è la difficoltà d’analisi per i geografi e gli studiosi di scienze  regionali.

Le definizioni che la Geografia ha dato nel tempo alla regione geografica sono molto diverse, di conseguenza i criteri scelti per regionalizzare, cioè per suddividere le regioni in unità  territoriali minori, sono piuttosto numerosi.

Durante  il  periodo  determinista,  le  varie  unità  territoriali,  regioni  o    sub-regioni,

erano delimitate grazie a parametri fisici, come per esempio le valli, ossia dai bacini dei singoli fiumi.

Durante il periodo possibilistico, si regionalizzava tenendo conto del variare del paesaggio, anche se questo era molto difficile da definire.

Le  regioni-programma,  invece,  sono  delimitate  in  modo  inequivocabile  con  nette

separazioni. Nella pianificazione territoriale, per designare i micro territori, si utilizza il termine inglese zoning, cioè  zonizzazione.

La regionalizzazione dei funzionalisti è attuata su regioni funzionali elementari,  come le regioni commerciali, o su regioni funzionali complesse.


In generale, il problema dell’incertezza dei confini è superato tenendo conto dell’intensità  delle relazioni che i territori presentano l’uno con l’altro.

Le “geografie regionali” ci permettono di avere una conoscenza generale della  Terra.

 

Geografie speciali

Occorre fare una distinzione:

  • GEOGRAFIA FISICA= studio dei fenomeni che si manifestano sulla superficie terrestre indipendentemente  dalla volontà dell’uomo;
  • GEOGRAFIA UMANA= studio dei fenomeni che avvengono sulla Terra per volontà dell’uomo.

L’una  e  l’altra  sono  articolare  in  branche  o  settori,  che  possono  riguardare    sia

l’intera superficie terrestre, sia territori più ristretti, come le single regioni. In questo caso avremo:

  • GEOGRAFIA FISICA GENERALE e GEOGRAFIA FISICA   REGIONALE
  • GEOGRAFIA UMANA  GENERALE e GEOGRAFIA UMANA  REGIONALE.

Le tematiche  più considerate nell’ambito della  Geografia fisica regionale  sono:

  • La posizione assoluta di un territorio definita mediante le coordinate geografiche, ossia i valori della latitudine e della longitudine dei punti estremi del territorio stesso. Talvolta si definisce anche la posizione relativa che riguarda altri fenomeni presenti sul territorio come la distanza in linea d’aria dal mare, da un fiume, da una cima montana, ecc.
  • La geomorfologia di un territorio, intesa come lo studio delle forme del territorio:
  • Orizzontali= forma proiettata sul piano che può essere desunta dalla lettura di una carta che ne evidenzia i confini;
  • Verticali= rilievo.
  • La climatologia di un territorio, intesa come lo studio del clima;
  • L’idrografia continentale di un territorio, intesa come studio dei fenomeni acquei che si manifesta sulla superficie della Terra: laghi, sorgenti, ghiacciai, ecc.
  • L’oceanografia, intesa come studio delle acque degli oceani e dei mari: maree, correnti, moto ondoso, ecc.
  • La biogeografia di un territorio, intesa come studio geografico degli esseri viventi che si divide in studio della vegetazione e della fauna.

Tutte queste tematiche possono essere affrontate anche dalla Geografia fisica generale, quanto tali fenomeni si riferiscono all’intera superficie della   Terra.

Le tematiche  più considerate nell’ambito della  Geografia umana regionale  sono:

  • La popolazione, cioè la distribuzione territoriale e i fenomeni  migratori;
  • Le sedi, cioè il modo in cui l’uomo si ferma sul territorio.

Queste tematiche possono essere affrontate anche dalla Geografia umana generale, quando il campo d’osservazione sia rappresentato dall’intera superficie  terrestre.


Geografia storica

Si definisce “storica” la particolare branca della Geografia che studia le condizione geografiche di età passate. Essa studia in  particolare:

  • Le caratteristiche fisiche di alcuni territori;
  • Le condizioni demografiche;
  • Le vie di navigazione;
  • Sviluppo edilizio;
  • Sviluppo dell’agricoltura;
  • Sistemi stradali;
  • Rapporti commerciali;

Particolarmente importanti sono le conoscenze geografiche acquisite nel tempo grazie ai grandi viaggiatori, come Cristoforo Colombo, Amerigo Vespucci, Ferdinando Magellano e le imprese di alcuni esploratori.

 

Geografia politica

Si definisce “politica” quella particolare branca della Geografia che studia gli Stati  e  l’organizzazione politico-amministrativa interna ad  essi.

Le tematiche  geografico-politiche più ricorrenti riguardano:

  • I confini degli Stati, inclusi quelli aerei e  marittimi;
  • Il fenomeno etnico,
  • La discriminazione religiosa;
  • Il problema nucleare;
  • Le organizzazioni politiche ed economiche sovranazionali.

 

Geografia economica

La Geografia economica rivolge il suo interesse allo studio di svariate categorie di fatti economici. Nel periodo possibilista, l’attenzione fu rivolta soprattutto ai fenomeni che incidevano sul paesaggio, come l’agricoltura, l’allevamento, l’industria, il commercio e i trasporti.

Questi fenomeni erano considerati come un fatto di occupazione dello spazio e l’agricoltura era l’attività che maggiormente contribuiva a modellare il paesaggio. Di recente la Geografia economica ha rivolto la sua attenzione anche a fenomeni statisticamente documentabili come i flussi di capitale, le idee,  le  informazioni, ecc, ma che non si imprimono nel paesaggio. Oggi l’oggetto privilegiato sono la riduzione delle distanze, la globalizzazione dell’informazione, l’espansione dei consumi, nuovi orientamenti del mercato del  lavoro.

Recentemente, i campi di ricerca delle scienze geografiche si sono allargati e questo ha determinato la nascita di nuovi insegnamenti. Altre discipline geografiche particolarmente interessanti sono:


  • La GEOGRAFIA URBANA, che considera i rapporti fra un organismo urbano e il territorio circostante, in opposizione alla GEOGRAFIA RURALE, interessata allo studio della campagna.
  • La GEOGRAFIA DELLA POPOLAZIONE, che si occupa delle tematiche del popolamento, delle  lingue, delle  religioni, dell’alimentazione,  delle  razze.
  • L’ORGANIZZAZIONE   E   PIANIFICAZIONE   DEL   TERRITORIO,   che   incentra la

propria analisi sulle valutazione, sui comportamenti e sulle azioni di soggetti privati e pubblici, con particolare riferimento ai Paesi avanzati.

  • La POLITICA DELL’AMBIENTE, che studia i rapporti fra ambiente ed economia. Particolare attenzione è rivolta alle conseguenze del sistema industriale, come  i costi determinati dall’inquinamento e dai rifiuti, e  al  tema  dello  sviluppo delle qualità  ambientali nei sistemi di produzione  avanzati.
  • La GEOGRAFIA DEL TURISMO, che considera il turismo sia dal punto di vista culturale che economico, soffermandosi sullo studio dei motivi che sono alla base dei viaggi.

 

La CARTOGRAFIA è anch’essa strettamente legata  alla Geografia e riguarda la teoria  e la storia della cartografia, le tecniche di rilevamento, le tecniche di realizzazione delle carte.

 

ALCUNE TEMATICHE VINCENTI

 

La scala locale e quella regionale

Qualsiasi studio geografico può riguardare territori poco estesi o molto estesi. Il più piccolo oggetto di studio è rappresentato da un centro, villaggio, borgo o città, e dall’area che lo circonda. Tali sono le ricerche condotte su scala  locale.

Le conoscenze utili, acquisibili attraverso la scuola, variano in base all’età degli individui, al livello  culturale e all’attività esercitata.

È possibile conoscere la propria regione partendo dal basso, attraverso la   Geografia

del vicino, ossia la Geografia delle cose con cui si è a contatto giornalmente. Per i ragazzi della scuola, potrebbe essere un esempio partire dalla planimetria dell’aula, passando poi all’itinerario seguito per raggiungere la scuola. In un primo momento i ragazzi realizzano le mappe mentali, cioè carte non in scala, in cui emergono solo le cose che li colpiscono; il passo successivo è quello della realizzazione di una carta in scala, nella quale si adottano simboli appropriati e sono rispettate le relative distanze. Successivamente si possono ampliare le proprie conoscenze sul quartiere urbano in cui si trova la scuola, sul territorio comunale, sul territorio provinciale, sul territorio regionale.


Scala nazionale

Le conoscenze possono estendersi anche su scala nazionale, cioè prendendo a riferimento l’intero territorio di un dato Paese. I parlamentari, per esempio, responsabili della cosa pubblica, cioè dello Stato, devono conoscere tutto il territorio nazionale nelle sue caratteristiche fisiche e antropiche sia per evitare errori sia per attuare una corretta programmazione. Stessa cosa vale per gli operatori economici che lavorano nell’ambito di uno Stato.

 

Scala  multinazionale

La vita sociale ed economica è organizzata su territori che, superando i tradizionali confini politici, coinvolgono un numero più o meno grande di Paesi e ciò impone ai cittadini di avere conoscenze geografiche su scala multinazionale. Conoscenze di questo tipo riguardano sia i rappresentanti dei singoli Stati sia i vari operatori economici interessati ad acquistare o vendere prodotti o servizi in altri Paesi.

 

Scala globale

La globalizzazione, cioè il fatto che fra tutti i Paesi del mondo si manifestino rapporti sempre più intesi di carattere economico, politico, culturale, sociale, rende  necessario conoscere le caratteristiche geografiche di tutto il mondo. A tale scopo si può disporre di vari strumenti d’informazione, come i profili diffusi in internet, gli annuari dell’ONU e, in Italia, il Calendario  Atlante.

 

L’Italia presenta oggi una popolazione che, sotto il profilo dell’istruzione, è quasi in linea con quella dei Paesi culturalmente più evoluti del mondo. Quello  che preoccupa è la differenza che esiste fra le varie regioni, per cui le differenze fra Nord e Sud, fra regioni industriali e regioni agricole, fra aree urbane e aree rurali.

Oggi il livello necessario di conoscenze è quello che superi i limiti del locale e perfino del nazionale, per interessare ormai il globale. Ogni individuo dovrebbe disporre di conoscenze geografiche a livello  planetario.

 

L’uso della carta

Chiunque abbia in mente di studiare un Paese, una regione una città o di fare un viaggio non può evitare di consultare una carta geografica.

La  carta  geografica è una  rappresentazione ridotta, approssimata e simbolica  della

Terra nel suo complesso o di parti di essa. La rappresentazione ridotta avviene attraverso la scala. L’approssimazione avviene modificando i rapporti di distanza fra  i singoli punti, in quanto la Terra è sferica e non può essere rappresentata  così  com’è su un foglio. I simboli riguardano la rappresentazione delle montagne , i fiumi, le strade, le ferrovie, ecc.

Una distinzione fondamentale delle carte è  basata  sulla  numerosità dei fenomeni che vi sono rappresentati. In base a questo distinguiamo:


  • CARTE GENERALI= raffigurano tutti i fenomeni che si manifestano nel territorio. Esse rappresentano essenzialmente i fenomeni visibili, come rilievi, corsi d’acqua, laghi, ghiacciai, foreste, strade, ferrovie, ecc. A tali fenomeni si aggiungono i confini politico-amministrativi, i toponimi (nomi di luogo), coronimi (nomi di regione), idronimi (nomi di torrenti, fiumi, laghi, ecc.) e le quote altimetriche.
  • CARTE TEMATICHE= raffigurano un solo fenomeno o pochi fenomeni fra loro collegati. Esse rappresentano in genere fenomeni non visibili nel paesaggio, come le temperature, le precipitazioni, i venti,  la composizione chimico-fisica dei suoli; oppure fenomeni di carattere economico-sociale,  come  le produzioni agricole e industriali, il traffico stradale, ferroviario e dei porti, ecc. Le carte politiche e le carte fisiche sono due esempio di carte  tematiche.

Per la rappresentazione di fenomeni di carattere quantitativo si usano in  genere:

  • Carte tematiche in cui il fenomeno è raffigurato con simboli particolari sovrapposti ad una carta di base a carattere generale. Un artificio è quello di utilizzare un fondo, cioè una carta generale di base, in calco pallido, dai colori tenui (grigio) e sopra questo vengono collocati i simboli prescelti per mettere in particolare evidenza il fenomeno.
  • Carte tematiche in cui il  fenomeno  è raffigurato  con gli stessi simboli, ma su un fondo semplificato, caratterizzato dai soli confini politico-amministrativi. Si tratta di cartogrammi con areogrammi (figure  geometriche  piane)  sovrapposti. Queste tecniche possono essere utilizzate solo con dati statistici assoluti. Invece per i dati statistici relativi vengono utilizzati i cartogrammi a mosaico, caratterizzati da tinte o tratteggi graduati.

Negli atlanti le figure geometriche piane o solide sono talvolta sostituite da particolari simboli, gli ideogrammi, che, con la loro forma, richiamano alla mente di chi legge la carta il fenomeno che si manifesta in un particolare territorio.

Un’altra   grande   categoria   di   carte   tematiche  speciali  serve  nella pianificazione

territoriale che raffigurano un territorio per come dovrà apparire in futuro. I simboli utilizzati in queste carte mettono in evidenza se un determinano terreno sarà destinato all’edilizia residenziale, a verde pubblico, all’industria, ad  una  nuova strada, ecc.

 

Una funzione ausiliaria nei confronti della cartografia è offerta dall’utilizzo di  grafici.

Fra i vari grafici distinguiamo i:

    • DIAGRAMMI. Esistono vari tipi di diagrammi, ma le categorie più diffuse  sono:
  • I diagrammi con ordinate filiformi= sono rappresentati da un sistema di assi cartesiani sui quali sono rappresentate due variabili. Quando il fenomeno considerato è di carattere temporale, nell’asse orizzontale si rappresenta la “variabile  tempo”,  cioè  gli  “istanti”  in  cui  sono  stati effettuate le rilevazioni

censuarie (In Italia ogni 10 anni). Verticalmente invece si rappresenta il numero degli abitanti grazie ad una serie di ordinate filiformi, segmenti, di altezza proporzionale ai valori accertati, innalzate in  corrispondenza  di ciascuno degli istanti di rilevazione. Se si congiungono gli  estremi superiori delle ordinate si evidenzia l’andamento temporale, trend, del fenomeno popolazione.

  • I diagrammi a colonnette o a canne d’organo= vengono utilizzati quando il fenomeno considerato si prolunga per periodi più o meno lunghi. Es: quantità di pioggia caduta mensilmente.
    • ISTOGRAMMI= tale termine viene utilizzato nei casi in cui la variabile rappresentata sull’asse orizzontale è di carattere  quantitativo.

 

La scala, ossia il rapporto fra la distanza di due punti rappresentati nella carta e i corrispondenti punti nella realtà, varia a seconda delle esigenze di coloro che utilizzano le carte. Di solito si distinguono:

  • CARTE A GRANDE SCALA
  • CARTE A PICCOLA SCALA

Una classificazione tradizionale delle carte in base alla scala è la seguente:

      • PIANTE (città) e MAPPE (campagna), quando il denominatore della scala è inferiore a 20.000.
      • CARTE TOPOGRAFICHE (rappresentano i luoghi con rifugi, sorgenti, boschi, ghiacciai funivie, ecc.), quando il denominatore della scala è compreso fra 20.000 e 150.000
      • CARTE COROGRAFICHE (rappresentano regioni più o meno estese: automobilisti), quando il denominatore della scala è compreso fra 150.000 e 1.000.000.
      • CARTE GEOGRAFICHE IN SENSO STRETTO, quando il denominatore è superiore al milione.  (Cartine delle aule).

 

Le carte possono essere realizzate anche grazie all’uso di personal computer, di tavolette grafiche o digitalizzatori, di programmi cartografici , di basi cartografiche pronte. In queste carte digitalizzate i problemi maggiori sono l’alto costo del  software e l’impossibilità di realizzare carte proprie, perché per questo tipo di lavori occorrono conoscenze informatiche e programmi friendly.

Negli ultimi vent’anni si sono affermati i Sistemi Informativi Geografici (GSI), adatti alla gestione di informazioni territoriali. I principali pregi di questo sistema  sono:

  • Flessibilità, possono essere letti e aggiornati  costantemente;
  • È possibile geo-referenziare ogni informazione.

Essi sono utilizzati nella determinazione delle reti viarie, nella progettazione di spazi pubblici e nella pianificazione territoriale. Una particolare utilizzazione della cartografia elettronica sono gli autonavigatori.


Originariamente il compito di realizzare la cartografia generale era affidato all’ISTITUTO GEOGRAFICO MILITARE ITALIANO (IGMI), oggi è esteso anche alle Regioni.

 

Cambiamenti politici

Dopo la seconda guerra mondiale vi sono stati sulla Terra profondi cambiamenti politici. Dopo la scomparsa delle colonie e della contrapposizione fra i due blocchi occidentale e comunista, ovvero Stati Uniti e Unione Sovietica, la Terra è suddivisa in quasi 200 Stati. La Russia è la prima per estensione, seguono il Canada, Cina, Stati Uniti,  Brasile, Australia. In termini di popolazione la prima è la Cina.

Sull’attuale assetto politico internazionale sono stati determinanti alcuni  fattori:

  • La scomparsa dell’Unione Sovietica, sciolta nel 1990. Successivamente si  formò l’attuale CSI= COMUNITÀ DI STATI INDIPENDENTI di cui fanno parte la Russia e altri Stati;
  • La   caduta   del  comunismo   negli   altri  Paesi  dell’est  europeo,  che  si  sono

avvicinati all’Occidente sia dal punto di vista politico sia  economico;

  • La riunificazione tedesca, avvenuta nel 1990, che ha condotto alla formazione dell’attuale  Repubblica federale;
  • I confini balcanici che hanno condotto alla dissoluzione della Federazione Iugoslava e alla nascita di nuove repubbliche indipendenti da Belgrado (capitale della repubblica di Serbia).

Rimane irrisolta la questione del Vicino Oriente, per  i continui contrasti fra Israele e  la popolazione palestinese. Calda è anche l’area compresa fra Cina, Taiwan e Hong Kong. Infatti, mentre quest’ultima è sotto la sovranità della Repubblica  Popolare come “regione speciale amministrativa”, Taiwan è ancora autonoma da Pechino.

Oggi l’unico paese-leader sono gli Stati Uniti che, grazie alla loro potenza politica, militare ed economica, condizionano le scelte di molti altri   Stati.

La geografia politica,  che si occupa degli Stati e delle loro suddivisioni, studia anche  le grandi organizzazioni internazionali, i territori di competenza e le  funzioni.

La più grande organizzazione internazionale è l’ONU=ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE che, nata nel 1945, mira a favorire e salvaguardare la pace e la sicurezza nel mondo, promuovere la cooperazione internazionale dal punto di vista economico, sociale e culturale. Quasi tutti i paesi fanno parte dell’Assemblea, ma la responsabilità principale è affidata al Consiglio di Sicurezza. Esso è composto da 15 membri, 5 dei quali permanenti e con diritto di veto e 10 eletti per 2   anni.

L’ONU è collegato a varie Agenzie specializzate, quali:

  • La FAO, che si occupa dei problemi alimentari e agricoli del mondo;
  • L’ UNESCO, che si occupa della collaborazione internazionale nel campo dell’educazione, della scienza, della  cultura;
  • L’OMS=ORGANIZZAZIONE    MONDIALE    DELLA    SANITÀ,   che   promuove  la

collaborazione in campo sanitario;


  • La WTO, che ha stretti rapporti con le Nazioni Unite e mira  alla  liberalizzazione degli scambi commerciali.

 

Un’altra importante organizzazione internazionale è l’OCSE=ORGANIZZAZIONE PER LA COOPERAZIONE E LO SVILUPPO ECONOMICO che, nata nel 1961, si propone di favorire lo sviluppo economico dei 29 Paesi membri e, in particolare, il commercio internazionale.

Inoltre ricordiamo l’OPEC=ORGANIZZAZIONE DEI  PAESI  ESPORTATORI  DI PETROLIO,

che mira a coordinare una politica comune fra gli 11 membri e, in particolare, a definire i prezzi del grezzo sul mercato  mondiale.

Fra   le   organizzazioni   internazionali   con   competenze   geografiche   più   ristrette

ricordiamo:

  • L’UNIONE EUROPEA, che, nata nel  1993, mira a favorire l’unione economica dei Paesi-membri, che attualmente sono 15: GERMANIA, FRANCIA, REGNO UNITO, ITALIA, SPAGNA, PAESI BASSI, BELGIO, GRECIA, PORTOGALLO, SVEZIA, AUSTRIA, DANIMARCA, FINLANDIA, IRLANDA, LUSSEMBURGO. Il Parlamento Europeo che, ha funzioni d’indirizzo  e di controllo della politica comunitaria,  ha sede a Strasburgo, ma alcune sedute plenarie e le sedute delle  commissioni hanno luogo a Bruxelles. A partire dal 2002 vi è stata l’adozione della moneta unica europea, l’euro.
  • La   CSI=COMUNITÀ   DEGLI    STATI   INDIPENDENTI,    che,   nata   nel   1991,

comprende 12 delle 15 Repubbliche dell’ex Unione  Sovietica.

  • La LEGA ARABA, con sede al Cairo e con carattere politico-economico-militare, alla quale aderiscono una ventina  di Paesi arabi e l’OLP=ORGANIZZAZIONE  PER LA LIBERAZIONE DELLA  PALESTINA.

Inoltre con finalità politico-militari opera la NATO=ORGANIZZAZIONE DEL TRATTATO DELL’ATLANTICO  DEL NORD.

 

L’Italia è membro di varie organizzazioni  internazionali:

  • ONU
  • UE
  • UEM=UNIONE MONETARIA EUROPEA
  • CONSIGLIO D’EUROPA, che mira a garantire il rispetto dei diritti  umani
  • EBRD=BANCA  EUROPEA  PER  LA  RICOSTRUZIONE  E  LO  SVILUPPO,  che  tende    a

favorire la ricostruzione economica dei Paesi dell’Europa centro-orientale che rispettano i diritti umani e i principi della democrazia

  • NATO
  • OCSE
  • OSCE=ORGANIZZAZIONE SULLA SICUREZZA E LA COOPERAZIONE IN   EUROPA
  • UEO=UNIONE DELL’EUROPA OCCIDENTALE, che coordina la politica di difesa dei Paesi-membri in stretto collegamento con la  NATO.

Rapporto uomo-ambiente

Negli studi di Geografia il rapporto uomo-ambiente è stato sempre preso in importante considerazione. In passato l’ambiente era considerato in senso naturalistico (NATURA=MATRIGNA), successivamente è emerso che l’uomo non è circondato solo da fenomeni naturali, ma anche da fenomeni umani. Infatti, condizionamenti per l’uomo non derivano solo dalla natura, ma anche dal comportamento di altri uomini.

Gli atteggiamenti  dei vari Paesi nei confronti dell’ambiente sono molto differenziati.   Il complesso di interventi che mirano a gestire in modo razionale gli ecosistemi è gestito dalle cosiddette Politiche per l’ambiente, i cui scopi fondamentali   sono:

  • Il controllo dell’inquinamento
  • La tutela di singoli ecosistemi
  • La prevenzione dei danni e la riparazione degli stessi
  • L’utilizzazione di tecnologie pulite.

I maggiori problemi di carattere ambientale si manifestano nei Paesi industrializzati nei quali si è cercato di intervenire attraverso l’emanazione di diverse leggi, che condizionano oggi alcuni processi di produzione industriale, le emissioni di gas, la circolazione dei veicoli, lo smaltimento dei rifiuti civili e industriali. Per far fronte al fenomeno dell’inquinamento le  alternative  sono:

  • Disinquinare i territori inquinati da tempo
  • Risanare e rispristinare i tratti di superficie terrestre inquinati e, in particolare,  i fiumi, i laghi, i mari
  • Prevenire   le   cause   dell’inquinamento   modificando   i   cicli   produttivi e introdurre la raccolta differenziata.

In generale  occorre che l’uomo  ponga  adeguati  freni allo sviluppo accettando   solo

quello ecosostenibile, cioè sostenibile dall’ambiente. Questa scelta, però, può indebolire i risultati della produttività e può incontrare resistenze da parte degli imprenditori.

Lo   stesso  turismo  spesso  è  causa  di  danni  di  vario  tipo:  foreste  distrutte    per

realizzare impianti da neve, pinete eliminate per costruire  campeggi,  villaggi, seconde case, mega costruzioni alberghiere, ecc. Lo stesso inquinamento elettromagnetico prodotto dalle reti di trasporto elettro-energetiche e  dalla  telefonia  mobile  crea numerosi problemi.

Per  la  realizzazione di grandi opere pubbliche e private, come raffinerie di  petrolio,

centrali nucleari, acciaierie, autostrade, ferrovie, ecc. occorre effettuare una preventiva valutazione dell’impatto ambientale (VIA), la quale consiste in una valutazione sociale dei progetti, che considera sia i costi e i benefici che ricadono sui promotori dell’opera, sia gli effetti che questi possono avere su tutti i  cittadini.

Anche  i  paesaggi  tipici,  cioè  tratti  della  superficie  terrestre  espressione  di valori

naturali e culturali, andrebbero preservati. Riguardo alla tutela del paesaggio, in alcuni   Paesi   esistono   precise   norme   che   mirano   a   frenare   gli   eccessi     dei


“rimodellamenti” dell’uomo. I maggiori problemi che contrastano la conservazione sono determinati:

  • Dall’espansione dei grandi agglomerati  urbani
  • Dalla riutilizzazione delle abitazioni ex rurali
  • Dallo sviluppo industriale
  • Dallo sviluppo turistico-alberghiero
  • Dalla realizzazione di infrastrutture stradali e ferroviarie
  • Dall’agricoltura.

I geografi del periodo deterministico credevano che l’uomo era costretto ad accettare i rischi naturali, essendo considerato succube della natura. I  geografi di oggi, invece, si preoccupano di fronteggiare i rischi ambientali,  valutandoli assieme  ai cultori di altre discipline, sia da un punto di vista etico sia da un punto di vista politico.

In Italia si operò la delimitazione delle aree ad elevato rischio ambientale, perché soggette ad alterazioni dell’equilibrio ecologico nei corpi idrici, nell’atmosfera e nel suolo. Oggi, le aree a rischio sono numerose soprattutto a causa dell’elevata concentrazione industriale. Al fattore dell’inquinamento si aggiungono  la presenza  di industrie a rischio d’incidente, la sismicità, il vulcanesimo, la franosità ecc. Nello stesso tempo sono presenti aree naturali protette oggi pienamente fruibili da coloro che amano la natura e che rappresentano uno slancio per il turismo. Il fatto che nel nostro Paese, accanto alle aree protette esistano aree-problema deve costituire per tutti uno stimolo a migliorare l’ambiente.

 

La popolazione

Della popolazione la Geografia considera la consistenza, la distribuzione territoriale,  la densità, le tendenze, vari aspetti qualitativi come sesso, età, lingua, religione, professione, ecc. Il fatto più importante che riguarda la popolazione mondiale è la rapidità del suo incremento, molto forse in seguito alla rivoluzione agricola e industriale e ai progressi avvenuti nella medicina. L’umanità si addensa maggiormente in 4 grandi regioni della  Terra:

  • Nell’EUROPA CENTRO-OCCIDENTALE (Belgio, Regno Unito, Germania,   Italia)
  • Nella parte NORD-ORIENTALE DEGLI STATI UNITI  (New Jersey, New   York)
  • Nel  SUB-CONTINENTE INDIANO (Pakistan, India, Bangladesh)
  • Nell’ESTREMO  ORIENTE ASIATICO (Corea, Giappone,  Taiwan).

I fattori che influiscono sulla distribuzione della popolazione sono molto  numerosi:

  • Di carattere naturale, il clima, i rilievi,  disponibilità  d’acqua;
  • Di carattere umano, campo agricolo, industriale,  commerciale.

Si ha una popolazione ottimale in  un Paese quando le forze-lavoro sono sufficienti per sfruttare, nel migliore dei modi, le risorse disponibili. Di fatto, vi sono alcune regioni   sovrappolate   e   altre   sottopopolate.   Oggi   l’accrescimento  demografico


avviene in modo squilibrato, interessando principalmente i Paesi molto ricchi, in cui influiscono sicuramente i fenomeni di  immigrazione.

Le cause naturali, cioè le nascite e le morti,  influiscono in maniera differente. I tassi  di natalità sono molto elevati soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, dove la popolazione ha bassi livelli d’istruzione, influiscono le credenze religiose e sono poco diffusi i contraccettivi. In passato, le catastrofi naturali, come carestie e pestilenze, avevano un ruolo decisivo negli alti tassi di mortalità, soprattutto nei Paesi meno evoluti e ciò determinava una situazione di equilibrio. Più recentemente, i progressi della medicina e dell’igiene, assieme agli interventi tecnici e  sociali  hanno  accresciuto la differenza tra tasso di natalità e mortalità. In genere, i Paesi che registrano una percentuale più alta di nascite hanno una struttura giovane e dunque diventano più produttivi. Quelli che presentano nascite ridotte hanno una popolazione più invecchiata e una minore capacità di rinnovo.

È possibile rimediare agli eccessi di popolazione rispetto alle risorse attraverso:

  • Una migliore utilizzazione delle  risorse disponibili
  • Un adeguato controllo delle nascite
  • I  movimenti migratori.

I movimenti migratori consistono in trasferimenti più o meno lenti di popolazione da un’area ad un’altra della superficie terrestre. Essi sono determinati da un complesso di motivi, in parte di attrazione e in parte di repulsione.

Fra i motivi di attrazione abbiamo:

  • Condizioni climatiche più favorevoli
  • Tenore di vita più elevato
  • Spirito d’avventura
  • Condizioni economiche più favorevoli Fra i motivi di repulsione:
  • Condizioni ambientali  sfavorevoli
  • Persecuzioni religiose
  • Persecuzioni politiche
  • Cambiamenti  intervenuti nei confini.

Distinguiamo le migrazioni:

  • INTERNE, consistono in spostamenti che avvengono da una regione all’altra dello  stesso Paese.
  • INTERNAZIONALI, spostamenti che coinvolgono più  Paesi.

Un ulteriore criterio di distinzione delle migrazioni è basato sul numero più o meno grande di soggetti interessati.  Quindi abbiamo:

  • MIGRAZIONI DI MASSA, quando il trasferimento coinvolge interi popoli o comunque un notevole numero di persone;
  • MIGRAZIONI   PER   INFILTRAZIONE,   quando   il   trasferimento   coinvolge un

limitato numero di soggetti che vanno ad inserirsi in un tessuto umano preesistente;


  • MIGRAZIONI DEFINITIVE, quando chi lascia il luogo d’origine decide di non farvi più ritorno;
  • MIGRAZIONI TEMPORANEE, coloro che si trasferiscono per limitati periodi di tempo, di solito quelli in  cui si pratica un’attività lavorativa;
  • MIGRAZIONI DI RITORNO, coloro che tornano nel proprio Paese  d’origine dopo il pensionamento con la speranza di concludere la propria esistenza nel luogo di nascita;
  • MIGRAZIONI STAGIONALI, coloro che si spostano per lo svolgimento di lavori che impegnano  solo stagionalmente.

Altra figura è quella rappresentata dai FRONTALIERI, cioè quei cittadini che giornalmente attraversano la frontiera e rientrano in sede dopo una giornata di lavoro. Essi si configurano come lavoratori pendolari internazionali (Canton Ticino/Svizzera).

A partire dall’Unità, l’Italia ha registrato un incremento della popolazione, da tassi di natalità e di mortalità relativamente alti si è passati ad un calo di entrambi, finché il tasso di mortalità non ha superato quello di natalità. Tale trend demografico è stato influenzato dai flussi migratori, relativamente al passato e ad  altre cause in  tempi  più recenti, come:

  • Invecchiamento degli Italiani
  • Riduzione dei matrimoni
  • Consistenza dei divorzi
  • Pratiche contraccettive

Negli ultimi anni l’Italia si è trasformata da Paese d’emigrazione in Paese d’immigrazione. La presenza delle giovani coppie straniere ha determinato la ripresa del tasso di natalità, che ha superato quello della  mortalità.

Il governo centrale ha il compito di predisporre idonee strutture per l’accoglienza e  di favorire l’integrazione degli immigrati nella società. Le differenze di lingua, di religione, di costumi, rappresentano un grosso problema che deve impegnare tutti per  favorire la politica dell’integrazione.

 

Urbanesimo  e urbanizzazione

Le città sono forme d’insediamento umano molto importanti che oggi assorbono quote di popolazione maggiori rispetto a quelle delle campagne.

Per  mettere in evidenza che un determinato insediamento è una città si prendono  in

considerazione diversi criteri:

  • La DIMENSIONE,  o meglio  il NUMERO  DEGLI  ABITANTI,  superiore di solito   a

5.000 abitanti;

  • La DENSITÀ DEMOGRAFICA, cioè il numero di abitanti per  kmq;
  • Le TIPOLOGIE EDILIZIE PREVALENTI, sviluppo degli edifici in verticale e uso di materiali più o meno standardizzati, come cemento  armato.

Per definire una città si considera, inoltre, la struttura della popolazione attiva, che deve rivelare l’assenza delle attività agricole che, al massimo, devono essere marginali. La prevalenza delle attività terziarie e industriali e la presenza di attività quaternarie, dette anche di direzione e di controllo fanno in modo che nelle città  non si manifestino:

 

  • Le profonde differenze di classe tra dipendenti e patronato,   tipiche delle aree

rurali;

  • I cosiddetti generi di vita, ossia quei comportamenti uniformi tipici degli  abitanti delle campagne.

La grande diffusione delle classi intermedie come impiegati, artigiani, commercianti, ha determinato l’affermazione del fenomeno  dell’anonimato  urbano  che consiste nel disinteresse mostrato dai cittadini nei confronti del  prossimo.

La città è stata definita anche in base alle attività che svolge per i  suoi  abitanti. Queste funzioni sono distinte di solito:

  • ORIGINARIE, che determinarono la nascita delle  città;
  • DERIVATE, che sono state acquisite dalle città.

Una tipica funzione originaria di molte città è stata quella commerciale, poiché esse sorsero come luoghi di mercato vicino alle strade principali, oggi la maggior parte delle città  svolge contemporaneamente  più funzioni. Es: Roma, città multifunzionale e polifunzionale, in quanto centro politico-amministrativo, culturale, turistico, religioso, commerciale, ecc. Più le città  sono grandi, più diventa difficile  gestirle.

La città offre occasioni di lavoro più numerose e questo ha determinato un progressivo spostamento di popolazione verso l’area urbana, determinando una prevalenza di popolazione nelle città rispetto alle campagne. Col termine  urbanesimo si intende l’affermarsi del “fenomeno città” che è possibile dimostrare attraverso la crescita dell’indice di urbanizzazione, ossia del rapporto percentuale fra la popolazione che abita nelle città e la popolazione totale.  I  Paesi industrialmente più avanzati presentano percentuali molto elevate di urbanizzazione, altri, come l’Italia, hanno quote pari ai 2/3; altri ancora, caratterizzati da un’economia prevalentemente  agricola, hanno percentuali di poco superiori a 1/10.

Nei Paesi caratterizzati dalla rivoluzione industriale, la crescita urbana è dipesa dall’afflusso di consistenti masse di popolazione operaia nelle vicinanze degli stabilimenti. Di contro, nei Paesi in via di sviluppo il fenomeno urbano è quasi del tutto  sconosciuto e l’unica città è la capitale,  gli altri sono solo insediamenti rurali.

Il termine urbanizzazione indica il fenomeno relativo a quelle aree circostanti le città che assumono progressivamente carattere urbano. L’urbanizzazione che interessa le aree periferiche di una città  può essere:

  • A MACCHIA D’OLIO, quando si manifesta in maniera uniforme in tutte le direzioni;
  • A FORMA DI STELLA, quando avviene seguendo le strade  principali;

  • GEMMAZIONE, quando avviene in territori separati dalla città sotto forma di isole o gemme.

Nei Paesi economicamente più sviluppati è molto frequente il processo di urbanizzazione dei territori interposti fra due o più città, che si congiungono per effetto di nuove costruzioni. In questo caso si ha la nascita  di CONURBAZIONI=unione fra due o più città, o di AREE METROPOLITANE, che pur appartenendo a circoscrizioni amministrative diverse, manifestano un’evidente continuità dal punto di vista edilizio.

Con il termine inurbamento si designa il fenomeno dell’ingresso nelle città di popolazione che precedentemente abitava nelle campagne. Il principale motivo di questo trasferimento è il lavoro.

Da qualche tempo si sta assistendo alla riutilizzazione di abitazioni rurali abbandonate dai contadini da parte di cittadini desiderosi di allontanarsi dal caos cittadino. A ciò si aggiunge la costruzione di nuove residenze di livello medio-alto.  Tale flusso di persone dalla città alle campagne si può spiegare in due  modi:

  • Fenomeno  opposto a quello  dell’urbanizzazione= contro-urbanizzazione
  • Un ulteriore manifestazione dell’urbanizzazione stessa= nuove residenze dei ricchi.

L’Italia presenta uno sviluppo urbano medio-alto. Le percentuali di popolazione urbana sono maggiori nelle regioni industrializzate del Nord e del Centro, più basse nel Mezzogiorno. Di solito le città superano i confini comunali e si estendono anche nei territori dei comuni vicini e quindi esercitano la loro influenza su uno spazio più ampio che prende il nome di HINTERLAND.

Negli ultimi 20 anni, in Italia, si sta assistendo a una profonda crisi urbana, determinata  da diverse cause:

  • Invecchiamento della popolazione
  • Trasferimento dei principali stabilimenti industriali
  • Crisi edilizia
  • Crisi fiscale

In certe aree rurali permangono forme d’insediamento accentrato, intermedio e parso. Nell’area alpina sono presenti sedi temporanee, o stagionali, come i maggenghi, le malghe, le baite, le casere, legate al fenomeno dell’alpeggio, cioè lo sfruttamento dei pascoli nel periodo tardo-primaverile e in quello estivo.

 

Agricoltura

L’agricoltura, assieme all’allevamento e alla silvicoltura, ossia la coltura dei boschi, sono da sempre le attività economiche che richiedono i maggiori  spazi, determinando la costruzione di numerosi  paesaggi.

In molti Paesi,  tali  attività,  dette PRIMARIE,  assorbono  tutt’ora una percentuale   di

popolazione attiva superiore a quella dedita all’industria e al terziario. In genere l’agricoltura fornisce generi alimentari e materie prime destinate  all’industria.


Una tipica forma di agricoltura produttrice di beni appena capaci di soddisfare i bisogni dei coltivatori è quella di sussistenza, presente nei Paesi in via di sviluppo o sottosviluppati. In un passato non troppo lontano, anche alcune aziende agricole del nostro Paese erano al limite della sussistenza. In contrapposizione all’agricoltura di sussistenza, abbiamo quella commerciale, che mira ad ottenere i prodotti da destinarsi al mercato. Si tratta di beni sia destinati al consumo sia all’industria affinché li trasformi. In molti Paesi latino-americani, asiatici e africani, vaste estensioni territoriali sono utilizzate per la produzione di singoli beni vegetali o animali. In questo caso si parla di monocoltura, in contrapposizione alla policoltura, che indica la coesistenza, in una data area, di più produzioni  agricole.

Un  esempio  tipico  di monocoltura  sono  le  piantagioni  di canna  da  zucchero  e  di

caffè di alcuni Paesi dell’America Latina. I Paesi che gestiscono queste produzioni specializzate corrono diversi rischi perché:

  • I prodotti ottenuti subiscono oscillazioni di prezzo a causa di prodotti concorrenti;
  • Le   piante   coltivate   o   gli   animali   allevati  possono   essere   interessati da

eventuali malattie;

  • Alcuni eventi  naturali possono produrre danni irreparabili.

I fattori che influiscono sulla produzione agricola sono molto numerosi, ma essa dipende soprattutto da tre fattori fondamentali della  produzione:

  • La terra
  • Il capitale
  • Il lavoro

A ciò si aggiunge la contrapposizione fra la

  • AGRICOLTURA ESTENSIVA, è praticata nelle regioni del Globo in cui il fattore terra è superiore rispetto al capitale e al lavoro. In questo caso si mira ad ottenere dal suolo non il massimo rendimento unitario (quantità massima di prodotto per ettaro), ma il massimo rendimento per unità di lavoro impiegata (per addetto). Ciò si può ottenere o utilizzando grandi macchine (frumento- stati Uniti)  o manodopera a basso costo (latifondo del Mezzogiorno).

L’ALLEVAMENTO ESTENSIVO, specie per gli ovini da lana, accade nelle regioni temperate o semi-aride dell’Australia, dove  vengono  sfruttati  pascoli immensi.

  • AGRICOLTURA   INTENSIVA,    è   caratterizzata   dall’elevata  dose   di    capitali

impiegati per unità di superficie. Il denaro è destinato all’acquisto di sementi selezionate, concimi,  antiparassitari impianti d’irrigazione,  macchine,  attrezzi e lavoratori. Essa è praticata nei Paesi tecnologicamente più evoluti che non dispongono di larghi spazi.

L’ALLEVAMENTO  INTENSIVO, di solito è basato sulle stalle e  non sugli animali

lasciati allo stato brado ed è organizzato con criteri scientifici, sfruttando mangimi  opportunatamente scelti.


  • AGRICOLTURA ATTIVA, è caratterizzata da un ruolo particolare del lavoro umano rispetto al fattore terra e al capitale. Ciò si verifica quando è  necessaria una costante presenza della manodopera per la semina, l’irrigazione, la concimazione, la disinfestazione, la raccolta.

Le produzioni agricole sono ottenute in contesti molto diversi sia dal punto di vista naturale sia dal punto di vista umano.

La proprietà fondiaria, cioè la proprietà dei singoli fondi agricoli, può presentarsi in diversi modi: in alcuni casi vi sono aziende molto estese, in altri aziende medie, in  altri ancora di aziende piccole o molto piccole, per cui si parla di polverizzazione fondiaria. La stessa conduzione dei fondi agricoli po’ vincolare le scelte produttive. Infatti, nella piccola proprietà coltivatrice diretta  o nelle forme di compartecipazione si praticano, di solito, coltivazioni diverse, che mirano a soddisfare i bisogni alimentari del coltivatore. Diversamente, nelle grandiproprietà, si hanno produzioni non diversificate: cereali, olive, prodotti orticoli,  ecc.

Quando l’uso dei fertilizzanti chimici non era ancora diffuso, le diverse coltivazioni erano alternate con criteri razionali, in modo da restituire al terreno le sostanze nutritive che erano state assorbite dalle colture dell’anno precedente. Queste successioni di colture prendono il nome di ROTAZIONI AGRARIE ed avevano durata più o meno lunga: biennali, triennali, quadriennali, fino a  coinvolgere anche 9-10 anni.

Le scelte produttive influiscono anche sui paesaggi agrari che si presentano:

  • Frazionati, nel caso in cui domini la piccola proprietà e siano attivate le rotazioni;
  • Omogenei, nel caso in cui domini la grande proprietà e siano praticate più o meno le  stesse colture.

Es: I territori dell’Unione Sovietica, dove dominano le aziende statali e cooperativistiche, destinate alla coltura di cereali, patate, barbabietole da zucchero.  Le coltivazioni agricole possono essere destinate al consumo o all’uso  industriale.

I cereali rivestono un ruolo fondamentale nell’alimentazione umana, i più  importanti

sono il frumento, il riso e il mais, ma anche l’orzo, l’avena, le segale, il  miglio.

  • FRUMENTO, coltivato nelle regioni temperate fresche, nelle regioni interne a clima continentale, nelle  regioni  tropicali.  Il principale produttore mondiale è la Cina, seguono gli Stati Uniti,  l’India e la Francia;
  • RISO, pianta  tipicamente asiatica.  Anche  per  il riso la  Cina  è al primo   posto,

seguita da India, Indonesia, Vietnam, e  Bangladesh;

  • MAIS, coltivato nei Paesi tropicali e in quelli sub-tropicali con estate umida. Al primo posto vi sono gli Stati Uniti, seguiti da Cina, Brasile, Argentina  e Messico.

Fra le piante da tubero, che contengono fecola,  abbiamo:

  • PATATA, originaria dell’altopiano peruviano, è oggi coltivata in  tutte le parti  del mondo. Le principali produttrici sono la Cina e la Russia.

  • PATATA DOLCE (o Batata), tipica delle regioni  tropicali.
  • MANIOCA, arboscello originario del bacino delle Amazzoni, dalle cui radici si estrae una sostanza amidacea detta tapioca. La troviamo soprattutto in Nigeria.

Fra le piante da zucchero, si ricordano in ordine di importanza:

  • CANNA, una graminacea che arriva ad un’altezza di 5 metri e che richiede  molta acqua, cresce soprattutto nelle regioni ad alta piovosità estiva. I maggiori produttori sono Brasile e India. Essa è la materia prima privilegiata per la produzione di zucchero;
  • BARBABIETOLA, pianta tipica delle regioni temperate, meno esigente di cure rispetto alla canna. Il maggiore produttore è la Francia.

Fra le piante produttrici di materie prime atte a ottenere bevande stimolanti, ricordiamo:

  • VITE, originaria dell’Asia occidentale,  è oggi coltivata soprattutto nelle regioni  a clima mediterraneo. L’uva è principalmente destinata alla vinificazione. Nel 1998, l’Italia ha superato la Francia sua eterna rivale.
  • LUPPOLO, utilizzato insieme all’orzo per ottenere la birra, bevanda tipica dei Paesi centro-europei, è ormai diffuso in tutto il mondo. Il luppolo è un rampicante che arriva a 10 metri di altezza ed è diffuso soprattutto  nelle regioni continentali con inverni freddi. I principali produttori sono  gli  Stati Uniti.
  • CAFFÈ, TÈ, CACAO, i cosiddetti nervini. Per il caffè primeggia il Brasile, per il cacao la Costa d’Avorio, per il tè emerge  l’India.

Fra le piante dai cui frutti si estraggono oli alimentari si ricordano la SOIA, l’ARACHIDE, il COTONE, la PALMA DA COCCO, la PALMA DA OLIO, il SESAMO, l’OLIVO,  il GIRASOLE.

  • OLIVO, largamente diffuso nei Paesi mediterranei. Il primo posto nella produzione è occupato dalla Spagna, seguita dall’Italia e dalla Grecia.
  • ARACHIDE,   nota  come  nocciolina   del  Brasile,  è  diffusa  principalmente  nei

Paesi asiatici e africani. Il maggior produttore è la Cina.

Fra i prodotti agricoli d’uso industriale si ricordano le fibre tessili e le gomme naturali, che derivano dalla secrezione dei  vegetali.

  • COTONE, pianta propria della zona tropicale, produce un frutto di forma ovoidale da cui si estrae la fibra tessile. I maggiori produttori sono Cina e Stati Uniti;
  • CAUCCIÙ NATURALE, nome generico con cui si designa il latice, una specie di latte, che si estrae incidendo i tronchi di vari alberi. La pianta cauccifera più nota e diffusa è quella originaria del Brasile, ma  oggi i principali produttori sono la Tailandia, l’Indonesia e la  Malaysia.

Inoltre vengono prodotte anche alcune colture illegali come la canapa indiana, coca  e papavero, da cui derivano le droghe e che sembrano provenire soprattutto dalla Colombia.

Fra le produzioni forestali emerge il legname, come combustibile, materiale da costruzione e come materia prima per le industrie. I maggiori produttori mondiali sono i Paesi presenti nella zona equatoriale e nelle regioni nordiche dell’emisfero, caratterizzati da immense foreste. I maggiori produttori sono gli Stati Uniti.

Fra le produzioni zootecniche spiccano le carni, il latte, le lane. L’allevamento del bestiame è concentrato in due grandi regioni della  Terra:

  • Le zone temperate, steppe e praterie
  • La zona calda, steppe predesertiche e savane.
  • ALLEVAMENTO BOVINO, il Paese che raggiunge il maggior livello di specializzazione sono gli Stati Uniti, che nella zona del mais allevano bovini da carne e presso i Grandi laghi bovini da latte. Anche l’Argentina e la Russia dispongono di allevamenti di buon livello.
  • ALLEVAMENTO SUINO, è praticato ormai quasi dovunque con criteri moderni  e in esso emerge nettamente la  Cina.
  • ALLEVAMENTO OVINO, il primo posto è conteso tra Cina e Australia, nelle cui steppe dominano gli ovini di tipo merinos fornitori di lane pregiate. Per l’allevamento caprino prevalgono Cina, India e  Pakistan.

 

La pesca

La pesca è fra le attività primarie delle società complesse e serve per soddisfare sia i bisogni alimentari delle società stesse, sia la domanda di  mercato.

Il  pesce  è  consumato  principalmente  nei  Paesi  che si affacciano  sul  mare,  ma le

moderne tecniche di conservazione e di trasporto ne hanno esteso la domanda. La pesca è esercitata principalmente nei mari con correnti fredde e nelle estese piattaforme continentali. Più esattamente le principali aree di pesca sono mari che bagnano:

  • L’EUROPA  NORD-OCCIDENTALE
  • L’ATLANTICO  NORD OCCIDENTALE
  • La COSTA ORIENTALE DEGLI STATI UNITI e del  CANADA
  • Il PACIFICO  NORD-OCCIDENTALE

Nella quantità di pescato emergono la Cina, il Perù, il Giappone e Stati Uniti che esercitano la pesca dei salmoni. Fra i Paesi europei primeggi la Norvegia, l’Islanda, la Danimarca. La Russia primeggia nella pesca fluviale che alimenta i vari stabilimenti di produzione del caviale.

Un fenomeno indipendente è caratterizzato dalla caccia alla balena che, sebbene vietata, è tuttora praticata da alcuni Paesi, come la Norvegia, che ne trae olio, pelli e carne.


La situazione italiana

L’agricoltura italiana si presenta molto arretrata rispetto agli altri Paesi europei. I motivi di questi ritardi sono:

  • STORICO-SOCIALI, le varie vicende delle diverse regioni italiane hanno influito sulla struttura fondiaria, sulle forme di conduzione e sulle diverse forme di utilizzazione del suolo;
  • NATURALI, poiché il Paese presenta notevoli differenza climatiche, morfologiche, altimetriche e suoli dalla composizione molto diversa che non hanno permesso rese unitarie, cioè rendimenti per  ettaro.

Anche il paesaggio delle nostre campagne è molto variegato, a tal proposito si ricordano:

  • BASSA PIANURA LOMBARDA, occupata da prati irrigati e caratterizzata dalla presenza di cascinali in cui si pratica l’allevamento  bovino;
  • TOSCANA INTERNA, caratterizzata dalla coltura promiscua (coltivazioni erbacee) e della coltura specializzata;
  • SICILIA INTERNA, caratterizzata da grosse città rurali circondate da latifondi, generalmente destinati a frumento per due anni consecutivi e destinati a  riposo nel terzo anno per recuperare la  fertilità.

Da circa un cinquantennio sono state introdotte in Italia innovazioni tecniche importanti, come l’impiego di concimi chimici e di macchine. L’agricoltura moderna, più intensiva nell’Italia settentrionale, ha provocato da un lato, una crescita della produttività e, dall’altro, una vera e propria aggressione nei confronti dell’ambiente.  I nostri terreni sono occupati da:

  • Seminativi, ossia da coltivazioni erbacee avvicendate fra le quali  sono compresi i cereali, la patata, le foraggere. Per il mais l’Italia occupa una posizione di rilievo nel mondo, per il riso emerge per l’eccellente qualità del prodotto, per il frumento rivela, invece, carenze tecnologiche e basse rese unitarie
  • Prati permanenti e pascoli
  • Colture legnose permanenti, fra le quali emergono la vite e l’olivo e piante da frutto come agrumi, meli, peri, mandorli, ciliegi;
  • Boschi
  • Altra superficie occupata dall’orticoltura non familiare come pomodori, carciofi, cocomeri, legumi, ecc. e dalla  floricoltura.

Nell’allevamento del bestiame alcuni comparti sono in crisi, mentre appaiono in espansione l’allevamento suino e ovino, soprattutto in Sardegna, Sicilia,   Calabria.

Con l’espressione sistema agricolo si indica un’area che si distingue dalle altre sulla base dei seguenti parametri:

  • Distribuzione delle aziende agricole per classi d’ampiezza
  • Quote di superficie aziendale
  • Superficie agricola realmente coltivata  (SAC).

L’industria

Nell’ambito  delle attività  secondarie sono considerate:

  • L’industria estrattiva
  • L’industria  manifatturiera
  • L’industria di trasformazione
  • L’industria delle costruzioni
  • L’industria di energia elettrica, del gas e  dell’acqua

Sotto il profilo territoriale la Geografia si occupa dell’ubicazione, della distribuzione geografia e della localizzazione delle industrie. Questo processo insediativo implica l’analisi dei vari fattori che possono influire sulla nascita di un’industria in un dato territorio. Essi variano:

  • DA INDUSTRIA A INDUSTRIA: per quelle che utilizzano minerali hanno un peso determinante i trasporti, per le industrie che richiedono molto lavoro umano conta maggiormente la manodopera, per altre industrie medio-piccole può essere importante nascere vicino ad altre industrie;
  • NEL TEMPO: fattori che giustificano oggi la nascita di un’industria in un certo luogo possono venire meno domani, ecco perché si assiste nel tempo alla rilocalizzazione;
  • IN RELAZIONE ALLE CONDIZIONI POLITICO-ECONOMICHE: lo Stato e altri enti pubblici possono influire sulla scelta dei luoghi dell’industria sia a gestione pubblica sia a partecipazione statale.

Con riferimento alla natura delle materie prime utilizzate e anche al prodotto ottenuto, si distinguono:

  • INDUSTRIE PESANTI, es:   metallurgia;
  • INDUSTRIE LEGGERE,  es: abbigliamento.

Tenendo conto della destinazione dei loro prodotti semilavorati o finiti, si distingue fra:

  • INDUSTRIE DI BASE, quando il loro prodotto è un semilavorato utilizzato da altre industrie;
  • INDUSTRIE   PRODUTTRICI   DI   BENI  DESTINATI   AL   CONSUMO,   quando   il

prodotto è finito e destinato ai consumatori finali.

L’industria si localizza per effetto del vario combinarsi dei vari fattori produttivi. Le industrie estrattive sono condizionate dalla natura, cioè si sviluppano vicino giacimenti minerari. Legati alla natura sono anche le industrie di  energia  idroelettrica, poiché le centrali che sfruttano i salti d’acqua si localizzano vicino l’alimentazione di fiumi o laghi-serbatoio. Si distinguono:

  • CENTRALI AD ALTA CADUTA, con gli impianti generatori alimentati da laghi artificiali situati fino a 1000 metri più in  alto;
  • CENTRALI  A MEDIA CADUTA, con una serie di sbarramenti a catena;
  • CENTRALI A BASSA CADUTA, che utilizzano i fiumi di pianura.

L’industria delle costruzioni e quella d’installazioni di impianti non presentano un luogo fisso, ma si spostano seguendo la domanda.

Le industrie di trasformazione, come quelle metallurgiche, meccaniche pesanti, chimiche pesanti, ecc. si localizzano in particolari punti della superficie terrestre creando dei veri e propri centri industriali. Queste ampie zone sono dette aree industriali.

Tipiche aree industriali eterogenee, caratterizzate da stabilimenti appartenenti a comparti diversi, sono sorte alle periferie di alcune città, ma anche all’interno delle città stesse. In questo caso l’industria presenta un carattere interstiziale. Aree industriali omogenee si hanno invece quando le industrie appartengono a un singolo comparto. In tali aree è presente il fenomeno dell’integrazione verticale, che si registra quando gli impianti sono specializzati in particolari fasi  della produzione, come accade quando la fase di filatura, di tintura e di tessitura sono svolte in unità distinte. In queste stesse aree possono anche manifestarsi legami fra le imprese del comparto tessile con industrie di altri comparti, come le industrie chimiche che forniscono coloranti o le industrie meccaniche che forniscono macchine alle filature  e alle tessiture. Questi legami sono, invece, detti di integrazione   orizzontale.

Quando in un’area industriale si manifestano anche legami fra industria e banche locali, solidarietà fra imprenditori e abitanti con scuole professionali per i lavoratori  si parla di distretto industriale.

 

Le industrie a tecnologia avanzata sono oggi concentrate in particolari tratti di territorio denominati PST=PARCHI SCIENTIFICI E TECNOLOGICI O TECNOPOLI che interessano i Paesi ad economia particolarmente avanzata come gli Stati Uniti. Qui sorgono iniziative industriali connesse a laboratori di ricerca nei pressi delle maggiori università.

Le maggiori produzioni industriali sono:

  • PETROLIO GREZZO, la cui produzione è concentrata in una decina di Paesi fra cui i principali sono l’ARABIA SAUDITA, STATI  UNITI, RUSSIA;
  • CARBON FOSSILE, la cui produzione è concentrata in 7 Paesi fra cui i principali sono: CINA e STATI UNITI;
  • GAS NATURALE, concentrata principalmente in RUSSIA E STATI   UNITI;
  • ENERGIA ELETTRICA (STATI  UNITI);
  • ACCIAIO (CINA);
  • AUTOVETTURE  (GIAPPONE);
  • NAVI  VARATE (GIAPPONE, COREA DEL SUD, CINA);
  • CEMENTO  (CINA).

 

Il sistema di produzione artigianale è ancora presente in alcuni Paesi pre- industrializzati, come la NIGERIA, l’ IRAN e alcune REPUBBLICHE ISTMICHE AMERICA SETTENDRIONALE. Esso è basato su:


  • L’acquisto o il reperimento, da parte dell’artigiano, delle materie   prime;
  • L’esecuzione del lavoro da parte dell’artigiano stesso con l’aiuto dei familiari o estranei;
  • La vendita diretta.

Nei Paesi industrializzati, l’artigianato più diffuso è quello atipico, che produce, in unità più piccole rispetto a quelle industriali, beni standardizzati  del tutto  simili a quelli prodotti in serie dalle industrie; in tali Paesi permangono anche alcune produzioni tipiche  destinate spesso ai turisti.

Nell’artigianato  tipico rientrano:

  • Articoli in pelle;
  • Articoli in  legno o avorio;
  • Sete pitturate a mano;
  • Oggetti in  vetro pitturato.

 

In Italia le attività secondarie assorbono circa un terzo delle forze-lavoro. Lo sviluppo industriale registra un forte squilibrio fra Nord e Sud. Le industrie manifatturiere e di trasformazione presentano distribuzioni geografiche diverse.

Fra quelle subordinate al fattore-trasporti sono:

  • Le INDUSTRIE SIDERURGICHE, sono a duplice  tipo:
    • A ciclo integrale, che producono ghisa e quindi acciaio, sono localizzate sulle coste , dove giungono i minerali di ferro e il carbone d’importazione;
    • Elettriche, che producono  acciaio  in  mini-acciaierie  elettriche utilizzando rottami ferrosi, sono localizzate soprattutto in Lombardia e Piemonte.
  • La RAFFINAZIONE DEL PETROLIO,  è prevalentemente  costiera
  • La CHIMICA PESANTE.

 

Tra le industrie che sono localizzate fra i luoghi delle materie prime e il mercato  sono:

  • I  MATERIALI  DA COSTRUZIONE, es: cemento;
  • INDUSTRIE ALIMENTARI,  es: zucchero.

Fra le industrie localizzate in vicinanza del mercato sono:

  • L’INDUSTRIA  AUTOMOBILISTICA
  • Le INDUSTRIE AD ALTA  TECNOLOGIA
  • Le INDUSTRIE DELLE MACCHINE  UTENSILI

 

Tuttora importante, più o meno in tutte le regioni del Paese, è l’artigianato, che rispecchia antiche tradizioni con le sue produzioni made in Italy, espressione della cultura popolare.


Le attività terziarie e  quaternarie

Le attività che non rientrano nel settore primario e secondario sono dette terziarie. Oggi i Paesi economicamente più evoluti vedono prevalere il terziario nella ripartizione delle forze-lavoro. Le principali attività terziarie sono il commercio, i trasporti, le comunicazioni, il turismo, ma anche il credito, l’istruzione, la sanità, ecc. La Geografia distingue:

  • Terziario banale, complesso di attività commerciali e di servizio presenti quasi ovunque;
  • Terziario avanzato, attività meno diffuse ed evolute (libere professioni, pubblicità, attività  collegate con l’informatica, ecc.);
  • Terziario    esplicito,    attività    che   in   passato   appartenevano   ai   comparti

industriali e che poi si sono costituite in unità autonome (studi professionali, marketing, ecc.).

Le attività di direzione e di controllo costituiscono una categoria di  attività  a  sé stanti, definite quaternarie. Esse sono svolte da coloro che possono compiere scelte decisive riguardo all’attività delle aziende industriali, commerciali, bancarie, assicurative, ecc. e si concentrano nelle grandi capitali economiche del  Globo.

 

  • COMMERCIO INTERNAZIONALE, commercio che si realizza nel mondo fra tutti  i Paesi, considerati contemporaneamente come importatori ed  esportatori;
  • COMMERCIO CON L’ESTERO, commercio che riguarda le relazioni  di  un singolo Paese con il resto del mondo; in tale commercio è interessante verificare se prevalgono le importazioni o le esportazioni. A tal  proposito esiste un documento contabile, la bilancia commerciale, costituita dalla contrapposizione delle esportazioni e delle importazioni di un determinato Paese. La differenza fra importazioni ed esportazioni può presentarsi:
    • Positiva, bilancia commerciale  attiva;
    • Negativa,  bilancia commerciale passiva;
    • Nulla, bilancia  commerciale in pareggio.
  • COMMERCIO INTERNO, transazioni che rientrano nell’ambito di un dato  Paese. In tale commercio sono interessanti:
    • La consistenza, la composizione qualitativa, la distribuzione territoriale delle attività commerciali di alcune città, per accertare se, all’interno di queste, ci siano aree più e meno dotate;
    • Le aree di mercato
    • I mercati periodici
    • Le fiere periodiche
    • Le manifestazioni fieristiche
    • I prezzi.

La Geografia definisce il turismo come il trasferimento di uno o  più  soggetti dal luogo di abituale residenza verso  una o più mete. Inoltre è essenziale che avvenga  un trasferimento di reddito e che si registri almeno un pernottamento fuori sede. Quando il soggetto rientra senza pernottamenti si parla di  escursionismo.

Nello  svolgimento del turismo si possono distinguere tre fasi:

  • IRRADIAZIONE, che corrisponde al momento in cui il turista si sposta dal luogo di abituale residenza;
  • CIRCOLAZIONE, che corrisponde al momento in cui il turista si  sposta  dal luogo di abituale residenza per raggiungere la meta. Se il  viaggio  avviene  senza soste intermedie, si parla di trasferimento (aereo), se il viaggio avviene con soste intermedie, si parla di scorrimento (auto);
  • RICETTIVO, che corrisponde al momento in cui il turista è ospitato nelle attrezzature ricettive. All’analisi delle strutture segue quella del movimento misurato di solito in termini di arrivi e  di partenze. Il movimento è distinto  sulla base della nazionalità degli ospiti, in quanto il turismo straniero fa circolare più denaro.

È importante distinguere il turismo sulla base dei motivi che stanno alla base del viaggio, per cui avremo:

  • Turismo proprio, se il trasferimento avviene per divertimento o per motivi culturali;
  • Turismo improprio, se il trasferimento avviene per altri motivi (di salute, congressuale,  d’affari, professionali).

Negli ultimi anni ha acquisito molta importanza il rapporto turismo e ambiente, in riferimento al tema della sostenibilità. Infatti, ci si sta rendendo conto che anche il turismo, se eccessivamente sviluppato, finisce per procurare danni talvolta irreparabili all’ambiente, per cui si manifesta sempre più la necessità di  non superare certi limiti. Attenzione particolare viene rivolta alle seconde case o residenze secondarie.

 

La Geografia dei trasporti, che si occupa dello spostamento sulla superficie terrestre di persone e beni, studia i flussi che si manifestano sulle reti tecniche. I flussi riguardano le reti di circolazione che si distinguono in base:

  • Alla direzione dei movimenti tra due località  diverse;
  • Alla  consistenza del traffico;
  • Alla tipologia del traffico: passeggeri,, merci, veicoli, convogli  ferroviari, natanti, ecc.

Oltre allo studio dei flussi, si effettua una valutazione dei livelli di utilizzazione delle infrastrutture. Indagini particolari sui flussi generati da coloro che gravitano giornalmente per ragioni di lavoro o di studio sui maggiori centri urbani sono eseguite per predisporre adeguati piani del  traffico.


Da qualche decennio l’interesse si è spostato da fenomeni materiali a fenomeni immateriali,  come i flussi di capitali, di idee, di  informazioni.

 

La bilancia commerciale non è sufficiente per rappresentare l’intero quadro finanziario di un Paese. Essa comprendere solo le partite visibili, costituite dalle importazioni e dalle esportazioni di merci, mentre ogni Paese è interessato anche da altre partite dette  invisibili.  Esse  consistono nella contropartita monetaria di servizi di vario genere di cui il Paese fruisce o che dal Paese stesso sono forniti ad altri. Fra  le partite di questo tipo, con segno positivo,  abbiamo:

  • I  diritti di mediazione;
  • Gli interessi sui capitali investiti  all’estero;
  • Gli apporti valutari del turismo;
  • I  noli marittimi;
  • I noli aerei;
  • Le rimesse degli immigrati;
  • I  trasferimenti internazionali di capitale.

 

Il terziario in Italia è il settore economico che assorbe il maggior numero di attivi. Il processo terziarizzazione sta interessando sempre di più il nostro Paese, mentre il quaternario si mantiene sostanzialmente concentrato in alcune grandi aree metropolitane, come quella  di Milano.

La nostra bilancia commerciale, negli ultimi anni, si è rivelata positiva, sia per l’intraprendenza di molte aziende medio-piccole sia per effetto del deprezzamento dell’Euro, che favorisce le esportazioni. Nelle nostre esportazioni emergono i  prodotti dell’industria meccanica e metalmeccanica, quelli dell’industria del cuoio e delle calzature, quelli dell’industria del legno e del mobile. Nelle nostre importazioni dominano i veicoli, i computer, il petrolio, alcuni generi alimentari. Il partner principale dell’Italia è la Germania, seguita da Francia, Stati Uniti, Regno Unito e Spagna.

Positiva è anche la bilancia dei pagamenti, grazie, in particolare, al turismo. I flussi molti intensi di beni e persone su strade e ferrovie dimostrano la vitalità del sistema- Italia. Le ferrovie hanno subito forti ridimensionamenti soprattutto in sede locale; si sono invece potenziate le lunghe distanze (intercity, eurostar,  eurocity).

Nel movimento merci dei porti hanno grande prevalenza i porti-petroli, integrati  con

raffinerie. In termini di movimento passeggeri si mantiene netta la prevalenza di Napoli e dei porti del suo Golfo.

Nel  movimento passeggeri aereoportuali sono stati rafforzati i servizi  interni.

Nella diffusione della telefonia mobile l’Italia è all’avanguardia nel mondo e anche l’accesso ad internet è sempre più diffuso.


Le infrastrutture

Le infrastrutture, che consistono in particolari beni creati da enti pubblici, ma gestiti anche da privati, hanno grande rilevanza per le società di oggi.

Quasi tutte le infrastrutture economico-tecniche e sociali occupano sulla superficie terrestre spazi più o meno grandi. L’uomo si rivolge a queste infrastrutture con grande frequenza. Il fenomeno più studiato dalla Geografia è rappresentato proprio dalle infrastrutture per trasporti, come strade, ferrovie, porti, aeroporti, ecc. A ciò si aggiunge lo studio per le infrastrutture per le comunicazioni, come reti telefoniche, televisive, informatiche, che provocano preoccupanti fenomeni di inquinamento elettromagnetico.

Dopo l’invenzione dell’automobile si ebbe:

  • Un’enorme espansione delle strade;
  • Miglioramenti  tecnici  negli itinerari;
  • Intensificazione dei traffici;
  • Piste;
  • Ecc.

Le strade ordinarie sono migliore, rispetto alle altre infrastrutture terrestri, come ferrovie, idrovie, impianti a fune tipici delle aree montane,  per:

  • Flessibilità;
  • Polivalenza, trasporto sia di merci che di persone

Le autostrade sono nate in Germania, negli anni Trenta del XX secolo, e si sono poi diffuse negli altri Paesi, assumendo un ruolo primario fra le infrastrutture per i trasporti.

L’avvento delle ferrovie è avvenuto in Gran Bretagna nel 1825 e ciò consentì di rendere i trasporti più economici e più rapidi. La sua affermazione dipese da fattori fisici (territorio) e umani (popolazione). In genere i territori caratterizzati dalle densità ferroviarie più elevate erano quelli maggiormente industrializzati, dove c’erano delle vere e proprie reti, formate da linee collegate fra loro, grazie a nodi. In altri casi la densità era più bassa, perché le ferrovie consistevano, ora in linee di penetrazione,  ora in linee transcontinentali.

Le ferrovie sono state finora gestite in prevalenza dalla Stato, in condizioni spesso sfavorevoli per la concorrenza della strada ordinaria nei trasporti di merci e passeggeri. Solo in tempi recenti si è assistito ad una progressiva privatizzazione, che sta inducendo le nuove società ad operare secondo la logica di  mercato.

In passato, i porti, punto d’incontro dei traffici marittimi con quelli terrestri, erano distinti  in due categorie:

  • NATURALI, se costituiti da insenature prive di qualsiasi protezione realizzata dall’uomo;
  • ARTIFICIALI,  se  costituiti  da  un  insieme  di  strutture  e  di  attrezzature     create

dall’uomo per accogliere le navi.


Oggi, i residui porti naturali sono utilizzati soltanto per accogliere qualche imbarcazione da diporto, tutti i restanti porti sono artificiali e dotati di dighe di protezione, pontili e banchine per l’attracco delle navi, magazzini, piazzali da deposito, ecc.

In relazione alla loro posizione rispetto alla linea di costa,  s’individuano:

  • Porti esterni, situati lungo la linea di costa principale o  alla  foce di grandi  fiumi;
  • Porti interni, che consistono in bacini per l’attracco delle navi, realizzati modificando la costa.

In relazione alle funzioni svolte si distinguono:

    • Porti militari;
    • Porti mercantili, destinati a usi civili, distinti in  commerciali e  passeggeri;
    • Porti industriali, che ospitano impianti di trasformazione di materie  prime;
    • Porti di rifornimento, dotati di depositi;
    • Porti di riparazione;
    • Porti pescherecci;
    • Porti turistici.

La necessità di trasferire, nei tempi più brevi possibili, beni e persone e quindi di usare mezzi sempre più veloci, come gli aerei, implica l’esistenza di particolari strutture, come gli aeroporti, opportunatamente  distribuiti.

Sulla base dei tipi  di aerei, distinguiamo:

    • Aeroporti civili
    • Aeroporti militari
    • Aeroporti privati.

Gli aeroporti caratterizzati da movimento di passeggeri sono dotati di aerostazioni, con biglietterie, punti di controllo dei bagagli a mano, posti di ristoro, ecc. in molti casi, gli aeroporti sono supportati da linee metropolitane, ferrovie e  strade.

In alcune regioni, i laghi, i fiumi, i canali rappresentano un’alternativa alle strade e alle ferrovie quando si devono trasferire prodotti agricoli, forestali, minerari, industriali e, ovviamente, persone. I laghi e i fiumi sono utilizzati da tempo per il trasporto del legname. In alcuni casi, lungo i corsi d’acqua, nelle lagune e sui laghi, sono ubicate speciali banchine per favorire lo sbarco e l’imbarco delle merci e dei passeggeri e sono creati veri e propri porti.

Nell’ambito dell’Europa centrale un noto porto fluviale è quello di Basilea, sul Reno, sorto nel punto d’incontro delle frontiere svizzera, francese e tedesca. Nell’America Settentrionale la via dei Grandi Laghi è perfino percossa da  navi.

La Geografia attuale studia sempre di più le reti della comunicazione o reti del pensiero, nelle quali ciò che si trasferisce è rappresentato dalla parola scritta, dalla voce, dal suono o dalle immagini. Oggi il fattore tempo è sempre più importante e le reti informatiche sono sempre più sfruttate nel mondo. Lo stesso internet ha ormai un ruolo determinante all’interno dell’informazione  globale.


L’Italia è dotata di tutti i principali tipi di infrastrutture per i trasporti, ricordiamo in particolare:

  • STRADE ORDINARIE E AUTOSTRADE. Le statali, insieme alle autostrade, costituiscono il sistema fondamentale per i trasporti con mezzi gommati. La densità della rete stradale si presenta diversa da regione a regione: LIGURIA, MARCHE, EMILIA ROMAGNA, VENETO, ABRUZZO, vantano i valori più alti. Fra i provvedimenti più recenti spicca la realizzazione della terza corsia di alcune autostrade e di tangenziali o raccordi anulari per circumnavigare le maggiori aree metropolitane;
  • FERROVIE. La rete ferroviaria italiana è per circa 1/5 in concessione ai privati. Oltre metà delle reti è elettrificata, nel meridione le linee sono meno funzionali. La Ferrovie dello Stato S.p.a sta procedendo a un rinnovo degli impianti, alla costruzione di linee ad alta velocità, ad un miglioramento del materiale  rotabile;
  • PORTI, lo sviluppo costiero del nostro Paese ha favorito lo sviluppo dei porti, anche se quelli più importanti sono solo una trentina. Sono porti artificiali, specializzati in particolari tipi di traffico. Il più importante è quello di Genova.
  • AEROPORTI, gli aeroporti dotati di piste adatte al decollo dei grandi velivoli impiegati nei voli internazionali e di moderne aerostazioni sono molto pochi. I più  importanti sono  Milano-Malpensa,  Roma-Fiumicino, Milano-Linate.
  • IDROVIE. L’Italia scarseggia di vie d’acqua navigabili a parte il Po e qualche fiume, canale padano-veneto.
  • RETI  INFORMATICHE.

 

Evoluzione economica spontanea e regolata

Oggi non si può parlare di sviluppo spontaneo perché anche i Paesi ad economia di mercato basati su libera iniziativa, prevedono regole cui i cittadini e le aziende  devono sottostare. Tuttavia i livelli di controllo dello Stato e degli altri enti pubblici territoriali sono mutati nel tempo, in particolare con le teorie del  liberismo.  Da  allora, l’attività delle varie categorie di operatori è stata condizionata dallo Stato che attua una vera e propria programmazione economica. Le motivazioni che stanno alla base della regolazione dell’economia da parte dello  Stato sono di duplice natura:

  • SOCIALE, per eliminare eventuali squilibri regionali, settoriali  e  fra  classi diverse di cittadini.
  • ECONOMICO, per regolare situazioni di mercato strutturali che l’iniziativa privata non sarebbe in grado di modificare. Lo scopo finale in questi casi è di soccorrere alcuni settori in crisi o di promuovere lo sviluppo di altri.

Quando si parla di economie pianificate si intendono le economie dei Paesi dell’Est europeo,  in particolare l’ex Unione Sovietica. In tali Paesi il capitale e la terra erano  in mano allo Stato e il lavoro era retribuito dallo  Stato  o da altri enti periferici da  esso coordinati e controllati. Di conseguenza, tutto lo sviluppo era gestito da   Mosca.


Anche nei Paesi vicini furono operate scelte coordinate secondo il principio della divisione internazionale del lavoro: le industrie pesanti furono favorite in confronto   a quelle leggere, l’agricoltura direttamente gestita dallo Stato fu favorita rispetto a quella di tipo cooperativistico grazie alla forbice dei  prezzi.

Un’altra prerogativa dello sviluppo dei Paesi ad economia pianificata  fu l’appiattimento delle remunerazioni del lavoro, che favorì l’eliminazione della disoccupazione anche nella popolazione di sesso femminile. Questa forma di sviluppo ormai non esiste più, sia per la disintegrazione dell’Unione Sovietica che ha perso il suo ruolo guida, sia perché anche i Paesi comunisti residui stanno optando per la liberalizzazione delle loro economie. La stessa Repubblica Popolare  Cinese fonda la sua economia sull’incremento degli investimenti esteri, sulle privatizzazioni, sulle rimesse degli immigrati e sulla propensione al risparmio degli abitanti. Siamo di fronte a un Paese politicamente comunista, ma contraddistinto da un’economia socialista di mercato.

L’Italia che fino a 30 anni fa aveva visto dominare le grandi imprese a partecipazione statale, si è resa conto che poteva avere uno sviluppo maggiore affidandosi all’iniziativa privata. Nel nostro Paese, le vie intraprese per privatizzare le grandi aziende a partecipazione statale sono state diverse:

  • Cessione di immobili;
  • Trasformazioni di enti e aziende autonome in società per azioni;
  • Offerta pubblica di vendita di azioni,
  • Ecc.

Per il suo successo occorrono manager politicamente autonomi, ben  preparati,  pronti a recepire le innovazioni, capaci di attuare una gestione efficiente ed equilibrata sotto il profilo  economico.

 

I divari  territoriali

Esistono diversi metodi per evidenziare le disuguaglianze territoriali che si manifestano sia su base internazionale, sia su base  nazionale.

I metodi tradizionali consistono nell’impiego di alcuni indicatori statistici, ossia di alcuni numeri che esprimono la condizione di sviluppo o di sottosviluppo in cui si trovano determinate aree. I dati disponibili consentono confronti abbastanza attendibili fra regioni di uno stesso Paese e meno attendibili fra Paesi diversi, poiché   i vari popoli si diversificano, sia per cause naturali, sia per cause  storico-sociali.

Data la diversa estensione territoriale e il diverso numero di abitanti dei territori osservati non è possibile utilizzare dati assoluti, ma si ritengono più validi alcuni dati relativi, che rispecchiano il livello economico generale, l’andamento demografico, il livello d’istruzione, la situazione alimentare, la situazione igenico-sanitaria, i consumi energetici, ecc. Attraverso questi metodi è possibile distinguere Paesi sviluppati e Paesi sottosviluppati e, quindi, Paesi Capitalisti, Paesi Socialisti e Paesi del Terzo mondo.


I metodi dinamici, che richiedono l’osservazione di varie categorie di relazioni internazionali, ci permettono di distinguere fra Centro e Periferia del mondo. Il Centro è rappresentato dai Paesi ricchi, la Periferia dai Paesi poveri. A queste due grandi realtà si aggiunge quella di una serie di Paesi di difficile classificazione, perché interessati da uno sviluppo più o meno lento.

Il livello economico generale raggiunto dai vari Paesi può essere individuato  grazie:

  • REDDITO INDIVIDUALE, rapporto fra Prodotto Nazionale Lordo e numero di abitanti;
  • INDICE D’INFLAZIONE, deprezzamento della moneta espresso in termini percentuali, conseguente ad un costante incremento dei  prezzi.

In termini reddituali emerge il Lussemburgo, seguito da Norvegia e Stati Uniti,   anche

l’Italia si colloca su livelli medio-alti. Una settantina di Paesi presenta redditi inferiori  a mille dollari.

Il 40% della popolazione mondiale risulta povera, con un tenore di vita molto basso. Le profonde differenze fra Paesi ricchi e Paesi poveri si rilevano anche in base alle caratteristiche demografiche, rispecchiate nell’indice di sviluppo umano (ISU), che tiene conto di:

  • Durata della vita;
  • Livello  di alfabetizzazione;
  • PIL per abitante.

Sulla base dell’ISU primeggia il Canada, seguito da Norvegia e Stati Uniti; l’Italia occupa il 19° posto.

I Paesi ricchi, già interessati da tutte le fasi della transizione demografica, sono attualmente in calo, i Paesi poveri sono tuttora interessati da forti incrementi per cause naturali. A questa situazione si aggiungono la limitata speranza di vita alla nascita e il sovrappopolamento, a fronte delle ridotte risorse  alimentari.

Sotto il profilo sociale, l’analfabetismo, quasi scomparso nei Paesi ricchi, è molto elevato nei Paesi poveri, nonostante alcuni di loro spendano molti soldi per l’istruzione.

Dal punto di vista alimentare, le calorie disponibili nei Paesi ricchi risultano doppie rispetto a quelle dei Paesi poveri. L’iperalimentazione dei Paesi ricchi si contrappone alla  ipoalimentazione dei Paesi poveri.

La scarsa disponibilità di cibo nei Paesi poveri si riflette sulla precaria condizione igienico-sanitaria e, più in generale, sul loro benessere. In molti casi mancano non solo le strutture, ma anche i medici. Le malattie infettive più preoccupanti  sono diffuse principalmente nelle campagne, dove l’assistenza manca del tutto, e interessano gran parte degli abitanti, in quanto la popolazione urbana è pochissima. Molto alto è anche l’indice di affollamento, soprattutto nelle bidonvilles, cioè il numero di abitanti per vano abitato e pochissimi quelli che  possono  disporre  di acqua potabile e di servizi igienico-sanitati nelle   abitazioni.


Questi Paesi hanno molta difficoltà a riprendersi per via di un complesso di cause, quali:

  • Agricoltura tradizionale restia alle innovazioni;
  • Industria che non decolla per mancanza di  capitali;
  • Terziario ipertrofico, cioè sviluppato eccessivamente rispetto al fabbisogno;
  • Carenze infrastrutturali.

I singoli Paesi, sia quelli ricchi sia quelli poveri, presentano degli squilibri interni più o meno marcati, che si manifestano sia da un punto di vista economico generale sia da altri punti di vista su base internazionale.

Al diverso sviluppo fra una regione e un’altra e fra i vari settori dell’economia contribuiscono la maggiore o minore disponibilità di risorse naturali e infrastrutture, la consistenza della popolazione e i comportamenti demografici,  il  livello d’istruzione, la disponibilità di capitali, la capacità imprenditoriale,   ecc.

Tuttavia un ruolo  importante  è rivestito dall’industrializzazione capace di assorbire la manodopera agricola e di dominare economicamente e psicologicamente sul territorio  nazionale.

 

L’Italia stessa presenta, al suo interno, uno sviluppo squilibrato, con emarginazione del Mezzogiorno e delle Isole. Al momento dell’Unità, l’Italia era generalmente arretrata, sebbene il Nord era più evoluto del Sud, il divario non era ancora così incolmabile. Tuttavia, il persistere del latifondo, del banditismo e dell’ignoranza e il confronto delle industrie meridionali con quelle del Nord, ostacolarono il superamento degli squilibri. La superiorità di Piemonte, Lombardia e Liguria in tutti i settori dell’economia apparì sempre più netta, grazie alla crescente concentrazione  di industrie e alla vicinanza di Francia, Svizzera e Prussia. A ciò contribuiva la diversa distribuzione geografica delle città:

  • Sbocco    delle    valli   alpine   lungo    alcune    importanti    strade                dell’Italia settentrionale;
  • Isolate e molto distanti l’una dall’altra nel Sud e nelle  Isole.

All’indomani della seconda guerra mondiale, i divari territoriali, fra un Nord industriale e un Mezzogiorno arretrato, erano ancora molto evidenti. Mentre il territorio settentrionale, forte di un’agricoltura intensiva, di una  zootecnica  razionale e di un sistema industriale a gestione prevalentemente privatistica, si rafforzava ulteriormente, il Sud appariva sempre più subordinato agli aiuti   statali.

Attualmente, dopo la crisi dell’istituto delle partecipazioni statali e della grande industria, l’industria italiana è basata sempre più sulle medie dimensioni.

Uno specchio dello squilibrio è offerto dal PIL individuale che in alcune regioni del Nord appare quasi doppio rispetto a quello di alcune regioni del Mezzogiorno.


La Geografia può contribuire a risolvere i problemi del  mondo?

Tutti, in un modo o in un altro, fanno Geografia, utilizzano lo spazio terrestre e lo modificano. Essere attivi sulla Terra non significa necessariamente deteriorarla, lo spazio può anche essere migliorato. Il tutto investe la sensibilità dell’uomo e in ciò è evidente il ruolo della Geografia, disciplina che ci aiuta a conoscere e interpretare il mondo. Per far ciò è necessario che la Geografia operi in sinergia con altre scienze, fisiche e umane.

Molti fenomeni naturali, come quelli geologi, sismici, meteorologici sono oggi  studiati da branche scientifiche in stretto rapporto con la  Geografia.

Da circa 20 anni è comparsa una disciplina specialistica, la GEOGRAFIA MEDICA, che indaga gli aspetti territoriali-ambientali di alcune malattie sia nei Paesi sviluppati sia  in quelli sottosviluppati,  proponendo  una migliore prevenzione e il raggiungimento di quell’equilibrio  denominato salute.

Inoltre la Geografia lavora a stretto contatto anche con l’ECOLOGIA, che pone al centro delle sue preoccupazioni la conservazione della natura e le opere dell’uomo che richiamano alla natura. Essa effettua attente analisi delle cause di certe alterazioni e di certi eventi estremi, propone iniziative per contenere gli effetti e predispone progetti per il ripristino delle condizioni originarie.

Storia e Geografia, avendo come oggetto di studio l’uomo della storia, sono in un rapporto di interdipendenza. Anche la Geografia attiva infatti si propone di guardare al passato per il futuro.

In passato la Geografia e l’Economia hanno studiato gli stessi fenomeni: la produzione agricola e  industriale,  i condizionamenti alla produzione stessa,  i mezzi di trasporto, le relazioni commerciali e turistiche, ecc. In tempi recenti il contatto interdisciplinare si è intensificato grazie all’assunzione, da parte dei geografi,  di teorie economiche da verificare sul terreno.

Altrettanti punti di contatto sono stati istaurati tra la Geografia e l’Antropologia culturale che studia i caratteri e i costumi dei popoli e i comportamenti umani, la Demografia, che studia i dati relativi a classi omogenee di popolazione, la Sociologia, che studia molti fenomeni di interesse anche geografico.

Il mondo di oggi è un sistema in cui il globale e il locale sono in continua e costante tensione. Una singola disciplina da sola non è sufficiente a recuperare tutte le dimensioni sociali e culturali dei territori e quindi risulta fondamentale la collaborazione fra le discipline.

La Geografia è stata spesso legata alla Statistica. I dati statistici sono stati sempre utilizzati dai geografi, in particolare dai climatologi e da coloro che si occupavano di popolazione. Di recente anche i geografi economisti hanno iniziato ad utilizzare dati statistici grezzi ed elaborati. La misurazione svolge un ruolo rilevante nella ricerca scientifica, perché, essendo ripetibile, consente di trasmettere  le  informazioni  da uno studioso ad un altro.


Il geografo di oggi include nei propri lavori sia serie storiche, riferite a momenti diversi e quindi utili per operare confronti temporali, sia serie geografiche, riferite a luoghi diversi e quindi utili per cogliere le differenziazioni spaziali dei  fenomeni.

 

Il geografi italiani non hanno avuto mai la pretesa di risolvere i problemi che  assillano il mondo. Tuttavia non si può trascurare l’impegno manifestato dai docenti della disciplina nella scuola dell’obbligo,  nella scuola  media superiore, nell’Università.

 

Quella di geografo, una professione possibile?

In Italia, i geografi sono poco noti alle varie autorità che si occupano  di pianificazione territoriale e di sviluppo economico. Alla professione di geografo spettano tutte le attività riguardanti l’analisi, la rappresentazione, l’organizzazione e la trasformazione dello spazio geografico, in relazione  a:

  • Condizioni naturali, sociali ed economiche di regioni e ambiti geografici;
  • Analisi geostorica del territorio
  • Realizzazione di cartografie tematiche
  • Definizione di limiti  e confini geografici
  • Razionalizzazione di piani topografici comunali
  • Inventario  delle risorse territoriali
  • Ecc.

Di fatto però solo alcuni geografi hanno avuto la possibilità di partecipare a ricerche applicate, occupandosi di unità su-regionali da pianificare, di regioni turistiche da valorizzare, di paesaggi da pianificare,  ecc.

 

Fonte: http://www.riassuntisdf.altervista.org/wp-content/uploads/2013/01/La-geografia-di-oggi-di-Piero-Innocenti.pdf

Fonte: http://www.riassuntisdf.altervista.org/wp-content/uploads/2013/01/LA-GEOGRAFIA-OGGI.pdf

Sito web da visitare: http://www.riassuntisdf.altervista.org

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