Idrosfera

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Idrosfera

 

L’IDROSFERA
 La parte di crosta terrestre occupata dall'acqua si chiama idrosfera. Fanno quindi parte dell'idrosfera gli oceani, i mari, i fiumi, i laghi, i ghiacciai e le acque sotterranee. Il 94% dell'idrosfera è costituito da acqua salata. 
Il restante 6% è costituito da: acqua sotterranea, per circa il 4,3%; ghiaccio - sotto forma di calotte polari e ghiacciai, per circa l’ '1,7%; laghi, fiumi e acqua dispersa nell'atmosfera rappresentano soltanto lo 0,03%.
L'acqua circola continuamente: dal suolo, dagli oceani e dai mari evapora e sale nell'atmosfera. Qui dà origine a differenti formazioni di nubi e ricade a terra come pioggia o, se la temperatura lo consente, come neve. Anche in superficie circola continuamente, attraverso i fiumi e i laghi, o infiltrandosi sottoterra, dove fluisce e talora provoca curiosi fenomeni come la formazione di grotte o di geyser.
 Possiamo dividere l’idrosfera in idrosfera marina e continentale.
 IDROSFERA MARINA
Il fondo marino presenta caratteristiche diverse da luogo a luogo; è possibile però definirne alcune caratteristiche comuni. Innanzitutto la profondità media: essa si aggira intorno ai 3800 m  e  da questo dato si ricava la Curva ipsografica della superficie terrestre. Essa è una linea ondulata che evidenzia l’estensione delle terre emerse e quelle dei fondali marini alle varie quote. Dalla carta dei fondali e dalla curva ipsografica si evince che partendo dalla riva e procedendo verso il mare, non si passa immediatamente alla grandi profondità:attorno alle terre emerse vi è una piattaforma continentale a debole pendenza e con modesta profondità; la sua estenzione varia da luogo a luogo ed è maggiore in prossimità delle aree continentali piatte. La piattaforma fa parte del continente vicino, il cui”margine” si estende anche nella scarpata continentale; questa si incontra soltanto a una certa distanza dalla costa ed è più ripida. Oltre la scarpata si estendono i fondi oceanici che arrivano alla profondità di 6 mila metri: essi occupano circa l’83% dell intera superficie marina. La parte rimanente (circa l’1%) è occupata da fosse o abissi che comprendono depressioni fino a 6 mila metri, fino alle massime profondità.
 FONDALI MARINI
 I fondali oceanici non sono piatti. Essi sono movimentati, oltre le dorsali oceaniche ci sono una gran quantità di dossi e cupole di grandi dimensioni, formati da ammassi di rocce di tipo basaltico. Vi sono inoltre in gran numero fosse e fratture: sia parallele che trasversali rispetto alle coste ad esse adiacenti. Negli oceani sono molto frequenti edifici vulcanici: raggiungono altezza di 4000/5000 metri, sono ora sommersi ora emergenti con le loro cime. Azzorre le Canarie le Hawaii, sono alcuni esempi di rilievi dovuti all’attività vulcanica. 
Sugli orli di crateri di vulcani estinti e posti a poca profondità, spesso i coralli impiantano le loro colonie. In questo modo si formano scogliere organogene di aspetto suggestivo e di notevole interesse scientifico: sono i famosi atolli. Il primo a studiarli fu Charles Darwin. Gli atolli hanno in genere forma circolare o a forma di ferro di cavallo. Il cerchio delle colonne coralline non si chiude mai da un lato a causa di venti che soffiano per lunghi periodi in direzione costante. La corona dell’atollo è spesso interrotta in più punti da canali che la attraversano e mettono in comunicazione la tranquilla laguna interna con l’oceano. Estese barriere coralline crescono su dorsali molto basse e prosperano in particolare a nord dell’ Australia. Se il supporto roccioso su cui vivono i coralli tende ad abbassarsi lentamente, le colonie crescono più in fretta verso l’alto, nel tentativo di non scendere sotto i 60 metri di profondità; se il fondo è stabile le colonie tendono ad allargarsi. Se vi è un lento innalzamento una parte emerge, formando isole bellissime (ne è un esempio la Polinesia). Sono stati scoperti inoltre numerosi coni vulcanici subacquei, con la cima spesso troncata e coperta da coralli che giungono fino a 500-800 metri di profondità. Essi sono noti come seamonunt (montagne marine) e di guyot (dal nome del loro scopritore). Questi sono interpretati come atolli sprofondati nel Mesozoico e forse da allora i fondali hanno subito vistosi abbassamenti.

CARATTERISTICHE FISICHE DELL’ACQUA
La densità delle acque marine dipende dalla salinità, dalla temperatura e dalla pressione corrispondente alla profondità cui si trova l'acqua,il suo valore segue le variazioni di questi tre parametri. Oscillazioni più ampie possono però aversi nei mari interni. La densità aumenta generalmente con l'aumentare della salinità e decresce all'aumentare della temperatura e corrispondentemente si abbassa il punto di congelamento. A parità di salinità e di temperatura aumenta con la profondità essendo l'acqua di mare comprimibile. La densità cambia anche al variare della temperatura delle acque. Questa in superficie è più costante rispetto a quella in profondità che varia anche da zona a zona: sul fondo dell’Atlantico si misurano 2-3 °C,mentre sul Mediterraneo si misurano valori intorno ai 13 °C. 
CARATTERISTICHE CHIMICHE DELL’ACQUA
La costituzione chimica dell'acqua di mare è estremamente complessa dipendendo da molteplici fattori tra i quali predominano l'apporto delle acque continentali, gli scambi e l'interazione tra superficie mari e atmosfera, i processi chimico - fisici che avvengono tra gli ioni in soluzione, i minerali costituenti i sedimenti del fondo e in sospensione, i processi biochimici, quali la fotosintesi e il metabolismo dei vari organismi presenti nell’ambiente marino, e l'apporto degli scarichi di acqua e materiali dovuti alle attività umane.
La salinità dell’acqua marina subisce variazioni soprattutto nell'ambito superficiale in rapporto all'entità dell’evaporazione e degli apporti delle precipitazioni meteorologiche e delle acque continentali (fiumi e acque di fusione dei ghiacciai) e a volte delle comunicazioni e del mescolamento con altre acque.
In superficie e in prossimità delle coste la salinità presenta variazioni anche stagionali; negli oceani rimane praticamente costante in profondità. E’ in genere, leggermente inferiore ai valori di superficie e non subisce sensibili variazioni. I rapporti quantitativi tra i principali costituenti rimangono invariati al variare della salinità. Oltre ai costituenti fondamentali della salinità concorrono al chimismo delle acque marine altre numerose sostanze. I sali nutrienti sono essenziali alla vita dell'ambiente marino. Si formano in profondità a opera della demolizione biochimica degli organismi e risalgono in superficie per azione della turbolenza e delle correnti marine; qui, dove è attiva la fotosintesi, vengono consumati utilizzati nelle Sintesi organiche.
Essendo l'ossigeno più solubile in acqua dell'azoto, l'aria disciolta è più ricca di ossigeno rispetto quella atmosferica  ne contiene infatti il 34% circa. L'ossigeno disciolto viene consumato dagli organismi marini, ma viene a sua volta prodotto negli strati superficiali dall'attività fotosintetica del fitoplankton si può registrare pertanto in alcune zone e in determinati periodi una saturazione dell'ossigeno che compare in quantità superiore a quella prevedibile dalle condizioni fisico - chimiche. Anche l'anidride carbonica ha un ruolo importante nella vita nel mare, dato che interviene nella fotosintesi il quantitativo disciolto è tanto più grande quanto più grande è la sua concentrazione nell'atmosfera soprastante.
Il grado di acidità dell'acqua di mare varia anch'esso con la zona, la profondità, la stagione, ecc. In genere, salvo forti inquinamenti locali, l'acqua marina presenta  reazione debolmente alcalina. La composizione attuale dell'acqua di mare è il risultato di fenomeni fisico - chimici e biologici succedutisi nel corso delle ere geologiche. Le acque dei primitivi bacini oceanici dovevano essere, per la presenza nell'atmosfera di un'alta percentuale di anidride carbonica, notevolmente acide e aggressive.
 INQUINAMENTO DELL’ACQUA
L’acqua è la sostanza più abbondante sul nostro pianeta (ricopre i sette decimi della superficie) ed è indispensabile a qualsiasi essere vivente.
Il quantitativo d’acqua nella biosfera rimane costante perché il calore del sole provoca il processo d’evaporazione dell’acqua da mari, laghi e fiumi, così come la traspirazione delle piante, mentre il vapore d’acqua si condensa e forma le nubi che restituiscono nuovamente acqua alla terra sotto forma di pioggia o neve. Parte dell’acqua che cade sulla terra viene assorbita dalle piante, il resto penetra invece nel terreno, scorre lentamente nel sottosuolo, per alimentare infine fiumi e torrenti che, a loro volta, si riversano nei laghi e nei mari richiudendo il ciclo. Poiché l’acqua è indispensabile ad ogni organismo vivente, si comprende la necessità assoluta che essa sia mantenuta pura. Fin dai tempi più antichi si è dovuto provvedere in questo senso. Già gli Assiri e i Babilonesi disponevano di sistemi per la raccolta e lo smaltimento dei liquami domestici; sono ben note le fognature dell’antica Roma che attraversavano tutta la città. Fu con la Rivoluzione Industriale che il problema dell’inquinamento divenne molto grave con i fenomeni dell’accrescimento e della concentrazione della popolazione e dello sviluppo industriale.
L’inquinamento dell’acqua non ha avuto le manifestazioni improvvise e terrificanti come quelle dell’aria, però esso costituisce un fenomeno molto più diffuso e praticamente irreversibile, spesso con conseguenze irrimediabili. Scarichi fognari nei fiumi e nel mare sono causa del diffondersi di molte malattie infettive (colera, tifo, epatite virale ecc.), quando le capacità d’autodepurazione delle acque sono state superate dai rifiuti organici.
Nell’acqua, infatti, vivono migliaia d’organismi in poco spazio. Le sostanze immesse, come ad esempio il fosforo dei detersivi, vengono aggredite dai microrganismi decompositori, detti aerobici perché per la loro attività necessitano dell’ossigeno disciolto nell’acqua. Moltiplicandosi rapidamente essi mettono a disposizione dei vegetali acquatici delle sostanze assimilabili. Ne beneficiano le alghe che possono così trovare nutrimento da azoto, fosforo e zolfo che arrivano all’acqua dalla campagna, città, industria. Se tali sostanze sono molte, le alghe hanno rapida crescita, consumano a loro volta tutto l’ossigeno e quindi muoiono dando luogo al fenomeno dell’eutrofizzazione. Quando l’ossigeno finisce al posto dei microrganismi aerobici subentrano i microrganismi anaerobici che crescono in assenza d’ossigeno: questi sviluppano sostanze tossiche e maleodoranti.
Il meccanismo dell’inquinamento delle acque è molto complesso, tuttavia i più diversi casi di contaminazione si possono sempre ricondurre a tre schemi fondamentali: la mancanza do ossigeno; la presenza di sostanze tossiche o altrimenti nocive; la variazione della temperatura del corpo d’acqua.                            Eutrofizzazione
Un antico detto contadino afferma: “ Quando l’acqua ha fatto tre salti, è già pura “. In forma sintetica esso descrive il potere autodepurante dei corpi d’acqua naturali. Quando si scaricano in un corpo d’acqua liquami contenenti sostanze organiche, queste vengono aggredite dai microrganismi che le trasformano in sostanze a struttura via via più semplice. Se nell’acqua sono presenti sufficienti quantità d’ossigeno disciolto, si hanno fenomeni d’ossidazione con prodotti finali innocui e inodori; se, invece, l’ossigeno viene a mancare, intervengono altri microrganismi che agiscono secondo fenomeni che danno prodotti finali maleodoranti.
Oggi, purtroppo, l’uomo non lascia più all’acqua il tempo di fare i tre “ salti “, e tra un salto e l’altro la contamina nuovamente con l’immissione d’altri scarichi inquinanti: il corpo d’acqua subisce un inquinamento stabile. L’inquinamento dell’acqua può essere d’origine domestica, agricola o industriale.
 I MOVIMENTI  DEL MARE
 ONDE
Durante una burrasca ci si può rendere conto di quanto sia grande l’energia contenuta nel mare. I movimenti del mare, che chiamiamo onde e correnti, rappresentano energia solare trasformata principalmente dai venti dell’atmosfera. Complessa è l’interazione fra l’aria e l’acqua: l’apparentemente semplice corrente oceanica sospinta dal vento ne è un esempio lampante. In superficie c’è un flusso di acqua che segue la direzione del vento, proprio come ci si aspetterebbe. Tuttavia con il crescere della profondità, questo flusso è deviato dalla rotazione della Terra, al punto alla profondità di 100 m circa l’acqua si muove nella direzione esattamente contraria a quella del vento. La corrente netta o media si muove ad angolo retto rispetto alla direzione del vento, vale a dire: nell’emisfero settentrionale verso destra e in quello meridionale verso sinistra.
Le normali correnti superficiali hanno una velocità media di alcuni chilometri al giorno. C’è un continuo scambio chimico fra l’atmosfera e il mare, una scambio di molecole di ossigeno e anidride carbonica che crea un equilibrio e una stabilizzazione di questi gas tra il mondo dell’acqua e il mondo dell’aria. Inoltre il vento, passando sull’acqua, ne esporta goccioline quasi invisibili contenenti sali disciolti. Sono questi Sali disciolti, su cui si condensa l’umidità dell’aria, che permettono la formazione delle nuvole e i fenomeni temporaleschi. Il vento crea piccole increspature sulla superficie dell’acqua,che crescono rapidamente fino a diventare onde,questo sta a significare che le onde vengono da lontano e che sono nate in una zona ventosa magari a centinaia di chilometri di distanza.
Le onde generate dal vento ripide e la pressione del vento provoca la formazione di schiuma lungo le creste aguzze. Le onde di burrasca non sono particolarmente lunghe, ma la loro altezza e ampiezza può essere veramente rilevante. Se il vento diminuisce le onde si appiattiscono, ma aumenta la loro lunghezza e si sviluppa il tipico moto ondoso dell’oceano. IL movimento circolare dell’acqua diventa ellittico ma la perdita dell’energia da parte dell’onda avviene in maniera assai lenta.
Quando un’onda raggiunge un basso fondale, il movimento della parte inferiore del ciclo è frenato dall’attrito contro la terra. Infatti l’acqua che avanza si rovescia contro l’acqua sottostante, che rallenta che rallenta la sua corsa per l’attrito di cui si diceva sopra. L’onda sale diventando ripida e corta. E’ quello che si chiama “mare mosso”. Alla fine l’attrito diventa così forte che l’onda, per usare un’immagine chiara, inciampa su i suoi stessi piedi e si frange: da qui l’uso del termine “frangenti”, che sta appunto ad indicare l’ultima parte di un’onda che si spegne contro la riva o che, urtando contro uno scoglio o un’imbarcazione, si rompe spumeggiando .E’ chiamato frangente d’ostacolo il moto il moto di flutti marini che, urtando contro un ostacolo, viene frantumato e riflesso variamente in modo da generare demolizioni accelerate notevoli.
Anche le esplosioni vulcaniche o i terremoti marini possono produrre grandi onde marine chiamate tsunami: in alto marre queste onde, che tuttavia possono anche non superare il metro di altezza e presentare una distanza di circa venti chilometri da una cresta all’altra, ma sono in grado di viaggiare a parecchie centinaia di chilometri all’ora e investire la terra ferma con forz a spaventosa. Il 27 dicembre del 2004 in Tailandia,india e ………. Si è formata un onda di circa 35 metri, la micidiale onda ha fatto più di 5.000 morti.
 MAREE
A differenza del moto ondoso che è irregolare e imprevedibile, quello delle maree è un fenomeno prevedibile: esso consiste in oscillazioni ritmiche, con innalzamenti(flussi) e abbassamenti(riflussi) del livello marino, provocati dall’azione gravitazionale della Luna e del Sole sulle masse d’acqua che ricoprono la Terra. Si osservano due flussi e due riflussi ogni 24 ore e  50 minuti(giorno lunare). La fase corrispondente al massimo sollevamento è detta alta marea, mentre la fase corrispondente al massimo abbassamento è detta bassa marea;  la differenza tra queste due è l’ampiezza della marea.
Durante un giorno lunare si osservano due oscillazioni complete del mare, avendosi un alta e una bassa marea ogni 12 ore e 25 minuti(maree semi diurne). Tuttavia esistono delle zone nelle quali un giorno lunare si manifesta un solo flusso e un solo riflusso(maree diurne), ed altre ancora nelle quali si hanno due alte e due basse marre ogni giorno lunare, ma con ampiezza diversa(maree miste).                       
Le maree possono causare anche spostamenti orizzontali, cioè correnti di marea che però si differenziano dalle comuni correnti marine, perché interessano tutta la massa d’acqua, dalla superficie al fondo, e cambiano periodicamente direzione.
CORRENTI
Mentre le onde e le maree sono movimenti del mare che avvengono generalmente senza trasporto di acqua, le correnti consistono in spostamento orizzontali di masse acquee; esse possono essere paragonate ad immensi fiumi che scorrono in seno al mare secondo una direzione quasi costante e con una velocità propria, distinguendosi dalle acque circostanti sia per la temperatura che per la salinità.
La circolazione oceanica è complessa e lo dimostra il notevole numero di correnti superficiali
Bisogna dire prima di tutto che, data la rotazione terrestre, le masse di acqua sono soggette alla forza di Coriolis, che le devia dal loro percorso originario, e perciò le correnti non possono fluire secondo il percorso dei meridiani, ma tendono a formare dei circuiti chiusi e distinti non solo nei singoli oceani, ma anche nei due emisferi: nel boreale la circolazione è in senso orario in quello australe è in senso antiorario.
Non dobbiamo dimenticare che l’azione dei venti non è trascurabile, siano essi costanti(alisei,venti occidentali) o periodici (monsoni);questi possono accelerare le correnti di superficie rallentarle o addirittura invertire il loro corso. Infine, anche la morfologia dei bacini marini esercita una notevole influenza sul andamento spaziale delle correnti; queste vengono deviate o modificate, a seconda del loro orientamento rispetto alla costa e in funzione delle diverse condizioni del fondo marino.
Le correnti non interessano soltanto le grandi distese oceaniche; anche nei mari si verifica una circolazione superficiale e una profonda, ma più ridotte. Questi moti sono legati allo squilibrio che si crea tra bacini contigui a causa delle differenze di temperatura e di salinità.
 IDROSFERA CONTINENATALE
 Il ciclo dell’acqua
L’acqua presente sul nostro pianeta – che sia allo stato liquido, solido oppure aeriforme – si trova immagazzinata nei serbatoi naturali costituiti da oceani e mari, ghiacciai e ghiaccio marino, falde idriche, laghi, fiumi e atmosfera.
Il calore del Sole provoca l’evaporazione di una parte dell’acqua superficiale degli oceani. Si formano così grandi quantità di vapore acqueo che entrano nell’atmosfera e vengono trasportate dai venti.
Raffreddandosi, il vapore condensa in minuscole gocce che formano le nuvole, dalle quali l’acqua torna in basso sotto forma di precipitazioni (pioggia, neve, grandine).
L’acqua delle precipitazioni (acqua meteorica) ricade direttamente nel mare oppure giunge sulle terre emerse. Dell’acqua che cade sulle terre, soltanto una parte scorre in superficie, si raccoglie nei corsi d’acqua e torna in mare. La porzione più consistente va incontro a destini diversi:
– parte evapora direttamente;
– parte viene assorbita dalle radici delle piante ed è successivamente rilasciata sotto forma di vapore nell’atmosfera, con un processo chiamato traspirazione;
– parte va infine a costituire le riserve sotterranee d’acqua: le falde idriche.
L’insieme di questi scambi, che consente all’acqua di lasciare l’oceano globale (compresi i mari), immettersi nell’atmosfera, pervenire alle terre emerse, per poi ritornare all’oceano globale, è detto ciclo dell’acqua (o ciclo idrologico). Il ciclo dell’acqua – che coinvolge tutto il «sistema Terra», compresa la biosfera –
consente di mantenere mediamente in equilibrio tra loro i diversi serbatoi idrici del nostro pianeta.

 L ACQUA nel terreno e nelle rocce
L’acqua meteorica caduta sulle terre emerse in parte evapora o viene utilizzata dalle piante, in parte scorre sulla superficie e in parte si infiltra nel terreno.
L’acqua scende per gravità fino a quando non incontra uno strato di rocce impermeabili: allora si ferma e origina una falda idrica.
Le falde idriche che non sono delimitate superiormente da uno strato impermeabile vengono chiamate falde freatiche. In molti casi le acque superficiali penetrano in profondità e si raccolgono in una roccia permeabile che è delimitata, superiormente e inferiormente, da due strati impermeabili.
Si forma così una falda artesiana. Buona parte dell’acqua delle falde idriche sotterranee fluisce all’esterno formando delle sorgenti. Difatti, quando uno strato roccioso impermeabile affiora lungo un versante,
l’acqua accumulata nelle rocce permeabili sovrastanti è costretta a fluire all’esterno e si forma una sorgente.

I fiumi e i laghi
I fiumi sono corsi d’acqua perenni, nei quali l’acqua scorre tutto l’anno; essi sono spesso alimentati da una o più sorgenti e ricevono acqua dalle piogge o dallo scioglimento di neve e ghiacci. I torrenti sono invece corsi d’acqua che si prosciugano durante le stagioni secche.
Il percorso – più o meno lungo – di un fiume spesso inizia da una sorgente e termina in mare, con la foce. La velocità dell’acqua varia in tratti diversi dello stesso corso d’acqua.
La velocità dell’acqua dipende principalmente dalla pendenza del terreno su cui essa scorre: maggiore è la pendenza, maggiore è la velocità alla quale si muove l’acqua.
La quantità d’acqua che passa attraverso una sezione del fiume in un secondo si chiama portata. Il territorio che con le proprie acque superficiali alimenta un fiume è chiamato bacino idrografico. Il bacino idrografico può essere molto esteso: quello del Fiume Po ha una superficie di circa 75 000 km2.
Non tutti i fiumi sfociano in mare: alcuni confluiscono in altri fiumi, di cui sono affluenti; altri sboccano in laghi, di cui sono detti immissari. Nella gran parte dei casi i laghi hanno anche fiumi che ne escono e che si chiamano emissari.
Un lago è una massa d’acqua (di solito dolce) che occupa una depressione – per lo più naturale – della superficie terrestre.
I laghi possono essere alimentati da più corsi d’acqua. I laghi mostrano caratteristiche differenti a seconda del processo che li ha generati; distinguiamo dunque:
1. laghi di escavazione glaciale (che possono essere di circo o vallivi),
2. laghi di sbarramento (che possono essere naturali o artificiali),
3. laghi craterici,
4. laghi carsici,
5. laghi di cavità tettonica,
6. laghi relitti e costieri

ghiacciai
I ghiacciai sono grandi masse di ghiaccio che si muovono sotto la spinta del proprio peso. La linea che congiunge le quote sopra le quali non tutta la neve caduta durante l’inverno si scioglie in estate è detta limite delle nevi permanenti.
A causa della loro notevole massa, i ghiacciai possiedono una certa plasticità, che permette loro di scorrere.
L’entità dei movimenti del ghiacciaio dipende da fattori diversi:
– dalla pendenza del fondo e dalla sua rugosità;
– dalla presenza di ostacoli;
– dal clima del luogo;
– dalla stagione.
Ogni ghiacciaio è costituito dalla zona di alimentazione, che è la parte più alta del ghiacciaio in cui prevale l’accumulo della neve, e dalla zona di ablazione, che è la parte al di sotto del limite delle nevi permanenti in cui prevale la fusione.
La parte terminale del ghiacciaio, verso valle, è detta fronte. I ghiacciai più frequenti sulle montagne come le Alpi sono quelli di tipo alpino e soprattutto quelli di tipo pirenaico.
I ghiacciai di tipo alpino partono in genere da una grande concavità scavata nella roccia e scendono verso valle con una lingua, anche molto lunga. I ghiacciai di tipo pirenaico sono più semplici e più piccoli: occupano modeste depressioni sotto le cime o lungo i versanti montuosi, e non hanno lingue. Il processo che porta alla formazione del ghiaccio che costituisce un ghiacciaio è assai lento. Sono infatti necessarie decine di anni perché la neve caduta con le precipitazioni si trasformi in ghiaccio.

L’inquinamento delle acque continentali
L’inquinamento è un fenomeno che riguarda tutta l’idrosfera continentale, come l’idrosfera
marina.
Gli scarichi domestici e industriali, le colture agricole, le cave (e le miniere) e le discariche sono le principali fonti d’inquinamento di un fiume. I fiumi smaltiscono più rapidamente dei laghi le sostanze inquinanti.
Quando un fiume sfocia in un lago, la massa d’acqua lacustre trattiene buona parte delle sostanze dannose provenienti dal fiume, oltre a quelle che vengono immesse direttamente nel lago dalle abitazioni e dalle industrie costiere.
Un altro fenomeno molto diffuso nei laghi (come in mare) è quello dell’eutrofizzazione, che consiste nel proliferare di alghe «concimate» dai fosfati e dai nitrati.
Le falde idriche, sia quelle freatiche che quelle artesiane, sono in collegamento con le acque correnti superficiali e, di conseguenza, possono essere facilmente inquinate. Non c’è praticamente rimedio ad un marcato inquinamento delle falde idriche: l’unico modo per proteggere le acque sotterranee è non inquinarle

Fonte: http://www.cpia1siena.it/serale/images/l_idrosfera.doc

Sito web da visitare: http://www.cpia1siena.it

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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