Nascita di un figlio istruzioni per l'uso

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Nascita di un figlio istruzioni per l'uso

Per quanto vi siate preparati leggendo libri, frequentando corsi, chiedendo informazioni a chi ha già vissuto questa esperienza, la nascita di un figlio è un’esperienza “sorprendente” e “travolgente” che mette a dura prova il benessere della coppia di neo-genitori.
Nel passaggio da “due” a “tre” la relazione di coppia è destinata a cambiare, equilibri e accordi ormai consolidati vacilleranno e la famiglia sarà costretta a trovarne di nuovi più adatti alla nuova situazione che si è creata. Il modo migliore per prepararsi a quanto avverrà e sapere cosa ci aspetta,

Un primo cambiamento ovvio, ma non per questo meno drammatico, è che con la nascita di un figlio, non siete più soltanto una coppia: siete ormai diventati dei genitori (in maniera irreversibile!). Tanto per cominciare, dal momento in cui il piccolo metterà piede dentro casa sconvolgerà le vostre abitudini quotidiane, a cominciare dal ritmo sonno-veglia. Potrebbe succedere che nei primi mesi di vita del bambino dobbiate far fronte al fatto di non riuscire a dormire abbastanza. Ci sono dei bambini che immediatamente sembrano capire che il sonno notturno di mamma e papà è un qualcosa da rispettare e trascorrono la maggior parte della notte dormendo tranquillamente. Ma può accadere che vostro figlio sia uno di quei bambini che dorme davvero poco, soprattutto di notte. La mancanza di sonno potrebbe rendere entrambi i genitori particolarmente irritabili e farli sentire in difficoltà nell’affrontare le incombenze della vita quotidiana (recarsi al lavoro, occuparsi delle faccende domestiche, etc. ), in quanto troppo stanchi o incapaci di concentrarsi. è comune, poi, la sensazione di non avere più abbastanza tempo da dedicare al lavoro (in casa o fuori), a voi stessi, al vostro partner.

L’arrivo di un bambino può far sorgere delle gelosie inaspettate. Qualche volta il neo-papà prova dei sentimenti di gelosia nei confronti del piccolo perché quest’ultimo sembra assorbire tutte le energie fisiche e mentali della sua compagna; può sentirsi escluso e poco considerato in questa nuova situazione familiare, in cui gli sembra che le attenzioni siano tutte per il nuovo arrivato e a lui non restino che le briciole. O ancora può sentirsi geloso nei confronti della mamma, la quale di solito ha il privilegio di poter trascorrere più tempo con il piccolo e prendersi maggiormente cura di lui. è importante sapere che la presenza di questi sentimenti è non solo frequente, ma del tutto fisiologica quando la struttura familiare cambia in maniera così drastica.

Neanche per la mamma è facile adattarsi alla nuova situazione. Fisicamente non si sente ancora a ‘posto’. La gravidanza può aver lasciato qualche chilo di troppo, sul viso possono vedersi i segni della stanchezza dovuta all’accudimento costante del bambino e alle poppate notturne. è probabile che la neo mamma si senta poco attraente fisicamente. Alcune donne provano difficoltà a conciliare il nuovo ruolo di mamma con quello di donna ed è frequente nelle prime settimane di vita del bambino una perdita di interesse per i rapporti sessuali.

Un ulteriore elemento destinato a sconvolgere la vostra routine familiare è dato dalle visite incessanti di parenti e amici che non vedono l’ora di congratularsi con voi e conoscere il nuovo nato. è un comportamento dettato senz’altro dall’affetto nei vostri confronti e nei confronti del nuovo nato, ma a volte per i neo-genitori può essere davvero pesante e faticoso affrontare anche l’incombenza di ricevere e intrattenere tante persone in un momento in cui il solo occuparsi delle necessità quotidiane sembra un qualcosa al di fuori della loro portata.

Infine, potrete rendervi conto che voi e il vostro partner avete delle idee diverse su come vada allevato un neonato: ad esempio potreste scoprire che uno di voi due crede che sia giusto intervenire immediatamente non appena il piccolo mostra dei segnali di disagio, mentre l’altro ritiene che sia meglio lasciarlo piangere un po’prima di intervenire. Potrebbero poi sorgere delle discussioni su argomenti prima mai sentiti come problema, ad es. su chi lavora di più o ha maggiori responsabilità in casa. Non trascurate questi segnali di disagio; se non affrontate, tali problematiche possono avere influenze davvero negative sul benessere della vostra coppia. Quando vi rendete conto che c’è qualcosa che non va, sedetevi e parlate di ciò che vi preoccupa o vi infastidisce.

Comunicare tra di voi è il modo migliore per far sbollire la rabbia e prevenire le discussioni. Può succedere che i neo-genitori siano talmente presi dalla cura del piccolo da “dimenticarsi” di trovare del tempo per comunicare tra di loro. In un periodo così stressante, può accadere che piccoli “fastidi” si trasformino in grossi problemi per la coppia se non ci si concede del tempo per parlarne apertamente. Soprattutto cercate di essere chiari tra di voi, non date niente per scontato. Il cambiamento che è avvenuto nella vostra vita è tale che non è detto che entrambi vediate le cose dallo stesso punto di vista. Ad es. per il neo-papà può sembrare scontato che poiché lui è fuori per la maggior parte del giorno sia la madre a prestare tutte le cure necessarie al piccolo, anche quando lui è a casa. Al contrario la madre potrebbe vivere questo atteggiamento come un segno di disinteresse nei suoi confronti e di quelli del bambino e come un sentirsi ‘abbandonata’proprio nel momento in cui sente di aver maggior bisogno di sostegno. Evitate le generalizzazioni. Dire “fai sempre tardi” non aiuta il vostro partner a comprendere cosa vi disturba davvero. Potrebbe essere molto più utile una frase del tipo “mi piacerebbe che almeno una volta a settimana pensassi tu a preparare la cena, mentre io mi rilasso facendo un bagno caldo”, se è questo che desiderate. Inoltre nel primo caso, la frase suona molto più come una critica, un attacco personale, nel secondo viene esplicitata una richiesta ben precisa e difficilmente la persona a cui è diretta se ne sentirà offesa.

Non usate le discussioni attuali come scusa per rinvangare vecchi asti. Ricordare un comportamento del partner che ci ha fatto soffrire in passato non serve a niente in questo momento (se non a soddisfare la nostra sete di vendetta). Adesso, per il nostro benessere e quello del nostro bambino occorre rimboccarci le maniche e trovare insieme delle soluzioni alle difficoltà che ci affliggono.

Cercate il momento giusto per comunicare. Comunicare, come abbiamo detto, è fondamentale. Tuttavia è necessario trovare un momento in cui ci sia la necessaria tranquillità per potersi ascoltare a vicenda e confrontarsi. è inutile e frustrante iniziare una discussione mentre il piccolo piange disperato perché ha fame, mal di pancia, o mentre uno di voi due ha fretta di uscire perché ha un appuntamento. Pianificate piuttosto di prendervi del tempo per parlare dopo aver messo il bambino a letto. Siate sinceri, ma cercate di sdrammatizzare; ricordatevi che la stanchezza può indurvi a percepire le difficoltà più grosse di quanto non siano in realtà e soprattutto e a sentirvi più facilmente irritati. Prestate ascolto alle motivazioni e alle difficoltà del vostro partner ed evitate di criticare il suo comportamento.

Una volta che vi siete detti ciò che avevate in mente, lavorate per trovare insieme una soluzione soddisfacente per entrambi. Cercate dei compromessi. Ad es., se uno di voi due trascorre la domenica pomeriggio allo stadio, l’altro può prendersi una serata di ‘libertà per andare al cinema o a cena con amici.

Suddividetevi i compiti: chi si occuperà del bambino, delle faccende domestiche, della spesa, di preparare i pasti, ecc.? è importante che ognuno dei due partner sappia che cosa ci si aspetta da lui. In questo modo sarà più semplice affrontare la routine quotidiana senza malumori e ripicche.

Programmate del tempo da trascorrere insieme. Anche se ormai siete una famiglia, avete ancora bisogno di trascorrere del tempo insieme, voi due, per rinsaldarvi come coppia. Dal momento che i vostri impegni sono drasticamente aumentati, sarebbe bene che tali momenti di incontro fossero programmati per tempo. Cercate di dedicare a voi due un giorno della settimana (sarà il ‘vostro’giorno): lasciate il bambino con qualcuno di cui vi fidiate e uscite da soli per andare al cinema, a cena fuori, o semplicemente fare una passeggiata. Se non ve la sentite ancora di lasciare il bambino con altri, programmate una cena speciale, o una videocassetta da vedere insieme, dopo aver messo il bambino a letto.

Trascorrete comunque del tempo insieme dopo aver messo il bambino a letto. Potrà capitarvi di sentirvi talmente stanchi alla fine della giornata da non veder l’ora di andare a letto anche voi non appena il piccolo ha chiuso gli occhi. Sforzatevi comunque di trascorrere del tempo insieme (bastano anche 20 minuti), per raccontarvi della giornata, per “ritrovarvi”, per condividere le vostre preoccupazioni e i vostri sentimenti. Potrete farlo, magari, mentre riordinate la cucina o mentre vi preparate per andare a letto

Fate qualcosa di piacevole come famiglia. A volte le incombenze quotidiane e la stanchezza fanno perdere di vista che è bello “essere in tre”. Se potete, il fine settimana fate delle passeggiate o delle brevi gite, recatevi a visitare mostre o musei che vi interessano (nei primi mesi di vita del bambino è molto più semplice di quanto immaginiate o di quanto lo sarà in seguito). Se potete, fate un passeggiata insieme anche quando il papà torna a casa dal lavoro; godetevi il fatto di stare insieme mentre il piccolo si gusta tranquillo la sua passeggiate in carrozzina. Soprattutto, cogliete ogni occasione per trovare dei momenti “piacevoli”: se vi è possibile, qualche volta incontratevi nella pausa-pranzo e mangiate qualcosa insieme; concedetevi un partita a carte o 10 minuti per leggere insieme delle poesie che vi piacciono prima di andare a letto. In un momento in cui vi sembrerà che il “tempo non basti mai” e che le cose da fare siano sempre troppe, questi pochi minuti “rubati” per voi saranno un dono prezioso per il benessere della vostra nuova famiglia.


COME COSTRUIRE IL BENESSERE PER I NOSTRI FIGLI

Il benessere dei nostri figli dipende da noi. Non solo il loro benessere attuale, cosa che appare ovvia a chi ha dei bambini piccoli, ma anche e soprattutto la loro capacità di raggiungere e mantenere il benessere nell’età adulta. I nostri comportamenti, i nostri atteggiamenti nei loro confronti possono influire sulla strutturazione di un adeguato senso di sé, sulla loro autostima, sulla loro capacità di creare e mantenere relazioni mature e soddisfacenti.
Anche se man mano che crescono i figli tendono a frequentare un maggior numero di contesti diversi da quelli della famiglia di origine, nondimeno i rapporti con i familiari di solito continuano ad essere molto numerosi e soprattutto molto significativi.
Sono diversi gli aspetti a cui dobbiamo prestare attenzione per creare una buona atmosfera familiare che permetta ai nostri figli di crescere sereni e sicuri di sé: la modalità di controllo, il tono affettivo, il rispetto, la comunicazione, l’interazione e relazione, la vivacità intellettiva, il nostro stile genitoriale.
In una famiglia è normale e necessario che ci sia una qualche forma di controllo da parte dei genitori sui figli (anche i figli, tuttavia, tendono a controllare i genitori o a controllarsi a vicenda tra di loro). Per esercitare nel miglior modo possibile il controllo sui nostri figli ricordiamoci di essere sempre chiari e coerenti. I figli hanno bisogno di sapere cosa aspettarsi come conseguenza dei loro comportamenti. Ciò non significa che i genitori non possano mai cambiare idea. La cosa importante è che i figli provino un senso di certezza e di prevedibilità. In questo modo cresceranno più sicuri di sé, meno ansiosi e anche meno ribelli e aggressivi.
Motivare i comandi. In questo modo coinvolgiamo i figli, li facciamo sentire uniti e partecipi della vita familiare e, infine, otteniamo da loro di più di quanto otterremmo usando dei modi imperativi. Inoltre, i modi imperativi presentano il problema che i figli li imitano e imparano ad essere aggressivi.
Porre delle restrizioni ragionevoli. I figli soffrono sia le restrizioni eccessive che la permissività. I ragazzi con facoltà di manovra limitata tendono alla timidezza e sembra che il loro Q.I. sia più basso, probabilmente perché hanno meno opportunità di fare esperienza e di mettersi alla prova. D’altra parte, quando i genitori lasciano correre troppo (per diversi motivi, tra cui la convinzione che porre delle regole non sia utile alla crescita dei figli), i figli diventano poco rispettosi degli altri, incapaci di adattarsi e soprattutto poco motivati al successo.
Fidarci dei nostri figli. è fondamentale una fiducia di fondo, accompagnata da caute indagini fatte chiedendo direttamente ai figli, in maniera tranquilla.
Nutrire aspettative sufficientemente alte. I bambini e i ragazzi si vedono come si sentono visti dai genitori. Se i genitori hanno delle aspettative basse nei confronti dei figli, questi ultimi pensano di valere poco, e ne risente soprattutto la loro autostima e la motivazione al successo. Delle aspettative troppo alte rischiano invece di produrre un’autostima gonfiata, che influisce negativamente sul successo reale e l’inserimento sociale.
Aiutare con discrezione. Quando i figli sono in difficoltà, è utile fornire loro indicazioni il più possibile generiche, in modo che arrivino da soli alla soluzione, altrimenti possiamo diminuire il loro senso di efficienza. è importante aiutarli. Se non lo facciamo, i figli possono sentirsi abbandonati, combattuti tra il desiderio di tener fede agli impegni e l’impressione di non farcela, si demotivano e a lungo andare ne risente l’autostima.
Porre attenzione ai rinforzi. Non sempre è facile capire quando stiamo rinforzando un comportamento, spesso ciò avviene senza che ce ne rendiamo conto. Ad esempio, entrare in una stanza per richiamare un bambino che sta facendo chiasso può rinforzare quel comportamento, in quanto l’attenzione ottenuta in questo modo costituisce una gratificazione. Concedere qualcosa ad un figlio nel momento in cui diventa particolarmente rabbioso ha l’effetto immediato di calmarlo ma anche quello di far aumentare la frequenza di tale comportamento, in quanto al bambino sembra che esso si sia dimostrato efficace per ottenere quanto desiderava. Anche quando ricorriamo intenzionalmente ai rinforzi, spesso non siamo in grado di valutarne correttamente gli effetti, perché questi dipendono dall’intreccio di diversi fattori. Ad esempio, la lode rischia di perdere efficacia se arriva troppo spesso; il compenso dato al ragazzo che studia rischia di farlo passare da una motivazione intrinseca ad una estrinseca. Inoltre, sono anche importanti gli schemi temporali del rinforzo: un rinforzo intermittente è molto più efficace di quello continuo. Assecondare un bambino aggressivo di tanto in tanto rinforza l’aggressività molto di più che se lo accontentassimo tutte le volte. Per quanto riguarda le punizioni, in linea di massima sono controproducenti. Possono rivelarsi efficaci se tempestive (l’ideale sarebbe che colpissero l’azione sul nascere), inflitte con serenità e lievi, preferibilmente simboliche. Tuttavia sono sconsigliabili per gli effetti collaterali: i figli imitano i comportamenti dei genitori, per cui si comportano con loro allo stesso modo, e da adulti diventano a loro volta dei genitori che puniscono. Spesso i genitori non riescono a farsi obbedire con le punizioni e perdono credibilità e autorità. Nel figlio può anche maturare un rifiuto del genitore, fino a vederlo come un estraneo.
Discutere. Una moderata attività persuasiva è benefica, perché produce un coinvolgimento simbolico dei ragazzi, rafforza la visione familiare e li fa sentire considerati per la loro intelligenza e le loro opinioni.
Legittimare. Le ragioni migliori per giustificare una norma familiare sono quelle realistiche che guardano al futuro, alle mete che ci si prefigge per la famiglia e soprattutto per l’avvenire dei figli. è importante che i genitori non si mettano sullo stesso piano dei figli quando questi ultimi sbagliano. I figli hanno bisogno di percepire che i genitori sono responsabili, impegnati a soddisfare le loro esigenze e perseguire il loro bene.

Il tono affettivo della famiglia è importante per la crescita dei figli. Se il tono affettivo è caldo, i genitori sono solleciti e disponibili, non antepongono le loro esigenze a quelle dei figli, stanno volentieri insieme a loro, manifestano affetto. I figli che crescono in tali famiglie “calde” hanno legami più saldi con i genitori, sono più obbedienti e più attenti ai loro consigli, hanno un’autostima più elevata, vanno meglio a scuola e hanno più successo nella vita. Inoltre tendono a riprodurre il calore: con gli altri sono socievoli, sensibili e altruisti, da grandi saranno genitori affettuosi.
E’importante trasmettere ai figli il rispetto per gli altri. I figli possono rendersi conto di quanto siano importanti per noi, se vedono che diamo un valore e rispettiamo le persone, in generale. Piccole cose, come il rispetto degli spazi fisici e degli spazi personali, la cortesia, la cura dell’abbigliamento, il linguaggio, danno l’idea che ognuno si limita in funzione degli altri e che le persone contano. I figli che sono convinti di essere importanti per i genitori crescono meglio: hanno un’autostima più alta, sono più motivati al successo, conquistano più facilmente l’identità nell’adolescenza ed è più difficile che vadano incontro a depressioni.
Quando i bambini sono piccoli è importante la quantità della comunicazione - il numero di scambi, la varietà di segnali, la ricchezza del linguaggio - per aiutarli a sviluppare il linguaggio, le competenze comunicative e l’intelligenza. Ovviamente, oltre alla quantità è importante la qualità della comunicazione. Anche se negli anni ’60 gli psicologi hanno insistito sulla coerenza dei messaggi, sottolineando la necessità di evitare comunicazioni ambigue e contraddittorie, attualmente questo punto di vista è superato. Quando si comunica faccia a faccia, un certo grado di incoerenza nei messaggi è inevitabile. Inoltre per il ricevente l’incoerenza fornisce comunque delle informazioni sul tipo di discorso che si sta facendo. Attenzione, però, l’incoerenza può fornire delle informazioni utili solo se il figlio ha le capacità cognitive per riconoscerla e darle un senso. Quindi, sforziamoci consapevolmente di “dosare” il grado di incoerenza a seconda dell’età e dello stato d’animo dei nostri figli. In generale, fino ai cinque anni i bambini non hanno le capacità cognitive per comprendere l’incoerenza dei messaggi, ne rimangono sconcertati; i più grandi, invece, possono trovarsi in difficoltà quando il coinvolgimento emotivo li fa irrigidire. Data, comunque, l’ineliminabilità dell’incoerenza comunicativa, è bene che i genitori aiutino i figli, già prima dei cinque anni, ad interpretare i messaggi contraddittori.
Un altro aspetto della comunicazione in famiglia è l’apertura al dialogo. I figli crescono meglio se c’è confidenza con i genitori e c’è possibilità di raccontarsi quanto accade. Risultano emotivamente più equilibrati, socialmente maturi e si fanno un’immagine più positiva della famiglia. Anche in questo caso, però, è fondamentale la qualità della comunicazione. Il genitore che si apre al dialogo con figli deve continuare a rivestire il suo ruolo di genitore. L’errore che spesso si fa è di porsi sullo stesso piano, come se si fosse “amici”. In questo caso i figli stanno male, facilmente diventano prepotenti e aggressivi, e in ogni caso avvertono la mancanza di un riferimento autorevole.
Con i bambini piccoli, è importante avere delle interazioni coordinate, in cui ci si muove tenendo conto di quello che sta facendo l’altro e dei segnali che ci manda. Nei primi mesi sono importanti soprattutto le interazioni coordinate basate sul contatto visivo, come la fissazione reciproca e la coorientazione visiva (il bambino guarda da una parte e l’adulto volge lo sguardo verso il punto in cui sta guardando il bambino). Se queste interazioni vanno a buon fine influiscono molto positivamente sullo stabilirsi del legame di attaccamento.
E’essenziale instaurare relazioni profonde con i propri figli. Se vi si riesce i figli sono più legati ai genitori, obbediscono, hanno il senso della famiglia e della cooperazione. Soprattutto, è importante affrontare e risolvere i motivi di tensione. In questo modo, confrontandosi e, perché no, arrabbiandosi, si impara a conoscersi meglio, a raggiungere una maggiore intimità e ad acquisire fiducia nella propria capacità di risolvere i conflitti e i momenti di tensione.
I figli che vivono in un ambiente intellettualmente vivace sono avvantaggiati dal punto di vista dello sviluppo linguistico e cognitivo e forse anche sul piano emotivo e sociale. è importante fornire ai bambini, fin da piccoli, un ambiente sufficientemente stimolante, che permetta al piccolo di soddisfare la sua naturale curiosità. Soprattutto, il bambino ha bisogno di persone che gli parlino e che giochino con lui. Tutto questo nel rispetto dei suoi tempi e della sua soglia di tolleranza alla stimolazione. Man mano che i figli crescono contano anche il clima culturale, le idee di cui si discute, il sapere che ci si tramanda, la disponibilità di libri, riviste, strumenti musicali, etc.
Lo stile genitoriale autorevole (i genitori controllano, si aspettano comportamenti maturi, dialogano e sono caldi) si è rivelato il più adatto per la crescita dei figli. I figli di genitori autorevoli hanno un’autostima elevata, sono sicuri di sé, indipendenti, socievoli, altruisti, motivati al successo e di successo. I figli di genitori autoritari, permissivi o indifferenti, invece, soffrono di tale stile educativo, tendono ad essere aggressivi e a mettere in atto comportamenti antisociali.
Riepilogando, per il benessere dai nostri figli, e della nostra famiglia in generale, esercitiamo un controllo ragionevole, manteniamo un tono affettivo caldo, insegniamo il rispetto per gli altri, comunichiamo in modo aperto e insegniamo a comprendere l’incoerenza, lasciamoci guidare nell’interazione dai segnali che i piccoli ci inviano e instauriamo delle relazioni profonde, forniamo un ambiente intellettualmente vivace e soprattutto non abbiamo paura a mostrarci dei genitori autorevoli.


IL NIDO VUOTO

 

“La casa ci garantisce protezione e difesa, regola i rapporti tra il nostro dentro e il nostro fuori..
C’è in ogni uomo il bisogno di stanziali sicurezze,, di riferimenti intimi ed esclusivi.
Ma questa voglia di un luogo riparato e sicuro diventerebbe immobilità e chiusura, se non si armonizzasse con la spinta verso un mondo da conoscere, esplorare e conquistare...” (Gianna Schelotto, Distacchi ed altri addii, Mondatori, 2002).
C’è un momento nel processo di maturazione individuale, in cui la spinta ad andar via dal luogo sicuro creato dai genitori diviene più attraente del calore del nido, ormai diventato troppo stretto. I legacci, allora, si sciolgono e il giovane adulto decide di sperimentarsi al di fuori, trovando un posto che diventi il suo posto, la sua casa, la sua vita, e non più quella dei genitori.
Questo passaggio è essenziale per definire i confini della propria individualità e per liberarsi, definitivamente, dalla fusionalità familiare, che spesso vincola e condiziona anche oltre l’adolescenza.
Peraltro, i genitori, più o meno consapevolmente, possono ostacolare l’emancipazione, svalutando i progetti dei figli, condividendo con loro le ansie di solitudine e/o abbandono, ammalandosi più o meno gravemente in prossimità di partenze, matrimoni, ecc.

Infatti, spesso l’uscita di casa del figlio crea disorientamento e il genitore, soprattutto se vedovo, solo e/o scarsamente legato al coniuge, può vivere un transitorio periodo di disagio, con angoscia di separazione, senso di inutilità e svuotamento, disinteresse a lavorare o a vivere.
Le dinamiche familiari subiscono un mutamento drastico e solo l’arrivo dei nipoti, in taluni casi, crea una nuova serenità.
Altre volte, dopo un primo periodo di smarrimento, i genitori, privi della mediazione dei figli, possono ritrovarsi in un rinnovato rapporto di coppia, che li conduce a realizzare piccoli e grandi sogni rimandati durante gli anni della cura dei figli o della vita lavorativa.

 

Fonte: http://www.prepos.it/DISPENSE/quattro%20laboratori%20per%20migliorare%20le%20relazioni.doc

Sito web da visitare: http://www.prepos.it/

Autore del testo: Daniela Troiani da QUATTRO LABORATORI PER MIGLIORARE LE RELAZIONI

Il testo è di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente i loro testi per finalità illustrative e didattiche. Se siete gli autori del testo e siete interessati a richiedere la rimozione del testo o l'inserimento di altre informazioni inviateci un e-mail dopo le opportune verifiche soddisferemo la vostra richiesta nel più breve tempo possibile.

 

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