Figurina

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Significato dei termini utilizzati nei libri

 

Figurina

Figurina [dim. Di figura, dal lat. Figura, dal tema di fingĕre, «plasmare, modellare»]. Il vocabolario della treccani definisce la figurina: «piccola immagine a colori, come quelle in cromolitografia che un tempo erano applicate alle scatole di fiammiferi, o quelle che industriali o commercianti inseriscono nella confezione di alcuni prodotti, concedendo un premio ai compratori che ne abbiano trovata una (la più rara fra le inserite) o un certo numero o la serie completa». In realtà la definizione di figurina è più complessa. Alla fine del 1964, gli italiani de magistris, cavallone e belloni e l’inglese wharton tigar decretarono che «si riconosceva la fisionomia di figurine, e non di foglietto o di avviso pubblicitario, alle immagini stampate a parigi a cominciare dal 1865-1867, nelle quali la parte figurata prevaleva in modo decisivo, occupando il maggior spazio possibile e lasciando a disposizione del messaggio pubblicitario solo il rovescio del cartoncino». Genere artistico minore rispetto ai cartelloni, come osserva e. Detti (1989), le figurine sono considerate «carte povere», sia perché non hanno la ricchezza di un libro, o la dignità di un giornale, sia perché sono state generalmente poco considerate ma anche perché erano diffuse fra i ceti popolari più poveri. L’origine della figurina (chromo in francese, tradecard in inglese, sammlerbilder o chromo in tedesco) è da ricercare in francia nel xix secolo per scopi pubblicitari, sfruttando la tecnica di stampa cromolitografica. Le prime figurine furono quelle utilizzate alla fine degli anni settanta del xix secolo dal nuovo proprietario dei bon marché, aristide boucicaut, per rilanciare i magazzini parigini nella nuova sede disegnata da gustave eiffel, anche se gli storici americani segnalano come fin dal 1856, la litografia prag di boston si fosse specializzata nella stampa di trading cards. Realizzati i primissimi esemplari, tali cartoncini divennero rapidamente molto ricercati e conobbero una prima larga diffusione nella capitale francese, attraverso il loro utilizzo come ricevute per l’affitto di sedie e poltroncine di ferro posizionate nei luoghi più panoramici o commerciali della città. Da lì il nome di figurina delle sedie che spesso ricorre nei cataloghi di collezionisti. Preso il via non ci si fermò più e il fenomeno si estese rapidamente in tutta europa associando figurine a luoghi riconoscibili, a nuove invenzioni in campo alimentare, come il caffè liofilizzato o il cacao solubile. Sinonimo di figurine negli stati uniti furono invece le cigarettes cards, divenute con rapidità famosissime anche in gran bretagna e utilizzate negli anni settanta per rinforzare i pacchetti di sigarette. Stampate in altissimo numero esse raffiguravano soggetti destinati al gradimento di un pubblico prettamente maschile: attrici famose, candidati alla presidenza usa, campioni sportivi. Nei primi anni settanta dell’ottocento, quando ancora le figurine non erano legate a marche celebri, le litografie francesi furono libere di vendere le stessa immagini a clienti diversi. Tutti sfruttarono questa opportunità e divenne usuale acquistare lavori grafici già confezionati facendovi aggiungere un piccolo testo e la presentazione del propri prodotti. Le figurine in assoluto più famose nella storia di questo prodotto, furono quelle della liebig, produttrice di un famoso estratto di carne in un’epoca, il 1862, in cui non esistevano i frigoriferi per la conservazione degli alimenti. Intorno alla metà degli anni ottanta, dopo aver preteso l’esclusiva dei soggetti, la compagnia liebig sostituì sulle figurine il nome della litografia con il proprio, affiancato alla parola publisher (editore), decidendo di rivolgersi alle litografie tedesche, più economiche di quelle francesi, e altrettanto professionali. Superata la prima fase legata ai soggetti di genere, diffusi da secoli come iconografia popolare e proposti dai litografi ai primi acquirenti di figurine, la compagnia liebig decise di inaugurare un nuovo corso, quello dell’istruire divertendo, diversificando il più possibile i temi proposti e trasformando così le figurine in una vera e propria enciclopedia per immagini. Negli anni la liebig dedicò numerose serie alla cina e al giappone, paesi lontani a lungo immaginati attraverso stereotipati e fantastici disegni, nello stesso modo in cui dedicava numerose serie all’architettura dei vari paesi, con una rivisitazione storicistica di ogni stile e epoca. Quasi assenti invece i paesaggi, in favore se mai di luoghi fantastici idealizzati. Affollatissimo al contrario era il mondo naturale con ogni tipo di animali e piante più o meno conosciuti. Spesso vere e proprie caricature furono le tante scene comiche della serie liebig intorno al 1900 e grande attenzione fu messa nella scelta degli sport e delle scene di vita moderna per i quali si cercò di rappresentare solo ciò che poteva adattarsi a una classe media per non mortificare gli acquirenti con temi troppo elitari. Quasi assenti infine, i temi religiosi per la diversità di confessioni adottate nei vari paesi in cui le figurine sarebbero state diffuse. Ma rimanendo sui contenuti, le figurine furono utilizzate anche per propagandare le idee e perfino il ministro della propaganda del terzo reich, göbbels, sfrutto la grande possibilità offerta da tale oggetto facendo trovare nei pacchetti di sigarette dei fumatori tedeschi, le 500 figurine di germania svegliati, storia del nazismo (album per la raccolta: un milione di copie), seguite a ruota dalle immagini della biografia di hitler, da quelle sulla rinascita tedesca e persino da 220 figurine dedicate alla visita di mussolini in germania. Emblematico della storia delle figurine italiane, rimane il ricordo del feroce saladino, rarissimo cartoncino del concorso perugina associato alla trasmissione radiofonica i quattro moschettieri, trasmessa per radio dall’ottobre 1934. Ogni album completo di 100 figurine disegnate da angelo bioletto, dava diritto a un premio e completando 150 album si sarebbe vinta un’automobile fiat topolino. Nel secondo dopoguerra nuove raccolte a premi, come quella lanciata dalla mira lanza, dalla galbani e dalla lavazza fecero riprendere il fenomeno della collezione. Si deve a lotario vecchi, piccolo editore, l’intuizione nel 1949 di aprire il nuovo corso delle figurine, liberandole dal legame con la pubblicità e facendole distribuire in edicola assieme a appositi album mentre di lì a poco, nel 1961, sarebbe stata fondata a modena l’azienda panini, oggi leader mondiale del settore, per tutti gli italiani sinonimo di figurina, che con le sue numerosissime serie diffuse a livello internazionale e ad accorgimenti tecnici come il passaggio dal cartoncino all’autoadesivo, le fece divenire nuovamente un fenomeno mondiale. Bibliografia: detti 1989, masina 2006.

 

Fonte: http://www.cricd.it/pages.php?idpagina=13&idContenuto=6151

Sito web da visitare: http://www.cricd.it/

Autore del testo: Carlo Pastena C.R.I.C.D.

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