Glagolitica scrittura

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Significato dei termini utilizzati nei libri

 

Glagolitica scrittura

Glagolitica, scrittura il monaco bulgaro khrabré nella sua cronaca, racconta che san cirillo insieme al fratello metodio, anch’egli santo, avevano inventato un alfabeto di 38 lettere (il glagolitico però è composto di 40 segni) «alcune secondo il modello greco, altre secondo la lingua slavona». La nascita di questa scrittura in ogni modo è datata in un periodo anteriore all’863 d.C., Fino allora gli slavoni, non possedevano una propria scrittura, ma utilizzavano quella greca, latina, o le rune. Le lettere glagolitiche, come tutti gli alfabeti, assunsero come sempre varianti grafiche proprie del popolo che le utilizzava: forme più arrotondate nel caso dei bulgari, più squadrate presso i dalmati. La necessità di scrivere e leggere i testi sacri portò a una diffusione di questo alfabeto, influenzandone anche la sua divulgazione. Infatti, a seguito dello scisma della chiesa ortodossa da quella cattolica di roma consumato tra l’867 (concilio di costantinopoli) e il 1504 (scomunica del patriarca michele ceraulo), gli slavi ortodossi verso il xiii secolo abbandonarono l’uso del glagolitico per utilizzare la scrittura cirillica, mentre gli slavi cattolici continuarono a utilizzare il vecchio alfabeto glagolitico. Questa scrittura fu utilizzata largamente in dalmazia fino al xvii secolo, e ancora oggi alcuni sacerdoti l’utilizzano per scrivere i messali. Questa scrittura è anche chiamata asbuka dal nome delle prime due lettere dell’alfabeto (as e buka), mentre il suo nome viene dalla terza lettera chiamata glagol che significa parola. L’ordine alfabetico è sostanzialmente quello greco con l’aggiunta alla fine di alcuni segni utilizzati per rappresentare dei fonemi delle lingue slave non presenti in questa lingua (a esempio: š, ž, št, č ecc.). È comunque indubbio che alcune lettere del glagolitico e del cirillico, come a esempio <ш> (š), derivino da altri alfabeti come il copto o l’ebraico. Le lettere sono utilizzate anche con valore numerico, come nel greco, l’ebraico e altre scritture antiche ma quelle che rappresentavano fonemi slavi dei quali non esisteva un equivalente in greco, non hanno un equivalente numerico. Il sistema di punteggiatura nei manoscritti in scrittura glagolitica, come poi in quella cirillica, è primitivo. Fino al xviii secolo d.C. Dominò, anche se non in maniera esclusiva, la scriptio continua. Per dividere le parole o gruppi di esse era utilizzato il punto posto in alto, medio o basso, rispetto alla riga, ma più spesso in posizione centrale, o anche con funzione equivalente i due punti. La fine di una frase o di un periodo è invece segnata da un punto più grosso o da diversi punti disposti in forma di triangoli, rombi o altre figure, talora combinati o seguiti da lineette e a volte da una croce stilizzata o decorata artisticamente. L’iniziale maiuscola è riservata all’apertura di un nuovo periodo o di un capitolo. Il loro uso non è comunque sistematico e occasionalmente essi si trovano all’interno delle parole. Sull’origine di questa scrittura sono state formulate numerose ipotesi ma oggi pare provato che essa si basi in gran parte sulla scrittura greca minuscola adoperata nel ix-x secolo. (V. Anche cirillica, scrittura) bibliografia: pastena 2009a.

 

Fonte: http://www.cricd.it/pages.php?idpagina=13&idContenuto=6151

Sito web da visitare: http://www.cricd.it/

Autore del testo: Carlo Pastena C.R.I.C.D.

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