Negativo su carta vetro pellicola

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Significato dei termini utilizzati nei libri

 

Negativo su carta vetro pellicola

Negativo su carta, vetro, pellicola il negativo costituisce la matrice ottica necessaria alla realizzazione (stampa), delle immagini positive sia per contatto sia per proiezione (ingrandimento). Ciò risulta possibile mediante l’esposizione di vari materiali sensibili alla luce che filtra attraverso le zone più o meno annerite dell’immagine negativa: le zone chiare, cioè quelle trasparenti, del negativo lasceranno passare una maggiore quantità di luce sulla superficie sensibile del materiale positivo, determinandone l’annerimento, le zone più scure dell’immagine negativa impediranno alla luce di raggiungere la superficie del positivo, determinando le zone non esposte, e quindi chiare. Secondo il medesimo principio, le zone di densità medio-alta del negativo corrisponderanno a quelle di densità medio-bassa nel positivo, e viceversa. I principali tipi di negativi su carta, vetro e pellicola sono: calotipo, negativo su lastra di vetro al collodio, negativo su lastra di vetro alla gelatina, negativo su pellicola di nitrato di cellulosa, negativo su pellicola di acetato di cellulosa, negativo su pellicola di poliestere. L’immagine fotografica negativa è immediatamente identificabile perché presenta dei valori tonali invertiti rispetto a quelli del soggetto ripreso. Il colore dell’immagine dipende sia dalla natura del supporto primario sia da quella del legante utilizzato per trattenere le particelle di argento metallico che la costituiscono. Osservati per trasparenza, i negativi presentano, nella maggior parte dei casi, le varie tonalità di grigio neutro se il supporto primario è costituito da materiale trasparente e incolore, osservati in luce riflessa alcuni negativi possono presentare tonalità più calde color crema nelle zone chiare. L’osservazione in luce riflessa inoltre mette in evidenza alcune forme di deterioramento (specchio d’argento) tipiche dei negativi alla gelatina. Gli elementi presenti nell’esame della struttura di un negativo, sono tre: la sostanza fotosensibile, il legante, il supporto primario. La sostanza fotosensibile può essere contenuta nello stesso supporto primario, oppure depositata sulla sua superficie entro uno strato di legante che consente l’uniforme distribuzione delle particelle d’argento sulla superficie e la loro adesione al supporto primario. Lo strato di legante che contiene i sali fotosensibili (alogenuri d’argento) è comunemente detto strato sensibile, espressione ritenuta dagli specialisti impropria, ma molto diffusa, oppure strato sensibile. Lo strato di legante che contiene, dopo l’esposizione e il trattamento, le particelle d’argento metallico che formano l’immagine è detto strato immagine. Il supporto primario, che serve per sostenere la struttura dell’immagine negativa è nella maggior parte dei casi costituito da materiali trasparenti. I negativi possono essere raggruppati, analizzandone la struttura, in due principali categorie: 1) immagine + supporto primario: si tratta della struttura più semplice. L’immagine è contenuta nel supporto primario, che viene impregnato, prima dell’esposizione, di sostanza fotosensibile. Non esiste uno strato di legante. 2) Immagine su supporto primario, è la struttura più complessa. L’immagine è trattenuta sul supporto primario, ricoperto su un solo lato di uno strato di legante che contiene i sali fotosensibili e aderisce saldamente a esso (a esempio negativo su carta cerata, negativo su lastra di vetro e su pellicola). L’albumina, il collodio e la gelatina costituiscono leganti più largamente utilizzati per la preparazione dei materiali fotografici negativi e positivi. Caratteristica comune dei supporti primari maggiormente utilizzati per la produzione dei materiali fotografici negativi è la trasparenza. L’evoluzione delle tecniche fotografiche è il risultato di continue ricerche di supporti più trasparenti, meno fragili e meno pesanti, oltre che di sostanze chimiche dotate di una sempre maggiore sensibilità alla luce e in grado di consentire la riproduzione del soggetto fino ai dettagli più minuti. I supporti cartacei utilizzati per realizzare i primi negativi, come a esempio i calotipi, erano scarsamente trasparenti, e le fibre della carta erano riprodotte sovrapponendosi a quelle del medesimo materiale utilizzato per ottenere il positivo, determinando una scarsa resa dei dettagli. Si sono perciò avvicendati nel tempo materiali di supporto sempre più adatti a realizzare immagini nitide e ricche di dettagli, come le lastre di vetro, trasparenti ma pesanti, fragili e ingombranti, le pellicole al nitrato di cellulosa, flessibili, trasparenti e leggere, ma chimicamente instabili e altamente infiammabili. Infine, le moderne pellicole di triacetato di cellulosa o di poliestere, flessibili, trasparenti, leggere, dotate di buona stabilità fisica e chimica. Per la natura e la funzione delle immagini fotografiche negative, non sono utilizzati supporti secondari, piuttosto frequenti, invece, nel caso di immagini positive. Le montature sono raramente utilizzate per i negativi, consistenti per lo più in semplici sistemi di protezione (tra due lastre di vetro) di negativi fragili o deteriorati. Molto spesso i negativi sono conservati entro confezioni protettive appositamente predisposte, oppure entro scatole fornite dai fabbricanti di materiale fotografico: esse, pur non potendo essere considerate come vere e proprie montature, risultano comunque di grande utilità in quanto possono portare informazioni molto utili nelle attività di catalogazione. Bibliografia: fotografia 1990, 110-111.

 

Fonte: http://www.cricd.it/pages.php?idpagina=13&idContenuto=6151

Sito web da visitare: http://www.cricd.it/

Autore del testo: Carlo Pastena C.R.I.C.D.

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