Rotativa

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Significato dei termini utilizzati nei libri

 

Rotativa

Rotativa [der. Di ruota, dal lat. Rōta, «ruota»]. Macchina da stampa in cui gli elementi che portano la forma di stampa e quelli che esercitano la pressione sono costituiti da cilindri. Utilizza un supporto, carta o altro, in bobina, mentre le altre macchine da stampa a foglio utilizzano fogli stesi. Il ciclo di lavorazione di una rotativa comprende lo srotolamento della bobina, il passaggio nei gruppi di stampa, l’essiccazione dell’inchiostro e la fase di trasformazione e confezione in prodotto finito. Una delle caratteristiche di questo tipo di stampa è l’elevata velocità di produzione che raggiunge le decine di migliaia di copie l’ora. La rotativa può essere rotocalco, offset o flessografica, in quanto la moderna tecnologia ha accantonato il sistema di stampa tipografico tradizionale. Esistono diversi tipi di rotative che si differenziano per il procedimento di stampa adottato: incavografico (forme di stampa in incavo), planografico (forme di stampa in piano) o rilievografico (forme di stampa in rilievo). La tipologia di macchina è in funzione del tipo di lavoro che deve compiere soprattutto per quanto riguarda la tiratura e il supporto. Prodotti grafici di rotativa sono i quotidiani, i periodici, gli opuscoli, l’imballaggio flessibile, ecc. In genere una rotativa è una macchina molto complessa e costituisce un investimento considerevole intorno al quale deve essere costruito un sistema aziendale altrettanto complesso con un’adeguata pianificazione di lavoro. Dal punto di vista tecnico la rotativa è costituita da uno o più sbobinatori, dispositivo che alloggiano la bobina da stampare e la srotolano uniformemente mantenendone costantemente la tensione (altrimenti il nastro di carta può rompersi e occorre farlo ripassare attraverso la macchina) e predispongono la bobina nuova da inserire senza fermare la macchina al momento opportuno, quando la bobina vecchia è in esaurimento. Nella fase di stampa l’inchiostro è trasferito dai grafismi della forma di stampa, o matrice, al supporto mediante un’adeguata pressione in alcuni casi la bobina è stampata da un lato soltanto, in altri da tutti e due. Sempre a seconda della configurazione della macchina si possono stampare uno o più colori sullo stesso lato della bobina. Il prodotto grafico per eccellenza della rotativa, il quotidiano, oggi tende sempre di più a essere stampato a colori per gran parte delle pagine. Le rotative più complesse possono avere più gruppi di stampa che lavorano distintamente su diverse bobine che si riuniscono sovrapponendosi prima della confezione.Tra la stampa e la confezione esistono dei dispositivi (generalmente detti forni) dove l’inchiostro è fatto asciugare perfettamente operazione necessaria per garantire la qualità del prodotto oltre la lavorabilità della bobina. A seconda della configurazione dell’uscita la rotativa può sfornare il prodotto finito o un semilavorato (segnatura piegata di un libro o di una rivista) pronto per la fase di lavorazione successiva. Le macchine rotative, in quanto veri e propri complessi produttivi, sono gestite da sistemi elettronici molto sofisticati in grado di controllare la qualità del lavoro in ogni singola fase della produzione. L’idea dell’utilizzo nella stampa tipografica del cilindro rotante mosso manualmente, in sostituzione della platina, risale all’opera di faustus veratius, machinae novae, pubblicato a venezia con descrizioni in latino, italiano, spagnolo, francese e tedesco. La prima macchina tipografica a cilindro, è ritenuta quella ideata da william nicholson brevettata il 29 aprile 1790 (n. Brevetto 1748), ma a quanto pare, non esiste nessun protitipo di questa macchina. Bisognerà aspettare il 1796, perché apollo kinsley, di hartford nel connecticut, brevettasse un primo cilindro per la stampa con cui pubblicò un giornale in miniatura, il new star, di cui purtroppo none siste nessuna descrizioen particlareggiata. Questo tipo di pressa, citata da isaiah thomas nel suo history of printing in america (1810) non entrò però mai un uso. Il 23 giugno 1823 il tedesco friedrich koenig, emigrato in inghilterra nel 1806, brevettò la macchina pianocilindrica, partendo dal progetto di nicholson, con dei miglioramenti rispetto alla macchina da lui progettata nel 1811. In questa nuova macchina da stampa, unì e sincronizzò un piano di stampa orizzontale e mobile a un cilindro di pressione che, ruotando sul proprio asse, comprimeva il foglio sulla forma (moran 1978, 106-107). Nei primi trent’anni dalla sua invenzione questa macchina non ebbe una grande successo, la cui diffusione era concentrata nell’area londinese. La sua efficacia e fortuna non dipese tanto dal numero di cilindri usato quanto dall’idea di sfruttare il movimento sincronizzato e opposto dei cilindri, cosa a cui contribuì sicuramente l’invenzione di poco precedente (1799) della bobina di carta. Nel 1846, lo statunitense richard march hoe brevettò la prima rotativa, perfezionandola poi negli anni settanta del xix secolo in una macchina da stampa a rullo continuo, favorito dai miglioramenti tecnico-scientifici di quegli anni: la scoperta dei cilindri inchiostrati e delle pinze che consentivano la stampa in bianca e volta, la sostituzione dei fogli di carta con le bobine, ossia con grandi rotoli di carta. La prima rotativa tipografica alimentata a bobina fu installata al times di londra nel 1870. (V. Anche rotocalcografia). Bibliografia: moran 1978 pds 2008, s.V.

 

Fonte: http://www.cricd.it/pages.php?idpagina=13&idContenuto=6151

Sito web da visitare: http://www.cricd.it/

Autore del testo: Carlo Pastena C.R.I.C.D.

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