Rotocalcografia

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Significato dei termini utilizzati nei libri

 

Rotocalcografia

Rotocalcografia [comp. Di roto, dal lat. Rōta, «ruota» calcografia, comp. Di chalkós, «rame» e - graphía, der. Di gráphō, «scrivere»]. «È un processo di stampa incavografica diretta la forma è un cilindro di acciaio rivestito di rame, inciso e quindi , normalmente , cromato. I grafismi sono costituiti da cellette, che possono essere: di area costante e profondità variabile (rotocalco convenzionale), di area e profondità variabili (rotocalco semiautotipico), di area variabile e profondità costante (rotocalco autotipico)» (uni 7290:1994 § 4.1.3.2). Macchina da stampa rotativa basata sul principio della stampa calcografica (procedimento incavografico diretto), alimentata da carta in bobina. Sistema di stampa basato su una matrice incisa a incavo, esattamente contrapposto al procedimento della stampa tipografica, dove invece le matrici sono a rilievo. In questa tecnica di stampa, simile alla calcografia, sono usate matrici da stampa con minuscole cavità che formano l'immagine da stampare. La matrice da stampa entra in contatto diretto con il supporto. La profondità e la dimensione delle cavità determinano il quantitativo di inchiostro che viene trasferito al supporto. Si usano inchiostri molto fluidi e che asciugano rapidamente. In tal modo gli inchiostri possono essere stampati anche su più strati. Talvolta è visibile la struttura delle cavità della matrice. Durante la rotazione, la matrice calcografica, costituita da un cilindro d’acciaio ramato o cromato o da una lastra di rame montata su un cilindro, è interamente coperta dall’inchiostro per essere poi ripulita dei residui mediante una lama di metallo (racletta) che, opportunamente inclinata sul cilindro, compie un’azione meccanica di raschiamento. A differenza del sistema offset, nella rotocalcografia la stampa avviene per contatto diretto, dalla matrice al supporto: il nastro di carta della bobina passa tra il cilindro della matrice e un secondo cilindro di pressione in modo che l’inchiostro presente negli incavi sia assorbito dalla carta. A questo scopo l’inchiostro usato è generalmente molto liquido e la carta molto porosa, di grammatura compresa tra i 70 e i 130 grammi. La stampa a rotocalco si esegue con macchine rotative a bobina, impianti complessi che, collegati a linee di raccolta e cucitura, possono realizzare dalle 300.000 A 5.000.000 Di copie. Questo sistema è particolarmente adatto per la stampa di pubblicazioni periodiche di scarsa qualità ed elevata tiratura, tra le 48 e 128 pagine, tanto che il termine ha finito per indicare anche i giornali illustrati popolari. La stampa rotocalcografica fu inventata dal boemo k. Klietsch nel 1895, quando in olanda e in boemia si iniziò a sostituire al cilindro con matrice a rilievo un cilindro con matrice a incavo ottenuto con procedimenti fotomeccanici. Il primo periodico realizzato con questo sistema fu il freiburger zeitung nel 1910. Il sistema di stampa rotocalcografico può essere considerato la meccanizzazione della calcografia e è collegato allo sviluppo della tecnica fotografica e a procedimenti di stampa più antichi come l’acquaforte e la punta secca, entrambi incavografici. (V. Anche rotativa) bibliografia: pds 2008, s.V.

 

Fonte: http://www.cricd.it/pages.php?idpagina=13&idContenuto=6151

Sito web da visitare: http://www.cricd.it/

Autore del testo: Carlo Pastena C.R.I.C.D.

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