Tavoletta cerata

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Significato dei termini utilizzati nei libri

 

Tavoletta cerata

Tavoletta cerata [dim. Di tavola, dal lat. Tăbula, «asse di legno» cerata, der. Di cera, dal lat. Cera, gr. Kéros]. Tavoletta incavata nella parte centrale o circondata da una cornice, riempita di materiale malleabile, in genere cera, bianca o colorata, nel medioevo mista a pece, utilizzata per scrivere. In molti casi più tavolette cerate erano legate tra loro con del filo fino a formare una sorta di libro detto codex, codicillus o pugillaris, da cui deriverebbe il codice. Nonostante quanto molti ritengono, le tavolette cerate sono state uno dei materiali scrittori più diffusi e longevi. Il più antico esemplare conosciuto, è un dittico con la cerniera in avorio, rinvenuto nel 1986 al largo delle coste turche, vicino kaș (ulu-burun), datato alla metà del xiv secolo a.C., Dove s’intravedono tracce di un disegno geometrico tracciato sulla cera (andré-salvini1992, 25). Le tavolette cerate, secondo le ricerche condotte in questi anni, risultano il supporto scrittorio più diffuso nella società galloromana. Attestazioni più recenti della sua diffusione risalgono a una scoperta fatta nel 1953 a nimrud, in assiria, di 6 tavolette d’avorio ricoperte di cera della misura di cm 33,8 x 15,6, databili al 710 a.C. E ancora, da un ritrovamento compiuto sempre a nimrud, di un polittico di tavolette cerate del vii secolo a.C., Che contiene gli oracoli della serie enuma anu enlil inoltre, in una pittura assira rinvenuta a ninive risalente all’era di sennacherib (704-681 a.C.) O di aššurbanipal (668-627), si vede uno scriba che tiene nelle mani un dittico di legno, probabilmente ricoperto di cera. Le tavolette di cera erano usate anche in egitto, presso gli etruschi, i greci, i romani (almeno dalla metà del iii secolo a.C. Per la trasmissione di lettere, notizie e messaggi), nei paesi del nord europa, dove ci sono giunte tavolette che recano incise delle iscrizioni in caratteri runici, in india, ecc. E il loro uso continuò anche nel medioevo, di cui ci rimangono numerose testimonianze. Per il periodo medievale ci sono note 128 tavolette, di cui molti polittici, datati dal vii al xv secolo la più antica tavoletta cerata medievale è irlandese, ed è conservata nel museo nazionale di dublino. Essa è composta di 6 tavolette (10 facce scritte) ed è datata al vii secolo d.C. Il testo, su due colonne, contiene i salmi xxx-xxxii. Per il periodo moderno sono note solo 6 tavolette, di cui la più antica è del 1528, mentre la più recente, rinvenuta a rouen, risale al 1849 e reca scritto il valore di alcuni pesi. La scrittura sulla tavoletta cerata il testo poteva essere scritto su tavolette cerate, permettendo al destinatario del messaggio di riutilizzare lo stesso supporto per l’eventuale risposta, sostituendo il vecchio strato di cera con uno nuovo. Se invece si voleva salvaguardare la segretezza del messaggio, bastava scrivere direttamente sul legno e ricoprire questo di uno strato di cera. Per mezzo di un deltíon díptychon, scritto con questo accorgimento, sparta fu informata da demarato dei preparativi di guerra di serse. Sul lato esterno della tavoletta si scriveva con l’inchiostro l’indicazione del documento contenuto all’interno, o si copiava tutto il documento stesso dei fori praticati alle estremità servivano per chiuderle ed eventualmente apporre un sigillo a garanzia del contenuto. Per scrivere sulle tavolette cerate si usava un bastoncino di legno o d’avorio, mentre presso i romani era in metallo, ed era detto stilo (gr. Stylos, grapheĩon), il quale da una parte era appuntito, in modo da poter tracciare i segni sulla cera, mentre all’altra estremità era appiattito a formare una spatola utilizzata per cancellare e riscrivere sulla cera. Isidoro di siviglia (eth, vi, ix, 1-2), scrive che «le tavolette cerate sono la base su cui apprendere a scrivere … si dice che il loro uso sia stato insegnato dai greci. Gli stessi greci, insieme con i tusci, furono i primi ad utilizzare il ferro per scrivere sulla cera in seguito i romani ordinarono che nessuno possedesse un graphium, ossia uno stilo, di ferro. Da qui che tra gli scribi si dicesse: “non incidere la cera con il ferro”. In un secondo momento si stabilì di scrivere sulla cera con delle ossa, come indica atta in una satira, quando dice: “rivoltiamo il vomere - sulla cera ed ariamo con una punta d’osso”». La singola tavoletta era detta in latino tabella, tabella cerata o cerussata o semplicemente cera. La tavoletta cerata in grecia prese il nome di pίnax, deltíon diminutivo di déltos, pyktíon, grammatéion: nel caso di due tavolette si dice dittico, di tre trittico, più tavolette sono dette polittico. Va comunque precisato che allo stato attuale non sono stati trovati polittici con più di dieci tavolette. Svetonio ci ha tramandato un interessante caso di falsificazione di un documento cerato: tiberio, erede di livia, doveva pagare a galba un legato di |d ̄| sesterzi (50 milioni), ma egli pareggiò i tratti laterali trasformando il testo in d ̄cioè 500 mila. Un altro caso curioso è riportato da aristofane nella sua opera le nubi (vv. 769-772), Dove strepsiade suggerisce a socrate di far annullare il suo processo lasciando sciogliere al sole la cera della tavoletta su cui era scritto il testo dell’accusa. Il costume di contraffare documenti, doveva comunque essere comune, come dimostrano le frequenti menzioni di tabulae corruptae et interlineate. A essere manomessi erano soprattutto i registri redatti da pretori e questori nella gestione del patrimonio pubblico, ma anche quelli relativi all’amministrazione del denaro privato. (V. Anche strumenti scrittori). Bibliografia: lalou 1989, 1992 pastena 2009c.

 

Fonte: http://www.cricd.it/pages.php?idpagina=13&idContenuto=6151

Sito web da visitare: http://www.cricd.it/

Autore del testo: Carlo Pastena C.R.I.C.D.

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