Abilità motorie

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Abilità motorie

 

CARATTERISTICHE PSICO-FISICHE DELL’ATLETA EVOLUTO.

  1. Efficienza ( massima resa con il minimo dispendio )

- Capacità di utilizzare al meglio la forza (differenziazione delle forza e capacità di rilassamento dei muscoli antagonisti)
2) Capacità di modificare il gesto tecnico in base alla situazione
3) Riconoscere le sensazioni e le informazioni emesse dall’organismo
4) Consapevolezza del gesto tecnico
5) Gestione delle tensioni psicologiche.
6) Tattica

Questi in sintesi i principali punti che determinano il bagaglio motorio di un atleta e sui quali interagiscono tutte le capacità condizionali. L’insieme di queste ed altre caratteristiche legate al sistema nervoso centrale possono essere definite come abilità motorie che a nostro avviso sono la BASE su cui costruire e in seguito valorizzare le qualità “fisiche” di un soggetto.

LE ABILITA’ MOTORIE

Le abilità motorie si instaurano sulla base delle capacità coordinative. Le capacità coordinative e la destrezza sono collegate al sistema nervoso ed in particolare modo ai meccanismi funzionali degli analizzatori ( motorio, ottico, vestibolare, tattile, ecc.). Svolgono un ruolo importante nella modulazione e nell’organizzazione del movimento, quindi nell’economicità del gesto. Un bagaglio coordinativo completo permette di scegliere le soluzioni migliori ( più veloci e meno dispendiose) per svolgere un determinato impegno muscolare o tecnico. Tali capacità sono diverse e non del tutto definite anche perché spesso interagiscono tra loro. Alcuni autori distinguono 3 capacità fondamentali:

  1. Capacità di apprendimento motorio
  2. Capacità di adattamento e trasformazione
  3. Capacità di comando e controllo del movimento

E 11 capacità speciali di coordinazione.

Non si può però prescindere da considerare le C.C. senza considerare altri complessi di capacità di tipo psicologico (percettive, cognitive, mnemoniche).

In letteratura spesso troviamo 7 capacità coordinative

  1. ABBINAMENTO / COMBINAZIONE  ( accoppiamento degli arti )
  2. DIFFERENZIAZIONE
  3. RITMO
  4. REAZIONE
  5. TRASFORMAZIONE
  6. ORIENTAMENTO SPAZIO TEMPORALE
  7. EQUILIBRIO

Anche se si ritengono importanti tutti gli aspetti coordinativi, si sottolineano come capacità coordinative specifiche per lo sci di fondo le seguenti:

EQUILIBRIO – statico e dinamico.              - soprattutto monopodalico
ABBINAMENTO E COMBIANZIONE     - più segmenti del corpo
REAZIONE                                                  - tempo che intercorre tra SEGNALE e MOVIMENTO
DIFFERENZIAZIONE DELLA FORZA    - diff. tensioni muscolari e rilassam. antagonista
ORIENTAMENTO SPAZIO/TEMPO         - Ampiezza movimento / velocità

Mentre, considerando le velocità di gara e i tempi di esecuzione del gesto tecnico, non si ritengono specifiche le componenti di trasformazione e ritmo in quanto sollecitate saltuariamente e in modo non determinante.

CAPACITA’ INTERMEDIA – Flessibilità (mobilità articolare)

La flessibilità è la capacità di compiere gesti con l’utilizzo della massima escursione articolare, sia in forma attiva che passiva. La mobilità articolare è fondamentale per la corretta ed economica esecuzione dei movimenti. Un insufficiente sviluppo facilità l’insorgenza di lesioni muscolari ed infortuni nonché pregiudica le ampiezze e la velocità di movimento. Età sensibile 11 – 14 anni. Metodiche di sviluppo: mobilità attiva e passiva (flessione / estensione), movimenti con tempi di molleggio, movimenti di slancio. La tecnica più utilizzata sembra essere lo STRETCHING (tensioni non massimali della durata di 10/30 sec.) o il P.F.N. ( tensione 10”, contraz. 10”, tensione 10”). Si ritiene che le esercitazioni con minime variazioni angolari limitino la flessibilità, mentre sono consigliate tutte le attività anche multilaterali dove si richiedono notevoli variazioni angolari.

FATTORI CONDIZIONANTI L’AMPIEZZA DEL MOVIMENTO DI UNA ARTICOLAZIONE.

Fattori endogeni poco influenzabili:

  1. Possibilità meccaniche di movimento
  2. Struttura e tipo di articolazione
  3. Volume e tono della muscolatura

 

Fattori endogeni influenzabili:

  1. Capacità di decontrazione della muscolatura antagonista, elasticità dei tendini, dei legamenti e capsule articolari.
  2. Condizioni neurofisiologiche (stato di eccitazione emotiva, capacità di coordinazione, grado di affaticamento).
  3. Valori metabolici (lattato, temperatura corporea)

 

Fattori esogeni:

  1. Periodo della giornata
  2. Temperatura esterna
  3. Forze esterne (compagno, forza esterna, gravità, inerzia ecc.)
  4. Età, sesso. Biotipo

 

PRINCIPI GENERALI DELL’ALLENAMENTO DELLE CAPACITA’ COORDINATIVE.

Le capacità coordinative di un soggetto hanno un momento magico in cui possono essere condizionate quindi stimolate in modo determinante (fascia di età sensibile). Secondo accurate analisi e repentine osservazioni viene stabilita come fascia di età sensibile allo sviluppo delle cap. coord. quella compresa tra i 6 e i 12 anni. Su queste affermazioni sembrerebbe difficile rendere “destro” un individuo adulto, però è possibile nell’età puberale ottenere una “fissazione” degli schemi motori acquisiti nel tempo. Lo sviluppo delle cap. coord. è tanto più efficace quanto più variato e dinamico è l’allenamento di tutte le capacità. Nelle prime fasi di lavoro bisognerà strutturare in modo prevalente le diverse abilità di base ricercando in seguito maggiori difficoltà. La MULTILATERALITA prevede lo sviluppo di ogni singola capacità coordinativa attraverso vari sistemi che possono essere riassunti in questo modo:

  1. variazione dei mezzi di allenamento
  2. variazione delle posizioni di partenza e di arrivo
  3. variazione delle intensità di lavoro e delle difficoltà
  4. varie forme di esecuzioni motorie
  5. combinazione con altri esercizi
  6. bilateralità del gesto
  7. esercitazioni con l’ausilio di segnalatori acustici e visivi.

 

PER GLI ATLETI EVOLUTI POSSONO ESSERE COMUNQUE VALIDE ESERCITAZIONI MULTILATERALI SPECIFICHE PER MANTENERE LE CAPACITA’ COORDINATIVE GENERALI O DI BASE E STIMOLARE LE CAPACITA’ COORDINATIVE SPECIFICHE.

LA RAPIDITA’

E’ capacità di un individuo di realizzare azioni motorie in un tempo minimo. Si distingue in 3 fattori:

  1. il tempo della reazione motoria
  2. la rapidità del singolo movimento
  3. la frequenza dei movimenti

E’ stato dimostrato che esiste una minima relazione fra le velocità di movimento e la velocità della reazione motoria. La velocità di movimento sia ciclica che aciclica è condizionata dalla forza veloce e dalla mobilità articolare. La sua allenabilità è inferiore alle altre capacità motorie (forza, resistenza, flessibilità, destrezza) e gli incrementi non superano il 18-20%. Il periodo favorevole per lo sviluppo della rapidità è compreso tra i 6 e i 13 anni, in seguito si potranno realizzare dei progressi con sforzi molto rilevanti. La velocità delle REAZIONI MOTORIE invece è massima fra i 18 e i 25 anni. Se prendiamo come esempio la corsa, è stato appurato che l’incremento della frequenza dei movimenti si stabilizza verso i 12-13 anni, mentre in seguito si avrà un aumento della lunghezza del passo e di conseguenza la velocità di corsa, dovuto allo sviluppo della capacità di forza e forza veloce. Concludendo, la frequenza di movimento, ricollegabile alla rapidità di reazione è allenabile a partire dai 6 anni attraverso movimenti naturali,  giochi di vario genere o attraverso stimoli generici, mentre la forza veloce sarà un obiettivo secondario nella tappa formativa dell’atleta.

PROPRIOCETTIVITA’.

La propriocezione può essere definita come il flusso dei segnali che nasce dai propriocettori e raggiunge il midollo per dare origine ai riflessi. Recentemente un ricercatore italiano ha introdotto i concetti di ARCHEOPROPRIOCEZIONE che comprende tutte quelle informazioni dei recettori che rimangono a livello inconscio e la PROPRIOPERCEZIONEla quale invece rappresenta a livello cosciente la posizione e il senso del movimento di un’articolazione. I segnali che riescono a  superare il filtro sottocorticale e a raggiungere la corteccia dando origine alla propriopercezione, rappresentano però la milionesima parte del flusso di segnali propriocettivi provenienti dalla periferia. Il controllo postura è gestito principalmente dai meccanismi archeopropriocettivi, visivi e vestibolari (vedi lucido). Attualmente è possibile monitorare in tempo reale le caratteristiche del controllo posturale statico e dinamico attraverso dei feed back utilizzando un sistema composto di tavola basculante – traslante (DEB) collegata ad un computer e un lettore del controllo posturale (Delos Postural –system DVS)  applicato sullo sterno. Per una corretta valutazione e un efficace intervento riabilitativo è indispensabile proporre situazioni di instabilità in appoggio monopodalico.

Il comportamento sulla tavola basculante elettronica di grandi campioni dello sci, campioni del mondo di pattinaggio e del calcio professionistico è risultato ottimo con controllo posturale eccellenti (inclinazioni medie del tronco inferiori a 1°)  capaci di gestire compiti di altissima difficoltà DEB (inclinazioni medie della tavola inferiori a 1°). 

Fonte: http://old.usmontipallidi.it/public/files/330.doc

Sito web da visitare: http://old.usmontipallidi.it/

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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