Calcio storia della Juventus

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Calcio storia della Juventus

 

LA STORIA DELLA JUVE...

 

1897. LA PANCHINA DI CORSO RE UMBERTO.

L' inizio della storia della Juve è una leggenda. O, meglio, un gustoso romanzo che comincia nella primavera 1897 e si concretizza qualche mese dopo (la data non è precisa: c'è chi dice settembre, chi ottobre, ma è considerata ufficiale la data del 1° Novembre).
Gli studenti del liceo Massimo D'azeglio di Torino si radunano accanto a una panchina di corso Re Umberto, quasi angolo corso Vittorio Emanuele. La Juventus nasce così. Ma la ricerca del nome è complessa, tra le tante proposte: poteva chiamarsi “Irish Club”, “Augusta Taurinorum”; i latinisti suggeriscono “ Ludus” e “Fatigando delectamur”, i torinesi doc optano per “Via Fort”. Alla fine unanimità di consensi per Sport Club Juventus, gioventù, perchè gli sportivi restavano giovani tutta la vita. Prima sede ufficiale, l'officina dei fratelli Canfari, corso Re Umberto 42; quota d'iscrizione una lira.
Il primo presidente è Eugenio Canfari.

1898. IN MAGLIA ROSA.

 

La sede viene spostata in uno stallaggio in via Piazza 4, crocetta. Ora la Juventus è una squadra vera è propria; l'altra società cittadina, FC Torinese, la invita ad un' amichevole al velodromo Umberto I (demolito ad inizio secolo). La prima divisa ufficiale è di pecorella rosa con pantaloni neri, fascia nera  alla cintola, berrettino  alla savoiarda e farfallino nero.
La prima formazione: Varetto, Ferrero, Gibezzi, Rolandi, Chiapirone, G. Nicola, Armano, Malvano, M. Nicola, Donna e Farlano.
L'8 Maggio si disputa a Torino, in un solo giorno, il 1° campionato di football: 4 squadre, ma la Juventus non è ancora pronta.

1899. C'E’ANCHE IL DUCA DEGLI ABRUZZI.

 

Gli anni del pionierismo sono duri, anche perché i ben pensanti non vedono di buon occhio quei “ragazzacci” che prendono a calci una palla. Per fortuna gioca anche qualche vip, come il Duca degli Abruzzi, celebre esploratore, che al Valentino si esibisce con una squadra chiamata Internazionale e contribuisce a dare un tocco di classe alla nuova moda del football, mentre il mondo preferisce ancora sport più mondani come ippica e ginnastica. La Juventus riceve i primi inviti ed è la prima squadra a portare a Torino una squadra straniera. La squadra di Canfari cresce di prestigio e acquisisce il diritto di giocare al Velodromo.

1900. IL CAMPIONATO FINISCE INA GARA.

 

L'11 Maggio è un'altra data storica. Dopo tre anni di rodaggio, ecco il giorno dell'atteso debutto ufficiale in campionato, proprio mentre a Torino nasce la Fiat e  la Mole Antonelliana è stata da poco costruita. Con la Juventus, diventeranno i tre simboli universali della città. La prima avventura, nella 3° edizione del torneo, dura un solo pomeriggio. Si gioca in piazza d'Armi, che è ancora periferia estrema. I calciatori vengono battuti per 1-0 dal FC Torinese ed escono immediatamente di scena, però fanno una buona figura, sfiorando anche il goal.


1903. ARRIVANO LE MAGLIE BIANCONERE.

Le maglie di pecorella rosa (fini e costose: 70 centesimi al metro) sono ormai stinte. John Savage, industriale inglese simpatizzante della Juventus, si offre di rinnovare le divise e ordina quelle nuove a Notthingham, dove ha interessi commerciali. Orrore, quando arrivano le nuove maglie: per un errore è diverso il colore. Sono bianche e nere, a strisce verticali. La nuova divisa , che non piace, diventerà leggendaria, però mancano soldi per una nuova ordinazione. E la Juventus per caso cambia look.

1904. SOLDI E RINFORZI DALLA SVIZZERA.

 

C'è sempre il Genoa a intralciare i sogni di gloria della Juventus, che per il secondo anno arriva ad un passo dal trionfo in campionato. Di nuovo in semifinale viene sconfitta ( 1-0) dal Genoa al termina di una partita combattuta e incerta. Ma la squadra è sempre più forte e dalla Svizzera arrivano tre fratelli, che portano un po' di talento e, soprattutto, tanto denaro.
Così al suo 6°anno la Juventus è già grande e vinc e il primo scudetto.

1906. IL PRESIDENTE DICK FONDA  IL TORINO.

 

Il presidente dello scudetto, Alfredo Dick, uno svizzero proprietario della manifattura “Pellami e calzature”, ha grandi idee ma è un personaggio discusso e viene costretto a dimettersi. È accusato di voler esportare all'estero la Juventus cambiandole perfino il nome in “Jugend Fusballverein”, alla tedesca. Così se ne va fra le polemiche e insieme al presidente della FC Torinese, fonda una società che diventerà rivale storica dei bianconeri: il FC Torino. Nato, appunto da una costola della Juve.

1915. NASCE “HURRA’” PER I SOLDATI.

 

La prima guerra mondiale, dopo l'uccisione dell'Arciduca d'Austria, non ha ancora coinvolto l'Italia. E il campionato 1914-15, diciottesimo della storia, parte regolarmente a ottobre. Non arriverà alla fine, sospeso a maggio per sopravvenuti problemi bellici. Per la Juve fu una stagione dignitosa, conclusa in anticipo perchè una sola squadra aveva diritto di accedere alla fase finale, e i bianconeri si erano classificati dopo il Genoa. Anche per i calciatori sta per scoccare l'ora triste della guerra; viene fondato “Hurrà Juventus”, il giornale bainconero che arriverà anche al fronte per raccontare quel che resta del calcio e che resisterà fino all'ottobre 1916, prima di interrompere le pubblicazioni.

1917-19. I BOMBER SPARANO AL FRONTE.

 

Sono gli anni bui della guerra. I cannoni sostituiscono tristemente i cannonieri, e molti bianconeri partono per il fronte; tra cui gli ex ragazzi del liceo D'Azeglio.
Quando i cannoni cessano di seminare terrore, lo sport torna prepotentemente alla ribalta. E il calcio,in modo speciale, viene salutato come segnale di resurrezione.


Insieme col ciclismo, che continua ad affascinare le folle. Così la palla torna al centro e la Juventus ricomincia la sua scalata, col professor Corrado Corradini, un poeta, presidente.

1936. MUORE EDOARDO AGNELLI, SOLTANTO UN 5°POSTO.

 

Dopo i trionfi a catena, ala tragica morte in estate, in un incidente aereo, di Edoardo Agnelli è stata triste presagio di un periodo amaro. Anche se la squadra, pur non vincendo, non crollerà, finendo al 5° posto, nel ca mpionato vinto dal Bologna. Dopo i tormenti della stagione precedente, la Juve sfiora un nuovo scudetto e conquista la sua prima Coppa Italia.

1944. SI GIOCA IL TORNEO DI GUERRA.

 

È quasi un miracolo se si gioca fino al 1944, un abbozzo di torneo regolare denominato Campionato di Guerra. Grazie al presidente Dusio, industriale, la Juventus diventa Cisitalia e può proseguire, mentre il Torino per un anno si chiama Torino Fiat. Questo fu un torneo strano e improvvisato, ricco di paure e incognite. Tra la fine del '44 e il e al primavera del '45 l'attività calcistica è ferma in blocco. La fiammella dello sport viene tenuta accesa soltanto da qualche esibizione, come un paio di derby. Uno si gioca il giorno di Pasqua del '45 per onorare la memoria di Pio Marchi, glorioso bianconero decaduto sotto i bombardamenti; ma la partita viene sospesa tre volte perchè gli spettatori contagiati dal clima dei tempi si prendono a pistolettate. Il calcio vive giorni difficilissimi, con amichevoli semiclandestine in provincia: l'ingaggio è pattuito in formaggio, burro, sacchi di riso. M al Juve resta unita grazie al carisma di Dusio.
Finita la guerra, il calcio riprende faticosamente quota. E le squadre liberate dal regime, ritrovano i nomi tradizionali: Inter, Milan, Genoa. Anche gli stadi abbandonano  i  nomi  imposti  dal  fascismo,  così  il  “Benito  Mussolini”di Torino
diventa semplicemente il “Comunale”.

1980. CALCIO SCOMMESSE SENZA MACCHIA.

 

Gli anni dalla 2° Guerra Mondiale sono passati tra  vittorie e sconfitte per la Juve tra i vari campionati e derby...ma esplode il primo calcio-scandalo: il Milan viene retrocesso in B per le scommesse clandestine, con la Lazio. La Juve seconda riesce a non farsi immischiare mai negli strani “giochi” che avvelenano il calcio.

1985. A BRUXELLS TRIONFO E TRAGEDIA.

 

Bruxelles: un trionfo nell'incubo della tragedia, nel ricordo dei tifosi schiacciati nella calca. L a Coppa Campioni sembra davvero “maledetta”, e non può esserci gioia vera nella vittoria sul Liverpool segnato dalla furia omicida degli holigans. Ma la stagione regala, per fortuna altre soddisfazioni, come la Supercoppa europea conquistata al comunale: neve e ghiaccio sul campo, la Juve organizza squadre d'emergenza per spalare e rendere agibile il campo, affitta centinaia di stufette a gas che sghiacciano il terreno.


1992. RIECCO BONIPERTI E TRAPATTONI.

Giovanni Agnelli, deluso dalla stagione precedente, ha richiamato Boniperti ma anche l'allenatore dei tanti trionfi, Giovanni Trapattoni, reduce da 5 stagioni col l'Inter. Così la squadra ritrova un buon assetto difensivo e funziona, vincendo in campionato il Trofeo Berlusconi a San Siro. Proprio con i rossoneri, duello entusiasmante per l'intera stagione; i bianconeri tengono il passo e pareggiano gli scontri diretti. Alla fine un secondo scontro tutt'altro che deludente. In Coppa Italia, la Juve elimina anche il Milan, ma si deve arrendere in finale all'emergente Parma.

1995. LIPPI FA SUBITO UN DOPPIO CENTRO.

 

La Juventus viene affidata a Marcello Lippi, reduce dall'aver portato il Napoli in Europa.Mentre Trapattoni emigra al Monaco. Così tra un ritocco in difesa, un rinforzo di vari giocatori come Dino Baggio, la juve vola e prende il largo, vincendo lo scudetto e la Coppa Italia. Da qui il vero inizio di una Juve vincente!!!

 

LE LORO PIU’IMPORTANTI VITTORIE.

 

  • IL 1° SCUDETTO: nel 1905 non si gioca ancora per lo scudetto ma per la “ targhetta”, sono i tempi dei giocatori con i baffoni a manubrio e delle divise mai uguali
  • IL QUINQUENNIO: ci fu, agli albori del calcio il domino del Genoa, ma il ciclo dei 5 scudetti consecutivi consegna alla Juventus la popolarità che nessuna  altra squadra aveva avuto.
  • GLI SCUDETTI DI TRAPATTONI: in dieci anni di allenamento alla Juve, il   trap

perse solo 4 scudetti.

  • LIPPI ESORDIO VINCENTE: con una nuova dirigenza e Lippi in panchina i bianconeri tornano allo scudetto dopo un'astinenza di nove anni che non aveva precedenti nel dopoguerra.
  • LE NOVE COPPE ITALIA: come per gli scudetti, anche nel numero delle  Coppe Italia la Juventus non ha rivali: ne ha vinte nove, due in più della Roma.

COPPA CAMPIONI , CHAMPIONS LEAGUE, COPPE UEFA '77-'90-'93, COPPA INTERCONTINENTALE

 

 

I GRANDI CAMPIONI. ROBERTO BETTEGA.
Nel parlare di Bettega è difficile resistere all'incantesimo del suo talento, della sua eleganza. Attaccante puro e poi sempre più versatile e completo, capace di gesti sublimi, come il goal di tacco al Milan. Ma fu escluso dal calcio non solo per la sua malattia polmonare, ma anche per l' infoturnio  a un ginocchio.


DINO ZOFF.

Con lui, il mestiere di portiere ha toccato livelli di imbarazzante perfezionismo. Mai espulso, mai squalificato, lo definirono “l'uomo dai silenzi parlanti”. In undici stagioni di Juve ha vinto tutto, tranne la Coppa dei Campioni: l'unico sgambetto riuscito a un destino che, per il resto, non ha potuto che inchinarsi.

 


 

 

 

 

CLAUDIO GENTILE.

Gentile di cognome e basta: egli era una delle sentinelle del tempio, forse la più


truce, sicuramente la meno incline ai compromessi. Gran crossatore,gran marcatore, un timballo di grinta, faceva paura!!!

 

GAETANO SCIREA.

Un giocatore signore, un signore giocatore. Non un' espulsione, non una squalifica, gioca a sostegno della difesa, senza disdegnare azioni di disturbo,incursioni mirate, appoggi sapienti, goal calibrati.La morte ce lo porta via, in Polonia, in una missione esplorativa, insieme all'allenatore Zoff. La lezione di Scirea risiede nel modo in cui giocava, a testa alta, nel rispetto, quasi religioso, delle regole. È stato il destino a barare, non lui.


 

SALVATORE SCHILLACI.

Nato povero a Palermo, e calcisticamente cresciuto a Messina, Schillaci irrompe alla Juve in piene era berlusconiana. È un attaccante tutto istinto, un po' Sandokan un po' Don Chisciotte, cavalca l'impossibile, gioca con la frenesia di un ragazzo, insensibile agli ordini. Dopo la Juve è passato all'Inter e poi al Giappone. Ha vinto poco, ma ha dato tanto.


 

ROBERTO BAGGIO.

Le sue punizioni, i suoi slalom, il suo look hanno comunque scosso una generazione. Con la Juventus si è issato al Pallone d'Oro e allo scudetto. Nel 1993 la Fifa lo ha proclamato miglior giocatore.


ANGELO PERUZZI.

Ecco qua il portiere che ha pagato e vissuto una aggrovigliata storia di doping. Era ancora squalificato, al tempo del trasferimento alla Juve.

 

 

FABRIZIO RAVANELLI.

Juventino da sempre e per sempre: anche adesso che i miliardi dei paperoni inglesi lo hanno trascinato fin lassù a Middlesbrough. Piano piano, zitto zitto, si è costruito un look e si è scavato una nicchia. Il suo modo di festeggiare i goal, con la maglia a nascondergli il viso, ha contagiato mezzo mondo.


 

GIANLUCA VIALLI.

Juventini si può anche diventare, ma leader si nasce. Gianluca è il capitano che schiuma di rabbia e di coraggio, quello dei goal in rovesciata, dei discorsi sullo  stato dell'unione juventina, delle battute sferzanti. Pelato in testa, ma non nel cervello. Sostituibile, ma indimenticabile.

 

 

 


ALESSANDRO DEL PIERO.

Lo hanno ribattezzato il Pinturicchio, è diventato il simbolo e la mascotte della squadra. Egli segue la squadra dal '93 fino ad ora 2007.

 

 

I Più GRANDI ALLENATORI. GIOVANNI TRAPATTONI.

Un mito. Reduce da alcune esperienze col Milan dà il cambio e la Juventus comincia a volare ovunque: in Italia, in Europa, nel Mondo. I suo primo decennio bianconero è un record: nessun altro è resistito così tanto a lungo su questa panchina. Con Trapattoni la Juve primeggia anche nelle competizioni continentali.

 

 


MARCELLO LIPPI.

Dà il cambio a Trapattoni nell'estate del '94 e la Juventus, reduce da un black out record di 9 anni, torna allo scudetto.

 

 

 

LA SERIE DEI PRESIDENTI AGNELLI. EDOARDO AGNELLI.

Il 1° Agnelli presidente. E soprattutto il presiden te del Quinquennio, Edoardo è il figlio del senatore Giovanni, fondatore delle Fiat.

GIOVANNI AGNELLI.

Aveva la fortuna di guidare una fortuna. Sembra facile. La Juventus per Giovanni non è mai stata un passatempo. Al contrario lo ha aiutato a scandire il tempo che passa, aggiungendogli anni alla vita.

UMBERTO AGNELLI.

È una Juventus minore, quella che Umberto eredita per spirito di servizio, terzo Agnelli presidente,dopo il padre e il fratello. Egli confiderà al suo amico Walter Mandelli: “ Ho trovato una Juve scassata” . Ma la Juve rinasce e passa da un


successo all'altro. Nel frattempo Umberto viene elettp presidente della Figc, ed è singolare che fra gli atti introduttivi del suo “governo” figuri l'istituzione dìi un nuovo fregio, una stella, per decorare le maglie della squadra vincitrice di dieci scudetti.

 

LO SCANDALO DI CALCIOPOLI ASSALE ANCHE LA JUVE!!!

Lo scandalo del calcio italiano del 2006 è stato, in ordine di tempo, il terzo grande scandalo (dopo quello del 1980, noto come Calcioscommesse e quello del 1986, noto come Secondo calcioscommesse o Calcioscommesse 2) a investire il mondo del calcio italiano, anche se come portata ed effetti è stato certamente maggiore dei primi due. Definito dalla stampa impropriamente Calciopoli (per assonanza con Tangentopoli, laddove in quel caso a reggere l'espressione era il termine tangente), o anche Moggiopoli (la Gazzetta dello Sport lo definì Sistema Moggi) si dipanò, secondo le risultanze processuali, tra il 2004 e 2006, ed emerse il 2 maggio 2006 a seguito di alcune intercettazioni operate dal tribunale di Torino e soprattutto da quello di Napoli (e fuoriuscite a opera di ignoti) nei confronti delle dirigenze di alcuni tra i più importanti club italiani: Juventus, Fiorentina, Lazio e Milan. Sotto accusa in un secondo filone d'indagini anche la Reggina e l'Arezzo.L'accusa  principale  è  di illecito sportivo, verificato nel tentativo di aggiustare gli appaiamenti arbitrali per determinati incontri di campionato o di intimidire (o corrompere) gli arbitri assegnati affinché favorissero le azioni conclusive di una squadra a danno dell'altra.
Le accuse rivolte ai molteplici imputati, tra cui spiccano i nomi di Luciano Moggi e Antonio Giraudo per la Juventus, del patron della Fiorentina Diego Della Valle e della Lazio Claudio Lotito, nonché dell'addetto agli arbitri Leonardo Meani per il Milan, spaziano dalla slealtà sportiva all'illecito sportivo, ambedue sanzionate dallo Statuto della FIGC. Coinvolti nello scandalo anche i due designatori arbitrali al tempo delle intercettazioni, cioè Pierluigi Pairetto e Paolo Bergamo, e alcuni arbitri, soprattutto Massimo De Santis, ma anche Paolo Dondarini, Paolo Bertini, Domenico Messina, Gianluca Rocchi, Paolo Tagliavento, Pasquale Rodomonti. Accusati gli stessi vertici della Federcalcio, in particolare Franco Carraro e Innocenzo Mazzini, e dell'AIA, come Tullio Lanese. In totale sono stati deferiti al giudice sportivo 22 personalità legate al mondo del calcio.
Secondo l'accusa i dirigenti di società coinvolti intrattenevano rapporti con i designatori arbitrali atti ad influenzare le designazioni per le partite delle proprie squadre in modo da ottenere arbitri considerati favorevoli. In questo erano spesso appoggiati o spalleggiati dagli esponenti della federazione coinvolti nell'inchiesta. Sempre secondo l'accusa era pratica comune inoltrare attraverso i designatori arbitrali o la federazione recriminazioni e velate minacce nei confronti degli arbitri considerati non favorevoli. Particolarmente difficile la situazione della squadra torinese, per cui è stata ipotizzata la presenza di una cupola, una sorta di sistema con cui Luciano Moggi riusciva a gestire le designazioni degli arbitri nelle diverse partite di campionato. Tra i numerosi contatti di Moggi si annoverano figure come Giuseppe Pisanu, l'allora Ministro dell'Interno, oltre ad Aldo Biscardi e Fabio Baldas (alcune telefonate evidenziano come Moggi abbia cercato di orientare l'interpretazione degli episodi mostrati dalla moviola durante Il Processo di Biscardi).
Intervenuto  in  TV  alla  trasmissione  Matrix,  condotta  dal  Enrico  Mentana,   Paolo


Bergamo, uno dei due designatori arbitrali sotto inchiesta, ha affermato che le telefonate a lui ed al suo collega Pierluigi Pairetto da parte dei dirigenti delle diverse squadre erano molto frequenti. Sempre nel corso dell'intervista, l'ex designatore, ha detto che durante la stagione calcistica 2003-2004 ha parlato più volte con l'allora allenatore della Roma, Fabio Capello, per concordare le designazioni delle gare dei giallorossi. La FIGC non ha considerato queste affermazioni sufficienti perché venissero aperti nuovi filoni d'indagine.
Sull'inchiesta giudiziaria per truffa in ambito sportivo hanno lavorato quattro procure e il processo si è concluso in tempi rapidi. Il procuratore federale Stefano Palazzi ha richiesto durissime pene per gli imputati: dalla retrocessione alla revoca degli scudetti per le squadre coinvolte, dalla radiazione a ingenti multe per alcuni dirigenti. Il processo, in quanto gestito per intero dalla giustizia sportiva, è durato appena dieci giorni, e la paura che possa prolungarsi (e quindi accavallarsi con l'inizio del campionato di calcio) a causa di ricorsi o appelli al TAR è scongiurata dalla minaccia di un intervento della FIFA o della UEFA, che vietano espressamente un intervento statale negli affari sportivi. Ma la Juve, dopo la fallita conciliazione, vuole a suo rischio e pericolo andare avanti fino alla Corte di Giustizia Europea.
Insistenti voci, nel corso dello svolgimento delle indagini, hanno avanzato il timore che la partecipazione della nazionale di calcio italiana ai Mondiali di calcio Germania 2006 potesse insabbiare la vicenda, tuttavia è stato assicurato dallo stesso Ministro per le Politiche Giovanili e lo Sport Giovanna Melandri che questa ipotesi era da scartare. Non sono tuttavia mancate forze politiche, come UDEUR e Forza Italia, che abbiano avanzato la proposta di un' amnistia generale.
Il 21 luglio la Procura di Napoli ha cominciato le indagini attorno ad una serie di nuove intercettazioni che riguarderebbero la società presieduta da Pasquale "Lillo" Foti, la Reggina Calcio, la quale viene indicata come squadra "orbitante del potere moggiano". Sono stati emessi altri avvisi di garanzia sia per lo stesso Foti che per l'arbitro De Santis e per l'ex designatore Paolo Bergamo, il quale era stato ritenuto non giudicabile nella sentenza di primo grado emessa dalla CAF. Per motivi legati alla slealtà sportiva è finito sotto accusa anche l'Associazione Calcio Arezzo, la cui indagine è stata unita a quella intorno alla Reggina.
La Corte Federale ha emesso la sua sentenza d’appello il 27luglio 2006 con i seguenti esiti per la Juventus: retrocessione in serie B con 9punti di penalizzazione e revoca degli ultimi due scudetti!!!


 

 

 

BIBLIOGRAFIA

“IL GRANDE ALBUM DELLA JUVE” , CARLO ROSSELLA, LA STAMPA SPA ,VIA MARENCO 32, TORINO 1999

 

Fonte: http://www.filosofiaedintorni.eu/STORIA%20DELLA%20JUVE.pdf

Sito web da visitare: http://www.filosofiaedintorni.eu

Autore del testo: Maddalena Bellissimo

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