Dopo la Grande guerra

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Dopo la Grande guerra

Dopo la Grande guerra. Il totalitarismo

Per le dimensioni e per la potenza annientatrice, la guerra del 1914-18 rappresentò un punto di rottura rispetto al passato.
Quattro grandi imperi che avevano costituito dei punti cardine della politica ottocentesca – russo, austro-ungarico, tedesco e ottomano – si dissolsero, dando luogo a una serie di Stati repubblicani. L’assetto delle aree centro-orientale, baltica e balcanica fu profondamente trasformato.
L’Europa era priva di un vero e proprio equilibrio.

  • Vennero formati numerosi staterelli (il “cordone sanitario” attorno alla Russia comunista – per separarla dal resto d’Europa: Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, che fungeva anche da cuscinetto anti-tedesco).
  • Le condizioni imposte ai paesi vinti nei trattati di pace erano state durissime. Il grande economista inglese Keynes aveva invano cercato di mettere in guardia i Paesi vincitori contro il pericolo di clausole economiche troppo dure; chiedere riparazioni di guerra eccessive non avrebbe fatto altro che: 1) alimentare ancora lo spirito di rivalsa (di vendetta) di alcune nazioni, come la Germania (e in effetti Hitler punterà molto sulla voglia dei tedeschi di cancellare l’umiliazione di Versailles); 2) impedire la ripresa economica nei paesi vinti, con un conseguente squilibrio economico in tutta Europa. Alla fine non c’era stato nulla da fare, tanto che K. aveva definito la Conferenza di Parigi una “sfida alla giustizia e al buon senso”.
  • Inoltre, se in precedenza il centro dell’economia mondiale poteva essere considerato l’Europa, adesso non era più così. La superpotenza economica era ormai rappresentata dagli USA, verso i quali, tra l’altro, le nazioni europee avevano anche forti debiti contratti nel periodo di guerra.
  • La borghesia di tutta l’Europa era in allarme dinanzi al forte richiamo della Russia comunista bolscevica (spostamento a destra della borghesia); questo portò molti Stati europei a un orientamento autoritario, e all’utilizzo delle correnti nazionaliste contro riformisti e rivoluzionari
  • La Società della Nazioni, appena fondata, si dimostrò subito uno strumento inefficace per mantenere l’equilibrio pacifico (come già detto, la SdN non poteva funzionare non facendone parte Germania, Russia e, soprattutto, gli USA). Gli stessi negoziati internazionali per attuare realmente una politica di disarmo, non si risolsero che in un vuoto scambio di parole e promesse.

 

 

I TOTALITARISMI

Il termine TOTALITARISMO viene comunemente associato a tre regimi politici novecenteschi:

  • fascismo
  • nazismo
  • comunismo

Il termine nasce ed è usato per la prima volta da alcuni intellettuali antifascisti (Amendola, 1923), che definiscono il regime fascista totalitario in quanto controllava ogni ambito della vita associata.
Soprattutto nel secondo dopoguerra tale termine viene associato anche al regime comunista staliniano.
Chi ha contribuito a rendere tale definizione una celebre categoria storiografica è senza dubbio Hanna Arendt con il suo volume Le origini del totalitarismo.

Quali sono, schematicamente, le caratteristiche di un regime totalitario?

  • Vi è un UNICO PARTITO, che incarna lo Stato (in questo senso possiamo già dire che il fascismo italiano si presenta più debole degli altri regimi totalitari, in quanto al suo interno deve comunque fare i conti con due istituzioni ben radicate, ossia la Chiesa e la monarchia).
  • Tale partito è organizzato in modo gerarchico. I regimi totalitari identificano partito e CAPO. Parliamo dunque di vero e proprio CULTO del capo, un capo carismatico e infallibile (la volontà del capo è l’unica legge del partito).
  • Il partito detiene OGNI POTERE e CONTROLLA OGNI ASPETTO della società
    • Esempi. Il controllo e l’inquadramento della gioventù ad opera di organizzazione come la ONB (Opera Nazionale Balilla); è richiesta la partecipazione obbligatoria alle manifestazioni; vengono create strutture ricreative popolari; persino la lingua è controllata (es., il “voi” fascista)
  • Il partito CONTROLLA TOTALMENTE L’ECONOMIA
  • REPRESSIONE VIOLENTA contro ogni avversario. Il partito detiene il monopolio della forza; fa uso inoltre di corpi di polizia segreta, creando un sistema basato sul TERRORE
  • Utilizzo capillare della PROPAGANDA IDEOLOGICA per raggiungere un CONSENSO DI MASSA (il sistema totalitario vuole partecipazione e adesione; i sistemi autoritari invece vogliono scoraggiare la partecipazione)
    • Parate, divise, simboli, canzoni, radio... tutto è controllato (vedi Gobbels in Germania) à Vi è dunque un totale MONOPOLIO DEI MEZZI DI COMUNICAZIONE DI MASSA
  • Un’IDEOLOGIA ONNICOMPRENSIVA: si vuole creare “l’uomo nuovo”, una nuova umanità, un’umanità PURA (sia per ideologia che per razza): tale fine giustifica ogni tipo di violenza
  • Per ciò che riguarda fascismo e nazismo: opposizione al comunismo

H. Arendt (1906.75), nata da famiglia ebrea, discepola di grandi filosofi tra chi Heidegger (di cui è stata anche amante) e Jaspers; abbandona la Germania per problemi politici nel 1933 e si trasferisce prima in Francia e poi negli USA. La Arendt, oltre a L’origine del totalitarismo, scrive anche un altro celebre libro, La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme. Qui la Arendt espone le sue impressioni che ha avuto durante il processo a Eichmann, criminale nazista e responsabile dell’organizzazione dello sterminio ebraico. La Arendt afferma che le ragioni dei crimini nazisti non dipendono dalla mostruosità o dalla crudeltà dei vari carnefici, ma dall’assenza di pensiero critico in uomini del tutto normali (“banali” appunto) che però, se inseriti nella macchina totalitaria del nazismo, diventano capaci di ogni tipo di atrocità.

Un breve approfondi- mento…

Nel corso del Novecento ci sono stati anche molti psicologi e studiosi di scienze sociali che si sono occupati del fenomeno. Perché così tante persone hanno fatto, senza opporsi, ciò che veniva loro chiesto, anche se si trattava di atrocità?

L’importanza dell’autorità
Le persone fanno cose che normalmente, da sole, non farebbero se c’è un’autorità (persona che ha il compito di comandare in una determinata situazione) a dirglielo.
Questa cosa la si può vedere molto bene da un esperimento fatto dallo psicologo Milgram nel 1974. Come funziona l’esperimento di M.?
Si prende una persona (A) e gli si dice che in questo esperimento si studieranno le capacità di apprendimento e di memorizzazione. In realtà non è così: in realtà ciò che si vuole studiare è il comportamento di questa persona (A) se è messo in una determinata situazione. Gli si dice: ci sarà un’altra persona (B) che dovrà imparare a memoria delle cose. Ogni volta che sbaglia tu (l’insegnante) dovrai infliggere una scarica elettrica a questo allievo. Per ogni errore devi aumentare la scarica elettrica.
Millgram ha visto che se queste persone erano sole davano scosse elettriche fino ad un certo punto, fino a quando vedevano che erano troppo forti e fino a quando l’allievo non diceva “basta”.
Ma se era presente lo sperimentatore, cioè un’autorità, un medico che vestito di tutto punto con aria tranquilla diceva di continuare, queste persone, pur malvolentieri, continuavano fino a veder svenire (per finta, mica gliele mandavano davvero, le scosse!) i loro allievi per il dolore.
Insomma, quando siamo di fronte alla richiesta di un’autorità che ci dice cosa dobbiamo fare, è difficile rifiutarsi! Ed è quello che succede nei regimi totalitari.

Il conformismo
Inoltre, se la maggioranza delle persone fa una cosa, noi tendiamo a fare quello che fanno gli altri, tendiamo a conformarci.
Lo possiamo vedere ancora una volta da un esperimento di Milgram. Si tratta di un esperimento praticamente identico al precedente; tuttavia, in questo caso, oltre al soggetto sperimentale (quello che abbiamo chiamato A), ci sono altre persone (che conoscono lo scopo dell’esperimento) che devono decidere l’intensità della scossa. Queste persone vogliono dare scosse sempre più forti e spingono per dare scosse sempre maggiori: il soggetto A, per la maggior parte dei casi, tende a conformarsi, seppur sempre più a disagio.

La posizione istituzionale
Gli esecutori del terrore si trovano all’interno di istituzioni (polizie segrete, militari) e hanno un ruolo preciso. Chi ha un ruolo sa di dover fare certe cose: per queste persone comportarsi in un certo modo è un dovere.
Ciò lo si può vedere da un esperimento di Zimbardo (1973). Z. prese delle persone e simulò un carcere. Ad alcuni disse di fare i carcerati e li vestì da carcerati; ad altri disse di fare i secondini, li vestì con le divise, diede loro manganelli e così via. Queste persone entrarono nel ruolo: e vi entrarono così tanto bene che l’esperimento fu interrotto, perché i secondini avevano cominciato a comportarsi in modo aggressivo con i finti detenuti, a punirli e a umiliarli.

 

Otto Adolf Eichmann (Solingen, 19 marzo 1906 – Ramla, 31 maggio 1962) è stato un paramilitare e funzionario tedesco, considerato uno dei maggiori responsabili operativi dello sterminio degli ebrei nella Germania nazista.
Esperto di questioni ebraiche, nel corso della cosiddetta soluzione finale organizzò il traffico ferroviario che trasportava gli ebrei ai vari campi di concentramento. Criminale di guerra, sfuggito al processo di Norimberga, si rifugiò in Argentina, ma venne poi catturato dal Mossad, processato e condannato a morte in Israele per crimini contro l'umanità.

 

Fonte: http://www.sdstoriafilosofia.it/download/2015%20VB/09%20Dopo%20la%20GG%20totalitarismo.docx

Sito web da visitare: http://www.sdstoriafilosofia.it

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